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Autore: LaGraziaViolenta    20/05/2013    7 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove si scopre che Jeanie Joy ha torto, la biblioteca non è il posto migliore per studiare, perché lì capita di tutto e si finisce per non studiare mai.



La biblioteca era il posto migliore per studiare, sosteneva Jeanie.
La biblioteca era il posto migliore per fare la muffa, sosteneva Chelsea.
La biblioteca era il posto migliore per farsi i fatti propri, sostenevo io.
Infatti Jeanie prendeva appunti da un libro, Chelsea russava sul tavolo e io pasticciavo un foglio.
«Serena, il ripasso del professor Paciock non è ancora concluso. Ti conviene rileggerti la parte sul Bubotubero, visto che non la sapevi.»
Aggiunsi un fiorellino all’angolo del foglio. Sprecavo più matita coi disegnini che con gli appunti. «Hai ragione, Jeanie Joy, dovrei farlo.»
Le labbra di Jeanie si strinsero fino a scomparire. «Devo tagliarti la lingua per farti smettere di chiamarmi Jeanie Joy? Chiamami Jeanie e basta, per Merlino…»
«Ma Jeanie Joy è…»
Jeanie sfoderò la bacchetta e la puntò contro di me. «Non ho mai provato l’Incantesimo Testabolla, quindi se esce male…»
Alzai le mani. «Mi arrendo.»
Chelsea, di fianco a Jeanie, grugnì.
Guardammo Chelsea. Alla fine Jeanie alzò le spalle. «Dai, se vuoi ti aiuto. Bubotubero. Quali sono le proprietà curative del pus di Bubotubero?»
Rimasi in silenzio. Ci pensai seriamente. Bubotubero. Era quel coso brutto e puzzolente. A cosa serve una pianta brutta e puzzolente? Certo non in cucina. «Ehm.»
Sentii qualcosa picchiettare contro la mia spalla e sobbalzai. Mi girai di scatto.
Dietro di me stava un ragazzo alto, coi capelli neri, magro come un chiodo.
Potter bis.
Chelsea grugnì ancora. Jeanie le tirò una gomitata. La ragazza sussultò e aprì appena le palpebre.
«Che…»
Appena vide Potter bis, Chelsea si raddrizzò come un fuso e spalancò gli occhi. All’improvviso sembrava sveglissima.
«Oh! Potter! Cosa…»
Potter bis accennò un sorriso. «Avrei bisogno di parlarti cinque minuti… Com’è che ti chiami? Latina?»
Non riuscii a trattenermi. La mia bocca si aprì leggermente, e rimasi a fissarlo inebetita. Parlarmi? Il mio cuore accelerò e sentii il sangue bollirmi nel collo, sulla faccia, nelle orecchie. Parlare con me? Cercai disperatamente di ricordarmi il suo nome.
Potter bis mi sventolò una mano davanti alla faccia. «Ehi?»
Sbattei le palpebre. «Ah… Sì…» Mi girai verso Chelsea e Jeanie, in cerca di aiuto. Jeanie fece un sorriso ambiguo. Chelsea rimase a guardarmi.
Chelsea, almeno tu! Ti prego, dì qualcosa!
Chelsea spostò lo sguardo da me a Potter bis, poi di nuovo su di me. Allungò le mani sulla propria cravatta e la sistemò.
«Allora, andiamo?»
Lanciai un’ultima occhiata implorante a Jeanie, ma lei continuò a sorridere. Anzi, annuì con aria compiaciuta.
Era inutile, dovevo andare. Mi alzai in piedi e mi si oscurò la vista. Appoggiai una mano sul tavolo e cercai di combattere contro la sensazione di vertigine. La sedia grattò contro il pavimento. Potter bis mi fece cenno di seguirlo. Obbedii. Mi sfiorai il petto: il mio cuore batteva a un ritmo sfrenato. Panico. Che caspita voleva Potter bis da me?
Sentii uno scricchiolio che mi sembrava quello delle sedie. Se conoscevo abbastanza bene le mie peppie, probabilmente aspettavano solo di potersi appostare dietro a uno scaffale con le orecchie tese ad ascoltare ogni sillaba. Il fatto che ci tenessero d’occhio mi rilassò. Non poteva succedere niente di male con loro all’erta. No?
Ci fermammo qualche scaffale più in là, vicino a un tavolo vuoto. Potter bis si girò verso di me e e incrociò le braccia. Notai che era tremendamente alto, gli arrivavo sì e no alle spalle. Il suo sguardo vagò dal mio viso, ai miei fianchi, alle mie gambe. Sembrava che mi stesse facendo una radiografia. Deglutii.
«Allora, Latina, il mio è un discorso serio.»
«Latini» lo corressi. Lui agitò una mano con fare noncurante. C’era un che di arrogante nel suo atteggiamento.
«Sei una Tassorosso, esatto?»
Vidi la sua espressione determinata, combattiva, e abbassai lo sguardo. Strinsi le braccia e arretrai di un passo. «Così pare.»
«Quindi, penso, un discorso schietto e leale non dovrebbe essere un problema.»
Risposta istintiva. Potter bis, vieni dall’Inferno come tuo fratello.
Risposta che diedi. «Non credo.»
