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Autore: effe_95    25/05/2013    3 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Salvami, ti salverò .

36.И после смерти мне, не обрести покой.

E dopo la mia morte, non troverò pace.

 
Perché non arrivavano messaggi?
Perché non la chiamava?
Era da una settimana che Yulian non si faceva vedere, non si faceva sentire.
Claudia gli aveva mandato più di venti messaggi, ma questi messaggi non avevano avuto risposta. L’aveva chiamato sul cellulare ma non aveva risposto, l’aveva chiamato a casa e le avevano detto che non c’era. Aveva perfino contattato Iliana, ma nemmeno lei si era fatta sentire.  Gettò frustata il cellulare sul comodino e lasciò sprofondare la faccia nel cuscino, indecisa se urlare o piangere con tutte le lacrime che aveva a disposizione, cosa poteva essere successo di così grave da sparire in questo modo?
Qualcuno bussò lentamente alla sua porta e Claudia si tirò su a sedere con una grande fatica, si aggiusto una bretella del top e diede il permesso per aprire.
Sulla porta si affacciò Luna, con i capelli leggermente mossi sulle punti lasciati cadere amabilmente su tutte le spalle, il viso stanco e un leggero sorriso.
<< Come ti senti? >> Chiese entrando nella stanza e raggiungendo la figlia sul letto, quando si mise seduta le molle cigolarono pericolosamente, Claudia si asciugò velocemente gli occhi umidi e prese a giocare con le lenzuola stropicciate.
<< Bene >> Mentì, mentre una lacrima le cadde sul viso, Luna gliel’asciugò con un pollice e l’accarezzò dolcemente, come solo una madre era in grado di fare.
<< Si farà sentire prima o poi, forse ha solo bisogno di stare un attimo da solo >> Sussurrò la donna aggiustandole una ciocca di capelli dietro le orecchie, Claudia scosse leggermente la testa e appoggiò una tempia sulla spalla della madre.
<< Non capisco mamma, ci siamo promessi di dirci sempre tutto, abbiamo avuto già così tanti problemi che credevo non potessero essercene degli altri, sono così confusa. Andava tutto così bene >> Luna sospirò rumorosamente e perse il sorriso per assumere l’atteggiamento della madre severa, della madre pronta a tutto pur di sollevare un figlio che era caduto, che sarebbe caduta al posto suo se avesse potuto farlo.
<< Io non sono la persona adatta per dirti di piangere e sfogarti o consigliarti cosa fare, tu lo sai molto bene. Di Yulian mi fido però, e sono sicura che ha un buon motivo >>
Erano parole che non potevano certamente consolare, ma era state dette in una maniera così sincera che Claudia si sentì rincuorata in un certo senso, la donna le lasciò un bacio sul naso e tornò a sorridere, sentendo il battito del cuore della figlia farsi più regolare.
<< Fuori c’è Checco che ti aspetta, lo faccio entrare? >> Claudia annuì contenta, era felice che ci fosse Francesco con cui parlare, adesso che voleva disperatamente gettarsi tra le braccia di Nicola e farsi coccolare un po’ , le braccia di quel fratello che si avvicinavano pericolosamente alle braccia forti e rassicuranti di un padre, ma Nicola non c’era.
Francesco entrò nella stanza con un sorriso triste e mesto, si gettò sul letto accanto all’amica e la trascinò giù con se, bagnandosi tutta la maglietta grigia di lacrime salate.
<< Dimmi un po’, neanche a te si fa sentire? >> Chiese il ragazzo scombinandole tutti i capelli, Claudia strinse l’amico tra le braccia e appoggiò la testa sul suo petto piatto e duro.
<< Ma cos’è successo Checco, cosa? Le cose andavano così bene >> Lei davvero non capiva, ma dal modo in cui Francesco sospirò, sembrava che avesse già vissuto una cosa del genere.
<< Io credo che non sia colpa nostra Clo, ma sento comunque che è la fine, Iliana mi spezzerà il cuore e io lo sapevo fin dall’inizio >> C’era serenità nella sua voce, ma una serenità disperata, Claudia ricordava benissimo la paura dei primi tempi per Francesco, lui aveva paura che potesse soffrire come era successo con Agneszka, ma allora se lo sapeva, perché l’aveva accettato lo stesso, perché ne valeva la pena? O perché ci aveva sperato con tutta l’anima? 
<< No, non è la fine. Io e Yulian ci amiamo, questo lo sappiamo tutti e due >>
<< L’amore è sufficiente? >> Chiese Francesco stringendola come se aggrappandosi a lei potesse improvvisamente rincollare tutti i pezzi rotti del suo corpo, come se si potesse tornare indietro nel tempo e tornare a uno stato di dolore primitivo, senza Iliana e senza Yulian, era impossibile da concepire nel tempo e nello spazio.
Che l’amore non fosse sufficiente Claudia però lo sapeva, la vita era sempre più forte, e nel bene o nel male doveva essere vissuta individualmente.
 
