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Autore: Hylia93    28/05/2013    12 recensioni
Dopo aver letto tante ma tante ff, provo a scriverne una anch'io, la mia prima Dramione!
Siamo al quinto anno, ma c'è qualche differenza. Voldemort non è rinato, perché Silente è riuscito ad impedire che Harry (e di conseguenza anche Cedric) usasse la passaporta, ossia la Coppa del Torneo Tremaghi. Tuttavia, Voldemort non è ancora morto del tutto e forse nasconde più di quanto si pensi. L'atmosfera è all'apparenza più tranquilla a Hogwarts, più serena. Sarà un altro anno pieno di peripezie o riusciranno, finalmente, a vivere un anno da adolescenti? Le due cose, in realtà, sono complementari! :)
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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We'll have the days we break,
And we'll have the scars to prove it,

We'll have the bonds that we save,
But we'll have the heart not to lose it.

For all of the times weve stopped,
For all of the things Im not.

We put one foot in front of the other,
We move like we aint got no other,
We go when we go,
Were marching on.

One Republic, "Marchin On"


Capitolo 40, "Un nuovo inizio."

Quando sei amica di Harry Potter non ci metti molto a fare la collezione dei più disparati pericoli di morte a cui si può essere sottoposti ed è un fatto con cui faccio i conti esattamente da quando ho undici anni. Dunque ho imparato ad aspettarmi l'avventura dietro ogni angolo, anche nel posto più sicuro del mondo.
O, per meglio dire, specialmente nel posto più sicuro del mondo.
Hogwarts, famosa scuola di magia e stregoneria, è stata frequentemente definita in tal modo, eppure nulla ha impedito al suddetto Harry Potter di trovare una Camera di Segreti con dentro un basilisco non particolarmente amichevole, un professore di Difesa Contro le Arti Oscure con annesso mago più oscuro di tutti i tempi, una schiera di Dissennatori pronti a succhiargli via l'anima e chi più ne ha più ne metta. A questo punto si presupporrebbe che io ci abbia fatto l'abitudine o che almeno rimanga meno colpita quando si verificano tali situazioni incresciose con annesso pericolo di morte. Eppure con mio grande disappunto mi sono resa conto che non è affatto così.
Non è mai stato così.
A seguito di questi impeccabili ragionamenti sono arrivata a postulare che puoi essere sopravvissuta alle più pericolose vicissitudini, ai più brutti e cattivi Mangiamorte e persino ad un lupo mannaro particolarmente affamato, ma quando ti ci ritroverai di nuovo avrai paura esattamente come la prima volta. Ora come ora magari posso essere più preparata, conoscere più incantesimi e pensare più in fretta, ma la morsa che mi stringe lo stomaco è sempre la stessa, così come il terrore di non riuscire a ritornare alla vita di tutti i giorni, di perdere le persone importanti, di non poter cambiare la situazione e permettere al bene di vincere.
Allo stesso modo, quando mi ero trovata nella splendida ed elegante dimora di Theodore e Davon Nott, avevo sentito il cuore battere come se non ci fosse un domani mentre le gambe tremanti minacciavano di non reggere il mio peso. Solo una volta salva mi ero resa conto che ero riuscita ad evitare un attacco isterico solamente grazie al mio sangue freddo, quello stesso sangue sporco tanto bistrattato da Draco, il sangue con cui ero nata e, dunque, non grazie ad una qualità acquisita per merito della calamita attira-guai di Harry Potter. Probabilmente Silente, Harry, o Ginny oppure Ron mi ricorderebbero con grande orgoglio che sono stata la strega più giovane ad aver creato una Passaporta quasi perfettamente funzionante, grazie alla quale siamo riusciti a sfuggire a Voldemort e a due Mangiamorte, materializzandoci appena un chilometro più lontano di quanto avessi previsto e salvando ancora una volta la situazione. Ciò non mi impedì, comunque, di avere un esaurimento nervoso una volta che il pericolo risultò essere abbastanza lontano da poter essere ignorato.
Così, una volta portato Draco in infermeria insieme agli altri, mi sedetti sulla sedia accanto al suo letto a guardarlo, senza permettere a Madama Chips di avvicinarsi quel tanto da permetterle di controllare i polsi sfregati a sangue dalle corde.
Non so, precisamente, quanto rimasi lì.
Vidi Harry avvicinarsi, titubante, bisbigliandomi qualcosa che non riuscii a cogliere e di cui in fondo non m'importava.
Vidi Nott rigirarsi tra le coperte in preda a qualche incubo, una ferita sull'addome fasciata di fresco.
Vidi Ginny parlottare con Ron accanto al portone dell'Infermeria mentre mi lanciavano sguardi preoccupati.
Vidi persino Piton, Silente e la McGranitt entrare da quello stesso portone per dare un'occhiata ai feriti.
Vedevo e sentivo, ma non avevo la forza per alzare una mano e passarmela sulle guance per asciugare le lacrime, quelle fresche e quelle che avevano lasciato una sottile scia salata dallo zigomo al mento. Non sapevo precisamente perché non riuscissi a fare nulla, il mio cervello funzionava piuttosto bene, sebbene fossi abbastanza stanca e provata. Ero arrivata dolorosamente alla conclusione che stavolta avevo avuto qualcosa di più da perdere, qualcosa che avevo ricevuto da poco, a cui non avevo avuto il tempo di abituarmi e che perciò risultava più difficile da lasciare andare.
Più che altro qualcuno.
Così ero combattuta, sentendomi incredibilmente insensibile nell'aver provato più paura per quel ragazzo biondo sdraiato nel letto, con gli occhi chiusi e i capelli in disordine, che per il mio migliore amico di sempre. Non che non fossi stata preoccupata per Harry, è chiaro che lo fossi, ma c'era qualcosa di differente, un qualcosa che non riuscivo ancora a cogliere pienamente e che forse solo rivedere il grigio dei suoi occhi mi avrebbe aiutato a comprendere. Così attesi. 

