“Fall” in love
-Un
autunno pieno d’amore-
I personaggi
di questa one-shot appartengono tutti a J.
K. Rowling. Io li ho utilizzati solo per divertirmi e
dilettare tutti
quelli che leggeranno questo breve racconto auto conclusivo. I fatti
narrati di
seguito non sono mai accaduti nella saga di Harry Potter.
Questa storia
è stata scritta senza nessuna intenzione di lucro, si
ritiene, quindi, che
nessun diritto di copyright® sia stato infranto.
Angéle
-Ron…-
richiamò Hermione Granger
dalla cucina del loro appartamento. Attese qualche minuto in attesa
della
risposta, ma non sentì nulla. –Rooon…-
chiamò ancora, ad un tono di voce più
alta e scocciata.
Il bambino
che ormai da 8 mesi si faceva scorrazzare nella sua pancia, diede un
piccolo
calcetto, forse infastidito dalla voce alta di sua madre.
Hermione
mise una mano sul suo ventre come a volerlo tranquillizzare. Rimase in
quella
posizione per un po’ e, quando i movimenti tumultuosi del
piccolo cessarono,
sbuffò infastidita non certo dai calci del suo bambino
quanto dalla sordità
acuta del padre del nascituro.
Con un
gesto secco, lanciò lo strofinaccio nel lavello e si
recò con aria bellicosa
verso il soggiorno, dove il suo adorato marito stava sistemando un
gioco
elettronico babbano che i suoi genitori avevano regalato a Ben, suo
figlio più
grande.
Quando
mise piede nel soggiorno, di solito sempre ordinato e pulito, le venne
un
colpo: il cartone dell’imballaggio era stato tagliuzzato da
Ben in tanti
piccoli pezzettini che si era divertito a spargere dovunque; Ron aveva
tirato
fuori dal ripostiglio la cassetta di arnesi babbani di suo padre, il
cui
contenuto era stato rovesciato sul pavimento in parquet; infine,
l’angolo dove lei -prima
di diventare una grossa
mongolfiera-aveva pazientemente montato la tv, lo stereo ed il lettore
DVD era
stato sradicato senza alcun criterio.
-Ron…-
bisbigliò la ragazza con gli occhi marroni spalancati.
Ben che
continuava a gettare in giro coriandoli, si voltò.
Scambiò un’occhiata con
Hermione e poi, con tanto di adorabile sorriso colpevole,
indicò suo padre-
come a voler dire “è tutta colpa sua; sgrida
lui”- che ancora non si era
accorto della presenza della mamma guastafeste.
-RON!-
abbaiò infuriata, quando lo vide staccare anche
l’ultimo pezzo del suo lavoro.
Ronald
Weasley sembrava finalmente averla sentita, perché si
voltò di scatto
mettendosi quasi sull’attenti.
–Hermione,
amore…- le disse con quella sua voce gentile.
Hermione
inspirava ed espirava sonoramente. –Cosa diavolo è
successo qui?!-
Ben
nascose i coriandoli di cartone nelle tasche dei pantaloni. I suoi
occhioni
chiari si guardavano intorno con indifferenza. Quel birbantello di 3
anni la
sapeva già molto lunga.
-Niente,
amore.- rispose Ron, dopo aver lanciato un’occhiataccia a suo
figlio. Si alzò
dal pavimento per andarle incontro. –Io e
Ben…- e pose l’accento sul nome del
bambino con la voce. –Stavamo cercando
di collegare la console elettronica alla tv… almeno
è questo che mi ha detto
tuo padre…-
-Ron…
sai
cosa vuol dire collegare?- gli rispose la donna socchiudendo gli occhi
all’apice di una crisi di nervi.
-Certo.-
-Allora,
perché, invece, hai SCOLLEGATO TUTTO?!- urlò le
ultime parole, indicando il
caos di fili ed arnesi che regnava sul pavimento. –Dove sono
le istruzioni?!-
Ron la
guardò allibito. –Le istruzioni?-
Hermione
scattò sul posto. –Sì, sai quel
libretto in bianco e nero dove ti è spiegato
come funzionano le cose!-
-Ah,
quello…- Ron si grattò la nuca.
–L’ho dato a Ben perché pensavo fosse un
libro
da colorare…-
-Ben ha
fatto coriandoli!- s’intromise il bambino con una risatina.
Hermione
si passò una mano tra i capelli, frustrata.
Perché Ron doveva sempre farla
arrabbiare a quel modo? Perché voleva intestardirsi nel
tentare di fare cose in
cui sapeva non sarebbe riuscito?!
Non
perché
fosse stupido… ma semplicemente perché per lui
erano cose troppo strane.
-Perché
non hai chiamato Harry?-
Ron
sbuffò,
infastidito. –Non ho bisogno di Harry per sistemare un gioco
per mio figlio.
Posso farlo da solo!-
Hermione
cercò di controllarsi. –Sai che Harry è
più bravo di te con la tecnologia
babbana…- gli disse con una calma falsissima.
Ron a
quelle parole sentì il sangue ribollire. Le vecchie gelosie,
le vecchie
sensazioni di inadeguatezza erano tornate nel suo cuore come se mai
l’avessero
lasciato. Così, non riuscì a controllarsi e
gridò, quando in altre circostanze-
in un altro periodo in cui i suoi nervi non erano così a
fior di pelle- avrebbe
semplicemente borbottato.
-VOLEVO
FARLO IO!-
Hermione,
si rese conto Ron, riusciva sempre a fargli perdere le staffe. Sebbene
l’amasse
alla follia, c’erano cose - come l’affermare che
Harry fosse migliore di lui-
che non riusciva a sopportare dette da lei…
La bruna
sentì gli occhi riempirsi di lacrime, mentre il bambino
riprendeva a scalciare
agitato nella sua pancia. Aveva incassato quel grido come fosse stato
un pugno
in pieno stomaco.
Anche lei,
se non fosse stata tanto incinta e nervosa come in quel momento,
avrebbe
replicato qualcosa prima di abbarbicarsi nella sua arrabbiatura.
Al
contrario, però, guardò semplicemente negli occhi
suo marito con astio.
Ron
capì
immediatamente di aver sbagliato ad alzare la voce: sua moglie era in
un
periodo molto particolare della gravidanza. Non doveva farla agitare,
ma non
era facile, soprattutto visto l’ipersensibilità
che la caratterizzava al
momento.
-Amore,
scusami…- le disse, allungando una mano per accarezzarla.
Hermione
si scansò, infastidita. –Non mi toccare.-
sillabò.
Abbassò
lo
sguardo, mettendosi le mani sul pancione. Poi, lo superò ben
attenta a non
sfiorarlo nemmeno, prese in braccio con molta difficoltà
Ben- che non emise un
fiato- e se ne andò in camera da letto.
