Ciao a tutti voi cari lettori! ^-^
Ecco qui un
nuovo capitolo, come promesso ho inserito quella ''cosa'', non aspettavi
moltissimo però, è ancora troppo presto per cose più dolci (come baci ecc,
ecc...), però vi avviso che già da questo capitolo qualcosa sta cambiando. A
poco a poco i due protagonisti si avvicineranno sempre di più… :3 Per quanto mi
riguarda questo è uno dei miei capitoli preferiti, ma lascio a voi il giudizio
finale.
Non vi anticipo
nient'altro. :)
BUONA LETTURA!
Sai dirmi cosa c'è tra due mani quando vengono premute una contro
l'altra? Tra mano destra e mano sinistra, tra angeli e esseri umani, tra uomo e
donna, tra yin e yang... cosa c'è fra le due cose? Tra mano destra e mano
sinistra c'è... il buio. Tra le due mani non c'è niente, e nonostante non ci
sia niente... è caldo. Una luce che nasce dall'oscurità.
(Gen Fudo-Sousei no Aquarion)
Capitolo decimo: Quel qualcosa di
speciale
Pov. Amia
Un colpo di vento più forte degli altri sferzò
improvvisamente vicino a mio viso, scompigliandomi i capelli. Sembrava che quel
semplice tocco avesse bloccato ogni cosa nell'universo, come se tutte le cose
ed ogni essere vivente si fosse fermato ad osservare quella scena che aveva a
dir poco dell'incredibile, assurda direi.
Quell'uomo non
faceva altro che confondermi sempre di più, quando sembrava che stessi
arrivando a pormi in una situazione stabile, ecco che arrivava lui e
sconvolgeva tutti i miei buoni propositi! Era frustrante, accidenti!
Non sopportavo
più quella situazione, dannazione sembrava proprio che si divertisse a
prendermi in giro, un giorno era gelido e odioso, il seguente più calmo e poi
il ciclo riprendeva all'infinito!
Il bello però
era che a lui non gli bastava questo, assolutamente no! Il signorino doveva
pure uscirsene con simili azioni certe volte, come se già di suo non fosse
abbastanza da rendermi pazza!
Dio, aveva uno
sguardo così serio mentre mi sistemava nuovamente dietro l'orecchio la
precedente ciocca di capelli che a causa del nuovo colpo di vento si era
disfatta.
La cosa più
assurda era che mentre lo faceva non smetteva un attimo di guardarmi dritto
negli occhi. Ed essi esprimevano tutta la confusione che ero certa di provare
anch'io in quel momento.
Bene. Neanche
lui sapeva che diavolo stava facendo!
La sua mano da
quando mi aveva sistemato la ciocca di capelli rossi non si era mossa da lì,
immobile nel tempo.
Beh... dato che
quello sembrava essere il ''Comportamenti Strani Time''... ma sì! Mi butto pure
io e non se ne fa più nulla, al diavolo tutto e tutti!
Spensi il
cervello perché sapevo che altrimenti sarebbero partiti a raffica una serie
infinita di auto-insulti che mi avrebbero fatto desistere dalla mia pazzia,
perché quella che stavo per fare era una pazzia, non si poteva chiamare in
altro modo.
La mia mano
destra si mosse automatica, si sollevò ed andò a coprire dolcemente quella di
Andras.
All'inizio la
sfiorai soltanto, volevo vedere se lui avrebbe ritratto schifato la sua ma
contro ogni logica lui stese fermo in quella posizione ed anzi potei notare un
lampo di curiosità passare per i suoi splendidi occhi blu come la notte che
stava ci stava facendo da spettatrice.
Poi la posai
delicatamente sulla sua mano che nel frattempo era scesa fino a poggiarsi sulla
mia guancia, tutto senza staccare i suoi occhi magnetici dai miei. Ero come
ipnotizzata.
Ad un certo
punto il semplice scontro tra il freddo gelido della sua mano e il caldo
perenne della mia non ci bastò più. Tolsi la mano dalla sua e lui tolse la
propria dalla mia guancia che era ormai diventata bollente come lava vulcanica.
