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Autore: mavi    26/12/2007    3 recensioni
Anche questo stavano prendendo di lui. Non solo i ricordi di guerra, non solo le informazioni utili a loro, ma anche la sua vita.
Bruciava, bruciava terribilmente all’anima mostrare impotente qualcosa che custodiva de sempre come le più preziosa delle cose e che ora non poteva più difendere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva combattuto con tutte la sua forze

Aveva combattuto con tutte la sua forze. Con la mente, con il corpo.

Ma ora era stanco. Le gambe non lo reggevano più, e l’avevano lasciato là, a terra. La ferita al braccio gli aveva fatto perdere troppo sangue, e si sentiva debole.

Nell’ultimo tentativo di difesa aveva voltato il capo. Chino a terra, la fronte premuta contro il pavimento ruvido, un braccio a coprirlo.

Ma a nulla era servito, perché con un atto di forza erano riusciti a catturare i suoi occhi. E lui non aveva più le forze per continuare a combattere quella insistente presenza che voleva trapelarlo.

Un ultimo debole tentativo, dovuto soltanto alla sua volontà ferrea di non lasciare vedere a nessuno nella sua mente, nei suoi ricordi, fu subito abbattuto, con la semplicità con cui si sfonda una porta già aperta.

E sentì le ultime forze venirgli meno, piano a piano, con ogni ricordo, con ogni parola che scivolava via assieme ad esse.



A piedi scalzi un Draco appena adolescente scendeva la fredda scalinata in marmo di casa sua, quella che, con svolta a gomito, immetteva direttamente nell’ingresso.

Spettinato e ancora insonnolito aveva abbandonato il suo letto per via di alcuni rumori provenienti dal piano di sotto. Suo padre era sicuramente tornato e Narcissa aveva lasciato a lui il compito ingrato di riportagli il messaggio urgente arrivato dal Ministero.

Stringeva in un pugno quella pergamena arrotolata e sigillata dal timbro di cera rossa, guardò il portone di pesante legno chiuso e allora scese l’ultimo scalino, certo di trovare suo padre in cucina.

Lo sconvolse vedere un uomo, avvolto in una tunica nera, di spalle. Appoggiato stancamente al tavolino che, al centro della stanza, un tempo era sovrastato da un bellissimo vaso cinese ora in frantumi a terra.

Sussultò, facendo un passo indietro, ma ci mise pochi secondi a riconoscere la chioma bionda di suo padre.

“Padre…”

Una voce incerta, sottile e a lui nota, arrivò alle sue orecchie. Lucius si voltò sorpreso.

Non si era accorto della sua presenza.

“Draco…”

Regnò solo il silenzio, per più di un interminabile minuto.

“La mamma-”

“Va’ a letto.”

Un ordine perentorio, non urlato, ma dal ben chiaro messaggio.

Draco esitò per qualche istante e, quando l’uomo gli diede nuovamente le spalle, appoggiò la pergamena sulla colonnina con la quale terminava il corrimano delle scale.

Silenziosamente come era arrivato poi, a piedi scalzi, con passo felpato, andò via.

Era quasi arrivato al pianerottolo del piano superiore, stava per scomparire nelle stanze del secondo piano, quando fu nuovamente richiamato.

Lucius non si era mosso. Era immobile, aveva lo sguardo di fronte a sé.

Non guardò suo figlio, ma quelle parole erano tutte per lui.

“Draco, tra pochi giorni compierai quattordici anni, giusto?”

Annuì in risposta, ma vedendo che suo padre non si voltava a guardarlo, rispose con un veloce sì.

Ci fu qualche altro secondo di silenzio in cui Draco capì che forse era il momento di andare via e quando si voltò per tornare nella propria stanza, sentì suo padre dire a bassa voce qualcosa di cui non capì a pieno il significato.

“Ti prometto che farò di tutto per tenerti fuori da questa storia.”



Anche questo stavano prendendo di lui. Non solo i ricordi di guerra, non solo le informazioni utili a loro, ma anche la sua vita.

Bruciava, bruciava terribilmente all’anima mostrare impotente qualcosa che custodiva de sempre come le più preziosa delle cose e che ora non poteva più difendere.



Sua madre era di fronte a lui, nel soggiorno di Malfoy’s Manor. Era in piedi e avanzava lentamente a piccoli passi davanti all’immensa veranda che dava sul giardino interno del Maniero. I vetri soffiati, di tanto in tanto colorati, disposti in modo da formare precisi disegni geometrici, facevano entrare sin troppa luce nella grande stanza.

