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Autore: Claire66    09/06/2013    4 recensioni
*Storia Continuerà entro le prossime settimane*
Cosa sarebbe successo se Draco si fosse ribellato al suo destino e avesse deciso di unirsi al magico trio, il giorno in cui furono portati a Villa Malfoy?
E se Harry avesse una sorella gemella, la quale farà breccia nel cuore del Serpeverde, facendogli compiere un cambiamento repentino ?
Preparatevi ad abbandonare il mangiamorte vile e codardo a cui siete abituati, e cominciate a dire "Coloro che sono sopravvissuti", non "Il bambino che é sopravvissuto"
(3)
“Ma quindi significa che se uno di noi muore, muore anche l’altro?”
Chiese Marie con voce tremante e carica di tensione a Silente.
(10)
“Ma allora…” “Vuoi dire che…” Fecero Harry e Marie, all’unisono.
“Il tempo si fermerà.”
(11)
“In fondo, non sarò la prima della nostra famiglia a fuggire da Azkaban. Si tratta solo di seguire le orme di Felpato.”
Harry non riuscì a trovare la forza di restituirle il sorriso.
(12)
Grandi, bui e tormentati voragini luccicanti lo osservavano.
“Come l’hai chiamata?” Domandò Marie.
“Niké.
(16)
“Marie!” Lei si voltò, e fu l’unica ad udirlo.
“…” A qualche passo da Draco, Marie non si mosse, Harry aspettava, paziente.
"Tu sei il mio angelo.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da VII libro alternativo
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Fuga




A Villa Malfoy si trascinava agonizzante una normalissima giornata, posseduta come al solito da corruzione e violenza, e gli individui che la popolavano erano tutt’uno con quell’aura malsana che aleggiava ovunque. Nessuno ci faceva più caso, faceva parte dell’ambiente come lo era l’aria che respiravano. Solamente una persona veniva lentamente soffocata da quella malvagità. Draco aveva passato una notte insonne come al solito, ma cominciava a sentirsi meglio, dopo essere finalmente giunto ad una conclusione.
All’improvviso il sonoro crack di una materializzazione ruppe l’aria, rimbombando sinistro nel vialetto ormai non più deserto. Un gruppo di Ghermidori proseguiva trionfante verso il cancello, accompagnato dai gemiti soffocati dei loro prigionieri.
Appena udì la voce algida e metallica del cancello, che annunciava l’arrivo di ospiti indesiderati, Draco si precipitò di sotto, allarmato. Percorse in fretta i freddi e austeri corridoi di marmo, fermandosi dietro ad una colonna che precedeva le scale per scendere al piano terra, in ascolto. Quello che udì nei secondi successivi gli gelò il sangue nelle vene. A meno che le tante ore passate a rimuginare non gli avessero fatto evanescere il cervello, rendendo di conseguenza fuori uso anche il suo sistema uditivo, cosa che sperò ardentemente, Greyback aveva appena annunciato orgoglioso a sua madre che avevano catturato i Potter!! Non poteva essere vero! Sperò ardentemente di essere caduto in uno dei suoi incubi, ma il tutto era terribilmente reale, a cominciare dalla maratona che il suo cuore iniziò ad intraprendere.
Ripensò velocemente alla decisione presa nei giorni precedenti. Aveva intenzione di fuggire e iniziare finalmente a dare retta alla parte di lui che fino ad ora aveva sempre soffocato, rischiando di farlo diventare come suo padre.
Ma ora che doveva agire non ne era nemmeno completamente certo, quell’idea gli pareva ancora in parte il vaneggiamento di un Serpeverde i cui geni avevano sporadicamente deciso di modificarsi, sconvolgendo l’intero organismo del malcapitato. Sapeva che d’ora in avanti avrebbe dovuto ragionare a pieno ritmo e in poco tempo, senza darlo a vedere, mantenendo la mente chiusa, altrimenti era finito. Il suo cervello iniziò a lavorare a pieno ritmo, e la fronte gli si imbrattò di sudore freddo. Tutti i pensieri delle precedenti settimane gli rimbombavano nella testa, e ora era il momento di dimostrare che non erano solo vaneggiamenti di un codardo, giovane Mangiamorte.
