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Autore: Angele87    23/12/2007    11 recensioni
Sono passati 3 anni dagli avvenimenti di "Red Passion". Ron ed Hermione sono sposati e felicemente genitori di Ben. Nell'ultimo periodo, però, non fanno altro che litigare per gli sbalzi di umore di Hermione "fortemente" incinta. Riuscirà il povero Ron a sopravvivere a questo periodo?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fall” in  love

-Un autunno pieno d’amore-

 

I personaggi di questa one-shot appartengono tutti a J. K. Rowling. Io li ho utilizzati solo per divertirmi e dilettare tutti quelli che leggeranno questo breve racconto auto conclusivo. I fatti narrati di seguito non sono mai accaduti nella saga di Harry Potter.

Questa storia è stata scritta senza nessuna intenzione di lucro, si ritiene, quindi, che nessun diritto di copyright® sia stato infranto.

 

Angéle

 

-Ron…- richiamò Hermione Granger dalla cucina del loro appartamento. Attese qualche minuto in attesa della risposta, ma non sentì nulla. –Rooon…- chiamò ancora, ad un tono di voce più alta e scocciata.

Il bambino che ormai da 8 mesi si faceva scorrazzare nella sua pancia, diede un piccolo calcetto, forse infastidito dalla voce alta di sua madre.

Hermione mise una mano sul suo ventre come a volerlo tranquillizzare. Rimase in quella posizione per un po’ e, quando i movimenti tumultuosi del piccolo cessarono, sbuffò infastidita non certo dai calci del suo bambino quanto dalla sordità acuta del padre del nascituro.

 

Con un gesto secco, lanciò lo strofinaccio nel lavello e si recò con aria bellicosa verso il soggiorno, dove il suo adorato marito stava sistemando un gioco elettronico babbano che i suoi genitori avevano regalato a Ben, suo figlio più grande.

Quando mise piede nel soggiorno, di solito sempre ordinato e pulito, le venne un colpo: il cartone dell’imballaggio era stato tagliuzzato da Ben in tanti piccoli pezzettini che si era divertito a spargere dovunque; Ron aveva tirato fuori dal ripostiglio la cassetta di arnesi babbani di suo padre, il cui contenuto era stato rovesciato sul pavimento in parquet; infine, l’angolo dove lei -prima di diventare una grossa mongolfiera-aveva pazientemente montato la tv, lo stereo ed il lettore DVD era stato sradicato senza alcun criterio.

 

-Ron…- bisbigliò la ragazza con gli occhi marroni spalancati.

 

Ben che continuava a gettare in giro coriandoli, si voltò. Scambiò un’occhiata con Hermione e poi, con tanto di adorabile sorriso colpevole, indicò suo padre- come a voler dire “è tutta colpa sua; sgrida lui”- che ancora non si era accorto della presenza della mamma guastafeste.

 

-RON!- abbaiò infuriata, quando lo vide staccare anche l’ultimo pezzo del suo lavoro.

 

Ronald Weasley sembrava finalmente averla sentita, perché si voltò di scatto mettendosi quasi sull’attenti.

–Hermione, amore…- le disse con quella sua voce gentile.

 

Hermione inspirava ed espirava sonoramente. –Cosa diavolo è successo qui?!-

 

Ben nascose i coriandoli di cartone nelle tasche dei pantaloni. I suoi occhioni chiari si guardavano intorno con indifferenza. Quel birbantello di 3 anni la sapeva già molto lunga.

 

-Niente, amore.- rispose Ron, dopo aver lanciato un’occhiataccia a suo figlio. Si alzò dal pavimento per andarle incontro. –Io e Ben…- e pose l’accento sul nome del bambino con la voce. –Stavamo cercando di collegare la console elettronica alla tv… almeno è questo che mi ha detto tuo padre…-

 

-Ron… sai cosa vuol dire collegare?- gli rispose la donna socchiudendo gli occhi all’apice di una crisi di nervi.

 

-Certo.-

 

-Allora, perché, invece, hai SCOLLEGATO TUTTO?!- urlò le ultime parole, indicando il caos di fili ed arnesi che regnava sul pavimento. –Dove sono le istruzioni?!-

 

Ron la guardò allibito. –Le istruzioni?-

 

Hermione scattò sul posto. –Sì, sai quel libretto in bianco e nero dove ti è spiegato come funzionano le cose!-

-Ah, quello…- Ron si grattò la nuca. –L’ho dato a Ben perché pensavo fosse un libro da colorare…-

 

-Ben ha fatto coriandoli!- s’intromise il bambino con una risatina.

 

Hermione si passò una mano tra i capelli, frustrata. Perché Ron doveva sempre farla arrabbiare a quel modo? Perché voleva intestardirsi nel tentare di fare cose in cui sapeva non sarebbe riuscito?!

Non perché fosse stupido… ma semplicemente perché per lui erano cose troppo strane.

 

-Perché non hai chiamato Harry?-

 

Ron sbuffò, infastidito. –Non ho bisogno di Harry per sistemare un gioco per mio figlio. Posso farlo da solo!-

 

Hermione cercò di controllarsi. –Sai che Harry è più bravo di te con la tecnologia babbana…- gli disse con una calma falsissima.

 

Ron a quelle parole sentì il sangue ribollire. Le vecchie gelosie, le vecchie sensazioni di inadeguatezza erano tornate nel suo cuore come se mai l’avessero lasciato. Così, non riuscì a controllarsi e gridò, quando in altre circostanze- in un altro periodo in cui i suoi nervi non erano così a fior di pelle- avrebbe semplicemente borbottato.

-VOLEVO FARLO IO!-  

Hermione, si rese conto Ron, riusciva sempre a fargli perdere le staffe. Sebbene l’amasse alla follia, c’erano cose - come l’affermare che Harry fosse migliore di lui- che non riusciva a sopportare dette da lei…

 

La bruna sentì gli occhi riempirsi di lacrime, mentre il bambino riprendeva a scalciare agitato nella sua pancia. Aveva incassato quel grido come fosse stato un pugno in pieno stomaco.

Anche lei, se non fosse stata tanto incinta e nervosa come in quel momento, avrebbe replicato qualcosa prima di abbarbicarsi nella sua arrabbiatura.

Al contrario, però, guardò semplicemente negli occhi suo marito con astio.

 

Ron capì immediatamente di aver sbagliato ad alzare la voce: sua moglie era in un periodo molto particolare della gravidanza. Non doveva farla agitare, ma non era facile, soprattutto visto l’ipersensibilità che la caratterizzava al momento.

 

-Amore, scusami…- le disse, allungando una mano per accarezzarla.

