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Autore: lubitina    23/05/2013    4 recensioni
Erano tempi giovani,John. Lascia che ti racconti qualcosa, prima che l'Araldo venga a reclamare le nostre vite.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Last Harvest'
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…If in some smothering dreams, you too could pace
Behind the wagon that we flung him in,
And watch the white eyes writhing in his face,
His hanging face, like a devil’s sick of sin,
If you could hear, at every jolt, the blood
Come gargling from the froth-corrupted lungs
Bitter as the cud
Of vile, incurable sores on innocent tongues,–
My friend, you would not tell with such high zest
To children ardent for some desperate glory,
The old Lie: Dulce et decorum est
Pro patria mori.

 
 
 
 
 
 
 

Anno 2187, 11 Agosto, Londra
 

Eccomi di nuovo,John.
Allora, cosa vuoi sapere? Niente, cazzo, niente. Perché?
Perché parlo da solo come un vecchio pazzo. Assordato dalle bombe, come quel poveraccio di Wilfred Owen. Ma cosa diamine racconto a te?
Cosa diamine ne vuoi sapere di Owen? Sei un ragazzino, non hai nemmeno trent’anni, ed il livello d’insegnamento nel programma N7 è calato a picco.
E non sei inglese, cazzo. Non sei inglese. La tua conoscenza letteraria si fermerà al massimo a Bukowski e alle sue descrizioni dei culi delle puttane cinquantenni..

 
 
Violento attacco di tosse
 

 
Scusami John. È che qui ogni cosa precipita, sempre più. Credo che respirare polvere di cemento, continuamente, mista a smog e alla merda che i Razziatori hanno fatto evaporare, mi stia facendo male. Sono sempre stato un po’ debole di gola, ma ultimamente sto peggiorando. Non riesco a dormire se non imbottito di medigel. E anche quello sta terminando.
Vorrai sapere com’è la vita al fronte. Beh, tu una vera guerra non l’hai mai vista. No. Tu non hai dovuto sopportare le privazioni su quelle cazzo di carrette volanti nella Guerra del Primo Contatto, campare di brodaglie semiliquide per mesi e mesi, chiudere con le proprie mani le falle nello scafo, o uccidere un alieno coriaceo, giovane quanto te, forte quanto te, a pugni.. e ritrovarsi la pelle spaccata.
Ma.. mi piace. Mi piace. Sì, mi sento vivo. Te l’avevo già detto, o sbaglio?
Anche se qui so che, ogni giorno, ogni minuti, potrò crepare. Dopo tanti anni passati a compilar scartoffie, mi sento di nuovo giovane…
..Nell’attacco dell’altro giorno ne abbiamo persi tre. Tre. Uno, trapassato da parte a parte da una scarica di quei fucili di cui sono dotati i Cannibali.. L’altra, corsa a soccorrerlo, presa in pieno da una scarica biotica di Banshee (mi si ghiaccia il sangue al solo pensiero)..
E l’ultimo, Chadwick. Era andato in ricognizione, con una navetta, dalle parti del Razziatore del Big Ben. E quello lo ha freddato. Non abbiamo trovato neppure il suo cadavere.
È tremendo, John. Dovresti saperlo meglio di chiunque altro, tu. Ma non voglio starti a ricordare cose che probabilmente già ti torturano.. Sei come un figlio per me, te l’ho mai detto? E i padri non girano il coltello nella piaga.
Quindi, scusa l’excursus, e scusa anche i tonfi lontani che si sentiranno, ogni tanto, nella registrazione. I Razziatori stanno bombardando l’area del porto del Tamigi. Curioso, eh? Come nella battaglia d’Inghilterra..
Credi ci invidierebbero i nostri antenati del ‘900, John? Io penso di sì. Siamo una razza superba, nata per vivere sulla lama del rasoio.. Sì, Curchill e Harold Alexander sarebbero stati gioiosi, nel dover fronteggiare potentissimi alieni meccanici a cannonate.
Meglio i Nazisti o i Razziatori, John? Beh, biologicamente parlando, gli scopi di Mengele e dell’Araldo non sono molto diversi. Ne stavo parlando proprio con Chadwick, Dio..
È tremendo. Un giorno ci sei, il giorno dopo non ci sei più.
 