Aprii il palmo
della mia mano sollevata leggermente dal suolo, mano che fu subito incontrata
dalla sua.
Entrambi non sapevamo
cosa stavamo facendo, si poteva chiaramente leggere nei nostri sguardi, eppure
allo stesso tempo era come se lo sapessimo, spinti da una misteriosa forza che
guidava le nostre azioni.
Le nostre mani
si studiarono, le dita si muovevano quasi frenetiche ad un certo punto,
desiderose di trovare il loro esatto posto, finché... non lo trovarono.
Ormai le nostre
mani erano irrimediabilmente intrecciate fra loro, una stretta forte e mistica
quasi, proprio come il legame che in quell'istante sembrava unire i due ponti
delle nostre anime che si incontravano per formarne uno solo.
Un piacevole
torpore si espanse velocemente attraverso ogni fibra del mio essere, ancora una
volta quella sensazione di completezza e pace interiore mi pervase.
Sensazioni mai
provate, se non con lui, affollarono il mio cuore e sconvolsero la mia anima.
Era bellissimo.
Era elettrizzante.
Era unico.
Eravamo noi.
Poi sentimmo un
''crack'', come se si fosse rotto un ramo spezzato, entrambi distogliemmo
repentini lo sguardo l'uno dall'altro. In quell'oscurità non vidi nulla se non
un'ombra che, fulminea, si dileguava nel buio della notte.
Oh. Mio. Dio.
Qualcuno ci
aveva visti, qualcuno ci aveva visti cazzo!
Andras si alzò
da terra rapidamente, facendo sollevare molta polvere che mi fece tossire
convulsamente. Successivamente lo vidi guardarsi attorno, aveva gli occhi rosso
cremisi, come la prima volta che ci eravamo incontrati, i canini pronunciati
così come le unghie che avevano assunto un colore rosso fuoco lucente. Si mosse
come un fulmine per tutto lo spiazzale e dintorni, tornando accanto a me con
un'espressione furiosa in viso, i pugni stretti tanto fortemente da fargli
diventare le nocche bianche e far uscire qualche rivolo di sangue a causa dei
tagli delle unghie lunghe ancora ben visibili. Tramava di rabbia, la mascella
rigida così come tutti i muscoli perfettamente tesi.
Quella visione
mi fece rabbrividire, io... io non volevo che i suoi occhi trasmettessero
rabbia e morte. Volevo che fossero simbolo di felicità e spensieratezza.
Volevo che
fossi io la causa della sua gioia.
Mi alzai di
scatto, lo fissai per ancora qualche secondo e, facendomi il segno della croce
mentalmente, mi diressi a passo di marcia verso di lui. Non appena lo raggiunsi
gli presi le mani fra le mie e guardandolo intensamente negli occhi gli dissi
severa: << Vuoi forse ferirti idiota?! Smettila di agitarti, non ti
riconosco più! Tu sei l'imperatore Andras, tu non crolli davanti a niente e
nessuno, tu resti sempre calmo ed impassibile, tu non ti comporti da ragazzino
in preda al panico, okay?! >>
Avevo detto
tutto così in fretta che adesso avevo il respiro affannato. Dannato, quando
c'era lui di mezzo non ragionavo più, sembravo tanto una ragazzina alla prima
cotta, accidenti! Cosa falsissima, a me lui non piaceva per niente, io lo
odiavo! Lui...
Mi bloccai
quando vidi i suoi occhi riprendere quella calma che li aveva sempre caratterizzati,
tornando del loro bel blu cobalto con sfumature violacee attorno alla pupilla,
i canini e le unghie si ritrassero, i muscoli si rilassarono così come la
mascella.
Le sue mani si
intrecciarono nuovamente con le mie ridandomi quelle medesime piacevoli
sensazioni di calore di prima.
