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Autore: Lady R Of Rage    19/05/2013    1 recensioni
Un ragazzo e una ragazza, che per il bene dell'altro farebbero ogni cosa.
Una donna misteriosa, che non conosce sentimenti.
Un patto, sconsiderato come solo le azioni d'amore sanno essere.
Un amore, un grande amore. Grande, tormentato e senza alcun limite.
E tre parole. Tre semplici parole.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 5
 
Will trascorse lunghe, tragiche ore, dentro quella cella buia e angusta.
Il freddo della notte, non trattenuto dalle pietre del castello, penetrava profondamente sotto gli abiti del giovane uomo, facendolo tremare e sussultare.
Aveva paura. Aveva appena rotto un patto sovrannaturale.
Jessica, una volta, gli aveva parlato del destino riservato a chi rompe i patti. E non era un destino piacevole, per niente.
I ricordi affollavano la mente di Will come mosche ronzanti. Ripensare a quei macabri racconti lo inquietava ancora di più. Lui aveva osato rompere un patto. Cosa che, secondo i racconti di Jessica, era persino peggio che scioglierlo.
Avrebbe causato una calamità? Avrebbe distrutto edifici e causato vittime?
E cosa sarebbe successo a Jessica?
Will fu sottratto ai suoi pensieri da un rumore di passi. Si voltò convulsamente verso la fonte del suono, e vide Clohe che scendeva le scale, accompagnata da due altri spiriti.
La donna si voltò verso gli accompagnatori, e gli sussurrò dei discorsi a bassa voce. I due voltarono le spalle e se ne andarono.
Clohe avanzò verso la cella di Will. Rivolse un sorriso beffardo al suo prigioniero.
-E così, il nostro caro ragazzino innamorato sta passando delle brutte ore? Oh, poveretto.-
Will digrignò i denti per la rabbia. Clohe si sedette in terra accanto a lui, scoprendo le bianche gambe marmoree.
-Io non ti ho fatto nulla, Clohe. Fammi uscire di qui.- esclamò Will.-
La bocca bianca di Clohe si dipanò in un ghigno inquietante, che comunque non la rendeva meno affascinante.
-Neghi l’evidenza, mio caro. Sai fin troppo bene quello che hai fatto.-
Aveva ragione. Inutile negarlo. Will aveva negato fin troppo ciò che era manifesto.
-Non immaginavo che la mia richiesta potesse causare tanto scompiglio. Se mi lasci andare…-
-MAI!-
L’urlo della donna-spirito scatenò la caduta di alcuni calcinacci. Will sobbalzò, e arretrò strisciando sulle gambe stanche.
-Non puoi scappare per sempre, Will. A volte devi saper affrontare la realtà, per quanto dura possa essere.-
Si appoggiò con gesto fluido contro la parete. La sua pelle bianchissima faceva uno strano contrasto contro il nero delle mura.
-Questo fai, Will. Quando ti accade qualcosa di brutto, quando le cose vanno male, tu scappi. Tenti di nascondere la realtà, anche quella inevitabile. Ma a un certo punto, a forza di scappare, si incontra un vicolo cieco.-
Will si strinse contro la parete, ansimando. Ogni secondo che passava quella donna lo inquietava sempre di più. Clohe si avvicinò a lui, e gli si sedette accanto. Will sentì un brivido di freddo che gli percorreva la colonna vertebrale, veloce come un lupo che corre sulla neve.
-Sai, una volta ero come te.- disse Clohe.
-Ero una ragazzina ingenua che credeva nell’amore.
Mi chiamavo Anne de Bonneville. Vivevo a Londra, in quel periodo che chiamate “diciottesimo secolo”. La mia famiglia era una delle più nobili di allora. Potevamo vantare privilegi che ben pochi condividevano.
Allora vivevo spensierata nella gioia letale dell’adolescenza. Ero promessa a un giovane uomo di nome Howard Ashby. Tempo dopo ci sposammo.
Furono i mesi più belli della mia vita terrena. Ma tutto ciò si interruppe quando scoprii il suo maledetto segreto.
