E' una
giornata di vento.
Le foglie
sbatacchiano contro i vetri delle finestre e quelle appena umide vi rimangono
incollate, come pallide mani aperte alla ricerca di aiuto.
Il cielo è livido:
le nuvole si confondono nel grigio terso. Sembrano ululare un docile lamento. Uuuuhoouuu. Cani bisognosi
d'affetto.
Turbinii di
polveri e cartacce si alzano in un volo sgraziato danzando con il cemento tetro
di Grimmauld Place.
E mentre all'esterno
il vento trascina lontano i fogli di giornale dimenticati dai babbani sulle
panchine logore, all'interno Draco urla.
Lo fa da
parecchio, oramai.
Harry ha
cercato più volte di portarsi le mani alle orecchie per non sentirlo, ma ogni
volta che lo vede inarcare la schiena in un grido disperato si ferma e riporta
i pugni in basso, nelle tasche della sua felpa macchiata di sangue.
Ginny gli ha
chiesto tre volte di lavarsi e indossare qualcosa di pulito.
La prima volta
Harry ha scosso il capo. La seconda l'ha ignorata. La terza le ha dato uno
schiaffo.
Ginny si è
portata la mano alla guancia e ha allargato gli occhi. Al loro interno, nella
pupilla profonda, Harry ha visto qualcosa muoversi: grandi ciglia nere aprirsi
e chiudersi.
E' uscita
dalla stanza sbattendo la porta, mentre ancora Draco urlava.
Harry invece è
rimasto incollato al muro, i pugni stretti nelle tasche, nel petto una stella a
dodici punte: grande, pesante, acuminata.
Draco ha perso
troppo sangue, e la ferita è grave. Lo sarebbe meno se almeno si riuscisse ad
estrarre quella maledetta asta di ferro, ma Madama
Chips non è ottimista.
- Potter, esci
da questa stanza! - gli grida, due fiale giallastre tra le dita e una caraffa
di liquido caldo e incolore nell'altra mano.
Harry non si muove,
e la stella comincia a ruotare.
Maledetto
bastardo.
Malfoy ha una sbarra lunga
Come pazzo, le
lacrime che gli segnano le guance come graffi, le vene del collo sporgenti e il
labbro spaccato dal pugno di un altro mangiamorte che gli riga di sangue il
mento.
E come un
pazzo è legato al letto con manette rivestite di cuoio, gambe e braccia aperte
forzatamente, Madama Chips che tenta di tenergliele ferme radenti al materasso.
Ma nemmeno i
legacci impediscono a Draco di inarcarsi, flettere gomiti e ginocchia, tendere
nervi e muscoli in un unico, grondante spasmo.
Quando Arthur
Weasley, Lupin e Piton irrompono nella stanza Madama Chips trae un sospiro di
sollievo.
- Finalmente -
erompe in un singhiozzo di consonanti. - Ho bisogno che lo teniate
fermo, le cinghie non bastano! Quello che sto per fare non sarà carino,
affatto. -
Harry vede
Remus voltarsi verso di lui mentre afferra un braccio
di Draco e ci si appoggia con tutto il peso, e al suo sguardo compassionevole
capisce di avere veramente un aspetto sconvolto. Si morde il labbro con forza e
tiene gli occhi fissi sulla bocca di Malfoy, contratta nello sforzo di
trattenere le grida.
Non si chiede
come mai Madama Chips non abbia chiesto a lui di trattenerlo: sa perfettamente
che non ci sarebbe riuscito. Stringe i pugni, spinge le scapole verso il muro
dietro di lui, guarda Piton che si posiziona dietro Draco e con due mani gli
spinge il petto verso il basso.
Le lacrime
continuano a solcare le guance di Malfoy come fronde.
E' quando Arthur sfila dalla giacca un borsellino di cuoio per
posizionarlo tra i denti di Draco perché possa morderlo che qualcosa spinge le
sue scapole in avanti.
