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Autore: Ashwini    13/05/2013    5 recensioni
Amia non è una semplice umana.
Andras è il demone che regna sull'Impero di Alloces.
Andras riuscirà a conquistare l'intero pianeta Terra tranne un piccolo territorio "protetto" dalla CGE, un'organizzazione umana corrotta da Rea e le sue sacerdotesse.
Rea vuole vendetta per un torto subito in passato a causa di Andras.
Ma chi è il vero nemico?
Una leggenda influenzerà i destini dei personaggi.
Damien, un simpatico demone biondo, e Raina, una spumeggiante umana, sapranno aiutare Andras e Amia, loro amici?
Dalla storia:
«Ti ho visto, ho incrociato i miei occhi con i tuoi. Ti ho conosciuto, ho intrecciato le fibre della traccia della mia vita con le tue. Ti ho guardato dentro, ho voluto te nella mia storia e me nella tua. Ti ho amato, ho combattuto, mi sto battendo, ci sto difendendo per farti restare lungo il mio percorso, ma mai ai suoi confini perché lì c'è solo dolore. Ti ho visto, ti ho conosciuto, ti ho guardato dentro, ti ho amato. Ti vedo e ti vedrò ogni giorno chiaramente, ti conoscerò sempre di più, ti affonderò ancora dentro, ti amo e sarò innamorata di te in eterno.» - Amia.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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Buonasera a tutti voi care lettrici! ^-^

Eccomi qua con un capitolo appena sfornato dalla mia mente contorta, spero vivamente che vi piaccia!
Bene bene, il capitolo seguente credo vi stupirà alla fine, accade una certa cosa che lascierà tutti di stucco! XD
Per il resto è normale, diciamo, si vede che esclusa Raina che è cotta di Damien, tutti non sanno cosa provano, ancora è troppo presto. Ma questo nuovo e inspiegabile sentimento, che accomuna i pensonaggi, li confonde e li porta a fare pensieri spesso contorti e a dire il contrario di ciò che pensano realmente.
Ognuno ha le proprie ferite passate e soprattutto Amia e Andras sono due testoni cronici, quindi odiano la situazione corrente, opponendosi ai loro stessi pensieri con ardore.
Adesso vi lascio al capitolo.

BUONA LETTURA!




                                   

Spesso si preferisce non dare ascolto ai propri sentimenti perché si teme 
di soffrire e ci si inganna di provare qualcos'altro.







Capitolo nono: All'ombra di un ciliegio.




