Capitolo 58: Un futuro probabilmente evitato
Umi si mise subito in piedi appena il suo corpo tornò normale e il suo
primissimo pensiero fu quello di correre immediatamente alla base per preparare
l’antidoto che avrebbe salvato parte della ciurma di Mugiwara.
Si recò verso l’uscita seguita dagli altri, mentre Franky
e Usopp, ancora sorpresi dalla notizia, rimasero
fermi a fissare la scena.
“Di la verità, nemmeno tu ci eri arrivato. Non posso essere l’unico a non
averlo capito.!” disse il cecchino ancora incredulo.
Franky scosse la testa “Nemmeno Rufy non l’avrà capito. Comunque questa cosa è SUPEEEEER!”
Smoker aveva fatto preparare la tenda
improvvisata a infermeria, in modo tale che la ragazzina potesse lavorarci nel
modo più comodo e veloce possibile.
Ancora non riusciva a crede a quanto Karin le aveva raccontato e,
inspirando il fumo del suo sigaro e guardando Tashiji,
si domandò se dovesse raccontarle certi particolari che ella gli aveva
raccontato. Più che sorprendersi del fatto che quella ragazzina fosse la figlia
di cappello di paglia e della sua navigatrice, era senza parole per il destino
di Tashiji e si domandava se ostacolarlo o meno.
“Capitano Smoker, cos’ha? Mi sembra pensieroso?”
le chiese la ragazza, mentre un medico le fasciava la caviglia, che
fortunatamente era solo slogata e con un grosso ematoma.
Smoker chiuse gli occhi un secondo per poi
guardare la ragazza “Tashiji…hai mai pensato di aver
sbagliato a scegliere la carriera militare o hai mai avuto qualche
ripensamento?” gli chiese.
Tashiji sussultò a quella strana domanda “Certo
che no, è sempre stato il mio sogno essere un marine che da la caccia ai
pirati, prendendo possesso delle loro spade più preziose. Lo so, non sono molto
abile nel combattimento nemmeno dopo anni di allenamento, ma io cambierò, mi
allenerò ancora di più e migliorerò, così da non creare più problemi. La prego,
non mi mandi via!” lo supplicò la ragazza, credendo che la sua domanda fosse
una causa del suo incidente con Zoro.
Smoker la guardò confusa, domandandosi del
perché le fosse venuta un’idea del genere. Fosse stato per lui l’avrebbe tenuta
sempre al suo fianco, volendole bene come una figlia, ma come tutti i figli,
anche lei prima o poi avrebbe dovuto lasciare il nido e scegliere la sua
strada.
“Non ho intenzione di cacciarti…volevo capire quali fossero i tuoi desideri,
dato che mi è stato detto che tu e…”
“Io che cosa?” chiese Tashiji confusa.
“Lasciamo perdere. Credo che solo il tempo possa rispondere a questa
domanda!” disse per poi recarsi verso l’uscita della tenda, ma il suo intento
fu bloccato da qualcuno che lo calpestò come uno scarafaggio “Scusa zietto, ho
fretta!”
“Dannata mocciosa!” disse Smoker, massaggiandosi
il viso che era entrato in contatto con la suola degli stivaletti di Umi.
Nami e gli altri erano accanto ai loro compagni,
mentre attendevano Umi con l’antidoto necessario per aiutare i loro amici.
La navigatrice aveva fatto appoggiare la testa del capitano sul suo grembo.
Cominciò ad accarezzargli i capelli e ad asciugargli la fronte dal sudore creatosi
per colpa della febbre alta.
“Rufy!” bisbigliò, mentre guardava il suo viso
talmente bianco da farle temere che fosse troppo tardi. Spostò il suo sguardo
verso Robin e Chopper che erano nelle
sue stesse condizioni. Robin aveva il respiro affannato e Sanji,
la stava alzando leggermente la testa per farla bere.
Chopper aveva il pelo umidiccio e opaco e di tanto in tanto agitava le
zampine come in preda a qualche incubo. Sanji
provvide a idratare anche lui e Rufy, non volendo che
i suoi nakama morissero un istante prima dell’arrivo
di Umi, a causa di mancanza di liquidi nel loro corpo.
Brook era accanto a loro, con una nuvola nera
in testa “Non è giusto che questo tremendo destino sia toccato a loro. Se
potessi prenderei io le sofferenze di tutti loro…sono così giovani, almeno io
la mia vita l’ho vissuta e anche oltre!” disse passandosi le scheletriche mani
nei capelli.
“Non dire stupidaggini idiota. Nessuno morirà e prega che Rufy non ti abbia sentito!” disse Nami
fulminandolo con lo sguardo.
Furono minuti di lunga attesa e Umi
non sembrava arrivare mai.
“Eccomi, ho fatto!” urlò la ragazzina agitando il flaconcino con all’interno
un liquido rosato.