Senza
riflettere si trappa un pezzo della manica della felpa
(attento che non si tratti di quella imbrattata di sangue), se la arrotola
attorno a due dita e si mette alla sinistra di Malfoy. Gli infila quelle due
stesse dita tra le labbra prima che lui possa
rivolgergli un qualsiasi sguardo.
- Mordi - gli
dice. - Voglio sentirle staccarsi -
Poi volta il
capo verso la parete, cercando di evitare di guardare le mani di Madama Chips
che si avvicinano alla sbarra di metallo, ma soprattutto il volto di Draco.
Gli sfugge un'occhiata al sangue che imbibisce il lenzuolo, la testa
gli gira, poi avverte un dolore acuto alle dita. Riconosce il gemito disperato
di Malfoy e poco dopo vede l'asta, rossa cremisi ad una estremità,
tra le mani dell'infermiera.
La stretta
sulle sue dita si allenta: Draco è svenuto.
E la stella a
dodici punte nel suo petto continua a ruotare.
*
- Harry, quei
rotoli di pergamena non ti hanno fatto nulla. -
Hermione è
seduta sulla poltrona in camera sua e di Ginny, le ginocchia strette l'una
all'altra. Scandisce la parole tra le dita della mano
destra: dopo "pergamena" si morde un'unghia. Ha preso a farlo giusto
da qualche mese, mentre la signora Weasley la rincorre per casa ricordandole
quanto sia poco femminile e sintomo di cattive maniere.
Hermione non è
diventata propriamente maleducata,
ma talvolta pare che le piaccia esserlo.
Si alza senza
dire nulla da tavola e si va a nascondere dietro le pagine di un libro in
camera sua, non saluta la mattina, non sparecchia, non apparecchia, non si
pulisce i piedi prima d'entrare.
Ma dice sempre
"grazie" ad ogni piatto che Molly le serve, dà sempre la buonanotte a
tutti scoccando baci sulle guance, lascia che si servano gli altri prima di lei
e sta attenta che nemmeno un pelo di Grattastinchi rimanga sul pavimento opaco
di Grimmuld Place.
Le unghie
della sua mano destra a malapena esistono più.
Harry continua
a strappare pezzi su pezzi di pergamena in uno sfarfallio di coriandoli grezzi.
Poi, quando vede un nome su uno dei frammenti, capisce di aver appena ridotto
in briciole uno dei temi di pozioni di Ginny.
Sbatte le
palpebre una, due volte, poi abbandona la propria
opera e cade a sedere per terra, cercando di stringere tra le dita le
mattonelle fredde.
- Stai
prendendo questa faccenda troppo sul serio, Harry -
Questa è
un'altra perla dell'Hermione degli ultimi mesi: nulla pare abbastanza serio per meritare coriandoli di pergamena.
- La missione
in generale è andata a buon fine. - Hermione stende le gambe allungandosi in
avanti, fino a sfiorare con la punta delle dita le ginocchia. - McNair è
morto, e il suo branco è disperso e sicuramente disorientato, i babbani stanno
bene. Quello di Malfoy è stato un incidente. -
Harry e Draco
sono una squadra. Harry sa perfettamente che è così.
Malfoy ha
voltato le spalle all'oscuro dopo il sesto anno di scuola, e si è dichiarato
ufficialmente neutrale alla fine del settimo. Un anno dopo i mangiamorte hanno
invaso il suo maniero, raccolto sua madre tra le proprie file e invitato lui a
fare lo stesso.
Un mese più
tardi Draco si è rivolto a Piton, che lo ha indirizzato all'Ordine.
Come mai si
sia fidato del proprio padrino piuttosto che dei suoi stessi genitori, questo
nessuno lo sa, ma rimane il fatto che quel giorno Malfoy abbia messo
definitivamente la firma al proprio destino.
Quando Harry
ci pensa, dubita che lo abbia fatto per reale fedeltà all'Ordine.
Ciò che è
certo è che non si sarebbe mai fatto avanti alla loro
porta senza l'appoggio di Piton, ed Harry ne è geloso. Solo un poco, ma lo è.
