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Autore: Andy Black    07/06/2013    8 recensioni
Non è la solita storia... qui non si scherza più. Il destino del mondo, come noi lo conosciamo, è in pericolo.
Pregare per il proprio futuro diventa lecito, quando scopri che il tuo dio ha finito di avere pietà e compassione per te. Troppi errori.
Troppe ingiustizie.
Ma qualcuno cercherà di cambiare tutto, e di salvarci. Di salvarci tutti.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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Ardere - Pt. 2


Il trio di giovani dell’Omega Group era arrivato a Plamenia in pochissimo tempo. I Salamence, molto più veloci di quanto Ryan si aspettasse, volarono a piena potenza per ben metà dell’intera regione, tagliando l’aria a velocità superiore a qualunque altra cosa che il ragazzo avesse mai visto. La distanza fra Edesea e la città dei divertimenti era stata quindi coperta in una manciata di minuti. Dentro di sé il ragazzo si sentiva vivo, dopo un lungo periodo in cui credeva non avrebbe mai più provato questa sensazione.
La vista della città lo scosse per un istante. Il terremoto non era stato avvertito da Edesea e la vista di quella distruzione per un momento lo lasciò impietrito. Scosse la testa, passandosi un braccio su occhi e fronte, cercando la concentrazione necessaria per fare il suo dovere.
Rachel.
Scacciò ogni pensiero dalla mente eccetto quello della sorella. Prese un lungo respiro e incurante del caos in cui era caduta la città si diresse verso la zona del parco. Marianne lo affiancò rapidamente, per capire cosa avesse intenzione di fare.
“Ci sono un mucchio di feriti, in questi casi vengono organizzate delle zone di soccorso, dove occuparsi dei feriti meno gravi per non intasare inutilmente ospedali o simili” Ryan le parlava di fretta, muovendosi lentamente e guardandosi attorno con molta calma.
“Potrebbero essere rimasti feriti, o comunque essersi rifugiati in un posto sicuro, quindi inizieremo dai campi medici” era sicuro di sé e della sua strategia.
Marianne annuì, soddisfatta della logica mostrata dal ragazzo e continuò a seguirlo, tenendosi a qualche passo di distanza da lui, per evitare di intralciarlo nei suoi movimenti.
Un’altra recluta li seguiva, a debita distanza. Era un ragazzo, appena vent’enne, capelli rossicci e riccioluti lunghi appena qualche centimetro, con un viso dai profondi occhi ambrati. Sembrava provare un certo timore verso i due e li seguiva tenendosi una manciata di passi indietro, e continuando a fissare lo spettacolo di distruzione con aria sgomenta.
Ryan arrivò nello spiazzo centrale del parco. I suoi occhi cremisi sembravano passare oltre i corpi delle persone, alla ricerca del suo unico obiettivo. Poi la trovò.
Si chiese come avesse potuto non notarla prima. La ragazza era ferma, immobile e fissava nella loro direzione. Non era sicuro che l’avesse visto, vista la folla che li separava, ma ormai era più che sicuro che non l’avrebbe persa.
Si fece largo fra la folla facendo cenno a Marianne di restare indietro, non voleva che la sua presenza potesse allarmare la sorella.
Continuò ad incamminarsi, li separavano appena una decina di metri, quando lei lo vide. I suoi occhi di quel misto fra l’azzurro e il grigio s’incupirono per un istante, velandosi d’inquietudine, mentre lo fissavano. Fu solo un instante, poi lo sguardo della giovane si fece duro, impenetrabile.
Ryan la osservò, dubbioso.
Aveva ascoltato la chiamata, aveva sentito l’ansia nella sua voce, ma non si aspettava di trovarla nei suoi occhi. Sapeva che era una ragazza orgogliosa e immaginava quanto dolore quella vicenda le potesse aver causato, ma non credeva che sarebbe riuscita a covare risentimento tanto a lungo.
Scrollò le spalle. Era pronto anche a quest’evenienza.
Ciò che doveva fare ora era solo riportarla a casa, col tempo le sarebbe passato tutto.
Avvicinandosi notò anche l’altro. Il ragazzo di nome Zack, era ancora accovacciato a terra, con la bandana legata intorno al collo, il volto annerito dalla fuliggine e i capelli scompigliati. Non aveva niente da vedere con lui. Se fosse restato in disparte, non l’avrebbe attaccato.
Non voleva perdere tempo inutilmente.
Sentiva i passi di Marianne a qualche metro da lui, troppo lontana perché potesse interferire.
Si fermò solo quando fra i due gruppi erano rimasti una manciata di metri.