 

Hermione si scansò, infastidita. –Non mi toccare.- sillabò.

Abbassò lo sguardo, mettendosi le mani sul pancione. Poi, lo superò ben attenta a non sfiorarlo nemmeno, prese in braccio con molta difficoltà Ben- che non emise un fiato- e se ne andò in camera da letto.

 

Ron si sentì un verme.

Poi, avvertì il rumore della porta della sua camera che si apriva e chiudeva.

 

Ron si sentì un verme che avrebbe dovuto dormire sul divano.

 

 

 

Ron si era di nuovo incantato. Era immobile da una mezz’oretta, il pugno puntato sotto il mento e gli occhi chiari fissi sulla famosa insegna luminosa che occhieggiava dalla finestra dell’ufficio, da sempre diviso con Harry Potter, suo migliore amico, nonché testimone di nozze, padrino di Ben ed una delle cause principali dei suoi litigi con Hermione.

 

-Ron?- lo richiamò Harry, sventolandogli un paio di fogli da firmare sotto il naso.

 

Il rosso era così immerso nei suoi pensieri che nemmeno aveva avvertito il suo migliore amico avvicinarsi così tanto alla scrivania da lui occupata ormai improduttivamente da quasi un’ora. Sbatté le palpebre un paio di volte, prima di afferrare con uno scatto i fogli che Harry aveva in mano.

 

-Dà qua.- bofonchiò, iniziando a mettere qualche sigla qua e là.

 

-Si può sapere che hai?- Harry si fermò ad osservarlo incrociando le braccia. –Non ti vedo ridotto in questo stato dal Natale di 3 anni fa… e, almeno che tu non stia per ridichiarare il tuo amore ad Hermione, deduco  sia successo qualcos’altro.-

 

Ron alzò lo sguardo, fulminandolo. Sapeva che non aveva alcun diritto di prendersela con lui ma non riusciva a farne a meno. Sebbene inconsciamente, Harry James Potter era stato la causa del suo centesimo litigio con Hermione.

 

-La tua migliore amica ha scelto l’uomo sbagliato.- sentenziò Ron, mettendo da parte le pratiche.

 

Harry si schiarì la voce. –Per “tua migliore amica” intendi Hermione Granger Weasley, meglio conosciuta come tua moglie e madre dei tuoi figli?-

 

-Esattamente.-

 

Harry fece un sorriso sarcastico. –In effetti, io le ho sempre detto di aver scelto l’uomo sbagliato…- Ron gli lanciò un’occhiataccia. -… ma al cuore non si comanda.-

 

-Non è il momento di scherzare, Harry.- affermò Ron, puntando i pugni sul tavolo. –Noi, io ed Hermione, siamo sempre stati diversi, in collisione, l’uno l’opposto dell’altra. Questo, però, non è mai stato un problema. Abbiamo sempre trovato il modo di comunicare, io e lei, e ci siamo sempre capiti. Avevamo un nostro linguaggio speciale, qualcosa che riuscisse a farci comunicare, a mediare le nostre diversità…-

 

-Ma?-

 

-Ma ora… con i problemi dei bambini, della vita matrimoniale e di questa dannata console elettronica mi sembra di non essere più in grado di parlare quel linguaggio: ogni cosa che dico la urta, ogni cosa che faccio la infastidisce…- rimase zitto per un attimo. –E non so più che fare.-

 

Harry notò solo in quel momento la tristezza nella voce di Ron e non solo, all’improvviso, gli sembrò dannatamente stanco.

 

-Ehi…- lo richiamò il bruno, appoggiandogli una mano sulla spalla.

 

Ron teneva la testa bassa.

 

-E’ normale sentirsi così: Hermione è incinta e il 99% del tempo è arrabbiata con te per averla trasformata in una mongolfiera e tu… sei il solito zuccone.-.

 

Il rosso fece una risatina. Sapeva che Harry lo prendeva in giro sempre bonariamente.

 

-Amico, state per diventare genitori per la seconda volta. E’ normale essere spaventati.-

 

-Ma Hermione non è spaventata: lei è una donna incredibile ed una mamma meravigliosa. Sa che sarà capace anche questa volta.- affermò Ron convinto.

 

-No che non lo sa!- lo rimbeccò Harry. –Ron, tu sei innamorato pazzo di Hermione e la stimi tantissimo e perciò non ti rendi conto di quanto lei…sia insicura. Ha bisogno che tu le stia accanto per rassicurarla, per farle capire che tutto andrà bene, che sarà in grado di fare la mamma anche questa volta e che tu ci sarai in qualsiasi momento… E’ fondamentale per Hermione.-

 

-Ma lei lo sa…-

 

-Lo sapeva. Ora, è incinta! Ci sono milioni di ormoni che le vagano per tutto il corpo. Cosa pensi possa ancora sapere lucidamente?- gli domandò il bruno con ovvietà.

 

Ron si passò una mano sulla faccia. –E’ proprio così?-

 

-Fidati. Grazie a Ginny ed ai suoi corsi pre-parto sono diventato espertissimo.-

 

-Sei andato ad un corso pre-parto?!- chiese il rosso scandalizzato.

 

-Sì e quelle informazioni ti stanno per salvare il culo.- rispose lapidario Harry.

 

Ron alzò le mani in segno di resa. Continuò per un paio di secondi a rimuginare su quello che gli aveva appena detto il suo migliore amico. All’improvviso, si accese una lampadina.

 

–Harry mi faresti un favore?-

 

 

 

Hermione aveva ascoltato il consiglio di Ginny, sua cognata: aveva fatto giocare così a lungo Ben con gli altri bambini nel parco che dopo il bagnetto si era addormentato senza capricci.

In questo modo, aveva avuto la possibilità di rilassarsi: riempita fino all’orlo la grande vasca del bagno, si era immersa nell’acqua profumata e piacevolmente calda.

Con la testa appoggiata ad un asciugamano arrotolato al bordo della vasca, teneva gli occhi socchiusi mentre il silenzio insolito le coccolava le orecchie ed i sensi.

 

Si accarezzò la pancia con dolcezza, mentre con i pensieri ritornava a circa 9 mesi prima.

 

-Ron…- aveva sussurrato con la voce un po’ roca.

Suo marito non faceva altro che baciarla dovunque in quel modo così piacevole da farle perdere la testa.

 

Erano immersi in quella stessa vasca con l’acqua calda a coccolarli e la voglia giovane di amarsi a far ardere loro il cuore.

Ron la teneva stretta a sé mentre con la bocca le percorreva il collo, la linea delle spalle in una scia di baci sempre più passionale.

