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Autore: Hikari93    10/06/2013    8 recensioni
«Posso parlarti un istante?»
[...]
«Mh, ti ascolto.» Allungò la testa verso sinistra; cercava un altro tomo per la ricerca di scienze. «Su, parla.»
«Non potresti almeno girarti?»
Madara alzò gli occhi in aria, sbilanciandosi contemporaneamente di lato, sempre alla ricerca. «Al massimo puoi aspettare che finisco. Poi poso la scala e…»
«Credo proprio che tu mi piaccia, Madara.»
01. Dichiarazione:
02. Problemi di gelosia;
[HashiMada - Spin Off di "Non avere paura"]
[EDIT: Da "oneshot", è diventata una "raccolta"]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hashirama Senju, Madara Uchiha
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessun contesto
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Vita quotidiana
 


02. Problemi di gelosia

 






 

La classe aveva il pessimo vizio di alzare la voce in maniera esorbitante non appena il sensei metteva piede fuori dall’aula. Madara guardava al tutto come un attacco mirato alla sensibilità dei suoi timpani, che urlavano persino più degli altri, ricercando quella pace che era loro negata.
Dunque, per distrarsi dalla bolgia, Madara preferiva lanciarsi a capofitto tra le righe di un qualunque libro, indipendentemente da se avesse bisogno o meno di un ripasso per l’ora successiva. Focalizzarsi sulle parole, sperando di annullare tutto quello che lo circondava, sembrava il rimedio perfetto.
«Madara?»
No, Hashirama, non ora. Sto cercando di cancellare la mia presenza da questo posto. «Mh?»
«Non sei stanco di tenere sempre la testa sui libri? Perché non ti rilassi almeno nel cambio dell’ora?»
Madara mise su un naturalissimo sguardo accigliato, fissando Hashirama con sbigottimento. I suoi occhi chiedevano silenziosamente come ci si potesse riposare mentalmente con quel casino.
«Ma si tratta di cinque minuti al massimo» obiettò l’altro. «Potresti sopportare.»
«Il tempo è una variabile così stramba» commentò Madara. «Sembra assurdo come cinque minuti possano divenire eoni, men-»
«E piantatela un po’, su!»
Entrambi si voltarono in direzione della voce femminile che aveva sovrastato le altre: Mito Uzumaki si ergeva in piedi, con i pugni che toccavano il banco e l’espressione imbronciata. In quanto rappresentante di classe, la ragazzina si sentiva in dovere di far tacere una volta per sempre quel continuo vociare, e ogni volta che perdeva le staffe, spazientita di dover reclamare il silenzio sottovoce, riusciva nel suo intento, ottenendo un’atmosfera tombale, impregnata di qualche sussurro, che durava da lì a mezzo minuto.
«Ci mancavano solo gli starnazzi di quell’oca, adesso la fattoria è al completo» bisbigliò Madara, slanciandosi di lato, con la guancia poggiata sul dorso della mano.
«Beh, è suo compito quello di tenere un po’ d’ordine» replicò Hashirama. «Non credo che abbia fatto qualcosa di male. Dovresti provare a controllare la tua stizza, in questi casi» ridacchiò.
Qualcuno, udendoli parlottare, produrre uno sssssh esplicativo che attirò l’attenzione di molte teste nei loro riguardi. Madara ne rimase indifferente, evitando di realizzare che tutto quello che doveva sopportare lui, e anche troppo spesso, era nulla in confronto a un parlottare sommesso come quello tra lui e Hashirama; quindi continuò a fissare la finestra a lato fin quando non notò, facendo slittare velocemente gli occhi sulla marmaglia in osservazione, che Mito fissava con fin troppa intensità il suo compagno di banco.
Si sentì invadere da un fastidio acuto che subito identificò – negandolo all’istante, ancor prima di comprenderlo – come assurda e stupida gelosia. Alla vista di Mito, voci malefiche gli suggerivano minacce poco garbate – ti cavo gli occhi, se non la pianti – che preferiva lasciare dormienti in testa, mentre i pugni, nascosti sotto al banco, si chiudevano, e le gambe lottavano per muoversi in un movimento di puro e semplice nervosismo che Madara si sforzava di trattenere. Non fu capace di far agire nemmeno un muscolo, neppure guardò Hashirama e la sua espressione. Non pensava di poterlo trovare interessato o di riuscire a leggere del vago interesse nei suoi occhi, ma, anche nel caso in cui avesse voluto controllare, non ci sarebbe riuscito. Subì addosso una pressione asfissiante, e solo quando finalmente la ragazza distolse gli occhi riuscì a respirare di nuovo e a sentirsi più tranquillo.  
Si ripeté quanto il tempo fosse maledettamente tiranno e stronzo, a durare tanto quanto desiderava, accorgendosi in contemporanea di quanto realmente piccoli fossero gli uomini: incapaci di gestire i propri ritmi, le emozioni e le reazioni a un qualunque tipo di stimolo.
Vide Mito sedersi, ma non ebbe il tempo di sospirare di sollievo che la ragazza ancorò di nuovo lo sguardo a chi non doveva.
Respira, respira, respira.
Avvertì la sconfitta del corpo contro la mente e il cuore, percependosi come una creatura immensamente debole – condizione che lo faceva raggelare dall’imbarazzo per via di un orgoglio ferito – che mai, mai e poi mai avrebbe potuto immaginare, soltanto poco tempo prima, di poter provare un sentimento così corrosivo come un’infondata – perché era così – gelosia.
Quando far finta di nulla non servì a migliorare la situazione, Madara intervenne: «Mh… senti, Hashirama…» L’altro si voltò, incentivandolo a continuare con uno sguardo curioso e assorto. «Volevo dirti… ecco…» Per la miseria!
«Sì, cosa c’è?» insistette l’altro.
«Mi spiegheresti questo pezzo di storia?» chiese d’impulso, trovandosi davanti il libro che aveva aperto nei minuti precedenti. «L’ultima parte» specificò.
Si lodò per la sua compostezza, per la maniera in cui si era parzialmente riscattato, riuscendo a mantenere un tono neutro sebbene si fosse trovato in difficoltà. Hashirama gli sorrise, e Madara lo imitò dentro di sé, anche senza arcuare le labbra.
Una sola pecca in tutto quello: quando Hashirama cominciò a spiegargli quel paragrafo che tecnicamente non gli era chiaro, Madara sfoggiò un’occhiata soddisfatta verso la chioma rossa di Mito, che ora dava loro le spalle.
E ad Hashirama non sfuggì.
«Ok» cantilenò, trascinando le vocali, sorridente, «e spieghiamo questo pezzo.»