Colpo di tosse
 
Scusa, scusa ancora. Ma è un monologo, no? È un flusso di coscienza.. Parlare mi scarica, l’ha sempre fatto.
Comunque, dovrei riprendere da dove ho lasciato, l’altra volta. Ma è dura. Tutto questo parlare di lei me l’ha riportata alla mente, e mi ritrovo a sognarla quelle poche notti in cui riesco a dormire.
E mi sento in colpa verso  Kahlee. Mi rodo il fegato, mi mordo le unghie come un ragazzino.. Al pensiero di tutto ciò che lei ha fatto per me, gli anni che abbiamo passato insieme, le esperienze condivise. A partire dal thé la mattina, dai datapad di documenti  che mi riordinava, da quella sua desolante disponibilità ad una parola gentile, ad un amore incondizionato, e quei lunghi capelli biondi, che scintillavano come oro alla luce del Sole o di qualunque altra fottuta stella. Con lei.. è andata come è andata. Sono stato, però, immensamente felice del tuo impegno nei confronti della sua Accademia: è un’ottima insegnante e leader, i suoi rampolli non meritavano di esser trucidati dai servetti dell’Uomo Misterioso.
Ecco, un altro curioso personaggio di tutta questa storia.. Ah, John, non ti sembra che gli eventi stiano accelerando? La velocità è sempre maggiore, ci stiamo rapidamente spostando verso il rosso, la Galassia sembra espandersi. Le stelle, quelle poche che si vedono oltre la fuliggine nel cielo, sembrano immensamente lontane. E corrono sempre più veloce. Quanti maledetti mesi sono passati dall’attacco? Forse un paio, forse più. Era la fine della primavera. Tu eri ancora pazzo. Io ero ancora un Ammiraglio pluridecorato che affogava lentamente nella palude limacciosa della burocrazia, ascoltando disattento le notizie del Loro arrivo dal resto della Galassia.
Tutto sta accelerando. Le giornate corrono veloci, la morte smette di essere tale, e rimane solamente come fine delle funzioni vitali. Un cuore che si spegne non è altro che  due braccia in grado di impugnare un’arma in meno. E anche una bocca da sfamare, in meno. Sai cosa di cosa ci siamo ridotti a nutrirci?
..Carogne, John. Carogne trapassate dai nostri proiettili. Carogne la cui base genetica è Krogan, è Turian, è Asari, è Umana.
..La carne delle truppe dei Razziatori non è velenosa, se cotta, dice il medico Salarian. Gli agenti mutageni sono stati del tutto riassorbiti, e gli individui son giunti già a completa maturazione. Sono specie diverse da ciò che erano un tempo. Che sapore hanno? Limaccioso. Di fango, di morte, di putrefazione, di vermi. Eppure, credimi, sembra la manna degli Dei.  
È tutto dannatamente ciclico, John. Ogni cazzo di cosa in quest’Universo è ciclica. Non avevamo , noi Umani, abbandonato millenni fa questo stile di vita? Raccogli quello che trovi, te lo metti in bocca, se hai i conati di vomito vuol dire che non è commestibile. Non avevamo imparato a far crescere le piante? Ad allevare il bestiame? Qualche scienziato del ventunesimo secolo non aveva inventato quelle dannate capsule energetiche?
