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Autore: controcorrente    10/06/2013    3 recensioni
Perla ha dodici anni e fa parte di una nobile famiglia. Un giorno suo padre annuncia il matrimonio della sorella maggiore Carlotta con un aristocratico del posto. Attraverso il suo diario, scritto ad un'amica immaginaria di nome Penelope, Perla racconta le difficili traversie di un matrimonio della fine del 1600, i problemi e gli accidenti che possono succedere, con umorismo tagliente tra grasse zie monache, vecchi cicisbei e anziani parenti dai nomi improbabili e dall'udito poco sveglio. Perché in fondo, occorre saperci ridere sopra qualche volta.
Genere: Commedia, Satirico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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SULLA VARIETA' DELLE SPECIE DEI GIARDINI ED I LORO SEGRETI

 

Cara Penelope,

 

i preparativi procedono ed ora che le incertezze di Carlotta sono venute meno, grazie alla saggezza di Aronne, i suoi modi sono tornati irritanti come al solito.

Si aggira per la villa insieme alla signora madre ed alla zia Mena, entrambe ligie al compito di accompagnare la futura signora Della Rovere. Dovresti vederla come cicala e si atteggia a futura dama consumata!

Non fa altro che cantare lodi di Messer Alberto...finché un giorno persi la pazienza. Sorella, me lo avete gìà detto! dissi, tentando di porre fine a quel castigo...e lei, cara Penelope, sai come ha risposto?

Voi dite così solo perché siete invidiosa di me! Io mi sposerò e voi verrete sbattuta in qualche remoto convento, a battere i ginocchi sulla nuda pietra! aveva detto, preda di uno dei suoi momenti di arroganza.

NON E'VERO! avevo strillato,. scocciata dalle pretese di onniscienza della futura sposa.

A quel punto, la signora madre è uscita dal salottino, attirata dal nostro alterco. Che sta succedendo? aveva chiesto, sventolando freneticamente il ventaglio.

Carlotta allora mi aveva preceduto. Madre! aveva detto querula Perla mi sta mancando di rispetto!

Lei ha guardato la sua primogenita con fare esasperato...prima di rivolgersi a me con un piglio duro e severo. Perla, non dovete essere irrispettosa con vostra sorella. Sta per sposarsi e dovete essere paziente. Questo atteggiamento non è degno di una donna del vostro lignaggio. Ora andate nel vostro studiolo e riflettete sulla vostra condotta.aveva detto, prima di recarsi con Carlotta al piano inferiore.

A quel pensiero mi indignai...eppure mia madre non volle sentire ragioni. Dopo avermi messo in punizione, si dileguò, insieme ad una nuvola di profumo.  Ammetto che mi dispiacque molto questa scelta. Quel giorno, zia Mena aveva fatto venire una modista nella nostra casa per poter discutere sui modelli di abito da sposa più adatti all'occasione. Grazie a mia sorella, però, non ho potuto vedere quei nuovi disegni e mi rincrebbe non poco non partecipare a questa attività.

Ho saputo che la sarta aveva avuto nuovi modelli di fattura parigina, con pizzi di Bruges e nuove tonalità di colore che vanno di moda nella corte francese. Provai così a trovare sollievo dalla lettura dei libri della biblioteca...ma non ero felice della cosa.

Così, presa dalla stizza, colpii una statuetta di legno che si trovava su un tavolino del posto. Prima che potessi afferrarla, questa sbatte con un tonfo secco contro la parete e...prodigio, amica mia! Quasi senza far rumore, come se i meccanismi di apertura fossero ben conservati e curati, la parete si aprì mostrando una nicchia.

Ammetto che non avevo mai visto niente di simile. Avevo letto qualche fiaba ma non immaginavo di trovare un anfratto segreto dentro la mia dimora. Perplessa, allungai il capo.

Era una nicchia di medie dimensioni ma quello che mi colpì, non appena ebbi modo di vederlo meglio, era il suo tesoro.

Si trattava di circa una decina di volumi di medie e piccole dimensioni, dalla copertina assolutamente anonima.

