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Autore: Eowyn 1    08/06/2013    2 recensioni
« E allora? Cosa sono questi discorsi? » li rimproverò Niniel guardandoli severamente « Che arrivi anche, la guerra. Sappiamo che ormai è quasi inevitabile! Ci porterà via molto, ma non è questo lo spirito con cui dobbiamo affrontarla! Dobbiamo reagire! Combattere e stare il più sereni possibile fino a che ne abbiamo la possibilità! » Che cosa sarebbe successo se Boromir, prima di partire per Granburrone, avesse conosciuto Niniel, la cuoca di corte? Un caso fortuito ha voluto che si conoscessero...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boromir, Faramir, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21

Capitolo 21

 

 

« Gandalf! » esclamò Boromir non appena giunse vicino allo stregone.

Gandalf gli sorrise: « Sono contento di vedere che stai bene. »

Boromir annuì accennando a sua volta un sorriso, poi salutò Earine, quindi osservò Pipino con espressione sorpresa.

« Credo che qualcuno mi debba delle spiegazioni… » disse « Cosa ci fa un hobbit della Contea con la divisa di Minas Tirith? »

Pipino alzò gli occhi chiari su Boromir.

« Sono guardia della Cittadella, ora. Ho prestato giuramento a… » si bloccò, ma Boromir non parve accorgersene.

« Quella divisa però mi pare di conoscerla… non è forse quella di mio fratello? »

Solo in quel momento, Boromir si accorse che Pipino, Niniel e d Earine si erano irrigiditi.

Solo in quel momento, Niniel si rese conto che Boromir non sapeva ancora nulla di Faramir e qualcuno avrebbe dovuto trovare le parole per dirglielo... e la cosa migliore era che fosse lei a farlo.

« Cosa c’è? » domandò a quel punto Boromir e, all’improvviso, parve realizzare qualcosa « Dov’è mio fratello? Perché non è qui sul campo di battaglia? »

« Boromir… » cominciò Niniel in evidente difficoltà « Due giorni fa, Faramir è stato ferito gravemente. Abbiamo visto alcuni cavalieri che lo riaccompagnavano in Città. »

Boromir rimase come paralizzato.

« E ora come sta? » domandò.

« Purtroppo non abbiamo più ricevuto notizie. » disse Niniel in un sussurro.

« Faramir riposa ora nelle Case di Guarigione. » si intromise Gandalf con delicatezza « L’ho affidato ai migliori guaritori, ma non ti nasconderò, Boromir, che le sue condizioni purtroppo sono gravi e sta lottando tra la vita e la morte. »

Boromir strinse i pugni e trasse un profondo respiro: « E mio padre? Dov’è mio padre? »

In quel momento Pipino ebbe come un sussulto, mentre Gandalf prendeva nuovamente la parola:

« Mi duole dover essere portatore di simili notizie. » sospirò « Tuo padre purtroppo è morto. »

« Morto?! » esclamarono all’unisono Niniel ed Earine.

Boromir rimase silenzioso, con gli occhi bassi.

« Com’è successo? » domandò « Ditemi almeno che è sceso in battaglia per difendere il suo popolo. »

« La questione è più complicata purtroppo. » iniziò a spiegare lo Stregone con calma mentre Pipino, al suo fianco, era visibilmente nervoso « Ma temo che ora non sia il momento per questo genere di racconti. Abbiamo molte cose da sistemare. Non appena ci sarà concesso un momento di pausa, ti spiegherò tutto. »

Niniel osservò Mithrandir con profonda ammirazione, mentre a Boromir non rimase altro da fare che annuire costernato, ma conscio della verità che vi era nelle parole di Gandalf.

« Andiamo, » disse infine con voce roca l’uomo di Gondor « dobbiamo cercare Narith e io purtroppo non ho molto tempo. »

Niniel lo bloccò e gli prese le mani tra le sue: « Vai da Faramir! »

« Ho promesso che ti avrei aiutata. »

« Ma non hai molto tempo, lo hai detto tu stesso. Vai da Faramir, tuo fratello ha bisogno di te! »

Boromir scosse il capo: « Ti ho lasciata sola troppo a lungo, e ora che sono qui non ti abbandonerò proprio nel momento in cui non si trova tuo fratello. Ti aiuterò a cercare Narith, e troverò il tempo anche per Faramir. Ora sbrighiamoci, tuo fratello potrebbe aver bisogno di aiuto. Direi di dirigerci verso il secondo livello, se stava combattendo lì non penso che si trovi fuori dalla Città. »

Niniel fissò l’uomo col cuore colmo di gratitudine e si lasciò guidare da lui che, tenendola per mano, la condusse verso il cancello ormai distrutto.