Ron si
sentì un verme.
Poi,
avvertì il rumore della porta della sua camera che si apriva
e chiudeva.
Ron si
sentì un verme che avrebbe dovuto dormire sul
divano.
Ron si era di
nuovo incantato. Era immobile da una
mezz’oretta, il pugno puntato sotto il mento e gli occhi
chiari fissi sulla
famosa insegna luminosa che occhieggiava dalla finestra
dell’ufficio, da sempre
diviso con Harry Potter, suo migliore amico, nonché
testimone di nozze, padrino
di Ben ed una delle cause principali dei suoi litigi con Hermione.
-Ron?- lo
richiamò Harry, sventolandogli un paio di fogli da firmare
sotto il naso.
Il rosso
era così immerso nei suoi pensieri che nemmeno aveva
avvertito il suo migliore
amico avvicinarsi così tanto alla scrivania da lui occupata
ormai
improduttivamente da quasi un’ora. Sbatté le
palpebre un paio di volte, prima
di afferrare con uno scatto i fogli che Harry aveva in mano.
-Dà
qua.-
bofonchiò, iniziando a mettere qualche sigla qua e
là.
-Si
può
sapere che hai?- Harry si fermò ad osservarlo incrociando le
braccia. –Non ti
vedo ridotto in questo stato dal Natale di 3 anni fa… e,
almeno che tu non stia
per ridichiarare il tuo amore ad Hermione, deduco sia
successo qualcos’altro.-
Ron
alzò
lo sguardo, fulminandolo. Sapeva che non aveva alcun diritto di
prendersela con
lui ma non riusciva a farne a meno. Sebbene inconsciamente, Harry James
Potter
era stato la causa del suo centesimo litigio con Hermione.
-La tua
migliore amica ha scelto l’uomo sbagliato.-
sentenziò Ron, mettendo da parte le
pratiche.
Harry si
schiarì la voce. –Per “tua migliore
amica” intendi Hermione Granger Weasley,
meglio conosciuta come tua moglie e madre dei tuoi figli?-
-Esattamente.-
Harry fece
un sorriso sarcastico. –In effetti, io le ho sempre detto di
aver scelto l’uomo
sbagliato…- Ron gli lanciò
un’occhiataccia. -… ma al cuore non si comanda.-
-Non
è il
momento di scherzare, Harry.- affermò Ron, puntando i pugni
sul tavolo. –Noi,
io ed Hermione, siamo sempre stati diversi, in collisione,
l’uno l’opposto
dell’altra. Questo, però, non è mai
stato un problema. Abbiamo sempre trovato
il modo di comunicare, io e lei, e ci siamo sempre capiti. Avevamo un
nostro
linguaggio speciale, qualcosa che riuscisse a farci comunicare, a
mediare le
nostre diversità…-
-Ma?-
-Ma
ora…
con i problemi dei bambini, della vita matrimoniale e di questa dannata
console
elettronica mi sembra di non essere più in grado di parlare
quel linguaggio:
ogni cosa che dico la urta, ogni cosa che faccio la
infastidisce…- rimase zitto
per un attimo. –E non so più che fare.-
Harry
notò
solo in quel momento la tristezza nella voce di Ron e non solo,
all’improvviso,
gli sembrò dannatamente stanco.
-Ehi…-
lo
richiamò il bruno, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Ron teneva
la testa bassa.
-E’
normale sentirsi così: Hermione è incinta e il
99% del tempo è arrabbiata con
te per averla trasformata in una mongolfiera e tu… sei il
solito zuccone.-.
Il rosso
fece una risatina. Sapeva che Harry lo prendeva in giro sempre
bonariamente.
-Amico,
state per diventare genitori per la seconda volta. E’ normale
essere
spaventati.-
-Ma
Hermione non è spaventata: lei è una donna
incredibile ed una mamma
meravigliosa. Sa che sarà capace anche questa volta.-
affermò Ron convinto.
-No che
non lo sa!- lo rimbeccò Harry. –Ron, tu sei
innamorato pazzo di Hermione e la
stimi tantissimo e perciò non ti rendi conto di quanto
lei…sia insicura. Ha
bisogno che tu le stia accanto per rassicurarla, per farle capire che
tutto
andrà bene, che sarà in grado di fare la mamma
anche questa volta e che tu ci
sarai in qualsiasi momento… E’ fondamentale per
Hermione.-
-Ma lei lo
sa…-
-Lo
sapeva. Ora, è incinta! Ci sono milioni
di ormoni che le vagano per tutto il corpo. Cosa pensi possa ancora
sapere
lucidamente?- gli domandò il bruno con ovvietà.
Ron si
passò una mano sulla faccia. –E’ proprio
così?-
-Fidati.
Grazie a Ginny ed ai suoi corsi pre-parto sono diventato espertissimo.-
-Sei
andato ad un corso pre-parto?!- chiese il rosso scandalizzato.
-Sì
e quelle
informazioni ti stanno per salvare il culo.- rispose lapidario Harry.
Ron
alzò
le mani in segno di resa. Continuò per un paio di secondi a
rimuginare su
quello che gli aveva appena detto il suo migliore amico.
All’improvviso, si
accese una lampadina.
–Harry
mi
faresti un favore?-
Hermione aveva
ascoltato il consiglio di Ginny, sua
cognata: aveva fatto giocare così a lungo Ben con gli altri
bambini nel parco che
dopo il bagnetto si era addormentato senza capricci.
In questo
modo, aveva avuto la possibilità di rilassarsi: riempita
fino all’orlo la
grande vasca del bagno, si era immersa nell’acqua profumata e
piacevolmente
calda.
Con la
testa appoggiata ad un asciugamano arrotolato al bordo della vasca,
teneva gli
occhi socchiusi mentre il silenzio insolito le coccolava le orecchie ed
i
sensi.
Si
accarezzò la pancia con dolcezza, mentre con i pensieri
ritornava a circa 9
mesi prima.
-Ron…-
aveva sussurrato con la voce
un po’ roca.
Suo marito non
faceva altro che
baciarla dovunque in quel modo così piacevole da farle
perdere la testa.
Erano immersi
in quella stessa
vasca con l’acqua calda a coccolarli e la voglia giovane di
amarsi a far ardere
loro il cuore.
Ron la teneva
stretta a sé mentre
con la bocca le percorreva il collo, la linea delle spalle in una scia
di baci
sempre più passionale.
-Ron…
Ben potrebbe svegliarsi…-
l’aveva ammonito lei, mentre sollevava la testa per
lasciargli più campo
libero. –Dai, non possiamo qui…-
Lui nemmeno
parve ascoltarla. Le
prese il mento con due dita, obbligandola a voltare la testa per
baciarla a
pieno sulla bocca. La lasciò andare un secondo, giusto il
tempo di farle
riprendere fiato e poi ricominciò a baciarla con ardore.