A volte li
guarda parlare tranquillamente, completamente a proprio agio, e ripensa alle
parole che lui è costretto a strappare con le tenaglie dalle labbra di Draco.
Hermione
sostiene che inconsciamente Malfoy abbia sostituito la figura di suo padre con
quella di Severus, Ron che i due siano fatti della stessa pelle di serpente.
Harry non ci
ha mai riflettuto abbastanza a fondo per raggiungere
una vera conclusione.
Ad ogni modo,
lui e Draco sono una squadra.
Dalla morte di
Voldemort, avvenuta due anni prima, non hanno mai concluso un incarico l'uno
senza l'altro.
Che si tratti
della scissione della setta dei vampiri, la ricerca di un antidoto al veleno
del vecchio ragno gigante di Hagrid, una qualche visita di cortesia ai giganti
del Nord, la cattura degli ultimi mangiamorte rimasti... lui e Draco hanno
fatto tutto insieme.
Litigando,
prendendosi a pugni, odiandosi ed insultandosi a vicenda fino a perdere la
voce, ma l'hanno fatto.
Hanno imparato
a conoscersi, almeno per quanto riguarda la battaglia.
Harry sa che
Draco abbassa sempre la guarda quando lancia un
incantesimo, ma che è velocissimo quando si tratta di schivarli. Sa che tende
ad osservare il proprio nemico a lungo prima di farsi avanti. Che gli tremano
le mani di fronte alla vista di scene troppo cruente.
Quello che
Harry non immaginava era che Draco sarebbe stato disposto ad infilzarsi su una
sbarra di ferro per proteggerlo.
Era una
missione lineare, ben progettata. Avevano appena ammazzato o tramortito 10
mangiamorte, cazzo, eppure...
non avevano fatto i conti con McNair.
Quello stronzo
non avrebbe dovuto esserci quella sera. Non avrebbe dovuto esserci in senso
assoluto. Lui e Draco erano convinti fosse morto un anno
prima, a Nocturne Alley. Il suo cadavere era stato ritrovato sul ciglio
di un vicolo, senza cinque denti e con il ventre squartato.
Ma a quanto pare quello non era
Walden McNair.
- Quel
bastardo doveva già essere
morto, Hermione. Mi ha attaccato alle spalle, e Draco mi ha coperto. Non ho
fatto in tempo neppure a girarmi che lui era in terra
infilzato come una bambolina voodoo. McNair doveva essere fottutamente morto! -
Le parole
sfuggono dalle labbra di Harry in automatico, come RNA dei suoi pensieri.
Hermione si
acciglia, alza le spalle e torna seduta composta.
- Che vuoi che
dica, Harry. - mugugna piano guardandosi le ginocchia, la frangia a nasconderle
il viso.
Lui e Draco
sono una squadra ormai, ma Ron e Hermione non l'hanno mai accettato.
*
La settimana a
seguire Draco alterna febbroni da cavallo a
convulsioni e notti insonni per il troppo dolore.
Harry non lo
visita, non chiede come sta, non tenta nemmeno di origliare mentre Madama Chips
e Piton discutono le sue condizioni di fragile equilibrio.
- Sarebbe già
morto se Potter non lo avesse portato subito qui - dice un giorno l'infermiera,
ed Harry nella stanza a fianco digrigna i denti.
Non vuole vederlo.
Non vuole sentirlo. Non vuole toccare la felpa intrisa di sangue che ha
abbandonato nel suo baule una settimana prima, e indossa gli stessi abiti da
allora pur di non aprirlo.
Ron gli ha
chiesto di giocare a scacchi magici per tre volte.
La prima Harry
gli ha risposto "No, grazie", la seconda ha scosso il capo, la terza
l'ha ignorato.
Dentro le
pupille di Ron non c'è stato alcun movimento. Nessun battersi di ciglia.
Harry cerca di
evitare più che può qualsiasi presenza umana, soprattutto Remus. Questo perché sa di per
certo che sarà lui, alla fine, a dirgli come sta veramente Draco.
