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Autore: Trick    06/12/2007    10 recensioni
AGGIORNATO IL SESSANTOTTESIMO CAPITOLO
Infiltrato nel clan di Fenrir Greyback, Remus Lupin finirà per scontrarsi con quella realtà dalla quale ha sempre tentato di sfuggire. Nel frattempo, a Londra, Tonks non può far altro che cercare di sopravvivere alla guerra che imperversa per la città. Una storia fra umani e licantropi, fra amicizie improbabili e segreti dimenticati, per decidere se sia più forte il richiamo del sangue o quello del cuore.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Diario di un Lupo

in un Branco di Lupi

(Versione riveduta, corretta e ampliata causa insoddisfazione dell'autrice)

CAPITOLO VENTIDUESIMO

Sulla soglia

°°°°°°°





«Bizét, che diavolo-?»

Lupin tossì violentemente, stringendosi un braccio intorno allo stomaco e chinandosi verso il terreno umido e fangoso; l’odore acre del proprio vomito era insopportabile. Dannata dieta carnivora di Jura, pensò.

«Oh, fantastico» sbottò animatamente Rouge, alzando snervata gli occhi al cielo, «ci mancava solo la dose di rigurgito quotidiano!»

«Alzati, Damerino» ordinò impassibile Greyback, «siamo già abbastanza in ritardo senza che i tuoi disturbi intestinali si mettano in mezzo».

Era il momento; se Rouge avesse improvvisamente deciso di non avere più voglia di aiutarlo, per lui sarebbe stata la fine. Lupin attese accucciato di fronte al fusto sottile di un albero, il respiro ansante, il viso pallido e sudato e l’ansia a infiammargli le vene.

«Credi davvero sia il caso di portarcelo dietro così?» chiese Rouge a Greyback. «Guardalo, fa schifo. E se vomita pure là dentro?»



Sia ringraziato Merlino, è stata al gioco.



«Io non me lo porterei dietro, uno così» concluse con un'alzata di spalle.

«Non se ne parla neanche» la liquidò freddamente Greyback, «non ho nessuna intenzione di piantarlo qui fuori da solo».

Lupin sgranò gli occhi, deglutì nervosamente e invocò tutti gli spiriti di cui era a conoscenza; questa sua ultima mortificante trovata era davvero l’ultimo asso che si era potuto permettere di giocare. E il gioco stava andando male, accidenti.

«Di sicuro non se lo mangia nessuno, non ha un bell’aspetto» tentò ancora la donna.

«Voglio tenere sott’occhio tutti e due» spiegò, «non mi va che ve ne stiate per conto vostro a fare quel diavolo che vi pare. Ho già abbastanza grane a cui pensare. E ora, muoviti, Damerino. Non hai più l’età per essere esonerato da scuola per una sciocchezza del genere».

«Fen, stai scherzando? Non vorrai davvero portarlo dietro co-»

L’ultimo, ormai invano, tentativo di Rouge fu zittito in malomodo da un gesto imperioso del capobranco. Le scoccò un’occhiata minacciosa, e lei abbassò gli occhi verso il basso, stringendo le labbra in un gesto stizzito.

«Alzati, Damerino» ripeté Greyback, voltando le spalle ad entrambi e incamminandosi lungo un sentiero assetato e polveroso che sembrava portare al vicino villaggio di Little Hangleton. Lupin si ripulì il viso con la manica delle veste e sostenendosi al tronco dell’albero, si rialzò in piedi. Si girò, e mentre era intento a ripulirsi come poteva dalla polvere, incontrò lo sguardo di Rouge. Per un istante così labile che Lupin dovette domandarsi se fosse stato solo il frutto della sua immaginazione, gli sembrò di scorgere un lampo di preoccupazione negli occhi della donna.

«Ci ho provato» iniziò lei, «ma è andata male».

«Grazie» mormorò.

Lupin allungò il collo verso il punto in cui era sparito Greyback, scrutando inquieto fra le ombre. Deve esserci un altro modo, continuò a ripetersi come una cantilena, non posso morire in un modo così idiota!

