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Autore: LaGraziaViolenta    23/05/2013    4 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove Jeanie Joy ha uno strano incontro con uno strano Tassorosso che le fa strane proposte e dove si fanno strane affermazioni.



«Joy… Veramente. Tu non sai quanto ti ho aspettata.»
«Qualche minuto, suppongo. O sei rimasto fuori tutta la lezione? In quel caso mi hai aspettata per un’ora, approssimativamente.»
Chelsea mi tirò una gomitata e ridacchiò. Si grattò uno zigomo con la bacchetta. «Serena, Serena, io questa non me l’aspettavo.» Appoggiò la testa al bordo della porta, sbirciando in corridoio.
«Uhm…» Chelsea tremava per l’emozione. Mi guardai intorno. Banchi vuoti, sedie sparse, un mobile di legno senza un’anta. «Non credo che Jeanie vorrebbe essere spiata.»
«Non la stiamo spiando» obiettò Chelsea. Non riuscii a vedere la sua espressione, talmente era appiccicata alla porta. Mi chiesi se lo spiraglio tra porta e muro le permettesse di vedere tutto. «Stiamo controllando che vada tutto bene, il che è doveroso se si è delle buone amiche.»
Mi avvicinai. «E cosa succede?»
«Sssh, ascolta!»
Mi tirai in punta di piedi. Oltre la robusta spalla di Chelsea intravidi il volto di Cunningham.
«Chelsea, non vedo Jeanie…»
«Lui ha una mano appoggiata al muro. E con la schiena al muro c’è Jeanie!» sibilò Chelsea. Il suo sorriso andava da un orecchio all’altro.
Udii la voce di Cunningham. «Sei tutta la mia vita, adesso.»
Silenzio. Poi Jeanie. «Sì… Ok. Perfetto. Ora potrei andare? O arriverò in ritardo a lezione.»
Riuscii a insinuarmi sotto il braccio di Chelsea, e osservai la scena.
Cunningham, la cravatta nera e gialla di Tassorosso che spenzolava fuori dal maglione, aveva un avambraccio contro il muro, a pochi centimetri dal viso di Jeanie. La mia amica sosteneva in suo sguardo, impassibile, la borsa gonfia di libri appoggiata per terra.
«Ti prego, Joy. Sei come una droga per me. Non riesco a starti lontano.»
«Edward Cunningham, forse non sono stata sufficientemente chiara. Non mi interessa uscire con te, neanche per un giro a Hogsmeade.»
Chelsea si portò la mano sulla bocca. Le sue risatine divennero isteriche. «Lo sta rifiutando, Serena, lo sta rifiutando!»
«Eppure non è poi così brutto… Mi ha aiutata, a Erbologia. E va anche bene a scuola» commentai.
Cunningham si staccò dal muro. «Posso almeno farti un regalo?» Infilò una mano sotto la veste. Non volevo sapere di preciso dove. Chelsea squittì.
«No» rispose Jeanie.
Cunningham si passò una mano tra gli spettinati capelli color rame. «Ti prego… So quanto pesa la certezza di non averti. Non riesco a tollerarlo. Lasciami almeno la consolazione di sapere che tu possiedi qualcosa di mio.»
Da quella distanza non ne ero certa, ma ebbi l’impressione che Jeanie avesse alzato gli occhi al cielo.
Cunningham tirò fuori dalla veste un libro dalla copertina nera. «Per te.»
«Che onore.» Il tono di Jeanie era un misto di sarcasmo e disgusto. Fissò il libro stretto nella mano bianca di Cunningham. Finalmente lo prese. Con la punta delle dita.
«Dai, non ho la peste» sorrise Cunningham.
«No, è lei che ha dei problemi con la lettura…»
Sgranai gli occhi. Sentii Chelsea accanto a me irrigidirsi. Due figure avevano appena girato l’angolo. Una era una ragazza bassa che non conoscevo, con la cravatta di Corvonero, e l’altro era un ragazzo biondo miele con la cravatta di Serpeverde.