Il suo volto si
avvicinò pericolosamente al mio deviando poi per il mio orecchio. Il suo
respiro andò a solleticare quella parte sensibile del mio corpo,
destabilizzandomi quasi del tutto. Dovevo ringraziare il mio autocontrollo se
ancora non ero partita per un viaggio di sola andata per un mondo fatto di
dolci e... Andras. Arrossii di botto.
Bastardo...
doveva marcire all'inferno solo per il fatto di farmi fare simili pensieri! Mi
stava facendo diventare una pervertita!
<<
Cos'era quello, un tentativo di aiuto? Una consolazione? Cosa? >> mi
sussurrò sensuale all'orecchio.
<<
Ecco... ehm... io... non lo so. >> mi arresi, affranta. Era vero ciò che
avevo appena detto, non sapevo con esattezza cosa mi avesse mosso, avevo agito
d'istinto. Volevo farlo e l'ho fatto, punto.
Ma come
spiegarglielo? Come, se neanche io sapevo spiegarmi tutto quel gomitolo di
emozioni che mi avvolgeva ogni volta che io e lui ci trovavamo vicini? Come?
<< Sei
una creatura unica, ragazzina, devo ammetterlo. >> sorrise divertito con
ancora le labbra a contatto con il mio orecchio.
Deglutì
nervosa. Ormai stavo sudando le sette camicie. E non era normale! Giusto... ?
Dovevo
riprendermi cavolo! Se lui voleva giocare allora avrei giocato, sì!
<< Era
una specie di... complimento questo? >> dissi stando al suo gioco e
sorridendo anch'io.
<< Mmh,
forse, non saprei. >> rispose accennando ad una risata.
<< Come
siamo cattivi stasera mio signore... >> gli sussurrai all'orecchio
girando di poco la testa e calcando le ultime due parole in modo sensuale. O
almeno sperai che fosse risultato tale… Non ero esperta in certi... argomenti.
Lo sentì
irrigidirsi improvvisamente.
Evviva, ero
riuscita nel mio intento, allora!
Risi come una
bambina che scartava i regali il giorno di Natale, cosa che fece scattare
all'insù un sopracciglio di Andras.
<< Che
hai da ridere adesso? >> mi disse offeso, pensando forse che stessi
ridendo di lui.
<< Nulla,
nulla! Lascia perdere. Ora devo proprio andare... >> dissi nascondendo un
altro attacco di risate improvvise.
Non ce la
facevo più a restare così a contatto con lui, era meglio andarsene prima che
non riuscissi più a mantenere la facciata da femmina alfa.
Mi allontanai
dal suo corpo caldo e sodo ma venni trattenuta per il polso dalla sua presa
ferrea.
<< Sai,
ragazzina, sei una continua sorpresa e la cosa... mi piace. >> mi soffiò
all'orecchio poco prima di sparire a velocità disumana nel buio della notte.
Oh santa vergine Maria!
Mi misi le mani
nei capelli. Non si poteva continuare così, eh no!
Fissai il punto
in cui era sparito, quell'uomo era illegale, da rinchiudere!
Sì, e tu vorresti stare rinchiusa con lui in cella,
magari in una insonorizzata eh? rise bellamente di me la mia vocina interiore.
Strinsi i
pugni. Accidenti!
Dopo essere
stata lì, ferma ed incapace di muovere anche un solo muscolo per almeno
un'altra decina di minuti, mi ero finalmente decisa a tornarmene in camera per
farmi una sana e meritata dormita.
Mi ero buttata
nel letto come un sacco di patate, la mia finezza femminile abbondava,
decisamente. Non appena avevo appoggiato la testa nel cuscino mi ero
definitivamente arresa al sonno, crollando fra le braccia di Morfeo.
L'indomani mi
svegliai grazie all'idilliaco suono di quello che mi sembrava un taglia erba. E
se non si era capito, ero altamente ironica.
Fumando come un
trattore, mi diressi a passo di marcia verso la finestra e, scostando le tende
con un unico colpo, mi guardai intorno cercando la causa di quel rumore
maledetto che aveva osato disturbare il mio sonno alle... mi girai verso il
comodino per vedere dalla sveglia che ore erano e... OH MIO DIO! Sono le sette
e mezza! Non arriverò mai in tempo da Andras per portargli la sua benedetta
colazione e lui mi ucciderà nel modo più lento e doloroso possibile!