Earine li seguì, conducendo il vecchio Harn per le briglie, mentre Pipino rimase nei Campi del Pelennor con Gandalf, in quanto Merry avrebbe dovuto trovarsi lì.

 

Arrivati sul secondo livello, i tre costeggiarono le mura lungo le quali molti soldati sopravvissuti erano affaccendati nel fornire le prime cure ai loro compagni. Niniel camminava di fianco a Boromir guardandosi attorno con ansia, mentre Earine si era calata in un silenzio di tomba e faceva scorrere con attenzione gli occhi sui visi dei soldati che giacevano a terra, ma di Narith ancora nessuna traccia.

Ad un tratto, si ritrovarono di fianco al cumulo di macerie dietro al quale si trovava ancora il corpo di Nasten, e Niniel non poté fare a meno di lanciare un’occhiata all’uomo, soffermandosi sul sorriso che finalmente gli solcava il viso. Gli si avvicinò e gli chiuse gli occhi con delicatezza.

« Mi ero dimenticata, prima. » disse semplicemente a Boromir che la osservava stupito « Lui è… »

« Nasten, il capo della mensa militare. » concluse Boromir, notando che la voce di Niniel si era spezzata « Lo conoscevo bene, mi è capitato di mangiare qui, qualche volta, durante gli allenamenti. Ma tu… lo conosci? »

Niniel annuì col capo, continuando a fissare l’uomo.

« Ho lavorato qui, negli ultimi mesi. » spiegò.

Boromir spalancò leggermente gli occhi.

« Tu hai lavorato qui? » domandò incredulo « Intendi alla mensa militare? Si può sapere cos’è successo mentre ero via? »

« Più tardi ti spiegherò tutto. » disse la ragazza costringendosi a distogliere lo sguardo « Ci sono tante cose di cui dobbiamo parlare. » aggiunse semplicemente.

Boromir annuì, e fece correre gli occhi lontano. Sembrava in imbarazzo, e Niniel non mancò di notare nuovamente questo suo strano comportamento, anche se al momento non gli diede particolare peso.

La cuoca raggiunse l’amica che si trascinava ancora dietro un recalcitrante Harn.

Continuarono per lunghi minuti la loro ricerca, e nel frattempo molti soldati notarono la presenza di Boromir. Si sentivano bisbigli correre di bocca in bocca e qualcuno esultava, anche se debolmente, perché la voglia di fare festa era ben lontana dal cuore degli uomini di Minas Tirith quel giorno. Questo, però, non impedì alla notizia di circolare per la Città.

Dunque Boromir figlio di Denethor non era morto. Tornava ora a Minas Tirith, vittorioso.

 

« Mio Signore… » un soldato di una certa età si avvicinò a Boromir e si inchinò.

« Dorn! » esclamò Boromir « Che bello rivederti. »

« Noi credevamo che voi foste… morto. » disse quello con una certa esitazione nella voce « Alcuni giorni fa abbiamo udito il suono del Corno giungere da lontano, e poi vostro fratello lo ha ritrovato spezzato… »

« Lo so, amico mio. » Boromir gli appoggiò una mano sulla spalla « Sono stato ferito e io stesso ho temuto di morire, ma grazie all’intervento dei miei amici sono ancora qui. »

Dorn sorrise, gli occhi incorniciati da una ragnatela di rughe erano lucidi e la voce gli tremava: « A lungo ci siamo disperati, ma la speranza infine sembra essere tornata! »

Boromir gli strinse la spalla e gli sorrise, e fu come se un fremito lo avesse attraversato. Era come se fosse stato sul punto di dire qualcosa, ma si fosse trattenuto, di nuovo, a Niniel lo notò.

