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Autore: controcorrente    26/05/2013    2 recensioni
Perla ha dodici anni e fa parte di una nobile famiglia. Un giorno suo padre annuncia il matrimonio della sorella maggiore Carlotta con un aristocratico del posto. Attraverso il suo diario, scritto ad un'amica immaginaria di nome Penelope, Perla racconta le difficili traversie di un matrimonio della fine del 1600, i problemi e gli accidenti che possono succedere, con umorismo tagliente tra grasse zie monache, vecchi cicisbei e anziani parenti dai nomi improbabili e dall'udito poco sveglio. Perché in fondo, occorre saperci ridere sopra qualche volta.
Genere: Commedia, Satirico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Scusate il ritardo. Vi lascio al capitolo, ok?
 
 
DOVE ARONNE AFFABULA SULLE TROMBE DI PETTO
ED I MIASMI DIGESTIVI
 
 
Cara Penelope,
 
dopo la mia breve e improduttiva pausa di riflessione, mi accingo a narrarvi il resto della vicenda. Credo che voi siate d'accordo con me sul fatto che è disdicevole per una giovane nobile come me indulgere in questo genere di riflessioni.
In fondo, la scelta del pretendente non è un mio compito, non trovate? Con tutte le preoccupazioni che una fanciulla ha ragionevolmente, a cominciare dall'organizzazione della sua futura vita, è del tutto impensabile che si faccia anche delle idee su come deve essere il suo sposo, soprattutto considerando che la medesima, avendo rarissime occasioni di uscire, non ha nessuna esperienza del Mondo.
Tornando al matrimonio di mia sorella, posso affermare che Messer Alberto, memore delle sonore figuracce passate, ha tentato in tutto e per tutto di porre rimedio...riuscendovi.
Indubbiamente tiene in considerazione mia sorella, devo riconoscerlo.
Questo rispetto potrebbe essere fruttuoso, nel momento in cui l'infatuazione scemerà e Carlotta, assolti i suoi doveri, troverà diletto dalle sue mansioni di padrona della casa in cui andrà a stare. Quando ciò avverrà, Messer Alberto potrà andare nelle sale da gioco senza timori alcuni.
In ogni caso, gli imprevisti, come ben saprete, sono sempre dietro l'angolo.
Dopo l'indecorosa reazione corporea, mia sorella si è fatta più nervosa del solito. Ha preteso l'eliminazione totale delle pesche dall'alimentazione della nostra casa, al fine di evitare simili inconvenienti.
Mia madre ha acconsentito, facendo di più. E'andata di persona dalla signora Della Rovere per informarla che sua figlia aveva problemi digestivi a causa di questo polposo frutto.
Una mossa previdente...che tuttavia non ha salvato Carlotta dall'imbarazzo. Madre, come avete potuto! Ora tutti sanno della mia malattia!ha sbraitato, indignata ed in lacrime.
Dovevate vederla, amica mia.
In quel momento, vestita come una bambola, con le guance rosse di furia, malgrado il trucco, era davvero inquietante.
La signora madre le provò tutte, per frenare la sua agitazione ma Carlotta non si dava pace. Ora tutti sapevano che aveva problemi di digestione con le pesche...e si sentiva disonorata. Cara Penelope, non riesco a comprenderla, per nulla.
In ogni caso, dal momento che sembrava impossibile tirar via mia sorella da un tale stato di prostrazione, si rese necessaria la consultazione di un uomo di medicina.
Il signor padre non ha approvato molto questa misura ma la minaccia dei nervi di Carlotta, unita a quella della signora madre e al divertimento di zia Mena lo ha isolato. La giovanissima età di Paolo, infatti, lo rendeva privo di alleati...quale orribile disgrazia deve essere avere un erede tanto giovane!
Di conseguenza, fu ben lieto di chiamare un esperto, affinché ponesse rimedio alla questione.
Si trattava di un medico ebreo di nome Aronne, come il fratello di Mosé, che diffuse le tavole della legge al popolo ebraico. Un uomo piccino, perennemente vestito di nero e con due occhi minuscoli e leggermente strabici. La signora madre lo chiamò, giacché è un uomo di fiducia, dal momento che si è occupato della salute di tutti i membri della mia famiglia.
Anche io ne ho beneficiato...e non è un bel ricordo. Avevo preso un forte raffreddore e Aronne, per curarmi, applicò sul mio braccio delle sanguisughe. Il ricordo di quei vermi neri attorno al mio bianco arto tuttora mi disgusta.
In ogni caso, venne convocato d'urgenza dalla signora madre, con lo scopo di stornare dalla mente di mia sorella qualsiasi eccessiva paturnia.
-Vorremo avere da voi una consultazione- disse la mia genitrice, dopo aver condotto Aronne nel suo salottino privato.
Mia sorella ed io eravamo presenti.
-Sono a vostra disposizione.-rispose laconico.
Lei rimase perfettamente composta.
-Mia figlia Carlotta sta per sposarsi-lo informò brevemente-e necessito da lei di un consiglio, giacché la sua indole le impedisce di trovar sollievo dalla propria pena.-