- Hermione? 
Oh mio Dio, di nuovo. 
Ormai mi ero rassegnata al fatto che ogni mio risveglio coincidesse con qualcuno che mormorava, urlava o sussurrava il mio nome. L'originalità evidentemente non dimorava ad Hogwarts.
Aprii gli occhi lentamente e li stropicciai con le mani, tentando di capire dove fossi e perché la sedia su cui pensavo di essere seduta fosse stranamente comoda e morbida. Sentire i polsi fasciati non mi rassicurò affatto come avrebbe dovuto così aprii lentamente le palpebre, pesanti come due macigni, e mi guardai intorno.
- Ciao, Harry. - mormorai, mettendolo a fuoco.
La sua espressione basita mi lasciò un po' perplessa, giusto il tempo necessario per rendermi conto di che cosa fosse successo nel grande vuoto di memoria durante il quale evidentemente ero stata trasportata nel letto dell'Infermeria e curata.
- Come stai? - chiese, scrutando ogni millimetro di pelle disponibile al suo esame per assicurarsi che stessi bene in modo da rendere la mia risposta totalmente inutile.
- Bene. - risposi comunque, tirandomi su a sedere e scrutando con perizia ogni angolo dell'Infermeria.
- Malfoy è stato dimesso ieri. - disse con una smorfia di disappunto, irrigidendo appena le spalle e mettendosi a sedere sul mio letto. Mi voltai e fissai gli occhi nei suoi, cercando di giungere ad una qualche conclusione.
- Harry, quanto ho dormito? - domandai con una voce tanto serena da essere assolutamente innaturale. Il suo voltarsi dall'altra parte con fare imbarazzato di certo non mi rese le cose più facili.
- Circa tre giorni. - mormorò, tornando a guardarmi giusto il tempo di assicurarsi che la mia reazione non fosse eccessivamente rumorosa, cosa che avrebbe provocato la sua cacciata immediata ad opera della zelante Madama Chips.
- Tre giorni. - ripetei, alzando le sopracciglia, - Settantadue ore di sonno e mi sento più stanca che mai. - aggiunsi, cercando di sgranchire le gambe e le braccia.
Harry accennò un timido sorriso, poi si accomodò meglio sul letto e mi prese una mano.
- Sicura di stare bene? Non ti era mai successo nulla del genere… le altre volte. - mormorò, articolando le parole come se stesse parlando con una matta. Ovviamente non potevo fargliene una colpa, dovevo essere sembrata una matta un po' a tutti negli ultimi giorni.
Sfoggiai il mio sorriso più convincente e lasciai cadere la risposta, spostando le coperte ed alzandomi dal letto molto lentamente per evitare di cadere come un sacco di patate. Harry mi fu subito accanto, passandomi un braccio intorno alla vita per aiutarmi a camminare.
- Theodore come sta? - domandai, per evitare di pensare ad altro.
- Piuttosto bene, anche lui è stato dimesso. Suo padre lo aveva colpito allo stomaco con lo stesso incantesimo che ha raggiunto anche Malfoy. Ma ci pensi? Un padre al figlio… Comunque Silente sta cercando di evitare di farlo sottoporre a processo, può darsi che dovremo testimoniare a suo favore, però. Ha detto anche che in ogni caso lo terrà sott'occhio. In fondo è stato lui a portarci lì, anche se poi ci ha anche permesso di fuggire… - disse, assottigliando gli occhi come se stesse cercando di afferrare un pensiero che non riusciva a focalizzare.
Annuii senza troppa convinzione e mossi un altro paio di passi.
- Spero che abbia vicino qualcuno che possa seriamente aiutarlo, uccidere una persona è un atto che ti segna per la vita. - mormorai, tentando di scacciare l'immagine di Dolohov che cadeva a terra esanime.
- Già. Speriamo. - concordò Harry.
Un silenzio pieno di compassione e orrore seguì quelle parole.
- Silente ha mandato qualcuno a casa dei Nott? - ripresi, lo stesso tono sereno che utilizzerebbe un'anziana con le amiche durante il solito torneo di scala quaranta della domenica. Mi complimentai con me stessa per la disinvoltura con cui riuscii a nascondere la mia inquietudine e ascoltai persino la sua riposta. Beh, in fondo mi interessava davvero.
- Certo, appena siamo tornati ha avvertito il Ministero ma quando sono arrivati gli Auror era già tutto sgombro. Anche il padre di Theodore è sparito e non hanno idea di dove cercare. Ha dovuto anche mettere i genitori di Malfoy sotto protezione: dopo quello che è successo la loro copertura è saltata. - rispose, suonando titubante nel pronunciare l'ultima frase.
Deglutii e abbassai lo sguardo.
Harry mi guardò un attimo e fece un respiro profondo, come se stesse per dire qualcosa che avrebbe potuto costargli la vita.
- E' venuto a trovarti stamattina e ieri sera. - sputò fuori, fermandosi improvvisamente e rischiando di farmi finire a faccia avanti sul pavimento dell'Infermeria.
Un sorriso da idiota spuntò senza che riuscissi a frenarlo sul mio viso, così girai il volto dall'altra parte per evitare di rendere il mio sollievo troppo evidente per Harry. Non appena fui in grado di affettare un'espressione di indifferenza da manuale tornai a guardarlo negli occhi con una scintilla di gratitudine.