Una luce calda, accecante: quella del primo pomeriggio. Quasi gli procurava fastidio il guardare in quella direzione. Distolse lo sguardo da sua madre, investita completamente da quella luminosità che, riflettendosi sui suoi capelli chiari, rendevano la sua immagine ancora più mistica.

Aveva distolto lo sguardo, si era perso per poco nei suoi pensieri, e così non si era accorto che lei gli si era avvicinata, silenziosamente.

Non riuscì dunque a nascondere la sua sorpresa nel ritrovarla a pochi centimetri di fronte a lui, ad osservarlo, intensamente.

Anche Draco era in piedi. Era stato chiamato da un Elfo Domestico, il quale con prostrazione gli aveva comunicato che sua madre doveva parlargli.

Non sapeva se dire qualcosa o restare zitto, ma per fortuna, qual momento che altrimenti sarebbe divenuto imbarazzante, non durò oltre.

“Draco, ascoltami.”

La sua voce era grave, non alta né bassa, ma perentoria. E tuttavia incapace di nascondere la preoccupazione che si leggeva in quegli occhi chiari.

Poteva guardarla negli occhi, sua madre. Era cresciuto, e ormai solo pochi centimetri di differenza vi erano tra loro.

Appoggiò le mani sulle sue spalle, facendosi più vicina a lui, in un gesto che di certo Draco non si aspettava. Osservò le sue mani sulle sue spalle, ma non disse e non fece nulla. Solo, restò ad ascoltarla.

“Sei giovane, e so che sei elettrizzato da quello che ti sta capitando…”

Narcissa si fermò un attimo, esitando sulle sue ultime parole e distogliendo lo sguardo solo per una frazione di secondo.

Riprese a parlare subito dopo, stavolta a bassa voce, quasi bisbigliando, con una certa foga, benché sapesse bene che non c’era nessuno che potesse ascoltarla, oltre a lui.

“Ma non pensare che la vita sia questo, Draco. Non è la guerra, non è combattere per qualcuno. Non è cercare la gloria… in questa maniera.

“Devi fare in modo di sopravvivere a tutto questo. Non vale la pena morire ora, in questa guerra!

“Sei giovane, hai tante cose da fare e da vedere… La vita è diversa. Io e tuo padre… abbiamo vissuto esperienze, dopo la prima guerra del Signore Oscuro, che forse non credevamo potessero esistere. Non parlo di chissà quale viaggio, chissà quale magia, parlo della Vita, quella vera.

“Probabilmente ora non puoi capire tutto quello che ti sto dicendo. Ma scolta tua madre, ascolta chi ha fatto quest’esperienza prima di te, ascolta chi ti dice che… non ne vale la pena.”

Sua madre vide il disorientamento nei suoi occhi, sfuggenti ora. E, come se avesse scordato qualcosa, riprese subito a parlare. Costringendolo a guardarla nuovamente.

“Non sto dicendo di non combattere, Draco. Non ti sto suggerendo di fuggire, o di tradire… Ma solo di creare per te una via di fuga, un appiglio di salvezza… Per quando questa guerra sarà finita, e tu ci sarai ancora

“Cerca di capire quello che ti sto dicendo. Riflettici su a lungo, se lo ritieni necessario. So che sei intelligente, e furbo… e scaltro. Non devo darti direttive su questo.

“Saprai come comportarti se arriverà il momento, ne sono certa.”

Così l’aveva lasciato e si era allontanata. Era tornata a sedersi sul tavolino, a prendere il thè che aveva lasciato in sospeso al suo arrivo.



Cercò di muoversi, di divincolarsi da quegli occhi che volevano ancora, ma non riuscì a niente.

Era troppo, troppo quello che avevano visto. E non gli rimase altro che pregare.

“Basta… Vi prego, basta… Non…”

Non vi riguarda, era questo quello che avrebbe voluto urlare con rabbia!

Ma non bastò nemmeno quell’umiliazione.



La stanza era buia e piccola. Solo due fiaccole, fissate alla parete, gettavano qua e là luce calda, creando ombre sui muri in pietra viva.

Narcissa aveva posato la mani sulle sue spalle. Lo stringeva forte, come se avesse paura che, da un momento all’altro, qualcuno avesse potuto portarlo via.

Il viso sottile era stanco, segnato da occhiaie che, testimoni di una notte passata insonne, come tante altre, assegnavano ingiustamente più anni del dovuto all’esile donna.

