Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Segui la storia  |       
Autore: kazuha89    10/06/2013    3 recensioni
Per una ragazza destinata a diventare il leader della più potente famiglia mafiosa al mondo, non esiste vacanza. Altri nemici si prospettano all'orizzonte: la temutissima squadra di assassini, i Varia! ma Taya ha nella sua faresta, 7 nuove armi a sua disposizione, ovvero il tesoro della sua famiglia, agoniato però anche dai suoi nemici. Specie il loro capo, intenzionato ad avere il suo posto di decimo leader dei Vongola..
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In seguito alle parole di Reborn, cariche di uno stranissimo misticismo, il silenzio s’insinuò pensante nella stanza. Nessuno dei presenti, parve in grado di formulare alcun concetto. Ma rimanevano ancora in sospeso troppe cose, per abbandonare il discorso. Quel tizio letale.. un Vongola? Cioè..uno che lavorava per la famiglia di cui avrei, mio malgrado, fatto parte anch’io? Praticamente, in futuro, una volta che non avessi avuto più scelta e fossi salita al trono di boss, avrei avuto un essere simile tra le mie file! E non solo, avrei avuto anche i suoi compagni di merenda, i misteriosi e temibili assassini d’elite, i Varia.
Caspita, ci si mettevano davvero d’impegno, nel persuadermi a non diventare boss..
E questo tesoro, poi.. Reborn non ne aveva mai fatto parola, le prime cose che sentivo, a riguardo. I 7 spiriti dei Vongola, gli anelli dei fondatori. Mi sapevano tanto di oggetti maledetti, o roba simile..
“Beh, oddio, ci sta gente che pensa che portino scalogna, eh..”..” bofonchiò Reborn.
Cavolo, dimenticavo sempre che non potevo nascondere nulla a lui, neanche un pensierino.. un momento, prego?
“Sca..scalogna? intendi che portano male?” chiesi, inquieta. Non mi reputavo esattamente una superstiziosa, però se potevo evitare di tirarmi in casa la malasorte, stavo meglio..
“Beh..diciamo che i sacri anelli, poveracci, ne hanno viste di belle, nella loro longevità..”
“Ma..perchè? Sono tanto potenti? O solo molto preziosi?” chiesi.
“Entrambe le cose. Non esiste modo di dar loro un valore preciso, è incalcolabile. Da sempre, sono custoditi in un posto sicuro, un posto che solo pochi eletti, sanno dove sta. Loro stessi, decidono quando viene il momento di muoversi. Se ciò accade prima, è sempre per mano di qualcuno immeritevole, e gli anelli non accettano di essere portati da chi non li merita, e possono diventare vendicativi, se ciò accade.. ”
“Co..come? Quei cosi.. hanno una loro volontà? Come fanno a decidere da soli, il da farsi?”
“Ci riescono perché in essi, alberga lo spirito di chi ha usato la propria anima per forgiarli, ovvero..il fondatore dei Vongola, e i suoi 6 collaboratori più stretti, soprannominati..i guardiani.”
Un altro cargo di elettricità, ci si infilò sotto pelle. Anelli.. capaci di pensare! E covatori di vendetta, se non ascoltati. Ok, a un kilometro da me, per cortesia..
“Ma.. maestro Reborn..” intervenne Gokudera, un po’ inquieto. “I sacri anelli.. perchè, se dotati di un simile potere, hanno comunque subito tanti furti?”
“Perché, figlio mio, a sto mondo esiste gente a cui non ci frega niente di giocarsi il pelo, se possono avere il potere, e parlo del pelo suo e di chi capita sotto in quel mentre. Non esistono limiti, quando si ha più fame di conquista che ragione.. ”
Reborn andò alla finestra, serio come non mai.
“ I 7 anelli si portano appresso tutta sta infamia, perché per loro è stato versato moltissimo sangue, innocente e non. Quante esistenze spezzate, quante famiglie distrutte, quante vite rovinate..”
“Ok stop, fine!” sbottai, la pelle talmente accapponata da tirarmi lungo le braccia e le gambe. Un solo kilometro.. ma mille, lontani da me! “Reborn, perentoria..non azzardarti a portare quegli infernali iettatori da dito in casa mia, ok? Ah.. ma non c’e alcun pericolo, ormai..”
Mi era appena venuta in mente una cosa meravigliosa.
“Lui..Squalo me li ha presi! Li ha lui, quei cosi, adesso! Beh, mi spiace per loro, se non era lì che volevano stare, e tante scuse ai Vongola se mi sono fatta rubare il loro tesoro, ma francamente sono felice che stiano ben lontani dalla mia vista..”
Reborn mi guardò truce, ma prima che partisse con il suo solito sermone di rimproveri per la mai mancanza di rispetto e onore ai Vongola, Dino iniziò a ridacchiare nervoso. Lo guardai.
“Ti senti bene? Che hai da ridere, adesso?” chiesi. Lui mi si avvicinò, spostando nervosamente il peso da un piede all’altro, un po’ come Lambo al mattino davanti alla porta del bagno, quando Bianchi decideva di farsi gli impacchi ai capelli. Lo vidi poi, mettere una mano in tasca, sudando come un cono gelato sotto il sole.
“Ah.. ti..ti ho mai detto quanto immensamente io ti voglia bene, tesoro mio?”
Lo guardai, scettica.
“Certo..che cosa hai combinato, sentia..eh no, eh..”
Lui distese il suo bel sorriso al massimo, sembrando quasi in preda ad una paresi, e dalla tasca, sfilò nervosamente.. il cofanetto di ferro!
Veloce come se mi avessero fulminato, schizzai fuori dalle lenzuola e mi trascinai dalla parte opposta della stanza, fregandomene delle fitte di dolore.
“NO! No, no, no, tieni quell’affare lontano da me! Non ti avvicinare!
“Madonna santa, finalmente un po’ di soddisfazione da sto figlio, bene!” disse Reborn giubilo, prendendo il cofanetto dalle mani di Dino. “Mi stava venendo già un ulcera, al pensiero che stavano persi nelle mani di quel matto là. E tu vedi di farla finita, prima che venga lì e, ti sculacci. Chista è la tua eredità, la cosa più preziosa che possederai, una volta divenuta boss. Perciò, vedi di portare rispetto, vai.. ”
“R..RISPETTO! IO NON VOGLIO NEANCHE AVERLI INTORNO, ALTRO CHE POSSEDERLI! Anelli permalosi che, se non sono portati da chi vogliono loro, fanno morti! Nemmeno se mi spari, Reborn..”
“Dai Reborn, vacci piano, su..” intervenne Dino, raggiungendomi dall’altra parte della stanza. “Non puoi pretendere di scodellarle addosso tutto questo peso, e pretendere che si cacci al dito l’anello del Primo senza fiatare. E poi, onestamente parlando, nemmeno tu avevi in programma di farglielo portare prima di una decina d’anni, no? il Nono è ancora al suo posto!”
Reborn sospirò.
“Pane al pane, tieni ragione. Manco mi turbava il sonno, il pensiero di metterle al dito l’anello dei Vongola. Manco so se tiene 6 persone adatte per il resto del corredo, vedi tu. Però, mo’ che è venuta su sta caciara, la piccirilla non tiene tempo per l’indoratura del pappone, lo deve buttare giù e basta. Per quanto riguarda il Nono..non vedo l’ora di inforcare un telefono, per chiedere spiegazioni ai piani alti. Chissà che minchia si sono fumati, per farsi scappare i Varia da sotto il naso. Sempre, ci ho detto io, che non bisognava abbassare la guardia, con certe testine calde.. ”
Mi sudavano le mani. Nemmeno i piani alti, erano riusciti a fermare quella banda di demoni. E il loro vice capo era appena stato grandemente imbrogliato..da me!
“Dino.. tanto per fare due chiacchiere, ti vorrei chiedere..COSA PENSI DÌ FARE, UNA VOLTA CHE QUEL TIPO AVRA’ CAPITO DÌ NON AVERE CON SE’ LA SCATOLA CON GLI ANELLI?!”
Dino rise di nuovo.
“Ma lui ha la scatola con gli anelli, e ci metterà un bel po,’ per capire che ne ho una anche io. Vedi, quel poveretto di là, ha attirato Squalo fin qui con una falsa pista, per dare tempo a qualcun altro di portare gli anelli veri a te.. ”
Reborn si fece avanti.
