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Autore: LaGraziaViolenta    22/05/2013    4 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove Serena Latini rimpiange il tempo perso in biblioteca e ha un colloquio privato con qualcuno che non si aspettava.



Il cutie mark di Jeanie, secondo me, aveva qualcosa a che fare con le piante. I suoi voti erano sempre altissimi, ma per l’Erbologia aveva senza dubbio una marcia in più. Il cosiddetto pollice verde. Il che per me era perfettamente irrilevante, considerando che le due ore di Erbologia erano in compresenza coi Serpeverde.
Quello che voglio dire è che il talento di Jeanie era indubbio, ma se avesse frequentato Divinazione allora probabilmente ne avrebbe avuti due, di talenti. Come aveva previsto, Paciock proseguì il ripasso e toccò proprio ai Bubotuberi.
«Allora» iniziò Paciock, «non credo che si debba fare come quelli del quarto anno… Due persone per pianta saranno sufficienti. Se non siete pratici di Schiantesimi sceglietevi un compagno che se la cavi, così evitiamo incidenti.»
Mi guardai intorno, spaurita. Qualunque cosa provocasse schianti non era nelle mie corde. La violenza non faceva per me. Vidi con la coda nell’occhio che i miei compagni Tassorosso si dividevano in coppie. Io lanciai uno sguardo speranzoso dalla parte opposta.
Rosemary Higgs stava vicina a Scorpius Malfoy, che invece sembrava propenso a stare in coppia con Potter serpe. Erano in tre. Quindi Paciock li avrebbe divisi.
Tra i due litiganti, Higgs e Potter, il terzo gode. Il terzo sarei io.
Mi avvicinai.
«Ehm. Scusatemi…»
Rosemary Higgs mi lanciò un’occhiataccia. Trattenni il fiato.
Forse tornare dai Tassorosso non era un’idea troppo cattiva.
«Ti manca il compagno?» chiese Scorpius.
Sentii il calore invadermi le guance. Repressi un sorriso di gioia. Ma era difficile. «Eh… Sì… Direi di sì.» Li guardai. «Il professore ha detto in due…»
«Be’, vai con Potter.» Higgs spinse Potter serpe verso di me e prese Malfoy a braccetto.
«Ehi!» fece Potter serpe.
Malfoy protestò: «Rosemary…»
«Ti prego, Scorpius, sai che con gli Schiantesimi non sono brava…»
Malfoy alzò gli occhi al cielo, poi si avvicinò a una pianta con la Higgs.
Il mondo sembrò crollarmi addosso. Cose che capitano, ogni tanto. Il mondo crolla spesso. Mi avvicinai alla pianta accanto a quella di Malfoy. Se non altro, non volevo stare troppo lontana da lui.
La voce di Potter serpe mi sembrò arrivare da un altro mondo: «E tu come te la cavi con gli Schiantesimi, Tasso?»
Ah, già, ero in coppia con lui, vero. Era troppo facile dimenticarlo. Scossi il capo. Mi rifiutai di guardarlo.
«Bene, tutti in coppia. Perfetto.» Paciock si infilò i guanti. «Non scordate le protezioni. Vi ricordate come si fa, vero? Indossate i guanti in pelle di drago, per favore.»
Sì, certo, non avevo fatto altro che strizzare Bubotuberi per tutta l’estate. Si fidi, prof. Presi i guanti più piccoli dal tavolo e li infilai. Quelle orrendi piante nere e puzzolenti mi stavano rovinando la giornata. Altro che cutie mark.
«Stupeficium!»
Qualche fila più in là, alcuni Tassorosso avevano già iniziato a schiantare le piante. Poco dopo, la serra si riempì di raggi rossi.
«Stupeficium!» esclamò Potter serpe. Sobbalzai. La pianta ebbe un tremito.
«Pronta» fece Potter serpe.
«Grazie» risposi. Non sapevo cosa dire. Cercai di consolarmi pensando che Malfoy era lì vicino a me.
Forse, però, anche se non ero in coppia con lui, potevo lo stesso impressionarlo in positivo. Insomma, non che raccogliere pus di Bubotubero possa essere un’attività sensuale, aromatizzata alla benzina, ma magari…
Strizzai gli occhi, cercando di ricordare cosa mi diceva Jeanie.
