Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ashwini    15/05/2013    6 recensioni
Amia non è una semplice umana.
Andras è il demone che regna sull'Impero di Alloces.
Andras riuscirà a conquistare l'intero pianeta Terra tranne un piccolo territorio "protetto" dalla CGE, un'organizzazione umana corrotta da Rea e le sue sacerdotesse.
Rea vuole vendetta per un torto subito in passato a causa di Andras.
Ma chi è il vero nemico?
Una leggenda influenzerà i destini dei personaggi.
Damien, un simpatico demone biondo, e Raina, una spumeggiante umana, sapranno aiutare Andras e Amia, loro amici?
Dalla storia:
«Ti ho visto, ho incrociato i miei occhi con i tuoi. Ti ho conosciuto, ho intrecciato le fibre della traccia della mia vita con le tue. Ti ho guardato dentro, ho voluto te nella mia storia e me nella tua. Ti ho amato, ho combattuto, mi sto battendo, ci sto difendendo per farti restare lungo il mio percorso, ma mai ai suoi confini perché lì c'è solo dolore. Ti ho visto, ti ho conosciuto, ti ho guardato dentro, ti ho amato. Ti vedo e ti vedrò ogni giorno chiaramente, ti conoscerò sempre di più, ti affonderò ancora dentro, ti amo e sarò innamorata di te in eterno.» - Amia.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic g

Ciao a tutti voi cari lettori! ^-^

 Ecco qui un nuovo capitolo, come promesso ho inserito quella ''cosa'', non aspettavi moltissimo però, è ancora troppo presto per cose più dolci (come baci ecc, ecc...), però vi avviso che già da questo capitolo qualcosa sta cambiando. A poco a poco i due protagonisti si avvicineranno sempre di più… :3 Per quanto mi riguarda questo è uno dei miei capitoli preferiti, ma lascio a voi il giudizio finale.

 Non vi anticipo nient'altro. :)

 

 BUONA LETTURA!

 

 

 

 Sai dirmi cosa c'è tra due mani quando vengono premute una contro l'altra? Tra mano destra e mano sinistra, tra angeli e esseri umani, tra uomo e donna, tra yin e yang... cosa c'è fra le due cose? Tra mano destra e mano sinistra c'è... il buio. Tra le due mani non c'è niente, e nonostante non ci sia niente... è caldo. Una luce che nasce dall'oscurità.

 (Gen Fudo-Sousei no Aquarion)

 

 

 Capitolo decimo: Quel qualcosa di speciale

 

 

 Pov. Amia

 

Un colpo di vento più forte degli altri sferzò improvvisamente vicino a mio viso, scompigliandomi i capelli. Sembrava che quel semplice tocco avesse bloccato ogni cosa nell'universo, come se tutte le cose ed ogni essere vivente si fosse fermato ad osservare quella scena che aveva a dir poco dell'incredibile, assurda direi.

 Quell'uomo non faceva altro che confondermi sempre di più, quando sembrava che stessi arrivando a pormi in una situazione stabile, ecco che arrivava lui e sconvolgeva tutti i miei buoni propositi! Era frustrante, accidenti!

 Non sopportavo più quella situazione, dannazione sembrava proprio che si divertisse a prendermi in giro, un giorno era gelido e odioso, il seguente più calmo e poi il ciclo riprendeva all'infinito!

 Il bello però era che a lui non gli bastava questo, assolutamente no! Il signorino doveva pure uscirsene con simili azioni certe volte, come se già di suo non fosse abbastanza da rendermi pazza!

 Dio, aveva uno sguardo così serio mentre mi sistemava nuovamente dietro l'orecchio la precedente ciocca di capelli che a causa del nuovo colpo di vento si era disfatta.

 La cosa più assurda era che mentre lo faceva non smetteva un attimo di guardarmi dritto negli occhi. Ed essi esprimevano tutta la confusione che ero certa di provare anch'io in quel momento.

 Bene. Neanche lui sapeva che diavolo stava facendo!

 La sua mano da quando mi aveva sistemato la ciocca di capelli rossi non si era mossa da lì, immobile nel tempo.