“Chi ha dato ordine di tutto questo..e chi penso io?” chiese. Dino annui,  e questo spinse Reborn a incupirsi del tutto.
“Perché tutto questo, che minchia sta succedendo, all’improvviso..” borbottò. Poi sospirò rumorosamente, e si rivolse a me. “I medici qua, dicono che puoi tornare a casa, non hai niente di rotto. Su, vedi di alzarti, dobbiamo correre a casa, temo.. ”
Detto questo, inforcò la porta, senza un’altra parola. Usciti i ragazzi, mi rivestì in fretta e tutti insieme, ci dirigemmo a casa mia, in silenzio. Avrei voluto chiedere il motivo per cui aveva tanta fretta di rincasare, ma Reborn sembrava assorbito dai suoi pensieri, lo sguardo fisso sull’asfalto. Dino, invece, mi osservava un po’ preoccupato. Yamamoto e Gokudera camminavano a capo chino, cupi.
Arrivata a casa, Dino mi sfiorò la fronte con le labbra.
“Rimarrò un po’ in città, non me la sento di lasciarti sola, i tempi sono strani..” mi disse. “Per qualsiasi cosa, voglio che mi chiami, ok? Ora meglio che vada.. ”
Io annui, e lui sorridendo, girò l’angolo e salì in una macchina nera posteggiata, e sparì. Yamamoto e Gokudera borbottarono che si sentivano stanchi, e filarono via in silenzio tombale. Reborn, addirittura, fece proprio silenzio stampa; prese le scale, e andò a tapparsi in camera mia.
Ma che era preso, improvvisamente, a tutti? Gokudera e Yamamoto forse li potevo capire, volevano rintanarsi al buio, a rammendare gli strappi al loro orgoglio, ma..gli altri? Un fuggi fuggi inaudito!
“Reborn” chiamai “Avevi detto che bisognava correre a casa. Ma che succede?”
In quel mentre, apparve Bianchi, intenta a sequestrare degli spiedini di polpo a Lambo, che la guardava torvo. Io lo presi in braccio, rimuginando ancora su quel comportamento assurdo.
“Come sta la principessa guerriero?” chiese Bianchi, uno strano sorrisetto birichino sotto il naso, posando gli spiedini fuori dalla portata delle manine di Lambo.
“Bene, ma qui sta decisamente succedendo qualcosa di strano. Prima quel matto piomba in piazza, scatenando il pandemonio. Poi, Dino mi mette nei guai fino al collo per poi filarsela..e vorrei soprattutto sapere cosa è preso a Reborn. Sembra infuriato col mondo, e non mi dice il perché. A proposito, ha voluto filare a casa come un razzo, mentre eravamo all’ospedale. E’successo qualcosa, qua, mentre ero ricoverata?”
 Bianchi ridacchio chioccia, e mi prese Lambo dalle braccia.
“Ho idea di si, bella mia..” borbottò, e entrò in cucina continuando a ridere come una scema da sola. Ok, era ufficiale: si stava spargendo il virus dell’esaurimento in paese!
Basta, pensai, ora vado in camera e strizzo Reborn finché non caccia una spiegazione decente!
Ma mentre formulavo questo pensiero, e posavo il primo piede sulla scala che portava alle stanze da letto, dal salottino della tv venne una voce. Una voce che ero quasi certa di aver dimenticato da tempo.
“Ciao, cara..”
Mi voltai, così lentamente da sembrare un automa. E là, sulla soglia del mio salotto, vidi l’ultima persona al mondo che mi sarei aspettata: Iemitsu Sawada..mio padre.
Ogni fibra del mio corpo, parve fossilizzarsi lì sul primo gradino, sangue e capelli compresi. L’unica cosa che riuscivo a fare, era starmene lì a fissarlo, a fissare il suo volto decisamente invecchiato, la sua pelle decisamente  troppo abbronzata, i suoi occhi..decisamente troppo i miei. Lo osservavo, e mentalmente mi uscì un pensiero: esisti davvero, allora.
Si, molte, troppe volte, avevo pensato che mia madre avesse solo inventato la figura di Iemitsu Sawada, tanto confusi e sfocati, erano i miei ricordi di lui. Nella mia memoria avevo un odore, una risata, un sorriso che andava sbiadendo ad ogni anno che passava. Niente, in poche parole. Niente che mi ricordasse un padre e un legame con esso, almeno. Come poteva dunque pretendere ora, dopo tutti questi anni, di rispuntare così dal nulla, e di comportarsi come fosse niente?
“Beh? Stai bene, o no? sono arrivato poche ore fa, e mi hanno detto che hai avuto un incidente in centro..”
“Che ci fai, tu, qui?” borbottai, afona, e il mio sguardo riuscì a staccarsi dal volto di quell’uomo.
Lui mi guardò, poi sorrise tranquillo.
“Beh, prevedibile, si..” commentò, a sé stesso più che a me. “Io vivo qui, cara..”
“Ah si? Tu pensa, non ne avevo idea..” ringhiai. Improvvisamente, mi parve di bollire letteralmente, dal nervoso. Lui continuò a sorridere.
“Giustamente, si..” disse annuendo comprensivo. “Mamma cucina, hai fame?”
Lo guardai sconvolta dalla rabbia. Che gioco stava facendo?
 “No? Ok, mangio io..” disse, e fece per inforcare l’entrata della cucina.
“Perché sei tornato, dimmelo!” sbottai, furiosa. “Dopo tutti questi anni..perchè diavolo sei voluto tornare? Sei sparito dal giorno alla notte, e pensi di poter fare come credi, di tornare a casa, e via?!”
Lui mi osservò tranquillamente per qualche secondo. Sembrava che il caso non fosse il suo, tanto era disinvolta la sua espressione. Stavo giusto per chiedere che diavolo avesse da guardare, quando qualcosa afferrò il mio polpaccio.
“Basta, finiscila adesso..”
Guardai in giù. Reborn era in piedi vicino alla mia gamba destra, gli occhietti scuri cuciti su mio padre.
“Ciao!” disse lui, sorridendo.
 “Eh, buongiorno..” rispose Reborn. Il vedere mio padre, se possibile, parve oscurare ancora di più il suo umore. Perché? Lo conosceva, forse? Ma no, mio padre era estraneo alla mafia, che andavo a pensare. Probabilmente, era torvo perché odiava la gente che urlava in casa.
Però, forse solo per impressione mia, mi parve di sentire una strana carica elettrica, nell’aria, tra quei due.
“Cara, vorrei parlarti, quando sarai più calma, vuoi?..” disse mio padre, fissando Reborn, un sorriso strano in volto.
“Io non voglio avere nulla a che fare con te, e non osare chiamarmi cara..” risposi, moderando a fatica la voce. Fa..fa anche il genitore, adesso? Ma non credo proprio..
“Mo’ non è il momento, è stanca. Domani..” rincarò Reborn. “ Su, sali e mettiti a letto. Non stai ancora del tutto bene, non vorrei mai..”
Lasciai quella strana atmosfera tirata, e mi lasciai trascinare fino alla mia stanza. Era appena tardo pomeriggio, ma mi ci trovai bene tra le lenzuola, sotto le coperte. Reborn aveva ragione, le fiamme avevano parato il colpo, ma non significava che il mio corpo non l’avesse sentito lo stesso, un po di sconquassamento. Sonno non ne avevo, dato che mi ero svegliata un’ora scarsa prima, ed ero un fascio di nervi per colpa di quell’elemento di sotto, ma almeno potevo riflettere sugli eventi in silenzio e in solitudine.
Che casino..e solo quella mattina, avevo avuto assicurazione di pace!
Il crimine va in vacanza..beh alcuni esponenti, a quanto pare soffrono di stacanovismo! E chi, poi, tra tutti? ..assassini scelti!
Un brivido mi percorse il corpo. Un assassino efferato e conosciutissimo nel suo ambiente..era piombato in città, fracassando tutto al suo passaggio. E come se non bastasse, era pure stato imbrogliato! Sicuro come l’oro, che avrebbe dato la colpa a me, una volta saputo chi ero..no, piano, chi dicevano tutti che fossi!