Quel giorno faceva caldissimo, era metà Luglio e il sole picchiava, ma Claudia sentiva molto freddo, un freddo che aveva una natura diversa da quello portato dal vento, dalla neve o semplicemente dall’Inverno. Bussò al campanello che le tremavano letteralmente le mani, non sapeva dire dove avesse trovato il coraggio di presentarsi lì da lui, ma voleva come minimo delle spiegazioni, avrebbe lottato per averne e poi avrebbe deciso se piangere o meno. Le aprì la porta Katerina, aveva il viso leggermente tirato, i capelli cortissimi spettinati sotto le orecchie, la pancia si intravedeva appena sotto al vestito beige che le sfiorava le ginocchia, lasciando visibile parte delle gambe e i piedi imprigionati in un sandalo romano. Quando la vide sorrise tristemente, ma non la fece entrare.
<< Dov’è? E’ in casa? >> Domandò Claudia con voce ferma, Katerina scosse la testa.
<< No, non c’è, è sceso pochi minuti fa >> Rispose con una voce inclinata e stanca, Claudia diede un’occhiata veloce all’interno della casa e sembrava esserci passato un uragano.
<< Mi dispiace Katerina >> Disse la rossa e poi la scansò leggermente per farsi largo ed entrare in casa, non diede troppo peso al disordine che regnava in quel luogo che era sempre stato perfetto e curato alla perfezione.
Claudia si precipitò direttamente verso la stanza di Yulian e aprì la porta con la forza di un uragano, ma all’interno non c’era nessuno, solo un luogo estraneo.
La scrivania era sgombra da tutti i libri, la chitarra giaceva in un angolo tutta rotta e con le corde spezzate, l’armadio era spalancato e in disordine e quel letto non era più lo stesso.
Claudia si fermò sulla soglia e lasciò cadere le braccia lungo il corpo, pesanti e stanche, era proprio quello il posto dove aveva fatto per la prima volta l’amore con Yulian? Ma loro due dov’erano? Non c’erano più.
Claudia cadde letteralmente per terra scossa dai brividi, perché non capiva, non capiva perché stesse succedendo tutto quello, quando l’unica certezza che aveva era stata proprio il loro amore. Si portò una mano sulla bocca e respirò profondamente, fino a quando non sentì due mani leggere sfiorarle le spalle impercettibilmente e un sussurrò nell’orecchio.
<< Che stai facendo qui? >> La bocca di Yulian le sfiorava l’orecchio, Claudia girò la testa di scatto e investì il ragazzo con i suoi occhi verdi e scioccati, ma fu lei a rabbrividire, non lui. Yulian aveva un’ ematoma sotto il labbro inferiore, sulla guancia due strisce rosso fuoco, come se l0 avessero preso a bacchettate e aveva il braccio destro tutto scorticato e tagliato, inevitabilmente Claudia tornò indietro nel tempo e si gettò sul ragazzo afferrandolo per le mani. << Che cos’hai fatto? Di nuovo Yulian? E’ per questo che non mi hai chiamata e non hai risposto ai miei messaggi? Dovevi dirmelo, avrei capito no? Avevi paura che potessi giudicarti male? Yulian ma è una follia >> Claudia sembrava un fiume in piena, era investita da onde di sollievo e paura allo stesso tempo, così il suo cuore tirava fuori tutto quello che poteva e di cui era capace. Yulian la fissava con gli occhi sbarrati e tristi allo stesso tempo, era come se non osasse toccarla però, mentre lei si gettava ancora di più tra le sue braccia perché aveva bisogno diessere toccata.
<< Non è stato mio padre, sono stato io. No, non è per questo che non ho risposto, mi dispiace, ma tu non capiresti e non capirai >>
Claudia rimase interdetta e impietrita, le mani le si fermarono di colpo ad altezza del viso del fidanzato e il cuore prese a battere più velocemente, le sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando lei non poteva capire e Yulian si flagellava da solo chiuso nel suo guscio protettivo, ma erano cambiate troppe cose per poter tornare indietro.
<< Mi sono letteralmente rotto la chitarra addosso, due corde mi sono rimbalzate sul viso e con il braccio ho sfondato la grancassa scorticandomi, мне жаль моя любовь >> Mne zhal’ moya lyubov’ … Mi dispiace amore mio …
<< No … Non posso credere che tu mi abbia fatto passare quest’inferno per così poco, io sono morta giorno e notte Yulian!  Giorno e notte nella paura che tu volessi lasciarmi, che ti fosse successo qualcosa. Dimmi cosa c’è, ma lasciami morire tra le tua braccia, qualunque cosa sia >> Claudia era arrabbiata, arrabbiata perché non poteva accettare quelle scuse sussurrate così, dove poco prima c’era la felicità e poi solo il nulla più totale, aspettò che Yulian rispondesse, ma lui si alzò in piedi, l’afferrò per i polsi e la trascinò nella sua stanza chiudendo la porta a chiave, la baciò con una violenza tale che Claudia sentì male non solo nel corpo ma anche nel cuore, lo scansò leggermente per respirare e Yulian lasciò cadere la fronte sul collo di lei.
<< Io ci ho provato a starti lontano, ma non ce la faccio. Come faccio Claudia? Come faccio a tornare in Russia senza di te? Как? как я могу? >> Kak … Kak ya mogu … Come … come posso? Il tempo si fermò esattamente quando Yulian pronunciò quelle parole, era per questo che era sparito? Per risparmiarle in anticipo quella tortura? Non lo sapeva che sarebbe stato peggio? Non lo sapeva che Claudia in cuor suo l’aveva sempre saputo che Yulian sarebbe tornato a casa sua?
<<Russia? Tornare in Russia? >> Nella voce di Claudia non erano pronte le lacrime o la disperazione, la sua voce era semplicemente rotta e carica di ansia e angoscia, così, invece di piangere e arrabbiarsi come Yulian si aspettava, si alzò in piedi e aprì la porta della stanza spezzando quasi la chiave nella serratura.
I passi le pesavano una tonnellata, il cuore le balzava nel petto smarrito e vuoto, la strada sul quale aveva camminato fino a quel momento era stata bruscamente interrotta e adesso non sapeva che direzione avrebbe preso, perché era un cambiamento troppo grande.
Raggiunse il salotto dove erano rintanati Katerina e Aleksandr e si parò davanti a loro con la furia negli occhi e il corpo a brandelli.
<< Non potete portarmelo via! Voi non potete lo capite? Io vivevo una meraviglia prima di conoscere vostro figlio, credevo di stare bene senza di lui, ma un giorno mi è caduto addosso con tutta la cioccolata calda e si è preso tutto! La mia libertà, la mia vita, il mio cuore … il mio corpo, lo capite che è l’unico ragazzo con cui abbia mai fatto l’amore? Che con lui ho passato l’Inferno uscendone viva per un pelo? Che ho condiviso con lui il peso di un dolore che non aveva fine perché non si sentiva amato da suo padre? Che, parlando di padri, lui ha avuto il coraggio di fare una lavata di capo al mio e farlo tornare a casa nonostante l’avessi lasciato come l’ ultimo dei reietti? Non lo sapete che non si è ucciso perché io l’ho raccolto da terra quando era troppo tardi? Non lo sapete che non mi sono uccisa perché mi ha amato fino anche allo schifo che c’era in me? Non lo sapete che è una parte del mio corpo, che se me lo portate via me lo strappate dal cuore, che è la mia vita? Che mi uccidete! No, non voglio, non voglio! Per favore prendetevi tutto, ma non portatemelo via, anche un braccio, una gamba, per favore … >>
<< Basta, Моя жизнь, non umiliarti in questo modo >> Moya zhizn’ … Vita mia…
Claudia si sentì afferrare per la vita prima di cadere completamente per terra e pregare quelle due persona affinché non le facessero questo, ma aveva perso completamente il controllo di quello che avrebbe voluto dire e non doveva più umiliarsi in quel modo.
<<  мне жаль моя девушка, мне жаль >>Mnez halmoya dyebushkaMi dispiace bambina mia … Mormorò Katerina portandosi una mano sulla bocca, lei aveva una voglia matta di correre la quella ragazzina così fragile, e dirle che non le avrebbe mai fatto così male, perché lei era l’unica che avrebbe amato così suo figlio, ma lei era già tra le braccia di Yulian e l’avrebbero protetta dal dolore ancora per un po’.
<< Claudia, tutto questo mi addolora profondamente, ma io lo faccio per la mia famiglia capisci? Lì avrò un lavoro migliore, lì è casa nostra e lo so che è lì che i miei figli cresceranno, perché è lì che sono nati e nasceranno >> Le parole di Aleksandr fecero più male di una stilettata al cuore, Claudia si aggrappò forte alle braccia di Yulian, stinse forte gli occhi chiudendoli, ma non una sola lacrime ne uscì quella sera, doveva essere forte a tutti i costi, non aveva altre alternative per non farsi schiacciare.
<< И после смерти мне, не обрести покой >> Iposlesmertimne, neobrestipokojE dopo la mia morte, non troverò pace … Mormorò Yulian rivolgendo uno sguardo stanco e tagliente ad entrambi i genitori, che tacquero, perché quella era peggio di una condanna.
<< Ti riporto a casa >> Disse rivolto a Claudia, che non oppose resistenza e si lasciò condurre come se fosse un’ automa.
 