Boromir salutò il soldato e si voltò verso Niniel, sembrava che stesse parlare, ma la ragazza si sentì chiamare.

Si voltò di scatto, il cuore che le pulsava nel petto a un ritmo troppo elevato.

Adhort la raggiunse: « Hanno trovato Narith! » le disse, ma aveva il fiato corto e si fermò con le mani appoggiate alle ginocchia per cercare di riprendersi.

« Dove? Dov’è, papà? Come sta? »

Earine gli si avvicinò di corsa.

« Lo hanno trovato sul terzo livello. È ferito. »

Niniel rimase pietrificata. Suo fratello, il suo fratellino, era stato ferito.

« È grave? » domandò in un sussurro Earine.

« La ferita di per sé non sarebbe grave, non ha colpito organi vitali, ma è molto profonda e ha perso parecchio sangue. »

L’uomo sollevò il viso e in quel momento Niniel riuscì a vedere la profonda preoccupazione sul volto del padre, che si trasformò per un attimo in un’espressione meravigliata quando si accorse di chi c’era con loro.

« Mio Signore! » bisbigliò « Perdonatemi, io… »

« Non importa, non c’è tempo ora. » gli disse Boromir con urgenza « Dove si trova? »

« Lo hanno portato alle Case di Guarigione. Sono corso a cercarti non appena ho potuto. » disse poi rivolgendosi alla figlia « Tua madre ora è accanto a Narith, è bene che venga anche tu… »

L’uomo lasciò la frase in sospeso, in certi casi le parole non servono, i silenzi bastano a far capire ciò che si vuole dire.

Una lacrima calda scese lungo la guancia di Niniel, mentre si voltava ad osservare l’amica che teneva il dorso della mano destra premuto sulla bocca, nel tentativo di soffocare i singhiozzi.

Boromir prese delicatamente Niniel per le spalle: « Coraggio, sali su Harn. »

Niniel scosse la testa.

« No, andate tu ed Earine. »

« Ma cosa stai dicendo? »

« Faramir… » riuscì solo a dire Niniel, prima di essere interrotta da un singhiozzo.

« Non preoccuparti per Faramir. Sali su Harn e vai alle Case di Guarigione, io troverò un cavallo e ti raggiungerò nel giro di poco. »

Niniel stava per protestare, ma Boromir la bloccò, prendendole il viso tra le mani: « Non preoccuparti per me e Faramir, lui ha la pelle dura. Ora non perdere tempo, vai! »

Così, Niniel salì in groppa ad Harn, ed Earine dietro di lei. Adhort cedette il suo posto alla cameriera.

Niniel partì, spronando Harn, e questo si avviò al trotto, zoppicando leggermente. Non si poteva chiedere più di questo al vecchio cavallo.

 

All’interno delle Case di Guarigione non ci si poteva praticamente muovere: ovunque si guardasse vi erano feriti, quelli che non avevano riportato conseguenze particolarmente gravi erano addirittura lasciati a terra, mentre i letti erano destinati ai casi più preoccupanti.

Niniel ed Earine camminavano tra le barelle guardandosi attorno col cuore colmo d’ansia. Ogni tanto si scambiavano una rapida occhiata, ma nessuna delle due aveva voglia o coraggio di parlare.

Ad un tratto, Earine bloccò Niniel per una spalla, e le indicò una donna seduta accanto ad una barella: aveva il capo chino e accarezzava con dolcezza il viso di un ragazzo che giaceva privo di sensi.

« Mamma… » al richiamo della giovane, la donna si voltò di scatto e gettò le braccia al collo di Niniel.

« Cosa gli è successo? » domandò la ragazza.

« Un orco. » rispose la donna facendosi forza e tirando su col naso « Un orco lo ha ferito alla gamba. »

« Non può essere mortale… » disse Niniel osservando il viso pallido del fratello.

« La ferita è molto profonda e ha perso molto sangue, a quanto pare devono avergli reciso delle vene importanti. »

Niniel si avvicinò alla barella e sollevò il lenzuolo, sporco di sangue in più punti. La ferita era stata fasciata velocemente, probabilmente il guaritore aveva fretta di andare a curare qualche altro ferito. Le bende erano sporche di sangue e partivano dalla coscia per arrivare fino a metà polpaccio.