Finge
un'influenza per rimanere solo nella propria stanza, ma
Ginny non gli dà tregua. Lo ossessiona con minestre calde, tè caldi, camomille,
caldi pannetti di lana cuciti qualche anno prima dalla
signora Weasley.
Harry si
nasconde sotto strati e strati di calore e le dice di stargli lontano perché
potrebbe essere contagioso. Madama Chips è troppo occupata a vegliare giorno e
notte Draco per sincerarsi che sia vero, e Ginny
comincia ad arrivare in camera sua solo mattina, pranzo e cena, portando con sé
ciò che di più caldo Molly potesse scaldare. Harry si chiede come faccia a non
bruciarsi le mani e quasi sempre finge di dormire, ascoltando il rumore dei
piatti appoggiati sul suo comodino e rallentando il respiro quanto più riesce mentre il volto di Ginny si avvicina e la sua mano
gli tasta la fronte.
Spera che
pensi di avere le mani troppo calde per misurare con precisione il suo calore
corporeo, ma che comunque si rincuori di sentirlo fresco.
Trascorrono
più o meno dieci giorni, ed Harry è costretto a sporgere il naso dal suo nido.
Molly
l'abbraccia felice di vederlo così in forma e lo mette a tavola di fronte ad un
dolce glassato, la forchettina che brilla su un piattino bianco.
- Beh? Cosa
aspetti? Non ti senti ancora bene? - gli chiede, e i suoi occhi scoppiettano di
apprensione.
Afferrando la
forchetta tra le dita Harry ha un flash della sbarra di metallo e rivede Malfoy
legato al letto. Gli torna in mente la missione in Transilvania, la carnagione
dei vampiri e il pallore di Draco quella notte.
Per la prima
volta si sofferma con lo sguardo sulle due dita che gli ha tenuto tra le
labbra, e riconosce i due aloni rossastri che sono il segno dei suoi denti.
Pianta la
forchetta nel dolce lasciando che scivoli in profondità.
- Come sta
Malfoy? - chiede a mezza voce.
Almeno Remus
non avrà la soddisfazione posargli quella mano sulla spalla con fare compassionevole mentre gli dà la risposta.
Molly si
acciglia, poi sorride conciliante e gli si siede a fianco lentamente, come per
paura di rompere la sedia.
- Sta bene,
Harry - Il suo sorriso allo zucchero filato è quasi irritante, ma finalmente,
dopo giorni e giorni, la stella a dodici punte che Harry si porta nel petto
decide di smussare le estremità. Piano, piano, si scioglie.
- Madama Chips
dice che sarà di nuovo in forma in un paio di settimane. E' incredibile, ma non
ha trovato nessun rimedio magico che potesse
velocizzare i tempi. Deve fare molto male, poverino. -
Harry stringe
con due dita la forchettina argentata e la fa ruotare nella glassa, le punte
che segnano morbidi semicerchi di zucchero.
Ma quella
stella, quella che lentamente si sta liquefacendo nel suo petto, decide di
trovare un canale di sfogo e fuggire dalle sbarre della sua cassa toracica.
Con un
singhiozzo, i pugni stretti sui capelli e le braccia a coprirgli il viso, Harry
comincia a piangere stelle su un pezzo di torta glassata.
*
- Perché non
lo vai a trovare? - la voce di Molly è sottile nel suo orecchio. Dolce.
Harry non
capisce.
Sono sul
divano, e non sa esattamente come ci sono arrivati dalla cucina.
Molly è dietro
di lui e il suo petto materno preme contro la sua schiena. Con le braccia gli
tiene cinto il busto.
E' un
abbraccio caldo tanto quanto la sua voce, ed Harry ne è completamente in balia.
Ha abbandonato le braccia lungo i suoi fianchi e ha rilassato tutti i muscoli,
dalle spalle al viso. Le lacrime gli si sono seccate sulle guance e la testa
gli pulsa.
Non capisce.