-Ma madre...-intervenne la promessa sposa.
La padrona di casa le rivolse un'occhiataccia.
-Tacete-rispose.
Non la biasimai.
Negli ultimi giorni le lamentele di Carlotta avevano dato il tormento a tutti, tanto che zia Mena, se la presenza del signor padre non l'avesse distolta, avrebbe sicuramente battuto la nipote senza alcun rimorso. Per colpa sua, infatti, era stata costretta ad annullare una piacevole passeggiata insieme a Messer Federico.
-Vedete, signor Aronne, mia figlia soffre di una spiacevole costrizione...una fastidiosa impellenza- cominciò a dire, estraendo un ventaglio e sventolandoselo sempre più velocemente, mano a mano che si avvicinava al punto della questione.
-Mia signora, immagino che sia qualcosa di assai increscioso-proseguì il medico, intuendo la sua difficoltà- ma non riesco comunque a comprendere cosa intendiate dire. Potreste essere più chiara?-
Immediatamente mi mossi verso mia madre.
Ed ora cosa avrebbe detto? Nella sua condizione di borghese, ebreo per giunta, il povero Aronne non era naturalmente in grado di cogliere la sottigliezza del ragionamento della mia genitrice...la quale arrossì di conseguenza, non saprei dire se per vergogna o rabbia.
-Madre!-esclamò mia sorella.
Lei però la fece tacere con un'occhiata dura, la stessa che usava per ammonirci. -Mia figlia- riprese, trucidando la sua diletta con uno sguardo assassino- ha un pessimo rapporto con alcuni alimenti. Le rovinano la digestione...-
Aronne si accigliò.
-Mal di stomaco?-domandò questi.
La signora madre arrossì.
-Una specie...ma non dolorosa.-provò a dire, mordendosi le labbra come se avesse paura che le parole uscissero di bocca.
Aronne storse le labbra. -Ha un'eruttazione dovuta a certi alimenti...-ammise infine, chinando vergognosa il capo. Provai compassione per lei. La signora madre è una gran dama ed è disdicevole per lei usare un linguaggio così sboccato...ma l'amore materno porta anche a questi sacrifici.
Carlotta si nascose dietro la sua gonna, tremante per l'imbarazzo.
Io fissai mia sorella e la signora madre.
-Bhé-cominciò allora questi, massaggiandosi il collo tozzo- l'eruttazione è un fenomeno naturale, dovuto all'ingestione di certi alimenti. E'il frutto dell'attività dello stomaco, che deve trasformare il cibo in alimenti utilizzabili dallo stomaco...-
-MA IO HO COMMESSO UN'AZIONE ORRIBILE VERSO IL MIO SPOSO!-esclamò a quel punto Carlotta, con quella veemenza frutto dell'imbarazzo.
Zia Mena ed io ci voltammo verso la signora madre.
Era bianca dalla rabbia e non dubitavo che, se fosse stata sola, l'avrebbe schiaffeggiata, fino a lasciarle i segni sulle guance.
L'ebreo si stropicciò gli occhi, perfettamente padrone di sé. La reazione isterica di mia sorella non lo aveva turbato per nulla.  Doveva esserci avvezzo. -Madamigella-sospirò- lasciate che vi spieghi come funzionano le cose. Ogni cibo, immesso nel vostro corpo per provvedere al vostro sostentamento, genera delle esalazioni che devono essere smaltite dal fisico. E'quindi perfettamente naturale quanto accaduto perché è indice che vossignoria gode di ottima salute.-
Carlotta sbuffò.
-E non si potrebbe controllare questo fenomeno?-cicalò.
Aronne si massaggiò il capo.
-Co...controllare?-chiese di nuovo, fissando incredulo la signora madre che, malgrado le fesserie della figlia, continuava a mantenere un certo aplomb.  Suppongo che essere medico di aristocratici, per quanto redditizio, sia comunque una mansione molto snervante. -Madamigella, è assai arduo compiere un'azione del genere, anche perché è un gesto assolutamente naturale che il corpo espella le esalazioni in questo modo.- provò a dire.
-COME OSATE!- strillò questa, ormai fuori controllo- Voi siete solo un maledetto deicida, un bugiardo ed un imbroglione! Vi ho ordinato di porre rimedio al mio malessere...non importa quanto naturale esso sia! Anche i santi hanno controllato le peccaminose reazioni del corpo, come vi permettete di ridurre il tutto ad una spiegazione tanto puerile!-
La guardai con sincera ammirazione.
Non immaginavo che mia sorella fosse un simile pozzo di scienza. Ricordo che il precettore si lamentava con lei per il fatto che si addormentava alle sue lezioni...ma devo ammettere che aveva torto. Anche con gli occhi chiusi, anche con quel ronfare sonoro, ella apprendeva il suo sapere...e me lo stava dimostrando. Nemmeno un domenicano avrebbe saputo fare di meglio, altroché!
Quali grandi miracoli sa fare il matrimonio!
Aronne la guardò con occhi sgranati e lo stesso fece la signora madre...poi, alla fine, cedette. -Vossignoria, se permettete...se questo fatto vi angustia tanto...sono disposto a proporre per voi tale rimedio.-fece, tirando fuori una boccetta- E'un elisir per facilitare la digestione e sgonfiare lo stomaco...limiterà i danni.-
 