Pov. Amia


Come accordato, verso il tardo pomeriggio mi diressi verso lo spiazzale esterno adibito agli allenamenti con un vassoio d'argento pieno di ogni tipo di leccornia, alcune di esse avevano delle forme strane, frutti e dolci mai visti in vita mia e sicuramente tipici dei vari luoghi conquistati dall'impero.
Dopo una breve chiacchierata con Katia mi ero subito diretta nel posto stabilito per evitare una spiacevole situazione come quella accaduta ieri. Ero una ragazza che imparava dai propri errori... o almeno per la maggior parte delle volte, pensai con un sorriso ironico.
Il percorso me lo aveva gentilmente spiegato Katia e così eccomi qua, difronte l'immenso spiazzale.
Vidi in lontananza una figura muoversi a velocità disumana, il sudore imperlava la sua fronte e i pettorali scoperti, rendendo il suo corpo uno scintillio di luci al sole. I movimenti erano aggraziati ed eleganti come sempre.
Sembrava così concentrato ed assorto in tutto ciò che stava facendo, in ogni calcio ed in ogni pugno rivolti verso un avversario immaginario.
La sua espressione era davvero bella in quel momento, gli occhi ardevano di passione per ciò per cui era nato: combattere.
Gli occhi erano leggermente assottigliati, le labbra dischiuse e piegate in una smorfia, forse dovuta allo sforzo fisico, anche se sembrava che compisse quei movimenti fluidi senza la minima fatica, naturalmente.
I capelli si muovevano in morbide onde, ora rivolti verso il suo viso, come ad affondare nei suoi profondi occhi, ora liberi di essere accarezzati dal leggero venticello che aveva cominciato a disturbare quell'immobilità che poco prima caratterizzava il luogo.
Uno spettacolo meraviglioso ed unico.
Poi, riscossa dal cinguettare di alcuni eccelli, mi diressi lentamente verso di lui.
Passo dopo passo sentivo come un peso al cuore, come se già da quella distanza la sua anima tormentata si appoggiasse alla mia.
Arrivatagli abbastanza vicino, lo vidi bloccarsi improvvisamente, immobile e rigido come una delle tante statue presenti nell'enorme giardino che circondava il palazzo reale.
Improvvisamente si girò di scatto con un’espressione indecifrabile in volto. Gli occhi fiammeggianti sembravano volermi incenerire.
Deglutii rumorosamente, ero appena arrivata per Dio! Cosa mai gli avevo fatto senza neanche aprire bocca?!
Mentre lui stava ancora lì a guardarmi male per chissà quale oscuro motivo, io osservai ancora il luogo, ammirata da tanto splendore.
Poi sentendomi osservata insistentemente mi rigirai verso Andras. Quest'ultimo aveva assunto un'espressione ancora più corrucciata se possibile.
<< Ehm... io avrei fatto come mi hai detto... ecco qua il vassoio. >> dissi incerta e sbrigativa.
<< Posalo su quel tavolino laggiù. Poi siediti sulla panchina e aspetta nuovi ordini.>> rispose lui squadrandomi da capo a piedi.
<< Okay. >> risposi semplicemente. 
Proprio oggi non volevo litigare con lui, era stata una così bella giornata che avrei fatto di tutto pur di farla restare tale.
Feci quanto detto e preso un libro dalla borsa a tracolla, che mi ero premurata di portare con dentro tutto i beni di prima necessità, mi misi tranquillamente a leggere.


Pov. Andras

Maledetta ragazzina! Accidenti a lei e al suo odore!
Non appena lo avevo captato il mio corpo si era immobilizzato, incapace di muoversi, desideroso di godersi a pieno quella sensazione di torpore che mi aveva avvolto.
Ringraziai mentalmente anni e anni di allenamento sull'autocontrollo per essermi ripreso così velocemente. Ora dovevo solo sperare che lei non si fosse accorta di nulla.
Contrariato fino al midollo mi accorsi che invece la rovina della mia vita se ne era ben accorta. Con ancora più fastidio notai che aveva assunto un'espressione troppo tranquilla per i miei gusti.
Io stavo qua a rodermi l'anima e lei guardava il paesaggio circostante come se io non esistessi nemmeno!
Poi, finalmente, parve ridestarsi dalle sue considerazioni mentali e girandosi verso di me mi disse che come detto aveva portato il vassoio con il cibo, io le ordinai semplicemente di posarlo sul tavolinetto lì vicino e di sedersi sulla panca affianco.
Osservandola notai che rispetto alla mattina si era cambiata.
Mi morsi a sangue il labbro inferiore non appena mi accorsi che la stavo guardando troppo per i miei standard. Era pure la mia inutile schiava umana cavolo, come potevo interessarmi a lei in quel senso?!
Il sole mi aveva dato alla testa - sicuramente era questo! - mi dissi cercando di convincere anche in minima parte il mio cervello.
Mi stiracchiai un po' dopo che si fu allontanata, lei e anche il suo maledetto profumo notai con sollievo.
Ma mentre mi guardavo intorno infastidito del ritardo di Damien, l'occhio mi cadde sulla sua figura seduta sulla panca, all'ombra di un albero di ciliege.
Le ombre avvolgevano la sua figura ma dagli spiragli delle foglie, i caldi raggi solari si andavano ad infrangersi in piccole scie luminose sul suo viso.
Restai incantato difronte quella vista.
Com'era...
<< Bella, vero? >> mi disse improvvisamente una voce alla mie spalle.
Girandomi mi accorsi che era quell'idiota di Damien. 
Sbuffai stizzito, distogliendo lo sguardo.
<< Io la reputo un'inutile umana buona a nulla. >> risposi minimizzando.
Lui alzò subito un sopracciglio.
<< Da come la guardavi fino a un momento fa non sembra. >> mi disse lui beffardo e con un irritante sorriso compiaciuto in volto.
Lo fulminai con lo sguardo, facendolo sussultare.
Bene, Damien era sistemato. Per ora, pensai esasperato. Quel ragazzo parlava più di una vecchia pettegola a volte.
Facendogli segno di spostarci in mezzo allo spiazzale, mi dissi mentalmente che dovevo solo concentrarmi sul combattimento adesso così,  carico di energie, diedi inizio all'allenamento scagliandomi contro il mio amico, entrambi demmo il meglio di noi stessi, sforzando i muscoli fino al limite.