I deboli
reclami di Hermione,
presto, cessarono del tutto.
-E ora
eccomi come una mongolfiera…- si lamentò la
bruna, continuando ad accarezzarsi
la pancia con amore. Nella sua voce si sentiva affetto anche se le
parole
avrebbero potuto esprimere sensazioni negative.
Era una
buona mamma, capace di amare incondizionatamente suo figlio
già dai primi
attimi di vita.
-Sai che
sei bellissima?-
Hermione
aprì di scatto gli occhi.
Ron era
appoggiato allo stipite della porta del bagno; il suo sguardo
innamorato si
perdeva sul viso arrossato di sua moglie e non poteva fare a meno di
notare
quanto fosse bella anche con i capelli bagnati.
-Non sei
il benvenuto qui.- replicò lei facendo finta di non aver
sentito il suo cuore
accelerare i battiti alla vista di Ron. Per quanto si sforzasse di fare
l’indifferente, non ne era capace.
Ron
lasciò
cadere la giacca che indossava al lavoro sul pavimento del bagno. Si
avvicinò
al bordo della vasca, sedendosi sul pavimento. Immerse una mano
nell’acqua per
accarezzare il ginocchio di Hermione. La sentì vibrare al
suo tocco e sorrise.
–Davvero?- le chiese assumendo quel tono di voce sensuale.
–Il tuo corpo dice
il contrario.-
Hermione
lo sfidò con lo sguardo. Teneva le braccia incrociate sul
seno come per
nasconderlo. Non lo avrebbe mai ammesso ma Ron ancora la imbarazzava a
volte.
–Non è il mio corpo a ragionare.-
Ron
ridacchiò. –Sì, dimenticavo che voi
donne ragionate solo con la testa.-
La bruna
non raccolse la provocazione. Si limitò a guardarlo con
severità mentre con un
gesto brusco allontanava la mano di Ron dalle sue gambe e riprendeva il
controllo di se stessa. –Prima che arrivassi con la tua
faccia da schiaffi, mi
stavo godendo un bagno rilassante.-
Ron fece
un sorrisetto. Sapeva che Hermione non era davvero infastidita,
perché se lo
fosse stata l’avrebbe
guardato
dritto negli occhi mentre gli parlava e non sarebbe arrossita sulle
gote
proprio come invece era successo.
-E se ti
facessi un massaggio, il bagno rilassante sarebbe di nuovo tale?-
Hermione
aveva alzato gli occhi su di lui a quella proposta. Adorava essere
coccolata da
Ron ed in effetti un bel massaggio sarebbe stata la conclusione ideale
di
quella serata…
-Assolutamente
no.- disse vinta dall’orgoglio. Non poteva cedere alle
tentazioni così
facilmente.
Ron
inarcò
le sopraciglia divertito: quello che diceva Hermione ed il modo in cui
il suo
corpo si atteggiava erano in netto contrasto.
–Sei
proprio sicura? Guarda che non mi sentirei perdonato, se mi permettessi
di
farti un piccolo massaggio. Alla fine, avresti ancora il permesso di
essere
arrabbiata con me.-
Hermione
esitò un attimo a quelle parole. Sapeva che stava giocando
come lei gli aveva
insegnato. Sorrise un secondo, quasi orgogliosa del suo allievo. Lo
guardò in
viso e non riuscì più a dirgli di no.
-D’accordo.
Ma lo faccio per il bambino… si rilassa anche lui, se mi
tratti bene.-
Ron non se
lo fece ripetere due volte e, prima che Hermione potesse dire altro, si
era già
tolto i vestiti ed immerso nella vasca, sedendosi alle spalle di sua
moglie. Iniziò
ad accarezzarle le scapole ed il collo, per poi scendere lungo la
colonna
vertebrale fino alla vita.
Hermione
vibrava ad ogni suo tocco, come sempre. All’inizio aveva
fatto resistenza;
voleva a tutti costi essere indifferente.
-Lo sai
che sei una mamma meravigliosa?-
Hermione
teneva gli occhi chiusi e la testa leggermente inclinata verso destra.
Ron le
parlò ad un orecchio con una voce gentile e sensuale.
Lei in
tutta risposta fece un mugolio di assenso, increspando le labbra in un
leggero
sorriso.
-E tu hai
delle mani meravigliose.-
Ron fece
una risatina. –Non pensavo fosse una novità.-
Hermione
non gli rispose. Abbassò la testa quando lui le percorse il
collo, fino ad
arrivare alla nuca. Trattenne il respiro, quando Ron le
stampò un bacio
bollente sulla spalla umida e poi un altro
appena sotto l’orecchio.
-Ron…-
bisbigliò ed ebbe come l’impressione di un
dejà-vu. Il cuore iniziò a galopparle,
perché a Ron e alle sue attenzioni non era mai stata in
grado di resistere.
Il rosso
le aveva afferrato il mento con le dita e l’aveva baciata con
passione. Con un
braccio la teneva stretta a sé, possessivamente.
Hermione
ebbe voglia di abbracciarlo e stringerlo a sé, per far pace.
Cercò di girarsi
verso di lui, come aveva sempre fatto in quella vasca. Qualcosa,
però, andò
storto. Il pancione le rendeva i movimenti più goffi e come
risultato quasi
rimase incastrata.
Ron la
guardò tentare quei movimenti azzardati e mai gli
sembrò più tenera e bisognosa
di protezione e quando gli scappò una risatina bofonchiata
non fu per
deriderla.
Hermione,
però, non fu della stessa opinione. A quel suono,
sentì il suo orgoglio
femminile frantumarsi in mille pezzi.
Gli occhi si
riempirono di lacrime che non le impedirono di fulminare con lo sguardo
Ron.
-Sei un
idiota.- gli soffiò, prima di uscire con
un’agilità inaspettata dalla vasca e
dileguarsi verso la camera da letto.
Tutto
avvenne così velocemente che Ron nemmeno si rese conto di
niente.
La porta
della sua camera da letto che si apriva e chiudeva per ben due volte lo
risvegliò, ricordandogli che anche quella notte
l’avrebbe passata sul divano.
-Hai
riso di lei?!- Harry sgranò gli occhi, mentre rimetteva la
sua tazza di caffè
giù sul bancone del bar al quale era seduto con Ron, il suo
migliore amico.
-No, non
ho riso di lei…- ribatté stanco il rosso,
passandosi una mano tra i capelli. –Era
una risata compiaciuta, intenerita, felice, non deridente.-
Harry
storse le belle labbra piene. Fissò il profilo corrucciato
dell’uomo che gli
sedeva accanto, poco convinto. –Certo che non ne fai una
giusta, vecchio mio.
