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Autore: Rain79    02/12/2007    0 recensioni
Mai confondere l' amicizia con la voglia di sesso. Tra concerti, serate tra alcool e sigarette, alla fine ci si rende conto dell' inevitabile. Ci si puo' fidare solo di una persona. Noi stessi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cazzeggio in giro per il negozietto di cd. Oggi non ho voglia di fare niente. Piove, ma a casa non posso restare.
Il volume del lettore mp3 è sempre al massimo. E' come se creassi un vuoto attorno a me. Cosi' che nessuno possa disturbarmi. Continuo a girare tra i cd di musica metal. Curiosando qua e la' ma senza cercare niente di preciso. Passo il tempo cosi', finchè non decido che è ora di uscire perchè ho voglia di fumare.
La porta del negozio si è appena chiusa ditro di me. Qualche passo incerto in una direzione a caso. Le pile del lettore sono scariche e mi tocca staccare. Che sfiga.
Mi sento chiamare.
Dopo un pacco di tempo ricontro Rox. E' una vita che non ci si vede.
Rox. Prima bassista dei Self Distruction. Restiamo un pò a parlare del piu' e del meno. Da quando sè trasferita, ci siamo perse.

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Giulia è contenta di aver rivisto Rox. Ripensa un po' ai vecchi tempi. Ai primi concerti della band. A quanti disastri avevano combinato, e ricordare alcuni episodi la fanno sorridere. Finchè l' argomento non cambia.
Rox: E poi con Loris come va?? E' una vita che non vi vedo, non so piu'niente di voi..
E quel sorriso che si era appena formato sulle sue labbra subito sparisce. Sentire quel nome è come una doccia fredda. Un pugno allo stomaco. Ancora. Dopo mesi e mesi.
Giulia: Pensavo sapessi tutto.. non eravate amici?
Rox: Gia', eravamo.. ormai non lo sento piu' da tanto..
Giulia ha cambiato espressione. Cerca nervosa il pacchetto di sigarette. Ha bisogno di nicotina. Di sparire e andarsene subito di li. Perchè nonostante quello che vuole dare a vedere, non l' ha' superata.
Non riesce a dimeticare quel nome. Il male che le ha fatto e tutto quello chè successo. E Rox si accorge della sua reazione, ma non sa niente di quello che è accaduto dopo che ha lasciato la band.

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

Lampi e vento. Piove. E io amo quando piove. Mi fisso fuori dalla finestra mentre mi accendo una sigaretta. Poi mi distraggo tornando nella mia stanza. E quella cazzo di foto sul muro mi riporta a lui.
Perchè è cosi' difficile staccarsi da certi ricordi. Ricordi che fanno male. Che non lasciano niente se non il segno delle lacrime versate.
Lo chiamo. Voglio urlargli quanto dannatamente lo odio. Quanto lo detesto.
Non risponde. Chiudo la chiamata e resto immobile.
Attimo di panico.
Ma che cazzo sto facendo?? Spengo il cellulare e inizio a camminare isterica per la stanza. Non ce la faccio più. Sono a pezzi. Sto dormendo poco o nulla. Non ne posso più di tutto. Sono stufa.

E poi se Diego lo viene a sapere mi uccide. E' per lui che mando a puttane la mia vita. Che continuo a scazzare e stare male. Non posso ricaderci ancora.

Mi odio. Mi distruggo. Non capisco più niente. Per quel che serve, provo a non pensare concentrandomi sulla musica del lettore mp3. Non conto più le giornate che passo in queste condizioni. Non so nemmeno da quanto sono qui. Non ce la faccio. Ricordi continui di tempi passati e di cose che ormai sono andate.

Sono su una panchina quando Diego si avvicina interrompendo i miei pensieri.
Diego: Lo sai, non posso vederti così.. ma non potevo neanche lasciarti sola..
Debole sorriso sul mio volto. Per un attimo. Dimentico tutto. Vorrei abbracciarlo, ma il mio sguardo rimane fisso nel vuoto, mentre la sigaretta continua a consumarsi tra le dita.
Passo le ore a cercare di cancellare ricordi dalla mia mente.

I polsi legati e i vestiti sporchi di sangue. Vorrei urlare ma non ci riesco. Sento il viso umido di lacrime.
E' la solita stanza, dove succede la solita storia. Quella del fine settimana.
Inizio a respirare sempre piu' veloce. Sento i suoi passi. Poi la maniglia della porta che cigola.
Mi sveglio con una strana sensazione. Cazzo, quanto tempo era che non lo sognavo?