Tuttavia era ancora indeciso, non poteva nasconderselo. Se avesse agito e fallito si sarebbe ritrovato in una situazione ben peggiore di quella in cui era ora, e la sua precedente natura cercò di farsi avanti. La spinse via prepotentemente, era la sua occasione, e doveva usarla bene. La voce di suo padre che pronunciava il suo nome lo riportò bruscamente alla realtà. Lottò per non farsi prendere dal panico. Aveva la brutta sensazione (o era un terribile brivido di eccitazione?) che tutto quello che stava per succedere avrebbe cambiato drasticamente la sua vita, e questa volta dalle sue decisioni ne dipendevano molte altre.
Realizzò che Lucius lo stava chiamando, e scese le scale con il cuore che batteva a mille.
La scena che gli si presentò di fronte gli mozzò il respiro.
Al centro del salotto, proprio sotto il lampadario, giaceva un gruppo di quattro prigionieri, legati schiena contro schiena, e la luce che li investiva rendeva la loro identificazione anche troppo semplice. Ci mise poco meno di due secondi a riconoscerli, facendo svanire le sue speranze. Evidentemente avevano cercato di mascherarsi, ma la fretta imposta dalla situazione aveva reso il loro lavoro pessimo. Ron ed Hermione non avevano nemmeno tentato di cambiare aspetto, e questo gli tolse ogni dubbio. Si avvicinò a loro, con lo sguardo di suo padre puntato addosso.
“Draco, sono loro?” Così dicendo fece bruscamente voltare i suoi ex compagni, in modo che i due fratelli si trovassero di fronte a lui.
Li guardò, quasi con timore, temeva che le sue paure fossero inesorabilmente confermate.
Il suo precedentemente acerrimo nemico aveva il viso gonfio come se fosse stato punto da uno sciame di vespe, ma la cicatrice si scorgeva comunque, tirata e sformata, sulla sua fronte.  Scostò lo sguardo e lo posò sulla ragazza al suo fianco.
Il suo aspetto era diverso da come lo ricordava: i capelli una volta lunghi fino alla vita ora le arrivavano solamente una decina di centimetri oltre le spalle, e non erano del loro solito colore. Al posto del rosso fenice ora c’era un nero molto simile a quello del fratello, il quale sortiva solo in parte l’effetto voluto, dato che esaltava la somiglianza con il gemello.  Quando i loro sguardi si incrociarono, nonostante i suoi sforzi per evitarlo, notò che anche il colore delle iridi era diverso: al posto dell’azzurro glaciale che spesso aveva cercato di congelarlo c’era un verde smeraldo, ma una cosa era rimasta uguale. Quel bagliore di speranza che già una volta aveva notato c’era ancora, quasi soffocato dalla paura che stava velocemente dilagando nelle finestre delle sue emozioni, ma presente.
Pensò che come travestimento non era male, ma nemmeno lontanamente sufficiente ad ingannarlo.
“Allora?” lo incitò incalzante suo padre, nascondendo a mala pena l’ansia.
Lucius. Cerca di chiamarlo Lucius, si disse Draco. Dovrebbe renderti le cose più semplici. “Si come no” Fece caustica la vocina. Quando si prova a mentire a sé stessi a volte si è proprio ridicoli, non poté far a meno di pensare.
Lottò contro il tumulto di emozioni che lo scuotevano come una tempesta che solo lui poteva avvertire. Se avesse detto la verità, ossia che erano certamente loro, sarebbero stati spacciati, ma se avesse negato, nella remota possibilità che ci cascassero, li avrebbero uccisi o consegnati al ministero, reputandoli inutili. Sempre che non ci arrivassero da soli. Optò per una via di mezzo.
“Non…non ne sono sicuro” Maledizione, gli tremava la voce. Se continuava così se ne sarebbero accorti, doveva controllarsi.
“Draco, sai bene quanto ne beneficeremmo, se consegnassimo i Potter al signore oscuro, ma dobbiamo esserne certi…”
“Spero non si dimentichi di chi è il merito, signor Malfoy” Ruggì minaccioso il lupo mannaro.
