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Autore: effe_95    16/05/2013    4 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.

35. Con la sua lama, ti uccide.

 
Era davvero piccolo.
Aveva pochi capelli sulla testa, sembrava quasi fosse completamente calvo, gli occhi verdi si intravedevano appena, erano leggermente aperti e il colore non era ancora completamente distinguibile. Il colore della pelle era rossastra, era ovvio che quella creatura avesse appena subito un trauma, ancora ignaro di quanto altro male avrebbe dovuto incontrare in quella vita appena conosciuta, quel bambino adesso aveva vent’un anni e l’aria stanca.
Nicola ripose la fotografia all’interno dei jeans quando il treno fermò bruscamente e annunciò la sua fermata, scese spinto dalla calca e uscì all’aria aperta respirando a pieni polmoni, li sotto faceva caldo e l’odore dei corpi ammassati non era certamente uno dei più piacevoli. Passò con fare distratto accanto al parco, ripensando che quella fotografia non poteva essere apparsa misteriosamente sul suo cuscino, comunque una parte del suo cervello gli suggeriva che non voleva farsi domande, e Nicola decise che per quella volta l’avrebbe assecondata.
Il suo sguardo fu inevitabilmente catturato da un colore sgargiante, che spiccava terribilmente in mezzo a quel paesaggio completamente verde e marrone.
Ad attirare la sua attenzione era stato il vestito di una ragazza, era giallo fosforescente accompagnato da un saldalo alla romana di colore verde acceso, i capelli neri contrastavano con tutto il resto e il cerchietto verde li metteva in completo risalto, era minuta e fragile, sembrava stesse aspettando qualcuno.
Nicola continuò a fissarla con un senso di dejà vu terrificante, scosse la testa e fece per andarsene, ma la ragazza fu avvicinata da un ragazzo,  aveva i capelli castani con un taglio militare, il volto spruzzato di lentiggini e due sfuggenti occhi verdi, una cicatrice sul mento e una voglia a forma di fragola fotto l’orecchio sinistro.
<< Torniamo a casa! >> Esplose immediatamente lui, afferrandola brutalmente per un braccio e strattonandola, fu muovendosi che Nicola si accorse che la ragazza era incinta e in lei riconobbe Daniela, la ragazzina incontrata per caso accanto al supermercato.
<< No! Lasciami stare, toglimi le mani di dosso cretino! >> Gridò lei scansandolo violentemente, lui l’afferrò per i capelli e la trascinò per qualche centimetro.
<< Tu vieni con me sgualdrina! Non mi interessa chi stai aspettando, ho detto che devi tornare a casa e lo farai, altrimenti ti meno! >> Ringhiò lui strattonandola ancora una volta,  Daniela fece resistenza e così le menò un rovesciò sulla faccia, a quella vista, Nicola raggiunse i due e spintonò il ragazzo.
<< Sei matto!? Ma non lo vedi che è incinta? >> Gridò minaccioso, l’altro lo guardò in cagnesco e digrignò i denti, sembrava avere la sua età, o forse un anno in più.
<< Tu chi cazzo sei? Levati dalle palle! >> Replicò l’altro incalzandolo, Nicola lo allontanò con un gesto di stizza e l’altro grugnì.
<< Se ti vedo colpire una ragazza incinta, per me non sei altro che uno stronzo, magari sei stato tu a ridurla in questo stato! >> Sibilò Nicola, Daniela guardava la scena con gli occhi spalancati, quello era il ragazzo che l’aveva salvata da uno svenimento in mezzo alla strada, era quel ragazzo per il quale lei aveva provato quasi subito un legame speciale, ed era proprio lui che aveva sperato di incontrare quel giorno, forse qualcuno l’aveva ascoltata.
<< Io? No, se mia sorella è una puttana non posso farci niente >> Disse l’altro con un sorriso ironico stampato sulla faccia, Nicola aggrottò la fronte e contrasse le sopracciglia, che schifo di fratello che aveva Daniela, lui stava soffrendo per lei.
<< Eteocle smettila! >> Gridò lei aggrappandosi al braccio di Nicola, quel gesto lasciò entrambi i ragazzi paralizzati per motivi diversi.
<< Tu lo conosci? >> Domandò Eteocle inviperito nei confronti della sorella, e Daniela spiegò tutto molto velocemente, compreso il motivo per cui si trovava al parco in quel momento, ma Nicola non sembrò turbato, era più concentrato su altro.
<< Eteocle? … Che nome singolare >> Bisbigliò a bassa voce, era strano, ma il nome di quel ragazzo gli stuzzicava la mente ed evocava qualcosa di irriconoscibile, per il momento.
<< Beh, ti ringrazio per averla assistita quel giorno, ora dobbiamo andare >> Tagliò corto Eteocle afferrandola per un braccio, Nicola fece per controbattere, ma Daniela si sporse verso di lui, mentre Eteocle la tirava e gli lasciò tra le mani un pezzo di carta.
<< E’ il mio numero! Mi chiami? Lo prometti? >> Gridò mentre si allontanava ed Eteocle grugniva qualcosa di incomprensibile, Nicola li guardò allontanarsi senza rispondere, mentre tra le mani stringeva quel pezzo di carta e la sua mente macchinava.
Eteocle e Daniela.
Aveva già sentito pronunciare quei due nomi, ma non ricordava precisamente da chi, di una cosa era certo però, non l’avrebbe mai chiamata.
 