 

-Ron… Ben potrebbe svegliarsi…- l’aveva ammonito lei, mentre sollevava la testa per lasciargli più campo libero. –Dai, non possiamo qui…-

 

Lui nemmeno parve ascoltarla. Le prese il mento con due dita, obbligandola a voltare la testa per baciarla a pieno sulla bocca. La lasciò andare un secondo, giusto il tempo di farle riprendere fiato e poi ricominciò a baciarla con ardore.

 

I deboli reclami di Hermione, presto, cessarono del tutto.

 

-E ora eccomi come una mongolfiera…- si lamentò la bruna, continuando ad accarezzarsi la pancia con amore. Nella sua voce si sentiva affetto anche se le parole avrebbero potuto esprimere sensazioni negative.

Era una buona mamma, capace di amare incondizionatamente suo figlio già dai primi attimi di vita.

 

-Sai che sei bellissima?-

 

Hermione aprì di scatto gli occhi.

 

Ron era appoggiato allo stipite della porta del bagno; il suo sguardo innamorato si perdeva sul viso arrossato di sua moglie e non poteva fare a meno di notare quanto fosse bella anche con i capelli bagnati.

 

-Non sei il benvenuto qui.- replicò lei facendo finta di non aver sentito il suo cuore accelerare i battiti alla vista di Ron. Per quanto si sforzasse di fare l’indifferente, non ne era capace.

 

Ron lasciò cadere la giacca che indossava al lavoro sul pavimento del bagno. Si avvicinò al bordo della vasca, sedendosi sul pavimento. Immerse una mano nell’acqua per accarezzare il ginocchio di Hermione. La sentì vibrare al suo tocco e sorrise. –Davvero?- le chiese assumendo quel tono di voce sensuale. –Il tuo corpo dice il contrario.-

 

Hermione lo sfidò con lo sguardo. Teneva le braccia incrociate sul seno come per nasconderlo. Non lo avrebbe mai ammesso ma Ron ancora la imbarazzava a volte. –Non è il mio corpo a ragionare.-

 

Ron ridacchiò. –Sì, dimenticavo che voi donne ragionate solo con la testa.-

 

La bruna non raccolse la provocazione. Si limitò a guardarlo con severità mentre con un gesto brusco allontanava la mano di Ron dalle sue gambe e riprendeva il controllo di se stessa. –Prima che arrivassi con la tua faccia da schiaffi, mi stavo godendo un bagno rilassante.-

 

Ron fece un sorrisetto. Sapeva che Hermione non era davvero infastidita, perché se lo fosse stata l’avrebbe

guardato dritto negli occhi mentre gli parlava e non sarebbe arrossita sulle gote proprio come invece era successo.

 

-E se ti facessi un massaggio, il bagno rilassante sarebbe di nuovo tale?-

 

Hermione aveva alzato gli occhi su di lui a quella proposta. Adorava essere coccolata da Ron ed in effetti un bel massaggio sarebbe stata la conclusione ideale di quella serata…

 

-Assolutamente no.- disse vinta dall’orgoglio. Non poteva cedere alle tentazioni così facilmente.

 

Ron inarcò le sopraciglia divertito: quello che diceva Hermione ed il modo in cui il suo corpo si atteggiava erano in netto contrasto.

 

–Sei proprio sicura? Guarda che non mi sentirei perdonato, se mi permettessi di farti un piccolo massaggio. Alla fine, avresti ancora il permesso di essere arrabbiata con me.-

 

Hermione esitò un attimo a quelle parole. Sapeva che stava giocando come lei gli aveva insegnato. Sorrise un secondo, quasi orgogliosa del suo allievo. Lo guardò in viso e non riuscì più a dirgli di no.

 

-D’accordo. Ma lo faccio per il bambino… si rilassa anche lui, se mi tratti bene.-

 

Ron non se lo fece ripetere due volte e, prima che Hermione potesse dire altro, si era già tolto i vestiti ed immerso nella vasca, sedendosi alle spalle di sua moglie. Iniziò ad accarezzarle le scapole ed il collo, per poi scendere lungo la colonna vertebrale fino alla vita.

Hermione vibrava ad ogni suo tocco, come sempre. All’inizio aveva fatto resistenza; voleva a tutti costi essere indifferente.

 

-Lo sai che sei una mamma meravigliosa?-

 

Hermione teneva gli occhi chiusi e la testa leggermente inclinata verso destra.

Ron le parlò ad un orecchio con una voce gentile e sensuale.

Lei in tutta risposta fece un mugolio di assenso, increspando le labbra in un leggero sorriso.

 

-E tu hai delle mani meravigliose.-

 

Ron fece una risatina. –Non pensavo fosse una novità.-

 

Hermione non gli rispose. Abbassò la testa quando lui le percorse il collo, fino ad arrivare alla nuca. Trattenne il respiro, quando Ron le stampò un bacio bollente sulla spalla umida e poi un altro  appena sotto l’orecchio.

 

-Ron…- bisbigliò ed ebbe come l’impressione di un dejà-vu. Il cuore iniziò a galopparle, perché a Ron e alle sue attenzioni non era mai stata in grado di resistere.

 

Il rosso le aveva afferrato il mento con le dita e l’aveva baciata con passione. Con un braccio la teneva stretta a sé, possessivamente.

 

Hermione ebbe voglia di abbracciarlo e stringerlo a sé, per far pace. Cercò di girarsi verso di lui, come aveva sempre fatto in quella vasca. Qualcosa, però, andò storto. Il pancione le rendeva i movimenti più goffi e come risultato quasi rimase incastrata.

 

Ron la guardò tentare quei movimenti azzardati e mai gli sembrò più tenera e bisognosa di protezione e quando gli scappò una risatina bofonchiata non fu per deriderla.

 

Hermione, però, non fu della stessa opinione. A quel suono, sentì il suo orgoglio femminile frantumarsi in mille pezzi.

Gli occhi si riempirono di lacrime che non le impedirono di fulminare con lo sguardo Ron.

 

-Sei un idiota.- gli soffiò, prima di uscire con un’agilità inaspettata dalla vasca e dileguarsi verso la camera da letto.

 

Tutto avvenne così velocemente che Ron nemmeno si rese conto di niente.

La porta della sua camera da letto che si apriva e chiudeva per ben due volte lo risvegliò, ricordandogli che anche quella notte l’avrebbe passata sul divano.

 

 

 

 

 -Hai riso di lei?!- Harry sgranò gli occhi, mentre rimetteva la sua tazza di caffè giù sul bancone del bar al quale era seduto con Ron, il suo migliore amico.