Beh, era poco importante chi pensava cosa di me. Lui non voleva me di per sé, voleva la mia eredità da decimo boss, gli anelli Vongola..
Brr, altro bel brividone. Ma perché nonnino mio, o nonnina mia che sia, ti è venuta in mente quest’idea degli anelli posseduti? Atroci vendette, se indossati da mani estranee al loro volere..che diavolo potevano fare, mangiarsi le dita del mal capitato? Oltre che viziati, pure carnivori! Orrore..
Beh, a sentire Dino, l’ex chierichetto armato di spada di oggi, avrebbe impiegato un bel po’ a realizzare di aver ricevuto un bidone, e quindi avremmo avuto tempo per capire il motivo di tal cordiale visita, e organizzare un modo per ricambiare il gesto. Cosa avremmo potuto fare, dato che nemmeno in modalità Ultimo volere lo avevo steso, lo volevo proprio sentire..
E poi salta fuori anche lui, mio padre, a guarnire una delle peggiori giornate della mia storia. Perché era tornato? E senza avvisare nessuno, per giunta, comodo come un pascià! Conoscendo mia madre, doveva essere al settimo cielo. Per lei, esisteva solo papà, come uomo al mondo.
Ma io non ero figlia di quell’impasto zuccheroso, no signore. Io non avevo e non volevo avere niente a che spartire con un uomo che abbandona moglie e figlioletta, per fare la bella vita in giro per il mondo. Dalla stessa porta da dove era entrato, per me poteva benissimo uscire..
E fu con quei bei pensieri e con questo bel clima che, alla fine, finì per addormentarmi di nuovo.
 Verso le 4 del mattino, poi, a giudicare dalla luce fioca della mia camera, mi parve di sentire una presenza in camera mia. Pensando a Reborn che si alzava per controllarsi il pannolino come al solito, non mi diedi la pena di svegliarmi del tutto, e mi rituffai nella fase Rem.  Poche ore dopo, mi svegliai disturbata da un suono diverso, ma famigliare. Era la voce del piccolo Lambo.
“Uff..Lambo, tesoro, mammina vuole dormire..” bofonchiai, assonnata. Ma un attimo dopo, realizzai che la voce di Lambo non veniva dalla mia stanza, ma dal giardino. Mezza addormentata, guardai la sveglia. 8:30.
“Che accidenti fa alle 8 in giardino, se in genere fino alle nove non da segni di vita?” mi chiesi, e un po’ intontita, aprì le tendine. Lambo mi saettò davanti, ridendo come un matto.
“Volo!” urlo, salutando. “ Il vecchio mi fa volare!”
Vecchio? Quale vecchio? Un momento..
Spalancai la finestra, e vidi nel giardino Bianchi che stendeva il bucato, mentre Lambo, i-pin e Fuuta giocavano con..mio padre!
“Buondì, cara!” salutò allegro. Io lo fulminai. Bene, altra subdola tattica di approccio, farsi amici i bambini! Stavo per chiudergli la finestra in faccia, quando i piccoli presero a urlare:
“Mamma, vieni anche tu!” chiocciarono, allegri. Maledizione, pensai tirando le tende..
Scesa in giardino ancora in pigiama, mi sedetti in veranda, ad una debita distanza da mio padre, che osservava i piccoli schizzarsi con il tubo dell’acqua.
“Se si sporcano, li lavo io, tranquilla, cara..”
Alzai appena una spalla.
“Hai dei bei bambini, sai? Solo avrei voluto saperlo prima, che ero diventato nonno!” disse, ridendo.
Altra alzata di spalle. Ti stuferai, prima o dopo..
“Sai..pensavo di passare un po di tempo con te e la mamma, ora che finalmente sono riuscito a tornare a casa..”
“Riuscito? Eri forse prigioniero di qualcuno, negli ultimi 8 anni?” sibilai.
“Beh, non esattamente, ma..non mi era comunque possibile tornare..”
“Mai sentito parlare del telefono, o della posta?”
“Taya..” mi disse, improvvisamente serio. “Immagino che tu sia in collera con me, ma..ti giuro che non è dipeso da me, questo periodo di lontananza. Nemmeno immagini, quanto ho sofferto..”
Mi voltai a guardarlo. Non mi aveva mai sfiorato, quest’idea. Avevo sempre visto la cosa dal mio punto di vista, ovvero quello della figlia abbandonata da un padre imbecille e farfallone. Come poteva saltare fuori, invece..che stava peggio di me?
“Dove sei stato?” chiesi, per la prima volta, senza spigoli nella voce.
Lui prese a fissare Fuuta che si riparava dietro Bianchi da una schizzata di Lambo, infradiciando anche lei. “Non ha importanza..” rispose, piano. “L’importante, è essere qui, adesso..”
Lo osservai. Sembrava triste e amaro, quel suo sorriso, a guardarlo bene.
“Sei diventata splendida, sai, cara? Temo, però, tu sia cresciuta più in fretta del dovuto. Hai persino tre bambini piccoli a cui badare! E altre responsabilità, immagino..”
“Io..beh si..” risposi, stranamente contrita. Se solo sapesse..
“Beh, ti voglio dire questo, cara: Una grande fiducia, è risposta solo in una grande persona.”
“Io non sono una grande persona..” borbottai. Lui rise piano.
“Si, invece, solo che ancora non lo sai..” rispose, e rientrò in casa. Nel mentre, Fuuta mi venne vicino, in cerca di riparo.
“Mamma, aiuto, mi bagna!” disse, e mi si aggrappò addosso, bagnandomi tutto il pigiama.
“Cucciolo, no, sei fradicio!” esclamai, prendendolo in braccio per farlo scendere.
“E’ colpa di Lambo, io..Oh, che bel ciondolo!”
“Ciondolo, quale ciondolo?” chiesi, levandogli la maglietta fradicia, e staccandone una asciutta dai fili del bucato.
“Quello che hai al collo, mamma!” disse Fuuta, indicando il mio petto. Confusa, portai una mano al torace e..le mie dita incontrarono qualcosa. Qualcosa che penzolava da una spessa catenina, che assolutamente non ricordavo di aver messo. Allibita, sollevai quel qualcosa, per vedere cosa fosse.. e per poco non mi venne un accidente. Era.. uno degli anelli Vongola!
Presa dal panico, corsi in casa e mi fiondai in cucina, dove Reborn stava prendendo il caffè.
“REBORN..” urlai. “PERCHE’ DIAVOLO HAI MESSO UNO DÌ QUEGLI AFFARI AL MIO COLLO?”
Reborn sorseggiò indifferente il suo espresso nerastro.
“Io non sono stato, piccirì..” rispose.
“Non mentirmi! Solo tu sei capace di simili trucchetti!”
“Ti dico di no..piuttosto..lui, niente ha detto?”
“Lui chi?..non cambiarmi discorso, adesso! Io non voglio portare questo coso, chiaro? Se non gli vado a genio, potrebbe anche decidere di ammazzarmi!”
“Lo avrebbe già fatto, se avesse voluto..” rispose Reborn. “Se se ne sta buono lì, appeso al tuo collo.. significa che è lì che gli pace stare, bell’è papà. Ulteriore prova, direi..”
“Di cosa?” chiesi.
“Del fatto che sei portatrice del sangue di Giotto, e che sei l’erede dei Vongola, dunque..”
“Reborn..ascolta, posso pure accettare la cosa della luce, e pure quelle fiamme, ma..” deglutì e sospinsi lontano l’anello dal mio petto. “Io non voglio portare questo cosino malefico!”
“A dirti il vero, pure io non vorrei, dato che è presto da matti. Ma è un emergenza, e quindi bisogna..”
“Emergenza?” esclamai, colpita. “Oddio..il nono sta male, per caso?”
“Speriamo di no, però..ciò non toglie che abbiamo gli scarafaggi in casa. I Varia si sono ribellati, e per questo si è dovuti correre ai ripari, cercando qualcuno che potesse fermarli. E a questo qualcuno.. si è deciso di dare pure gli anelli sacri, a quanto pare..”
Mi prese il panico. Non vorrà dire..
“Reborn..” biascicai. “Non si sarà mica deciso che i Varia..li debba fermare ..io,vero?”