Era una sera di mezza estate. Lo sorpresi a uscire di nascosto dalla nostra tenuta. Lo seguii, fino a una foresta circostante.
Fu allora che venni a conoscenza della triste verità. Perché fu in quel momento che lo vidi mentre si intratteneva con una delle sguattere.
Altre donne si sarebbero disperate, ma non io. Invitai la traditrice nelle mie stanze, e le offrii da bere del tè. Pochi attimi dopo la vidi contorcersi a terra. Nella sua tazza avevo versato dell’arsenico. Quanto a lui, lo pugnalai nel letto coniugale.
Dopo il misfatto, per evitare di essere scoperta, fuggii, e mi rifugiai nella tenuta di un mio zio. Fu lui a introdurmi alla necromanzia.
Dopo la sua morte, tutti i suoi poteri passarono a me. Da quel giorno, giurai che mi sarei vendicata dell’affronto subito. Per anni inseguii tutti i poveri sventurati che ancora credevano nell’amore, e li adulai, offrendo loro ciò di cui avevano bisogno.
Tutti gli uomini e le donne del mio seguito, fu così che li adescai. Erano innamorati, e ora mi obbediscono, e per sempre mi obbediranno.
Anche tu, mio caro Will, fai parte di quelle misere persona che ancora credono che l’amore possa servirvi a conquistare la felicità. Tutti quei poveri ingenui che ancora sono illusi.-
Dopo il terribile racconto, Clohe riprese a ridere follemente. Pareva affatto turbata o pentita del suo gesto, anzi pareva considerarlo quasi un suo trofeo.
Will, rannicchiato nell’angolo più remoto della cella, tremava di terrore. Quello che aveva di fronte, ora ne era più che sicuro, non era un essere umano: era un mostro.
E, cosa più inquietante di tutte, anche nella forma terrena quella creatura era stata un mostro. Solo un mostro, infatti, sarebbe stato capace di uccidere una persona con la quale aveva convissuto, giaciuto e condiviso sentimenti per tanto tempo.
-Ma adesso…- Clohe si chinò su Will, respirando con tale foga da sembrare un felino nell’atto di fare le fusa. –Adesso tocca a te, carino. A te, e anche a lei.-
Quel pronome prezioso e proibito fece riscuotere Will dallo stato di torpore spaurito nel quale si trovava un attimo prima. Il ragazzo si alzò da terra, e afferrò convulsamente il braccio di lei.
-Questo no, Clohe. Lei non ti ha fatto nulla. Non puoi costringere lei a pagare per cose che non la riguardano.-
In cuor suo, sapeva che non sarebbe servito a niente. Una donna capace di uccidere il compagno di una breve vita si sarebbe arresa davanti a ben altro.
-Rimproverarmi ti servirà a poco.- disse Clohe, con lo sguardo ardente di crudeltà. –Sei stato tu a causare tutto questo.-
-Cosa?- disse semplicemente Will.
-Tutto questo è causa tua, Will. Sei stato tu a scegliere di superare i limiti terreni, di andare oltre il possibile. Conoscevi i rischi di un simile patto, eppure hai preferito andare avanti imprudentemente, come un bambino affascinato dal fuoco dei fornelli. Se c’è qualcuno con cui prendersela, sei tu.-
Will, suo malgrado, fu costretto ad ammettere che in parte era così. Tante volte Jessica gli aveva parlato dei rischi provenienti dai patti contro natura. E nonostante le ammonizioni, Will aveva seguito un qualche istinto primordiale, preferendo la strada più rischiosa.
-Comunque sia- riuscì a dire pochi attimi dopo –Jessica non ti ha fatto nulla. Non hai alcun diritto di farle del male.-
-Conosco i miei diritti.- rispose Clohe. –Sono io a sceglierli. Preparati a rivedere la tua ragazza. O…- sussurrò con una punta di malizia –la tua ex ragazza.-
Will sentì l’impulso di colpirla. L’accenno al litigio era veramente troppo anche per un ragazzo paziente come lui. Se riuscì a trattenersi, fu solo perché sapeva che quella… quell’essere aveva poteri che lui non comprendeva, contro i quali si trovava in netta inferiorità.