 
Yulian guardava con fare critico il risultato dei quadri dell’esame di stato, messo esattamente una settimana dopo che lui aveva dato gli orali, fuori faceva un caldo cane, lui non lo sopportava e voleva solo andare al mare con Claudia.
<< Devi essere soddisfatto >> Costatò Claudia legandosi i capelli in una coda altissima, Yulian piegò la testa di lato, come se il risultato potesse magicamente cambiare.
<< Mh, secondo te novantadue non è un po’ poco? >> Chiese lui massaggiandosi il braccio sinistro, Claudia gli diede una leggera gomitata e lo tirò per la mano, Yulian scosse il capo e ridacchiando seguì la fidanzati fuori dai cancelli di quella scuola nel quale non avrebbe più messo piede. << Bene signore, adesso che ha finito la scuola, come si sente? >> Chiese lei con aria saccente e solenne allo stesso tempo, Yulian si schiarì la voce e fece finta di aggiustarsi una cravatta che non aveva.
<< Bene direi, un po’ sperso ma bene, e lei signorina? Sopravvivrà l’anno prossimo senza vedermi gironzolare per i corridoi? Non ci sarà nessuno che le verserà della cioccolata bollente tra i capelli >> Il tono scherzoso morì sul viso di entrambi, certo, sarebbe stato tutto diverso, ma non così tanto poi, Claudia si aggrappò al braccio di Yulian.
<< Mi mancherai, ma è giusto così >> Lo sguardo di Yulian si perse in lontananza, e gli occhi gli diventarono completamente azzurri, Claudia vi vedeva dentro tutta la preoccupazione del futuro che sarebbe stato, sembrava davvero una strada infinita e piena di buche nel quale inciampare, Yulian sembrava fragile in una maniera spaventosa e non poteva più fare il duro.
Claudia lo strinse a se in una modo un po’ assurdo, facendolo abbassare di qualche centimetro e appoggiandogli il viso sul suo petto.
<< Fa paura anche a me, ma andrà bene >> Disse solo questo, perché oltre non poteva andare, anche lei aveva paura, e il futuro non lo sapeva prevedere, voleva solo che Yulian per il momento si sentisse al sicuro, anche solo tra le sue fragili braccia.
<< Ok >> Era riduttiva come parola, eppure esprimeva una completa fiducia in quelle parole.
 