“Assolutamente no, no” Fu la distratta risposta.
“Osservalo meglio, non è una cicatrice quella?” Come se non se ne fosse già accorto, cominciava a farsi avanti l’inevitabile.
“Dovrebbe averne una anche la ragazza…” Si avvicinò a Marie, e tese una mano per spostarle la frangia improvvisata che, Draco ne era certo, aveva fabbricato per nascondere il fregio.
Lei spostò di lato il viso con espressione schifata, nel vano tentativo di sottrarsi alle mani, ma così facendo non fece altro che innervosirlo e la presa intorno agli zigomi delicati si fece ferrea. Scostò i capelli. Sotto c’era effettivamente una cicatrice identica a quella dell’altro Potter, seppur più tenue.
“Si si, sono loro…Devono esserlo” Una luce folle cominciava a farsi strada tra quegli occhi solitamente grigi e freddi. Li stava per riconoscere, non poteva evitarlo. Non c’era altra via, dovevano riuscire a fuggire. E potevano farlo solo con il suo aiuto.
In quel momento intervenne sua madre, mostrando due bacchette.
“Un Germidore dice che queste sono loro” Mostrò due bacchette. Notò con sollievo che non erano identiche come avrebbero dovuto essere. Decise di puntare su quello per guadagnare tempo.
“Ma dovrebbero essere identiche, invece non lo sono…” Obiettò, mentre si arrovellava nel tentativo di farsi venire qualche idea. Avrebbe potuto smaterializzarsi, dato che le misure di protezione lo permettevano solamente se un Mangiamorte lo voleva. Ma per questo doveva prima trovare il modo di avere un contatto fisico con ognuno di loro, cosa, ora come ora che era osservato, impossibile. Doveva fare in modo che si trovasse solo con tutti e quattro, inosservato.
Le cantine in cui erano già rinchiusi la Lovegood e Olivander sarebbero state l’ideale, ma purtroppo erano protette da un incanto per impedire la smaterializzazione.
Inoltre era assai probabile che prima di rinchiuderli avrebbero voluto interrogarli.
Un brivido gli corse lungo la schiena. Interrogarli…
“Ma questi sono la mezzosangue Granger e Weasley” Esclamò sua madre, e con questo seppe che non avevano più dubbi.
“Si non c’è dubbio, sono identici ai manifesti, quindi gli altri due sono per forza i Potter!”
“Tu che ne dici Draco?”
“Non so, forse…” Si girò verso il camino per nascondere il viso, sperando che lo inghiottisse…Il camino!
Poteva sempre usare il fuoco come diversivo, ma avrebbe avuto conseguenze disastrose, e inoltre avrebbe rischiato di ferire i suoi genitori. L’avrebbe usato solo in caso di estrema emergenza. Una vocina sarcastica gli suggerì che in emergenza si trovava già, e quella che stava per fare era finalmente un’impresa col botto, ma la ignorò. 
La consapevolezza che stava architettando di abbandonare veramente tutta la sua precedente vita gli fece girare la testa. Certo, lo aveva pensato, ma non credeva di doverlo mettere in atto così tempestivamente.
Avrebbe dovuto abituarsi in fretta a soffocare tutti i vecchi legami, e ciò gli fece pensare che forse far esplodere il camino non era un’idea così malvagia.
La voce che ruppe il silenzio che si era creato fece saltare un battito al suo cuore già notevolmente stressato, e da quel momento iniziò ad avere veramente paura, e per una volta non per sé stesso, ma per qualcun altro. L’unica persona di cui non aveva assolutamente bisogno dopo Lord Voldemort era quella pazza di sua zia, che avrebbe senza dubbio peggiorato all’inverosimile la situazione già precaria.
“Che succede qui?”
La voce imperiosa accompagnò il suono dei tacchi sul marmo, e Bellatrix Lestrange fece il suo teatrale ingresso, dirigendosi immediatamente verso i prigionieri, soffermandosi prima su Ron ed Hermione.
“È la mezzosangue quella?” Chiese con aria incredula e schifata.
“Sì sì, e gli altri sono Weasley e i Potter” Esclamò suo padre, senza più riuscire a controllarsi.