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Un' altro concerto si è appena concluso. Di fretta i ragazzi hanno gia' smontato l' attrezzatura, e caricato tutto sul furgoncino nero. Marco è alla guida. Diego accanto. Le ragazze sono dietro. Si cambiano i vestiti. Stasera Giulia e Morgana indossano la stessa maglietta. Quella con la scritta Psycho Bitch. La stessa vista a Dolores Oriordan, dei Cranberries, su una foto.
Marco va a tavoletta. All' Urban c' è la serata free-alcool. E nessuno se la vuole perdere.
Intanto dallo stereo a cassette parte il nastro doppiato da Morgana. La prima traccia è Hot Kiss, dei Juliette & The Licks.
Arrivano giusto in tempo. Parcheggiano, e in un attimo sono tutti dentro. Con il timbro che gli hanno fatto all' entrata, al bar bevono l' inverosimile. Hanno 10 minuti per bere, ma a loro ne bastano 5. Buttano giu' di tutto. Intenti a volersi fare del male. Giusto per festeggiare il concerto andato bene.
Incontrano altri amici. Conoscenti. Tutti si mischiano con tutti.
Il tempo passa. L' alcool aumenta sempre piu' nelle vene dei ragazzi. La musica ha il solito volume allucinante. Ma a questi livelli, nessuno riesce piu' a capire che stanno ascoltando.

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

I rumori iniziano a confondersi. Diventano amplificati. Tutto è confuso. Come i miei gesti. Le persone intorno. Ma la testa è leggera. Non faccio che ridere. Ballare. Fumare.

E' come un brivido caldo. Qualcosa all' altezza dello stomaco.
Qualcosa che provo solo adesso che incollo le mie labbra a quelle di Diego.

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

Succede tutto in un secondo. Cosi' in fretta. Cosi' inaspettato.
Giulia e Diego. E lei non capisce. Il cervello va come in crash. Non era questo che doveva succedere. Non tra loro. E Giulia va in down. Spegne il cervello. Sente il bisogno di respirare. Di uscire. Di allontanarsi. Da tutti. Il piu' in fretta possibile.
Giulia corre. Come inseguita dai sensi di colpa, ma sensa sapere il perchè. Sta scappando senza sapere esattamente da cosa. Ma corre.
L' aria fredda contrasta sulla sua pelle calda e sudata. Le catene che pendono dalla cinta fanno rumore. Ma lei adesso non sente niente. Nenache il rumore degli anfibi sull' asfalto. E' solo frastornata. Ma non riesce a capire se per le troppe birre, o per quel bacio.
Diego la rincorre per tutto il locale. Fuori. Perchè non puo' lasciarla andare. Non puo' lasciarla sola.

Seduta a terra. Su uno scalino. La testa tra le mani.
Diego non regge una tale visione. Deve distogliere lo sguardo. Mentre dentro ha una confusione che non riesce a controllare.
Lei, piccola un pò ubriaca che piange tenendosi la testa tra le mani. Lui che si avvicina con una paura folle nello stomaco.

Fa freddo. Il vento di ottobre li fa rabbrividire, perchè entrambi sono usciti senza giubbetto. Troppo ubriachi e troppo presi dai loro pensieri.
Diego si incanta a seguire i capelli neri di Giulia al vento. Non sa che fare. Lui, che ha sempre saputo cosa fare. Con chiunque. In qualsiasi situazione.
Si avvicina incerto, e gli si siede di fronte. Vorrebbe stringerla, ma lei lo allontana. Allora resta li.
Seduto per terra a guardarla. Senza riuscire a capire cosa pensa. Cosa prova.
Resta li per minuti che sembrano non finire mai. La sente piangere. Muove le braccia per stringerla a se, ma ha paura che reagisca come prima. Allontanandolo. E non lo sopporterebbe.

Sospira. Poi si alza di scatto. Confuso. Mille pensieri passano per la sua testa. Si guarda in torno. Diego è stravolto. Non tanto per le birre bevute, ma per lei. Lei che a poco a poco è diventata il suo mondo. Lei che se ne sta li. Senza parlare. Senza muoversi.
E lui non regge di non poter fare niente. Se non prendere a pugni un muro.
  
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