«Cosa?» fece Cunnungham.
«È inutile, fratellino.» La ragazza Corvonero si avvicinò a Cunningham. «Non la conquisterai mai con un libro.»
«L’hai mai sentita leggere ad alta voce?» Il ragazzo biondo rivolse a Jeanie un sorriso di scherno. «Io sì… Lascia perdere. Sembra un’analfabeta.»
«Picchiali, Jeanie!» ringhiò Chelsea accanto a me.
Con mia grande sorpresa, Jeanie divenne rossa. Anche vedendo le cose dall’apertura tra una porta e un muro riuscii a distinguere il colore rosso che invase il suo viso. Qualche secondo dopo sembrò riscuotersi.
«Intanto sono una delle migliori della scuola. Quindi avete poco da fare i galletti, voi.»
Biondo Serpe alzò le spalle, ma non perse il ghigno. «Questo dimostra che perfino i menomati con un po’ di aiuto ce la possono fare.»
Jeanie non replicò. Rimase in piedi dritta come un fuso, senza obiettare. Le mie gambe tremarono. Attesi. E attesi ancora.
Jeanie continuò a non rispondere.
Chelsea mi diede una spinta e barcollai di lato. Uscì con la bacchetta sfoderata.
«Ehi» fece, «andate ad offendere da un’altra parte.»
Io rimasi, tremante, dietro la porta. L’ampia schiena di Chelsea mi impediva di vedere Jeanie, ma vidi bene Cunningham. Faceva passare lo sguardo da Chelsea a Biondo Serpe e alla Corvonero bassa. Il ragazzo biondo corrugò le sopracciglia.
«E tu che vuoi? Cerchi rogne?»
Deglutii. Strinsi la bacchetta con tutte le mie forze. Le nocche mi diventarono bianche per lo sforzo.
Spinsi la porta e uscii anche io. I cardini cigolarono.
Biondo Serpe e Corvonero si girarono verso di me.
Fenomenale. Avevo il potere di attirare l’attenzione.
No, ma continuate pure… Non fate caso a me.
Deglutii ancora. Avevo la bocca secca.
«Ehm.» Mi rigirai la bacchetta tra le dita. «Io direi che… Non è il caso… Di fare così. Ecco. Se a Jeanie… Cioè…» Guardai Cunningham, implorante. «Non è questo il modo di comportarsi con una persona, quando ci piace! Non offendetela!»
Lo sguardo che Biondo Serpe mi rivolse era pieno di disgusto.
«E adesso che cosa vuole questa?»
Jeanie tirò fuori la bacchetta. «Su, ragazzi. Abbiamo scherzato, ci siamo divertiti, ma adesso basta.»
La ragazza bassa sbuffò. Si avvicinò a Cunningham e lo prese a braccetto. «Non ci pensare» disse. «Andiamo in mezzo a gente che sa coniugare il verbo avere.»
Jeanie le rivolse uno sguardo pieno d’odio. Biondo Serpe mi lanciò un’altra occhiataccia, poi guardò Chelsea. «Non finisce qui.»
«Quando vuoi» ringhiò Chelsea.
Il terzetto se ne andò. Solo quando non udii più l’eco dei loro passi le mie spalle si rilassarono.
Che ansia. Che stramaledetta, fottutissima ansia. Mi avvicinai a Jeanie.
«Non devi permettere che ti trattino così» sbottò Chelsea. Con mio grande stupore, sembrava ancora arrabbiata. Ma riuscivo a capire il perché.
«Jeanie…» Mi misi al suo fianco e le sfiorai una spalla. «Non ti ho mai vista così. Sei sempre tanto combattiva. Ci siamo preoccupate.»
«Non era il caso» disse Jeanie con voce incolore.
«Erano offese assurde» la consolai. «Gente così non merita la tua attenzione. Come se tu non sapessi scrivere il verbo avere. Hai dei voti strabilianti in tutte le materie!»
Jeanie si sistemò gli occhiali, rimase dritta e rigida, e non disse niente.
  
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