“Il ragazzino all’ospedale aveva l’ordine di consegnarti gli anelli, ma quel tipo lo ha seguito, con tutto il casino successo come conseguenza. Meno male che poi, gli anelli veri li aveva Dino, e che quelli rubati sono solo delle ciofeche. Ma ho idea che rimanga si e no una settimana, massimo dieci giorni, prima che quelli capiscano di essere stati gabbati..”
“Dieci..giorni?” esalai, crollando sulle ginocchia, incredula
“In quei dieci giorni, probabilmente con molta più crudeltà e severità del dovuto, ti renderò capace di affrontare il nemico in vista. Tu..e i tuoi 6 guardiani. Vi renderò degni del dono che vi è stato fatto. Specie il tuo, signorina. Il tuo è l’anello più forte..l’anello del boss.”
“A..anello del boss? Non..non sono tutti uguali?”
Meccanicamente, afferrai l’anello al mio collo, e lo portai all’altezza dello sguardo. Era un semplicissimo anellino di ferro, un po’ massiccio e antiquato, apparentemente innocuo e privo di boccuccia dentata mangia dita, e aveva incastonato sulla cima, una specie di simbolo, di cui però ne mancava metà.
“E rotto..” borbottai, fissando il gioiello. Non mancava solo metà ornamento, osservai. Mancava la metà esatta di tutto l’anello. “Col tempo, forse ha subito dei danni..”
“No, gli anelli dei Vongola sono fatti proprio a quella maniera. Sono divisi in 2 parti, conservate in due diverse locazioni, affidati a due diverse persone. Quando sono uniti, sono i 7 spiriti dei Vongola, ma quando sono così, il loro nome è Half Ring, i mezzi anelli..”
“E.. stato fatto questo per limitare i danni in caso di furto, o roba simile?”
“Si. Gli anelli, nella loro storia, come ho già detto, sono stati rubati da moltissime persone. Ma hanno inoltre subito molti danni per la mala assegnazione. Nella dinastia dei capi Vongola, ci sono state occasioni in cui gli anelli sono finiti in mano a persone all’apparenza degne, ma poi rivelatosi dei mascalzoni, e questo ha fin troppe volte causato l’ira degli anelli e, talvolta, la loro quasi perdita. Così, circa un’ottantina di anni fa, è stato deciso di dividerli tutti in due metà esatte, e di affidarne una metà al boss, com’è giusto che sia, e l’altra..a un uomo chiamato “il custode”. In genere, si tratta o del braccio destro del boss in carica, o di uno dei suoi consiglieri più stretti. Entrambe le parti, hanno voce in capitolo gravante sulla decisione di affidamento degli anelli. Se il boss decide di affidarli a delle persone che al custode non piacciono, quest’ultimo è libero di procurare altre, persone per lui più meritevoli di questo dono. E’ stato il custode attuale.. a portarti le sue metà degli anelli, piccirì..”
M’interdissi.
“No..non è stato il nono? Credevo che..”
“Anche io, eppure è così. Col nono, poi, non riesco neanche a mettermi in contatto. Stanotte, ho mandato una lettera alla base dei Vongola, per chiedere spiegazioni in merito alla visitina del vicecapitano dei Varia e sugli Half Ring che mo’ stanno qua..ma ho solo ricevuto una missiva da uno dei collaboratori, che mi comunicava che ora il nono non è disponibile per parlare con nessuno, e che la decisione di consegna degli Half ring ora in tuo possesso.. non è dipesa da lui. Le sue metà, lui le ha delegate a qualcun altro..”
Ero sinceramente confusa. Credevo di piacere, al nono! Mi aveva scelta lui, per la sua successione!
“Reborn..” chiesi, titubante, “Non è che magari..il nono ha..cambiato idea..su di me, vero?”
C’era una nota di speranza, nel mio tono. Non ero riuscita a mascherarlo, e Reborn, sicuro, se ne era accorto.
“No, altrimenti io starei a casetta mia da un pezzo. No, è senz’altro successo qualcosa di strano, a casa..”
“Un attimo..” lo interruppi, illuminata da un pensiero. “A chi ha dato le sue metà, il nono?”
Reborn scosse il capo.
“A saperlo..” rispose, cupo. “Comunque, stanotte ho trovato decisamente di meglio da fare, che dormire. Dato che inizieremo oggi stesso, il tuo allenamento per affrontare la minaccia che incombe..”
“Oggi stesso?!” esclamai.
“..bisognava che qualcuno tirasse su anche gli ossicini teneri degli altri portatori degli anelli. Ah si, mo’ me lo scordavo: anche gli altri sei Half Ring hanno trovato casa. Il custode ha provveduto personalmente, a consegnarli tutti e 6 stamattina prima che sorgesse il sole..”
Stamattina..la strana presenza avvertita in camera! Allora non era stato..un momento!
“Gli altri anelli? E a chi diavolo li ha dati, si può sapere?”
Reborn rise.
“Vestiti, ti aspetto in cucina. Ti porto in un posto dove avrai le tue amate risposte.”
Detto questo,uscì dalla cucina e andò in giardino. Io mi diressi in camera mia, confusa e disorientata. Il nono aveva respinto la richiesta di farmi avere gli anelli..perchè? lui aveva mandato Reborn a forgiare la mia essenza per renderla adatta al suo scranno di boss. Ora invece, poneva strenua resistenza a farmi avere il tesoro di famiglia. Mi reputava troppo giovane,forse, come Reborn..
Il suo custode no, però. Accidenti, non avevo chiesto a Reborn chi fosse..
Mettendomi la maglietta, il mezzo anello Vongola saltellò sul mio petto. Era caldo, come la mia pelle, sembrava essersi adattato. L’anello del boss..gli anelli dei Vongola..
Ero allarmata all’idea che 6 poveretti fossero stati costretti a calzare quei cosi, ma ero altrettanto curiosa di vedere chi era stato scelto. Reborn aveva detto che i 6 guardiani dovevano essere in sincronia col boss. Tsè, doveva aver faticato come un matto, il custode, a trovare 6 persone sincronizzate con una palla al piede come me. E poi..cosa intendeva con “sincronia”?
Pochi minuti dopo, ero in strada con Reborn, diretti alla misteriosa meta delle verità.
“Viene anche Dino,l’ho chiamato mentre stavi a tolettarti..”
“Sarà lui uno dei portatori?” chiesi, speranzosa.
“Uh, per carità, mi scaverei la fossa già ora, se fosse..no, Dino è un cavallone, non può portare uno degli anelli Vongola..”
“Sei cattivo, Dino è bravissimo, in battaglia. Se non era per lui, l’anello del boss, a quest’ora, sarebbe appeso al collo di una lapide..”
“Eh si, per quello si.. Però, come ho detto, è un Cavallone, un’altra famiglia..”
“Ok..sorvolando sugli anelli.. non voglio obbligare comunque nessuno, a seguire allenamenti. Ok, il custode ha scelto queste 6 persone, ci posso stare..ma se non vogliono combattere, io non li obbligherò, sia chiaro..”
“Combatteranno, fidati. Sia per te, che per loro stessi. Solo gli autentici guardiani dei Vongola, portano gli anelli. E gli autentici guardiani..combattono, eccome..”
La mia mente era un deserto. Chi esisteva al mondo, volenteroso di mettere il pelo in gioco per moi? 6 persone, per giunta..”
“Oh, eccoci qua..guarda chi ci sta la,vai..”
Seguì il punto indicato da Reborn, ovvero il piccolo ospedale da cui ero stata dimessa poco tempo prima,  e..vidi che indicava il ragazzo biondo dell’attentato!
Era seduto su una sedia a rotelle nel piccolo giardino della clinica, due o tre cerotti sul volto, il colorito decisamente più roseo e salutare. Quando mi vide, sospinse con foga la sua sedia verso di me, giubileo in viso.
“No, fermo, vengo io da te, tranquillo!” lo fermai. Lo raggiunsi di gran carriera, e lui mi accolse con un dolce sorriso, prendendo tra le sue, le mie mani.
“Mia signora, non so dirvi la gioia che mi da la vostra visita!” annunciò, il tono allegro e vivace.
“Si, ma temo di doverti informare che Re Artù e il suo strano linguaggio medievale..sono morti un bel po di anni fa! Puoi parlarmi normalmente, se vuoi..”
Lui parve interdirsi.