-E che vantaggi ne avresti? Prendertela con una ragazza indifesa e innocente che soddisfazione ti darebbe?- chiese ancora, deciso a giocare il tutto per tutto.
Clohe si leccò le labbra, sempre più simile a un serpente.
-La mia vendetta.- rispose.
Dette queste ultime, letali parole, la donna-spirito voltò le spalle e si diresse verso l’uscita della cella. Quando mise mano alla porta, Will tentò di bloccarla, ma nel momento in cui tentò di alzarsi le gambe gli cedettero, e lui si ritrovò seduto per terra, con i muscoli pulsanti e pieni di dolore.
Non impiegò molto a capirne il perché: era quasi un giorno intero che non mangiava.
Clohe guardò un’ultima volta la sua vittima, con occhi carichi di commiserazione; poi si rivolse ai due spiriti che l’avevano accompagnata:
-Lasciamolo solo.- disse in tono tranquillo. –Potrà riflettere su quello che ha fatto.-
E se ne andò, senza voltarsi, tra gli sbuffi neri dell’abito e le risate pietose dei carcerieri.
Will evitò di inseguirla: aveva capito che l’unico effetto che avrebbe sortito sarebbe stato quello di apparire patetico e inutile.
Per un lungo attimo rimase fermo dov’era, attonito e confuso per la piega terribile degli eventi.
Poi, ritrovata la capacità di muovere le gambe, si scagliò, letteralmente, contro le sbarre della cella, strinse le dita irrigidite per il freddo attorno alle barre metalliche, e scoppiò in un pianto convulso.
 
Jessica non riusciva proprio ad addormentarsi, quella notte. Continuava a rivedere Will dappertutto: nello specchio, nelle stelle, nelle luci in strada.
Il ricordo del suo ragazzo la tormentava, senza lasciarle respiro. Anche quando si sdraiò nel letto, cercando di addormentarsi, continuava a vedere il viso dolce e amato di Will che le sorrideva, invocando perdono.
Ricacciò le lacrime nostalgiche dentro gli occhi, e prese un profondo respiro.
Will era una porta chiusa. Ora doveva solo scordarsene.
Spense la luce, e attese che il sonno la prendesse.
A lungo, fu buio. Poi, improvvisamente, una luce squarciò le tenebre.
Jessica sbatté gli occhi. Non capiva. Era tutto troppo vero per essere un sogno.
Di fronte a lei, una stanza dalla pareti di bianco marmo.
Decine di uomini e donne, avvolti in abiti leggeri, dalla pelle quasi inconsistente.
Una bellissima donna dai capelli bianchi, con un sorriso magnetico e terribile.
E seduto per terra, con una pesante catena stretta intorno ai fianchi, il suo Will.
 
Mindcracker’s corner
Hola pea-ple. Indovina chi è?
Ma IO! IO! IOOOO! I-O!
*un esercito di uomini si prostra umilmente alla mia miticità*
No, Will.i.am, tu non prostrarti. Sei mio marito, non il mio schiavetto. E ora…
Che ne dite. Lo so, dovrei scusarmi per essere in ritardo, e lo so…
Voialtri scrittori capirete… l’ispirazione va e viene.
Come saprete, sono stata ispirata dal mio amato Will.i.am *fulmina con lo sguardo un nutrito esercito di belle donne che tenta di assalire suo marito*
Ora il Sexyssimo ha fatto uscire un nuovo CD, e io (che sono innamorata di lui, e chi se ne frega se vi pare strano) ovviamente me lo sono comprato toutdesuit.
Ora, miei numerosi fan, dovete comprarlo. ORA. Se floppa uccido tutti. *tira fuori il bazooka di Inazuma & The Beast e lo punta contro i Bimbiminkia, colpevoli del fallimento del Marito*.
Spero che la storia vi sia piaciuta. Ora cosa succederà a Jessica e Will?
A presto, quando mi tornerà l’ispirazione.
MiticaBEP97, degna moglie di Will.i.am, uomo sexy e mio marito coatto (nel senso che lo tengo chiuso in cantina legato con lo scotch e lo bacio in bocca ogni tre per due).
Ciao Ciao.
  
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