Luna si trovava in cucina e cercava disperatamente di cucinare qualcosa di decente almeno quella sera, uno dei suoi piatti strampalati che mandavano Claudia e Nicola sempre in iperventilazione, perché i suoi figli se la meritavano un po’ di pace, se la meritavano la spensieratezza. Afferrò con aria critica una carota e un broccolo, un’associazione bizzarra, ma avrebbe trovato il modo di unire quelle due cose.
Sentì il suono della porta che si apriva e si richiudeva immediatamente, lanciò uno sguardo veloce all’orologio sperando che fosse Claudia, perché era strano che stesse fuori per tutto quel tempo, ma in cucina entrò Nicola con i capelli che gli ricadevano davanti agli occhi, il viso pallido e stanco.
Luna sorrise di rimando e si avvicinò al figlio per prendergli il viso tra le mani, nonostante fossero bagnate, e lasciargli un bacio sulla guancia.
<< Com’è stanco il mio bambino, hai fame amore della mamma? >> Domandò la donna accarezzandolo sui capelli, Nicola sorrise lievemente e si lasciò cadere pesantemente sulla sedia più vicina, appoggiandovi sopra il portafoglio, le chiavi di casa e quelle della macchina.
<< Si mamma ho fame, ma per favore, cucina qualcosa di commestibile >> Disse lui lanciandole un’occhiata stanca, Luna alzò gli occhi al cielo e gli diede un altro bacio traditore. << Non ti prometto niente, ma ci proverò >>
<< Bene, nel frattempo vado in bagno, poi vengo a darti una mano >> Disse il ragazzo lasciando la stanza, Luna prestò poca attenzione alle sue parole e annuì concentrata su altro, aprì distrattamente il frigorifero alla ricerca di un limone, ma si accorse che di limoni non ne aveva. << Uff, mi toccherà andare a prenderlo, sicuramente i genitori di Francesco non sono in casa a quest’ora, e nemmeno il ragazzo  >> Borbottò tra se e se pensierosa, notò il portafoglio del figlio poggiato malamente sul tavolo e lo aprì in cerca dei soldi.
<< Nico, vado a comprare dei limoni qui vicino, ho preso dei soldi dal tuo portafoglio! >> Gridò la donna lasciando cadere il grembiule sul piano da lavoro della cucina, sciogliendo i capelli e ravvivandoli con la mano per rimuovere la forma del codino, solo che nel rimettere il portafoglio sul tavolo fece cadere a terra la fotografia che Andrea aveva regalato al figlio.
Luna si chinò per raccoglierla, e quando la guardò rimase immobile, il respiro si riscaldò e qualcosa le si mosse nel ventre, come se Nicola fosse ancora li dentro …
 