“I Potter? Ne sei sicuro, la ragazza qui non le assomiglia molto” Osservò, dubbiosa. Iniziava ad essere in un bagno di sudore, causa minore anche il mantello che indossava.
“Ma hanno entrambi la cicatrice!”
“Sì? Allora dobbiamo assolutamente chiamare il Signore Oscuro!”
Pronunciò la frase che Draco più temeva, non doveva assolutamente farlo.
Fortuitamente gli venne in aiuto suo padre, senza saperlo.
“Stavo per farlo io. Tu non c’entri niente in questa faccenda.” Disse secco e aggressivo, deciso ad accaparrarsi il merito.
“Siamo stati noi a catturarli!” Affermò, ma non aveva fatto i conti con Greyback, che intervenne furioso, affiancato da alcuni Germidori.
“Posso ricordarle, Signor Malfoy, che siamo stati noi a prendere i Potter…”
“Giusto, e spetta a noi l’oro!” Intervenne un Ghermidore, e Bellatrix si voltò verso di lui, deridendolo sprezzante.
“L’oro, sciocco illuso, non è quello che importa, è la gratitudine dell’…” Non terminò la frase, fissando orripilata ciò che il Ghermidore teneva in mano.
“Cos’è quella? Dove l’hai trovata?” Domandò inquisitoria, con una luce folle negli occhi.
“Spada. Era nella loro tenda. È mia.” Non fece in tempo ad accorgersi di ciò che succedeva che fu schiantato, e i suoi compagni con lui; solamente Greyback reagì in tempo e fece per avventarsi sulla strega, che lo incatenò con un rapido movimento della bacchetta prima che riuscisse a sfiorarla. Il lupo ringhiò minaccioso ma completamente impotente.
“È vero? L’avete trovata nella loro tenda? Dovrebbe essere nella mia camera blindata!” Strillò Bellatrix, la voce rauca e selvaggia più che mai.
“Si…lasciami andare, strega! Lasciami!”
Bellatrix lo liberò, e in tutto quel tempo Draco non aveva ancora trovato un’idea, la situazione stava precipitando. Per un momento abbassò le barriere che aveva creato intorno alla sua mente, e avvertì che qualcuno cercava di penetrare le sue difese, ma non era chi si sarebbe aspettato. Grazie alle lezioni di Occlumanzia che gli aveva impartito proprio quella pazza violenta di sua zia, aveva anche imparato a comunicare telepaticamente, in un certo senso. Per quanto ne sapeva, era molto raro che potesse succedere, perché le due persone dovevano trovarsi entrambe in uno stato emotivo molto forte, in modo che le loro emozioni si espandessero facilmente e incontrollate nei pensieri, i quali dovevano essere ben determinati e indirizzati in modo preciso su una persona in particolare, senza lasciarsi influenzare da qualunque altra sensazione.
Draco lo era decisamente, in uno stato emotivo tumultuoso, e così Marie, che era anche l’artefice di quel disperato messaggio di aiuto. Il suo sguardo cadde su di lei, ed all’improvviso fu come travolto dalla sua disperata richiesta:
“Aiutaci, ti prego, ti prego, aiutaci! Ti imploro, altrimenti siamo tutti finiti. Malfoy aiuto!”
Quel silenzioso urlo di aiuto gli riempì la mente, sconcertandolo. Non credeva che la Potter fosse capace di fare una cosa del genere, ci voleva un certo allenamento. Ma lo inquietò anche, perché se aveva ricevuto il messaggio, significava che la sua mente era pericolosamente accessibile. Gli venne istintivo respingerla, e alzò le barriere che fino a poco prima avrebbero impedito una cosa del genere. Subito dopo si diede dello stupido. Non era lei che doveva respingere!
Tentò di aprire la mente, facendo ciò che nella normale Occlumanzia avrebbe rovinato tutto, ma non in questo caso. Si concentrò sulle proprie emozioni, in particolare sul fatto che aveva effettivamente intenzione di aiutarli.
Consapevole del rischio che correva se fosse stato scoperto, tentò di indirizzarle il suo pensiero, nella speranza che lei riuscisse a riceverlo.