Era così disorientato che quasi riusciva a immaginare il proprio funerale. In quanti avrebbero presenziato alla cerimonia in memoria di un licantropo? Dieci? Quindici? Una ventina al massimo? Senza nemmeno accorgersene, si ritrovò improvvisamente a sorridere fra sé e sé.

Lei ci sarebbe stata.

«Perché diavolo stai sorridendo, si può sapere?» lo interrogò sconcertata Rouge. «Stai per essere ammazzato, Madre Selene, e tu sorridi?»

«Pensavo al mio funerale».

Rouge lo fissò con gli occhi sgranati. «Tu non sei normale, Lupin» scandì, dandogli la schiena e inoltrandosi lungo il sentiero. «Fossi in te, scapperei. Sei ancora in tempo, dopotutto».

«Finiresti nei guai con Greyback».

«Sono già nei guai, Lupin. Sono stata io a convincerlo a fidarsi di te, ricordi?».

«Mi dispiace».

Rouge sbuffò. «Non scappi, dunque?»

«Non scappo».

«Siamo in ritardo, allora» si limitò a sussurrare. «La riunione dev’essere iniziata già da qualche minuto».

°°°°°°°







«Chi è Bizét?

Lupin fece un respiro profondo e voltò il capo indietro. Sobbalzò. Avrebbe riconosciuto quella mascella pronunciata e quei baffi neri ovunque.





«Dove ti sei nascosto, ragazzino?» cantilenò una voce falsamente zuccherata. «Il vecchio Walden non ha più voglia di giocare a nascondino».

Remus Lupin, diciott’anni da poco compiuti, continuava a restare accucciato dietro a quei vecchi scatoloni babbani che gli avevano allungato la vita di almeno un quarto d’ora. L’eco sordo degli stivali di pelle di drago di MacNair risuonava incombente nel magazzino deserto. Se solo si fosse azzardato ad uscire da quell’umile nascondiglio, il Mangiamorte se ne sarebbe accorto immediatamente.

«Dove ti sei nascosto, sporco ibrido?» continuò imperterrito. «Fatti vedere. Non vedo l’ora di aggiungerti alla mia collezione di trofei. Mi manca giusto la testa di lupo».

Remus Lupin strinse con forza la bacchetta fra le mani pallide. Lanciò un’occhiata speranzosa ad una finestrella posta pochi metri più in alto di lui; non sarebbe mai riuscito a raggiungerla, se MacNair avesse continuato ad aggirarsi lì attorno come un avvoltoio in attesa della sua prossima carcassa.

«Fine dei giochi, mannaro» lo canzonò ancora. «Che la caccia abbia inizio».



«Sono io».

Walden MacNair lo scrutò dall’alto verso il basso con occhi vacui; un ghigno per nulla rassicurante alleggiava sui tratti depravati del suo volto. Lupin lanciò uno sguardo sfuggente a Rouge, e con un lieve e scoraggiato cenno del capo, la pregò silenziosamente di proseguire da sola. Lei lo fissò intensamente, e sebbene dal suo viso non traparisse null’altro che la più totale indifferenza, Lupin intuì lo sconforto della donna. Iniziava davvero a fidarsi di quel damerino proveniente dalla città: l’ultima e carente speranza di riottenere l’indipendenza della propria terra stava per svanire davanti ai suoi occhi; e lei, per quanto attaccata potesse essere a questa causa sovvertitrice, non aveva la minima intenzione di sacrificare la propria vita. Gli voltò definitivamente le spalle, con un’ultima occhiate sprezzante e accusatrice impressa negli occhi scuri.

Se muori, pensò con durezza, è solo perché sei troppo incapace per vivere. È la regola, Lupin, e tu non sei stato in grado di rispettarla.

°°°°°°°







Il rosso a dipingere la terra più bruna,

il nero a ostentare spudorata fortuna;

e bianca, la Luna brilla nel cielo

di luce celeste ne stende un velo.