Come ti è saltato in mente di ridere?-
Ron lo
guardò un secondo, poi decise di non rispondergli.
–Non lo so. Hermione non è
mai stata così suscettibile…-
-Hermione
è incinta! La donna che hai sposato quasi non esiste
più…- il bruno saltò su
battendo un pugno sul tavolo. –Quale passaggio
dell’equazione donna
incinta=grandi guai per i mariti non riesci a cogliere, Ronald?-
-Ma noi
abbiamo già affrontato una gravidanza…-
-Ogni
gravidanza è diversa dall’altra.-
Ron
inarcò
un sopraciglio: come diavolo faceva Harry a sapere tutte quelle cose?!
Vuoi
vedere che quei corsi pre-parto erano davvero utili?
-Perché
mi
sono sposato…-si lamentò l’uomo dai
capelli rossi.
La
cameriera si avvicinò ad Harry con la caraffa di
caffè caldo. Gliene servì un
po’, poi con un bel sorriso gioviale -diretto principalmente
a Ron- si
allontanò di nuovo.
Harry
osservò Ron ignorare completamente le pseudo-avance della
giovane e sospirò.
-Perché
sei così innamorato di Hermione che per te le belle ragazze
non esistono più.-
gli rispose Harry indicando la cameriera.
Ron
alzò
brevemente lo sguardo e sembrò accorgersi solo in quel
momento dell’avvenenza
della ragazza. Prima nemmeno l’aveva notata.
Sospirò assente, correndo con la
sua mente ad altro.
Harry
negò
con la testa. –Vedrai che si aggiusterà tutto.
Manca poco alla nascita del
bambino… a proposito siete finalmente riusciti a capire il
sesso?-
Ron cadde
dalle nuvole. –Ehm… no, non ancora. Hermione
è nervosa anche per questo, spera
in una femminuccia.-
-Anche lo
zio Harry.-
Ron rise.
–Anche il papà a dire il vero.-
Harry
rimase stupito. –Non pensavo ci sperassi anche tu.-
-Il
pensiero di avere una bellissima Hermione in miniatura mi fa toccare il
cielo
con un dito.-
Il bruno
scosse la testa rassegnato. –Ti sei proprio rammollito,
vecchio mio…-
-Felicemente
rammollito…-
-Hermione
è una donna fortunata!- scherzò Harry, bevendo un
altro sorso di caffè.
-A
proposito!- Saltò su Ron. –Per quel favore che ti
ho chiesto…-
-Tutto
deciso. Ginny ha già acconsentito. Non ti preoccupare.-
Ron fece
un sorriso appena più rilassato finalmente.
–Grazie, Harry.-
-Dovere,
fratello.-
Hermione
accarezzava la testa di Ben che le sedeva in
braccio completamente vinto dai tocchi rilassanti di sua madre. Teneva
la
guancia morbida e tonda poggiata contro il suo seno e gli occhioni
chiari
socchiusi.
Hermione
fissava il fuoco che scoppiettava nel camino di fronte al divano del
soggiorno
dov’era seduta.
Il vento
fuori dalla finestra continuava ad ululare e far vibrare i vetri. Ben
presto
sarebbe arrivata la pioggia, fredda e scrosciante.
La donna
lanciò un’occhiata al viso di suo figlio nel
momento esatto in cui chiudeva
sfinito gli occhi.
-‘Notte,
piccola pulce.- gli sussurrò, baciandogli i capelli.
Rimase per
un secondo a cullarlo ancora, poi, sicura del suo sonno profondo, con
molta
fatica si alzò per portarlo in camera sua: Ben era un
bambino minuto ma
nonostante tutto, Hermione nell’ultimo periodo faceva fatica
a spostarsi con
lui in braccio. Infatti, di solito era Ron a toglierglielo dalle
braccia per
metterlo a letto.
Ron quella
sera, però, non era ancora tornato a casa.
Non era la
prima volta che si tratteneva fuori più a lungo del dovuto;
era la prima, però,
che non aveva avvisato del suo ritardo. In effetti, avevano litigato,
ma quella
non era una buona scusa per lasciare una moglie incinta a casa a
preoccuparsi
per lui.
Hermione
borbottava mentre i suoi pensieri iniziavano a dirigersi verso un
climax di
assurdità: gli si era rotta la macchina mentre tornava a
casa dal lavoro- Ron
non sapeva nemmeno guidare-; gli si era rotta la macchina mentre
tornava a casa
dopo essersi fermato a prendere un caffè con Harry -Cosa
probabile ma ancora
assurda perché Ron davvero nemmeno sapeva guidare e nemmeno
aveva un’auto-; gli
si era rotta la macchina mentre tornava a casa dopo aver passato una
serata di
fuoco con la sua amante bella, giovane e magra com’era lei
prima di diventare
una mongolfiera per colpa sua…
Ancora le
ronzava quel pensiero nella testa, quando finalmente sentì
la serratura della
porta d’ingresso scattare. In un attimo, raggiunse
l’entrata: Ron stava
cercando di chiudere la porta senza far rumore.
-Dove sei
stato?- gli chiese dura, facendolo sobbalzare.
Ron si
portò una mano sul cuore, mentre riprendeva fiato.
–Come? dove sono stato?- le
chiese con un sopraciglio inarcato. –Al Bar che si trova
vicino all’ufficio,
no? Oggi è venerdì: mi fermo lì a
prendere un caffè il venerdì sera da sempre.-
Hermione
strinse le labbra e poi le braccia sul petto. –Ah. Con chi?-
Il rosso
era stupefatto: era la prima volta che Hermione gli faceva il terzo
grado. –Con
Harry.-
Hermione
non parve soddisfatta della risposta. Lo scrutò a fondo con
i suoi occhi scuri.
Ron quasi
ebbe paura.
-Ma si
può
sapere che hai? Sei gelosa di Harry?-
-Hai
un’amante?-
Ron rimase
senza parole: stralunato dalla schiettezza di quella domanda.
–No, Hermione.-
le rispose un po’ risentito quasi offeso da
quell’insinuazione. –Io sono ancora
innamorato della donna che ho sposato.-
Hermione
parve ammansirsi un po’ a quelle parole, ma non
abbandonò completamente il suo
cipiglio combattivo. –Perché non mi hai chiamato
per dirmi che avresti fatto
tardi? Ero preoccupata.-
Ron a
quelle parole si animò e le fece un sorriso.
–Pensavo non volessi sentirmi
affatto.-
-Infatti,
ma questo non significa che non mi preoccupi per te.-
Ron la
fissò con un’aria divertita: sapeva che quello era
il modo in cui Hermione gli
comunicava il suo amore in quel periodo. Fece un passo verso di lei con
una
mano tesa. Quando lei non si scansò al suo tocco, Ron quasi
pensò di poter
toccare il cielo con un dito.