E ora, se vogliamo sopravvivere, dobbiamo tornare agli albori. Sai della catastrofe di Toba, John? Si dice che, nel 75000 avanti Cristo, più o meno, un enorme vulcano, in Indonesia, esplose. Si ebbe un lunghissimo inverno radioattivo, bagnato da gelide nevi acide; gli oceani ghiacciarono e la vita senziente fu sull’orlo dell’estinzione. Sai quanti esseri umani rimasero, John? Meno di diecimila. Un po’ poco,eh? Eppure..eppure piano piano il Sole ricominciò a sorgere, a sciogliere i ghiacci, a nutrire i semi di piante precedenti a quell’era di morte, e la vita tornò a fiorire. L’Umanità aveva superato quella prova, mentre i Prothean tanto amati dalla tua adorata Asari stavano a guardare da Marte. Dovremmo superare anche questa, John. Non importa se il mio stomaco si dovrà riempire di liquidi delle carogne, o quanti esseri in grado di riprodursi dovranno morire per salvarne altrettanti; e, credimi, non importa se non riuscirai mai a dire alla Quarian quanto tu la ami, perché non potrà mai darti un figlio. E qui, quando sarà finito tutto, l’unica cosa che conterà sarà avere un compagno, o una compagna, e iniziare a sfornare pargoli. Quanti siamo, ora? Cercavamo di fare una stima, qualche giorno fa, col Salarian (perché devono sempre finire a farmi da confidenti, quelle salamandre?). La popolazione della Terra era di undici miliardi. I cadaveri hanno invaso intere nazioni, rendendo gioiosi solo cani e vermi. Un miliardo di persone è morto solamente nel primo attacco. Sulla Cittadella dovevamo essere un paio di milioni. Le colonie, la cui popolazione totale ammontava a meno di cento milioni, sono state del tutto decimate. Terra Nova, in cui i nostri erano quattro milioni, è stata devastata.
Siamo rimasti dieci milioni. E sai con che ritmo i cuori smettono di battere, sulla Terra? 1106 ogni ora. Prima di estinguerci, qui, rimane ancora poco più di un anno, John.
Non esiste solo la nostra resistenza, ma ci sono sparuti gruppetti nascosti in ciò che rimane delle metropoli, delle foreste, delle metropolitane. Sai, molti si sono rifugiati nelle metropolitane, in quei condotti di tre secoli fa, come topi. Alcuni cercano disperatamente i perduti arsenali nucleari della mitica URSS, nel gelo della Siberia. Altri..la maggioranza, a dir la verità, cerca conforto nella Fede. Hanno allestito una cappella, qui, nel campo base di Londra. Quasi tutti i miei uomini vanno lì, almeno una volta al giorno, tentando di pregare, di imitare i nostri antenati, lacrimando in un luogo che forse è sacro, forse non lo è. Chi sono io per dirlo?
Ero l’Ammiraglio David Anderson. Ora, comando un gruppo di disperati, armati di poche armi dai proiettili rubati al nemico, ridotti a nutrirsi del nemico stesso, difendendo strenuamente chi, da qualche parte nella Bolla Locale, sta realizzando il Crucibolo. Chi sono io per decidere ciò che è vero e ciò non lo è, quando le mie dita che stringono una sigaretta non mi sembrano più reali del dio Marte?
Ho bisogno di Lei.
 