 
 






































































 
 
 
 

Ok.
 
Ho deciso di farne una piccola raccolta – ho anche qualche altro “episodio” in mente, sempre piccino come questo, niente di complicato, cose che scrivo in poco tempo anche per divertirmi e tenermi in “allenamento” con la scrittura e l’HashiMada. U___U; tecnicamente, mi sfizio immensamente a scrivere di loro, dunque lo faccio. XD Come già detto altrove, per le long mi ci vuole più concentrazione e ora non posso permettermelo. Domando – come sempre – scusa.
 
Per il capitolo ho ben poco da dire, anzi, nulla. E’ talmente lineare e semplice che dubito ci sia qualcosa da aggiungere oltre ciò che la storia già dice. XD Dalla frase finale di Hashirama, voglio lasciare intuire che questa scena si svolge dopo il precedente capitolo. In ogni caso, vi ricordo che si tratta di una raccolta, e che quindi i capitoli non per forza dovranno susseguirsi. :)
Ah, solo due parole su Mito. Io non punto a renderla l’antipatica della situazione. Non la conosco come personaggio, perché Kishimoto non ci ha mostrato nulla, ma mi rifaccio al carattere “forte” di alcuni Uzumaki, come Karin, Naruto o Kushina. Spero che sia soddisfacente, poi ognuno la immagina come pare a sé. XD Questa è la mia versione. XD
 
Ho cambiato il titolo della storia in “Vita quotidiana”, che penso possa esprimere semplicemente quello a cui punto, ossia a scrivere cose leggere, del tutto differenti da quelle della longfic principale. :)
 
Quindi, nient’altro.
Solita solfa: per dubbi, problemi, critiche, chiacchiere, quellochevolete, aggiungetemi su facebook, contattatemi su EFP, commentate, maleditemi silenziosamente. UwU
Come vi pare.
 
Grazie per aver letto di nuovo – vado a rispondere a un paio di recensioni, ARGH. >_____>”








   
 
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