<< Guarda Luna, sta aprendo gli occhi! >> Esclamò Andrea chinandosi sul figlio con gli occhi scintillanti e vent’anni in meno, dal letto Luna lo guardava con un mezzo sorriso e l’aria stanca, partorire quel figlio era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto in tutta la sua vita. << Credo che abbia gli occhi verdi, ed è bellissimo >> Continuò l’uomo giocherellando con i piedi del figlio, Luna sorrise più apertamente e si tirò su con fatica, mentre Andrea tirava fuori una macchina fotografica.
<< Non preoccuparti, non c’è il flash >> Disse prima che Luna potesse anche solo protestare, lei alzò gli occhi al cielo e lo lasciò fare.
<< Coraggio Nicola, fai un sorriso al tuo papà >> Disse l’uomo ridendo, mentre scattava quella foto che poi avrebbe conservato per quasi tutto il resto della sua vita.
<< Luna, il prossimo vorrei fosse una femmina >>
<< Non ci sarà un prossimo! >> Andrea si girò finalmente verso di lei incatenandola con gli occhi, ripensandoci era davvero uguale a quel figlio che avevano avuto, le si avvicinò lasciandole un bacio passionale.
<< Ci sarà una prossima e tanti altri, e ti dico anche perché, perché i nostri figli sono la fine del mondo >>
 
