IX – Ora o mai più…
La
lezione del professor Lupin di quella mattina era interessantissima. In effetti tutte le sue lezio no lo erano, era in gradi
trasformare una materia banale come scienze in qualcosa di meraviglioso. E poi
era uno dei migliori professori che avessero.
Harry
però era distratto, la testa tra le nuvole e lo sguardo fisso fuori dalla finestra, e non aveva ascoltato una parola di
quello che Lupin stava spiegando circa le teoria della formazione
dell’universo.
“Harry,
puoi ripetermi quello che stavo dicendo?” domandò una volta che, girando tra i
banchi mentre spiegava, si ritrovò davanti ai ragazzo
distratto.
Harry
si voltò di scatto, colto alla sprovvista.
“Ecco,
stava parlando dell’universo, professore…” fece, sapendo la cosa alla larga.
“E…?” fece il professore, incrociando le braccia e fissandolo
interessato.
Lanciò
un’occhiata di SOS in direzione di Ron ed Hermione mentre Lupin gli chiedeva di
proseguire. Con perplessità cercò di interpretare il significato degli oscuri
gesti silenziosi di Ron che allargava le braccia e le richiudeva come se
volesse acchiappare una mosca.
“E…
ecco, l’universo è molto grande – fece, continuando a
interpretare alla cieca le braccia di Ron e sforzandosi inutilmente di leggere
il labiale di Hermione – ma si sta restringendo?” azzardò sperando di essere
fortunato.
“Fortunatamente
per noi ma sfortunatamente per te, no. Harry, sai benissimo che se uno studente
non vuole seguire le mie lezioni è liberissimo di lasciare l’aula, ma nel
momento in cui sceglie di rimanere voglio che sia attento. Quello che sto
spiegando è tutto nel quarto capitolo del libro, voglio che me lo prepari per
la prossima lezione” terminò, mentre la campanella
iniziò a suonare.
Raccolse
le sue cose, salutò la classe e uscì.
“Harry,
sei un idiota! Stavo mimando l’espansione e il resto!” fece Ron, avvicinandosi
all’amico.
“Veramente
mi sembrava che tu stessi prendendo delle mosche, Ron” puntualizzò Harry,
raccogliendo in fretta le sue cose.
Hermione
rise divertita e così fece il rosso, superata l’offesa iniziale.
“Ma dove vai di corsa?” gli chiese Hermione vedendolo
schizzare via verso la porta.
La
risposta morì nel frastuono del corridoio zeppo di studenti che si recavano a
mensa.
Harry
corse rapidamente verso l’aula all’altro capo del corridoio e fece irruzione
all’interno bloccandosi di colpo.
“…
e per finire voglio che svolgiate correttamente l’esercizio numero sette a
pagina trecentonovantaquattro” concluse il professor
Piton, chiudendo il grosso libro che aveva in mano e fissando Harry
infastidito.
“Potter,
non ti hanno ancora bocciato purtroppo. Si da il caso
che al momento la tua classe sia all’altro capo del corridoio, la stessa in cui
avrò la sfortuna di fare lezione questo pomeriggio. Ma
se tu vorrai favorirmi sollevandomi del peso della tua presenza e retrocedendo
volontariamente, te ne sarò grato…” commentò fissandolo gelido col suo consueto
tono strascicato.
Tutta
la classe ridacchio.
“Ehm…
veramente so benissimo che questa non è la mia classe…” rispose Harry,
infastidito da quel professore che chissà per quale motivo ce
l’aveva a morte con lui.
“Oh,
che sorpresa…” rispose ironico quello. Poi lo superò ignorandolo, salutò la
classe e scomparve nel corridoio.
I
ragazzi della III B uscirono rapidamente dall’aula e Harry si avvicinò a Ginny
“Ciao!” la salutò con un sorriso.
“Che cosa ci fai qui, Potter?” gli domandò lei sorpresa.
“Bè,
ti avevo detto che per sdebitarmi di averti rotto il piede ti avrei
accompagnato ovunque, no? Magari avevi bisogno di una mano per arrivare alla
mensa… Sai, fare le scale e queste cose così…” spiegò.
Lei
gli sorrise sorpresa “Caspita… grazie! Anche se c’è un
ascensore in questa scuola… In queste condizioni il preside Riddle
mi ha permesso di servirmene”
Harry
si grattò il naso un po’ in imbarazzo non riuscendo a trovare niente da dire
“Eh, giusto. Bè, allora io vado…” fece un cenno di
saluto con la mano, imbarazzato, e si allontanò verso la porta.