“D’accordo. Posso farvi fuggire se collaborate, ma mi serve qualcosa per distrarli.”
Il loro muto dialogo fu bruscamente interrotto da Bellatrix, che urlò fuori di sé.
“NON chiamarlo Lucius, altrimenti siamo tutti morti!”
“Ma cosa…Come osi darmi ordini!”
“Non capisci, se arriva ora siamo finiti, devo assolutamente capire come sono arrivati in possesso della spada!” Negli occhi aveva una luce folle, e si avventò sui prigionieri.
“Dunque, da dove cominciamo…” Disse, con una calma improvvisa e inquietante.
Fece scorrere lo sguardo sul quartetto terrorizzato, soffermandosi prima sulla Granger, poi davanti ai Potter.
“Perché non sfruttare i legami familiari…Vediamo se Potter vuole davvero bene alla sua sorellina…” Un ghigno perfido le si allargò sul volto, e la precedente follia tornò con tanta velocità quanta era sparita. Separò con un colpo di bacchetta i fratelli dagli altri due, sbraitando ordini.
“Grayback, porta questi due nelle celle!” Urlò.
Ron ed Hermione cercarono di liberarsi dalla presa ferrea del lupo, invano. Ron cominciò ad urlare il nome dei due compagni, Draco avrebbe preferito che non lo facesse. Doveva assolutamente comunicare nuovamente con Marie, ma rischiava di diventare impossibile. L’orrore lo invase quando cominciò a capire che intenzioni aveva Bellatrix.
Scaraventò Harry contro una parete, imponendogli un incantesimo Petrificus prima che potesse reagire. Trascinò invece Marie per i capelli al centro della stanza, proprio di fronte al fratello. Aveva il cuore in gola, non era pronto ad assistere ad una scena del genere, eppure non sapeva cosa fare per impedirlo.
Proprio quando si stava per disperare, sentì di nuovo la sua voce, sebbene fosse alterata e creasse una specie di eco nella sua mente.
“Ghermidori. Borsetta di perline. Bacchette.”
Credette che stesse vaneggiando a causa della paura, stava per essere torturata e gli parlava di borsette di perline? Aveva anche aggiunto bacchette però. Forse era ancora lucida. Guardò i Ghermidori a terra, svenuti. Non poteva avvicinarsi senza essere notato. Maledizione!
Non sapeva se fosse un miracolo che fece accadere ciò che successe, ma proprio in quel momento Bellatrix iniziò a sbraitare ordini anche a lui.
“Draco, porta fuori questa feccia e uccidili, se non ne hai il coraggio me ne occuperò io.”
Sua madre intervenne furente.
“Come osi dare ordini a Draco in casa mia…”
“Smettila, Cissy, non sai quanto è grave la situazione!”
Cercò di eseguire ciò che aveva detto senza dare nell’occhio, e prese due dei Ghermidori che aveva notato portare oggetti sotto le ascelle, trascinandoli malamente giù dagli scalini di marmo verso l’uscita. Non gli venne nemmeno in mente di usare un incantesimo, tanto era agitato.
Si ritrasse in un angolo scarsamente illuminato, approfittando del fatto che erano tutti concentrati sui Potter, e cominciò a cercare disperatamente tra gli oggetti che pendevano ancora dalle spalle del mercante di Nati Babbani. Cercò tra le varie sacche, ma non c’era niente che assomigliasse ad una borsetta di perline. Passò alle tasche interne, e proprio mentre rovistava in una di quelle si ritrovò tra le mani qualcosa di legnoso. Aveva appena trovato le bacchette della Granger e di Weasley! Solitamente le bacchette venivano nascoste meglio, dato che i Germidori cercavano sempre di rivenderle al mercato nero di Nocturn Alley. Senza poter credere alla sua fortuna, continuò con la ricerca. Passò all’altro Ghermidore.
Un urlo gli ghiacciò il sangue nelle vene, ma continuò a cercare, conscio del fatto che la loro sofferenza dipendeva da quanto ci avrebbe messo a trovare quel dannato oggetto.