 
Ora, cara Penelope, io non ho una grande stima per i dottori. Nutro ancora rancore per il modo in cui sono stata curata quando ero una bambina...senza contare le odiose purghe cui il signor padre si è sottoposto per fronteggiare un fastidioso mal di stomaco. Le lunghe permanenze nella latrina e gli odiosi miasmi provenienti da quest'ultima sono ancora un vivo ricordo dentro di me.
In ogni caso, Aronne fu di parola.
Mia sorella guarì, riprendendo a cicalare come al suo solito. Quando tornò a riscuotere il pagamento ricevette ogni lode possibile da quest'ultima, trasformatasi improvvisamente in un angelo di bontà.
Anche io mi complimentai con lui ma questi scosse il capo. In verità, vossia fece questi, avvicinandosi non visto al mio orecchionessuna medicina è più efficace della convinzione di essere guariti.
Con queste parole, amica, ebbe fine il calvario delle trombe di petto di Carlotta.
 
Scusate il ritardo ma ho gli esami a breve e non avevo tempo. Non riuscivo inoltre a fare questo benedetto capitolo e quindi ho tardato un po'. Spero che il capitolo sia piaciuto. All'epoca queste uscite corporee erano ben viste ma Carlotta vuole fare bella figura con Alberto e queste sorprese non sono gradite.
Intanto, Aronne ha fatto il suo lavoro...e Perla conclude con il suo consueto sarcasmo. 

   
 
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