 Beh... dato che quello sembrava essere il ''Comportamenti Strani Time''... ma sì! Mi butto pure io e non se ne fa più nulla, al diavolo tutto e tutti!

 Spensi il cervello perché sapevo che altrimenti sarebbero partiti a raffica una serie infinita di auto-insulti che mi avrebbero fatto desistere dalla mia pazzia, perché quella che stavo per fare era una pazzia, non si poteva chiamare in altro modo.

 La mia mano destra si mosse automatica, si sollevò ed andò a coprire dolcemente quella di Andras.

 All'inizio la sfiorai soltanto, volevo vedere se lui avrebbe ritratto schifato la sua ma contro ogni logica lui stese fermo in quella posizione ed anzi potei notare un lampo di curiosità passare per i suoi splendidi occhi blu come la notte che stava ci stava facendo da spettatrice.

 Poi la posai delicatamente sulla sua mano che nel frattempo era scesa fino a poggiarsi sulla mia guancia, tutto senza staccare i suoi occhi magnetici dai miei. Ero come ipnotizzata.

 Ad un certo punto il semplice scontro tra il freddo gelido della sua mano e il caldo perenne della mia non ci bastò più. Tolsi la mano dalla sua e lui tolse la propria dalla mia guancia che era ormai diventata bollente come lava vulcanica.

 Aprii il palmo della mia mano sollevata leggermente dal suolo, mano che fu subito incontrata dalla sua.

 Entrambi non sapevamo cosa stavamo facendo, si poteva chiaramente leggere nei nostri sguardi, eppure allo stesso tempo era come se lo sapessimo, spinti da una misteriosa forza che guidava le nostre azioni.

 Le nostre mani si studiarono, le dita si muovevano quasi frenetiche ad un certo punto, desiderose di trovare il loro esatto posto, finché... non lo trovarono.

 Ormai le nostre mani erano irrimediabilmente intrecciate fra loro, una stretta forte e mistica quasi, proprio come il legame che in quell'istante sembrava unire i due ponti delle nostre anime che si incontravano per formarne uno solo.

 Un piacevole torpore si espanse velocemente attraverso ogni fibra del mio essere, ancora una volta quella sensazione di completezza e pace interiore mi pervase.

 Sensazioni mai provate, se non con lui, affollarono il mio cuore e sconvolsero la mia anima.

 

Era bellissimo.

Era elettrizzante.

Era unico.

Eravamo noi.

 

 Poi sentimmo un ''crack'', come se si fosse rotto un ramo spezzato, entrambi distogliemmo repentini lo sguardo l'uno dall'altro. In quell'oscurità non vidi nulla se non un'ombra che, fulminea, si dileguava nel buio della notte.

 Oh. Mio. Dio.

 Qualcuno ci aveva visti, qualcuno ci aveva visti cazzo!

 Andras si alzò da terra rapidamente, facendo sollevare molta polvere che mi fece tossire convulsamente. Successivamente lo vidi guardarsi attorno, aveva gli occhi rosso cremisi, come la prima volta che ci eravamo incontrati, i canini pronunciati così come le unghie che avevano assunto un colore rosso fuoco lucente. Si mosse come un fulmine per tutto lo spiazzale e dintorni, tornando accanto a me con un'espressione furiosa in viso, i pugni stretti tanto fortemente da fargli diventare le nocche bianche e far uscire qualche rivolo di sangue a causa dei tagli delle unghie lunghe ancora ben visibili. Tramava di rabbia, la mascella rigida così come tutti i muscoli perfettamente tesi.

 Quella visione mi fece rabbrividire, io... io non volevo che i suoi occhi trasmettessero rabbia e morte. Volevo che fossero simbolo di felicità e spensieratezza.

 Volevo che fossi io la causa della sua gioia.