- Draco smettila di lamentarti è solo un graffietto. - sbottò Blaise, lanciandomi un'occhiataccia dallo specchio davanti al quale sostava da circa mezz'ora.
Gli risposi con uno sguardo truce e soffocai un gemito di dolore. Come se il Marchio Nero non mi avesse causato già abbastanza sofferenza, ci mancava anche quel dannato taglio. Piton era riuscito a bloccare il sangue momentaneamente, cosa che mi aveva permesso di arrivare fino in Infermeria, dove Madama Chips mi aveva riferito l'ennesima buona notizia: non era possibile farlo rimarginare. Dopo le prime ore, in cui ero rimasto incosciente e che avevo rimpianto non appena avevo riaperto gli occhi, mi aveva costretto ad ingurgitare gli intrugli più disgustosi e a spalmare creme dai colori e gli odori più improbabili sulla ferita ancora aperta, per cercare di ottenere un qualche risultato. Tutto inutile, ovviamente.
- Vorrei vedere se fosse successo a te. - borbottai, prendendo un'ampolletta blu da sopra il comodino e facendo cadere cinque gocce sulla lingua. Fino a nuovi sviluppi, ciò mi avrebbe permesso di evitare la morte per dissanguamento. Molto pratico.
Blaise si voltò e mi guardò scioccato prima di parlare.
- Le ferite di guerra aiutano a rimorchiare, i capelli verdi no quindi non lamentarti. - disse con grande serietà prima di ritornare a rimirarsi allo specchio. Sbuffai sonoramente e cercai di ricordarmi perché fossimo amici. Dato che non mi veniva in mente niente, decisi che sarebbe stato meglio evitare di averlo davanti agli occhi nel momento in cui non fossi più riuscito a contenere la voglia di prenderlo a pugni, così mi alzai a mi diressi verso la porta del dormitorio. Mi soffermai appena accanto al letto di Nott, trasferito in un'altra ala del Castello. 
Per sua fortuna.
Strinsi i pugni e poggiai la mano sul pomello argentato della porta. Tuttavia, prima che riuscissi ad aprirla, qualcuno la spalancò con tale forza che temetti di essermi rotto ogni singolo osso della faccia.
- Oh mio dio, scusa!
Magari non ogni singolo osso, ma il naso sicuramente si.
- Mi dispiace!
Non sapevo se piangere dal dolore o dalla felicità.
- Ma che ci facevi dietro la porta?
A giudicare dal sangue che mi bagnava le mani probabilmente avrei pianto per il dolore.
Indietreggiai, disorientato, e mi buttai sul letto di Nott, il più vicino, col viso tra le mani, cercando di arginare la seconda emorragia nel giro di… Beh, decisamente troppe poche ore.
- Oh avanti leva le mani, ci penso io! - sbraitò con un tono che non ammetteva repliche, come se fossi stato io quello che aveva fatto qualcosa di male.
In tutto ciò, ovviamente, Blaise Zabini rideva come se non ci fosse stato un domani. Non potevo vederlo a causa della copiosa quantità di sangue che mi offuscava la vista ma ero più che sicuro che fosse piegato in due con una mano sullo stomaco.
Presi in considerazione l'idea di correre per andare a chiudermi in bagno ed evitare di farmi vedere da lei in quelle condizioni ma le sue mani furono più veloci: mi prese piano i polsi e li allontanò dal viso, puntandomi la bacchetta contro e mormorando "Epismendo!". Sentii un rumorosissimo crac e il mio naso tornò a posto.
- Gratta e Netta. - aggiunse, pochi secondi dopo, sedendosi accanto a me.
Aprii gli occhi e mi voltai verso di lei. Mi guardava sorridendo ma nei suoi occhi vidi una scintilla di delusione. Forse era arrabbiata perché non ero con lei quando si era svegliata? Avrei voluto restare lì giorno e notte, ma avevo bisogno di un po' di tempo per capire quello che era successo nel periodo in cui non ero stato in me e comportarmi di conseguenza. Blaise aveva appena provveduto ad informarmi e stavo appunto per andare a cercarla. Sicuramente non doveva essere stato facile per lei, anche se di certo Potter e Weasel avevano provveduto a consolarla.
- Vedo che ti sei ripresa in fretta. - mormorai con il miglior tono indifferente che riuscii a mettere insieme, poi distolsi lo sguardo dalla sua espressione delusa per puntarli su Blaise, seduto sul letto ad asciugarsi le lacrime agli occhi mentre soffocava gli ultimi strascichi della risata.
- Già, merito di Harry che mi ha aiutato a rimettermi in piedi, oggi. - sibilò non appena mi fui alzato per avvicinarmi alla porta. Avevo, ovviamente, intenzione di portarla da qualche parte lontano da occhi indiscreti per recuperare il tempo perso mentre ero sotto l'influsso della Pietra, ma quell'ultima uscita mi fece bloccare, di nuovo, con la mano sulla maniglia.
Come al solito, a Potter toccava la parte dell'eroe. 