“Potter?”
la voce di Ginny che lo chiamava alle sue spalle lo
bloccò.
“Bè,
se vuoi puoi sempre aiutarmi a portare la borsa del pranzo… sai, con le
stampelle…” propose lei, che in realtà non voleva che se ne andasse.
“Oh,
posso farlo tranquillamente io!” si offrì Luna, di fianco a lei.
Ginny
la guardò cercando di farle capire “No,
non puoi farlo… Sai…” e cercò rapidamente delle scuse che però non le vennero
in mente.
Luna
annuì “Oh… certo che no, è vero! Sai
Harry, il mio polso… Non posso sollevare troppi pesi…” spiegò, cercando
di suonare convincente.
Ginny
annuì vigorosamente al suo fianco “Sai, la povera Luna ha una
deformazione dalla nascita al polso, una cosa davvero brutta…” aggiunse,
cercando di darle man forte.
“Davvero?
– domandò la bionda sorpresa – Oh, sì! E’ vero… Bè, ci
vediamo! Devo passare un attimo… ehm… in bagno, sì! A dopo!” e
saltellando leggera si allontanò.
“Povera
Luna…” commentò Harry, che era abbastanza tonto da esserci cascato.
“Già,
una storia molto triste… Andiamo?” tagliò corto Ginny acchiappando le sue
stampelle e cercando di rimettersi in piedi.
Harry
la aiutò ad alzarsi, prese il suo pranzo (che non era poi così pesante) e la
accompagnò fino all’ascensore accertandosi che gli altri ragazzi le lasciassero abbastanza spazio per farla passare.
“Piton
è sempre così simpatico con te?” domandò Ginny ad un certo punto, pigiando il
bottone del piano terra.
Harry
sbuffò “Mi detesta. E il
bello è che ha iniziato a farlo da quando ha letto il mio nome sul registro.
Insomma, non avevo ancora aperto bocca che lui aveva già fatto un commento
maligno…” spiegò, appoggiandosi alla parete a specchio
del grande e lento ascensore.
“E’
acido con quasi tutti gli studenti, questo sì, ma non l’ho mai sentito smontare
qualcuno come ha fatto poco fa con te!” e a Ginny scappò una risatina che cercò
di trattenere.
Harry
alzò le spalle “Se fosse solo quello… In realtà studio
chimica come un pazzo e lui riesce sempre a trovare un motivo idiota per darmi
appena la sufficienza! E’ uno stronzo…”
“Mi
dispiace! Sai, lo scorso anno abbiamo avuto per dei mesi un supplente, un certo
Lumacorno… Era così grosso che faceva fatica a sedersi
dietro la cattedra però era bravo! Con lui sì che era un piacere fare chimica!
Bè, poi aveva un debole per me, diceva che ero molto dotata o qualcosa del
genere…” raccontò mentre le porte si aprivano e procedevano verso la mensa.
“Magari
si spaccasse una gamba Piton e tornasse questo Lumacorno!” commentò Harry.
“Bè,
puoi sempre provare a cadere addosso anche a lui!” propose Ginny che si
divertiva da morire a punzecchiare il suo senso di colpa.
Harry
la guardò con espressione contrita “Oh, mi dispiace
Ginny! Scusa, davvero… Se potessi ti darei il mio
piede!”
Ginny
rise di gusto “Stavo scherzando, dai, Potter!
Rilassati…”
Il
momento del pranzo trascorse tranquillo, ormai avevano formato un bel gruppetto
che abitualmente si ritrovava attorno allo stesso grande
tavolo composto da Harry, Hermione, Ron, Ginny, Luna, Seamus, Dean e qualche
altro ragazzo della squadra.
All’inizio
anche Lavanda si univa a loro, ma da qualche giorno pareva avercela a morte con
Ron, ma soprattutto con Hermione, e li evitava come la peste. Però aveva preso in simpatia Harry e aveva iniziato a girargli
attorno come una mosca fastidiosa.
“Ciao
Harry!” salutò avvicinandosi e non degnando di uno sguardo né Ron né Hermione
che dal canto suo si era fatta più vicina a Ron e era
diventata improvvisamente desiderosa di toccarlo.
“Ciao
Lavanda” rispose Harry atono.
“Senti,
oggi so che non avete allenamento… Però noi cheerleader abbiamo le prove, ti va
di venire vedere le nostre nuove
coreografie? Saresti una presenza stimolante”
aggiunse, maliziosa.
“Eh,
veramente ho un impegno, ma grazie per l’invito” la liquidò lui, voltandosi
dall’altra parte.