 Mi alzai di scatto, lo fissai per ancora qualche secondo e, facendomi il segno della croce mentalmente, mi diressi a passo di marcia verso di lui. Non appena lo raggiunsi gli presi le mani fra le mie e guardandolo intensamente negli occhi gli dissi severa: << Vuoi forse ferirti idiota?! Smettila di agitarti, non ti riconosco più! Tu sei l'imperatore Andras, tu non crolli davanti a niente e nessuno, tu resti sempre calmo ed impassibile, tu non ti comporti da ragazzino in preda al panico, okay?! >>

 Avevo detto tutto così in fretta che adesso avevo il respiro affannato. Dannato, quando c'era lui di mezzo non ragionavo più, sembravo tanto una ragazzina alla prima cotta, accidenti! Cosa falsissima, a me lui non piaceva per niente, io lo odiavo! Lui...

 Mi bloccai quando vidi i suoi occhi riprendere quella calma che li aveva sempre caratterizzati, tornando del loro bel blu cobalto con sfumature violacee attorno alla pupilla, i canini e le unghie si ritrassero, i muscoli si rilassarono così come la mascella.

 Le sue mani si intrecciarono nuovamente con le mie ridandomi quelle medesime piacevoli sensazioni di calore di prima.

 Il suo volto si avvicinò pericolosamente al mio deviando poi per il mio orecchio. Il suo respiro andò a solleticare quella parte sensibile del mio corpo, destabilizzandomi quasi del tutto. Dovevo ringraziare il mio autocontrollo se ancora non ero partita per un viaggio di sola andata per un mondo fatto di dolci e... Andras. Arrossii di botto.

 Bastardo... doveva marcire all'inferno solo per il fatto di farmi fare simili pensieri! Mi stava facendo diventare una pervertita!

 << Cos'era quello, un tentativo di aiuto? Una consolazione? Cosa? >> mi sussurrò sensuale all'orecchio.

 << Ecco... ehm... io... non lo so. >> mi arresi, affranta. Era vero ciò che avevo appena detto, non sapevo con esattezza cosa mi avesse mosso, avevo agito d'istinto. Volevo farlo e l'ho fatto, punto.

 Ma come spiegarglielo? Come, se neanche io sapevo spiegarmi tutto quel gomitolo di emozioni che mi avvolgeva ogni volta che io e lui ci trovavamo vicini? Come?

 << Sei una creatura unica, ragazzina, devo ammetterlo. >> sorrise divertito con ancora le labbra a contatto con il mio orecchio.

 Deglutì nervosa. Ormai stavo sudando le sette camicie. E non era normale! Giusto... ?

 Dovevo riprendermi cavolo! Se lui voleva giocare allora avrei giocato, sì!

 << Era una specie di... complimento questo? >> dissi stando al suo gioco e sorridendo anch'io.

 << Mmh, forse, non saprei. >> rispose accennando ad una risata.

 << Come siamo cattivi stasera mio signore... >> gli sussurrai all'orecchio girando di poco la testa e calcando le ultime due parole in modo sensuale. O almeno sperai che fosse risultato tale… Non ero esperta in certi... argomenti.

 Lo sentì irrigidirsi improvvisamente.

 Evviva, ero riuscita nel mio intento, allora!

 Risi come una bambina che scartava i regali il giorno di Natale, cosa che fece scattare all'insù un sopracciglio di Andras.

 << Che hai da ridere adesso? >> mi disse offeso, pensando forse che stessi ridendo di lui.

 << Nulla, nulla! Lascia perdere. Ora devo proprio andare... >> dissi nascondendo un altro attacco di risate improvvise.

 Non ce la facevo più a restare così a contatto con lui, era meglio andarsene prima che non riuscissi più a mantenere la facciata da femmina alfa.

 Mi allontanai dal suo corpo caldo e sodo ma venni trattenuta per il polso dalla sua presa ferrea.

 << Sai, ragazzina, sei una continua sorpresa e la cosa... mi piace. >> mi soffiò all'orecchio poco prima di sparire a velocità disumana nel buio della notte.

 Oh santa vergine Maria!

 Mi misi le mani nei capelli. Non si poteva continuare così, eh no!

 Fissai il punto in cui era sparito, quell'uomo era illegale, da rinchiudere!

Sì, e tu vorresti stare rinchiusa con lui in cella, magari in una insonorizzata eh? rise bellamente di me la mia vocina interiore.

 Strinsi i pugni. Accidenti!