Nami spalancò gli occhi e diventò blu dalla
fifa “Non correre in quel modo!” disse mostrando i denti aguzzi. Ci mancava
solo che Umi inciampasse, facesse cadere la flaconcino e tutto il loro sforzo
per salvare i loro nakama si dimostrasse inutile.
Presto detto, la ragazzina inciampò e fu solo grazie al tempestivo
intervento di Usop, che gettandosi a terra allungando
le mani e strisciando il suo naso a terra scorticandolo un po’, evitò che il flacone si rompesse.
“Sei super Usopp!” disse Franky
mettendosi nella sua solita posizione.
Umi deglutì la saliva in eccesso quando incontrò lo sguardo di Nami e facendo un sorriso nervoso disse “L’importante è che
non sia successo niente!”
L’antidoto venne fatto bere a tutti e anche Smoker,
sotto richiesta della ragazzina, ne bevve un sorso nell’eventualità che avesse
incontrato il virus, ma non fosse ancora dimostrabile analizzando il suo
sangue.
“Non dovresti berne un po’ anche tu?” chiese Nami,
guardando la figlia.
La ragazzina scosse la testa “Si può contrarre questa malattia una sola
volta nella vita e io l’ho già avuta. D'altronde non potevo evitarlo con mio
padre, Robin e Chopper infettati!” spiegò.
Usopp cominciò a farsi mille domande e decise
di porne qualcuna “Perché ci hai detto di venire dal mondo reale, se in realtà
vieni semplicemente dal futuro?”
Umi si sedette su una sedia vicino al letto di Rufy
e accanto a Nami, dato che grazie alla generosità di Smoker, i Mugiwara non erano
stati lasciati a riposare sull’erba umida.
“A dire il vero ho detto che le vostre avventure vengono disegnate nel
mondo reale e raccolte in dei manga, ma non ho mai detto di arrivare da quel
mondo!”
“Ma non l’hai nemmeno smentito!” disse Nami.
Umi alzò le spalle “Bhe dovevo agire in incognito
e non potevo farvi capire chi ero…nemmeno adesso dovreste saperlo!” disse sbuffando.
“Sempre per quella storia che non dobbiamo conoscere il futuro? Tanto
sapevamo già della tua esistenza Umi e anche quella di Ace!” disse Zoro
sedendosi invece a terra.
“Si lo so…però…bhe insomma non faccio io le
regole!” disse Umi “Comunque il fatto che papà, Robin e Chopper siano arrivati
a questo punto della malattia, quando doveva succedere fra un sacco di anni,
può essere a causa del mio intervento qui nel passato. Ci sono sempre delle conseguenze.
E non era nemmeno previsto l’incontro con Smoker su
questa isola, tanto meno quella di Zoro e Tashiji!”
disse Umi.
Zoro si sentì osservato dai suoi compagni che gli lanciavano occhiate
maliziose.
“Finitela!” urlò, per poi diventare bianco come un cencio “Hai detto di
aver avuto due insegnanti di combattimento di spade. Uno gentile e l’altro
scorbutico, ma capace…dimmi che non è quello che penso!”
Umi sorrise a 32 denti “Tu e Tashiji? Mi sembra
ovvio!”
La ciurma di mise a ridere, tranne Sanji che
cominciò ad insultare lo spadaccino con tutto il suo più colorito vocabolario.
Zoro si sentiva imbarazzato per la situazione che si era venuta a creare,
ma cercò di darlo a vedere il meno possibile “Comunque le cose possono sempre
cambiare!”
“No!” disse Umi “Ti prego no, mi piacete voi due…siete così carini!”
“Carini lui e Tashiji? Mi viene il voltastomaco!”
disse Sanji, alzando gli occhi al cielo.
“Taci sopracciglio arrotolato!” disse Zoro secco.
“Altra domanda. Immagino che Rufy nel tuo tempo
non ci sia più, altrimenti non avresti fatto tutto sto viaggio per salvarlo!”
disse Usopp rattristato.
“Esatto…non esiste proprio più la ciurma! Ora non so cosa troverò quando
tornerò a casa!” disse Umi, facendo sussultare i Mugiwara.
“Ma io credevo che anche dopo la morte del capitano, Zoro-san avrebbe preso
il suo posto…o almeno questo è quello che dice Rufy-san!”
disse Brook.
Umi sospirò e si rattristò “Si, in teoria, ma se manca più di un membro
della ciurma, essa comincia davvero a non esistere più. Mio padre non è stato
il primo a morire!”
I Mugiwara spalancarono gli occhi “Cosa?”
“Come qua, anche mio padre, Chopper e Robin si sono ammalati e nessuno è
venuto da un altro tempo per salvarli. Nonostante mio papà sia stato il primo
ad ammalarsi, la sua forza e la sua determinazione, l’hanno tenuto in vita
molto più di quanto avrebbe dovuto vivere, ma Chopper, non dormendo abbastanza per
cercare un rimedio che potesse curare papà, Robin e anche me, ha fatto si che
il suo sistema immunitario venisse completamente annientato dal virus e… non ha
resistito fino alla scoperta della cura!”
