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Autore: mavi    24/12/2007    1 recensioni
Li guardò quindi uno per uno, negli occhi, e fu allora che si accorse di essersi sbagliata. Non era vero. Non c’erano tutti. Si allontanò di qualche passo, districandosi così dalla piccola folla, e percorse con lo sguardo tutta la sala buia qua e là dai muri crollati. Si voltò poi verso il grande portone e allora lo vide e rimase a guardarlo mentre, sceso l’ultimo gradino, spostava con un piede e con poca cura il corpo di un Mangiamorte che lo intralciava.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Harry

Salve!^^ Anche questa è una di quella fanfiction della cartella "mai pubblicate". Ho deciso di scegliere le migliori, di rivalutarle e di pubblicarle, ora. In quella che ritengo essere “l’ultima change” in quanto, come tutti sappiamo, tra ormai pochi giorni uscirà (finalmente! :D) il settimo ed ultimo libro di Harry Potter. Anche questa è una flash, sono già pronta a sentire persone che, a ragion veduta, criticano la lunghezza di questa storia come tante altre, chiedendo magari delucidazioni e una continuazione. Non lo so, già rispondo… Ma quando scrivo queste fic, sono presa da un’ispirazione momentanea e, per quanto a qualcuno può dare fastidio, io adoro il fascino di queste storie corte ma, spero, incisive ;)

Buona lettura ^^




“Harry!”

Una voce felice urlava.

Altre voci si aggiunsero a quella. Ripetendo quel nome, ringraziando il cielo, o semplicemente manifestando al mondo la loro felicità.

Guardò solo per qualche secondo quel folto gruppo di persone frementi che si accalcavano attorno al Bambino Sopravvissuto.

Harry Potter era di ritorno da una battaglia, avvenuta chissà dove, che, evidentemente, l’aveva visto vincitore.

Vincitore, proprio come loro. Che avevano combattuto sino a qualche secondo fa, con tutte le loro forze. E che, quando stavano per schiacciare le ultime resistenze, giunta la notizia della sconfitta del Signore Oscuro, avevano visto scappare via come uccelli braccati i loro avversari.

Si rialzò dal pavimento, cercando di non curarsi troppo dell’intensa fitta avvertita sul lato sinistro dell’addome. Sapeva che una macchia scura sempre più grande si stava allargando sui suoi vestiti e sul suo mantello, ma nel nero che l’avvolgeva sarebbe passata inosservata.

Almeno per un po’ avrebbe saputo resistere.

Aveva imparato, in quell’anno, a non piangere e lamentarsi per il minimo graffio, la minima cosa, a tal punto da stupirsi di sé stesso.

In effetti del vecchio Draco Malfoy, nel ragazzo quasi diciannovenne che ora camminava a passi lenti sul marmo scuro, ignorando le persone che lo circondavano, era rimasto ben poco.

Ancora una fitta lo costrinse a fermarsi, portò una mano a premere contro la non indifferente ferita e si incurvò giusto di qualche millimetro, chiudendo gli occhi e respirando a fondo.

“Dannata Bellatrix!” imprecò a bassa voce e piano rizzò nuovamente la schiena, prima di riprendere a camminare e finalmente varcare il grande portone.

Una modesta casetta, quella scelta dal Signore Oscuro per la sua villeggiatura da latitante.

Si ritrovò ad essere spettatore di una di quelle scene a cui si assiste una sola volta nella vita, una di quelle scene che non si dimenticano.

Una di quelle scene che, si sa, rivivranno per sempre nei propri ricordi.

Dopo i cinque scalini in marmo nero, variegato di bianco, una distesa di cadaveri rigidi, dalle tuniche prevalentemente nere, dava vita ad un paesaggio senza aggettivi. Ad un’atmosfera surreale che chiunque sarebbe stato recidivo a voler spazzare, facendovi ingresso.

Ma questo lui non se lo poteva permettere, o forse non voleva. Perché c’era qualcosa di molto strano e molto forte che lo invitava a continuare, a camminare e a iniziare la sua ricerca.