 

 Dopo essere stata lì, ferma ed incapace di muovere anche un solo muscolo per almeno un'altra decina di minuti, mi ero finalmente decisa a tornarmene in camera per farmi una sana e meritata dormita.

 Mi ero buttata nel letto come un sacco di patate, la mia finezza femminile abbondava, decisamente. Non appena avevo appoggiato la testa nel cuscino mi ero definitivamente arresa al sonno, crollando fra le braccia di Morfeo.

 

 L'indomani mi svegliai grazie all'idilliaco suono di quello che mi sembrava un taglia erba. E se non si era capito, ero altamente ironica.

 Fumando come un trattore, mi diressi a passo di marcia verso la finestra e, scostando le tende con un unico colpo, mi guardai intorno cercando la causa di quel rumore maledetto che aveva osato disturbare il mio sonno alle... mi girai verso il comodino per vedere dalla sveglia che ore erano e... OH MIO DIO! Sono le sette e mezza! Non arriverò mai in tempo da Andras per portargli la sua benedetta colazione e lui mi ucciderà nel modo più lento e doloroso possibile!

 Merda. Merda. Merda!

 Come una furia mi fiondai in bagno con in mano i primi vestiti che avevo afferrato dall'armadio, mi lavai e vestì a tempo di record. Uscii dal bagno e, come un maratoneta, raggiunsi le cucine.

 Katia quasi non saltava in aria rovesciando il contenuto del vassoio in argento al delicato spalancamento della porta da parte mia.

 << Santo cielo stellina ma cosa... >> provò a dire ma io le presi dalle mani il vassoio e, dandole un veloce bacio sulla guancia, le risposi: << Scusa Katia, ma sono in ritardo! Ci vediamo a pranzo, okay? >>

 Con la coda dell'occhio la vidi annuire stordita e, trasformandomi in Bip Bip, mi diressi verso le stanze di Mr. Ghiacciolo.

 Arrivai con il fiato corto e, appoggiandomi stancamente alla porta con il gomito, bussai.

 Sentii il solito ''Avanti'' ed entrai dentro.

 Andras si trovava in piedi difronte una delle sue personali librerie con un libro piuttosto voluminoso aperto fra le mani. Gli occhi erano seri e attenti a ciò che stavano leggendo, le sopracciglia erano leggermente aggrottate e le labbra piene erano piegate in una leggere smorfia.

 Sobbalzai quando chiuse di scatto il libro, riponendolo accuratamente nella libreria.

 << Ragazzina se continui a fissarmi in quel modo tutte le volte rischi seriamente di sciuparmi. >> disse rivolgendomi un'occhiata decisamente derisoria.

 In meno di un secondo il mio viso assunse tutte le possibili ed inimmaginabili sfumature di rosso. Cavolo, mi aveva beccata.

 << Io? Ma scherzi?! Ah, come se potessi mai fare una cosa del genere... a te poi! >> dissi cercando di apparire il più convincente possibile. La mia filosofia di oggi? Negare, sempre negare.

 Il suo sopracciglio scatto subito all'insù.

 << Ma davvero? >> ghignò sadico per poi continuare << Allora immagino che se facessi questo... >> e si avvicinò in un soffio a me << ... e questo... >> mi prese per la vita tirandomi a se fino a farmi sbattere contro il suo petto muscoloso << ... a te non farebbe né caldo né freddo, giusto? >>

 Ormai il mio volto scottava, il mio cervello era andato il tilt. Inutili erano stati i suoi precedenti avvertimenti di ''Pericolo Andras'', il mio animo aveva già categoricamente rifiutato di allontanarsi da lui.

 Ci trovavamo così vicini... mi sembrava di sentire pure il battere calmo del suo cuore, il mio invece batteva frenetico contro la cassa toracica e sperai vivamente che non riuscisse a sentirlo o sarebbe stata proprio una bella figura da fare in sua presenza.

 Il mio sguardo si andò a posare sul suo braccio la cui mano premeva forte sulla mia schiena e a quella visione non potei evitare che un brivido di piacere scorresse per tutta la mia spina dorsale.