Merda. Merda.
Merda!
Come una furia
mi fiondai in bagno con in mano i primi vestiti che avevo afferrato
dall'armadio, mi lavai e vestì a tempo di record. Uscii dal bagno e, come un
maratoneta, raggiunsi le cucine.
Katia quasi non
saltava in aria rovesciando il contenuto del vassoio in argento al delicato
spalancamento della porta da parte mia.
<< Santo
cielo stellina ma cosa... >> provò a dire ma io le presi dalle mani il
vassoio e, dandole un veloce bacio sulla guancia, le risposi: << Scusa
Katia, ma sono in ritardo! Ci vediamo a pranzo, okay? >>
Con la coda
dell'occhio la vidi annuire stordita e, trasformandomi in Bip Bip, mi diressi
verso le stanze di Mr. Ghiacciolo.
Arrivai con il
fiato corto e, appoggiandomi stancamente alla porta con il gomito, bussai.
Sentii il
solito ''Avanti'' ed entrai dentro.
Andras si
trovava in piedi difronte una delle sue personali librerie con un libro
piuttosto voluminoso aperto fra le mani. Gli occhi erano seri e attenti a ciò
che stavano leggendo, le sopracciglia erano leggermente aggrottate e le labbra
piene erano piegate in una leggere smorfia.
Sobbalzai
quando chiuse di scatto il libro, riponendolo accuratamente nella libreria.
<<
Ragazzina se continui a fissarmi in quel modo tutte le volte rischi seriamente
di sciuparmi. >> disse rivolgendomi un'occhiata decisamente derisoria.
In meno di un
secondo il mio viso assunse tutte le possibili ed inimmaginabili sfumature di
rosso. Cavolo, mi aveva beccata.
<< Io? Ma
scherzi?! Ah, come se potessi mai fare una cosa del genere... a te poi!
>> dissi cercando di apparire il più convincente possibile. La mia
filosofia di oggi? Negare, sempre negare.
Il suo
sopracciglio scatto subito all'insù.
<< Ma
davvero? >> ghignò sadico per poi continuare << Allora immagino che
se facessi questo... >> e si avvicinò in un soffio a me << ... e
questo... >> mi prese per la vita tirandomi a se fino a farmi sbattere
contro il suo petto muscoloso << ... a te non farebbe né caldo né freddo,
giusto? >>
Ormai il mio
volto scottava, il mio cervello era andato il tilt. Inutili erano stati i suoi
precedenti avvertimenti di ''Pericolo Andras'', il mio animo aveva già
categoricamente rifiutato di allontanarsi da lui.
Ci trovavamo
così vicini... mi sembrava di sentire pure il battere calmo del suo cuore, il
mio invece batteva frenetico contro la cassa toracica e sperai vivamente che
non riuscisse a sentirlo o sarebbe stata proprio una bella figura da fare in
sua presenza.
Il mio sguardo
si andò a posare sul suo braccio la cui mano premeva forte sulla mia schiena e
a quella visione non potei evitare che un brivido di piacere scorresse per
tutta la mia spina dorsale.
Ovviamente il
signorino notò ogni minima azione e reazione da parte mia, sorridendo beffardo
come a dire ''Avevo ragione''. Io puntai il mio sguardo su di lui,
fulminandolo. Nessuno e dico nessuno poteva permettersi di prendermi in giro
così, specialmente in mia presenza.
Bene. Vediamo
di stabilire una volta per tutte i ruoli del gioco.
Azzerai tutte
le distanze che ci separavano e mi appiattì contro il suo petto, posandovi le
mie mani. Alzai il volto e avvicinandomi al suo viso gli sussurrai cercando di
apparire sensuale e sicura di me: << Immagino che questo non ti dia
fastidio, giusto? >>
Lo vidi
sgranare gli occhi sorpreso.