Pov. Amia

Mi immersi completamente nella lettura, crogiolandomi nel piacere. Ma riuscì a rilassarmi solo per poco perché un rumore improvviso mi fece alzare lo sguardo dal libro che avevo tra le mani.
Andras aveva scagliato violentemente Damien contro il muro a ben venti metri di distanza senza il minimo sforzo, sorridendo compiaciuto.
Damien però si riprese velocemente, restituendo il favore con un ben assestato pugno in pieno volto ad Andras.
Notai con gli occhi fuori dalle orbite che quelli erano solo alcuni dei colpi che compivano che riuscivo ad individuare, a distanza di ognuno di quei potenti attacchi vi era il nulla, i due guerrieri si muovevano troppo velocemente per essere visti da un occhio umano. E in quel lasso di tempo chissà quanti altri colpi si accavallavano, pensai sinceramente impressionata da tanta potenza. I loro movimenti si riuscivano ad individuare solo dallo spostamento delle masse d'aria che si smuovevano al loro passaggio.
Ad un tratto mi sentii chiamare il lontananza da una voce familiare. Distolsi così lo sguardo dai due guerrieri e lo rivolsi invece alla mia destra dove, con un gran sorriso, mi accorsi dell'avvicinamento veloce di Raina.
Mi alzai dalla panca e le andai incontro, quando poi mi arrivò abbastanza vicino mi si gettò fra le braccia, stritolandomi in un abbraccio caloroso che fui felice di ricambiare.
Dopo non molto ci staccammo e facendomi segno con la testa verso il luogo in cui Andras e Damien si allenavano, mi disse, con gli occhi che luccicavano: << Sono davvero spettacolari, non credi? >> 
Io a quella frase alzai gli occhi al cielo poi, guardandola attentamente, le dissi con l'aria di chi la sa lunga e nascondendo allo stesso tempo una risata: << Certo Raina, so benissimo chi è spettacolare. >>
Lei arrossì di botto, colta in fragrante. 
Aprì la bocca per ribattere ma io la fermai subito dicendole: << Argomento off limits, capito. >>
Lei allora mi rispose con un sorriso di gratitudine e mi fece poi segno di andarci a sedere nella panca in cui ero poco prima seduta.
Sapevo che i demoni avevano un udito al di fuori del comune e sapevo anche che Andras e Damien non facevano certo eccezione, quindi in loro presenza non si poteva toccare l'argomento o avremmo rischiato che scoprissero la cotta della mia amica per il biondo.
Sedutaci entrambe, cominciammo a parlare del più e del meno, argomenti che comunque non erano di grande importanza.

Dopo un po' ci bloccammo alla vista dei due guerrieri che venivano verso di noi con una camminata degna del miglior fotomodello, sperai vivamente che non notassero lo sguardo da maniaca di Raina.
Perché, il tuo com'è?! disse, beffarda, una vocina dentro di me.
La maledissi più volte, cavolo non era vero! Insomma... okay, lo ammetto, anche io immaginavo di non avere uno sguardo migliore del suo ma, per Dio, come si poteva restare impassibili difronte uno spettacolo da film come quello?! Ero una donna anch'io!
I due però cambiarono traiettoria andandosi a gustare le prelibatezze preparate da Katia.
La faccia delusa della mia amica era palese. Cosa credeva, che Damien le si sarebbe gettato ai piedi dichiarandole di punto in bianco il suo amore?
Sospirai, era decisamente stracotta quella ragazza, per la nascita dell'amore vero ci voleva tempo non si poteva certo pretendere che accadesse tutto subito.
Incontrai il suo sguardo e per mezzo di questo cercai di comunicarle i miei pensieri. Ero certa che ce l'avrebbe fatta a conquistarlo, ma ci voleva tempo. Una ragazza determinata, solare e dolce come lei poteva compiere il miracolo di cambiare quel casanova da strapazzo. O almeno lo speravo con tutto il cuore.
<< Come fai a reggere con così tanta facilità la presenza di... lui? >> mi domandò sussurrando affranta Raina, riferendosi chiaramente ad Andras.
Sapessi Raina, sapessi! 
Scacciando quel pensiero risposi : << È un idiota, non capisco perché mai dovrei provare interesse per uno come lui. >>
Era una bugia, ne ero perfettamente consapevole, ma forse se lo ripetevo più volte me ne sarei convinta pure io.
Come mi ero ridotta... mi facevo pena da sola.