Va bene, ero stata decisamente poco opportuna.
Ok, diciamo pure che potevo risparmiarmi l'uscita su Harry dopo avergli appena rotto il naso.
Però ci tenevo anche a sottolineare, a mio favore, che anche lui non era stato particolarmente gentile a parlarmi con quel tono indifferente, non dopo tutto quello che avevo passato mentre lui era sotto l'influsso della Pietra della Morte. Voglio dire, lui non ricordava nulla di quel periodo, io sì. Anche troppo bene.
Sbuffai e lo guardai mentre usciva sbattendo la porta.
- Zabini, andiamo in bagno. - mormorai, appuntandomi mentalmente di rincorrerlo e farmi perdonare non appena avessi risolto definitivamente quest'altra faccenda, quella, tra l'altro, per la quale mi ero presa il disturbo di entrare nella Sala Comune di Serperverde in qualità di Prefetto con la scusa di un controllo. Non che non volessi vedere Draco, ma avevo l'impressione che da quella mattina stesse cercando di evitarmi, così avevo deciso di aspettare, paziente, che venisse da me. Che poi, casualmente, lo avessi trovato nel suo dormitorio, era tutta un'altra faccenda.
Blaise si voltò lentamente verso di me, guardandomi basito.
Dopo qualche secondo realizzai il doppio senso nella frase che gli avevo rivolto e arrossii, cominciando a scuotere la testa, sconsolata.
- Idiota, devo farti la tinta. - rettificai, alzandomi e facendogli cenno di precedermi.
Lo vidi rilasciare un sospiro di sollievo e un sorriso a trentadue denti apparve sul suo bel volto.
- Pensavo che volessi far ingelosire Draco. - sogghignò, facendomi strada verso il bagno del dormitorio.
Due ore dopo potevo tranquillamente affermare che fare la tinta a Blaise Zabini poteva annoverarsi tra le Dodici Fatiche di Ercole.
Una delle più dure, senza dubbio, eppure ero uscita vincitrice anche da questa avventura e mi sentivo più invincibile che mai. Certo, dover parlare con Draco Malfoy del nostro rapporto di coppia avrebbe potuto paragonarsi al combattere contro l'Idra, ma a questo era meglio non pensare ora come ora. Sgusciai fuori dal dormitorio Serpeverde e mi diressi verso la Torre dei Grifoni per darmi una lavata: chi mi avesse visto girare per i corridoi con la tinta nera di Zabini un po' ovunque avrebbe pensato ad una battaglia con il Signore Oscuro in persona. 
Salutai la Signora Grassa ed entrai in Sala Comune, dirigendomi in fretta verso il bagno del dormitorio. Cercai di fare di tutto per far finta di non aver notato Harry e Ginny sbaciucchiarsi seduti sul divano davanti al fuoco e salii le scale a due a due, fiondandomi nella doccia con tutti i vestiti che, probabilmente, erano da buttare.
Scelsi un maglione verde scuro e una gonna nera a pieghe e mi pettinai con cura i capelli, sperando almeno di rabbonirlo in questo modo. Mi mancava incredibilmente e non avevo voglia di perdere tempo a litigare, volevo solo sentire il suo calore e il suo sapore. Mi guardai un'ultima volta allo specchio, abbastanza soddisfatta, e scesi le scale. Il posto precedentemente occupato dai piccioncini in amore era vuoto, probabilmente erano scesi per la cena con Ron, così mi avviai anche io verso la Sala Grande. 