«Tutto bene, Tasso?»
«Sì, sì» tagliai corto. Difficile riflettere, con tutto quel caos. Sentii che la Higgs rideva. Riaprii gli occhi. Afferrai il secchio e lo posizionai sotto la pianta. Presi il Bubotubero. Con decisione, diceva Jeanie. Le piante sentono se sei incerta.
«Ehi…» Potter serpe tese le mani verso la pianta. Mi guardò con le sopracciglia corrugate. «Non così forte, la pianta…»
Risposta istintiva. Chiudi il becco, Potter.
Risposta che diedi. Strinsi la pianta con più forza. Il Bubotubero fu percorso da un brivido.
Unire pollice e indice attorno alla pianta. Eseguito, Jeanie. Senza stringere ulteriormente la presa, far scivolare le dita con decisione, in modo da spremere il pus. Forza. Decisione, per una volta nella vita. Uno, due…
Malfoy si sporse verso di me. «Latini, fai tutto tu? Povero Albus. Porta rispetto per il Grande Albatros. Ricordati, grandi uccelli, grandi lavori.»
Avvampai. Strinsi la vescica di Bubotubero così forte che esplose.
Malfoy si scansò di lato, andando a finire contro la Higgs. Potter serpe indietreggiò. Io mi presi tutti gli schizzi di pus in faccia.
Lanciai un grido. Il pus bruciava sulla pelle, la corrodeva. Gli occhi mi bruciavano come fuoco. Cercai di togliermi il pus con le mani. Mi mossi in avanti, cieca, e finii contro il tavolo. Sentii il peso spostarsi, caracollai e persi l’equilibrio. Volai per aria. Udii uno schianto tremendo, poi la mia testa prese un colpo. Dietro le palpebre chiuse vidi mille lucine.
Sentii qualche grido, poi delle braccia mi afferrarono e mi rimisero in piedi.
«Tutto bene? Ehi, Latini!»
Forse era Paciock. Qualcun altro gridò qualcosa, ma non riuscivo a capire niente in tutto quel frastuono. Non vedevo nulla, allungai le braccia e afferrai qualcosa. O qualcuno, mi resi conto quando la cosa si mosse. «Brucia!» urlai.
Sentii qualcosa bagnarmi la faccia. Non ero preparata e ne ingoiai un po’. Tossii. L’acqua mista a pus mi bruciò il naso e la gola.
Delle mani sulla schiena mi spinsero, e la persona a cui mi ero aggrappata si mosse in avanti. La seguii. Forse l’acqua che mi colava dalla faccia impediva di distinguere le mie lacrime. Udii un “la portiamo in infermeria”, ma non capii chi lo aveva pronunciato.
In infermeria Madama Chips mandò via i miei accompagnatori. Mi lavò ancora, poi mi unse la pelle e mi bendò tutto il viso. Quando riuscii a riaprire gli occhi lacrimai ancora, sia per il dolore che per il mio aspetto: sembravo mummificata. Fui costretta da Madama Chips a mettermi a letto. Mi chiesi quando avrei potuto togliere le bende, e quando avrei potuto ricominciare a mangiare.
Iniziai a leggere un libro, per ingannare il tempo e distrarmi. Ero più o meno a pagina sessanta quando Madama Chips mi interruppe.
«Visite» borbottò con evidente disappunto. Si scostò, e vidi la robusta sagoma del professor Paciock.
«Latini.» Paciock prese una sedia e si accomodò accanto al letto. Intrecciò le mani. Chiusi il libro e lo posai sul comodino. «Va meglio, adesso?»
Il professore avrebbe pensato che ero maleducata, se non mi fossi sforzata di parlare. Aprii le labbra, compresse contro le bende. Ebbi la sensazione che fossero gonfie. «Sì, grazie.» La mia voce sembrava ovattata.
«Potevi lasciar fare a Potter, se non te la sentivi di lavorare col Bubotubero. Queste cose succedono, se non si lavora con coscienza.»