« Cosa dicono i guaritori? » domandò Earine in un sussurro.

« Non si sbilanciano. La situazione purtroppo è grave e dipende tutto da come reagirà il suo corpo. Dov’è tuo padre? » domandò poi la donna, rivolgendosi a Niniel.

« Sta arrivando, è con Boromir, hanno detto che avrebbero cercato un cavallo e ci avrebbero raggiunte. »

« Boromir! Lo avete trovato, dunque. Allora è vivo! »

Niniel annuì, poi si voltò ad osservare l’amica.

« Ce la farà. » commentò Earine accarezzando il viso del ragazzo.

« Lo spero, ma c’è anche un altro problema… » le due ragazze si voltarono verso la donna, respirando appena. Poteva esserci anche qualche altro problema, oltre a quello? Poteva davvero esserci qualcosa che rendeva la situazione ancora più critica?

« Le armi degli Orchi sono spesso intrise di veleno, e a quanto pare è passato molto tempo da quando Narith è stato ferito a quando lo hanno portato qui. La sua ferita non ha un bell’aspetto e dà segni di essere infetta. » la donna si coprì il viso con le mani, cominciando a piangere.

Niniel la abbracciò e nascose il viso nei capelli della madre, mentre calde lacrime tornavano a rigarle le guance sporche.

« Ce la farà. » disse ancora Earine in un sussurro « È sempre stato forte. »

 

Quando Boromir e Adhort arrivarono, trovarono Niniel, Earine ed Erith in una delle camere allestite per i feriti più gravi. I guaritori avevano pensato di trasferire lì il ragazzo, perché nelle sue condizioni aveva bisogno di tranquillità e non era consigliabile lasciarlo nella sala comune dove si era trovato fino a quel momento.

La stanza era piccola e poco illuminata e dietro ad un telo, che era stato provvisoriamente fatto calare dal soffitto, si trovava una donna che assisteva un altro ragazzo, anche lui ferito gravemente.

« Ci sono novità? » domandò Adhort alla moglie. Erith scosse la testa, incapace di aggiungere altro. Earine era seduta accanto al letto e stringeva la mano del ragazzo mentre Niniel, all’altro lato, era silenziosa e di tanto in tanto si asciugava una lacrima che le correva lungo il viso.

« Niniel… » quando Boromir la chiamò, lei parve riscuotersi all’improvviso « Ti va di uscire un attimo? » lei annuì e lo seguì all’esterno dove ormai le ombre della sera si stavano fondendo con la consueta oscurità in cui era immersa ormai perennemente la città.

Non appena si trovarono fuori dalla stanza, Niniel abbracciò Boromir affondando il viso nei suoi vestiti, ancora sporchi per via della battaglia. Questa volta, sentì che Boromir rispondeva all’abbraccio stringendola a sé.

« Sono certo che Narith ce la farà. »

« Come fai a dirlo? »

« Lo conosco, è forte! Ti dimentichi forse che l’ho allenato io? » quindi Boromir le sollevò il viso e la guardò negli occhi, e all’improvviso tutti i suoi timori per un attimo parvero affievolirsi. Gli era mancata così tanto, che ora non gli pareva vero di poterla stringere nuovamente fra le braccia e guardarla negli occhi.

« Non basta quel tipo di forza. » disse tristemente lei.

« Niniel, ti giuro che farò di tutto perché Narith si riprenda, ma tu fidati di me. »

La ragazza non comprese appieno le parole di Boromir, ma si trovò ad annuire. Si fidava di lui, e questo le bastava.

Boromir la abbracciò nuovamente, poi le disse, accarezzandole la testa:

« Ora però devo chiederti il permesso di allontanarmi. Vorrei passare da Faramir, e poi temo che il dovere mi chiami. »

« Corri da tuo fratello, ti sei già trattenuto troppo a lungo. » gli disse Niniel asciugandosi le lacrime.

Boromir annuì, e si scostò da lei.

« Farò di tutto per tornare il prima possibile. » poi le si avvicinò e la ragazza si sentì pungere sulla guancia.