Cercò nuovamente nelle tasche interne, dove solitamente si mettono gli oggetti più piccoli, ma che non si vuole perdere. Tirò un sospiro di sollievo quando finalmente la trovò, ma rischiò di farsela sfuggire di mano a causa del tremito quasi incontrollabile delle mani. Altre urla echeggiarono nell’aria, questa volta anche maschili. Non poté resistere alla curiosità e aprì la borsetta. Se aveva deciso di credere a quella frase assurda poteva anche prendersi il diritto di aprirla! Fu sorpreso di scoprire che la capienza di quel piccolo oggetto era ben maggiore di quanto ci si potesse aspettare, in quanto vi erano stipate una miriade dei più svariati oggetti, e comprese perché era tanto importante recuperarla. Fece scivolare entrambi in una tasca del mantello, avviandosi nuovamente verso il salotto, con il cuore in gola, in quanto i lamenti e le grida erano aumentate, facendogli temere più che mai lo scenario che si sarebbe trovato davanti.
Marie giaceva a terra ai piedi di Bellatrix, che incombeva su di lei, puntandole contro la bacchetta con un ghigno folle ma preoccupato, emozione che si notava di rado sul suo viso, specie quando tormentava le sue vittime.
Potter era anche lui a terra, nella stessa posizione in cui la strega l’aveva immobilizzato prima che se ne andasse, ma il viso era diventato cinereo, e si scorgevano i solchi delle lacrime appena versate. Non aveva mai visto Potter piangere, né aveva mai considerato che potesse provare emozioni del genere. La sua mente era sempre stata bloccata sull’immagine dell’eroe ficcanaso che rovinava i suoi piani, ma in quel momento si rese conto di quanto era stato sciocco. Sembrava più in difficoltà lui della sorella, sebbene sarebbe stato logico il contrario. Lei giaceva con le labbra strette e contratte, nel tentativo di reprimere le urla di dolore che le maledizioni le causavano, ma lo sguardo era fiero. Certo in quegli occhi, sotto il velo di lacrime che li ricopriva, si scorgeva il mare di dolore in cui nuotava, ma sembrava decisa a mostrarlo il meno possibile, probabilmente per non fare il gioco che Bellatrix voleva. Purtroppo comportandosi in quel modo la provocava, rendendola più violenta.
“È una copia! Lo giuro!” Urlava Potter, ormai disperato per la sofferenza della sorella.
“Una copia, tu dici? Bugiardo!” Bellatrix stava per scagliare un'altra maledizione, ma Draco la interruppe prima che potesse pronunciarla. Sapeva che era una mossa avventata intromettersi, ma voleva assolutamente impedire di udire di nuovo quelle urla angoscianti.
“Ma possiamo verificarlo facilmente”
Sua zia si bloccò, e tutti i presenti che erano in grado di farlo lo guardarono sbalorditi.
“C’è un folletto della Gringott prigioniero nelle cantine, giusto? Lui lo saprà.”
“Va a prendere il folletto” Fu la fredda risposta.
Era l’occasione che aspettava, poteva finalmente raggiungere le cantine senza destare sospetti.
Scese le scale di corsa, ma trovò una brutta sorpresa alla loro fine. Greyback era rimasto di guardia, proprio di fronte alla porta.
“Devo prendere il folletto” Disse con voce fredda e autoritaria, come risposta al suo sguardo indagatore. Estrasse la bacchetta e la puntò verso la serratura, ma una frazione di secondo dopo si voltò fulmineo e, concentrandosi con tutte le sue forze, la puntò sul lupo mannaro, con un unico pensiero:“Stupeficium!”
L’incantesimo fece il suo effetto, ma temeva che sarebbe durato molto meno del normale. Per sicurezza lo immobilizzò con delle funi d’argento.
Entrò velocemente ma con precauzione, temendo che i suoi ex compagni gli tendessero comunque un agguato, credendolo nemico.
“Fermi, non voglio farvi nulla!” Silenzio totale.
“Voglio aiutarvi” La sua voce rimbombò sinistra, ma stavolta gli giunse anche una risposta.