Pov. Andras

Stupida umana, una folata di vento più forte delle altre le aveva scompigliato i capelli e il suo dannato odore mi aveva distratto, permettendo a Damien di colpirmi.
La odiavo profondamente, da quando era arrivata non faceva altro che infastidirmi, era una seccatura, una bambinetta irritante.
Sfogai le mie frustrazioni nel cibo, mandando al diavole le buone maniere.
<< Ehi amico, calma! Il cibo mica scappa! >> mi prese bellamente in giro Damien.
Lo fulminai con lo sguardo.
<< Sta' zitto e mangia! >> risposi incazzato. Ci mancava solo lui ora!
<< Non sarai seccato perchè la carotina è l'unica donna che non ti fila neppure di striscio?! >> continuò ridendo come un pazzo quello che tra poco sarebbe stato un demone morto.
<< Figurati! Io la odio quella, è così irritante, mi dici come potrei essere interessato ad una come lei?! É solo una misera umana!>> risposi infuriato.
Lui osservò attentamente tutte le mie reazioni e poi con un sospiro disse: << Se lo dici tu. >>
<> lo freddai con un'occhiata di fuoco.
Figuriamoci se adesso io, imperatore di Alloces, mi fissavo con un'umana! 


Pov. Amia

Li vidi discutere animatamente, Andras sembrava davvero furioso. Chissà di che cosa stavano parlando...
<< Amia vieni, andiamo a vedere se hanno bisogno di qualcosa. >> mi disse Raina ad un certo punto, osservando insistentemente Damien.
<< Se continui così lo capirà. >> le risposi ovvia.
<< Nah, è troppo preso dal suo mondo per notarmi, per ora. >> disse con uno strano sorriso in volto.
<< Ok, ma io mi rifiuto di fare la brava servetta, tu vai pure se ci tieni. >> risposi altezzosa.
<< Non dovresti provocarlo Amia, sfidi la sua autorità così. >> mi consigliò la mia amica.
<< Non. Me. Ne. Frega. Nulla. >> scandì bene le parole.
Lei sospirò e disse: << Allora io vado. >>
La vidi inchinarsi al cospetto di Damien e chiedere qualcosa, forse cosa desiderava che lei facesse. Cominciarono a parlare ed io pensai che se lei continuava imperterrita a mostrasi così docile ed ubbidiente, lui non l'avrebbe mai notata.
Doveva fare la difficile o ai suoi occhi sarebbe sembrata una comune serva!
Eppure Raina sostenava che lui si comportava in modo leggermente diverso con lei. Forse quando erano soli succedevano cose che appunto portavano a questi, per me, inverosimili comportamenti. Mi appuntai mentalmente di chiederle i dettagli quando saremmo state sole.
Più sapevo più avrei avuto modo di aiutarla nella sua missione di conquista del cuore di Damien.
Presa dai miei pensieri notai solo quando fu troppo tardi l'ombra di qualcuno accanto a me. Sollevai il viso e mi paralizzai non appena vidi che quella era l'ombra di Andras.
<< Tu non vieni a chiedermi cosa desidero? Ti consideri tanto superiore ragazzina? >> mi disse gelido.
<< Come hai fatto ora puoi fare tutte le volte, non credo sia necessario che venga sempre io da te. >> dissi saccente, sfidando la sorte.
<< Oh capisco, allora che dici se stasera resti qua a pulire tutto il capo di allenamento? >> mi domandò chiaramente retorico.
<< Ma... mi ci vorrà tutta la notte! Questo posto è enorme! >> risposi sconcertata.
<< Niente ''Ma'' e ubbidisci se non vuoi una punizione più severa per il tuo comportamento sfacciato. Ti insegnerò io le buone maniere e con la forza se necessario. >> mi freddò il moro.
Detto questo se ne andò via, successivamente raggiunto dal biondo che, prima di andarsene, mi fece l'occhiolino.