Il respiro gli pare lento: forse perché dal naso non
riesce più a respirare. Ha davvero bisogno di un fazzoletto,
ma Molly gli stringe il petto ed è calda, è dolce.
Ha odore di
mamma.
Si sente il
viso come di carta, scricchiolante e fragile. Sa di avere gli occhi rossi.
Li chiude,
rilassandosi ancora un poco sul corpo morbido della signora Weasley, e decide
di non pensare a nulla.
Perché non
lo vai a trovare?
*
Draco è veramente pallido come i vampiri di
quella missione in Transilvania.
Ha il busto
appoggiato su due cuscini messi di traverso così da non essere né seduto né
sdraiato, e ha addosso una camicia semplice, molto
simile a quella che indossano i malati negli ospedali babbani.
La sua è solo
incantata per tenerlo al caldo nonostante il tessuto sottile.
Quando vede
Harry entrare nella stanza abbozza un'espressione sorpresa, ma lui ha la netta
impressione che in fondo se la aspettasse, prima o
poi, quella visita.
- Ehi - gli
dice una volta giunto in prossimità del letto. Draco
allunga il braccio con la mano a pugno e la schiude per accogliere quella di
Harry. Non è una stretta di mano: quelli che si stringono
sono solo i palmi: le dita rimangono separate.
- Malfoy. Draco Malfoy. -
Draco lo dice
sorridendo, la voce secca.
E' un rituale
che ha preso piede nell'ultimo anno circa: prima di ogni missione
statisticamente pericolosa lui e Draco si presentano l'un l'altro.
Di solito però è lui a farlo per primo, e Malfoy invece di stringergli la mano
ci struscia la faccia esclamando "Potter? Harry Potter?!
Ho l'onore di conoscere colui che sopravvisse e passò alla storia? Oh madre di
Merlino!". Harry gli dà uno spintone sul petto e il tutto si conclude con
qualche parola come "smettila", "finiscila", "sei patetico", "idiota".
- Harry - gli
risponde. - Solo Harry -
Draco inclina
il capo e inarca appena un sopracciglio. - Guarda te. - dice piano. - E io che
pensavo fossi Harry Potter. E' di sangue puro la
famiglia "Solo"? -
- Idiota -
- Era solo una
domanda.-
Draco è
stanco. Si vede.
Ogni tanto
socchiude gli occhi e sembra incapace di infondere alla propria voce la
tonalità giusta. Un panno marrone gli copre le gambe e il busto fino al petto,
ed Harry ringrazia Madama Chips per quella premura: non sarebbe stato in grado
di sopportare la visione di una fasciatura madida di sangue.
Afferra la
sedia a fianco del comodino e la porta vicino al letto. Vi si siede lentamente,
e sospira.
E' per questo
motivo che non voleva vedere Draco. Perché sapeva che avrebbe cercato di fingere di stare bene, ma
che inevitabilmente non ci sarebbe riuscito. Il suo corpo parla per lui.
- Ti trovo
male - gli dice, e si chiede se per caso Molly non abbia mescolato alla glassa
qualche goccia di veritaserum.
Draco volge
gli occhi al cielo e poi torna a guardarlo. - Esagerato. Ho solo un pezzo di
rene arrugginito, che vuoi che sia. Non sento nemmeno dolore: ho così tanti
antidolorifici in corpo che se la Granger mi facesse un pompino
da sotto le lenzuola nemmeno me ne accorgerei. E tu non hai visto lo sguardo di
Madama Chips mentre mi cambiava i pantaloni: te lo
dico io, quella donna è pazza di me. -
Harry sorride,
poi abbassa lo sguardo sulle proprie mani. Tra i suoi piedi una macchia marrone
risalta sul pavimento opaco. Cerca di non pensarci, ma sa che è sangue di
Draco.