Seduto al tavolo Serpeverde, portai svogliatamente alla bocca una mela verde, pregustando il momento che già mi ero figurato nella mia testa dall'attimo in cui lei aveva pronunciato quelle parole cercando di farmi ingelosire. Riuscendoci, senza alcun dubbio. Tuttavia, sin da quando avevamo appena undici anni, aveva sempre sottovalutato i miei metodi per vendicarmi. Che poi non ero neanche sicuro si potesse parlare di vendetta, in realtà, ma di questo aspetto ne avremmo discusso dopo.
- Hai lo sguardo di uno che ha in mente qualcosa. - esordì Blaise, di nuovo moro, sedendosi accanto a me.
- Ciao Blaise. - lo salutai, tenendo gli occhi fissi sull'entrata della Sala Grande.
- Ciao a te, Draco. - rispose, guardandomi di sottecchi, - Vuoi dirmi cos'hai in mente? - aggiunse, avvicinandosi come per accogliere un segreto sussurrato all'orecchio.
Scossi la testa lentamente e diedi un altro morso alla mela, masticando lentamente.
- Devo preoccuparmi? - continuò, cercando di seguire la linea del mio sguardo per carpire qualche informazione.
Scossi di nuovo la testa e sogghignai.
Aggrottò le sopracciglia e mi rivolse uno sguardo traboccante curiosità.
- Avanti, ti prego? - insisté, avvicinandosi ancora. Se non fossi stato totalmente concentrato su quello che stavo per fare, gli avrei lanciato la mela in faccia.
- Ora vedrai, Blaise, pazienta per favore, solo una volta nella tua dannata vita. - sbraitai, senza però distogliere lo sguardo dall'entrata.
Lo vidi annuire e lanciarmi un'occhiataccia che ovviamente ignorai.
Poi lei entrò.
Mi alzai con deliberata lentezza, sotto lo sguardo basito di Zabini che, nonostante fosse indubbiamente un Idiota, certe cose le aveva sempre capite al volo. Scavalcai la panca e mi diressi verso di lei, sentendo mano mano gli occhi di tutti puntarsi su di me. Un vociare sommesso si alzò dal tavolo Serpeverde per poi dilagare come un'epidemia verso quello Tassorosso, Corvonero e infine Grifondoro. Fu solo in quel momento che lei si girò, un'espressione terrorizzata in volto. Sfoggiai il mio miglior ghigno divertito e continuai a camminare, totalmente incurante e anzi soddisfatto dell'attenzione che ero riuscito ad attirare.
Tutto come nei piani.
Incatenai i suoi occhi nei miei e la vidi bloccarsi appena dopo l'entrata, una mano poggiata all'altezza del cuore sul delizioso maglioncino verde, gli occhi spalancati e le guance accese. Bella come non mai.
Mossi gli ultimi tre passi e mi fermai davanti a lei.
- Ciao. - mormorai, sorridendole.
La vidi deglutire ed abbassare gli occhi e il mio sorriso si allargò.
- Ciao. - rispose, la voce incrinata.
Le poggiai due dita sotto il mento e feci una lieve pressione per invitarla a guardarmi di nuovo. Il suo orgoglio mi permise di avere vittoria facile, facendole alzare subito il viso. I suoi occhi, tuttavia, tradivano imbarazzo, paura e, forse, anche la rabbia che sarei stato più che felice di sorbirmi dopo.
Le poggiai le mani sulle guance, lentamente, dandole tutto il tempo necessario per accorgersi di cosa stessi facendo e dunque la possibilità di respingermi.
Poi capii che, per quanto io potessi essere subdolo, i Grifondoro hanno sempre una carta in più che gli permette di averla vinta. Il coraggio. Un coraggio spudorato che spunta fuori in ogni dannato momento: Hermione mi buttò le braccia al collo e mi baciò, intensamente, facendosi strada con la lingua nella mia bocca senza trovare alcuna resistenza. Spalancai gli occhi per un secondo, incredulo, poi li richiusi e mi persi nel suo sapore, avvolgendole le braccia intorno alla vita. La sua presenza annullò tutto il resto e dunque, purtroppo, non mi resi minimamente conto che Potter si stava quasi strozzando con il budino mentre la rossa, la mascella che toccava terra, aiutava Weasel a rialzarsi dal pavimento. 
 