 
“Mi aveva scostato con un braccio, con grazia, e, senza guardarmi, aveva aperto il portellone davanti a sé, iniziando a camminare lungo l’intricato corridoio della sua nave. Fissavo, incantato, le sue anche oscillare armonicamente, e il lieve rintocco che producevano i suoi stivali sulla grata che fungeva da pavimento.
-Vuoi seguirmi?,- disse, senza voltarsi, mentre il portellone si chiudeva dietro di me.
Provai il desiderio di annuire, ma ricordai che lei non avrebbe potuto vedermi. –Sì, ammiraglio.
-Chiamami Lana.
-D’accordo, Lana.
Mi affiancai a lei,e , rapidamente, sorpassammo gruppetti di Quarian incuriositi, che probabilmente si recavano nei loro luoghi di occupazione. E sai, John, non mi ero mai accorto di quanto fossero dannatamente multicolori. Ognuno di loro ornava la propria tuta con stupendi tessuti ricamati, alamari, cinture cromate. E in quel corridoio che fungeva da via, sulle pareti c’erano, come alla Cittadella, schermi che proiettavano immagini confuse, eppure sinfonie di colori in perfetta concordanza tra loro. Astratto, astratto e misterioso, come l’alone che circonda quella specie.
Ci guardavano, mentre camminavamo vicini. I loro occhi luminosi erano fissi su di me, da dietro i visori. Forse mi avevano visto in qualche ologiornale, o quelli in pellegrinaggio avevano narrato delle gesta del giovanissimo capitano Anderson dell’Alleanza. Chissà.
-Non staremo dando troppo nell’occhio?,- le chiesi, in un sussurro,senza sperare in una risposta, che però, arrivò.
-Probabilmente sì. Ma la discrezione è una delle migliori doti della nostra specie.
Arrivammo ad una svolta, in cui si aprì una grande sala, dal soffitto estremamente alto, al cui centro si ergeva una colonna di schermi, su cui scorrevano caratteri in quel misterioso alfabeto, alla cui base erano presenti molti terminali, su cui, svariati Quarian, digitavano indaffarati. Altri, datapad in mano, parlottavano tra loro in khelish. Al nostro arrivo, in molti si voltarono, e smisero di cianciare, in un fruscio di veli e ticchettii metallici, e mi ritrovai puntati addosso centinaia di occhi luminosi.
-Che fanno?,-chiesi curioso.
-Esattamente ciò che fanno tutti… Commerciano.
Probabilmente non mi resi conto della mia espressione stupita. –Commerciano..?
-Certo. Credi che non produciamo nulla? Ti ricordo che la maggior parte dei componenti di alta tecnologia informatica proviene da noi.,-rispose con un certo orgoglio, e con un tono che non ammetteva repliche all’ovvietà della cosa. –Ogni grande nave ha una zona come questa, un Q.G. del commercio. E, sappi che costoro sono vincolati da un voto.
La guardai, incuriosito. I suoi occhi erano distanti da me, diretti da qualche parte nella piazza affollata. -Non usare MAI i crediti guadagnati per qualcosa che esuli dalla pubblica utilità.,- alzò una mano, indicando col dito centrale una catasta di oggetti di vario genere, a partire dalle armi fino ad arrivare alle tute, ai terminali, ai tessuti,- Lì è dove gli abitanti della nave lasciano gli oggetti di cui non hanno più bisogno. A chiunque serva, può prenderselo. E, fidati.. Nessuno ha mai il coraggio di rubare nulla.
 Deglutii. Tutto ciò era sensazionale, John. Come potevo immaginare che esistesse un popolo così leale, così altruista, quando i primi alieni che avevo conosciuto erano l’incarnazione degli Spartani? Ero affascinato da tanto ordine, da tanta abnegazione e purezza d’animo. E dall’aliena voce della donna che spiegava, da come la luce bianca dei terminali colpisse il suo visore, e facesse intravedere la forma di un naso e l’incavo degli occhi.
Senza preavviso, ricominciò a camminare, e la seguii. Attraversammo la sala, mentre il suo popolo la guardava, e si inchinava con deferenza al suo leader, lasciandoci passare come un’onda. Sbucammo in un corridoio, e mi resi conto che la temperatura era lievemente salita, che l’aria, che lei non poteva sentire, era carica d’umidità. Mi passai una mano su una guancia, e sentii la mia pelle bagnata, mentre le cromature sui suoi schinieri luccicavano. Il nuovo corridoio era spoglio,  e molte meno persone lo popolavano: sui lati, si aprivano stretti vicoli, probabilmente abitazioni ricavate.
Infine, un portellone piuttosto solido chiudeva il corridoio. Al che, lei si girò verso di me.
-Fa più caldo, vero?
-Beh, sì,-mormorai.
La vidi digitare qualcosa su di un quadro comandi, e la porta si aprì.
John, tu hai visto per davvero Rannoch. Io..no. Non sono mai stato sulla sua superficie. Ma quando entrai, mi resi conto, almeno in parte, di cosa intendessero i Quarian per “giardino cintato”.
La sentii prendermi per un braccio, e con l’altra mano,la vidi fare un ampio gesto, indicando il tutto.
-Ecco il mio più grande regalo al mio popolo, David Anderson.
 