 Ovviamente il signorino notò ogni minima azione e reazione da parte mia, sorridendo beffardo come a dire ''Avevo ragione''. Io puntai il mio sguardo su di lui, fulminandolo. Nessuno e dico nessuno poteva permettersi di prendermi in giro così, specialmente in mia presenza.

 Bene. Vediamo di stabilire una volta per tutte i ruoli del gioco.

 Azzerai tutte le distanze che ci separavano e mi appiattì contro il suo petto, posandovi le mie mani. Alzai il volto e avvicinandomi al suo viso gli sussurrai cercando di apparire sensuale e sicura di me: << Immagino che questo non ti dia fastidio, giusto? >>

 Lo vidi sgranare gli occhi sorpreso.

 Sorrisi compiaciuta, non si aspettava che avrei reagito eh? Beh, vediamo di dimostrargli che lui non è l'unico a saper giocare sporco in certi casi.

 Con la mano andai a delineare il suo profilo, soffermandomi di più sulle labbra appena dischiuse. Un sospiro di piacere uscì da esse, i suoi occhi invece si chiusero sotto le mie carezze.

 Poi, vedendo che la sua presa si era allentata, mi staccai improvvisamente da lui.

 Lo vidi aprire gli occhi di scatto, spaesato all'inizio per poi guardarmi torvo.

 << A quanto vedo entrambi siamo completamente indifferenti l'uno all'altro... >> dissi, sarcastica.

 << Non provocarmi, ragazzina. Sai di cosa sono capace! >> rispose, alterato.

 << Sì, sì lo sappiamo tutti. Ora scusami ma avevo promesso a Katia di aiutarla stamattina. >> dissi alzando gli occhi al cielo e dirigendomi verso la porta per andarmene da quella stanza che si era fatta troppo calda per i miei gusti. Dovevo mantenere la facciata dell'indifferente ancora per qualche secondo, potevo farcela. Sì, perché dentro stavo bruciando come mille soli, accidenti a lui.

 Poco prima di aprire la porta mi sentì strattonare per il polso, in poco tempo mi ritrovai di nuovo vicinissima a lui. I suoi occhi mandavano scintille, promesse di vendetta.

 << Dopo pranzo raggiungimi nella serra dell'altra notte. Vedremo chi avrà più autocontrollo. >> ghignò sicuro di se.

 << Sì, vedremo. Niente regole. >> risposi già eccitata all'idea di un nostro nuovo scontro.

 << Niente regole. >> ripeté sorridendo sadico, forse pregustando la vittoria che io non gli avrei mai permesso di ottenere.

 Vedremo chi vincerà Andras, vedremo.

 Lui mi lasciò andare il polso e io potei finalmente uscire da quella maledetta camera.

 Pensai che tra poche ore io e lui saremmo di nuovo stati soli in una stanza a provocarci in chissà quali modi perversi.

 Mi bloccai come pietrificata in mezzo al corridoio.

 In che guaio mi ero andata a cacciare?!

 

Pov. Andras

 

La guardai andare via seccato. Ogni santa volta che ci ritrovavamo da soli lei dopo poco se ne andava con una qualche scusa, a tal punto mi odiava? Tanto non sopportava la mia presenza?

 Diedi un pugno violento al mobiletto vicino a me, frantumandolo.

 Stupida ragazzina umana. Perché diavolo le avevo permesso di toccarmi in quel modo, perché?! Sia ieri notte che adesso eravamo stati così vicini che i nostri respiri si erano mischiati l'un l'altro, diventando un tutt'uno. Il calore del suo corpo era andato a riscaldare il mio, gelido come il marmo. Non capivo perché le avevo permesso di starmi accanto in quel modo, perché non l'avessi scansata via in malo modo come facevo con tutti. Anzi, avevo perfino desiderato che non si staccasse più.

 Strinsi i pugni, maledetta strega incantatrice, l'avevo decisamente sottovalutata.

 Questa sera dovevo fare in modo che fosse lei a cedere alle mie carezze, dovevo farle vedere che ero io colui che aveva in mano le redini del gioco.