La zona man mano si spopolava, i feriti venivano trasportati verso il tendone del pronto soccorso, mentre i vigili del fuoco si dirigevano verso la zona interna del parco, dove i danni erano stati maggiori.
La gente gli correva vicino, senza badare a loro, senza notare la tensione che man mano andava creandosi nell’aria.
“Finalmente ti ho trovata” furono le uniche parole di Ryan. Il suo tono sorprese Marianne. Era dolce. Stanco, a causa dell’esasperazione e dello stress di quei giorni, ma dolce.
“Già” fu la risposta, rassegnata, della ragazza. Non sorrideva, diversamente dal ragazzo, i suoi occhi erano impenetrabili, e nascondevano il turbinio di emozioni che la ragazza provava.
 
Rachel tergiversava. Aveva immaginato quel momento dal giorno della sua partenza, l’aveva analizzato in ogni minimo dettaglio, ma ora che era arrivato, si rese conto di essere impreparata. Gli occhi di fuoco del fratello indugiavano nei suoi. Si sentiva nuda, di fronte a quegli occhi. Avrebbe voluto indietreggiare, abbassare lo sguardo, scusarsi.
Ma per cosa?
Aveva deciso di scappare d’impulso, sfuggendo a quella casa che non era sua e fuggendo da quel fratello che non era un vero fratello. Non era stata tanto la mancanza di quel legame di sangue ad angustiarla, ma il castello di bugie che vi era stato costruito sopra.
Ryan, con la stessa voce calma di poco prima, la riportò alla realtà.
“Torniamo a casa, Rachel” Il suo sguardo era carico di speranza.
“Non voglio”. Si sentì incredibilmente leggera dopo averlo detto. Tuttavia il malumore era evidente sul suo viso.
Gli occhi di Ryan s’incresparono, dapprima un misto di insicurezza, poi una maschera di perplessità gli si formò in volto. Rachel non gli diede tempo di controbattere.
“Non voglio tornarci, a casa.” Lo sguardo basso, come se cercasse la concentrazione nel pavimento. “Vorrei dirti che non è colpa tua, che sono solo io quella che non va, e probabilmente in parte è così. Ma, Ryan, io non riesco ancora ad accettare quella menzogna” le tremava la voce, in parte se ne vergognava, era una debolezza che non voleva lasciar trasparire, ma non poteva farci nulla.
Ryan abbassò lo sguardo, era davvero dolore quello che gli vedeva dipinto in volto? Sembrava che qualcuno avesse posato un macigno sulle sue spalle.
Rialzò di nuovo lo sguardo, indicando Zack.
“Però le menzogne che ti dicono questi tizi vanno bene?” il suo tono era sprezzante. La ragazza per un attimo vacillò. Di che cosa stava parlando? Fu Zack a chiederlo, prima di lei. Si era messo in piedi, e si era ripulito il volto annerito, macchiando la sua bandana.
“Che cosa stai cercando d’insinuare?” sibilò.
Gli occhi verdi erano gelidi, osservavano quello che ormai aveva catalogato come nemico con malcelato disprezzo.
“Esattamente quello che ho detto.” rispose Ryan, come se fosse l’ovvio “Perché mai Rachel dovrebbe accettare le vostre menzogne, quelle che le avete detto sia tu, sia la dottoressa che ho avuto il piacere d’incontrare qualche ora fa, riguardo questa situazione?”
“Non mi risulta di aver mentito su nulla” la tensione che si stava creando fra i due era divenuta palpabile.
“Di che cosa stai parlando, Ryan?” gli occhi di Rachel erano dubbiosi, la sua voce non riusciva a nasconderlo.
Zack si voltò verso di lei, stupito.
“Gli credi?” la sua voce era quasi irritata.
“Voglio solo sapere cosa sta cercando dire.” la ragazza si era messa sulla difensiva.
“Saranno stronzate inventate sul momento!” stava iniziando ad alzare la voce.
“Non ne sarei proprio sicuro” la pacatezza di Ryan irritò ulteriormente Zack. “Rachel, prima di poter anche solo fidarti di loro e del loro piano di salvataggio del mondo, sai che il primo, vero studio sulla profezia di Arceus fu fatto da nostro padre?” era sicuro delle sue conoscenze, e non si creava problemi a mostrarlo.
Alla parola nostro Rachel sussultò un poco, avrebbe voluto dire qualcosa, ma il resto della frase l’aveva già colpita abbastanza.
“E con questo?” il ringhio di Zack sovrastava ogni altro pensiero della ragazza.
Ryan lo ignorò.