 
 
Si trattava di una foresta, John. E c’era vita, sai? Tanta, tantissima. E solo ora mi rendo conto davvero di cosa potesse significare per quella gente, ora che attorno a me non vedo altro che devastazione, cemento, metallo, ed erba secca. Era un’enorme sala, probabilmente un hangar, di almeno quattrocento metri di lato ed alta attorno ai cinquanta. E credimi, John, alcuni alberi svettavano fino quasi al soffitto. Sentii una vampata d’aria pura di brezza accogliermi, mentre avanzavo lentamente, assieme ad una delicata luce crepuscolare, arancione e dorata.
A terra, sentivo sotto i miei piedi la morbidezza del terreno umido coperto d’erba, che cresceva in morbidi ciuffi. Più in alto, apparivano piccoli arbusti simili a felci, dalle piccole foglie a forma di lancia, come se ne vedono nelle foreste europee; ancora più in alto, alberi alti fino ad altezza d’uomo, carichi di foglie e di frutti dagli strani colori, od ornati da fiori. Ed ancora più in su svettavano, simili a querce, dalla corteccia marrone, coperta di rampicanti, sorretti da enormi radici; suoi poderosi rami, si intravedevano simili ad orchidee. Una delicata pioggerellina mi cadeva addosso, stando sotto quell’enorme chioma multicolore.
-E’ la primaria fonte d’ossigeno di questa nave,-sussurrò Lana nel mio orecchio, e ricordo ancora oggi quel brivido.-Ed è un ecosistema indipendente, che mima del tutto una foresta equatoriale del Pianeta Natale. Noi diamo loro anidride carbonica, acqua, luce, e elementi essenziali, e loro ci riforniscono con cibo ed aria.
Alle sue parole, il cuore prese a battermi all’impazzata, come un adolescente. Probabilmente arrossii, e mi mancò il fiato quando lei mi si piazzò davanti, tenendo tra le mani una grande foglia a forma di stella: -Non noti niente di diverso dal tuo pianeta, David Anderson?
Me ne accorsi solo allora. Le foglie di quelle piante non erano quasi per nulla verdi: erano viola, rosse, alcune quasi nere con striature marroni. Una sinfonia, una meravigliosa accozzaglia di colori totalmente alieni per noi, abituati all’intenso smeraldo della Terra e delle colonie. E l’erba ai miei piedi era viola acceso. Mi chinai ad accarezzare quel tappeto, e la mia mano si macchiò di viola. Solo allora, a quel leggero fruscio, mi accorsi del grande silenzio che regnava lì dentro. Lontano, arrivava solo il ronzio dell’impianto d’areazione, come l’eco di un ricordo. Perché quell’hangar era davvero un frammento del Pianeta Natale, lontano anni luce da esso.
-Perché?,-mormorai. Quel giorno ero curiosamente interessato alla scienza.
-Oh,-fece lei, guardandomi dall’alto in basso,-Beh, Tikkun ha una classe spettrale diversa. Emette prevalentemente nell’infrarosso.. e non sarebbe energeticamente conveniente per le nostre piante utilizzare pigmenti che riflettano il verde. Cosa che, infatti, fanno queste minuscole creature qui,- e mi porse con delicatezza quella foglia, violetta ma screziata di verde. La guardai, ne fissai attentamente tutte le venature, e mi vennero in mente strane immagini che includevano minuscoli fiumi gonfi d’acqua.
-Può tenerla, capitano. ,- disse lentamente, girandosi. –Ti ricorderà la Flotta Migrante.
Non potrei mai dimenticarla, avrei voluto dirle. Ero già cotto come un arrosto di cannibale, dannazione.”
 
 
 
     segnale acustico di chiamata, esplosioni in lontananza
 
Che c’è, Drek? Avete trovato un deposito di medigel e munizioni? Dio benedica la mafia che accumulava roba!
 
    Due ore dopo
 
 
Eccomi, John. È stata un’operazione rapida, un paio d’ore in tutto. Vai, raccogli tutto ciò che puoi, e torni indietro. Facciamo sempre così.. sai, l’Alleanza destina la stragrande maggioranza delle risorse alla flotta, e Hackett ci considera le linee più infime. Le bestie da macello, insomma. Dio, quanto lo odio. Come vorrei che un cazzo di mutante gli staccasse la testa a morsi.
‘Ora la riconosco, Anderson!’,dirai, dopo avermi sentito parlare come un antico cantore. Beh, allora puoi immaginare quanto mi sentissi totalmente estraniato da me stesso alla vista del giardino di Lana, io, che ero un giovanotto abituato a sparare a qualunque cosa si muovesse. A sparare, sottolineo. Perché io so imbracciare un fucile, contrariamente a te, che sai fare solamente le illusioni di mago Merlino.. Comunque, credo che la storia stesse incominciando a piacerti, e sarò magnanimo, continuando a raccontare.
 