Quel ricordo venne bruscamente interrotto dalla comparsa di Nicola sulla porta.
<< Vado io a prendere i limo… >> Esordì il ragazzo entrando nella stanza, ma quando vide la madre che reggeva tra le mani quella fotografia, la frase gli morì in bocca.
<< Non so chi me l’ha lasciata, l’ho trovata accanto al cuscino >> Spiegò Nicola appoggiandosi con la schiena contro la parete, Luna la ripose delicatamente nel portafoglio del figlio.
<< Questa foto l’ha scattata tuo padre quando eri appena nato, ce l’aveva solo lui, quindi è lui che te l’ha lasciata >> Raccontò la donna regalandogli un sorriso triste, mentre il cuore di Nicola faceva un balzo nel petto e si mischiavano rabbia, dolore e desiderio.
<< E tu non dici niente? >>
<< Guarda che lo so che ha cercato sia te che Claudia ultimamente, perché è venuto anche da me figlio mio >> Nel sentire quelle parole Nicola spalancò la bocca e contrasse la mascella, alla fine lui aveva allontanato quell’uomo perché non si avvicinasse più né a sua madre né a Claudia e aveva fallito in entrambi i casi.
<< Non ti sei arrabbiata? Non hai gridato? Non l’hai maledetto? >>
<< Nicola, ma se non ho nemmeno pianto quando è andato via >> Era quella la verità, era quello il grande peccato di Luna, non aver mai pianto per quell’uomo infedele.
Nicola si sentì trafitto nel cuore, perché era l’unico a non averlo fatto entrare nemmeno un po’ nel suo cuore e nella sua vita, si sentì tradito, ma nemmeno del tutto,infondo era lui quello che aveva pianto, ed era stato l’unico.
<< Va bene mamma, sei tu che devi proteggere me, non il contrario. Per una volta, lasciami fare il bambino >>
 << Ma tu sei un bambino >> Rispose Luna con la voce inclinata e gli occhi gonfi, e come se quello fosse stato un richiamo, Nicola si inginocchiò e strinse la vita della madre e facendo sprofondare la faccia nel suo ventre, come se volesse tornare lì dentro al sicuro dal mondo, pianse. 



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Effe_95

Buongiorno a tutti, per una volta tanto vi saluto di mattina :)
Va bene, non mi sembra affatto il caso di sdrammatizzare, dato un capitolo del genere.
Non credo ci sia molto da dire, e se vorrete sarete voi a farlo, vi lascio assolutamente la parola.
L'ultima cosa che dirò in queste note, è che la frase in russo che da il titolo al capitolo e che pronuncia Yulian è tratta dalla versione Russa di "Bella" del musical Notre Dame de Paris.
Grazie.
  
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