 

-No, non ho riso di lei…- ribatté stanco il rosso, passandosi una mano tra i capelli. –Era una risata compiaciuta, intenerita, felice, non deridente.-

 

Harry storse le belle labbra piene. Fissò il profilo corrucciato dell’uomo che gli sedeva accanto, poco convinto. –Certo che non ne fai una giusta, vecchio mio. Come ti è saltato in mente di ridere?-

 

Ron lo guardò un secondo, poi decise di non rispondergli. –Non lo so. Hermione non è mai stata così suscettibile…-

 

-Hermione è incinta! La donna che hai sposato quasi non esiste più…- il bruno saltò su battendo un pugno sul tavolo. –Quale passaggio dell’equazione donna incinta=grandi guai per i mariti non riesci a cogliere, Ronald?-

 

-Ma noi abbiamo già affrontato una gravidanza…-

 

-Ogni gravidanza è diversa dall’altra.-

 

Ron inarcò un sopraciglio: come diavolo faceva Harry a sapere tutte quelle cose?! Vuoi vedere che quei corsi pre-parto erano davvero utili?

 

-Perché mi sono sposato…-si lamentò l’uomo dai capelli rossi.

 

La cameriera si avvicinò ad Harry con la caraffa di caffè caldo. Gliene servì un po’, poi con un bel sorriso gioviale -diretto principalmente a Ron- si allontanò di nuovo.

Harry osservò Ron ignorare completamente le pseudo-avance della giovane e sospirò.

 

-Perché sei così innamorato di Hermione che per te le belle ragazze non esistono più.- gli rispose Harry indicando la cameriera.

 

Ron alzò brevemente lo sguardo e sembrò accorgersi solo in quel momento dell’avvenenza della ragazza. Prima nemmeno l’aveva notata. Sospirò assente, correndo con la sua mente ad altro.

 

Harry negò con la testa. –Vedrai che si aggiusterà tutto. Manca poco alla nascita del bambino… a proposito siete finalmente riusciti a capire il sesso?-

 

Ron cadde dalle nuvole. –Ehm… no, non ancora. Hermione è nervosa anche per questo, spera in una femminuccia.-

 

-Anche lo zio Harry.-

 

Ron rise. –Anche il papà a dire il vero.-

 

Harry rimase stupito. –Non pensavo ci sperassi anche tu.-

 

-Il pensiero di avere una bellissima Hermione in miniatura mi fa toccare il cielo con un dito.-

 

Il bruno scosse la testa rassegnato. –Ti sei proprio rammollito, vecchio mio…-

 

-Felicemente rammollito…-

 

-Hermione è una donna fortunata!- scherzò Harry, bevendo un altro sorso di caffè.

 

-A proposito!- Saltò su Ron. –Per quel favore che ti ho chiesto…-

 

-Tutto deciso. Ginny ha già acconsentito. Non ti preoccupare.-

 

Ron fece un sorriso appena più rilassato finalmente. –Grazie, Harry.-

 

-Dovere, fratello.-

 

 

 

 

Hermione accarezzava la testa di Ben che le sedeva in braccio completamente vinto dai tocchi rilassanti di sua madre. Teneva la guancia morbida e tonda poggiata contro il suo seno e gli occhioni chiari socchiusi.

Hermione fissava il fuoco che scoppiettava nel camino di fronte al divano del soggiorno dov’era seduta.

 

Il vento fuori dalla finestra continuava ad ululare e far vibrare i vetri. Ben presto sarebbe arrivata la pioggia, fredda e scrosciante.

 

La donna lanciò un’occhiata al viso di suo figlio nel momento esatto in cui chiudeva sfinito gli occhi.

 

-‘Notte, piccola pulce.- gli sussurrò, baciandogli i capelli.

 

Rimase per un secondo a cullarlo ancora, poi, sicura del suo sonno profondo, con molta fatica si alzò per portarlo in camera sua: Ben era un bambino minuto ma nonostante tutto, Hermione nell’ultimo periodo faceva fatica a spostarsi con lui in braccio. Infatti, di solito era Ron a toglierglielo dalle braccia per metterlo a letto.

 

Ron quella sera, però, non era ancora tornato a casa.

 

Non era la prima volta che si tratteneva fuori più a lungo del dovuto; era la prima, però, che non aveva avvisato del suo ritardo. In effetti, avevano litigato, ma quella non era una buona scusa per lasciare una moglie incinta a casa a preoccuparsi per lui.

 

Hermione borbottava mentre i suoi pensieri iniziavano a dirigersi verso un climax di assurdità: gli si era rotta la macchina mentre tornava a casa dal lavoro- Ron non sapeva nemmeno guidare-; gli si era rotta la macchina mentre tornava a casa dopo essersi fermato a prendere un caffè con Harry -Cosa probabile ma ancora assurda perché Ron davvero nemmeno sapeva guidare e nemmeno aveva un’auto-; gli si era rotta la macchina mentre tornava a casa dopo aver passato una serata di fuoco con la sua amante bella, giovane e magra com’era lei prima di diventare una mongolfiera per colpa sua…

 

Ancora le ronzava quel pensiero nella testa, quando finalmente sentì la serratura della porta d’ingresso scattare. In un attimo, raggiunse l’entrata: Ron stava cercando di chiudere la porta senza far rumore.

 

-Dove sei stato?- gli chiese dura, facendolo sobbalzare.

 

Ron si portò una mano sul cuore, mentre riprendeva fiato. –Come? dove sono stato?- le chiese con un sopraciglio inarcato. –Al Bar che si trova vicino all’ufficio, no? Oggi è venerdì: mi fermo lì a prendere un caffè il venerdì sera da sempre.-

 

Hermione strinse le labbra e poi le braccia sul petto. –Ah. Con chi?-

 

Il rosso era stupefatto: era la prima volta che Hermione gli faceva il terzo grado. –Con Harry.-

 

Hermione non parve soddisfatta della risposta. Lo scrutò a fondo con i suoi occhi scuri.

Ron quasi ebbe paura.

 

-Ma si può sapere che hai? Sei gelosa di Harry?-

 

-Hai un’amante?-

 

Ron rimase senza parole: stralunato dalla schiettezza di quella domanda. –No, Hermione.- le rispose un po’ risentito quasi offeso da quell’insinuazione. –Io sono ancora innamorato della donna che ho sposato.-

 

Hermione parve ammansirsi un po’ a quelle parole, ma non abbandonò completamente il suo cipiglio combattivo. –Perché non mi hai chiamato per dirmi che avresti fatto tardi? Ero preoccupata.-

 

Ron a quelle parole si animò e le fece un sorriso. –Pensavo non volessi sentirmi affatto.-

 

-Infatti, ma questo non significa che non mi preoccupi per te.-

 

Ron la fissò con un’aria divertita: sapeva che quello era il modo in cui Hermione gli comunicava il suo amore in quel periodo. Fece un passo verso di lei con una mano tesa. Quando lei non si scansò al suo tocco, Ron quasi pensò di poter toccare il cielo con un dito.