“Ma..io non so esprimermi in altro modo, mia dolce signora. Il mio maestro, mi ha istruito a questo gergo fin dalle fasce, altri non ne conosco..”
Wow, ma in che scuola lo avevano mandato i suoi, un convento dickensiano?
“Ok..mi ci abituerò..ma vorrei che mi chiamassi..”
Neanche avevo finito la frase, che già il mio antiquato interlocutore, per parlare come lui, andava sbiancando, l’espressione di uno che ha ingoiato una mosca.
“Ok..mi tengo anche il soprannome strano, va bene..ma almeno, posso sapere il tuo nome? Nel casino dell’altro ieri, non me l’hai potuto dire..”
“Oh, naturalmente! Il mio nome è stato scelto personalmente dal mio maestro, ed è Basilicum. Tuttavia, per comodità di memoria e pronuncia, sin da bambino, mi è stato dato il soprannome di Basil, mia signora.”
Ba..Basilicum? la..la pianta? ma che razza di maestro aveva avuto?! Prima lo chiama come una spezia da sugo, poi gli insegna a parlare che neanche la regina Vittoria! Però, a vederlo, lui sembrava respirare solo per il suo maestro, quindi cercai di mantenere decoro.
“Ah, capisco..” dissi, sorridendo. “Se mi permetti, vorrei chiamarti Basil anch’ io. Per comodità di memoria, sai..”
“Mi fareste onore, mia dolce signora..” sorrise lui, riverente.
Mentre parlavamo, Dino apparve da dietro l’angolo.
“Buongiorno, tesoro! Ah, il nostro piccolo eroe sta meglio?”
“Ciao Dino..si, sta guarendo in fretta!”
“Buondì a voi, Lord Cavallone! Vi porgo i miei più sentiti ringraziamenti per il vostro aiuto. Senza, io e Lady Sawada non potremmo raccontarlo, temo..”
“Ah..macché, niente..” rispose Dino, visibilmente spiazzato da quel linguaggio vecchiardo. “Allora..tutto pronto?” chiese poi, rivolto a Reborn.
“Eh..se vostra grazia fa presenza, magari..” Rispose lui.
Dino ridacchiò.
“Lo odi ancora così tanto?”
“No, che dici.. lo preferisco quando sta’ lontano, tutto qua..ecco, vai a parlare del diavolo, e ti arriva dentro casa, vai..”
Dal niente, il ciucciotto giallo canarino appeso al collo di Reborn, prese a lampeggiare come un faro, di una bella luce color limone maturo. Reborn lo scrutò, un po stizzito.
“Che gli prende, adesso?” chiesi.
“Gli prende un colpo, mi auguro. Ma tanto, l’erba cattiva non muore mai..ehi!”
Una vocina aspra e decisa, era venuta dalle mie spalle. Mi voltai, e vidi sulla soglia dell’ospedale, sospeso a mezz’aria tra le zampe di una grossa aquila.. un bambino!
“Oh, cinque secondi che stai qua, e già me le hai fatte girare, un record!” sbottò Reborn, secco.
Il bambino sconosciuto, emise un verso sprezzante. Era grande praticamente come Reborn, ma totalmente diverso. Reborn indossava il completo nero, il nuovo arrivato una minuscola tutina militare con gli anfibi. Reborn portava il cappello con la tesa larga, l’altro una fascetta con un grosso  N°1 sopra. Reborn aveva occhietti neri e capelli scuri. L’altro, grandi e luminosi occhi azzurro cielo e capelli biondo paglierino. Reborn aveva un ciucciotto giallo. Il militarino, lo aveva azzurro.
Strano, pensai..
Ricordavo che Mukuro aveva chiamato Reborn “Arcobaleno” tempo prima, durante il nostro scontro, e anche bambino maledetto. Che la cosa riguardasse.. quegli strani ciucci? Anche il nuovo arrivato ne aveva uno, quindi..era un Arcobaleno, un bambino maledetto?
“Mannaggia a Mukuro che non si sa fare i fattacci sua..” sentenziò Reborn. Lo guardai, scocciata.
“Uff..Reborn, quante volte lo devo ancora ripetere? non leggermi sempre..”
“Perché ti scaldi tanto? Ha detto la verità.. e non vedo di cosa ti vergogni, poi..ehi!”
Guardai il nuovo venuto, mentre il suo animaletto da riporto, lo posava a terra delicatamente. Anche lui poteva..
“Si, anche io so leggere la mente. E’ uno dei doni..dei portatori del ciuccio, ehi!” Rispose lui, senza guardarmi. “Veniamo chiamati “Arcobaleno” perché indossiamo questi grossi ciucci con i colori dell’arcobaleno. In presenza di uno o più di noi, si illuminano per segnalarcelo, ehi! Per il resto.. è affare nostro, non devi pensarci, ehi! Ora, non c’è tempo da sprecare. Sono qui per il tuo campione, Reborn. Immaginavo che avresti fallito, nell’allenare la decima generazione. Come prestanza fisica, lasci fin troppo a desiderare, ehi!”
“Un calcio nelle gengive, ti faccio desiderare..” rimbrottò Reborn. “Non tengo tempo per tutti e 7, tutto qua, sono uno solo, io. Devo allenare il futuro boss, che tiene la resistenza e l’esperienza in combattimento di una margherita dentro un vaso..”
“Grazie della finezza..” sbottai.
“Capisco..beh, in questo caso, lascia pure a me uno dei guardiani, e occupati della decima luce tranquillamente, ehi! Però tengo a precisare che, come ben sai, io non uso il cosiddetto guanto di velluto, Reborn. Se deve essere una cosa seria, al mio allievo si prospettano dieci giorni di inferno, ehi..”
“Tranquillo, conosco la tua politica di lavoro, guerrafondaio..”
Per un istante rimasero in silenzio, a guardarsi truci, mentre io rielaboravo i discorsi appena sentiti. Poi, d’un tratto, il piccolo marines puntò i suoi luminosi occhi celesti verso di me.
“E’ lei?” chiese a Reborn, sempre guardandomi.
“Lei, si..” rispose Reborn.
Il bambino annui secco, e tese una manina verso di me. Stupita, mi chinai, e la presi con cautela. Avvertì, nonostante le dimensioni minuscole di quella manina di bimbo, un certo numero di calli.
“Onorato di conoscervi, decima generazione dei Vongola..” disse, e un mezzo sorrisetto fece capolino sulla sua faccetta rosea. “Io sono Colonnello, l’Arcobaleno del ciuccio azzurro, ehi. Sono il più grande esperto a livello mondiale in fatto di tecniche e addestramento militare. Nell’ambiente, sono conosciuto come War Man, l’uomo della guerra, ehi!”
“Taya, tanto piacere..” risposi, sorridendo. Bene, pareva più benevolente di Reborn, nonostante la sua uscita sui dieci giorni d’inferno di poco prima e il suo definirsi uomo di guerra.
“Non ha per niente l’aria del leader, Reborn, lasciami dire. Dovrai sudare sette volte sette camicie, qua, ehi..”
Ecco..avevo parlato troppo presto..
“Speriamo solo che il mio allievo non sia ridotto così, ehi..” disse, e sfilò via la sua manina callosa dalla mia, meditabondo. Quanto ego poteva contenere, un nanerottolo così?
Mentre mi tiravo su amareggiata, le porte della sala d’aspetto dell’ospedale si spalancarono con tanta veemenza da alzare un vento che per poco non spazzò via i due Arcobaleno, che riuscì ad acciuffare al volo prima che volassero fuori da una finestra. Calmata che si ebbe la bufera, vidi che stagliato sulla soglia della porta, c’era il fratello maggiore di Kyoko chan..Ryohei Sasagawa.
“Scusate il ritardo, ho girato alla laterale opposta per abitudine. La mattina vado di là, quando corro..ciao, bambolina!”
“Ryohei..che fai da queste parti?” chiesi, posando Reborn e Colonnello a terra.
“Mi ha chiamato il tuo bambino. Ha detto che ti serve una mano, e sono venuto di corsa, ovviamente! Mi ha detto che c’entra con questo coso..”
E così dicendo, mi allungo la mano destra, dove vidi brillare infilato al suo dito medio..uno degli Half Ring!
“OH DIO, NO!”