« Hai visto? Ho mantenuto la promessa che ci eravamo fatti a Osgiliath, e sono tornato per restituirtelo. » le disse lui in evidente imbarazzo. Poi si voltò e si allontanò a grandi passi.

Certo, quello non era il momento né la situazione migliore per un primo bacio, ma Niniel rimase comunque per alcuni secondi immobile, con una mano sulla guancia, ad osservare l’uomo che si allontanava.

Un leggero sorriso le balenò fugace sul viso, prima che lei si voltasse e tornasse all’interno della stanza del fratello.

 

Le ore si susseguirono lente. Il sole era ormai calato da molto, ma nonostante questo nelle Case di Guarigione c’era ancora un sostenuto via vai di guaritori e infermieri che si davano da fare per curare i feriti, anzi, più passava il tempo e più questi aumentavano a mano a mano che i soldati li ritrovavano lungo i Campi del Pelennor.

Nella stanza in cui era stato portato Narith regnava il più assoluto silenzio, interrotto solo ogni tanto dai sospiri dei familiari. Oltre la tenda bianca si poteva sentire, a volte, la donna chiamare debolmente il figlio, nel tentativo di risvegliarlo dal sonno in cui le ferite di guerra lo avevano precipitato.

Earine sedeva accanto al letto e stringeva la mano di Narith. Accanto a lei, Niniel fissava con occhi sbarrati il petto del fratello, con il terrore di veder terminare quel lieve movimento che ancora testimoniava che Narith respirava. All’altro lato del letto, Erith e Adhort si facevano forza a vicenda, ma nessuno parlava.

Tutti loro ebbero un sussulto quando la porta si aprì cigolando e, nella stanza, entrarono Boromir e lo straniero dall’aspetto trasandato e gli occhi severi ma gentili che quel pomeriggio aveva tanto colpito Niniel.

La cuoca si alzò in piedi di scatto, gli occhi rossi e il viso ancora sporco e rigato di lacrime.

« Sono venuto con qualcuno che può aiutarvi. » disse Boromir.

Gli occhi di tutti si posarono sullo straniero.

« Lieto di conoscerti, Niniel. » disse quello, rivelandosi alla luce tenue delle candele « Boromir mi ha parlato spesso di te. »

La ragazza si mosse a disagio, facendo un mezzo inchino in segno di gratitudine.

Quindi, gli occhi chiari dell’uomo si spostarono su Narith.

« Ha riportato una ferita alla gamba. » spiegò Niniel « È profonda e infetta. » la voce le si spezzò.

Boromir le andò accanto e le strinse una mano: « Vedrai, presto starà meglio. »

Lo straniero intanto si era avvicinato al ragazzo e gli aveva posato una mano sulla fronte.

« Chiamate Ioreth, la guaritrice. Ditele di portarmi dell’altra athelas. »

Adhort corse in corridoio, e alcuni minuti dopo fu di ritorno con l’anziana donna che portava con sé ciò che lo straniero aveva chiesto.

Egli bagnò la fronte del ragazzo, poi il viso. Ripeté varie volte queste procedure, pronunciando parole che i presenti non riuscivano a comprendere. Fu come se una profonda pace li avesse invasi tutti quanti, e Niniel si sentì finalmente un po’ rilassata quando il profumo dell’athelas le raggiunse le narici. Le parve che ogni suo muscolo si sciogliesse e gran parte della tensione accumulata quel giorno la abbandonasse.

Sotto lo sguardo attento dei presenti, il petto di Narith ricominciò pian piano ad alzarsi e abbassarsi più regolarmente.

« Non posso assicurarvi che sia completamente fuori pericolo. La ferita è grave, ma ora sta meglio e ha qualche possibilità in più. »

« Mio signore, come possiamo ringraziarvi? » domandò Adhort, scosso da ciò a cui aveva appena assistito.

« Non è necessario. » rispose quello con un sorriso. Niniel intanto lo fissava, tutta assorta nei suoi pensieri.

« Diteci almeno il vostro nome, in modo tale che noi possiamo ricordare chi ha salvato la vita di nostro figlio! » lo pregò Erith.

L’uomo sorrise, di nuovo, era un sorriso stanco, ma colmo di fascino.