Scese il primo scalino e tra le voci festanti ormai lontane (dalla sua mente, più che dalle sue orecchie) ne riconobbe una. Per puro caso, tra tutte quelle, seppe associarne il suono al volto.

Hermione riuscì finalmente a farsi strada e ad abbracciare il suo amico. Lo salutò urlando il suo nome e facendo seguire a questo un gridolio involontario mentre saltellava, ancora stretta ad Harry, manifestando così la gioia incontenibile che provava. Si allontanò, lasciando poi spazio alle affettuosità di Molly Weasley e, voltandosi, sorrise a Ron.

Si guardò attorno e constatò che c’erano tutti. Ammaccati, stanchi, anche sanguinanti, ma c’erano tutti.

O per lo meno c’era chi aveva iniziato con lei quella battaglia. Perché delle perdite, purtroppo, c’erano state in quell’anno di guerra e battaglie…

Li guardò quindi uno per uno, negli occhi, e fu allora che si accorse di essersi sbagliata. Non era vero. Non c’erano tutti.

Si allontanò di qualche passo, districandosi così dalla piccola folla, e percorse con lo sguardo tutta la sala buia qua e là dai muri crollati. Si voltò poi verso il grande portone e allora lo vide e rimase a guardarlo mentre, sceso l’ultimo gradino, spostava con un piede e con poca cura il corpo di un Mangiamorte che lo intralciava.

Lo vide scrutare uno ad uno quei volti pallidi, camminare tra di essi, scavalcarli, voltarli per conoscere la loro identità.

In silenzio. Solo nel suo silenzio.

Sapeva chi Draco stesse cercando, non ci voleva un genio a capirlo, ma non riteneva giusto che lui non fosse lì a festeggiare con loro. Anche lui aveva combattuto, anche lui aveva vinto.

Non era dalla parte dei vinti, perché si ostinava a non capirlo?

Si sentì osservato. Aveva un’ipotesi riguardo a chi potessero appartenere quegli occhi puntati sulla sua nuca, ma non si sarebbe voltato per verificare. In fondo non aveva importanza.

Scavalcò un corpo robusto e possente. I capelli chiari appiccicati al volto dal sangue, la bocca aperta per lo sgomento, gli occhi terrorizzati da una Avada Kedavra avvistata troppo tardi.

Gran brutta fine Amycus, gran brutta fine...

Riconobbe chiaramente Bellatrix, le labbra in procinto di liberare un grido mai udito da nessuno nel mondo dei vivi, il corpo rigido e la pelle più bianca del solito.

Sua zia aveva avuto ciò che si meritava. Ossessionata sino allo sfinimento, non si sarebbe fermata davanti a niente e a nessuno pur di soddisfare e glorificare il suo padrone.

In fondo, per lei, era stato molto meglio così. Morta combattendo per il suo Signore, a sostegno della sua causa, dei suoi ideali. Sicuramente una dignitosa e gloriosa fine…. Per il suo pensiero, ovvio.

A differenza, lui, aveva perso comunque. In un modo o nell’altro.

Alla fine di questa guerra, cosa gli restava?

Una volta, nei rari momenti che possono essere chiamati “confidenziali” tra di loro, Potter gli disse che per lui era “ la differenza fra l’essere trascinato nell’arena ad affrontare una battaglia mortale e scendere nell’arena a testa alta*.”

Per Draco, invece, si era trattato solo di fare una scelta tra l’Arsenico e il Cianuro. Un veleno lento e agonizzante o uno potente e istantaneo?

Quasi si pentiva di non aver meditato a pieno sulla seconda possibilità e di stare ora lì con i suoi tradizionali “compagni”.

Scorrevano davanti ai suoi occhi volti conosciuti, ferite raccapriccianti… ma cercava di rimanere indifferente a tutto ciò. E ci riuscì anche bene sino a quando, arrestato di colpo il passo e restato immobile, si rese conto che non poteva più continuare a farlo: alla sua destra, sotto uno dei tanti e indistinguibili mantelli neri, gli era parso di riconoscere una ciocca di capelli biondo chiaro.


*Ovviamente questa frase appartiene alla "mamma" J.K.Rowling, c'era bisogno di dirlo? :D

  
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