Al primo pugno alla bocca dello stomaco – così inaspettato che quasi non si rese conto del suo arrivo – gli era sembrato di aver perso per sempre la facoltà di respirare; forse era stata una fortuna che quella sera avesse già rigettato. Si accasciò a terra con un gemito di dolore, annaspando e tentando disperatamente di afferrare un appiglio per reggersi in piedi. Non ebbe neppure il tempo di riprendersi che la punta degli stivali di MacNair – quei dannati stivali, maledizione – gli perforò l’anca sinistra. Tentò di ritrarsi con un grido sofferente, ma qualunque movimento cercasse di fare gli infliggeva fitte sempre più dolenti. Sopportava il dolore da troppi anni per cedere sotto quei colpi violenti, vero, ma ciò non significa che non ne risentisse: voltò il capo per sputare un grumo di sangue, e facendosi leva sul braccio destro, s’arrischiò ad alzarsi da terra. MacNair lo ripiantò a terra con una pedata, guardandolo divertito. Tremante, Lupin alzò la palpebra dell’occhio sano – non voleva neppure immaginare in che condizioni fosse l’altro – verso di lui: gli occhi del Mangiamorte erano vacui e distanti, persi in chissà quale dimensione.



Ma che acciden-?



«Oh!»

Perfino i suoi pensieri gli portavano dolore, ogni respiro, ogni sensazione, ogni singolo atto ancora lo rendesse un essere vivente gli causava dolori lancinanti.

«Basta, Walden» ordinò improvvisamente una voce lievemente allietata, «purtroppo così è già sufficiente».

Lupin cercò con lo sguardo fra le oscurità di quel vicolo babbano dove MacNair lo aveva condotto, ma le sue devastate condizioni gli fecero desiderare solo di sparire. Merlino, aiuto.

«Sparisci» intimò la voce. Il tonfo provocato dagli stivali di MacNair si fece sempre più leggero, sostituito dal ritmo di passi più cadenzati e postati. Lupin non ci capiva più niente, e non era nemmeno in grado di capire se davvero volesse farlo.

«Vomitare per disertare una riunione di Mangiamorte?» continuò la voce, mentre due mani lo afferravano malamente per un braccio e lo scagliavano contro il muro più vicino. Lupin mugungò appena a quel trattamento; era diventato completamente apatico al dolore, ormai. «È sicuramente l’idea più balorda che tu abbia mai avuto. Stupido Grifondoro».

«Sev-» gemette, «S-Severus?»

«No, sono Strega Morgana» ribatté falsamente ironico l’altro, «certo che sono io, idiota».

Lupin si tastò con un sibilo dolorante il fianco; Piton dovette attendere qualche minuto prima di poter ottenere la sua attenzione.

«Hai lanciato un Imperio su MacNair per farmi pestare a sangue?» riuscì a chiedere fra una fitta e l’altra.

«L’avrebbe fatto di sua spontanea volontà» rispose Piton, scrutandosi assente le unghie, «ma poi avrei dovuto ammazzarlo, il che avrebbe comportato non poche difficoltà a spiegarne la morte all’Oscuro Signore».

«Stai aspettando che ti ringrazi?»

«Risparmia la tua patetica gratitudine per Silente» sbuffò Piton. «Ha distratto l’Oscuro Signore affinché tu potessi avere la possibilità di salvare la pellaccia. Sei l’opposto dell’indipendenza, Lupin: si è disturbato mezzo mondo per non farti crepare stanotte».

Nonostante sapesse che l'unico scopo di Piton fosse quello di innervosirlo, Lupin si sentì terribilmente in colpa: era stato necessario l'intervento istantaneo di Silente per non compromettere la missione da lui affidatagli, e salvargli, di immediata conseguenza, la vita. E Piton ora se ne stava davanti a lui, con quel dannato ghigno altezzoso a increspargli le labbra, ricoprendo il ruolo di misericordioso aiuto esterno. Era umiliante, maledizione.

«Stai aspettando un invito a nozze, Lupin?»

«Per cosa?» ringhiò d'istinto, tentando inutilmente di limitare la rabbia che lo stava divorando.