-Scusami.-
le strinse un po’ la guancia nel palmo della mano.
–Non volevo farti
preoccupare.-
Hermione
lo fissava negli occhi. Lo ascoltava con le labbra socchiuse ed
un’espressione
improvvisamente tranquilla: le carezze di Ron avevano sempre avuto il
potere di
rilassarla.
-Mi
perdoni?- chiese lui abbassandosi sulle ginocchia per arrivare alla sua
altezza.
Hermione
non riusciva a resistere a quel tono di voce colpevole e dispiaciuto
con il
quale Ron le stava parlando. Fece un microscopico sorriso, annuendo
vagamente.
–Forse.-
-Forse?-
chiese ridacchiando un po’ lui.
Hermione
si morse le labbra per non ridacchiare
a
sua volta.
-Forse.-
-E cosa
devo fare per convincerti totalmente?-
Hermione
gli lanciò un’occhiata languida che tante altre
volte gli aveva fatto salire il
sangue al cervello. Se solo non fosse stata incinta l’avrebbe
attirata
bruscamente a sé e l’avrebbe baciata fino alla
fine del mondo.
Cercò
di
controllarsi, mentre con un passo eliminava la distanza che lo separava
da lei.
Le catturò le labbra in un bacio vorace.
Hermione
sentì le guance imporporarsi a quel contatto.
Passò le braccia attorno al collo
di lui, rispondendo attivamente al bacio. Piegò la testa
sulla destra e poi
sulla sinistra, mentre lo stringeva sempre di più. Quando si
ritrovò pressata
eccessivamente tra Ron ed il muro-verso il quale lui l’aveva
sospinta- decise
di rallentare il tutto.
-Piano…-
gli disse in un soffio.
Le labbra
di Ron non avevano lasciato il suo viso nemmeno per un attimo. Era
riuscito a
baciarla dovunque, mentre con le mani le accarezzava la schiena -nel
tacito
tentativo di trovare un varco tra i suoi vestiti.
-Piano.-
ripeté lui in un sospiro carico di desiderio.
Iniziarono
a percorrere il corridoio verso la loro camera da letto, completamente
avvinghiati.
Ron
aprì
con una spallata la porta, mentre sospingeva Hermione verso il letto
matrimoniale: le aveva già tolto gran parte dei vestiti
quando lei lo sospinse
indietro.
-Aspetta,
Ron…-
Lui,
però,
era troppo impegnato a baciarla per sentirla.
-Ron…-
lo
sospinse di nuovo indietro. –Il bambino…-
-Non ti
preoccupare, Ben dorme di sicuro…- e le sfilò
senza tanti fronzoli il maglione.
-Non
Ben…-
Rimasero
abbracciati a baciarsi ancora per un po’- come se fossero
stati una coppia di
ragazzini al primo appuntamento.
Poi,
Hermione, all’improvviso, lo respinse indietro con forza.
-Ron non riesco con il bambino che
scalcia…-
Per la
prima volta nella sua vita, Ron sbuffò annoiato ai calci di
suo figlio. Si
passò una mano tra i capelli sconvolti, completamente
frustrato.
Hermione
notò la sua espressione ed inarcò un sopraciglio.
–Stai sbuffando scocciato?-
-No.-
rispose lui, mentre toglieva le mani dai fianchi di sua moglie.
-Sì,
invece.- continuò lei appena alterata.
Ron
sospirò, cercando di tranquillizzarsi. –Ti ho
detto di no.- ribatté secco.
Hermione
allargò gli occhi incredula. Recuperò il suo
maglioncino, cercando di darsi un
tono. –Non mentire. Conosco quell’espressione.-
Ron
sbuffò
di nuovo e non rispose.
-Non
credevo l’avresti mai fatto.-
Il rosso
si alzò dal letto. Doveva allontanarsi da Hermione per poter
riprendere il
controllo di se stesso.
-E’
tuo
figlio, Ron. Non puoi sbuffare scocciato.-
Hermione,
però,
continuava a stuzzicarlo e lui non avrebbe resistito ancora per molto
con la
linea del silenzio.
-Nessuno
sbuffa scocciato, quando mio figlio scalcia…-
borbottò Hermione che ormai era
partita per la tangenziale.
Ron rimase
in silenzio ancora, mentre camminava su e giù per la stanza.
Sua moglie
che continuava a rimproverarlo…
-Che cosa
ti prende, Ron?-
Fu la
goccia che fece traboccare il vaso.
Il rosso
si voltò verso Hermione: la faccia contratta in una smorfia.
-Stai
scherzando, Hermione?- si fermò, mettendosi le mani sui
fianchi. –Perché se non
stessi scherzando, ora inizierei ad arrabbiarmi.
Cosa mi
prende? Beh, direi più che altro cosa prende a te?!? Cambi
umore ogni secondo, non
posso dire o fare niente che chissà cosa pensi. Mi tratti
come se fossi la
causa principale di tutti i tuoi problemi: mi punzecchi in
continuazione! Mi
dispiace di essere nato uomo e di non poter capire a pieno quello che
stai
provando, ma non posso farci niente! Vorrei tanto esserti vicino,
riuscire ad
aiutarti in qualche modo ma tu hai come costruito un muro. Ora, per te
esistono
solo i bambini e non riesci più a comunicare con
me…
Io non ce
la faccio, Hermione. Perché io non posso stare lontano da
te... ma sembra che
tu, invece, mi odi.-
Hermione
aveva gli occhi marroni pieni di lacrime. –Come puoi dirmi
questo?- tirò su col
naso, togliendosi una ciocca di capelli dagli occhi.
–Perché non mi capisci?-
singhiozzò per un attimo, poi quando Ron fece un passo nella
sua direzione per
consolarla, lei allungò una mano per fermarlo. Si
alzò e, senza guardarlo, se
ne andò in bagno.
Ron sapeva
cosa fare: prese il cuscino ed una coperta. Sospirò
afflitto, quella sarebbe
stata la terza notte consecutiva da passare sul divano.
Ron stava
controllando dei documenti in ufficio.
Aveva letto così tanto che gli occhi avevano iniziato ad
incrociarsi. Decise di
prendersi una piccola pausa, stiracchiandosi.
Qualcosa
nella sua schiena fece un sonore ‘tac’.
-Mi sa che
devo decidermi a prendermi uno di quei divani babbani dal quale per
magia si
estrae un letto.-
Harry
dall’altra parte della stanza alzò la testa.
–Trasfigurare magicamente il tuo
divano, no?-
Ron
sospirò e scosse la testa. –Hermione non vuole.