Aggrottai la fronte, chiedendomi la ragione di un simile nascondiglio e, con un vago senso di timore, guardai frettolosamente la porta. La signora madre mi aveva messo in punizione ed ora ero completamente sola. Il signor padre si era recato in città per discutere di alcune questioni con altri esimi gentiluomini e per accertarsi che gli inviti per il matrimonio di Carlotta giungessero a destinazione. Questo pensiero mi rassicurò non poco...così, presi un libro a caso.

Non sapendo quanto sarei rimasta in punizione, pensai bene di darmi alla lettura...se non altro per sapere per quale ragione quei libri fossero nascosti lì e non sugli scaffali.

Aprii il primo volume, quello più piccolo e dall'aria più anonima.

Guardai per la seconda volta verso l'uscio e poi, certa di essere sola, cominciai a sfogliare la carta...e non potei che rimanere perplessa e delusa. Il titolo diceva Memorie di giardinaggio e della coltura del fiore ma ti posso assicurare che non vi era menzione di piante e affini.

In compenso c'erano molte immagini di femmine discinte insieme ad altre loro simili e ad uomini attraenti semivestiti che cingevano i corpi muliebri in pose mai viste. Nemmeno la fontana del giardino all'italiana di zia Mena mostra pose tanto innaturali. Non capisco, Penelope. Come può la femmina aprire le gambe in tale maniera e scoprire le pudenda così svergognatamente?

Come può l'uomo avere una virilità tanto accentuata al punto da non entrare nei pantaloni? Pensai e ripensai poi, non riuscendo a trovar risposta, presi un foglio e abbozzai una delle sagome. Giacché la carta non soddisfaceva il mio sbigottimento, decisi di prendere nota e imparare dal mondo, al fine da evitare simili ignoranze.

Per mia fortuna, ero molto brava a disegnare.

Feci rapidamente i miei schizzi, per poi rimettere tutto a posto. Poi, senza fare una piega, cominciai ad esplorare i piani inferiori della casa. Come dice Galileo Galilei e Bacone, è necessario verificare sul campo le conoscenze apprese teoricamente...e chi sono io per mettere in dubbio simili autorità?

Così, badando bene di non essere vista, mi incamminai verso i piani della servitù.

Lo facevo spesso, quando ero più piccola e, malgrado dovessi comportarmi in modo più accorto e raffinato, non riuscivo a togliermi di dosso il piacere di poter godere un po' dell'aria aperta.

Quel giorno, approfittando del fatto che nessuno badava a me, mi incamminai verso i piani della servitù.

Subito l'odore di cibo mi investì, come se fosse una sorta di nuvola aromatica. Le spezie raggiungevano dense il mio naso, facendomi quasi il solletico. Approfittando della mia gracile corporatura, sgattaiolai via, quasi senza far rumore. Non volevo essere vista da nessuno, giacché era una cosa davvero poco consona al mio rango...ma la curiosità era troppa per badare a quelle che allora consideravo come inezie, se confrontate con il mio desiderio di sapere.

In ogni caso, cara amica, non vi rimasi a lungo.

Il timore di essere scoperta e la consapevolezza che quel posto non faceva per me, mi consigliarono saggiamente di recarmi in giardino. C'era un'ala leggermente scostata rispetto alle altre, dove fiorivano rose di vario genere e colore. Era uno dei posti che preferivo...ma quel giorno, con mio grande sbigottimento, scoprii che non ero la sola a pensarlo.

Poco lontano, infatti, vidi zia Mena insieme a Messer Francesco. Ella indossava un abito sobrio che esaltava con grazia le forme generose. Camminava al suo fianco, sorridendo radiosa, come raramente sono solita trovarla nella dimora del fratello.

Per qualche strano motivo, provo notevole imbarazzo, quando la scopro in simili atteggiamenti. Il signor padre e la signora madre non usano una simile vicinanza, mantenendo delle maniere controllate. Non potrebbe comunque essere diversamente. La scuola spagnola è molto ligia in materia di etichetta e di certo, come potrai immaginare, nemmeno io ho apprezzato molto questa vicinanza ma non posso biasimare mia zia. Senza il signor padre nelle vicinanze, può assumere l'atteggiamento che desidera, con buona pace dei nervi del fratellastro.