Sorrisi
compiaciuta, non si aspettava che avrei reagito eh? Beh, vediamo di
dimostrargli che lui non è l'unico a saper giocare sporco in certi casi.
Con la mano
andai a delineare il suo profilo, soffermandomi di più sulle labbra appena
dischiuse. Un sospiro di piacere uscì da esse, i suoi occhi invece si chiusero
sotto le mie carezze.
Poi, vedendo
che la sua presa si era allentata, mi staccai improvvisamente da lui.
Lo vidi aprire
gli occhi di scatto, spaesato all'inizio per poi guardarmi torvo.
<< A
quanto vedo entrambi siamo completamente indifferenti l'uno all'altro...
>> dissi, sarcastica.
<< Non
provocarmi, ragazzina. Sai di cosa sono capace! >> rispose, alterato.
<< Sì, sì
lo sappiamo tutti. Ora scusami ma avevo promesso a Katia di aiutarla
stamattina. >> dissi alzando gli occhi al cielo e dirigendomi verso la
porta per andarmene da quella stanza che si era fatta troppo calda per i miei
gusti. Dovevo mantenere la facciata dell'indifferente ancora per qualche
secondo, potevo farcela. Sì, perché dentro stavo bruciando come mille soli,
accidenti a lui.
Poco prima di
aprire la porta mi sentì strattonare per il polso, in poco tempo mi ritrovai di
nuovo vicinissima a lui. I suoi occhi mandavano scintille, promesse di
vendetta.
<< Dopo
pranzo raggiungimi nella serra dell'altra notte. Vedremo chi avrà più
autocontrollo. >> ghignò sicuro di se.
<< Sì,
vedremo. Niente regole. >> risposi già eccitata all'idea di un nostro
nuovo scontro.
<< Niente
regole. >> ripeté sorridendo sadico, forse pregustando la vittoria che io
non gli avrei mai permesso di ottenere.
Vedremo chi
vincerà Andras, vedremo.
Lui mi lasciò
andare il polso e io potei finalmente uscire da quella maledetta camera.
Pensai che tra
poche ore io e lui saremmo di nuovo stati soli in una stanza a provocarci in
chissà quali modi perversi.
Mi bloccai come
pietrificata in mezzo al corridoio.
In che guaio mi
ero andata a cacciare?!
Pov. Andras
La guardai andare via seccato. Ogni santa volta che ci
ritrovavamo da soli lei dopo poco se ne andava con una qualche scusa, a tal
punto mi odiava? Tanto non sopportava la mia presenza?
Diedi un pugno
violento al mobiletto vicino a me, frantumandolo.
Stupida
ragazzina umana. Perché diavolo le avevo permesso di toccarmi in quel modo,
perché?! Sia ieri notte che adesso eravamo stati così vicini che i nostri
respiri si erano mischiati l'un l'altro, diventando un tutt'uno. Il calore del
suo corpo era andato a riscaldare il mio, gelido come il marmo. Non capivo
perché le avevo permesso di starmi accanto in quel modo, perché non l'avessi
scansata via in malo modo come facevo con tutti. Anzi, avevo perfino desiderato
che non si staccasse più.
Strinsi i
pugni, maledetta strega incantatrice, l'avevo decisamente sottovalutata.
Questa sera
dovevo fare in modo che fosse lei a cedere alle mie carezze, dovevo farle
vedere che ero io colui che aveva in mano le redini del gioco.
<< Wow,
Andras, ma ti sei visto prima? Mio Dio sembravi un drogato in compagnia della
sua droga preferita! >> rise bellamente quel coglione di Damien.
<< Che
cazzo stai dicendo? E poi da quand'è che sei qua a spiare, eh? >> risposi
alterandomi ancora di più se possibile.
<<
Abbastanza da vedere che la carotina ti ha completamente stregato, amico.
>> mi disse con un alzata di spalle Damien, sorridendo compiaciuto.
<< Cosa?!
Ma... >> comincia ma lui rispose subito alla domanda che stavo per
porgli.