 << Wow, Andras, ma ti sei visto prima? Mio Dio sembravi un drogato in compagnia della sua droga preferita! >> rise bellamente quel coglione di Damien.

 << Che cazzo stai dicendo? E poi da quand'è che sei qua a spiare, eh? >> risposi alterandomi ancora di più se possibile.

 << Abbastanza da vedere che la carotina ti ha completamente stregato, amico. >> mi disse con un alzata di spalle Damien, sorridendo compiaciuto.

 << Cosa?! Ma... >> comincia ma lui rispose subito alla domanda che stavo per porgli.

 << Eravate così presi l'uno dall'altra che non mi avete sentito entrare, sai che io non busso per entrare nella tua stanza comunque, ho visto e sentito tutto poi quando lei ha detto che doveva uscire mi sono nascosto dietro la colonna vicino alla porta e dopo averla vista allontanarsi nel corridoio sono entrato ed eccomi qua! >> disse allargando le braccia.

 << E non è tutto!>> continuò l'idiota << Non preoccuparti per ieri notte, ero io. >> disse più lieve, temendo la mia ira che non si fece attendere oltre.

 << CHE COSA?! Tu... io ti uccido! Come hai osato fare tutto questo, eh? E comunque io non sono preso da lei! >> urlai con gli occhi rosso cremisi.

 << Amico, vedi che io ancora ci vedo e i vostri sguardi... >> provò a dire ma non lo feci continuare.

 << Basta! Non c'è niente e mai ci sarà e poi mi sembra che quello tra noi due che è preso da qualcuno sia tu. Come si chiama la tua serva? Ah sì. Raina, giusto? >> ghignai malvagio.

 Lui si pietrificò sul posto e disse gesticolando nervoso: << Ma tu stai male! Io e Raina? Mai! >>

 Poi lo vidi bloccarsi e abbassando lo sguardo dire piano: << Hai mai pensato a... >>

 << No, non è possibile ciò che pensi, mi rifiuto anche solo di pensare che sia così, non può essere lei. >> dissi duro, riprendendo il mio tono gelido di sempre.

 << Andras... >> disse alzando lo sguardo da terra.

 << Damien, smettila. Chiudiamo il discorso. Ora dimmi perché eri venuto qui. >> dissi passandomi una mano in viso.

 Lo sentì sospirare per poi dire: << Abbiamo ricevuto una lettera da tu padre. Vuole che tu vada da lui immediatamente, ti deve parlare di una cosa urgente.>>

 << Capisco, risolverò tutto più tardi. Adesso andiamo alla riunione. >> dissi sorpassandolo.

 Mi diressi verso la sala riunioni con mille pensieri per la testa.

No… non poteva essere lei. Rifiutavo di crederci!

 

 

 Pov. Amia

 

 Entrai nelle cucine con un diavolo per capello, sembrava quasi che ci fosse un'aura oscura attorno a me, cosa che fece allontanare subito da me tutti i cuochi intenti a preparare il pranzo.

 In mezzo a tutto quello scorrere di gente vidi Katia e Raina che conversavano mentre pelavano le patate. Facendomi largo tra i cuochi e facendo attenzione a non combinare danni le raggiunsi ponendomi davanti a loro con ancora in volto un'espressione corrucciata.

 Le due donne appena mi videro smisero di pelare le patate e subito mi travolsero di domande, io le bloccai dicendo che avrei spiegato loro tutto quando saremmo state in un posto più appartato. Guardandosi intorno capirono che la cosa che dovevo dire loro non poteva essere sbandierata ai quattro venti così annuirono e, mentre mi mettevo anche io a lavoro, parlammo del più e del meno.

 << Allora? Perché sei entrata con quella faccia prima? >> mi assalì Raina non appena uscimmo tutte e tre dalle cucine.

 Ci stavamo dirigendo verso un luogo appartato del giardino per fare un picnic ed avere così modo di parlare di ciò che mi era accaduto senza sguardi curiosi intorno.

 << Appena arriviamo ti dirò tutto, Raina, promesso! >> dissi esasperata.

