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Autore: idrilcelebrindal    22/05/2013    2 recensioni
Durante la Battaglia dei Cinque Eserciti. Kili incontra qualcuno che cambierà il suo destino in modi che non avrebbe mai immaginato. Si trova così ad affrontare sfide inaspettate, ma avrà l'aiuto dei suoi compagni e di qualcuno del tutto imprevisto.
Ho scoperto da poco questo sito fantastico, ed è la mia primissima ff.. incrocio le dita...
Aggiunta: la storia ha preso una piega un po' diversa da quella prevista, forse è il caso di cambiare qualche indicazione...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Erede di Durin'
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12. Storri alla riscossa
12. Storri alla riscossa

Era calata la notte, quando un piccolo nano si presentò alle porte di Erebor.
“Posso vedere il tuo signore? Mi chiamo Storri. Forse si ricorderà  di me.” Il piccolo nano portava  un mantello con cappuccio, ed una sciarpa gli avvolgeva il viso e la testa.
Le guardie lo guardarono perplesse.
“Possiamo vederti in viso?”
“Preferirei di no, grazie. Non sono bello da vedere.”
Le guardie confabularono tra loro. Alla fine si decisero.
“Aspetta qui, andremo a chiamare il comandante Dwalin.”
Perfetto, pensò Storri. Più facile del previsto.
Poco dopo vide il grande guerriero avanzare dal corridoio.
“Storri! Amico, che sorpresa! E  che piacere rivederti! Sei sparito… Kili ti ha fatto cercare per ogni dove senza risultato. Nessuno ti ha più visto dopo la battaglia…” così dicendo Dwalin  fece entrare l’altro in una stanzetta del corpo di guardia.
“Ero impegnato. Vorrei vedere il Re.”
“Certo, sarà felice di rivederti, ma togliti il mantello e la sciarpa… perché le guardie dicono che non vuoi mostrare il viso?”
“Con loro non me la sento, Dwalin… ma con te sì.” Così dicendo gettò indietro il cappuccio ed abbassò un poco la sciarpa. Dwalin rimase letteralmente pietrificato. Sbattè gli occhi, poi cercò una sedia dietro di sé e sedette pesantemente, facendola scricchiolare. Aprì la bocca un paio di volte, come per parlare, ed ogni volta la richiuse.
“Smettila, Dwalin,” sbottò Storri, “sembri un pesce.”
“M-ma  tu… tu non .. tu sei…”
“Pare di sì. Voglio parlare con Kili. Devo almeno provare. Mi aiuterai?”
“Sai che lo farò. Ti accompagno subito da lui… e buona fortuna!”
Insieme percorsero il lungo corridoio fino agli appartamenti reali, superando alcune guardie. Sulla porta si fermarono.
“Andiamo in scena?” chiese Dwalin.
Storri  spostò la sciarpa, poi prese il grande guerriero, assai poco rispettosamente, per la barba, lo fece abbassare e lo baciò sulla guancia.
“Grazie,” sussurrò. Dwalin divenne rosso come un peperone. “Andiamo.”
Storri prese un profondo respiro ed annuì. L’altro aprì la porta e disse:
“Kili, c’è qualcuno che vuole vederti.”

Kili era sprofondato in una comoda poltrona davanti al camino e stava leggendo un fascio  di carte.
“A quest’ora? Ma chi è?”
“Un vecchio amico. Ti ricordi di Storri?”
Storri. La battaglia. Il piccolo nano… “Ma certo! Fallo entrare! Da dove viene?” Kili si alzò per andare incontro al nuovo venuto. Storri entrò lentamente e si tolse il mantello, tenendo però la sciarpa.
“Amico mio!” continuò Kili. “ Dove eri finito? Sembravi cancellato dalla faccia della terra!”
“Ho dovuto occuparmi di un’emergenza. Ora però sono tornato..”
 “Togliti  la sciarpa, mettiti comodo… vuoi qualcosa da bere?”
“Mio signore Kili, per favore… no. Non sono ancora pronto a mostrarti il mio viso, c’è qualcosa che potrebbe… beh, non me la sento. Più avanti, forse…”
Kili si rese conto di non aver mai visto il piccolo nano a viso scoperto. La voce gli sembrò soffocata, ma era passato tanto tempo… Lasciamogli i suoi segreti.
“Come vuoi tu, amico, non ha importanza. Vieni, siediti, racconta! Non so niente di te, tranne che combatti molto bene…”
“Quel giorno non c’era molto tempo per parlare.”
“E’ vero. Sono successe tante cose…” Fili.
“Come ti senti, mio signore? La tua ferita è guarita, vedo.”
“Tutto a posto, ormai. Se ne è occupato qualcuno di veramente eccezionale…” la voce di Kili si affievolì, ed il suo sguardo divenne remoto. Mi fa male  anche solo nominarla.
“Bene, sono contento. E il resto? Dimmi, è bello fare il re?”
“Ti puoi togliere qualche soddisfazione, certo… ma  il prezzo da pagare è molto alto. E nel complesso è una faccenda noiosa, fortuna che ho chi mi aiuta.”
“Scusa se te lo dico, mio signore,” Storri abbassò ancora la voce, “ma non mi sembri molto felice.”
“Felice?” anche Kili abbassò la voce. “No, Storri… ho perso troppe persone care. Mio fratello, mio zio… e poi qualcuno che…”
“Che… “ Kili guardò il giovane nano davanti a lui. Il volto era in ombra, ma tutta la postura mostrava una grande partecipazione.
Cosa mi succede? Perché ho l’impulso di raccontare a questo sconosciuto ciò che non ho detto a nessun altro?  Il piccolo nano sembrò intuire le sue perplessità. Lasciata la poltrona, si inginocchiò sul tappeto davanti al giovane re.
“Mio signore,” disse solennemente, a capo chino, “se vorrai onorarmi della tua confidenza, ti giuro che non una parola uscirà dalla mia bocca.”
“Alzati, sciocco!” ridacchiò Kili. “Non è un segreto di stato. E’ solo che… fa male.”
“Siediti qui accanto a me. So io come farti rilassare.”
Ancora una volta Kili guardò il nano davanti a lui. A che strano gioco sta giocando? Sento una strana tensione nell’aria. Forse lui... Perchè ho questo desiderio assurdo di assecondarlo? Non voglio ferirlo… Oh, al diavolo, stiamo a vedere!
Sedette a terra e lasciò che Storri gli aprisse un poco la camicia lasciandogliela scivolare sulle spalle. Il piccolo nano si inginocchiò dietro il re, prese qualcosa dalla cintura – ma quante cose ci stanno lì dentro? – e iniziò un leggero massaggio sulle spalle e sul collo.