<< Eravate
così presi l'uno dall'altra che non mi avete sentito entrare, sai che io non
busso per entrare nella tua stanza comunque, ho visto e sentito tutto poi
quando lei ha detto che doveva uscire mi sono nascosto dietro la colonna vicino
alla porta e dopo averla vista allontanarsi nel corridoio sono entrato ed
eccomi qua! >> disse allargando le braccia.
<< E non
è tutto!>> continuò l'idiota << Non preoccuparti per ieri notte,
ero io. >> disse più lieve, temendo la mia ira che non si fece attendere
oltre.
<< CHE
COSA?! Tu... io ti uccido! Come hai osato fare tutto questo, eh? E comunque io
non sono preso da lei! >> urlai con gli occhi rosso cremisi.
<< Amico,
vedi che io ancora ci vedo e i vostri sguardi... >> provò a dire ma non
lo feci continuare.
<< Basta!
Non c'è niente e mai ci sarà e poi mi sembra che quello tra noi due che è preso
da qualcuno sia tu. Come si chiama la tua serva? Ah sì. Raina, giusto? >>
ghignai malvagio.
Lui si
pietrificò sul posto e disse gesticolando nervoso: << Ma tu stai male! Io
e Raina? Mai! >>
Poi lo vidi
bloccarsi e abbassando lo sguardo dire piano: << Hai mai pensato a...
>>
<< No,
non è possibile ciò che pensi, mi rifiuto anche solo di pensare che sia così,
non può essere lei. >> dissi duro, riprendendo il mio tono gelido di
sempre.
<<
Andras... >> disse alzando lo sguardo da terra.
<< Damien,
smettila. Chiudiamo il discorso. Ora dimmi perché eri venuto qui. >>
dissi passandomi una mano in viso.
Lo sentì
sospirare per poi dire: << Abbiamo ricevuto una lettera da tu padre. Vuole
che tu vada da lui immediatamente, ti deve parlare di una cosa urgente.>>
<<
Capisco, risolverò tutto più tardi. Adesso andiamo alla riunione. >>
dissi sorpassandolo.
Mi diressi
verso la sala riunioni con mille pensieri per la testa.
No… non poteva essere lei. Rifiutavo di crederci!
Pov. Amia
Entrai nelle
cucine con un diavolo per capello, sembrava quasi che ci fosse un'aura oscura
attorno a me, cosa che fece allontanare subito da me tutti i cuochi intenti a
preparare il pranzo.
In mezzo a
tutto quello scorrere di gente vidi Katia e Raina che conversavano mentre
pelavano le patate. Facendomi largo tra i cuochi e facendo attenzione a non
combinare danni le raggiunsi ponendomi davanti a loro con ancora in volto
un'espressione corrucciata.
Le due donne
appena mi videro smisero di pelare le patate e subito mi travolsero di domande,
io le bloccai dicendo che avrei spiegato loro tutto quando saremmo state in un
posto più appartato. Guardandosi intorno capirono che la cosa che dovevo dire
loro non poteva essere sbandierata ai quattro venti così annuirono e, mentre mi
mettevo anche io a lavoro, parlammo del più e del meno.
<<
Allora? Perché sei entrata con quella faccia prima? >> mi assalì Raina
non appena uscimmo tutte e tre dalle cucine.
Ci stavamo
dirigendo verso un luogo appartato del giardino per fare un picnic ed avere
così modo di parlare di ciò che mi era accaduto senza sguardi curiosi intorno.
<< Appena
arriviamo ti dirò tutto, Raina, promesso! >> dissi esasperata.
In realtà non è
che avessi così tanta voglia di parlare di ciò che era successo, mi
imbarazzava, ma sapevo anche che se mi fossi tenuta tutto dentro sarei
impazzita, dovevo parlare con qualcuno di amico per farmi dare un consiglio sul
da farsi.
Arrivammo al
luogo prestabilito e, sistemato tutto l'occorrente per il picnic, la sensazione
di essere osservata mi travolse. Alzando lo sguardo dalle posate appena
sistemate, mi accorsi infatti di avere puntati contro ben due paia di occhi
desiderosi di sapere. Sospirai arrendevole, era arrivato il momento della
verità.