« Non è necessario, davvero. Ora vorrei solo poter riposare un po’. Quella di oggi è stata una giornata pesante, e i prossimi giorni probabilmente lo saranno ancora di più. »

Niniel avrebbe voluto dire qualcosa, ma le parole le morivano in gola, e non riusciva a fare altro che stringere sempre più forte la mano di Boromir, senza rendersene conto.

Fu in quel momento, quando lo straniero si stava ormai dirigendo verso la porta, che da dietro la tenda bianca che separava il letto di Narith da quello dell’altro ragazzo, si fece avanti la donna con gli occhi colmi di dolore:

« Mio signore… »

Tutti si voltarono verso di lei, che si bloccò per qualche secondo, intimorita da quegli sguardi, poi si fece coraggio e riprese con voce stanca ma decisa:

« Mio signore, domando perdono se vi trattengo, so che siete stanco ma… c’è qui mio figlio. Ha riportato una grave ferita, ed è l’unica persona che mi rimane al mondo. Mio marito è morto qualche mese fa durante un’imboscata degli Orchi. Se voi poteste… »

Lo straniero sorrise, sempre con quel suo sorriso stanco e gentile, prese la bacinella in cui aveva immerso l’athelas e si diresse verso la donna:

« Le tue preghiere sono gentili e il tuo cuore colmo di dolore, ma quanta forza hai nei tuoi occhi! Mostrami tuo figlio. »

In quel momento, Niniel sentì Boromir accanto a lei trarre un profondo respiro e, quando lo guardò, si accorse del sorriso fiero che gli solcava il volto.

« Boromir, ma chi… »

L’uomo le fece cenno di non parlare: « Andiamo fuori, qui potremmo disturbare. »

Niniel lo guardò contrariata: « Non posso lasciare Narith. »

« Niniel, tuo fratello sta meglio. » le disse Earine mentre accarezzava la fronte del ragazzo che ora respirava profondamente. Un’espressione serena si era appena dipinta sul suo volto.

« Perché non vai un po’ fuori con Boromir, tanto qui ci siamo noi e qualunque cosa dovesse succedere ti chiameremo immediatamente. » le disse ancora l’amica.

« Sono certa che ora andrà tutto bene. » le disse poi la madre con uno sguardo incoraggiante.

Niniel annuì, anche se non era del tutto convinta, e mentre da dietro la tenda si sentiva provenire soffocata la voce dello straniero che stava curando il ragazzo, Niniel uscì dalla stanza insieme a Boromir.

 

Non appena furono fuori, si chiusero la porta alle spalle e la ragazza tirò un profondo sospiro di sollievo, chiudendo gli occhi e lasciando che l’aria fredda della notte le invadesse i polmoni.

Aveva ancora gli occhi chiusi, quando si sentì stringere alla vita da due braccia forti. Senza aprire gli occhi si strinse a Boromir e ricambiò l’abbraccio.

« Come sta Faramir? » gli domandò.

« Ora meglio, grazie a lui. » le rispose Boromir riferendosi allo straniero.

« Ma chi è? »

« È una storia un po’ lunga e complicata. » le disse lui « Te la spiego più tardi. »

« E tu come stai? » gli domandò lei guardandolo negli occhi per accertarsi che le dicesse la verità « Mi hanno detto che sei stato ferito, ma non mi hai ancora spiegato niente. »

A quella affermazione, l’uomo si sciolse dall’abbraccio e parve incupirsi.

« Sto bene. » disse « Sto bene, ma non ti preoccupare per me. »

Per l’ennesima volta, da quando si erano ritrovati, a Niniel non sfuggì il comportamento strano dell’uomo. Era come se in certi casi, di fronte a certe sue domande, Boromir cercasse di nascondere qualcosa.

« Non puoi chiedermi di non preoccuparmi per te. »

« Ma sto bene, non vedi? »

« Boromir… si può sapere cosa c’è? »

L’uomo si voltò verso di lei, cercando di sembrare normale, ma Niniel gli leggeva in fondo agli occhi che qualcosa non andava.