“E quale?” insistette lei, irritante.
“Ecco
io…” iniziò Harry, non sapendo che scusa accampare, perché di una scusa si
trattava.
“Deve
accompagnare me per un impegno organizzativo del comitato. Sai, visto che mi ha
rotto un piede e non posso andarci da sola è costretto ad accompagnarmi”
spiegò, con un sorrisone finto rivolto alla bionda.
Lavanda
fissò a lungo Ginny, incerta, con gli occhi ridotti a due
fessure “Ok…” commentò piena di risentimento, prima di allontanarsi con
passo sostenuto ancheggiando per tutta la sala.
“Ora
è tua questa gattaccia da pelare…” commentò Ron, divertito, dandogli una
piccola gomitata.
“Grazie,
Ginny! Mi ha letteralmente salvato… La tua scusa è stata provvidenziale” fece rivolto alla rossa, che se la rideva.
“Ho
davvero un impegno con il comitato organizzativo, comunque!
Dovrei raggiungere la biblioteca per discutere di una festa del libro che
dobbiamo organizzare. Ma credo che rimanderò” fece
addentando un tramezzino super farcito.
“Bè,
ti ci porto io! Davvero, mi sento in colpa…” commentò
il moro, sporgendosi verso di lei.
“Se vuoi posso occuparmene io” si propose Hermione, gentile.
“Hermione
era la presidentessa del comitato fino all’anno
scorso… ma la conosci, no? Ha lasciato la carica a Ginny perché diceva che era
un impegno troppo pesante all’ultimo anno, con gli esami e l’ammissione
all’università in vista…” spiegò Ron ad Harry,
guardando Hermione come se fosse un alieno.
“E tu avresti dovuto rinunciare ai tuoi impegni di capitano della
squadra!” lo ammonì la riccia.
Ron
inarcò un sopracciglio “Non lo pensi seriamente…” commentò
divertito.
Hermione
lo fissò in silenzio per qualche secondo poi fu costretta a scuotere il capo
“Ok, no. E’ vero…” ammise mentre Ron le scompigliava con una manata affettuosa
il testone ricciuto.
Quel
pomeriggio, dopo le lezioni, Harry corse come di consueto verso la classe di
Ginny. Si caricò in spalla la sua borsa di scuola e la accompagnò fino al suo
nuovo mezzo.
“Potter,
non c’è bisogno che mi accompagni, davvero! Posso sempre
rimandare, capiranno!” insistette lei.
“Cos’è?
Non ti fidi della mia guida per caso?” scherzò lui, cercando di risultare simpatico.
Ginny
lo guardò serie “Veramente è proprio così…” rispose
diretta.
Harry
rimase di stucco e Ginny impiegò dieci minuti buoni per fargli capire che era
solo una battuta – anche se c’era un più o meno piccolo fondo di verità – e
alla fine si fece accompagnare.
“Ma che cosa fa esattamente il comitato organizzativo?”
Domandò ad un certo punto, mentre aiutava la rossa a scendere dalla vespa.
“Organizza.
Qualsiasi cosa che non riguardi le lezioni e avviene nella
scuola passa attraverso il comitato organizzativo. Le feste, ad esempio.
Le gite, gli approfondimenti culturali, le attività extracurricolari, tutto! Sai
che Fred e George sono stati presidenti per tre anni? La scuola non era mai
stata così divertente! Poi hanno passato il posto a Hermione, e ora tocca a me!
Alla fine mi diverto un sacco, quei due mi hanno
tramandato la passione per l’organizzazione degli eventi. Anche
se allora si facevano solo e sempre feste, Hermione invece si era buttata
soprattutto sugli eventi culturali. Io sto mischiando tutto, invece.” spiegò, entusiasta.
“Bè,
non sapevo che avessi organizzato tu tutto quello che ho visto fino ad ora. Devo farti i complimenti…” fece Harry, aprendole la porta e
lasciandola entrare.
Poco
più di un’ora dopo la stava riaccompagnando verso
casa.
“Senti
Potter, mi dispiace però che tu ogni volta ti costringa ad accompagnarmi avanti
a in dietro. Non sentirti obbligato a farlo” disse
Ginny una volta arrivati a casa, mentre si levava il
casco e scuoteva il caschetto di capelli rossi, per rimetterli a posto.
“Non
mi sento per niente obbligato! Davvero, mi fa piacere così! Te l’ho già detto stamattina…” insistette lui.
Ginny
rimase sospesa sulle sue stampelle per qualche momento, fissandolo silenziosa e
immersa nei suoi pensieri.