Ad ogni modo, non rimasi molto a vedere i due civettare con tanta animosità.

Mi mettevano a disagio.

Così, mentre mi guardavo attorno, alla ricerca di qualcosa di vagamente interessante, mi accorsi di una scia di profumo che, difficilmente avrei scordato. Lesta, mi avviai in direzione dell'odore, chiedendomi come fosse possibile tutto questo.

Attraversai i roseti fino a giungere al labirinto che il nonno aveva fatto erigere per festeggiare la gravidanza della moglie. Era una struttura molto grande, con mura di verde alte e spesse.

Non ci passavo spesso, anche perché troppo movimento era considerato nocivo per la salute di una donna. Volendo evitare l'imbarazzante corteggiamento dei due e la furia di mia zia Mena, decisi di addentrarmi là, al fine di evitare quell'increscioso inconveniente...ma, come si dice, è inutile fuggire il Destino, quando questi propone tempesta nei tuoi confronti.

Stavo camminando tra quelle piante, quando intravidi un farsetto di pregiatissima fattura, accompagnato da una chioma ben pettinata. A quella vista, mi fermai. Era indubbiamente un nobile...ma quello che mi lasciò sgomenta fu che io lo conoscevo.

Era Messer Alberto.

Subito mi indignai.

La signora madre era una donna molto precisa e ci teneva particolarmente al rispetto dell'etichetta. Aveva disposto con severa puntigliosità tutti i passaggi del corteggiamento, in modo da non svilire il casato di entrambe le famiglie...così, quando notai il promesso di mia sorella, non potei che irritarmi.

Avrebbe comunque sposato Carlotta, a che pro disonorarla così?

L'andatura furtiva, poi, non mi rasserenava affatto...per questo, presa da uno strano desiderio di capire cosa stesse passando per la testa a quel lezioso aristocratico, decisi di seguirlo, badando bene a non farmi scoprire.

Camminai per diverso tempo, sfruttando le fronde e la mia piccola statura per nascondermi bene. Messer Alberto proseguì a lungo tra quel fogliame, come se sapesse dove si stesse dirigendo...il che era assai strano, dal momento che non era mai giunto nella mia dimora, prima del fidanzamento.

Poi si fermò, nei pressi di uno dei tanti tempietti che decoravano la costruzione e mosse la testa a destra e sinistra, come per accertarsi che non ci fosse nessuno intorno...ma, in quel momento del giorno, chi vuoi che venisse là?

Indubbiamente aspettava qualcuno...e poco dopo ne ebbi la conferma.

Era un giovane servo mulatto, dallo sguardo molle ed i lunghi capelli legati in un codino. Vedendolo, Messer Alberto gli venne incontro, a passo furioso.

Per un momento, ho creduto che volesse malmenarlo...ma venni subito smentita. Il giovin signore lo prese per il bavero della livrea e, senza attendere risposta, unì la propria bocca con la sua.

Cara Penelope, credo che fosse un modo straniero.Ho saputo che in alcune parti di questo mondo tanto vario e bizzarro, alcuni popoli sono soliti baciarsi sulla bocca per salutarsi. Non pensavo però che Messer Alberto avesse una morale tanto elastica.

Usare una singolare confidenza con qualcuno che non è un proprio pari è oltremodo disdicevole...o almeno cos' pensai.

Il servo ricambiò con ugual trasporto, cominciando a stropicciare le sue plebee mani sul farsetto del nobile e strofinandosi come un gatto alle gambe di quest'ultimo.

-Oh, Alberto, siete arrivato finalmente!-disse, con un tono affannoso.

-Già- fece questi- ora datemi sollievo.-

-Subito- mormorò il servitore, prima di inginocchiarsi come Sir Lancillotto quando divenne cavaliere. Cercò l'apertura dei pantaloni e poi avvicinò il viso...a cercare cosa poi, non ne ho la più pallida idea. Messer Alberto però gemette, con un'espressione soddisfatta e quindi credo che, qualsiasi cosa quel servo avesse fatto, dovesse essere assai piacevole.