“Ti sembra un caso che proprio tu, la figlia di colui che ha fondato la ricerca, sia stata avvicinata e circuita in modo da cooperare con loro?” la sua voce insinuava in Rachel il veleno del dubbio.
“Stai dicendo che l’abbiamo ingannata per farci aiutare? Ma se nemmeno lei sapeva nulla al riguardo!” Anche la logica di Zack non era fallace. Rachel osservava sbigottita i due ragazzi discutere.
“Già, immagino che per voi sia stato un bel problema scoprire che Rachel era all’oscuro di tutto. Era troppo piccola per interessarsi in qualche modo alle ricerche di nostro padre. Troppi libri polverosi e noiosi, diceva”
Era vero, con una punta di nostalgia ricordò di averli davvero definiti così, una volta. In realtà non le piaceva il mestiere del padre, lo costringeva a lunghi periodi lontano da casa, e quando tornava era spesso sommerso di scartoffie, e si chiudeva nel suo studio a lavorare.
“No che non è stato un problema, visto che non è mai stata avvicinata con secondi fini simili!” Zack era esasperato, forse in parte si rendeva conto di quante insignificanti possibilità ci fossero che la ragazza salvata nel bosco fosse casualmente la figlia dello scopritore della teoria del Cristallo e che questa venisse coinvolta in quella stessa storia. Per essere una coincidenza era veramente assurda. Ma lo era.
“Rachel, lasciali perdere. Stanno solo cercando un modo per usarti, credimi. Ti getteranno via non appena avranno ciò che cercano, ossia il cristallo e la persona per utilizzarlo, puoi starne certa” la sua voce era calda, c’era un misto di affetto e di disprezzo in quel tono. Il primo indirizzato alla sorella, il secondo verso il ragazzo.
Rachel deglutì. Si fidava di Zack, ovvio. Ma fino a che punto? Era davvero stata trascinata in quella storia a causa di un’ignota macchinazione? E di che tipo?
Fu nuovamente Zack a distrarla. Aveva messo mano alle sue Poké Ball, mandando in campo il suo Braviary.
“Adesso basta, non tollero insinuazioni simili sul mio conto! Non ti permetto di parlare di me in questo modo!  Non puoi dire falsità su di me così come stai facendo!” tremava, il suo corpo era scosso dalla rabbia. Quel tipo era venuto da chissà dove e senza conoscerlo si permetteva di affermare quelle idiozie come se fossero verità rivelate. Non poteva sopportarlo. Non importava se fosse il fratello di Rachel o chiunque altro. Non poteva sopportarlo.
Braviary dominava il campo, con le ali spiegate. Ryan prese nota di quel Pokémon, ma non se ne preoccupò, era affaticato, quindi non sarebbe stato difficile per lui sconfiggerlo.
Mandò in campo Bisharp,  accogliendo la sfida di quello.
“Non so cosa speri che possa fare il tuo uccellino, ma non pensare di potermi battere con quel Pokémon malconcio!”
Il Pokémon Fildilama osservava il suo avversario con la stessa aria sicura del suo allenatore.
Zack lo scrutava, cercando di analizzarlo.
Era un buon esemplare, e i tipi giocavano a suo favore.
“Non credere che quei due graffi possano creargli qualche problema! Braviary inizia con Rocciotomba!”. L’ordine di Zack fu preciso e chiaro, quindi l’aquila si scagliò verso il Pokémon avversario in velocità, lanciandogli rocce che sebbene non ebbero un grosso effetto in quanto a potenza, furono bastevoli per rallentarlo.
Non era il suo solito stile minare alle abilità dell’avversario, di solito giocava d’attacco, ma davanti ad un avversario simile si rese conto di non poter far altro che dare davvero il meglio di sé.
Ryan lasciò che il suo Pokémon incassasse il colpo, come a dimostrargli che non era affatto preoccupato delle sue abilità.
“Bisharp, non perdiamo tempo, vai con Ripicca!” Il Pokémon Acciaio si mosse veloce, sebbene rallentato dal precedente attacco, sfruttando l’enorme potenziale offensivo di Braviary e rivoltandoglielo contro. Fu solo l’incredibile esperienza che il Pokémon volante aveva accumulato a permettergli di ammortizzare il colpo, nonostante il danno ricevuto fosse in ogni caso notevole.
“Braviary, presto Trespolo!” Zack strinse i denti, sapeva che utilizzare Trespolo rendeva il suo Pokémon vulnerabile, ma la fatica accumulata durante il salvataggio di Mia aveva stancato troppo il suo Pokémon. L’aquila si posò a terra, recuperando in breve tutte le sue energie.
“Pensi che basti? Bisharp, Tuononda!”