“Allora
ci vediamo domandi mattina… ma non farmi fare tardi!”
concluse.
Harry
sorrise di rimando e si rimise in sella “Sarò sempre
puntualissimo! Promesso!” salutò con un gesto della mano e partì barcollando.
Per un attimo Ginny temette che si sarebbe schiantato contro uno
degli alberi che costeggiavano il vialetto ma il ragazzo riuscì per un pelo ad
evitarlo.
Una
settimana dopo la guida di Harry era migliorata. Certo, lo sfortunato veicolo
era pieno di piccoli bozzi e graffi nuovi che si erano andati ad aggiungere a
quelli vecchi che la guida scapestrata del giovane Sirius aveva arrecato, ma
era ancora intero e questo era quasi un miracolo.
Harry
era arrivato persino ad accompagnare Ginny in bagno, quando ne
aveva bisogno… Era riuscito a convincere Luna a fargli un rapido squillo
sul cellulare e a quel segnale lui sarebbe sopraggiunto, la prima volta che era
successo Ginny era quasi caduta dalle stampelle per la sorpresa. Aveva anche
rischiato una punizione quando, distratto, era entrato in bagno assieme a lei
ed era stato riacchiappato per la collottola dal preside Riddle che solo grazie
al seducente e provvidenziale intervento di Ginny non lo aveva appeso a testa
in giù nell’atrio principale della scuola.
Avevano
iniziato a passare così tanto tempo assieme che si erano destati parecchi
sospetti.
Un pomeriggio prima degli allenamenti Harry era negli
spogliatoi, aveva fatto tardi per accompagnare Ginny a casa ed era tornato al
volo a scuola ma i suoi compagni erano già tutti in campo.
Per
qualche misterioso motivo si era ritrovato davanti McLaggen.
“Potter,
te la fai con la Weasley adesso?” aveva domandato con il solito fare spartano e
antipatico che lo contraddistingueva.
“Sparisci,
McLaggen…” aveva risposto soltanto, superandolo e avviandosi verso il campo.
“Bè,
perché se non te la fai con la Weasley posso sempre pensarci io…” aveva
aggiunto, avvicinandosi a lui.
Harry
si era bloccato, infastidito. Cosa diavolo voleva da lui quella specie di orso? E soprattutto cosa voleva
da Ginny?!
“Sai,
credo che dovendo scegliere tra te e uno yeti Ginny Weasley opterebbe
sicuramente per il secondo. Non mi farei tante illusioni
fossi in te…” rispose, divertito e convinto.
“Fai
il geloso adesso? Paura di perdere la tua femmina, Potter?” lo punzecchiò
l’altro, indispettito.
Sorvolando
sulla terminologia usata, Harry gli rivolse un sorriso strafottente “Per
niente. Come non ho avuto la minima paura che potessi
prenderti il mio posto in squadra, e in fatti non è successo…” sottolineò
compiaciuto.
McLaggen
strinse i pugni punto sul vivo e indispettito “Ci
scommetti che prima di Natale riesco a fregarti tutti e due?” e lo additò con
fare minaccioso.
“Ci
scommetto, ci scommetto…” fece Harry, allontanandosi e lasciandolo indietro a
sbraitare. Non era passata settimana infatti che
McLaggen non avesse infastidito Ron per fargli ripetere il provino e avere il
posto in squadra di Harry. Qualche volta, convinto dallo stesso Harry che aveva
voglia di divertirsi, Ron aveva anche accettato ma i risultati di McLaggen
erano stati sempre più disastrosi e lui era diventato sempre più antipatico e
iroso nei confronti di Harry.
Probabilmente
ora, convinto che Ginny fosse la sua ragazza, aveva escogitato un altro modo
per dargli fastidio.
La
sua ragazza… Harry accarezzò l’idea quasi compiaciuto.
In effetti aveva superato molte prime impressioni
errate da diverse settimane… Ginevra Weasley, oltre ad essere troppo carina,
era una ragazza veramente interessante.
In effetti aveva passato così tanto tempo con lei
negli ultimi giorni che gli sembrava di conoscerla da sempre. Bramava ogni
istante con lei, si era ridotto ad accompagnarla persino al bagno di nascosto
durante le lezioni, per quanto lei non ne avesse
realmente bisogno, pur di godere di qualche attimo in più passato in sua
compagnia, a guardarla muoversi, toccarsi quel meraviglioso caschetto rosso,
fissarla e contare quasi ogni lentiggine sulle sue guance e sul suo naso perfetto,
parlare con lei, ascoltare la sua risata fresca e trascinante e sostenere il suo sguardo che era in grado
di smuovergli tutti gli organi interni come un ciclone.