“Tu? Aiutarci? Che cos’è una trappola?” Nonostante sapesse che avevano tutte le ragioni per non credergli lo infastidì parecchio, sapendo che il tempo stringeva. Notò che erano riusciti a liberarsi dalle corde, ma la cosa non lo sorprese troppo.
“Sentite, so che non vi fidate di me, ma siete in guai seri e comunque non avete altra scelta, inoltre la sofferenza dei vostri due amici si sta prolungando” Sapeva che facendo pressione sui Potter probabilmente avrebbe ottenuto che lo stessero a sentire.
“Cos’hai intenzione di fare?”
Era la voce di Hermione, tremante di agitazione e piena di diffidenza.
Invece di rispondere estrasse dal mantello la borsetta e le bacchette, e poté intuire nel buio le loro facce stupefatte e incredule.
“Come le hai…”
“A che gioco stai giocando…”
“Ve l’ho già detto, vi voglio aiutare a fuggire. Queste sono vostre. NON provate a schiantarmi, vi assicuro che ho buoni riflessi e attirereste solo l’attenzione, perdendo il vostro unico alleato.” “Alleato…” fece sarcastico Ron.
Decise che era meglio tralasciare la parte in cui diceva che voleva andare con loro.
“Posso farci smaterializzare, ma dobbiamo essere rapidi.”
Guardò Luna, l’unica a non aver ancora aperto bocca, e Olivander, che non sembrava in grado di reggersi in piedi.
“Ce la fai a sorreggerlo?” Le chiese, leggermente a disagio, gli sembrava di essere in un sogno, o meglio in un incubo.
“Si…Ma tu sei davvero Draco Malfoy?” Chiese con quella sua voce bizzarra. Con una domanda simile gli venne voglia di mandarla a quel paese. E quale goblin lo sa, bella domanda, spostata, pensò Draco.
“Ascoltate, ora prendo il folletto e lo porto di sopra, voi mi seguite ma vi fermate prima che vi vedano. Inizierà a interrogare il folletto, e lì interverrete voi.
Vide che Hermione stava per obiettare, ma un urlo agghiacciante echeggiò di sopra, e Draco accelerò. “Questo perché fino all’ultimo momento dovrà sembrare che io sia contro di voi. Così facendo potrò avvicinarmi ai Potter e portarli dal lato opposto al camino, dove vi dirigerete anche voi. Prima di smaterializzarci lo faremo esplodere, in modo di avere un altro diversivo.”
“Non è granché come piano” Commentò Hermione, scettica e anche impaurita.
“Hai idee migliori?” La fissò con sguardo tagliente, le urla si fecero più disperate e lei distolse lo sguardo.
“No…” 
Non avrebbe mai creduto di avere un’idea, seppur scarsa, in più della Mezzosangue.
Era proprio un segno che i tempi erano letteralmente impazziti. Se qualcuno, chiunque, gli avesse detto che un giorno avrebbe deciso di allearsi ai quattro combattenti per la libertà magica, prima gli avrebbe riso in faccia, poi lo avrebbe schiantato.
Fece segno agli altri di affrettarsi, temeva che iniziassero ad insospettirsi.
Prese il folletto senza curarsi di essere troppo delicato e salì deciso le scale.
Decise che era meglio non pensare nemmeno quante cose sarebbero potute andare storte, perché altrimenti si sarebbe Avadakedavrizzato all’istante. Non si voltò a controllare che la Granger e Weasley non gli facessero qualche tiro mancino, contava sul fatto che erano sconvolti almeno quanto lui. Sbucò nuovamente nella sala e condusse lo sfortunato folletto tra le grinfie di, lo ripugnava solo pensarlo, sua zia. Volse lo sguardo sulla figura riversa sul freddo pavimento di marmo, con la paura di ciò che avrebbe potuto vedere. Fortuitamente non erano visibili molte ferite, tranne due lunghi tagli su un braccio, ma sapeva bene che i terribili effetti della maledizione Cruciatus non si potevano scorgere ad occhio nudo. Sembrava semisvenuta, una lacrima solitaria lasciava la sua traccia sul viso delicato ma spossato; i capelli, tornati al loro colore abituale, formavano una corona infuocata attorno al suo capo, alcune ciocche le ricadevano scomposte sugli occhi, nascondendo la cicatrice.