I mugiwara spostarono dispiaciuti lo sguardo
verso il piccolo Chopper.
“Quindi sei stata tu a scoprire la cura?” chiese Nami
stringendo la mano a Rufy.
Umi scosse la testa e guardando Usopp disse “è
stata Kaya!”
“La mia Kaya?” chiese Usopp, ritornando con la
mente ai giorni trascorsi con lei.
“Ha scoperto la cura e ha salvato me e Robin, dato che mio padre è morto un
anno prima. Dopo di chè l’archeologa è dovuta
andarsene. Non era sicuro per lei rimanere ferma su di un’isola, essendo ancora
ricercata. È da quando avevo sette anni circa che non la vedo…sinceramente non
me la ricordavo neanche!” disse Umi tranquillamente. Lei non era triste, per
lei era tutto normale.
“A dire il vero, se fosse stato per me, avrei lasciato le cose come
stavano. Non sarei tornata indietro per salvarli!” disse Umi, accorgendosi che
nel modo in cui l’aveva detto, sembrava che non gli importasse molto della vita
dei loro amici.
“Come sarebbe a dire?” disse Nami arrabbiata, non
credendo alle sue parole.
Umi la guardò senza battere ciglio “Come ho già detto a Zoro a me non interessava diventare medico e mio
padre mi ha sempre insegnato che se qualcosa accade, che sia bello e che sia
brutto, c’è un motivo e io sono d’accordo con lui. Mi diceva sempre “Se morirò
vuol dire che è arrivata la mia ora e io me ne andrò con il sorriso, perché so
che tu, Ace e tua madre siete in buone mani!” quindi perché dovevo cambiare il
destino? Inoltre non è che io senta molto la mancanza di mio padre, di Chopper
proprio per niente. Lui non me lo ricordo proprio!” Umi fece una pausa “Forse è
brutto da sentir dire, ma io un padre comunque ce l’ho e io lo adoro!” disse
guardando Zoro, sorridendo.
Zoro arrossì sentendosi per l’ennesima volta al centro dell’attenzione.
Nami con gli occhi lucidi si fece coraggio a
fare la prossima domanda “Allora perché lo hai fatto?”
Umi sospirò “L’ho fatto per Ace! Mio fratello, nonostante fosse troppo
piccolo per ricordarsi di papà, sente molto la sua mancanza o meglio dire sente
la mancanza di una figura paterna. Se Zoro per me è come un papà, con Ace non
va molto d’accordo. Lo rimprovera spesso per le cretinate che fa, a sentir Nami è peggio di mio padre, e mio fratello è convinto che
ce l’abbia con lui ed evita il più possibile di avere contatti con lui. Usopp si è trasferito con Kaya sulla sua isola, quindi anche volendo cercare una figura paterna in
lui, non può. Per quanto riguarda Sanji…ha aperto un
ristorante poco lontano da Fuusha, ma è spesso
impegnati e anche se gli dedica tutto il tempo che può, non arriva a colmare
quel vuoto che sente dentro di lui. Ho deciso di fare questo viaggio quando l’ho
sentito piangere per l’ennesima volta di notte. Purtroppo i suoi amici si
vantano sempre del padre e organizzano giochi in squadra con loro e ovviamente
lui è sempre messo da parte!”
Nami aveva cominciato a singhiozzare pensando
al suo bambino “E io…”
Umi sorrise “Tu sei costantemente presente nella sua vita e nella mia forse
un po’ troppo…Ace infatti ti adora!”
“Tu invece no, per questo ti rivolgi a me chiamandomi Nami
e non mamma!” disse la navigatrice rattristata.
Umi sorrise “Ma no, ti voglio bene anche io…ma semplicemente ci scanniamo
per qualsiasi cosa. Tu fai con me quello che Zoro fa con Ace. Sei sempre pronta
a criticare quello che faccio e per darti fastidio non ti chiamo mamma!” Nami batté le palpebre,
cominciando a capire che probabilmente
le loro litigate dovevano essere causate dalle divergenze di idee tra le due e
dal periodo adolescenziale della figlia.
“Mi hai contestato anche quando ho preso la decisione di studiare medicina
per salvare papà! Anche se so che lo hai fatto solo perché eri preoccupata per
me, ma se le cose da noi sono cambiate…spero che non mi ammazzerai!” disse Umi sorridendo “In
fondo papà ti manca da morire, anche se non lo dai a vedere per me e per Ace!”
“Non ti prometto niente! Affrontare una tale avventura da sola? Ti ammazzerei
anche io!” disse Nami con una vena pulsante in testa,
ma si calmò immediatamente quando sentì la presa della mano di Rufy stringersi, per poi sentire sussurrare “Nami!”