 

-Scusami.- le strinse un po’ la guancia nel palmo della mano. –Non volevo farti preoccupare.-

 

Hermione lo fissava negli occhi. Lo ascoltava con le labbra socchiuse ed un’espressione improvvisamente tranquilla: le carezze di Ron avevano sempre avuto il potere di rilassarla.

 

-Mi perdoni?- chiese lui abbassandosi sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza.

 

Hermione non riusciva a resistere a quel tono di voce colpevole e dispiaciuto con il quale Ron le stava parlando. Fece un microscopico sorriso, annuendo vagamente. –Forse.-

 

-Forse?- chiese ridacchiando un po’ lui.

 

Hermione si morse le labbra per non  ridacchiare a sua volta.

 

-Forse.-

 

-E cosa devo fare per convincerti totalmente?-

 

Hermione gli lanciò un’occhiata languida che tante altre volte gli aveva fatto salire il sangue al cervello. Se solo non fosse stata incinta l’avrebbe attirata bruscamente a sé e l’avrebbe baciata fino alla fine del mondo.

Cercò di controllarsi, mentre con un passo eliminava la distanza che lo separava da lei. Le catturò le labbra in un bacio vorace.

 

Hermione sentì le guance imporporarsi a quel contatto. Passò le braccia attorno al collo di lui, rispondendo attivamente al bacio. Piegò la testa sulla destra e poi sulla sinistra, mentre lo stringeva sempre di più. Quando si ritrovò pressata eccessivamente tra Ron ed il muro-verso il quale lui l’aveva sospinta- decise di rallentare il tutto.

 

-Piano…- gli disse in un soffio.

 

Le labbra di Ron non avevano lasciato il suo viso nemmeno per un attimo. Era riuscito a baciarla dovunque, mentre con le mani le accarezzava la schiena -nel tacito tentativo di trovare un varco tra i suoi vestiti.

 

-Piano.- ripeté lui in un sospiro carico di desiderio.

 

Iniziarono a percorrere il corridoio verso la loro camera da letto, completamente avvinghiati.

Ron aprì con una spallata la porta, mentre sospingeva Hermione verso il letto matrimoniale: le aveva già tolto gran parte dei vestiti quando lei lo sospinse indietro.

 

-Aspetta, Ron…-

 

Lui, però, era troppo impegnato a baciarla per sentirla.

 

-Ron…- lo sospinse di nuovo indietro. –Il bambino…-

 

-Non ti preoccupare, Ben dorme di sicuro…- e le sfilò senza tanti fronzoli il maglione.

 

-Non Ben…-

 

Rimasero abbracciati a baciarsi ancora per un po’- come se fossero stati una coppia di ragazzini al primo appuntamento.

Poi, Hermione, all’improvviso, lo respinse indietro con forza.

 

-Ron non riesco con il bambino che scalcia…-

 

Per la prima volta nella sua vita, Ron sbuffò annoiato ai calci di suo figlio. Si passò una mano tra i capelli sconvolti, completamente frustrato.

 

Hermione notò la sua espressione ed inarcò un sopraciglio. –Stai sbuffando scocciato?-

 

-No.- rispose lui, mentre toglieva le mani dai fianchi di sua moglie.

 

-Sì, invece.- continuò lei appena alterata.

 

Ron sospirò, cercando di tranquillizzarsi. –Ti ho detto di no.- ribatté secco.

 

Hermione allargò gli occhi incredula. Recuperò il suo maglioncino, cercando di darsi un tono. –Non mentire. Conosco quell’espressione.-

 

Ron sbuffò di nuovo e non rispose.

 

-Non credevo l’avresti mai fatto.-

 

Il rosso si alzò dal letto. Doveva allontanarsi da Hermione per poter riprendere il controllo di se stesso.

 

-E’ tuo figlio, Ron. Non puoi sbuffare scocciato.-

 

Hermione, però, continuava a stuzzicarlo e lui non avrebbe resistito ancora per molto con la linea del silenzio.

 

-Nessuno sbuffa scocciato, quando mio figlio scalcia…- borbottò Hermione che ormai era partita per la tangenziale.

 

Ron rimase in silenzio ancora, mentre camminava su e giù per la stanza.

Sua moglie che continuava a rimproverarlo…

 

-Che cosa ti prende, Ron?-

 

Fu la goccia che fece traboccare il vaso.

 

Il rosso si voltò verso Hermione: la faccia contratta in una smorfia.

 

-Stai scherzando, Hermione?- si fermò, mettendosi le mani sui fianchi. –Perché se non stessi scherzando, ora inizierei ad arrabbiarmi.

Cosa mi prende? Beh, direi più che altro cosa prende a te?!? Cambi umore ogni secondo, non posso dire o fare niente che chissà cosa pensi. Mi tratti come se fossi la causa principale di tutti i tuoi problemi: mi punzecchi in continuazione! Mi dispiace di essere nato uomo e di non poter capire a pieno quello che stai provando, ma non posso farci niente! Vorrei tanto esserti vicino, riuscire ad aiutarti in qualche modo ma tu hai come costruito un muro. Ora, per te esistono solo i bambini e non riesci più a comunicare con me…

Io non ce la faccio, Hermione. Perché io non posso stare lontano da te... ma sembra che tu, invece, mi odi.-

 

Hermione aveva gli occhi marroni pieni di lacrime. –Come puoi dirmi questo?- tirò su col naso, togliendosi una ciocca di capelli dagli occhi. –Perché non mi capisci?- singhiozzò per un attimo, poi quando Ron fece un passo nella sua direzione per consolarla, lei allungò una mano per fermarlo. Si alzò e, senza guardarlo, se ne andò in bagno.

 

Ron sapeva cosa fare: prese il cuscino ed una coperta. Sospirò afflitto, quella sarebbe stata la terza notte consecutiva da passare sul divano.

 

 

 

 

Ron stava controllando dei documenti in ufficio. Aveva letto così tanto che gli occhi avevano iniziato ad incrociarsi. Decise di prendersi una piccola pausa, stiracchiandosi.

Qualcosa nella sua schiena fece un sonore ‘tac’.

 

-Mi sa che devo decidermi a prendermi uno di quei divani babbani dal quale per magia si estrae un letto.-

 

Harry dall’altra parte della stanza alzò la testa. –Trasfigurare magicamente il tuo divano, no?-

 

Ron sospirò e scosse la testa. –Hermione non vuole. L’ultima volta che ci ho provato ho cambiato il colore della tappezzeria.-

 

Harry ridacchiò. -Sei un caso disperato.-

 

-Non sono mai stato portato per trasfigurazioni.-

 

-Non sei mai stato portato è una parola grossa. Diciamo che alle lezioni della McGranitt eri più impegnato a fare altro.- gli rispose Harry sibillino.