 
“Quando lei voltò le spalle, io mi rialzai in piedi, infilando con cura la foglia in tasca. Ce l’ho ancora, sai? È da qualche parte nell’appartamento che ti ho dato, in camera da letto. Non credo che Kahlee abbia mai saputo da dove provenisse. –Grazie,-riuscii a mormorare.
-Di niente, Capitano.
Ero confuso, Shepard. Non capivo cosa volesse quella donna da me. Avevo tentato di tutto per salire a bordo della sua nave, avevo ingannato e dato mazzette, per poi farmi ridere in faccia da lei, nascosta dietro quella maschera, e farmi portare in giro come un fenomeno da baraccone davanti a frotte di suoi simili. Tutti belli, longilinei, colorati e altruisti.
-Dove stiamo andando?,-le chiesi, arrancandole dietro tra le sterpaglie e gli arbusti, e l’erba purpurea che in alcuni punti arrivava alle ginocchia.
-Ad un processo.
-La Rayya ha un tribunale?
-Perché non dovrebbe? Non si tratta dell’Alarei. Hai delle idee piuttosto confuse su di noi, David Anderson.
Probabilmente arrossii,ma cercai di mostrarmi comunque spavaldo.
-Siete un po’ troppo misteriosi, oserei dire.
L’Ammiraglio si fermò, mentre eravamo ad una ventina di metri dal portellone d’uscita. E  mi piantò gli occhi, enormi e luminosissimi, in faccia. La maschera violetta li tingeva di un colore indefinito.  –A nessuno interessa chi siamo, David Anderson. Sai da dove viene il terreno di questo giardino, Umano? ,-disse con fermezza, indicando a terra,- Da una colonia Asari. La Flottiglia era nel sistema di Teyolia, e stavamo scaricando i nuclei in un pianeta disabitato. Fummo intercettati, e pur di cacciarci dall’orbita di Nevos, una loro bosh’tet blu  mi offrì qualunque cosa in cambio. Ancora ricordo lo sguardo pieno di disprezzo nell’olotrasmissione. Io chiesi il terreno di una zona desertica attorno all’equatore. Quella neppure volle sapere cosa dovessimo farcene.
Deglutii. Non mi ero mai accorto dell’indifferenza mista ad insofferenza che circondava i Quarian. Ladri, li chiamavano. E li chiamano così tutt’ora.
-A me interessa.
 
Non so come riuscii a dire quella frase. Davvero, non ne ho la più pallida idea.
Lei non cambiò espressione. La luce dei suoi occhi rimase identica, ma fece un passo di me, e l’erba frusciava sotto i suoi calzari.
-Ma tu sei solo un Umano tra i tanti, David Anderson. Ti ho sorvegliato, come tu hai spiato me. Conosco tutto di te, meno che le vere ragioni di questo tuo attaccamento.
Abbassai lo sguardo, verso un arbusto pieno di bacche rosse. Era piccolo, ma sembrava forte.
-Non lo so neppure io. Sono un soldato nella media, non abbastanza bravo di diventare Ammiraglio, ma non troppo male per non essere un ufficiale. Ho combattuto una guerra, e faccio parte della prima generazione di Umani che ha visto gli Alieni...
E poi mi persi nel vetro della sua maschera scura. Sinceramente, non credo che quelle parole avessero un qualche tipo di fine.. Cosa tentavo di dimostrare? Chi credevo di meravigliare?
Scoppiò a ridere, incrociando le braccia. –E con ciò? Avanti, seguimi, David Anderson.
 
 
Sai, John, ricordo con chiarezza i pensieri che mi vorticavano nel cervello. Non so se conosci la sensazione di essere.. al di fuori di te stesso. Di vedere il tuo corpo vuoto dal di fuori, con tutto quello che ha attaccato addosso: medaglie, gradi, vestiti costosi, gioielli, capelli, braccia, gambe. Lo guardi, eppure non senti alcun tipo di mancanza nei suoi confronti: siete due cose scisse e diverse, che convivono per un qualche tipo di patto silenzioso. Siglato quando? Quando le mani di una donna misteriosa hanno sfiorato le tue? O forse, in quel momento, ti sei accorto di quanto quello fosse fallace? Il mio corpo era lì, con lei, nascosta da strati e strati di tessuti high-tech, ma la mia mente vagava altrove.  Da qualche parte sopra le fronde degli alberi, lontana anni luce dai ricordi della guerra e di Hackett, e tremendamente vicina alla Terra. Sai chi mi ricordava, Lana’Vael vas Rayya? Mia madre.”
 