L’ultima volta che ci ho
provato ho cambiato il colore della tappezzeria.-
Harry
ridacchiò. -Sei un caso disperato.-
-Non sono
mai stato portato per trasfigurazioni.-
-Non sei
mai stato portato è una parola grossa. Diciamo che alle
lezioni della McGranitt
eri più impegnato a fare altro.- gli rispose Harry sibillino.
-Altro
cosa?-
-Guardare
una certa Hermione J. Granger con gli occhi a cuoricino.-
Ron gli
lanciò un’occhiataccia. –Per prima cosa,
durante Hogwarts non ero innamorato di
Hermione. Seconda cosa, non l’ho mai guardata con gli occhi a
cuoricino durante
le lezioni della McGranitt.-
Harry
ridacchiò. –Allora, perché eri
l’unico a non capire mai niente della materia?
Anche Neville che era distrattissimo riusciva a prendere qualche
appunto…-
-Non ci
capivo niente.-
-Guarda
caso, trasfigurazioni era l’unica materia in cui tu sedevi
accanto ad Hermione
ed io con Neville.-
-Coincidenze…-
borbottò Ron con uno strano cipiglio nervoso.
Harry
capì
che era il momento di chiudere l’argomento ricordi.
–Sarà.-
Rimasero
di nuovo in silenzio: uno aveva ripreso a leggere i documenti, mentre
l’altro
si era soffermato a fissare fuori dalla finestra.
-E’
vero.-
riprese, all’improvviso, a parlare Ron. -Perdevo gran parte
delle spiegazioni
della McGranitt a causa di Hermione. Quelli erano i rari momenti in cui
potevo
averla tutta per me: potevo guardarla di nascosto per tutta la lezione,
potevo
essere gentile con lei senza rischiare che qualcuno scoprisse i miei
sentimenti, potevo sentire il suo profumo ed essere felice. Quelli
erano i
momenti che mi aiutavano a tirare avanti durante il periodo di Hogwarts
che
sappiamo essere stato uno dei più duri di tutti. Ora, mi
sembra di rivivere
Hogwarts con le sue ansie e le sue paure, senza avere quelle boccate di
ossigeno che i momenti passati con Hermione mi davano.-
Harry gli
sorrise confortante. –Mi dispiace, fratello. Credimi,
però. Questo è solo un
periodo. Quando tutto sarà finito, proverai una gioia
così immensa che ti farà
dimenticare tutto. Ricordi com’è finito il periodo
di Hogwarts e di Voldemort:
tutti abbiamo avuto delle enormi ricompense.-
Ron si
strinse nelle spalle. Sapeva che quello che Harry diceva era la
verità. –Lo so,
Harry. Ma alcune volte mi sembra di non farcela… ieri
abbiamo litigato di
nuovo.-
Harry
annuì. –Lo so. Hermione ha parlato con Ginny.
Ginny ha parlato con me.-
Ron
sentì
le orecchie arrossarsi. Non voleva nemmeno immaginare il modo in cui
Hermione
aveva descritto l’accaduto a sua sorella e suo cognato.
Inghiottì il vuoto.
Poi, Harry
sciolse quel gelido imbarazzo. –Ti capisco, Ron.-
Il rosso
si sentì leggermente meglio. –E’
capitato anche a te?-
Harry
ridacchiò. –Assolutamente no.-
Ron
avvertì raddensarsi il suo disagio.
-…ma
solo
perché non ne ho mai avuto l’occasione. Quando tua sorella
è incinta… beh,
diventa ancora più intrattabile di Hermione.-
Ron
finalmente distese i tratti del viso, tenuti leggermente contratti per
tutto
quel tempo. Fece un sorriso e chiese. –Vuoi dire che durante
la gravidanza…-
Harry
arrossì un po’. –Durante le
gravidanze. Ti ricordo che ho due figli…-
La faccia
afflitta del suo migliore amico riuscì a confortare molto
più Ron di tante
altre parole. Non perché fosse masochista, ma semplicemente
perché in quel
momento riusciva a redensi conto di quanti momenti ben più
duri dei suoi Harry
avesse attraversato, uscendone vittorioso.
-Mai?-
Harry
sospirò al ricordo. –Mai.-
Calò
un
attimo di silenzio in cui Ron fissò il suo amico.
Scoppiò a ridere,
all’improvviso. –Non voglio nemmeno immaginare come
tu sia riuscito a
sopravvivere.-
Harry lo
guardò male. –Smettila d’ironizzare su
di me. Pensa ai tuoi problemi
piuttosto.-
Ron
ridacchiò ancora. Riuscì a tornare serio per
qualche secondo ma scoppiò poco
dopo nuovamente a ridere.
Quella sera
tutto doveva essere perfetto: dalla cena
all’atmosfera, non era stato lasciato nulla al caso.
Ron
correva da un lato all’altro della casa, terminando le ultime
cose: accese
qualche candela, facendone fluttuare alcune qua e là, sparse
dei petali di rose
all’ingresso, un po’ sul tavolo dove avrebbero
mangiato, alcuni sul divano… poi,
sentì chiaramente la serratura della porta
d’ingresso scattare.
Con un
colpo di bacchetta, fece evanescere la ciotola dove teneva i fiori,
riempì al
volo due calici di champagne e si appoggiò allo stipite
della porta della
cucina. L’espressione da playboy.
-Che
diavolo succede…- Hermione bofonchiò infastidita.
Cercò di accendere la luce,
ma l’interruttore sembrava non funzionare. –Ron non
avrai dimenticato di pagare
la bolletta, vero?-
Ron
cercò
di rimanere serio, soffocando una risatina dietro un colpo di tosse.
-Ron dove
diavolo sei?- Hermione usò un tono sospettoso.
Il rosso
era sicuro che avesse tirato fuori la bacchetta: sua moglie era una
tosta.
Decise
quindi di rivelare la sua posizione per non ritrovarsi con una
maledizione
piantata al centro della fronte.
-Sono qui,
amore.- cinguettò zuccheroso.
-Quanto ti
ci vuole per rispondermi? Mi hai fatto prendere un colpo. Ma che
è successo
alla luce? Ben è rimasto a dormire da Ginny ed
Ha…- quando Hermione arrivò nel
salotto, rimase senza parole.
La camera
era stata decorata romanticamente, dappertutto c’erano
candele fluttuanti e
petali di rose. Il loro elegante tavolo era apparecchiato per due
persone e su
un piatto c’era una rosa rossa.
-Buon nono
mese, amore.-
Hermione
arrossì
come non mai in vita sua: Ron aveva organizzato tutto quello per lei.
Il rosso
si staccò dallo stipite e le andò in contro. Le
offrì un flute di champagne e
le sorrise. –So che non puoi bere champagne. Quindi prendine
un sorsetto e
mettilo giù.-
Hermione
aveva gli occhi spalancati. Osservava Ron come fosse la prima volta.