 

-Altro cosa?-

 

-Guardare una certa Hermione J. Granger con gli occhi a cuoricino.-

 

Ron gli lanciò un’occhiataccia. –Per prima cosa, durante Hogwarts non ero innamorato di Hermione. Seconda cosa, non l’ho mai guardata con gli occhi a cuoricino durante le lezioni della McGranitt.-

 

Harry ridacchiò. –Allora, perché eri l’unico a non capire mai niente della materia? Anche Neville che era distrattissimo riusciva a prendere qualche appunto…-

 

-Non ci capivo niente.-

 

-Guarda caso, trasfigurazioni era l’unica materia in cui tu sedevi accanto ad Hermione ed io con Neville.-

 

-Coincidenze…- borbottò Ron con uno strano cipiglio nervoso.

 

Harry capì che era il momento di chiudere l’argomento ricordi. –Sarà.-

 

Rimasero di nuovo in silenzio: uno aveva ripreso a leggere i documenti, mentre l’altro si era soffermato a fissare fuori dalla finestra.

 

-E’ vero.- riprese, all’improvviso, a parlare Ron. -Perdevo gran parte delle spiegazioni della McGranitt a causa di Hermione. Quelli erano i rari momenti in cui potevo averla tutta per me: potevo guardarla di nascosto per tutta la lezione, potevo essere gentile con lei senza rischiare che qualcuno scoprisse i miei sentimenti, potevo sentire il suo profumo ed essere felice. Quelli erano i momenti che mi aiutavano a tirare avanti durante il periodo di Hogwarts che sappiamo essere stato uno dei più duri di tutti. Ora, mi sembra di rivivere Hogwarts con le sue ansie e le sue paure, senza avere quelle boccate di ossigeno che i momenti passati con Hermione mi davano.-

 

Harry gli sorrise confortante. –Mi dispiace, fratello. Credimi, però. Questo è solo un periodo. Quando tutto sarà finito, proverai una gioia così immensa che ti farà dimenticare tutto. Ricordi com’è finito il periodo di Hogwarts e di Voldemort: tutti abbiamo avuto delle enormi ricompense.-

 

Ron si strinse nelle spalle. Sapeva che quello che Harry diceva era la verità. –Lo so, Harry. Ma alcune volte mi sembra di non farcela… ieri abbiamo litigato di nuovo.-

 

Harry annuì. –Lo so. Hermione ha parlato con Ginny. Ginny ha parlato con me.-

 

Ron sentì le orecchie arrossarsi. Non voleva nemmeno immaginare il modo in cui Hermione aveva descritto l’accaduto a sua sorella e suo cognato. Inghiottì il vuoto.

Poi, Harry sciolse quel gelido imbarazzo. –Ti capisco, Ron.-

 

Il rosso si sentì leggermente meglio. –E’ capitato anche a te?-

 

Harry ridacchiò. –Assolutamente no.-

Ron avvertì raddensarsi il suo disagio.

 

-…ma solo perché non ne ho mai avuto l’occasione. Quando tua sorella  è incinta… beh, diventa ancora più intrattabile di Hermione.-

 

Ron finalmente distese i tratti del viso, tenuti leggermente contratti per tutto quel tempo. Fece un sorriso e chiese. –Vuoi dire che durante la gravidanza…-

 

Harry arrossì un po’. –Durante le gravidanze. Ti ricordo che ho due figli…-

 

La faccia afflitta del suo migliore amico riuscì a confortare molto più Ron di tante altre parole. Non perché fosse masochista, ma semplicemente perché in quel momento riusciva a redensi conto di quanti momenti ben più duri dei suoi Harry avesse attraversato, uscendone vittorioso.

 

-Mai?-

 

Harry sospirò al ricordo. –Mai.-

 

Calò un attimo di silenzio in cui Ron fissò il suo amico. Scoppiò a ridere, all’improvviso. –Non voglio nemmeno immaginare come tu sia riuscito a sopravvivere.-

 

Harry lo guardò male. –Smettila d’ironizzare su di me. Pensa ai tuoi problemi piuttosto.-

 

Ron ridacchiò ancora. Riuscì a tornare serio per qualche secondo ma scoppiò poco dopo nuovamente a ridere.

 

 

 

Quella sera tutto doveva essere perfetto: dalla cena all’atmosfera, non era stato lasciato nulla al caso.

Ron correva da un lato all’altro della casa, terminando le ultime cose: accese qualche candela, facendone fluttuare alcune qua e là, sparse dei petali di rose all’ingresso, un po’ sul tavolo dove avrebbero mangiato, alcuni sul divano… poi, sentì chiaramente la serratura della porta d’ingresso scattare.

Con un colpo di bacchetta, fece evanescere la ciotola dove teneva i fiori, riempì al volo due calici di champagne e si appoggiò allo stipite della porta della cucina. L’espressione da playboy.

 

-Che diavolo succede…- Hermione bofonchiò infastidita. Cercò di accendere la luce, ma l’interruttore sembrava non funzionare. –Ron non avrai dimenticato di pagare la bolletta, vero?-

 

Ron cercò di rimanere serio, soffocando una risatina dietro un colpo di tosse.

 

-Ron dove diavolo sei?- Hermione usò un tono sospettoso.

 

Il rosso era sicuro che avesse tirato fuori la bacchetta: sua moglie era una tosta.

Decise quindi di rivelare la sua posizione per non ritrovarsi con una maledizione piantata al centro della fronte.

 

-Sono qui, amore.- cinguettò zuccheroso.

 

-Quanto ti ci vuole per rispondermi? Mi hai fatto prendere un colpo. Ma che è successo alla luce? Ben è rimasto a dormire da Ginny ed Ha…- quando Hermione arrivò nel salotto, rimase senza parole.

 

La camera era stata decorata romanticamente, dappertutto c’erano candele fluttuanti e petali di rose. Il loro elegante tavolo era apparecchiato per due persone e su un piatto c’era una rosa rossa.

 

-Buon nono mese, amore.-

 

Hermione arrossì come non mai in vita sua: Ron aveva organizzato tutto quello per lei.

 

Il rosso si staccò dallo stipite e le andò in contro. Le offrì un flute di champagne e le sorrise. –So che non puoi bere champagne. Quindi prendine un sorsetto e mettilo giù.-

 

Hermione aveva gli occhi spalancati. Osservava Ron come fosse la prima volta. Perché era stata così cattiva con lui? Ron l’amava così tanto e lei lo ricambiava ampiamente.