Ha le dita magiche! Si trovò a pensare Kili.  In effetti quelle dita sapevano trovare i punti contratti, e scioglievano i muscoli come fossero burro. Si sentì subito  meglio.
“E allora?” la voce di Storri era un sussurro roco, suadente ed ipnotico come le sue mani.
“Vedi… “ cominciò Kili, “è stato a causa di Frèrin…” il giovane re cominciò a raccontare, mentre una sensazione di grande benessere lo invadeva. Il tepore del fuoco, quelle mani magiche, un profumo dolce ed inebriante, in qualche modo familiare, che pervadeva l’aria, e potersi  finalmente lasciare andare…  ad un certo punto Storri gli fece togliere la camicia, lo fece distendere e le sue dita cominciarono a scendere lungo la spina dorsale. Kili non ricordava di essersi mai abbandonato alle pure sensazioni come in quel momento; venne fuori tutto, la storia di Frèrin, le alternative che gli si erano presentate e quella difficile decisione… e poi sentì di nuovo quella tensione nell’aria. Era di nuovo seduto, ora, e le dita di Storri stavano lavorando sulla spalla e sul petto, intorno alla cicatrice, e Kili, che sulle prime si era irrigidito aspettandosi dolore, si stupì  di non avvertirne. E’ come se conoscesse  ogni centimetro del mio corpo…
“E non credi che avresti dovuto parlare di tutto questo con la tua ragazza? Era una decisione che riguardava anche lei!”
Kili si immobilizzò, e gli parve di essere investito da una doccia fredda. L’atmosfera si disintegrò.
“Forse avrebbe avuto il diritto di fare le sue scelte! Invece l’hai allontanata senza neanche una spiegazione!” la voce non era più bassa e roca, ma limpida e notevolmente… irritata.
All’improvviso tutti i particolari andarono al loro posto come i pezzi di un puzzle; Kili si alzò sulle ginocchia e si voltò con un guizzo.