Era un rimprovero meritato, ma anche molto mitigato. Forse pensava che la mia punizione fosse sufficiente.
«Mi togli una curiosità?» Paciock mi guardò negli occhi e accennò un sorriso. Sembrava divertito. Non sembrava proprio volermi sgridare. Annuii.
«Hai già pensato alla tua carriera dopo Hogwarts?»
Il mio viso si contrasse e la pelle sfregò contro le bende. Bruciava in maniera tremenda. Non so che espressione avrei assunto se fossi stata libera di muovere i muscoli del viso. Probabilmente sorpresa.
«No… In verità no.»
Paciock si sporse verso di me. «Hai qualche materia che ti piace particolarmente? Qualche mestiere che ti piacerebbe fare?»
Riflettei. Il mio sguardo vagò sui mobili dell’infermeria, i comodini, gli altri letti. Abbassai gli occhi sulle coperte bianche. «No, direi di no. Non ho voti molto alti, e non ci sono lavori particolari che mi attirino.»
«Sei di madrelingua italiana, vero?»
Annuii.
«Potresti prendere in considerazione un impiego al Ministero della Magia, no? Per le relazioni internazionali… Traduttori e mediatori culturali. È una possibilità, o no?»
Annuii ancora. Non staccai gli occhi dalle coperte. In realtà non pensavo di essere adatta a un incarico simile. Non era certo un inglese ricercato, il mio. Se avessi potuto avere un regolare ciclo di studi babbano, in Italia, forse mi sarei potuta cercare un lavoro normale. Ormai però quella possibilità mi sembrava sfumata.
Sentivo che Paciock mi stava scrutando. Mi sentii a disagio. Chissà cosa pensava di me.
«Non c’è niente di male a non avere le idee chiare, a sedici anni.»
Mi voltai verso Paciock, che mi sorrise. Solo in quel momento mi resi conto di quanto, in effetti, fosse giovane. Mi sembrò un controsenso: uno che a trent’anni già insegnava a Hogwarts era di sicuro uno che fin da giovane aveva avuto le idee chiare.
«In realtà…» Mi torsi le mani. Facevo bene a parlare? Dopotutto Paciock era un professore. Forse mi stavo prendendo troppa confidenza. «In realtà penso di non avere grande talento per la magia. Forse sarebbe meglio se tornassi nel mondo dei babbani. In Italia, voglio dire.»
«Non ti sottovalutare. Hai talento, altrimenti non saresti a Hogwarts. Hai fatto grandi progressi da quando sei qui. Mi ricordo di com’eri al primo anno, quando non capivi la metà delle cose che ti si diceva. Ora invece riesci a seguire tutte le lezioni. Direi che questi non si possono chiamare che progressi.»
Annuii. Più per educazione che per altro.
«Se accetti un consiglio» fece Paciock, «tieni in considerazione i tuoi amici. Non metterli mai da parte. Il tuo incidente ha messo in ansia molte persone. Finire il ripasso dei Bubotuberi si è rivelato impegnativo.»
Mi girai verso il professore, commossa. «Davvero?» Non riuscii a trattenere che nella mia voce si udisse una nota di speranza.
«Davvero. Potter e Malfoy sono sembrati preoccupati, a modo loro.»
Forse avere la faccia mummificata non era così male. Mi evitava l’imbarazzo del rossore. Anche se non mi evitava il bruciore del pus di Bubotubero. Malfoy si era preoccupato, allora…
«Mi può togliere una curiosità, professore?» Le parole uscirono ovattate prima che avessi la possibilità di frenarle. Paciock mi guardò incuriosito e me ne pentii.
«Dimmi, Latini.»
«Chi mi ha accompagnato in infermeria?» La mia domanda poteva apparire strana, e me ne resi subito conto. «Sa… Per ringraziarlo, intendo…»
Paciock rifletté. «Eri aggrappata a Cunningham. Ti abbiamo portata io e lui.»
Cunningham. Un mio compagno di Casa, quindi. Dovevo immaginarlo. Nessun Serpeverde avrebbe mai rischiato di sporcarsi con del pus di Bubotubero, tantomeno se era un Malfoy.
  
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