Fu sollevato nel vedere che il suo petto si alzava e abbassava ad un ritmo regolare. Non seppe perché, ma stranamente era il suo destino che gli stava a cuore più di tutti, e uno dei numerosi nodi presenti nella sua gola si sciolse. Aveva temuto che Bellatrix si fosse lasciata prendere la mano, nonostante sapesse che l’Oscuro Signore sarebbe andato a dir poco su tutte le furie, se uno dei Potter fosse morto per una mano estranea alla sua. 
“Bene bene, Draco…”
L’attenzione della Mangiamorte passò al folletto, lasciando finalmente una tregua ai due gemelli. Dato che non poteva soccorrere Marie, essendo lei ancora ai piedi di Bellatrix, si diresse verso Potter, e incrociò le braccia con un’espressione concentrata, tenendo la bacchetta puntata verso il prigioniero, sperando che in apparenza sembrasse che lo stesse sorvegliando. Sapeva che mancavano pochissimi secondi perché Weasley e la mezzosangue facessero il loro rocambolesco ingresso, o almeno così sperava, perché stava per commettere una mossa a dir poco azzardata.
Si mosse leggermente e puntò in modo più preciso la bacchetta su Potter, stando bene attento a far apparire il tutto casuale, e diresse su di lui un Finite Incantatem non verbale. Era praticamente certo che la cosa sarebbe stata notata, ma fortuitamente un urlo attirò l’attenzione di tutti i presenti.
“Stupeficium!” Lo schiantesimo urlato dal rosso scaraventò Bellatrix contro il duro muro di marmo, facendole perdere i sensi. Hermione non perse tempo, disarmando lei e Narcissa dopo aver schivato le loro maledizioni, e la bacchetta di sua madre, insieme alle altre due che teneva in mano, furono prese al volo da Potter, che era balzato in piedi non appena i suoi amici avevano fatto ingresso, e ne approfittò per disarmare Lucius, che era immobile come una statua di marmo e fissava Draco allibito, con due occhi freddi come il ghiaccio, e un brivido corse lungo la schiena di Draco...
Draco fece per dirigersi verso Marie, quando un ruggito squarciò l’aria, insieme alle voci sconcertate dei suoi genitori, urla che, sebbene fossero dirette a lui, lo raggiunsero appena.
Non ebbe tempo per curarsi delle loro reazioni, perché Greyback stava per avventarsi su Marie. Conoscendo i suoi istinti non credeva nemmeno lontanamente che sarebbe riuscito a fermarsi per usarla come ostaggio, non senza infliggerle gravi ferite.
Senza riflettere si fiondò tra lei e il lupo mannaro, proteggendola con il suo corpo ed evocando uno scudo protettivo.
L’impatto che seguì fece vacillare la sottile barriera in modo allarmante, e capì che non sarebbe durata a lungo.
Nel frattempo Ron ed Hermione erano corsi verso di lui dall’altro lato della sala.
Potter lanciò uno Schiantesimo a Greyback prima che potesse avventarsi nuovamente sulla ormai più che fragile barriera, dopo di che si fiondò anche lui verso di loro.
Prima che scomparissero in un turbinio di colori, Draco fissò sua madre negli occhi e pensò intensamente al luogo in cui erano diretti.




Angolo dell’autrice

Cari lettori, vi ringrazio di cuore per aver scelto di continuare l’avventura!
Se volete mandarmi un gufo o una Strillettera, o fare alla babbana, sarò al settimo cielo nel sapere cosa ne pensate. Naturalmente non sto nella pelle dal sapere se vi piace, ma forse è un po’ presto per dirlo, avete ragione. Allora, potete semplicemente farmi il grandissimo regalo di esprimere la vostra opinione: sarete ascoltati!
Avrete certamente notato che manca Dean. Non è finito nel dimenticatoio tra le grinfie dei Ghermidori, il nostro caro Grifondoro tornerà… ma per sapere come dovrete esplorare qualche capitolo in più.
Non vi trattengo oltre, so bene che il vostro tempo è prezioso:
Un umile saluto

Claire 66









  
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