- Non sapevo che
McNair fosse ancora vivo. Non avrei dovuto abbassare la guardia. - inizia, e sa
che si è appena infilato in un vicolo cieco. - Ho cantato vittoria troppo
presto. Ero tutto maledettamente euforico per aver schiantato Bellatrix
Lestrange e mi stavo beando come un idiota mentre
Remus la smaterializzava ad Azkaban... sarei dovuto rimanere sull'attenti. Sono
stato un cretino. Già pensavo a cosa avrei bevuto per ubriacarmi quella sera.
Avrei dovuto prendermela io tra le palle quella cazzo
di sbarra. -
Dopo di questo
non sa cosa dire. Rimane boccheggiando di fronte alla faccia di Draco, che con
due occhiaie allucinanti muove appena il capo, come a chiedere
"finito?".
Harry rimane
in silenzio.
- Oh sì
Potter. Sei un cretino. - sospira Draco, appoggiando la testa al cuscino. -
Come diavolo ti viene in mente di sacrificare i tuoi gioielli di famiglia?
"Solo" o Potter che siano, le tue palle sono un patrimonio prezioso.
Io ho sacrificato un rene, mica le palle. Te lo sognavi che ti salvassi il culo
a costo di quelle. Ora che abbiamo accurato il fatto che sei un idiota, mi fai
un sorrisino alla "goody goody golden boy"?
Se continuiamo di questo passo una volta in piedi sarò costretto a tirare di
nuovo fuori le mie meravigliose spille "Diggor mania" del quarto
anno. -
Forse Draco
non è poi tanto incapace di infondere tonalità alla propria voce.
Harry ride, e
promette di uccidere Molly se dirà a Malfoy una sola parola sul suo pianto
solitario in salotto.
Pensa che
Draco gli piace, gli piace davvero, e mentre lo guarda al di là dei suoi
capelli biondi, capisce anche un poco del perché abbia seguito Piton invece dei
suoi genitori.
- Grazie - gli
dice. Poi nota le tazze sul suo comodino. Sono quattro e sono piene di tè e
camomilla.
- Oh, la
piccola fiammiferaia Weasley - lo anticipa Draco. - Mi tormenta. Non se ne va
finchè non mi ha visto bere tutto. Che credi, io ho sempre odiato le tisane,
figuriamoci dopo aver bevuto una pozione rimpolpasangue. Fingo di dormire e
quella le lascia lì. Ma dico, un'infermiera non basta? -
Harry soffoca
una risata in gola. - Deve avere un'indole da samaritana quella ragazza. -
- Samarana
che? - chiede Draco, ed inaspettatamente sembra meno pallido.
- Niente,
niente. -
Malfoy
all'improvviso si acciglia. Forse per il dolore al fianco, forse per la
stanchezza, si abbandona di nuovo al letto come fosse
fatto di pezza.
- Però non sei
un buon compagno di squadra - sussurra. - Ci hai messo dieci giorni netti a
trovare la strada per questa stanza. Cazzo, credevo fossi ferito. -
Harry soffoca
il sorriso sul proprio volto. Guarda quello di Draco: è lievemente contratto.
- Scusa - gli
dice. Anche volendo, non saprebbe rispondergli nient'altro.
Malfoy sospira
e volta il capo verso il soffitto. - Fa niente. - proferisce in un sospiro. -
Potter - ricomincia poi, negli occhi una luce diversa. - Tu credi di essere
gay? -
L'orologio
biologico di Harry si ferma. Rielabora quanto sentito, lo etichetta quale senza
significato e lo rispedisce al mittente. Il pacco gli rimbalza contro.
Credi di
essere gay?
E' così che si
dice? Gay? Gli piace Draco. gli piace davvero molto.
E' carino, è bello. E' il suo compagno. Sono spesso insieme. Litigano, non
fanno pace ma non si portano mai rancore. Vanno in
missione insieme, si toccano poco, si parlano poco, si pensano molto. Almeno
Harry lo fa.
Si sono odiati
a scuola, si sono scontrati, ma si cercano nel momento di bisogno. Quasi
sempre. Harry è stato in pensiero per Draco. Lui gli piace. E' diverso da
Hermione, è completamente diverso da Ginny. Gli piace... e basta.