 In realtà non è che avessi così tanta voglia di parlare di ciò che era successo, mi imbarazzava, ma sapevo anche che se mi fossi tenuta tutto dentro sarei impazzita, dovevo parlare con qualcuno di amico per farmi dare un consiglio sul da farsi.

 Arrivammo al luogo prestabilito e, sistemato tutto l'occorrente per il picnic, la sensazione di essere osservata mi travolse. Alzando lo sguardo dalle posate appena sistemate, mi accorsi infatti di avere puntati contro ben due paia di occhi desiderosi di sapere. Sospirai arrendevole, era arrivato il momento della verità.

 Presa di coraggio raccontai loro ogni cosa, mi sembrava tanto di essere un peccatore che confessa i suoi orribili peccati al prete della chiesa.

 Mentre raccontavo le vedevo spalancare gli occhi e la bocca sempre di più, incredule e direi anche sconvolte. Appena finii un silenzio imbarazzante calò su di noi.

 Deglutii agitata e dissi: << Allora, voi che ne dite? >>

 Le due si guardarono in faccia ancora allibite e poi, annuendo, dissero all'unisono: << Sei cotta. >>

 << Che cosa?! >> gracchiai con voce strozzata.

 Erano forse impazzite?

 << E non è tutto, anche lui sembra interessato... >> disse maliziosa Raina.

 << Stellina sono così felice per te! >> fece invece Katia con occhi sognanti, quasi quasi mi immaginavo che tra poco avrebbero preso la forma di due cuoricini.

 << Ma voi state male! Io vi racconto i miei dilemmi esistenziali e voi mi rispondete con un semplice e conciso ''Sei cotta''?! Che poi non è assolutamente vero! >> dissi incrociando le braccia sotto il seno.

 Raina mi fissò con lo guardo di chi la sa lunga e disse ovvia: << Certo, Amia, certo. Guarda che da quanto ci hai detto sembri veramente presa da lui. E poi parlavi per me e Damien! >>

 << Non è la stessa cosa! A te lui piace io invece odio Andras, come potrei amare l'uomo che mi ha rovinato la vita e che continua a rendermela impossibile, eh? >> risposi alterandomi.

 << Non c'è un ''perché'', quando ami qualcuno è così e basta. >> disse con i suoi occhi da cerbiatta maledettamente seri.

 << Raina... >> cominciai, ma lei mi interruppe mettendomi una mano tesa davanti alla faccia.

 << Amia, capisco perfettamente il tuo punto di vista, sia io che Katia abbiamo perso le nostre famiglie e la nostra quotidianità a causa dell'impero ma non possiamo vivere col costante pensiero della vendetta, è sbagliato. Verremmo consumate dall'odio. >>

 << Tesoro, Raina ha ragione... dovresti dare una possibilità a questo mondo, te l'ho detto anche l'altro giorno. >> disse invece Katia con voce dolce.

 << Io... mi spiace ma non ce la faccio. Magari più avanti, ma adesso proprio non ci riesco. Ora come ora non mi sento abbastanza pronta. >> risposi loro abbassando lo sguardo e delineando con un dito figure concentriche sulla tovaglia da picnic.

 << Sì, credo che ognuno di noi abbia i suoi tempi, prenditi tutto il tempo che ti serve stellina. >> disse Katia comprensiva.

 << Basta che però ci pensi, ok? Non voglio che poi ti penti di non aver colto l'attimo, ricorda che il tempo non può tornare indietro. >> aggiunse Raina con ancora in viso quello sguardo serio.

 << Sì, lo farò sicuramente. Grazie a tutte e due. >> dissi gettandomi fra le loro braccia.

 Pensai che ero davvero fortunata ad avere delle amiche così speciali, non so come avrei fatto a sopravvivere in questo luogo senza di loro. Mi ripromisi di pensare davvero seriamente alle loro preziose parole, mia madre mi aveva sempre detto di ascoltare i consigli degli amici sinceri. Ed ero certa che di Raina e Katia si ci potesse fidare ciecamente, i loro occhi trasmettevano vera amicizia.

 << Bene, adesso lasciamo perdere questi discorsi così seriosi e mangiamo! >> dissi con ritrovata allegria.