*****
 

E così è finita. 
Mio Dio, non mi pare vero. 
Quaranta capitoli, non mi sono proprio regolata. 
Vorrei ringraziare infinitamente tutti coloro che hanno avuto il coraggio di seguire questa storia dall'inizio alla fine. Mi rendo conto, rileggendola, che cambierei mille cose, ma penso sia meglio lasciare tutto così, alla fine. Sono cresciuta tantissimo con questa fanfiction e spero che vi abbia appassionato leggerla come ha appassionato me scriverla. Mi sembra un po' la fine di un'era, sebbene non sia passato poi così tanto tempo da quando è iniziata. 
Un grazie di tutto cuore va in particolare ad Alessandra, che mi ha sempre deliziato con recensioni bellissime e che spero di non deludere con questo finale, a weasleylair, IsabellaMalfoy_99, e elybrenta che mi hanno seguito dall'inizio alla fine con una costanza invidiabile, a barbarak che riesce ad analizzare i miei capitoli meglio di quanto faccia io stessa e a Noir93, MelodyLestrange e Hermione00 che sono arrivate più tardi ma mi hanno riempito di mille fantastici complimenti tanto per recuperare il tempo perso!

Se vi va mi ritrovate anche sulla PAGINA FACEBOOK https://www.facebook.com/TheDailyPotter come amministratrice. 
Baci sparsi a tutte <3
Viola

Per chi volesse sapere che fine ha fatto Nott: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1888589&i=1
   
 
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