« Cosa dovrebbe esserci? Sono qui, sono a casa, finalmente, ma scopro che mio fratello è in fin di vita e che mio padre è morto cercando di ammazzare Faramir. » a queste parole, Niniel sussultò « e a quanto pare, mentre ero via, anche nella tua vita ci sono stati una serie di cambiamenti. » terminò lui con rabbia.

« Non sapevo nulla di tuo padre… » disse mortificata lei « I… Io… mi spiace, non volevo, non immaginavo… »

Boromir scosse la testa: « No, scusami tu. Non devo prendermela con te. »

« Però Boromir… ascolta, io non mi riferivo solo a questo. » iniziò lei facendosi forza e cercando di soppesare bene le parole « Ho notato che eviti certe mie domande, ho notato che c’è qualcosa che ti turba, fin da prima che tu venissi a sapere di tuo fratello e di tuo padre. Fin da quando ci siamo incontrati nel Pelennor. Ho notato che quando ti chiedo di te e di quello che ti è successo in questi mesi cambi discorso. »

Niniel fece una pausa e lo fissò dritto negli occhi.

« Io non voglio essere invadente, ma ho capito che qualcosa non va e vorrei cercare di capire. Non è stato facile neanche per me, in questi mesi, saperti lontano… ti ho creduto morto! » due lacrime le scivolarono lungo le guance, e lei le asciugò con rabbia « Non credi che io abbia diritto a qualche spiegazione? »

Boromir la osservava in silenzio.

« Boromir per favore rispondi! » lo incalzò lei con una nota di nervosismo nella voce.

« Perdonami. » disse lui scuotendo la testa « perdonami, sono stato uno stupido. »

« No Boromir, siamo entrambi stanchi, entrambi provati da tutto quello che ci è successo in questi mesi. Quello che vorrei capire, è se tutto questo ci ha allontanati o no. »

« Ma cosa dici? »

« Ti dico quello che provo, ti dico quella che è la mia paura in questo momento! Non riesco a capire che cos’hai, è come se stessi cercando di nascondermi qualcosa, e vorrei capire se lo fai perché non ti fidi più di me o per qualche motivo che non riesco a comprendere. »

« Vieni con me. » si limitò a dirle l’uomo.

« Dove? »

« In un luogo in cui potremo stare tranquilli a parlare, lontani da orecchie indiscrete. Abbiamo un po’ di cose da raccontarci. »

Niniel gli sorrise, e lo seguì lungo i sentieri che passavano attraverso i giardini delle Case di Guarigione.

 

 

 

 

 

E anche questa volta è fatta… non immaginate che fatica ho fatto per scrivere questo capitolo! Non mi convinceva mai, e non mi convince ancora del tutto. Non so perché, ma ho difficoltà a gestire Boromir e Niniel ora che lui è tornato… un po’ come loro hanno difficoltà a parlarsi e dirsi quello che devono dire… boh… non so cosa dirvi…

Comunque, vi chiedo scusa per questo capitolo, molto più corto rispetto al solito, ma ho preferito chiudere qui e mettere tutte le spiegazioni nel prossimo capitolo. In compenso, per farmi perdonare, qui sotto troverete un disegno di Niniel che ho fatto nel 2010… mooooolto tempo fa… così, per farvi vedere come me la immagino. J

Beh, spero che il capitolo almeno a voi sia piaciuto, e spero di essere riuscita a rendere giustizia ad Aragorn almeno un pochino.

Ora vi lascio, purtroppo ho una marea di cosa da studiare per gli esami e fino a metà luglio sarò super impegnata, quindi non posso garantirvi un aggiornamento a breve, sorry! L

Intanto, mando un abbraccio virtuale a evenig_star e Alcalime91 che tengono duro e mi seguono ancora, nonostante i miei aggiornamenti sporadici, e anche a Carmaux_95 che si sta leggendo e recensendo ogni capitolo e che è grazie a lei se qui sotto c’è il disegno... perché mi ha spiegato come inserire le immagini! J Ovviamente, un abbraccio virtuale anche a chiunque altro leggerà!

A presto! J
Eowyn 1

 

Quindi… questa è Niniel, con tanto di capelli scompigliati e grembiule sporco e, sì, quello che ha in mano dovrebbe essere un cucchiaio… Hope you like it! ;)

 

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