Corsi verso di lui, e gli afferrai la mano, il sangue gelato nelle vene. No, per favore..non lui!
“Perché..Ryohei, perché lo hai messo?” biascicai, tremante. “E dove l’hai preso?”
Ryohei sbarrò gli occhi, allibito.
“Veramente.. non l’ho messo io, me lo sono ritrovato al dito. Stamattina presto mi ha chiamato il piccolo, e nel sollevare la cornetta, ho visto che era lì. Mentre mi chiedevo: chi diavolo mi ha messo un anello? il piccino mi ha spiegato la situazione. Da quello che ho capito, dei maniaci capitanati da quel pazzo che ha visto anche Kyoko, ti hanno preso di mira per avere l’anello che ho io, uno che ha tu e altri che hanno altre persone, tutti appartenenti a te da parte di tuo nonno, e noi che non possiamo permettergli di portarceli via. Dobbiamo fargli il culo, se ci provano! Giusto, piccino?”
“Sorvolando sulla sfumatura tua, il concetto lo hai afferrato, si..”
“Togli quell’anello, Ryohei..”
Tremavo cosi vistosamente, che sembravo una gelatina. No, questo era troppo. Avevo quasi perso Yamamoto e Gokudera per queste idiozie, e Hibari aveva rischiato molto senza essere nemmeno interpellato. Il fratello di Kyoko non c’entrava assolutamente, in questa storia! Non doveva entrarci..
Ryohei mi guardo stupito.
“Ma..bambolina, io voglio dare una mano! Te l’ho detto, no? io non mi tiro mai indietro, in uno scontro!”
“Dammi subito quell’anello, per favore. Non posso permettere che tu venga messo in mezzo, scusa..”
“Piccirì, stai al tuo posto..” ringhiò Reborn.
“No, stai tu al tuo posto, Reborn! Ti piace così tanto giocare con le vite altrui? Come hai osato dargli un anello? Non sa neanche che cosa rappresenta, e tu glie lo hai messo al dito!”
“Ancora co’ sta storia? Non ho deciso io, lo ha fatto il custode! Se Ryohei porta l’anello, significa che è stato scelto, non esiste replica. Anche se vi conoscete da poco, lui occupa da sempre un ruolo importante, nella tua vita, e io so che lo hai percepito da subito, prima ancora di sto macello. I guardiani e il boss sono legati da un vincolo che arriva fino alle loro anime. Si sentono reciprocamente a pelle, dal primo istante..”
Sul punto di vomitare dalla disperazione, guardai Ryohei. Si, non potevo negarlo. Ryohei mi aveva trasmesso fin dal primo momento, qualcosa che solo lui possedeva, un qualcosa che mi ridava la vita quando me ne sentivo sprovvista, un’energia unica nel suo genere.
Sospirai, e mi portai una mano al petto, e le mie dita sfiorarono il ferro tiepido del mio anello.
“Ah, tranquilla, bambolina mia, non mi farò mica male, scherziamo?” disse Ryohei, e mi cinse tra le sue braccia sradica alberi, ma con il suo solito tocco di petalo riservato a me e a sua sorella minore. E l’energia appena menzionata, mi effluì in corpo come un succo multi vitaminico.
“Se quei vermoni vogliono far del male a te, il minimo che posso fare è batterli come tamburi prima che arrivino davanti casa tua! Vedrai, bambolina..li faccio secchi all’ESTREMO!!”
“Bene, mi consola vedere tanto spirito combattivo, ehi!”
Colonnello si era fatto avanti, il faccino compiaciuto. Ryohei lo guardo, e gli sorrise.
“Ah, così sei tu l’amico del bimbo della mia bambolina, eh? sicuro di volermi allenare tutto solo? Non vorrei ti andassi a far male..”
Colonnello parve animarsi, e afferrò con la sua piccola manina, uno dei polpacci di Ryohei. Tre secondi, e il
mio amico pugile giaceva a terra riverso, come una tartaruga sul guscio.
“Mohamed Alì santissimo..” esclamò Ryohei. “Sei portentoso! Ok, direi che abbiamo di che discutere..maestro!”
“Direi di si, ehi! Dobbiamo iniziare immediatamente, il tempo stringe. Su, cammina, seguimi, ehi!”
Neanche mezza parola fu aggiunta. Colonnello si fece riacchiappare dal suo amico volante e prese la porta, con Ryohei che lo seguiva di corsa. Io, dal canto mio, mi appoggiai alla sedia a rotelle di Basil, decisamente provata.
“Mia signora..” mormorò lui, preoccupato. Fece per voltare la sedia, in modo da essermi di fronte, quando sull’uscio, si stagliarono altre due ombre. Sentendo già le lacrime scendere dalle guance, mi voltai. Se davvero i miei guardiani erano in qualche modo legati a me, quelle due ombre avevano un nome ben preciso, nella mia mente: Gokudera e Yamamoto.
“Scricciolo, perché piangi? Sta male il ragazzino?”
Yamamoto mi raggiunse in fretta, e mi mise una mano sulla testa, preoccupato. Nel suo tocco, percepì qualcosa di strano contro il cranio. Sfilai via le sue dita dai miei capelli, e lo vidi: portava uno degli anelli. Con un odio animale a bruciarmi dentro, sfiorai il dannato ninnolo con un dito.
“Ah questo, si.. sono venuto a dire al bambino che non posso tenerlo..”
Il mio cuore ebbe un tuffo di felicità.
“Non ..non lo vuoi?”
“Ecco..la prova tangibile che è un fottutissimo mentecatto! Come osi respingere uno dei sacri anelli dei Vongola!”
Gokudera ci aveva raggiunti, e mi aveva allontanata bruscamente da Yamamoto. Alla sua mano, posata contro la mia pancia, vidi un altro dei 7 anelli.
“Anche tu..” mormorai, posando una mano sulla sua. Lui si voltò, e mi sorrise adorante.
“Oh, mia luce.. non sai che gioia e che onore provo, in questo momento! La potente famiglia Vongola, mi ha accettato a tal punto da rendermi uno dei tuoi guardiani! È la prova, mia luce, che è davvero mio il ruolo del tuo braccio destro!”
“Non dire così..dio, ma perché loro, Reborn?” chiesi. “Capisco Gokudera, che trattengo su questo mondo facendolo restare appiccicato al mio fianco, ma..Yamamoto e Ryohei! Loro..loro non hanno idea del..del casino in cui si metteranno, se tengono gli anelli. Perché..perchè sono stati affidati a loro, che sono estranei ai fatti?”
“Te l’ho detto prima, è il loro destino. Non sono mai stati estranei, pure se non sapevano niente. Tu, da portatrice del sangue dei Vongola, hai bisogno di avere accanto 6 guardiani, affini a te fin dentro la tua anima, e fin da quando sei nata, 6 persone con una simile caratteristica sono esistite nel mondo, nell’attesa di incrociare il tuo cammino. Come con Ryohei, tu hai sentito qualcosa, dentro di te, quando hai conosciuto Yamamoto e Gokudera, e hai sentito o sentirai la stessa cosa per ognuno dei tuoi guardiani, vedrai. E ogni guardiano, come te, sente di doverti restare vicino in qualche modo, ha il suo posto al tuo fianco con uno scopo preciso, in base all’elemento che custodisce, che poi è riportato sul suo anello..”
“Elemento? Che elemento?”
“Ogni anello, ha il suo potere speciale, il suo attributo, affine alle caratteristiche dell’anima del suo portatore. Guardateli, si vede pure se sono spezzati in due..”
Gokudera mi allungò la mano, mentre io estraevo il mio anello dalla camicetta e Yamamoto avvicinava la mano al naso.
Si, era la verità. Ogni anello, sulla base, portava un blasone con un simboletto inciso nell’acciaio. Gokudera aveva quello che sembrava un mezzo mini tornado, Yamamoto una mezza goccia, e io avevo una mini base azzurra con la metà della parola Vongola.
“Dimmi, piccirì, che vediamo subito se ho ragione o no, a dire che ogni cosa è fatta perché è giusto così..Se dovessi descrivere cosa senti dentro quando sei  vicino a Gokudera, che diresti?”
Presa in contropiede, guardai Gokudera, che mi sorrise. Che domanda orrenda, come facevo a rispondergli? Maledetto, leggi la mia mente, lo sai benissimo cosa sento!