Riflettendo,
Harry dovette riconoscere di essersi preso un tremenda cotta
per Ginevra Weasley. Una di quelle cose drammatiche dove persino pensare a lei
ti sconvolge, dove ti sembra di sentire suonare le campane quando la vedi, dove
ogni suo ricordo è un’immagine al rallentatore fissata su uno sfondo floreale e
incantevole e dove, se ripensi ala tua espressione mentre la ricordi, la
immagini come la più ebete che i tuoi muscoli facciali
abbiano mai prodotto.
La
stessa espressione dipinta sul volto di Harry prima che la pesante e dura palla
ovale lo colpisse in pieno viso.
“Cavolo,
Harry!” sentì strillare Ron prima di accasciarsi al suolo privo di sensi.
Quando si risvegliò era in infermeria e attorno
a lui c’erano Hermione, Ron e Seamus Finnigan. Avrebbe tanto voluto che ci
fosse Ginny, a risvegliarlo con una carezza e a dirgli che si era così
preoccupata per… Per cosa? Cosa ci faceva lui in
infermeria?
Sentì
un dolore tremendo al naso e ricordò di essersi preso il pallone in faccia in
tutta velocità. Cavolo!
“Ti
senti bene?” domandò Ron, incerto. La sua espressione era piuttosto
dispiaciuta, con buona probabilità era suo il tiro che l’aveva centrato.
“Sì…
credo di sì. Ma il mio naso…” Harry non era del tutto
certo che fosse ancora al suo posto, in mezzo alla faccia.
“E’
tutto intero, la Chips ha detto che è solo una gran botta, niente di rotto…”
spiegò Hermione.
“A
cosa diavolo stavi pensando?” domandò Seamus, divertito al ricordo
dell’espressione ebete che aveva tre nanosecondi prima
che la palla lo colpisse.
“Niente!”
si affrettò a rispondere Harry. Improvvisamente si era ricordato del trattamento
che Ron riservava a Michael Corner per essere uscito qualche volta con la sorella l’anno prima e il suo furore dopo aver scoperto
che Zabini le aveva mandato un mazzo di fiori e decise che forse era meglio
tacere la cosa. L’idea di quello che avrebbe potuto dire o
peggio fare Ron lo terrorizzò
all’istante.
“Bè,
se stai bene è meglio che ce ne andiamo, gli
allenamenti sono finiti e io ho una certa fame…” fece Ron spiccio, passandosi
una mano sullo stomaco.
Quando arrivò a casa quella sera, con il naso
tumefatto, sua madre lo guardò apprensiva.
“Che cosa ti è successo?” domandò preoccupata.
“Niente
di grave, una pallonata in faccia durante l’allenamento… Ma non è rotto”
precisò di fronte all’espressione allarmata di lei.
“Tu,
hai preso una pallonata in faccia?” domandò suo padre James, scettico.
Harry
annuì distrattamente piluccando un pezzettino di pane.
“Ma a che cosa stavi pensando, per essere così assorto da
prenderti una palla in faccia?” lo incalzò il padre, incredulo.
Harry
fece finta di niente “Proprio nulla… Avevo una luce negli occhi…” rispose vago,
ma distolse lo sguardo e ai due genitori non sfuggì il
senso di imbarazzo.
Tuttavia
Harry non diede loro tempo di avanzare insinuazioni perché sparì su per scale
con la scusa di farsi una doccia prima che potessero
aprire bocca.
Lily
guardò James divertita “Dici che c’entra una ragazza?”
domandò al marito piluccando il pane nello stesso identico modo del
figlio pochi attimi prima.
James
fece un sorrisone “Dico che c’entra la gamba rotta di
Ginny Weasley. E non solo la sua gamba…” azzardò.
“Ma Harry odia i rossi!” puntualizzò Lily, combattuta.
James
fece spallucce “Bè, dimentichi che ha voluto un motorino solo per passarla a
prendere e riaccompagnare a casa, e Dio solo sa in che altri posti, ogni santo giorno…” le fece notare.
Lily
si fece pensosa, mordicchiando distrattamente il suo pezzo di pane rivolse lo
sguardo al soffitto “Secondo te stanno assieme?”
“La
mammina è gelosa?” la prese in giro il marito.
Lily
gli scoccò un’occhiata severa ed imbarazzata allo stesso
tempo “Non sono una mammina gelosa!” protestò.