 Mangiammo tra una risata e l'altra, raccontandoci aneddoti buffi ma parlammo anche di cose serie, scoprendo sempre più cose sul conto di ognuna di noi.

 Appena finimmo ci mettemmo a lavoro per sistemare i piatti sporchi e tutto il resto dentro i cestini, successivamente ci dirigemmo verso le cucine per posare il tutto. Mentre percorrevamo i corridoi sentii Raina sussurrarmi: << Cosa hai intenzione di fare dopo, quando andrai da lui? >>

 << Qualcosa che lo farà certamente impazzire. >> sorrisi maliziosa.

 << Stai attenta, potresti uscirne scottata pure tu. Non esagerare. >> continuò lei.

 << Sì, farò attenzione, promesso. >> risposi facendole l'okay con il pollice in su.

 La vidi annuire poco convinta, sapevamo entrambe che con il mio carattere ribelle avrei sicuramente fatto qualcosa, era più forte di me.

 Sospirai, affranta.

 A quel punto speravo solo che non fosse troppo grave.

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

 

Allora gente eccoci arrivati a fine capitolo! ^-^

 

 Ditemi, vi è piaciuto? Spero vivamente di sì, io mi sono impegnata tanto nello scriverlo.

 Decisamente è il più romantico scritto fino ad ora, eh? XD

 Ma non allarmatevi, ce ne saranno molti altri di momenti come questi, non vedo l'ora di arrivare al bacio e credo anche voi! u.u

 

 Come poi avrete certamente notato qualcosa sta cambiando nell'aria, anche se Amia e Andras si rifiutano di vederlo. C'è da dire che ognuno ha le proprie ragioni per farlo, non si può cancellare tutto con un colpo secco di spugna, varie cose però porteranno al superamento di questi ostacoli tranquilli, sono un'amante dei lieto fini io!

 Piccola cosa: cosa avrà voluto dire Andras con quel '' Non può essere lei''? A cosa si riferiva secondo voi?

 Ovviamente io lo so, ma mi piacerebbe sapere cosa frulla nella vostra testa! :)

 L'ultima parte invece ci ha mostrato che Raina e Katia tengono davvero molto ad Amia, Raina poi si è dimostrata capace di grande serietà e giudizio in momenti delicati come quello affrontato.

 La prima parte... beh quella è stata certamente il top del capitolo, vero? *-*

Spero di aver descritto bene le emozioni che provavano i protagonisti e che ci tenevo molto a trasmettervi!

 

 Adesso forza gente, niente paura e recensioni a tutto spiano, prometto che non vi mangierò! ;)

 In molti mi seguite e mi domando sempre come mai non recensiate, sapete che mi preoccupo di non deludere nessuno ma se non mi dite cosa ne pensate dei capitoli come posso migliorare?

 

Ringrazio moltissimo coloro che hanno inserito la storia fra le:

-preferite: 12

-ricordate: 10

-seguite: 27

e me come autrice preferita: 3.

 Ringrazio con tutto il cuore anche chi recensisce con costanza, chi a volte ed anche i lettori silenziosi. GRAZIE davvero a tutti, siete fantastici! <3

 

Adesso vi saluto, al prossimo capitolo!

 

 Bacioni, vostra Ashwini. :*

 

 P.S.: Ho pubblicato il prologo di un'altra storia, spero ci darete un'occhiata e magari lascerete qualche recensione:

Eternity

Lucinda è un'orfana che cresce in orfanotrofio, cresciuta ed amata dalle suore che lo gestiscono.

Simpatica e sincera, abile tanto negli sport quanto nello studio, si è sempre fatta amare da tutti coloro che la circondavano.

Arrivata alla maggiore età, dovrà andarsene dall'orfanotrofio e trovarsi un posto suo nella grande New York.

Qui incontrerà Raphael, giovane e bellissimo cardiologo che lavora nell'ospedale della città, nonché sede principale del grande impero della sua facoltosa e ricca famiglia, questa è infatti formata da una lunga dinastia di medici che lavorano in molte filiali sparse per tutto il paese.

L'incontro tra i due sarà burrascoso e sarà subito odio a prima vista.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ashwini