 
 
Che cazzo vuoi? Non vedi che ho da fare?
   voce maschile confusa fuori campo …”carte”
No, non voglio giocare a carte. Vi straccerei, non ci sarebbe storia. Su, torna a giocare con gli altri bimbi.
 
 
 
 
“Oh, diamine, scusa John. È che mi cercano continuamente, quelli più giovani. Si parlava di genitori, prima,no? Mi fanno sorridere. Comunque.. fammi riordinare le idee. Ecco, ci sono.
Dopo che ebbe pronunciato le ultime parole, accelerò e aprì il portellone. L’aria, immediatamente, divenne più fredda, ed anche il ronzio di sottofondo cambiò: non era più quello del ricambio d’aria, simile a un vento distante, ma quello di macchine vecchie e arrugginite. L’occhio mi cadde su un quadro comando di materiale plastico, su cui i caratteri in khelish erano quasi del tutto cancellati dall’usura. Mi ricordò vagamente la macchina da scrivere del diciannovesimo secolo che mio padre oliava e lucidava con tanta cura, e se ne serviva per comporre quei suoi poemetti così sgradevoli.. E’ un’altra storia, scusami.
-Cosa guardi, David Anderson? ,- chiese lei, rivolgendo un cenno di saluto ad un gruppetto di Quarian ciarlanti e ridacchianti.
-Nulla, Ammiraglio.
Sospirò, i suoi occhi si mossero, e il led della sua maschera s’accese. –Non è vero,-disse con dolcezza,- stai guardando in che condizioni è questa nave. non capisci nulla di meccanica e di ingegneria, ma sai riconoscere qualcosa quando è vecchio e da buttare. Sai una cosa, David Anderson?
Mi si avvicinò di un passo, l’indice puntato verso di me. Sentii un brivido scendermi lungo la schiena.
-Questa nave è stata assemblata dall’ultima generazione di Servitori sul Pianeta Natale. I suoi metalli provengono da miniere del continente australe. Il suo primo Capitano fu Lars Reegar, l’inventore di un’arma che tanto apprezzate, voi dell’Alleanza.. Tanto da rubarne qualcuna. L’Ammiragliato non se ne disferà mai. Il suo viaggio attraverso le stelle è appena cominciato.
-Non sai davvero dar valore alle cose, David Anderson.
John, io ti giuro che la immaginai mordersi le labbra,contrita, dietro quella maledetta maschera. Dio, non so cosa mi trattenne dall’abbracciarla. Mi aveva appena offeso, ma era stata così duramente adorabile nel farlo. La Rayya s’alzava nei cieli di un pianeta lontano.
-E’ un simbolo, -riuscii a dire, ricominciando ad arrancarle dietro, ricevendo spintoni a destra e a manca nell’affollata via.
-E anche molto potente,- disse, sovrastando il vociare della folla, che, effettivamente, era aumentata.
Il corridoio, o meglio, la via, aveva tutta l’aria di esser un’arteria principale che conduceva in un luogo decisamente importante. Cercai di ricordare qualche nozione riguardo l’organizzazione sociale dei Quarian, ma negli archivi della Cittadella se ne diceva ben poco. Inoltre, era anche possibile che l’accorta Lana avesse mandato la sua schiera di informatici a cancellare informazioni troppo, a suo dire, riservate.
Era larga circa una quindicina di metri, e ampi oblò si aprivano verso lo spazio, lasciando intravedere la luce della stella gialla di quel sistema. Molti Quarian, coppie di maschi e femmine, si tenevano per mano, i caschi delle femmine sulle spalle larghe dei maschi, guardando di fuori, fantasticando su chissà cosa. Forse, su come doveva essere il calore di un sole sulla pelle. La luce naturale, non dei neon, si rifletteva in strani giochi sugli alamari cromati delle tute.  Ricordo un’improvvisa che mi invase. A te non successe, John?
Dio, che razza di domande faccio, ad un cazzo di registratore. Ti conosco, so che anche se ti sei sentito morire dentro hai ignorato tutto, sperando, un giorno o l’altro, di togliere tutta la stoffa di dosso a quella poverina.
Sospirai, e lei mi sentì. Mi rivolse un’occhiata enigmatica, e si avvicinò ad una delle vetrate. Quanto sarà stato spesso, quel vetro? E quanto lo sarà stato, quello del suo visore?
Si appoggiò ad una balaustra, sorreggendosi, piegata, l’elmetto con le mani. Un lembo del drappo rosso scivolò in avanti, dondolando piano. Dio, se era incantevole.
-Qualcosa ti turba, David Anderson?
Deglutii. –Nulla.
-Non è vero. Sai, dimentichi sempre che non parli con un’Umana, o con una ragazzetta senza esperienza di vita.
Desistetti. Tutto ciò.. era troppo. Mi morsi le labbra, e le risposi.
-Quelle coppie.. mi mettono tristezza. Ogni cosa, qui, mi mette tristezza.
Si voltò verso di me, la luce dei suoi occhi più intensa che mai. –Perché non sai apprezzare. Imparerai,-rispose, semplicemente.
E l’ovvietà di quelle parole, la profonda verità che contenevano, me la porto dentro ancora adesso. “
 