Lui
la raggiunse ridendo, le cinse le spalle da dietro e appoggiò il mento su una
sua spalla, baciandole una guancia “Sei troppo carina quando fai la mammina
gelosa… Se una ragazza ci porta via questo figlio possiamo sempre farne un
altro, eh…” le propose.
“Dopo
diciassette anni? Sei matto?” rise lei, divertita.
“Parli
come una cinquantenne…” le fece notare lui, senza lasciare la presa salda sulle
sue spalle.
“E tu come un ragazzino…” lo rimbeccò lei.
Lui
rise nel suo collo liscio “Bè, così almeno ci compensiamo…
Però dai, non sarebbe una brutta idea… E poi siamo giovani… Pensa a Sirius e
Remus, che ancora non sono nemmeno sposati!” puntualizzò.
Lily
si fece coccolare un po’ dall’idea di un alto piccolo Potter, o di una bambina.
In effetti aveva sempre sognato di avere una famiglia
numerosa ma sempre in giro per il mondo era tanto se riuscivano a dedicarsi
decentemente al loro unico figlio, figurarsi farne un altro!
“Bè,
se non dovremo più spostarci, magari una piccola Potter non è un’idea
malvagia…” commentò portandosi istintivamente le mani in grembo.
“Già,
proprio per niente… La principessa di papà!” commentò James, inorgoglito come
se la bambina fosse già in arrivo.
“Non
correre troppo, e non iniziare già a fare il padre geloso!” lo ammonì la
moglie.
Lui
si allontanò fingendosi indignato “Senti chi parla!
Quella gelosa perché il figlio si è fatto la ragazza!”
la accusò divertito.
“Bè,
comunque non ci ha detto niente…” precisò lei,
James sorrise scaltro “Allora vado a tastare il terreno!” e
fece le scale due a due.
Quando uscì dalla doccia Harry trovò suo padre
buttato sul tappeto davanti al suo letto tutto preso da una partita ai
videogiochi.
“Sai
Harry, pensavo che fossi un giocatore sveglio!” commentò, mentre ormai
sconfitto lo schermo gli dichiarava il game over.
“Io
sono un giocatore sveglio!” protestò il ragazzo, strofinandosi i capelli con
l’asciugamano.
“Ma se hai preso un passaggio dritto in faccia! Eri distratto?” incalzò James, iniziando un’altra partita.
Harry
sbuffò “Era una luce… Mi ha abbagliato, te l’ho detto”
rispose di nuovo.
“Senti,
per caso stai uscendo con Ginny?” domandò diretto il padre, mettendo in pausa
un’altra partita destinata ad essere persa.
Harry
fu colto da un improvviso colpo di tosse che per poco non lo strangolò
“C-cosa?” balbettò cercando di riprendersi.
“Bè
sai, la scorrazzi avanti e in dietro tutti i giorni, la porti ovunque… Non mi
dire che si tratta solo di senso di colpa…”
Inutile,
suo padre era troppo sveglio quando si trattava di queste cose.
“Bè…
non sto uscendo con Ginny…” iniziò.
“Purtroppo…”
concluse per lui il padre, con un sorriso.
“Non
volevo dire purtroppo!” protestò di nuovo, ma alla fine si sedette accanto al
padre sul tappeto riprendendo la partita al suo posto.
“Però ti piace, giusto?” azzardò di nuovo il più grande.
Per
poco Harry non si fece ammazzare “Bè… sì” concluse.
“E dov’è il problema?” domandò il padre come se non ci
fossero complicazioni in quella risposta.
“Il
problema c’è eccome! Prima di tutto, non so come dirglielo. Lo sai che sono imbranato in queste cose, accidenti! E
poi mi sa che Ron prima mi scuoierebbe vivo e poi mi caccerebbe dalla squadra,
se uscissi con sua sorella” gli fece notare.
James
rise leggermente “Ma va, siete amici, non ti ucciderà
vedrai! E se non sai come dirglielo invitala semplicemente da
qualche parte. Sembra un tipo sveglio, capirà
da sola, no?”
Harry
si convinse che fosse l’unico modo. Passò un numero interminabile di giorni
cercando di chiederle di uscire una sera, ma per un
motivo o per un altro non riusciva mai a farlo.
Era
un venerdì pomeriggio quando, uscendo da scuola Harry trovò appoggiato sulla
sella del vespino un volantino colorato. Lo prese e lesse ad alta voce
“Inaugurazione del nuovo pub La testa di
porco. Completamente ristrutturato riapre a Godric’s Hollow il pub storico
della città. Mercoledì 12 dicembre buffet e bibite gratuite.
Animano la serata Le Sorelle Stravagarie”
concluse Harry.