Vidi la testa muoversi un po', fino a quando il fidanzato di mia sorella non emise un lamento strozzato.

Una volta finito, il nobile prese di nuovo il servo per i capelli, salutandolo di nuovo con quel bacio in bocca prolungato che aveva usato agli inizi e che io cominciavo a non comprendere più. Posso capire la necessità di salutare quel plebeo una volta...ma due poi e senza nessuna ragione, per giunta!

La stranezza comunque proseguì.

Il servo, per quello che potevo vedere, calò i pantaloni e le braghe...e lo stesso fece Messer Alberto, il quale compì un'azione oltremodo spudorata. Si mise carponi, come una delle tante bestie che affollano il Creato, offrendomi una visuale per nulla richiesta delle sue natiche bianche. Il negretto, per parte sua, si pose dietro alle terga di Messer Alberto e, dopo averlo avvicinato ulteriormente al suo corpo, cominciò a muovere il bacino.

Ad ogni movimento, il fidanzato di mia sorella lanciava gemiti estasiati. -Ah!-faceva, ad ogni colpo di reni dell'altro e la cosa continuò per qualche momento, fino a quando non sentii un rantolo soffocato.

Osservai la scena per tutto il suo svolgimento, senza fiatare...poi i due si rimisero in piedi. -Oh, grazie mille, Miguel...è sempre un piacere saper che siete sempre all'altezza della dote del vostro popolo-disse il promesso di mia sorella, tastandogli il cavallo dei pantaloni ed afferrandogli la parte centrale. Il neretto trattenne un gemito, simile a quello del padrone- la prossima volta, voglio vedere come cavalchi.-

Con queste parole, i due si allontanarono.

Una volta sola, uscii dal mio nascondiglio.

Mentre assistevo a quel bizzarro spettacolo, tirai fuori i bozzetti che avevo fatto delle immagini del libro contenuto nello scomparto segreto della bibloteca...e, confrontando razionalmente quanto avevo visto con le immagini ritratti, non potei che scorgere delle somiglianze non da poco, soprattutto su alcune che recavano la scritta "Sodomia"...poi scrollai le spalle. Un matrimonio è per sua natura imperfetto se basato su criteri irrazionali...se mai Messer Alberto avesse avuto queste abitudini, chi ero io per rovinare questa unione? Mia sorella non vedeva l'ora di sposarsi...per cui decisi saggiamente di tenere per me questo particolare, anche se la posizione sottomessa dell'uomo mi lasciava seri dubbi sulla sua virilità, a differenza del moro che di certo non aveva questi problemi.

Se tale era la consuetudine del mio cognato, Carlotta non avrebbe dovuto temere la concorrenza di meretrici, come è accaduto alla signora madre, per dare alla luce un erede ma impegnarsi maggiormente a spronare il futuro sposo nell'assolvere il suo compito.

E poi, in tutta sincerità, a che pro rivelare simile episodio?

Mia sorella, lasciata nell'ignoranza dell'accaduto, avrebbe avuto il suo matrimonio con tutti gli onori...poi, nel caso il vizio fosse venuto a galla, ciò sarebbe indubbiamente successo solo quando sarebbe diventata madre. In ogni caso, potevo comprendere il fidanzato di mia sorella. Per tutta la durata del coito animalesco, il servo non aveva mai aperto bocca...a differenza di Carlotta che non sta zitta un momento.

Per un momento, cara Penelope, sono stata tentata di chiedere a Messer Alberto di fare uno scambio: il suo servo nero e muto per mia sorella...ma temo che non avrebbe accettato. Con mio sommo rincrescimento, Carlotta è insostituibile.

 

Capitolo particolare. Io non mi pronuncio ma avevo in mente questa scena sin dall'inizio. Sto massacrando Carlotta ma vi garantisco che lei non è innamorata del suo fidanzato...quanto al vizietto, spero che sia piaciuta la scena.

Non sono brava con le lemon ma stranamente le slash mi vengono meglio delle etero, dove ho maggiori imbarazzi. Ringrazio tutti per la lettura ed a presto!

 

 

 

   
 
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