Il Pokémon metallico attaccò con una scarica elettrica Braviary, momentaneamente indifeso, paralizzandolo.
“Non sarei mai riuscito a centrarlo in volo, onestamente confidavo in questa tua mossa” lo schernì.
Zack ebbe un gesto di stizza, non era davvero il caso di prendere alla leggera quel tipo.
Fece rientrare Braviary nella sua sfera.
“Avrei preferito evitarlo, ma a quanto pare non mi lasci altra scelta. Concludiamo questo match in fretta, Lucario!” Dalla seconda Ball del giovane uscì in campo Lucario.
Nonostante anche il Pokémon Aura fosse stato impegnato nel palazzo in fiamme, non sembrava risentirne quanto Braviary.
Ryan valutò nuovamente il Pokémon avversario. Stavolta la partita si giocava su tutto un altro livello. Si arrischiò a continuare ad usare Bisharp, nonostante il calo di velocità, almeno per cercare di testare le abilità avversarie. Sapeva bene che i tipi pendevano a suo sfavore.
“Bisharp, non facciamoci pregare, vai con Ghigliottina!”
Bisharp scattò, cercando di stringere il nemico fra le sue innumerevoli lame, ma non fu abbastanza veloce, Lucario evitò facilmente il colpo, piazzandosi sotto il braccio del’avversario.
“Vai, Palmoforza!” l’ordine di Zack non si fece attendere, il Pokémon era posizionato esattamente doveva voleva, nel punto in cui avrebbe fatto più male.
Il colpo prese in pieno Bisharp, che finì a terra a diversi metri di distanza dall’avversario. Si rialzò traballante, usando le sue ultime energie.
“Non puoi ancora arrenderti! Vai con Metalscoppio!” Ryan incalzava il suo stesso Pokémon. Sapeva che non ce l’avrebbe fatta, ma doveva stancare Lucario quanto più possibile.
Bisharp si mosse di nuovo, stavolta centrando il Pokémon nemico con il colpo, che incassò stringendo i denti.
“Hai sfruttato la potenza del mio stesso attacco come contromossa...riconosco la tua abilità come allenatore, sul serio, ma credimi...hai bisogno di molto più allenamento per mettere in difficoltà il Campione della Lega Pokémon di Adamanta!”
Per un istante sul campo scese il gelo, la dichiarazione di Zack era arrivata inaspettata per tutti, ma fu Rachel a mostrarsene più sorpresa.
“Tu sei... cosa?” Gli occhi chiari erano sgranati, e osservavano quel ragazzo con un’espressione stupefatta.
“Io... non te l’avevo detto, scusa” le rispose senza distogliere gli occhi dal campo di battaglia “Ma di solito non è qualcosa di cui piace vantarmi” borbottava più che parlare. In un certo senso era davvero imbarazzato.
Ryan indurì lo sguardo. Quindi era questo quello che non gli avevano detto su di lui all’Omega Group? E perché tenerglielo nascosto? Scacciò quei pensieri con rabbia. Non era quello il momento adatto.
Zack aveva di nuovo preso in mano le redini dello scontro e grazie ad un secondo attacco Palmoforza aveva mandato definitivamente Bisharp fuori combattimento.
Ryan lo richiamò nella sua sfera.
“Per essere uno a cui non piace vantarsi direi che ti messo in mostra più che a sufficienza. Ma non credere che urlare un titolo ai quattro venti basti a far vincere gli scontri. Gallade, dimostragli di che pasta siamo fatti!”
Il Pokémon Lama adesso fronteggiava il Pokémon Aura.
I danni ricevuti da Lucario nonostante tutto erano minimi. Era come se la vera lotta stesse iniziando solo ora che i due allenatori avevano svelato i propri assi nella manica.
“Lucario, Vuotonda!”
Zack fu di nuovo il più veloce a chiamare la prima mossa. L’attacco prioritario di Lucario si scontrò con l’attacco Riflesso di Gallade, giungendo a lui indebolito.
“Gallade, Nemesi!”
Di nuovo Ryan contrattaccò a piena potenza, Gallade colpì Lucario, con un colpo di potenza raddoppiata grazie alla precedente sconfitta di Bisharp.
“A quanto pare sei abile a sfruttare le mosse nemiche...uno dei pochi che conosco che riesce ad utilizzare tecniche simili” Zack si congratulò a denti stretti, nonostante fosse più che sicuro di poter battere Gallade, Ryan era un avversario pericoloso.
“Lucario, facciamogli vedere come ce la caviamo a restituire i colpi! Contatore!”