Intuì
al volo che fosse l’occasione propizia, o in quel
momento o mai più. Sarebbe stato perfetto, una serata allegra con Ginny, cibo e
bibite gratis, la musica delle Sorelle Stravagarie e magari alla fine…
“Ti
va? Deve essere interessante, ti va di andarci?
Assieme, intendo…” buttò fuori tutto d’un fiato Harry.
Ginny
lo guardò sorpresa, seduta sul sellino della vespa scassata, come se non si
aspettasse un invito simile e fosse tremendamente combattuta.
“Oh,
grazie Potter… Cioè, Harry io veramente vado già
all’inaugurazione. Con Dean” terminò pesante, come se quella frase le fosse
costato un enorme sforzo.
Harry
rimase basito “Con chi?” domandò come se non avesse capito.
“Dean.
Dean Thomas. Ecco, noi usciamo assieme da qualche giorno…”
terminò Ginny, con espressione e voce sempre più incerte.
I
progetti fantasiosi di Harry riguardo la serata si
infransero in un nanosecondo “Oh, certo. Certo” rispose solo, poi senza
aggiungere altro si infilò il casco e riaccompagnò
Ginny a casa il più velocemente possibile. Con infinito dispiacere notò che la
ragazza lo stringeva meno del solito e mentalmente maledisse
la vocina che poco prima gli aveva sussurrato quell’ora o mai più.
“A
domani…” disse Ginny, afferrando le sue stampelle.
Harry
non riuscì a rispondere, in gola gli si era formato un
groppo grande come un’arancia e non si era mai sentito così triste e in
imbarazzo in vita sua.
Il
giorno dopo (non era passato a prendere Ginny e fu sorpreso di vederla arrivare
tardi alle lezioni, dalla finestra, forse lo aveva aspettato lo stesso…)agli
allenamenti provò un sadico piacere nel vedere Ron, che alla festa di inaugurazione della sera prima aveva scoperto la sorella
e Dean, maltrattare più o meno ingiustamente quest’ultimo.
“Cos’è,
Weasley? Ti rode perché esco con tua sorella?” aveva strillato Dean ad un certo
punto, ma dopo che Ron lo ebbe quasi ammazzato con un
placcaggio fin troppo riuscito non osò mai più aggiungere altro a riguardo e
sopportò tutte le angherie del rosso nel più religioso silenzio.
Lo
stesso pomeriggio Hermione Ginny si trovavano nella sede del comitato
organizzativo. C’era da stabilire tutto per la gita sulla neve di Natale.
“Harry
oggi non è venuto a prendermi. Non si è fatto proprio vedere, a dirla tutta. Poteva almeno avvisarmi” spiegò la rossa all’amica, tra un
preventivo e l’altro.
Hermione
alzò gli occhi dalle cifre che aveva davanti “Come mai?” domandò stupita.
“Bè,
e io come faccio a saperlo? Sarà arrabbiato…” si difese
Ginny, di fronte allo sguardo indagatore di Hermione.
L’altra
inarcò un sopracciglio “Harry mi sembra una delle persone meno bellicose che ci
siano al mondo… Cosa hai fatto per farlo arrabbiare?”
Ginny
incrociò le braccia al petto e assunse un’espressione indignata che però non
durò a lungo “Ok… deve essere perché ieri mi ha chiesto
di andare all’inaugurazione della Testa di Porco e io gli ho detto che ci
andavo già con Dean… – spiegò – Ma non capisco perché si sia arrabbiato tanto
da evitarmi!”
Hermione
sorrise, quel sorriso di chi la sapeva lunga che irritò vagamente Ginny “Bè, ma
allora non è arrabbiato… sarà solo imbarazzato, no?” le fece notare.
“Lo
so, ma cosa potevo dirgli? Cioè… Anche lui, sono tre
settimane che mi porta avanti e in dietro, poteva anche decidersi prima ad
invitarmi, invece che fissarmi con quella faccia come faceva sempre! E invece si è svegliato proprio quando io ho iniziato ad
uscire con Dean…” protestò Ginny, quasi arrabbiata.
“Ma tu perché hai accettato di uscire con lui, se aspettavi
che fosse Harry a chiedertelo?” domandò incuriosita Hermione.
“Bè,
ma io non credevo che… Non ero sicura affatto di piacergli, insomma” lasciò
cadere la testa sulla pila di fogli ricoprendoli di capelli rossi e fece
ciondolare le braccia lungo i fianchi.
“Gin,
io principe azzurro che tanto sogni non lo troverai
mai se ti accontenti…” le fece notare pazientemente l’amica.