Maniaco e casanova. 
Il cielo doveva mandare un aiuto alla mia amica. Come faceva a sopportarlo e ad avere anche una cotta per lui dico io? Mah, i misteri della vita.
Raina mi si avvicinò tutta contenta e raggiante mi disse: << A te come è andata? A me benissimo!>>
<< Ma sei scema? Come accidenti doveva andare? Abbiamo solo discusso, come da programma del resto. Il cretino mi ha pure dato una punizione “per il mio comportamento sfacciato”. >> dissi imitando la sua voce e facendo ridere di gusto la mia amica.
<< Dovresti agire d’astuzia e parlargli dolcemente, così da tentare un approccio migliore in vista di una sana amicizia! >> mi disse annuendo come a dare maggior enfasi alle sue parole.
<< Certo, e a tal proposito, magari, lo potrei invitare a bere un tè insieme. >> risposi, sarcastica, alzando le braccia al cielo.
<< Sei impossibile. Amia. >> disse lei, esasperata, cominciando ad incamminarsi verso il palazzo.
<< Ciao, Raina, io devo restare qua, lo sai. >> le dissi a voce alta per farmi sentire.
<< Ciao! Ci vediamo domani a colazione! >> mi rispose di rimando lei, scomparendo all'interno del maestoso edificio.
Girandomi osservai con una smorfia il luogo.
Forza, mettiamoci al lavoro! Mi dissi puntando un pugno al cielo.

Ormai era notte fonda ed io non avevo ancora finito, sapevo che un dannato maniaco della perfezione come Andras non avrebbe ammesso neanche una piccolissima briciola, quindi tutto doveva risplendere.
Ero stanchissima, mi reggevo a malapena in piedi, ma dovevo resistere. Avrei dimostrato a quel pallone gonfiato quanto valeva la sottoscritta!
Era una questione d'onore.
Questo e molto altro, tra cui maledizioni dette in mille lingue diverse contro l'imperatore, pensavo e mi ripetevo per farmi forza.
Dopo un po' decisi di fare una pausa, mi era necessaria o sarei crollata al suolo.
Posai gli attrezzi, che avevo preso dalla casetta di uno dei tanti giardinieri di corte, vicino ad una panca e mi sedetti proprio su quest'ultima, rilassando i muscoli. Chiusi poi stancamente gli occhi, reclinado la testa all'indietro.
Riaprii gli occhi solo dopo parecchi minuti, scostandomi dal viso quello che realizzai essere un petalo del fiore di un albero di ciliegio.
Sollevai quindi lo sguardo, puntandolo al bellissimo albero che con i suoi rami fioriti mi faceva ombra.
Una leggere brezza notturna ne muoveva dolcemente i fiori, facendo cadere qua e là alcuni petali rosa.
Sul mio palmo aperto se ne depositò qualcuno ed io, avvicinado il viso, odorai quel meraviglioso profumo.
Poi osservai il cielo, qua eravamo decisamente più in alto che nella piana in cui si trovava la capitale e le stelle puntellavano sgargianti il cielo notturno.
Era uno spettacolo senza pari io, vivendo in una grande metropoli quale era New York, non vedevo bene le stelle e per farlo dovevo per forza recarmi in posti dove l'accecante luce dei grattacieli non arrivava.
Qua era come se avessi il cielo ad un palmo dal viso così, ammirata da tanta bellezza, scesi dalla panca sulla quale ero comodamente seduta e mi sdraiai a terra lì vicino, sempre all'ombra del ciliegio.
Osservai rapita le numerose stelle in cielo per non so quanto tempo fino a quando non sentì un rumore di passi farsi sempre più vicino.
Distolsi lo sguardo dal cielo, annoiata e seccata dell'interruzione, quando, vedendo chi era la causa di quei passi, quasi non mi strozzai con la mia stezza saliva.