Stavolta fu Lucario a sfruttare il colpo nemico. Nonostante l’attacco non fosse efficace sul suo tipo, Gallade accusò il colpo, indietreggiando e aumentando la distanza fra lui e l’avversario.
“Non diamogli respiro, Lucario, adesso usa Palla Ombra!”
Di nuovo il Pokémon Aura si avventò su Gallade, usando stavolta una mossa più che efficace sul suo tipo, ma poco prima dell’attacco Ryan riuscì a difendersi.
“Gallade, Protezione!”
La sfera di energia oscura si abbatté sullo scudo del Pokémon psico, dissolvendosi.
Nonostante l’attacco Riflesso avesse protetto Gallade da buona parte dei colpi fisici ricevuti, il Pokémon Lama non era in buone condizioni. Ryan se ne rese conto. Dalle ricerche della mattinata, allo stress subito nei giorni precedenti, le condizioni di Gallade erano andate peggiorando. Tuttavia non sembrava disposto ad arrendersi.
“Gallade, adesso usa Focalcolpo! Non farti abbattere!”
Gallade restò per qualche istante fermò. Ryan percepì il pericolo di quell’attacco.
“Lucario, preparati”. Fu un sussurro.
Quello annuì, pronto a difendersi dall’attacco nemico. Gallade interruppe la concentrazione, lanciandosi contro l’avversario e concentrando tutta la potenza che aveva nel proprio attacco.
Lucario evitò l’attacco, abbassandosi.
“Dannazione! Gallade, Introforza!”
Gallade interruppe il Focalcolpo, caricando invece l’aria con l’energia che lasciava scaturire dal suo corpo. L’attacco, di natura elettrica investì Lucario con una potenza tale da creare una piccola esplosione.
Il fumo aveva invaso il campo di battaglia, ma dopo alcuni secondi svanì, mostrando un illeso Lucario e un esausto Gallade.
“Gallade! Com’è possibile!?”
Ryan era esterrefatto. Aveva calcolato tutto. La finta preparazione del Focalcolpo e il caricamento dell’Introforza di modo che risultasse più potente della norma.
“Ho semplicemente usato Individua per proteggere il mio Pokémon. Non c’era nessun bisogno di infierire sul tuo Gallade ulteriormente, era già esausto di suo. Tuttavia, essendo un Pokémon molto protettivo nei confronti dell’allenatore, ha continuato a combattere. Semplice.”
La ritrovata calma di Zack spazzò via la tensione di quello scontro.
“Ora sparisci. Hai già creato fin troppi casini. Rachel non vuole venire con te. Per quanto sia duro accettalo.” il suo tono non ammetteva repliche.
Ryan suo malgrado richiamò il suo Pokémon nella sfera. Il suo sguardo prometteva vendetta.
Marianne stava per raggiungerlo, ma si bloccò. Ryan aveva voltato le spalle al campo di battaglia.
“Rachel, renditi conto il prima possibile della situazione in cui ti trovi. Torna a casa, davvero, ti prometto che ci penserò io a trovare le risposte alle tue domande. L’ho già fatto” La sua voce era indecifrabile.
Quindi si voltò, ed assieme ai componenti dell’Omega Group si allontanarono nel continuo caos scemato, lasciando i due ragazzi in silenzio, troppo stanchi o confusi per parlare.
 
Marianne vide Ryan sbattere i pugni contro le pareti metalliche del furgone che avevano raggiunto dopo essersi rimessi in volo da quella città devastata. Ogni colpo la faceva sobbalzare. Le nocche del giovane dai capelli dorati erano scorticate e sanguinavano.
Il suo sguardo tradiva un dolore che sembrava arrivare dal profondo. Lo sentiva anche lei, nello stomaco. Ma vedeva anche il fuoco dell’odio che lo divorava.
“Perché non me l’avevate detto?”
Le urlò contro.
“Non credevamo fosse un’informazione rilevante. Tutto qui” fu la sua piatta risposta.
“Il fatto che fosse il Campione della Lega Pokémon per voi non è una dannatissima informazione rilevante?!” urlava al punto che Marianne credeva avrebbe tossito sangue.
Lei restò in silenzio, accettando gli urli di quell’incomprensibile e spaventoso ragazzo come fossero acqua.
Quando ebbe finito di sfogarsi, lo lasciò solo, scendendo e dirigendosi al posto di guida. Le altre reclute erano spaventate.
Ryan si lasciò scivolare sul pavimento, coprendosi gli occhi con le mani insanguinate.
“Rachel... torna. Sei in pericolo” furono le sue ultime parole prima che il sonno lo facesse suo.

 
   
 
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