“Hai idea di come m-mi sia sentita? Di quanto sia stata m-male…?!” la voce si assottigliava pericolosamente, deviando  verso i toni alti.
Il giovane re allungò una mano e con un solo gesto  tolse la sciarpa. Ed eccola lì, in ginocchio, i pugni stretti, le guance rigate di lacrime e gli occhi verdissimi che mandavano lampi, la treccia bionda che si agitava sottolineando ogni frase con un movimento spontaneo.
“Mi hai licenziata  come una stupida c-cameriera!!”  
“Che razza di idiota!” sbottò Kili.
“Idiota a chi?!” la voce di Miralys salì di un’altra ottava.
“Io, è ovvio! Come ho fatto a  farmi mettere nel sacco in questo modo! E tu… tu.. come hai potuto..! E poi… farti passare per Storri?!”
“Storri sono io, e non cambiare discorso!” ormai erano uno di fronte all’altro, in ginocchio,  e si stavano urlando contro rabbiosamente.
“ Come sarebbe “sei tu”?!”  E chiedere spiegazioni di questo imbroglio non è cambiare discorso!” sbraitò lui.
“Sì, invece! Stai evitando di rispondere!” Kili raccolse la sua camicia e se l’infilò con un gesto nervoso.
“Mi hai raggirato!” gridò.
“E tu m-mi hai insultato!... Come  ti sei p-permesso di d-decidere per me?...” singhiozzò lei.
“Cosa avrei dovuto fare? Non volevo insultarti tenendoti come favorita! E non volevo che ti rovinassi la vita!” Kili era veramente furibondo. Con tutto quello che mi è costata questa  - giusta! – decisione, con tutto quello che ho sofferto, questa sciocca ancora non si rende conto che l’ho fatto per lei!
“E non hai pensato,” rispose lei abbassando improvvisamente la voce, “che senza di te la mia vita sarebbe stata comunque rovinata…?”
Il tono, più che le parole, fecero immediatamente sbollire l’ira di Kili. La guardò: non c’era più rabbia, nei suoi occhi, solo dolore, e le labbra rosse tremavano.
“Non ho mai p-permesso che un nano entrasse nella mia vita…” continuò Miralys, senza fiato.  “volevo realizzare qualcosa, qualcosa di importante… volevo essere una p-persona utile, non una stupida bambola! E ci ero riuscita, con tutta le fatica, e le lotte… Poi sei arrivato tu, ed è cambiato tutto! Tutto alle ortiche! Alla fine m-mi… mandi via..! … e niente ha più importanza!” Ora stava piangendo apertamente.
Una immensa tenerezza lo invase, e dovette fare uno sforzo sovrumano per non prenderla tra le braccia, cullarla e baciarla, e bere le sue lacrime fino a far scomparire quel dolore che lui stesso le aveva causato. Sapeva che se solo l’avesse toccata sarebbe stato perduto. Scosse il capo e distogliendo lo sguardo sussurrò:
“La mia vita, di certo, ha perso ogni luce senza di te…”
“Kili… io ti amo. Puoi guardarmi negli occhi e per un momento dimenticare chi sei tu, chi sono io, dove siamo, tutto, e dirmi cosa provi per me?”
Lui la guardò. Era facile rispondere.
“Tu sei l’unica che io abbia mai amato e che amerò mai. Sei  il mio cuore e la mia anima. Ti ho allontanato sperando che avresti dimenticato, perché  non volevo vederti soffrire. Ma ora vedo che anche così ti ho causato dolore, che era l’ultima cosa che avrei voluto fare.”
Era smarrito e confuso. Vedeva ora il suo errore di giudizio; Miralys aveva ragione, non aveva tenuto conto dei suoi sentimenti e della sua volontà. Ed adesso…
Si alzò ed andò verso il camino; Miralys si alzò a sua volta e lo seguì.
“Kili, guardami, ti prego…” la sua voce era appassionata. Lui non poteva resisterle e si voltò.
“Amore mio, vuoi provare a fidarti di me? Non l’hai fatto prima, puoi farlo adesso?”
“Cosa intendi dire?”
“Non ci sono ostacoli tra noi. Nessuno.”
“Ma come puoi dirlo…?” esclamò lui.
“Se te lo dico, puoi crederci? Puoi fidarti di me? Vuoi davvero passare la tua vita con me?”
“E’ quanto desidero di più al mondo…” e mentre lo diceva, Kili capì che era vero.Tutto il resto non contava. Fece un passo e fu davanti a lei.

Vide che tremava e si rese conto di tremare a sua volta. Il cuore gli batteva talmente forte da fargli male.
Alzò le mani e gliele pose sulle spalle; timoroso anche di un semplice contatto, afferrò una ciocca bionda che si arricciava sulla guancia di Miralys e la fece passare dietro l’orecchio. Gli sembrò di annegare in quelle profondità smeraldine.
Le braccia di lei si alzarono a circondargli il collo; Kili si chinò e baciò la bocca morbida. Per Durin, quanto l’aveva desiderato! In un attimo si trovarono stretti l’uno all’altra, impegnati un un bacio intenso con cui sembravano voler recuperare il tempo perduto. Quando  si staccarono, in cerca d’aria, erano entrambi senza fiato, con le ginocchia molli ed il cuore che batteva all’impazzata.
“Per Mahal!” alitò Kili con la le labbra su quelle di lei.
“Ben detto..” alitò Miralys accarezzandogli le spalle.
Le mani di Kili  cercarono la lunga treccia bionda; senza smettere di baciare la sua  compagna, sganciò il fermaglio e lentamente sciolse i capelli affondandovi le mani. Sembravano seta.
“Ho desiderato farlo fin dal primo momento,” sussurrò sulla bocca di lei; poi l’allontanò un poco, per guardarla in viso: “Io.. ti desidero da impazzire… ma se vuoi aspettare…”
Lei gli rispose stringendosi a lui: “Abbiamo perso già troppo tempo, non credi?”
Kili la strinse, sopraffatto dalle emozioni. “Non riesco a dirti quanto ti amo.. posso solo dimostrartelo, e credo che ci vorrà tempo… magari tutta la vita.”
Poi passò un braccio dietro le spalle di Miralys, l’altro sotto le ginocchia, e senza alcuno sforzo apparente la sollevò. Lei affondò il viso nella spalla del giovane re, che ammirò l’onda dorata che si riversava sul suo braccio. La strinse più forte, sentendola tremare; appoggiò la guancia sulla testa bionda e si avviò verso la camera da letto. Varcata la soglia, chiuse la porta con un calcio.   
  
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