Presa di
coraggio raccontai loro ogni cosa, mi sembrava tanto di essere un peccatore che
confessa i suoi orribili peccati al prete della chiesa.
Mentre
raccontavo le vedevo spalancare gli occhi e la bocca sempre di più, incredule e
direi anche sconvolte. Appena finii un silenzio imbarazzante calò su di noi.
Deglutii
agitata e dissi: << Allora, voi che ne dite? >>
Le due si
guardarono in faccia ancora allibite e poi, annuendo, dissero all'unisono:
<< Sei cotta. >>
<< Che
cosa?! >> gracchiai con voce strozzata.
Erano forse
impazzite?
<< E non
è tutto, anche lui sembra interessato... >> disse maliziosa Raina.
<<
Stellina sono così felice per te! >> fece invece Katia con occhi
sognanti, quasi quasi mi immaginavo che tra poco avrebbero preso la forma di
due cuoricini.
<< Ma voi
state male! Io vi racconto i miei dilemmi esistenziali e voi mi rispondete con
un semplice e conciso ''Sei cotta''?! Che poi non è assolutamente vero!
>> dissi incrociando le braccia sotto il seno.
Raina mi fissò
con lo guardo di chi la sa lunga e disse ovvia: << Certo, Amia, certo.
Guarda che da quanto ci hai detto sembri veramente presa da lui. E poi parlavi
per me e Damien! >>
<< Non è
la stessa cosa! A te lui piace io invece odio Andras, come potrei amare l'uomo
che mi ha rovinato la vita e che continua a rendermela impossibile, eh?
>> risposi alterandomi.
<< Non
c'è un ''perché'', quando ami qualcuno è così e basta. >> disse con i
suoi occhi da cerbiatta maledettamente seri.
<<
Raina... >> cominciai, ma lei mi interruppe mettendomi una mano tesa
davanti alla faccia.
<< Amia,
capisco perfettamente il tuo punto di vista, sia io che Katia abbiamo perso le
nostre famiglie e la nostra quotidianità a causa dell'impero ma non possiamo
vivere col costante pensiero della vendetta, è sbagliato. Verremmo consumate
dall'odio. >>
<<
Tesoro, Raina ha ragione... dovresti dare una possibilità a questo mondo, te
l'ho detto anche l'altro giorno. >> disse invece Katia con voce dolce.
<< Io...
mi spiace ma non ce la faccio. Magari più avanti, ma adesso proprio non ci
riesco. Ora come ora non mi sento abbastanza pronta. >> risposi loro
abbassando lo sguardo e delineando con un dito figure concentriche sulla
tovaglia da picnic.
<< Sì, credo
che ognuno di noi abbia i suoi tempi, prenditi tutto il tempo che ti serve
stellina. >> disse Katia comprensiva.
<< Basta
che però ci pensi, ok? Non voglio che poi ti penti di non aver colto l'attimo,
ricorda che il tempo non può tornare indietro. >> aggiunse Raina con
ancora in viso quello sguardo serio.
<< Sì, lo
farò sicuramente. Grazie a tutte e due. >> dissi gettandomi fra le loro
braccia.
Pensai che ero
davvero fortunata ad avere delle amiche così speciali, non so come avrei fatto
a sopravvivere in questo luogo senza di loro. Mi ripromisi di pensare davvero
seriamente alle loro preziose parole, mia madre mi aveva sempre detto di
ascoltare i consigli degli amici sinceri. Ed ero certa che di Raina e Katia si
ci potesse fidare ciecamente, i loro occhi trasmettevano vera amicizia.
<< Bene,
adesso lasciamo perdere questi discorsi così seriosi e mangiamo! >> dissi
con ritrovata allegria.
Mangiammo tra
una risata e l'altra, raccontandoci aneddoti buffi ma parlammo anche di cose
serie, scoprendo sempre più cose sul conto di ognuna di noi.