Perché era
stata così cattiva con lui? Ron l’amava
così tanto e lei lo ricambiava ampiamente.
Era stata
davvero stupida. Così, senza rendersene conto aveva iniziato
a piangere.
Poi,
quando Ron le toccò una guancia, intenerito, lei non seppe
resistere e gli
saltò al collo, abbracciandolo stretto.
-Mi
dispiace, Ron.- singhiozzò nel suo collo.
Ron la
strinse con delicatezza, tuffando il suo naso nei capelli di Hermione.
Profumava di buono, di donna, di madre.
-Shhh…-
le
sussurrò in un orecchio. –Non importa.-
-Sono
così
sciocca.- disse lei, togliendosi le lacrime dalle guance con una mano.
Ron
ridacchiò. –Non importa. Sai che ti amo anche per
questo.-
Hermione
continuava a tenerlo stretto: la sensazione di protezione che solo
l’abbraccio
di Ron le riusciva a dare, le era mancata enormemente.
Quando,
però, Ron la distaccò un attimo per darle un
bacio sulle labbra, lei non si
lamentò.
Hermione era
così felice che nemmeno si era accorta degli strani dolori
che le pungevano il
ventre ad intervalli regolari.
Quando Ron
la baciava, di solito non capiva più nulla. Figurarsi quando
già di suo, lei
era così contenta dall’aver disconnesso il
cervello.
Ron
continuava a divorarle la faccia, mentre gentilmente la dirigeva verso
la loro
camera da letto.
Erano
quasi arrivati e già parzialmente senza vestiti, quando
Hermione morse le
labbra a Ron per il dolore.
-Ahi…-
disse Ron ridacchiando, completamente in estasi. Prese a baciarle il
collo,
mentre con una mano cercava di aprire la porta della stanza.
Hermione
mugugnava soddisfatta, poi all’improvviso un’altra
scossa all’addome.
-Ron…-
biascicò completamente rossa in volto.
-Hm?-Il
rosso era impegnato a sfilarle quell’adorabile salopette
prêt-maman.
-…credo
che il bambino stia per nascere…-
-Sì,
sì…-
le rispose lui, senza averla davvero ascoltata. Poi, mentre aveva
ripreso a
baciarla, quelle parole presero un senso nella sua mente. Si
fermò un secondo
con il viso di Hermione tra le mani. –Stai per…-
Hermione
annuì tra i suoi palmi. –Mi devi portare al St
Mungo…-
All’improvviso,
Ron non capì più nulla
Ronald Weasley
era accovacciato su se stesso nella
sala d’aspetto dell’ospedale: quegli odiosi
medimaghi avevano requisito sua
moglie, senza dargli nemmeno una spiegazione.
Aveva
provato più e più volte a chiedere informazioni
all’infermiere di passaggio ma
nessuno aveva saputo dirgli nulla. Si stava davvero innervosendo.
-Ron,
tesoro!- sua sorella Ginny, aveva appena varcato le porte del reparto.
Teneva
per mano Arthur, suo figlio maggiore. Poco più indietro
arrancava Harry con Ben
e James.
Ron
accolse di buon grado l’abbraccio che gli riservò
la donna, sospirando.
-Notizie
di Hermione?- gli chiese mentre, Harry gli dava una pacca sulla spalla,
consegnandogli Ben.
-Ancora
no. Mi sto preoccupando.-
Ginny
negò
con la testa a quelle parole. –Non può essere
nulla di grave. Sai quanti
bambini nascono prematuri? Una miriade!-
Ron tolse
il cappello di lana dalla testa biondina di suo figlio. Gli
accarezzò i capelli
e lo prese in braccio.
–Non
riesco a capire, però, perché tra questa miriade
doveva esserci anche mio
figlio…-
-E’
un
maschio?- chiese Ginny sorpresa.
-Non ne ho
idea…-
Ginny gli
accarezzò un braccio. –Andrà tutto
bene. Ne sono sicura.-
Ron
annuì,
vago.
Harry gli
diede un pugno contro l’avambraccio.
–Cos’è quella faccia lunga?! Stai per
diventare padre…-
Il rosso
represse la battuta infelice che gli era passata per la testa e fece un
sorrisetto, tirato. Poi,
si sedette
sconfortato sulle piccole sedie, con Ben in braccio.
Ginny
camminava su e giù per cercare di arginare i disastri di
James ed Arthur.
Harry era
andato a fare delle telefonate.
A poco a
poco, tutti i loro parenti sciamarono al St Mungo. Ben presto, la sala
d’aspetto era gremita d’individui dalla fulva
capigliatura.
Erano
passate già 3 ore. 3 ore senza notizie. 3 ore di completa
preoccupazione.
Ben si era
addormentato; James ed Arthur si erano calmati.
-Un
caffè,
bambino mio?- Molly Weasley stava porgendo una tazza di
caffè fatto in casa a
Ron.
Il ragazzo
negò con la testa. –No, mamma, grazie…-
-Tesoro,
sembri un fantasma.-
-Sono qui
da 3 ore. Mia moglie e mio figlio sono scomparsi dietro quella porta e
nessuno
mi da notizie! Avere l’aspetto
di un fantasma
credo sia un grande complimento per me in questo momento.-
Molly
Weasley annuì ed inghiottì il vuoto.
–Andrà tutto bene.-
Ron
strinse i pugni. –Me lo ripetete da ore, ormai! Quelle parole
stanno iniziando
a perdere il loro significato.-
Ron stava per
dare di matto, quando le porte, dietro le quali Hermione era scomparsa
un paio
di ore prima, si riaprirono.
-Il signor
Weasley?-
Si
voltarono un bel po’ di uomini a quell’appellativo.
Il
medimago, allora, si schiarì la voce e specificò.
–Il signor Ronald B.
Weasley?-
Ron
scattò
in piedi e si fece largo tra i suoi parenti. –Sono io.-
Il
medimago aveva un viso serio e contratto. Sospirò, come per
darsi coraggio.
Ron
avvertì il terreno mancargli sotto i piedi. Le mani non
sembravano più
attaccate ai polsi; la bocca era completamente secca.
-Mi
dispiace, ragazzo…-
Fu in quel
momento che Ron non capì più nulla,
scansò con una manata il medimago ed
oltrepassò quelle dannate porte. Corse lungo il corridoio,
guardando in tutte
le stanza che si affacciavano in quel reparto.
-HERMIONE!-
iniziò a gridare.
Nemmeno si
era accorto che tutti i suoi parenti l’avevano seguito,
rumoreggiando.
Nessuno
era rimasto ad ascoltare quello che il medimago aveva da dire.
-HERMIONE!-
Arrivarono
alla fine del corridoio, come una folla di rivoltosi.