“Non saprei..” borbottai. “Beh..è molto gentile con me, mi protegge sempre, mi tratta come se fossi una regina..”
“Non ho chiesto come ti senti trattata, ho chiesto come ti senti vicina a lui, piccirì. La tua anima reagisce a ogni guardiano in maniera diversa, è sempre stato così, coi portatori degli anelli. Il boss li riconosceva anche al buio o di spalle, solo dal sussulto che provava dentro in loro presenza. Su, rispondimi bene, adesso..cosa senti dentro, vicina a Gokudera?”
Un po’ sofferente a tutta quella pressione, sospirai e chiusi gli occhi, alla ricerca di una risposta che non sapevo dare. Cosa sentivo dentro..accanto a lui?
Nel pensarlo, respirai a pieni polmoni, e l’odore del tabacco misto a dopobarba e polvere da sparo, mi entrò nel naso. Buffo..quella volta che lo temevo alla mercé di Mukuro, lo avevo praticamente trovato a naso, grazie a quest’odore..oppure no?
No..no, non fu quello! Io, quel giorno, ero stata investita da quelle strane immagini, che poi mi avevano guidato da Gokudera come se già sapessi dove si trovava da prima, giusto! E quella sensazione, mentre correvo da lui, quell’energia non mia che mi fluiva dentro, quel..”
“Tormento..” mormorai, aprendo gli occhi. Gokudera sbarrò i suoi, allarmato.
“Mia luce, accanto a me..senti tormento?”
“Si..” annui. Sapevo che era indelicato, ma ero sicura fosse la risposta giusta, lo avvertivo dentro. “Un tormento simile a chi ha in corpo un demonio, un vento incontrollabile, come una bufera. Accanto a lui..mi sento tormenta dalla mia stessa energia, come se fosse troppa, e volesse uscire ad ogni costo...”
Reborn annui, compiaciuto.
“Brava, hai finalmente imparato a leggere la tua anima. Si, è giusto. Uno dei guardiani fa questo effetto, al boss. Il guardiano in questione, è quello che possiede un’ energia incontenibile e furiosa, e si abbatte sul nemico con la sua ira, scatenando la sua collera nel campo di battaglia, e rimanendo sempre nell’occhio del suo stesso ciclone. Un guerrafondaio, in poche parole, uno che di diplomazia non sa una beata michia. Il suo attributo è azzeccatissimo. Lui.. è il guardiano della Tempesta. Il simbolo sul suo anello è da sempre un piccolo tornado..corrisponde?”
 “Si..è lui..l’anello della Tempesta..” mugugnai. Maledizione, era fregato al massimo..ed ero stata proprio io a spingere tutto in quella direzione!
“We, non ti lagnare, mo’..il destino, non lo scrivi mica di tuo pugno, piccirì.” Mi disse Reborn, schivando con nonchalance, un mio sguardo inceneritore. “Ora, proseguiamo..Ryohei Sasagawa..”
“Che c’entra ora quell’ invasato, maestro Reborn?” chiese Gokudera, allibito.
“Ha un anello anche lui..” sbuffai. Gokudera portò una mano alla faccia, in segno di estremo disappunto. “Maestro..qui è certezza che si trattarsi di un errore. Madornale, aggiungerei..”
“Eh,vediamolo subito..che mi dici su di lui, bell’è papà?”
“Beh..” dissi, riflettendo. “L’ho pensato anche prima, quando hai detto che per me lui è unico. Lo è davvero..lui riesce a riattaccarmi i pezzi, come solo lui sa fare. Mi ricarica le batterie e mi ridà fiducia in me stessa. Accanto a lui, sento..luce, credo..si, mi sento invadere di luce.”
“E poi mi viene a dire che è tutto sbagliato, ma guarda questa..” borbottò Reborn sempre più tronfio. “Si, ci sta pure il guardiano che fa così. Lui è il meno forte dei 6 guardiani, ma ha un potere che nessuno avrà mai. Lui, energico e brillante, è la luce che porta la fortuna alla famiglia. Esso, trasmette la sua stessa potenza tramite il suo bagliore, e abbatte i nemici con il suo entusiasmo dirompente. L’elemento di cui è il guardiano..è il Sole. Ho visto il suo anello, prima, quando stava qua..è la metà esatta di un piccolo sole, piccirì. Bene, concludiamo al dimostrazione con colui che declina l’offerta … Yamamoto. Dimmi..cosa senti vicino a lui?”
Un po imbronciata, guardai Yamamoto, che sorrise. Non potei non ricambiare. Yamamoto..beh, da sempre lui era la mia roccia, lo scoglio che neanche un maremoto scompone. Se ero agitata, lui riusciva sempre a raffreddarmi i nervi. Era sempre così rilassato, così tranquillo..
“Calma..” Mormorai. “Lui..lui mi fa sentire calma, direi. Calma come se fossi sulla cima di una montagna, immersa nel silenzio..”
Reborn rise compiaciuto.
“Uno dei 6 guardiani, riveste il ruolo di colui che scende, calmo e placido, sul campo di battaglia a lavare via il sangue dalla terra e dalla pelle raffreddando ferite e animi, spazzando via ogni ostilità con la sua potente forza, nata dalla quiete che solo lui possiede. E costui è..il guardiano della Pioggia. Guarda il suo anello, piccirì, vediamo se hai visto bene pure qua..”
Presi la mano di Yamamoto, e osservai da vicino, il blasone sul suo anello
“La Pioggia ha il simbolo a forma di goccia..corrisponde?” chiese Reborn.
“Si..è una goccia. Lui..lui è il guardiano..della Pioggia.”
Yamamoto rise nervosamente.
“Ecco..non credo di capire bene tutto questo gran discorso sui simboli e sugli anelli, e..io proprio non posso portarlo, piccolo. Vedi, io gioco a baseball, finirei per romperlo o mi darebbe fastidio. E poi non credo di essere chi dici tu...”
 “No, infatti, finiresti solo per farti male di nuovo al braccio ad ascoltare lui, e non voglio che accada per niente al mondo. Quel tipo coi capelli grigi, se prima era arrabbiato, non oso pensare in che stato si ripresenterà qui..”
Il bel viso di Yamamoto, fu pervaso da una smorfia. Un’espressione che conoscevo già: la sua rabbia.
“Lui..lui sta per tornare?” chiese, fissando l’anello al suo dito medio.
“Si, vuole gli anelli Vongola per sé, ma Dino lo ha imbrogliato consegnandoli dei falsi. Una volta che lui e il suo capo lo avranno capito, torneranno qui.. per vendicarsi, immagino..”
Yamamoto guardò Gokudera, e lui rispose a tono. Li osservai scrutarsi per qualche istante, poi Yamamoto riportò gli occhi al suo anello della Pioggia.
Poi, sul suo volto, vidi sbocciare qualcosa che il mondo femminile, usa chiamare: istinto del maschio Alfa.
“Beh..tu hai detto che senti al mia anima, e il piccolo ha detto che questi anelli vanno da chi vogliono loro, no?”
“Si, certo..” dissi, rassegnata. Sapevo cosa stava accadendo, lottare era vana fatica.
“Beh..quindi è mio, no? lui vuole stare con me, no? Beh..non vedo allora perché quell’esaltato con la spada debba averlo, se è mio. E poi..”
Si voltò verso Gokudera. Ecco, ci siamo..
“Se ci alleniamo di brutto, non credo che ci riuscirà a prenderceli tanto comodamente. Che dici, ciminiera?”
Gokudera fece una smorfia compiaciuta, scorrendo la lingua sulle labbra e portandoci una sigaretta, che accese con un colpo secco di zippo e tirando una lunga boccata, spargendo denso fumo grigio.
“No, ho serissimi dubbi, pallomane. Noi siamo i guardiani dei Vongola dalla nascita, il boss se lo sente dentro. Se replicano..glie lo faremo sentire fuori!”
Reborn ridacchiò sotto i baffi, compiaciuto come un padre davanti ai propri figli. Io dal canto mio, pregavo dio che non si dessero una panciata complice, o avrei dovuto andarmene dalla stanza per non picchiarli. Perché gli uomini amano tanto darsele?