Potter bis storse il naso. Non sembrava soddisfatto della mia risposta. «La faccio breve. Ti interessa qualcuno?»
Fui costretta ad aggrapparmi a un lato del tavolo per rimanere in piedi. Decisi che non ce la potevo fare. Scostai la sedia e mi sedetti. E se mi avesse presa per maleducata, fatti suoi.
Potter bis non si mosse di un millimetro. «Cosa c’è?»
«Niente…»
«Allora, dimmi. Ti interessa qualcuno?»
Mi balenò in testa l’immagine di Scorpius Malfoy. I suoi capelli biondi, la sua pelle bianca, il suo portamento altezzoso. Da gran signore. Lui non si sarebbe mai permesso di rivolgere una domanda del genere.
Risposta istintiva. Fatti i cazzi tuoi, Potter bis.
Risposta che diedi. «No-no-non vedo il motivo per cui dovrei…» La voce mi uscì roca. La schiarii. «… per cui dovrei parlarne con te.»
Udii un tonfo. Sembrava il suono di un libro che cadeva per terra. Pregai che fosse colpa di Jeanie e Chelsea.
Potter bis si grattò il mento e guardò per aria, pensieroso. «Pensavo che le Tassorosso fossero più sveglie.»
Tacqui e lo fissai.
«Sì, be’, per certi versi è una cosa imbarazzante. Però in realtà è normale.» Il suo sguardo divenne sfuggente. Iniziò a guardarsi in giro. Si passò una mano sulla nuca. «Il punto è che tu…»
«Avis!»
Uno stormo di uccellini apparve intorno a Potter bis, che lanciò un grido e indietreggiò. Scattai in piedi e presi la bacchetta.
Dietro a Potter bis comparve una ragazza dai capelli rossi e ondulati. Impiegai qualche istante per riconoscerla.
«Weasley femmina?»
Weasley femmina puntò la bacchetta contro Potter bis e mormorò qualcosa. Gli uccellini scomparvero. Potter bis guardò la ragazza e ringhiò: «Rose! Sei impazzita per caso?»
«Scusa, scusa.» Weasley femmina si girò verso di me. «Scusa anche a te. Ti ho spaventata, vero? È stato il primo incantesimo a venirmi in mente.»
Aprii la bocca per parlare, ma non avevo più voce. Allora scossi il capo.
Potter bis guardò Weasley femmina, risentito. «Perché, Rose?»
Weasley femmina gli lanciò un’occhiata furente e incrociò le braccia. «Perché? Ma ti sembra il modo di comportarti?»
«Stavo indagando!»
«Hai la stessa sensibilità di uno scarafaggio! È una fortuna che io ti abbia interrotto… E non osare protestare!»
Potter bis si bloccò col dito a mezz’aria, la bacchetta di Weasley femmina puntata contro al naso.
Ecco, così si fa con gli uomini. Brava Weasley femmina.
La ragazza si girò verso di me. Rabbrividii.
«Scusaci. Scommetto che James è stato inopportuno.»
Non potevo dire di no, ma non ce l’avrei fatta ad ammettere che sì, lo era stato. Tacqui. Li fissai.
«Ehm. Sì.» Weasley femmina sembrò imbarazzata. Abbassò la bacchetta e fece un passo verso di me, preoccupata. «Tutto bene?»
Annuii vigorosamente.
Weasley femmina indietreggiò. «Ok. Di nuovo, scusaci.» Si rivolse verso Potter bis. «E tu, vieni con me.»
«Dai, Rosie…»
«Fammi il piacere.»
Weasley femmina girò i tacchi e se ne andò. Potter bis fece una smorfia, ma la seguì.
E io rimasi lì in piedi, inebetita, con la bacchetta ancora in mano, a fissare il punto in cui erano scomparsi. Mentalmente iniziai il conto alla rovescia.
Tre.
Due.
Uno.
La testa di capelli mossi di Chelsea comparve da dietro uno scaffale. Si guardò intorno, poi saltellò verso di me. A passo cadenzato la seguì Jeanie.
«Che figata, che figata! Stasera ne parlerà tutta Grifondoro!»
Jeanie si sistemò gli occhiali. «Non mi sembra il caso, Chelsea. Non fare la pettegola.»
«Uao, Serena, sembri traumatizzata» Chelsea picchiettò il dito contro la mia spalla. Io rimasi inespressiva. Jeanie si mise al mio fianco e con un braccio mi cinse le spalle.
Girai il collo verso di lei. «Ma che voleva da me Potter bis?» sussurrai con voce roca.
«Aha! Allora parli!» fece Chelsea. Sembrava elettrizzata. «Non ti dovevi preoccupare di nulla, di nulla! Era a portata di bacchetta. Nostra, intendo. Ah, Serena stava per ricevere una dichiarazione!»
Deglutii. «Ma io con Potter bis è la prima volta che parlo…»
«Infatti non voleva dichiararsi» intervenne Jeanie. Mi sorrise.
«E allora cosa voleva?» chiesi.
«Già, cosa voleva?» mi fece eco Chelsea.
Jeanie non si tolse dal viso il suo sorriso enigmatico. «Eh, le Case più ingenue di tutta Hogwarts…»
  
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