“Ma se sei stata proprio tu a dirmi che dovevo uscire un po’
invece che aspettare come una suora di clausura! Io l’ho fatto! Ma che ne sapevo che poi quello arrivava così all’improvviso
e si faceva avanti nel momento sbagliato?” strillò la sua voce appiattita dai
capelli che le ricoprivano il volto.
“Gin,
hai iniziato a fantasticare quando avevi dieci anni su una fotografia di un
bambino che dormiva su un amaca! E
poi, non lo sapevo nemmeno io che quel bambino sarebbe tornato a Godric’s
Hollow!” si difese Hermione dall’attacco dell’amica.
Si da il caso infatti che tutte le manie di Ginny sul principe
azzurro siano nate da un’infatuazione che aveva sviluppato alla tenera età di
nove anni – non dieci come aveva detto Hermione – guardando delle foto inviate
alla madre da una lontana cugina che a quanto pare se ne andava con marito e
figlio a spasso per il mondo da anni. Una di quelle ritraeva Harry in una
posizione così beata su un amaca alle Hawaii che Ginny
era rimasta incantata e aveva preso a fantasticare su quel bambino che girava
il mondo costruendosi un prototipo di principe azzurro che non l’aveva più
abbandonata.
Ovviamente
quando una mattina di settembre si era ritrovata davanti lo stesso bambino ma
un po’ più grande era rimasta così sorpresa che… lo aveva
investito!
E per mascherare l’imbarazzo di esserselo ritrovato davanti
aveva inscenato tutto quel risentimento per l’ammaccatura e tutto il resto.
Ma dentro aveva sperato che la invitasse ad uscire con lui dal
primo giorno.
Sfortunatamente
si era dato una mossa troppo tardi e per non rischiare
di morire zitella, Ginny aveva accettato di uscire con Dean.
“Che cosa faccio, Herm?” domandò disperata all’amica, che
sapeva tutto, tirandosi su e rimettendosi a sedere.
“Bè,
tanto per cominciare potresti parlargli e chiedergli scusa per la risposta
brusca che gli hai dato ieri sera, no?” propose Hermione.
Sì,
doveva fare così. Sarebbe andata da lui, gli avrebbe detto che era stato
l’imbarazzo assieme ad un briciolo di turbamento a farla parlare così quella
sera e che in realtà era metà della sua vita che aspettava che le chiedesse di
uscire perché era completamente pazza di lui.
Bè,
no. A dire tutte quelle cose non ci sarebbe mai riuscita. Magari, se iniziava
lui…
Continua…
Ciao
a tutti!
Che ne dite di questo capitolo? Oh, ormai sono pazzi l’uno
dell’altra questi due… vedrete nel prossimo capitolo!
Capito la fissa del principe azzurro di Ginny? E’ un po’ squilibrata come
storia? No dai, un po’ ridicola forse, ma credibile,
eh? O no? Bè, mi basta che sia divertente!
Ho
trascurato un po’ Hermione e Ron in questo capitolo, ma dovevo concentrarmi su
Harry e Ginny, prometto che nel prossimo capitolo torneranno anche loro a tutta
forza!
Nel
frattempo ringrazio come sempre le mie fidatissime e gentilissime commentatrici:
Siphion_Grindelwald, Ginny Lily Potter,
lilian, HermioncinaWeasley e EDVIGE86. Le vostre recensioni mi riempiono di
gioia!!! ^^
Mi
raccomando, recensite, recensite, recensite!!!
Un
bacio grande a tutti e, buone compere natalizie (che cosa meravigliosa i regali
di Natale!!! *.* <- Ly amante dello shopping,
soprattutto quello prenatalizio).
A
presto, la vostra
Ly
PUBBLICITA’
PROGRESSO:
Venerdì
4 gennaio 2008 alle ore 21:00
presso il Mondadori Multicenter
Duomo - Milano
“Harry Potter e i Doni della Morte”
Il più grande evento italiano
Aspettate insieme a noi l’uscita italiana dell’ultimo libro della serie! Il Mondadori Multicenter Duomo
(Piazza Duomo, Milano), in collaborazione con il gruppo Grimmauld place number twelve,
organizza una notte di giochi, animazione e divertimenti magici.
Non potete
mancare, è l’evento dell’anno!!! ^^ Info sul programma
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oppure potete sempre chiedere a me tramite mail.
Lo
organizza la Compagnia di Grimmauld Place n°12, di
cui faccio parte come interprete di Tonks, e quindi ci sarò anche io! Venite,
eh!
Ly