Yulian tornò a casa con ancora il bacio di Claudia stampato sulle labbra e il suo corpo che ne sentiva inevitabilmente la mancanza, stranamente da dentro provenivano pochi rumori, lasciò cadere le chiavi distrattamente e andò nel salotto, dove trovò Katerina seduta con le mani sulla pancia leggermente accennata, Aleksandr in piedi di fronte a lei con uno sguardo grave e una mano poggiata sulla fronte, mentre Iliana era seduta su una sedia, con i capelli che le cadevano davanti al viso, gli occhi grigi persi in un punto fisso e il corpo contratto come le fosse stato strappato un arto.
<< Che succede? E’ morto qualcuno? >> Chiese Yulian entrando nella stanza, Katerina sussultò, Iliana rimase immobile e Aleksandr alzò gli occhi gravi sul figlio.
<< No … Cioè, com’è andata? >> Chiese l’uomo ostentando un sorriso, Yulian non si sentiva più euforico, non sorrideva più ed era tornato al suo antico dolore, contrasse la faccia e si fece serio. << Bene, ho preso novantadue ma non importa >>
<< Certo che importa >> Intervenne Katerina  con voce flebile, anche lei inventando un sorriso, a quel punto fu Iliana a saltare in piedi, come una molla tenuta troppo tempo in tensione.
<< Non è vero! A te e a papà non importa nulla invece! Della vita che abbiamo qui, del fatto che qui ci sia Francesco, non ne avete la minima idea! >> Gridò diventando rossa, poi scansò brutalmente il fratello e si rinchiuse nella sua camera sbattendo furiosamente la porta.
Yulian guardò quella scena con gli occhi sbarrati e il cuore che batteva a mille, si girò lentamente verso i suoi e li fulminò con lo sguardo.
<< Che significa? >> Chiese con la voce tagliente, Aleksandr e Katerina si scambiarono uno sguardo, il primo era duro e severo, il secondo doloroso e implorava pietà, nella sua testa Yulian conosceva già la risposta, ma non voleva credere che potesse essere vero.
<< Potrete vedervi nel fine settimana, o comunque sentirvi al telefono, contattarvi tramite computer, insomma Yulian, hai solo diciotto anni >>
Yulian non seppe mai dirsi se a far più male fosse il fatto che quelle parole fossero state pronunciate da Katerina, o che fosse stato tradito in quel modo, il sangue gli salì letteralmente alla testa, sembrava che da un momento all’altro potesse cacciare il fumo dalle orecchie, afferrò la lampada che si trovava nelle vicinanze e la scaraventò per terra mandandola in mille pezzi.
<< Io non ci torno in Russia! Non ci torno! >> Gridò rompendo qualche altro oggetto.
<< Yulian! Insomma smettila, non fare il bambino! Tuo padre è stato chiamato per un lavoro importante a San Pietroburgo, ed è tempo di tornare a casa, per sempre >> Katerina si era alzata e aveva urlato come mai aveva fatto in tutta la sua vita, era la prima volta che lo rimproverava così apertamente.
<< Come puoi pretenderlo dopo dieci anni!? Io qui ho la mia vita, e la mia vita è Claudia >>
Yulian si era sentito stanco all’improvviso, come se tutto un palazzo gli fosse caduto letteralmente addosso, non sapeva come combattere, non sapeva come salvarsi, non poteva farci niente, poco prima si era chiesto quale fosse il suo futuro e il destino aveva deciso così.
<< Non cambieremo idea, anche per noi è difficile, ma devo pensare al vostro bene, e il vostro bene è a casa, è in Russia >> Aleksandr era stato irremovibile, nelle sue parole non c’era via di scampo, la voce era tesa, certo, per lui sarebbe stato difficile lasciare tutto questo, ma non era la stessa cosa, perché tutto quello che aveva, lui l’avrebbe portato con se a San Pietroburgo.  << Che stronzi che siete >> Lo disse con la voce più tagliente di cui era capace, i due schiaffi forti e pesanti si susseguirono inevitabilmente, uno era stato di Katerina, l’altro di Aleksandr, Yulian perdeva del sangue dal naso o forse dalla bocca.
<< Pensa quello che vuoi, per quanto mi riguarda a settembre ce ne andiamo >>
Yulian strinse i pugni e si chiuse nella sua stanza anche lui sbattendo violentemente la porta, Aleksandr e Katerina sentirono dei rumori terribile, qualcosa che si frantumava, delle grida di dolore e si guardarono con sguardi vuoti.
Non volevano che le cose andassero in quel modo, ma la situazione era completamente sfuggita dalle loro mani.
<< Non doveva saperlo così >> Mormorò Katerina massaggiandosi le tempie, Aleksandr contrasse le mani e serrò i pugni.
<< Lo so, ma deve crescere! >> La conversazione venne troncata in quel modo e i due si guardarono per un po’ e alla fine non riconobbero più l’uno il profilo dell’altra.



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Effe_95

Buonasera a tutti.
Ok, lo so che ho aggiornato dopo molto tempo e mi sono presentata con un capitolo del genere.
Ho praticamente lanciato in aria una bomba e non vi ho nemmeno avvisato nello scorso capitolo, ma questo l'ho fatto volutamente, mi sembrava troppo svelarvi una cosa così "grave", e poi non ci sarebbe stata la sorpresa.
Detto questo, spero davvero che non mi adiate e che non vi sia venuto l'istinto omicida nei miei confronti.
Spero anche che questo non sia risultato scontato e banale, come se già ve l'aspettaste, ma giuro che nella mia testa questa cosa è necessaria.
Adesso scappo a fare greco e pianoforte.
Alla prossima spero.
Grazie.
  

  
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