Ron
aprì
l’ultima porta e per poco non ci rimase secco.
Seduta sul
letto, non decisamente in piena forma ma, comunque viva e vegeta,
c’era
Hermione che teneva in braccio un fagottino.
Ron
sbatté
gli occhi.
Non era un
fagottino, ma due.
-Hermione…-
sussurrò il rosso, all’apice della sorpresa.
Hermione
alzò di scatto la testa e gli sorrise. –Ciao,
amore.- poi, con difficoltà mosse
una mano per indicargli di avvicinarsi. –Vieni a vedere
quanto sono belli.-
L’intera
famiglia Weasley era rimasta fuori dalla stanza, per concedere un
attimo di
privacy alla giovane coppia.
-Signori
questa è un’area ad accesso limitato!-
esclamò il medimago che finalmente era
riuscito a raggiungerli.
-Sh!- gli
intimò Molly, premendosi un dito sulle labbra.
Il
medimago arrossì. –Weasley…-
borbottò.
Nel
frattempo, Ron era riuscito a scucire i suoi piedi dal pavimento e ad
avvicinarsi ad Hermione ed ai due piccoli nuovi arrivati.
Quando Ron
accarezzò con l’indice la guancia del fagotto che
gli sembrava più piccolo,
sentì la preoccupazione scivolargli via velocemente.
-Ma
com’è
piccolo…- bofonchiò incerto.
Hermione
gli sorrise. –Com’è piccola, vorrai
dire.-
Ron
sobbalzò. –E’… è
una bambina?-
La bruna
annuì. –Ed indovina un po’?-
-Cosa?-
-Ha gli
occhi scuri.-
Ron
ridacchiò a quella notizia. –Mi fa piacere. E
quest’altra pulcetta…- disse
rivolgendosi all’altro fagottino.
Hermione
cullò un attimo i suoi figli e poi disse. –Lui
è bello come te.-
Ron le
sorrise, con gli occhi un umidi. Poi, si chinò su di lei e
le diede un bacio
gentile. –Ti amo.-
-Anch’io.-
-Ehi,
tesori, c’è un fratello maggiore che muore dalla
voglia di conoscere i suoi
fratelli.-
Ben
stringeva la mano di Ginny, mentre guardava estasiato la mamma
finalmente di
una dimensione normale.
-Mami!-
esclamò festoso.
Hermione
lasciò la bambina tra le braccia di Ron, per poter
abbracciare Ben che si era
lanciato verso di lei.
Faticò
un
po’ a sollevarlo, ma quando riuscì a farlo sedere
accanto a lei e a
presentargli i suoi fratelli fu una cosa bellissima.
Ben diede
un bacio sulla fronte ad entrambi e poi disse. –Sono
morbidi…-
Hermione
ridacchiò. -Ti piace?-
Ben le
sorrise. –Sì, però mi piace
più il bambino che ha papà.-
Ron gli
accarezzò i capelli. –Rivalità
maschile. Amore per le sorelle più piccole.-
Hermione
inarcò un sopraciglio. –Questo bambino sta
crescendo proprio uguale a te.-
Il rosso
fece un sorriso a 32 denti. –Ecco, perché lo adori
enormemente.-
Hermione
sospirò, stringendo Ben a sé. Inspirò
il profumo di suo figlio ed annuì. –Come
darti torto.-
All’improvviso,
qualcuno si schiarì la voce in corridoio.
Hermione
sorrise a quel rumore, Ron fece una smorfietta simpatica.
Il rosso
attese ancora un paio di secondi, poi disse:
–D’accordo, ciurma, potete
entrare! Ma non soffocatemeli. Tutti e tre, sono miei!-
Si
sentì
un borbottio generale, poi, l’intera famiglia Weasley si
riversò nella stanza.
-Weasley…-
borbottò Ron, prima che sua madre gli rubasse la piccola
dalle braccia.
2 anni dopo
Hermione
rientrò tardi quella sera.
In
ufficio, qualcuno aveva scambiato i rapporti da inviare al ministro con
gli
scherzi di Halloween dell’anno passato.
A chi era
toccato rimettere tutto a
posto?
Entrò
in
casa silenziosamente, per paura di svegliare i bambini che dormivano
nelle loro
stanze.
Era stata
una di quelle giornate assurdamente lunghe e laboriose e non voleva
fare altro
che tornare a casa dalla sua famiglia e lasciarsi coccolare.
Percorse
il corridoio del loro appartamento, arrivando direttamente nella stanza
dei
gemelli, Simon e Judy, ma non li trovò. I loro lettini non
erano stati toccati.
Si
affacciò allora, nella stanza di Ben e neanche lui era sotto
le coperte.
Inarcò
un
sopraciglio, prima di capire.
Si diresse
nella sua camera e, quando aprì la porta, rimase incantata:
Ron ed i loro
bambini erano placidamente addormentati nel lettone.
Erano
così
tranquilli che nessuno avrebbe potuto immaginare che terremoto in
realtà
fossero.
Rimase
sulla soglia della porta a guardarli, completamente soddisfatta.
Una volta
aveva parlato con Ron del destino e dei piani meravigliose che poteva
avere in
serbo per loro…
Non
sapeva, in quel periodo, quanto fosse vero.
THE END
(PER DAVVERO)
Ehm,
ehm…
So che non
dovrei pubblicare una
one-shot quando ho ancora la mia saga che aspetta l’arrivo di
un nuovo
capitolo… ma questa storia bolliva in pentola da troppo
tempo. L’ho iniziata a
scrivere subito dopo “Red Passion” e,
così, ho pensato fosse arrivato il
momento di finirla e pubblicarla.
Ci ho messo
davvero troppo tempo
per scriverla, quindi immaginate quanto poco io riesca a stare al
computer in
questo periodo… Non cerco di giustificarmi, ma semplicemente
di spiegare come
mai l’aggiornamento dell’altra mia fic non arrivi
ancora.
*Sospiro*
Cmq, non
dovete preoccuparvi
lettori di DAABII, il prossimo chap della saga arriverà.
L’ho iniziato a
scrivere e questo è davvero un bel passo avanti. Le idee ce
le ho tutte ben
chiare in mente, ma lo scrivere comporta cmq tempo ed ispirazione e
siccome sto
passando uno di quei periodi in cui tutto va storto, vi chiedo di
pazientare.
Bene! Con
questo, l’angolino delle
lagne è finito.
Vi lascio con
l’augurio di
trascorrere delle BUONE FESTE.
–Qualcuno mi ha detto che è più educato
dire così che Buon Natale…-
Spero che la
storia sia stata di
vostro gradimento: per complimenti, lamentele, opinioni e
quant’altro sapete
bene cosa fare, no?
Cliccamose sur
sto
botton delle recensioni!
Un bacio
grande,
Angèle!