Era stata davvero stupida. Così, senza rendersene conto aveva iniziato a piangere.

Poi, quando Ron le toccò una guancia, intenerito, lei non seppe resistere e gli saltò al collo, abbracciandolo stretto.

 

-Mi dispiace, Ron.- singhiozzò nel suo collo.

 

Ron la strinse con delicatezza, tuffando il suo naso nei capelli di Hermione. Profumava di buono, di donna, di madre.

 

-Shhh…- le sussurrò in un orecchio. –Non importa.-

 

-Sono così sciocca.- disse lei, togliendosi le lacrime dalle guance con una mano.

 

Ron ridacchiò. –Non importa. Sai che ti amo anche per questo.-

 

Hermione continuava a tenerlo stretto: la sensazione di protezione che solo l’abbraccio di Ron le riusciva a dare, le era mancata enormemente.

Quando, però, Ron la distaccò un attimo per darle un bacio sulle labbra, lei non si lamentò.

Hermione era così felice che nemmeno si era accorta degli strani dolori che le pungevano il ventre ad intervalli regolari.

Quando Ron la baciava, di solito non capiva più nulla. Figurarsi quando già di suo, lei era così contenta dall’aver disconnesso il cervello.

 

Ron continuava a divorarle la faccia, mentre gentilmente la dirigeva verso la loro camera da letto.

Erano quasi arrivati e già parzialmente senza vestiti, quando Hermione morse le labbra a Ron per il dolore.

 

-Ahi…- disse Ron ridacchiando, completamente in estasi. Prese a baciarle il collo, mentre con una mano cercava di aprire la porta della stanza.

Hermione mugugnava soddisfatta, poi all’improvviso un’altra scossa all’addome.

 

-Ron…- biascicò completamente rossa in volto.

 

-Hm?-Il rosso era impegnato a sfilarle quell’adorabile salopette prêt-maman.

 

-…credo che il bambino stia per nascere…-

 

-Sì, sì…- le rispose lui, senza averla davvero ascoltata. Poi, mentre aveva ripreso a baciarla, quelle parole presero un senso nella sua mente. Si fermò un secondo con il viso di Hermione tra le mani. –Stai per…-

 

Hermione annuì tra i suoi palmi. –Mi devi portare al St Mungo…-

 

All’improvviso, Ron non capì più nulla

 

 

Ronald Weasley era accovacciato su se stesso nella sala d’aspetto dell’ospedale: quegli odiosi medimaghi avevano requisito sua moglie, senza dargli nemmeno una spiegazione.

Aveva provato più e più volte a chiedere informazioni all’infermiere di passaggio ma nessuno aveva saputo dirgli nulla. Si stava davvero innervosendo.

 

-Ron, tesoro!- sua sorella Ginny, aveva appena varcato le porte del reparto. Teneva per mano Arthur, suo figlio maggiore. Poco più indietro arrancava Harry con Ben e James.

 

Ron accolse di buon grado l’abbraccio che gli riservò la donna, sospirando.

 

-Notizie di Hermione?- gli chiese mentre, Harry gli dava una pacca sulla spalla, consegnandogli Ben.

 

-Ancora no. Mi sto preoccupando.-

 

Ginny negò con la testa a quelle parole. –Non può essere nulla di grave. Sai quanti bambini nascono prematuri? Una miriade!-

 

Ron tolse il cappello di lana dalla testa biondina di suo figlio. Gli accarezzò i capelli e lo prese in braccio.

–Non riesco a capire, però, perché tra questa miriade doveva esserci anche mio figlio…-

 

-E’ un maschio?- chiese Ginny sorpresa.

 

-Non ne ho idea…-

 

Ginny gli accarezzò un braccio. –Andrà tutto bene. Ne sono sicura.-

 

Ron annuì, vago.

 

Harry gli diede un pugno contro l’avambraccio. –Cos’è quella faccia lunga?! Stai per diventare padre…-

 

Il rosso represse la battuta infelice che gli era passata per la testa e fece un sorrisetto, tirato.  Poi, si sedette sconfortato sulle piccole sedie, con Ben in braccio.

Ginny camminava su e giù per cercare di arginare i disastri di James ed Arthur.

Harry era andato a fare delle telefonate.

A poco a poco, tutti i loro parenti sciamarono al St Mungo. Ben presto, la sala d’aspetto era gremita d’individui dalla fulva capigliatura.

Erano passate già 3 ore. 3 ore senza notizie. 3 ore di completa preoccupazione.

 

Ben si era addormentato; James ed Arthur si erano calmati.

 

-Un caffè, bambino mio?- Molly Weasley stava porgendo una tazza di caffè fatto in casa a Ron.

 

Il ragazzo negò con la testa. –No, mamma, grazie…-

 

-Tesoro, sembri un fantasma.-

 

-Sono qui da 3 ore. Mia moglie e mio figlio sono scomparsi dietro quella porta e nessuno mi da notizie! Avere  l’aspetto di un fantasma credo sia un grande complimento per me in questo momento.-

 

Molly Weasley annuì ed inghiottì il vuoto. –Andrà tutto bene.-

 

Ron strinse i pugni. –Me lo ripetete da ore, ormai! Quelle parole stanno iniziando a perdere il loro significato.-

 

Ron stava per dare di matto, quando le porte, dietro le quali Hermione era scomparsa un paio di ore prima, si riaprirono.

 

-Il signor Weasley?-

 

Si voltarono un bel po’ di uomini a quell’appellativo.

Il medimago, allora, si schiarì la voce e specificò. –Il signor Ronald B. Weasley?-

 

Ron scattò in piedi e si fece largo tra i suoi parenti. –Sono io.-

 

Il medimago aveva un viso serio e contratto. Sospirò, come per darsi coraggio.

 

Ron avvertì il terreno mancargli sotto i piedi. Le mani non sembravano più attaccate ai polsi; la bocca era completamente secca.

 

-Mi dispiace, ragazzo…-

 

Fu in quel momento che Ron non capì più nulla, scansò con una manata il medimago ed oltrepassò quelle dannate porte. Corse lungo il corridoio, guardando in tutte le stanza che si affacciavano in quel reparto.

 

-HERMIONE!- iniziò a gridare.

 

Nemmeno si era accorto che tutti i suoi parenti l’avevano seguito, rumoreggiando.

Nessuno era rimasto ad ascoltare quello che il medimago aveva da dire.

 

-HERMIONE!-

 

Arrivarono alla fine del corridoio, come una folla di rivoltosi.

Ron aprì l’ultima porta e per poco non ci rimase secco.