Appena finimmo
ci mettemmo a lavoro per sistemare i piatti sporchi e tutto il resto dentro i
cestini, successivamente ci dirigemmo verso le cucine per posare il tutto.
Mentre percorrevamo i corridoi sentii Raina sussurrarmi: << Cosa hai
intenzione di fare dopo, quando andrai da lui? >>
<<
Qualcosa che lo farà certamente impazzire. >> sorrisi maliziosa.
<< Stai
attenta, potresti uscirne scottata pure tu. Non esagerare. >> continuò
lei.
<< Sì,
farò attenzione, promesso. >> risposi facendole l'okay con il pollice in
su.
La vidi annuire
poco convinta, sapevamo entrambe che con il mio carattere ribelle avrei
sicuramente fatto qualcosa, era più forte di me.
Sospirai,
affranta.
A quel punto
speravo solo che non fosse troppo grave.
ANGOLO
AUTRICE:
Allora gente eccoci arrivati a fine capitolo! ^-^
Ditemi, vi è
piaciuto? Spero vivamente di sì, io mi sono impegnata tanto nello scriverlo.
Decisamente è
il più romantico scritto fino ad ora, eh? XD
Ma non
allarmatevi, ce ne saranno molti altri di momenti come questi, non vedo l'ora
di arrivare al bacio e credo anche voi! u.u
Come poi avrete
certamente notato qualcosa sta cambiando nell'aria, anche se Amia e Andras si
rifiutano di vederlo. C'è da dire che ognuno ha le proprie ragioni per farlo,
non si può cancellare tutto con un colpo secco di spugna, varie cose però
porteranno al superamento di questi ostacoli tranquilli, sono un'amante dei
lieto fini io!
Piccola cosa:
cosa avrà voluto dire Andras con quel '' Non può essere lei''? A cosa si
riferiva secondo voi?
Ovviamente io
lo so, ma mi piacerebbe sapere cosa frulla nella vostra testa! :)
L'ultima parte
invece ci ha mostrato che Raina e Katia tengono davvero molto ad Amia, Raina
poi si è dimostrata capace di grande serietà e giudizio in momenti delicati
come quello affrontato.
La prima
parte... beh quella è stata certamente il top del capitolo, vero? *-*
Spero di aver descritto bene le emozioni che provavano
i protagonisti e che ci tenevo molto a trasmettervi!
Adesso forza
gente, niente paura e recensioni a tutto spiano, prometto che non vi mangierò!
;)
In molti mi
seguite e mi domando sempre come mai non recensiate, sapete che mi preoccupo di
non deludere nessuno ma se non mi dite cosa ne pensate dei capitoli come posso
migliorare?
Ringrazio moltissimo coloro che hanno inserito la
storia fra le:
-preferite: 12
-ricordate: 10
-seguite: 27
e me come autrice preferita: 3.
Ringrazio con
tutto il cuore anche chi recensisce con costanza, chi a volte ed anche i
lettori silenziosi. GRAZIE davvero a tutti, siete fantastici! <3
Adesso vi saluto, al prossimo capitolo!
Bacioni, vostra
Ashwini. :*
P.S.: Ho
pubblicato il prologo di un'altra storia, spero ci darete un'occhiata e magari
lascerete qualche recensione:
Eternity
Lucinda è un'orfana che cresce in orfanotrofio,
cresciuta ed amata dalle suore che lo gestiscono.
Simpatica e sincera, abile tanto negli sport quanto
nello studio, si è sempre fatta amare da tutti coloro che la circondavano.
Arrivata alla maggiore età, dovrà andarsene
dall'orfanotrofio e trovarsi un posto suo nella grande New York.
Qui incontrerà Raphael, giovane e bellissimo
cardiologo che lavora nell'ospedale della città, nonché sede principale del
grande impero della sua facoltosa e ricca famiglia, questa è infatti formata da
una lunga dinastia di medici che lavorano in molte filiali sparse per tutto il
paese.
L'incontro tra i due sarà burrascoso e sarà subito
odio a prima vista.