E' così che si
dice? Gay?
- Io... non lo
so. - Risponde a sé stesso, e risponde anche a Draco.
Lui sbuffa. -
Lo sapevo. Però sembra davvero che tu lo sia a volte, tutto qui. - Abbassa la
coperta marrone sul suo petto. Forse ha caldo.
- E tu? - Il cuore
di Harry batte forte mentre lo dice. La stella è
diventata una palla: rimbalza.
Malfoy chiude
le mani a pugno di scatto. Deglutisce a disagio, poi si rilassa sui suoi due
cuscini. - Io non credo... ma non sono sicuro. -
Una foglia
bagnata si va ad appiccicare sul vetro spinta da un
alito di vento. Ad Harry torna in mente la notte di
dieci giorni prima, ma stavolta Draco non sta urlando.
- E... come si
fa a capire se lo si è? - gli chiede guardandolo fisso. Vuole osservarlo bene mentre risponde.
- Credo si
debba provare. - La voce di Draco è pacata, come una segreteria telefonica
babbana. Il numero da lei chiamato non è
al momento raggiungibile, ma riprovi, la prego.
Harry sta per
lasciar cadere il discorso con un "ah", quando
Draco alza le spalle e riprende la parola.
- Ti posso
dare una mano a capirlo se vuoi. - sussurra - Dopotutto ti ho salvato le palle,
ho il diritto di sapere da chi saranno maneggiate, no? -
C'è un brivido
incerto sul viso di Malfoy... un brivido quasi timoroso. Gli fa cenno di
avvicinarsi ed Harry lo fa.
Vede Draco
chiudere gli occhi ed allungare il viso. Il suo cuore continua a rimbalzare da
una parete all'altra del torace, ma si ferma quando
capisce cosa significano quegli occhi chiusi.
Harry non si
accorge di averli chiusi anch'egli e si essersi avvicinato ancora finchè i due
profili non si incontrano.
E' un bacio.
E'... diverso, ma lo è.
Le labbra si
sfiorano, ed è quasi strano sentirle morbide. E' ancora più strano
quando si aprono.
Il bacio di
Draco è più profondo di quello di Ginny, la sua lingua è più umida, e la sua
mascella è più spigolosa sotto le dita. Il suo collo è più grande, il suo petto
è duro, forte. I suoi sospiri sono silenziosi.
Malfoy gli
piace, gli piace tanto.
Sì, crede
di essere gay.
*
I Draghi
di Cornovaglia sono la creatura più infida che possa
esistere. Harry se lo appunta mentalmente.
Grandi zanne,
pesanti aculei, l'alito di una fornace, la coda di uno scorpione con girovita
di
Eppure pare
che le loro lacrime siano miracolose. Come mai le fenici
siano state denigrate in modo così crudele Harry non lo sa, ma quando vede
Draco sbalzato contro un albero dall'appendice posteriore della dolce bestiola
spera ardentemente che compiano i miracoli più miracolosi del mondo magico, per
il bene del Primo Ministro.
Il drago si
avvicina a Malfoy sbattendo iroso le ali e sfodera una fila di denti pari a
stalattiti. Ruggisce, e dalle narici fuoriescono piccole fiammelle azzurre.
Harry sente
Draco borbottare qualcosa come "vuoi una mentina, tesoro?" e per un
attimo si distrae, ma quando il rombo del secondo ruggito lo raggiunge non
sbaglia mira.
L'incantesimo
colpisce il drago in pieno collo, e quello cade addormentato.
Draco gli
corre incontro con fare scocciato.
- Potevo
sistemarlo da solo - mugugna.
Harry lo
abbraccia e gli cattura le labbra in un bacio.
- Potter,
Harry Potter. - gli scandisce in un orecchio.
Malfoy coglie
al volo l'occasione e gli si appende al collo. - Potter?! Ho l'onore di
stare con colui che sopravvisse e che è passato alla storia?! Oh madre di Merlino! -
Harry ride e
gli dà un buffetto su una guancia. - Idiota -
Finis