 

Seduta sul letto, non decisamente in piena forma ma, comunque viva e vegeta, c’era Hermione che teneva in braccio un fagottino.

Ron sbatté gli occhi.

Non era un fagottino, ma due.

 

-Hermione…- sussurrò il rosso, all’apice della sorpresa.

 

Hermione alzò di scatto la testa e gli sorrise. –Ciao, amore.- poi, con difficoltà mosse una mano per indicargli di avvicinarsi. –Vieni a vedere quanto sono belli.-

 

L’intera famiglia Weasley era rimasta fuori dalla stanza, per concedere un attimo di privacy alla giovane coppia.

 

-Signori questa è un’area ad accesso limitato!- esclamò il medimago che finalmente era riuscito a raggiungerli.

 

-Sh!- gli intimò Molly, premendosi un dito sulle labbra.

 

Il medimago arrossì. –Weasley…- borbottò.

 

Nel frattempo, Ron era riuscito a scucire i suoi piedi dal pavimento e ad avvicinarsi ad Hermione ed ai due piccoli nuovi arrivati.

Quando Ron accarezzò con l’indice la guancia del fagotto che gli sembrava più piccolo, sentì la preoccupazione scivolargli via velocemente.

 

-Ma com’è piccolo…- bofonchiò incerto.

 

Hermione gli sorrise. –Com’è piccola, vorrai dire.-

 

Ron sobbalzò. –E’… è una bambina?-

 

La bruna annuì. –Ed indovina un po’?-

 

-Cosa?-

 

-Ha gli occhi scuri.-

 

Ron ridacchiò a quella notizia. –Mi fa piacere. E quest’altra pulcetta…- disse rivolgendosi all’altro fagottino.

 

Hermione cullò un attimo i suoi figli e poi disse. –Lui è bello come te.-

 

Ron le sorrise, con gli occhi un umidi. Poi, si chinò su di lei e le diede un bacio gentile. –Ti amo.-

 

-Anch’io.-

 

-Ehi, tesori, c’è un fratello maggiore che muore dalla voglia di conoscere i suoi fratelli.-

 

Ben stringeva la mano di Ginny, mentre guardava estasiato la mamma finalmente di una dimensione normale.

 

-Mami!- esclamò festoso.

 

Hermione lasciò la bambina tra le braccia di Ron, per poter abbracciare Ben che si era lanciato verso di lei.

Faticò un po’ a sollevarlo, ma quando riuscì a farlo sedere accanto a lei e a presentargli i suoi fratelli fu una cosa bellissima.

Ben diede un bacio sulla fronte ad entrambi e poi disse. –Sono morbidi…-

 

Hermione ridacchiò. -Ti piace?-

 

Ben le sorrise. –Sì, però mi piace più il bambino che ha papà.-

 

Ron gli accarezzò i capelli. –Rivalità maschile. Amore per le sorelle più piccole.-

 

Hermione inarcò un sopraciglio. –Questo bambino sta crescendo proprio uguale a te.-

 

Il rosso fece un sorriso a 32 denti. –Ecco, perché lo adori enormemente.-

 

Hermione sospirò, stringendo Ben a sé. Inspirò il profumo di suo figlio ed annuì. –Come darti torto.-

 

All’improvviso, qualcuno si schiarì la voce in corridoio.

Hermione sorrise a quel rumore, Ron fece una smorfietta simpatica.

 

Il rosso attese ancora un paio di secondi, poi disse: –D’accordo, ciurma, potete entrare! Ma non soffocatemeli. Tutti e tre, sono miei!-

 

Si sentì un borbottio generale, poi, l’intera famiglia Weasley si riversò nella stanza.

 

-Weasley…- borbottò Ron, prima che sua madre gli rubasse la piccola dalle braccia.

 

 

 

 

2 anni dopo

 

Hermione rientrò tardi quella sera.

In ufficio, qualcuno aveva scambiato i rapporti da inviare al ministro con gli scherzi di Halloween dell’anno passato.

 

A chi era toccato rimettere tutto a posto?

 

Entrò in casa silenziosamente, per paura di svegliare i bambini che dormivano nelle loro stanze.

Era stata una di quelle giornate assurdamente lunghe e laboriose e non voleva fare altro che tornare a casa dalla sua famiglia e lasciarsi coccolare.

 

Percorse il corridoio del loro appartamento, arrivando direttamente nella stanza dei gemelli, Simon e Judy, ma non li trovò. I loro lettini non erano stati toccati.

Si affacciò allora, nella stanza di Ben e neanche lui era sotto le coperte.

 

Inarcò un sopraciglio, prima di capire.

Si diresse nella sua camera e, quando aprì la porta, rimase incantata: Ron ed i loro bambini erano placidamente addormentati nel lettone.

Erano così tranquilli che nessuno avrebbe potuto immaginare che terremoto in realtà fossero.

 

Rimase sulla soglia della porta a guardarli, completamente soddisfatta.

 

Una volta aveva parlato con Ron del destino e dei piani meravigliose che poteva avere in serbo per loro…

Non sapeva, in quel periodo, quanto fosse vero.

 

 

THE END

(PER DAVVERO)

 

 

 

 

Ehm, ehm…

So che non dovrei pubblicare una one-shot quando ho ancora la mia saga che aspetta l’arrivo di un nuovo capitolo… ma questa storia bolliva in pentola da troppo tempo. L’ho iniziata a scrivere subito dopo “Red Passion” e, così, ho pensato fosse arrivato il momento di finirla e pubblicarla.

Ci ho messo davvero troppo tempo per scriverla, quindi immaginate quanto poco io riesca a stare al computer in questo periodo… Non cerco di giustificarmi, ma semplicemente di spiegare come mai l’aggiornamento dell’altra mia fic non arrivi ancora.

 

*Sospiro*

 

Cmq, non dovete preoccuparvi lettori di DAABII, il prossimo chap della saga arriverà. L’ho iniziato a scrivere e questo è davvero un bel passo avanti. Le idee ce le ho tutte ben chiare in mente, ma lo scrivere comporta cmq tempo ed ispirazione e siccome sto passando uno di quei periodi in cui tutto va storto, vi chiedo di pazientare.

 

Bene! Con questo, l’angolino delle lagne è finito.

 

Vi lascio con l’augurio di trascorrere delle BUONE FESTE. –Qualcuno mi ha detto che è più educato dire così che Buon Natale…-

Spero che la storia sia stata di vostro gradimento: per complimenti, lamentele, opinioni e quant’altro sapete bene cosa fare, no?

 

Cliccamose sur sto botton delle recensioni!

 

Un bacio grande,

 

Angèle!

   
 
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