«Per entrare dentro, Merlino, per cos'altro? Non crederai che dopo tutta la fatica che ho fatto, tu ora possa permetterti di gironzolare a zonzo tranquillo e beato per il villaggio, spero. L'Oscuro Signore e Bellatrix Lestrange sono, fortunatamente per te, impegnati in una conversazione tutt'altro che amabile con Silente».

Lupin respirò profondamente – cosa che gli provocò una dolorosa scarica all'altezza della terza costola – e annuì lentamente.

«E cerca di non compromettere ancora di più la situazione; non ho la minima voglia di ritrovarmi sotto tre metri di terra per la tua inettitudine».

°°°°°°°







«Cercava rogne» aveva risposto con un sussurro soddisfatto McNair agli sguardi curiosi di alcuni Mangiamorte, «sapete anche voi come sono queste bestie. Gli dai una mano e ti prendono tutto il braccio».

Gli occhi di Piton dardeggiarono divertiti in direzione di Lupin.

Dovresti ringraziarmi.

L'espressione di Lupin non poteva essere equivocata in alcun modo.

Fottiti, Mocciosus.

°°°°°°°















°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°



Spero saprete perdonare queste capitolo molto breve (i miei capitolo si stanno pericolosamente facendo sempre più brevi, dannazione, me ne sono accorta solo adesso; urge rimedio immediato) ma in questa settimana sono stata fortunata a trovare il tempo di respirare...°__° Ho dovuto decapitare così il capitolo (per il prossimo non dovrete aspe... *Trick si tappa la bocca, si dimentica sempre di portare iella*) o avreste dovuto aspettare un altra settimana bella e buona... chiedo venia, faccio quello che posso.

gollum93: (effetto suspence) ^^Hohoho...! Per il momento sono sottomessa al silenzio di stampa, no comment su Rouge...

Kikkina90: Credo che Plinio (sono solita dire boiate pazzesche, non conviene ascoltarmi al 100%) abbia dato una sua descrizione di Pegasi, definendoli cavalli dotati di ali e corna, è da lì che ho preso spunto (macché spunto, sono proprio i Pegasi di Plinio, altroché). Volevo trovare qualcosa di meno classico e più aglosassone, ma non volevo sembrare ripetitiva con i Thestral e dei draghi non se ne poteva nemmeno parlare... e purtroppo, l'idea di fargli raggiungere la contea di Durham a dorso di un Marciotto era impensabile. Per quanto riguarda il vomito... ok, w la sincerità. Sono stata davvero un po' cattiva con Lupin... devo ricordarmi di chiedergli scusa.

Christine: ti ringrazio, sono davvero felice che i flash-back ti siano piaciuti. Di solito i miei tormenti si fondano sulla paura che non si capiscano, considerando che sono solita non descriverli, ma limitarli ai semplici dialoghi diretti. Eccetto questo capitolo, a dir la verità... la scena con MacNair non poteva non essere descritta.

Puciu: chiedo venia, davvero. Già la mia «cagionevole salute» non aiuta, poi s'infila anche il Fato a complicare le cose...v__v naturalmente Rouge sarà un personaggio che- *Trick si dà una manata sulla bocca* Mamma mia...^^ Mi avresti ucciso davvero se avessi infilato degli spoiler? ^^ ti avrei capito, io, probabilmente, lo avrei fatto. Odio gli spoiler, che sia io a farli, o io a riceverli. Per principio.

Debby 93: Attorno al personaggio di Rouge c'è la suspence più totale... *risatina sadica*. Grazie mille, spero ti piaccia anche questo. Povero Remus, lo sto torturando...



Grazie mille a tutte.



E un altro grazie davvero grandissimo a tutti voi che state leggendo la mia storia, a voi che state aspettando l'ultimo aggiornamento di una certa storia (giuro solennemente che la finir- *si tappa la bocca di nuovo*), e a voi che le leggerete in un futuro prossimo.



Al prossimo capitolo,

Trick



   
 
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