“I vostri allenatori, credo bene vi stiano già aspettando. Voi sapete dove andare..guardiani”
“Non li chiamare così..” ringhiai. Rincarare un’esaltazione già eccessiva, non mi pareva consigliabile. Ma la mia voce, persino per il solitamente riverente Gokudera, era solo un leggero soffio nel vento carico di adrenalina, che quei due pompavano a due mani nei loro polmoni. Yamamoto appese il suo anello al collo come me, e con Gokudera, sparì alla volta di chissà cosa, incontro a chissà quale allenamento, diretto da chissà quale allenatore. Io, dal canto mio, presa dallo sconforto, mi lasciai cadere per terra vicino alla ruota della sedia a rotelle di Basil, che strillò allarmato.
“Hai poco da caricare peso, su quelle belle chiappette ossute, bell’è papà. Tu devi fare il lavoro doppio..”
“Ma tu guarda.. sono sorpresa, giuro..” bofonchiai, afona, mentre Basil cercava un modo per issarmi in piedi, senza cappottare dalla sedia. “Solo per curiosità, o per un inaspettato autolesionismo neonato in me, non saprei..perchè gli anelli hanno i simboli delle previsioni meteo? E il mio..che diavolo di simbolo è, che non capisco..”
Reborn mi venne accanto, e prese il mezzo anello appeso al mio collo, portandomelo davanti agli occhi.
“Presto detto. Gli anelli in tutto sono sette, e sono nati dallo spirito della prima generazione della famiglia Vongola, come ben sai. Quello che invece ignori, è che si dice che il primo boss e i suoi 6 guardiani, erano creature uniche nel loro genere. I 6 guardiani, più il loro boss, avevano caratteri e modi di essere molto particolari e diversi tra loro, tant’è che la gente prese ad associarli ai vari stadi dei fenomeni climatici: il guardiano che più di tutti amava gli scontri, e ci stava in mezzo come una paperella che sguazza nello stagno, prese il nome di guardiano della Tempesta. Quello sempre tranquillo, ma inarrestabile nel punire i nemici, era il guardiano della Pioggia. Quello che pareva non essere mai stanco, sempre luminoso e vitale, divenne il Guardiano del Sole. Esisteva inoltre, anche un guardiano capace di incassare i colpi diretti alla sua famiglia come un parafulmine, rimandandoli indietro come un boomerang. Quello, date le sue capacità, venne chiamato, guardiano del Fulmine. Gli ultimi due guardiani sono i più particolari, invece. Anche se a servizio del boss, non amano ricevere ordini da lui, né obbediscono in caso. Però quei due sono i più forti, tra i guardiani, per cui in genere il boss li lasciava fare come volevano. Nuvola e nebbia, sono i loro attributi..”
“E sarebbe sensata, questa cosa? Tenermi vicino due elementi che potrebbero aizzarsi contro di me?”
“Non lo faranno. Loro non prendono ordini da te, ma sono dalla tua parte. Se necessario, combatteranno i nemici della famiglia al tuo fianco, non temere. I guardiani sono diversi tra loro, ma rimangono fedeli al boss. Colui che porta il tuo anello, il più forte dei portatori..”
“Io..sarei la più forte?” chiesi, incredula.
Reborn annui.
“Tu non immagini neanche di cosa sarai capace, quando avrò finito con te, piccirì. L’anello del boss ti ha scelta a conferma di questa affermazione. Tu possiedi il potere di armonizzare tutti e 6 i poteri dei guardiani, tenendoli in scacco come loro leader. Il tuo attributo è l’elemento che contiene dentro di sé la tempesta, la pioggia, il fulmine, il sole, la nuvola e la nebbia. Tu, bell’è papà, sei la guardiana.. del cielo.”
Nel sentirlo dire così, provai la strana sensazione di calore sottopelle, la stessa che avevo avvertito al cospetto dello stemma araldico dei Vongola. Il mio sangue..aveva reagito a quelle parole.
“Chi sono questi ultimi 3 guardiani?” chiesi, guardando il mio mezzo anello, notando solo ora che era effettivamente, dello stesso colore del cielo terso.  “Arriveranno qui anche loro?”
“No, loro tre avranno un trattamento particolare, tesoro..” intervenne Dino. “A dire il vero, non sappiamo bene chi siano quelli della nebbia e del fulmine. Però stamattina, il custode mi ha comunicato chi è il portatore dell’anello della Nuvola. Sarò io ad allenarlo, sai?”
“Ah si? Un momento..la Nuvola non è uno di quelli che rifiuta gli ordini? Come farai ad allenare uno che a priori non ti vorrà dar retta?”
“No, più importante..Romario e i tuoi uomini vengono? Lo sai cosa succede, se fai le cose da solo, Dinuccio..”
Dino arrossì stizzito.
“Ti ho detto cento volte che non voglio che mi chiami Dinuccio, non ho più 11 anni! Si, me li porto, me li porto..anche se non servono! Non ho più problemi, ormai..”
“Ah no?” disse Reborn, scettico. Prese da un tavolino lì accanto un’arancia, e la scaglio con violenza contro Dino. Lui per tutta risposta estrasse agile la frusta dalla giacca, pronto a colpirla. Ma successe qualcosa di assurdo. In meno di tre secondi Dino, sa solo dio come, si ritrovò attorcigliato come un salame dentro la sua stessa frutta, con l’arancia spappolata in fronte.
“Non hai più problemi, eh?” lo schernì Reborn. Dino grugnì, cercando di liberarsi. Io corsi da lui, e allentai la corda, per farlo uscire da quella stretta. Dino era mortificato.
“Ma cosa combini? Contro Squalo, hai fatto scintille! Perché adesso, lasci che ti prenda in giro, facendo simili gaffe?” gli chiesi.
“Non lo fa apposta, è la sua vera natura, questa. Dino è abbastanza bravo con la frusta, ma solo davanti alla sua famiglia. Senza, disgraziatamente.. è una foca monaca. Contro Squalo, Dino aveva piazzato i suoi uomini dappertutto per eventualità, ed è riuscito a combattere al meglio di sé. Però, adesso che non ci sta nessuno dei suoi..ed eccolo lì.”
Ero scioccata a morte. Dino, il mio eroico salvatore..un imbranato?
“Beh, chissenefrega! I miei uomini ci saranno, durante l’allenamento del guardiano della nuvola. Anche perché, dal profilo che mi hai tracciato, col cavolo che vorrei restare solo a tu per tu con quel maniaco, sinceramente..”
“No, fermo, cosa? Maniaco? Il guardiano della Nuvola..è un maniaco?”
“Beh, non del genere Shamall, quello no. Però..beh, diciamo che è meglio non farlo arrabbiare, ecco. Però è perfetto per l’anello della Nuvola, te lo assicuro, tesoro. Ribelle, testardo, anarchico, inarrestabile e dotato di una forza seconda a nessuno. E’ un po troppo violento, magari, ma vedrai che riuscirò a far diventare utile anche questa particolarità.”
“Mio dio..un essere simile..è spaventoso! Non vorrei proprio dovermi presentare, a un simile individuo...”
Dino e Reborn risero.
“Che diavolo avete da ridere, adesso?”
“Non devi presentarti a lui, perchè lo conosci già!” disse Dino. “Pensa, è un tuo compagni di scuola, lo vedi tutti i giorni!”
Un mio compagno di scuola? Ma non era possibile! Non esisteva nessuno, nella mia classe o nelle altre, che fosse anarchico, violento e inarresta..oh mio dio!
“Eccola, l’ha trovato..” sghignazzò Reborn. Io lo guardai, la pelle d’oca su tutto il corpo.
“No, non è possibile, non puoi averlo fatto..”
“Non occorre agitarsi, adesso. Ha ragione Dino, l’anello ha scelto il suo guardiano alla perfezione..”
“No, non è la perfezione, è un suicidio! Reborn, se ho capito davvero di chi stiamo parlando, Dino non avrà scampo, lo ucciderà!”
“Non agitarti in questo modo, tesoro..” mi disse dolcemente Dino, carezzandomi le braccia. “Mi sono informato bene, cosa credi? È si molto violento e decisamente pericoloso, ma..ti posso assicurare che nonostante tutto..Kyoya Hibari non ha mai ucciso nessuno!”
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: kazuha89