Sua madre gli riavviò i capelli biondi dietro all’orecchio, continuando poi quel morbido gesto in una carezza che, risalendo, arrivò sino alla sua guancia.

Distolse poi lo sguardo dalla sua mano e lo riportò sugli occhi del figlio.

Vedeva le sue domande taciturne, la sua espressione dubbiosa e recidiva a quelle carezze.

Sorrise.

“Non morire, Draco.”

Aveva parlato piano, ma la sua voce era stata chiara in quella stanza.

Draco sbattè le palpebre, sorpreso e spaventato.

“Troppe persone della nostra famiglia hanno dato la vita per questa causa, per servire questo Signore…”

Le poggiò due dita sulle labbra, impaurito e allertato da quelle parole.

“Madre! Non dire queste cose in questo posto! E’ pericoloso, qualcuno potrebbe sentire. Lui potrebbe sentire…”

Sua madre lo continuava a fissare. Fece vagare lo sguardo sul suo viso, poi su tutto il suo giovane corpo. Gli occhi pieni d’affetto, velati per qualche secondo da lacrime che, Draco sapeva, mai avrebbe mostrato davanti a lui. Davanti a quegli occhi grigi che, lei era cosciente, in quel momento la stavano fissando.

“Somigli tanto a tuo padre…”

Avvicinandosi ancora di più a suo figlio, coinvolgendolo lentamente in un leggero abbraccio, aggiunse quelle parole che sapeva avrebbero colpito.

“… Non fare la sua stessa fine.”

Draco non si accorse di aver trattenuto il respiro, ma sua madre sì. Poi, poggiando una mano sulla la sottile schiena, accogliendo quell’abbraccio, e rilassandosi in esso, annuì lentamente.

Narcissa chinò il capo. Respirò affondo, socchiudendo gli occhi. Quando gli riaprì si ritrovò ad osservare il braccio sinistro del figlio. Quella pelle così candida, ancora per pochi minuti…



E con quell’ultima immagine di sua madre, abbracciata a lui, sfumò anche la sua coscienza. E nel buio più totale, svenne.

Alastor Moody sospirò stancamente, appoggiandosi sul suo bastone e sistemando il suo l’Occhio Magico dopo il faticoso lavoro svolto.

“Resistente il ragazzo! E’stato difficile persino con il mio Occhio…” disse tra grugniti di disapprovazione.

“Non potevate evitare di ridurlo così?”

Ninfdora Tonks si era avvicinata al ragazzo svenuto, esaminando per prima cosa la ferita riportata in quella piccola battaglia terminata a loro favore.

“Non ne voleva sapere di farsi parlare. Bisognava fermarlo in qualche modo.”

“Perché non pietrificarlo allora?”

“Non è così stupido da farsi colpire da un Incantesimo di Pietrificazione, una volta ferito è stato tutto molto più semplice…”

Remus Lupin aveva riposto la bacchetta e poi si era avvicinato alla sua compagna.

“Non ti preoccupare, è una ferita superficiale.”

“Giusto per stordirlo un po’. Non morirà” aggiunse Moody passando accanto a loro, il rumore del legno che batteva prepotentemente sull’asfalto ad accompagnarlo.

“Presto, torniamo alla base. Ho bisogno di un Pensatoio dove riversare tutto questo materiale, ora che è fresco… Prendete il ragazzo e portiamolo con noi. Lo sediamo e vedrete che sarà più facile parlarci e farlo ragionare. Accetterà la nostra proposta, ne sono quasi sicuro.”

Remus sollevò Draco per la vita, poi, aiutato da Ninfadora, iniziarono a seguire l’anziano membro dell’Ordine.

“Credo tu abbia ragione” ammise l’uomo sospirando e rivolgendo uno sguardo al cielo limpido di quella sera.

“Che fine hanno fatto i Malfoy, Remus?”

L’uomo, zoppicando ad un metro davanti a loro, si volse appena indietro per sentire la risposta.

Remus e Ninfadora lo guardarono contemporaneamente, scuotendo poi la testa.

“Capisco. Il ragazzo allora non ha sul serio molte alternative…”

“Cosa hai visto Alastor, qualcosa d’interessante? Piton?”

Scosse il capo e rispose alla donna riprendendo a camminare.

“Ho avuto poco tempo. Un altro po’ e ci sarei arrivato credo… Ma non importa. Ci dirà tutto lui di sua spontanea volontà.

“Narcissa Malfoy era una donna intelligente. Dobbiamo sperare che suo figlio non sia da meno e che le dia retta…”





  
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