Andras.
Andras è qua.
Andras è qua e sembra molto incavolato.
Sono fottuta.

Mi alzai con il busto di scatto e feci per alzarmi completamente quando lui, più svelto di me, si abbassò alla mia altezza.
I suoi occhi mandavano scintille e vi lessi un chiaro desiderio di uccidere.
Un brivido mi passò per tutta la spina dorsale.
Non immaginavo che sarebbe venuto a controllare il mio lavoro accidenti!
Non avevo ancora finito, mancava l'angolo a nord-est dello spiazzale. E ora cosa gli dicevo? 
Dovevo inventarmi una scusa plausibile e alla svelta anche!
<< Ehm, io stavo facendo una pausa, mi manca solo quell'angolo lì.>> gli dissi indicando il suddetto angolo con un dito.
Lui stese zitto, mi osservava in un modo strano adesso, quasi più... dolce?
No, non era dolce ma... più calmo, ecco. Il fatto era che mi risultava difficile definirlo, troppi muri facevano da schermo alla sua anima.
E poi proprio non riuscivo a comprenderlo quel demone. Come diavolo faceva a cambiare umore ed espressione così, come a comando?!
Ad un certo punto sollevò il braccio verso di me ed io mi ritrassi indietro seriamente spaventata.
<< Non hai specificato quando lo volevi pronto il lavoro! >> gracchiai, appaggiondomi ad ogni scusa possibile.
E ora cosa mi avrebbe fatto? Mi avrebbe punita con la forza, mi avrebbe sfregiata magari?
Avevo paura della possibile risposta.
I nostri occhi si incatenarono l'uno all'altro. Il mondo parve scomparire, esistevamo solo noi due ormai.
Vidi la sua mano avvicinarsi piano al mio viso e non appena mi fu vicina chiusi di scatto gli occhi, aspettandomi uno schiaffo o qualcosa di simile.
Poi successe.
La sua mano mi sistemò dietro l'orecchio, con una delicatezza che non gli apparteneva, una ciocca di capelli ribelle.
Riaprii gli occhi che sicuramente avevano assunto la loro espressione più sbalordita.

Che... Che cosa aveva appena fatto?!








ANGOLO AUTRICE:

Eccoci arrivati alla fine del capitolo! ^-^

Allora vi è piaciuto? Cosa ne pensate della scena finale? Siete ancora vivi o siete caduti dalla sedia per lo shock? Ahahahaha. XD
Okay, sono stata decisamente cattiva a lasciarvi così, ma ho dovuto farlo, credetemi!
Ah! Posate i coltelli e tutte le altre armi e ascoltatemi, è importante!
Bene, nel prossimo capitolo ho intenzione di mettere una cosa davvero ma davvero portentosa, una cosa che vi farà urlare come ragazzine alla prima cotta, ve lo dico perchè io faccio così al solo pensiero di scrivere questa ''cosa''. u.u
Ora, la ''cosa'' però potrebbe pure aspettare di un due o tre capitoli se non arrivano abbastanza recensioni... a voi la scelta...
Dato che però voi giustamente potreste pensare sia una cosa inventata vi do un minuscolo spoiler della parte in questione: ''[...]Ormai le nostre mani erano irrimediabilmente intrecciate fra loro[...]'' Bene, bene, che ne dite? La volete questa parte? E allora... mmh, tutti coloro che la vogliono scrivano anche solo una minuscola recensione, è uno scambio equivalente, voi che dite? XD Dite che sono troppo cattiva? *ci pensa ed annuisce*
Adesso vi lascio, al prossimo capitolo e mi raccomando, recensite in tanti! *-*
Infine ringrazio, come sempre, coloro che recensiscono, mi hanno inserita fra gli autori preferiti e che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite. GRAZIE davvero!

Bacioni, vostra Ashwini. <3





  
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