 
Un’ora dopo
 
 
“Ci sono. Scusa, ma odio dover continuare a parlare a stomaco vuoto. Nel magazzino di prima c’erano anche tavolette energetiche, e ho deciso che ne deve toccare una a testa.
Abbiamo mangiato, lanciato qualche granata M-100 a un gruppetto sparuto di Cannibali, ho scassinato un distributore automatico di sigarette (da quand’è che ho ricominciato a fumare?). Hackett mi ha fatto contattare sulla mia mail di intranet privata da un suo servetto, un certo Gale.
Suppongo tu possa immaginare cosa mi abbia detto. Cosa diavolo stai combinando, John? Far fare guerra ai Quarian, ORA? Sei impazzito? Credi di essere tu quello che orchestra tutto? Il Grande Stratega Orfano?
Non credi di avere problemi più urgenti? Tipo…Thessia? O Cerberus?
Devo lasciar fare a te, però. Ti ho affidato la Normandy.. la Normandy, e non la Caroline. Quella no, non l’avrei mai data a nessuno.
Io.. devo continuare a raccontare. Mi faceva sentire immensamente meglio.”
 
“Presto scoprii dov’erano dirette tutte quelle persone, nella via. Sintonizzai il factotum sul traduttore automatico, che evidentemente Lana aveva riattivato, e cominciai a comprendere il motivo di tante chiacchiere. Si stava per tenere un processo per alto…
-Tradimento,-aveva detto una donna con una vocina flebile, ma piuttosto furiosa.
In pubblica piazza. Beh, più o meno come si usava sulla Terra nei secoli bui, no?, pensai con ironia.
La folla, alla vista di Lana, si spargeva in tutte le direzioni, ma senza mai staccare lo sguardo da lei. Sembrava essere magnetica. La indicavano, parlando tra loro sottovoce, ridacchiando, oppure adirati.
Percorremmo tutto il corridoio, che sembrò allargarsi, fino ad arrivare ad una grande sala. Assomigliava ad un piccolo teatro, ma in metallo, a gradoni, che doveva ospitare il pubblico. Nel mezzo, c’era un banco leggermente rialzato, che ospitava sei figure. erano tutti longilinei, quattro  uomini e due donne. Cercai di individuare qualcosa che assomigliasse al banco imputati: non lo trovai. Davanti al banco del consiglio, però, c’era, sul pavimento, un disco metallico circolare, rosso sangue. Rabbrividii.
E rabbrividii ancora, quando, guardandomi attorno, notai centinaia di occhi luminosi puntati verso di me, e verso l’Ammiraglio.
Occhi accusatori, John.
Un Quarian, più alto degli altri, dai paramenti militari, si avvicinò a noi, a grandi falcate. Alla sua comparsa, si fece il silenzio, e i suoi passi rintoccarono come campane. Dietro di lui, minuscola a confronto, arrancava una piccola figura, forse una bambina. I suoi grandi occhi si posarono timidi su di me, fino ad incontrare i miei.
-Ammiraglio Lana’Vael vas Rayya, sono costretto a prenderla sotto la mia custodia e, in qualità di suo secondo, accusarla di alto tradimento per aver introdotto manufatti di dubbia provenienza all’interno della Flottiglia.
Corpi snelli e forti ci accerchiarono,  e sentii che nulla, quel giorno, stava più andando nel verso giusto.”

  
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