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Autore: LaGraziaViolenta    10/06/2013    5 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove il Malefico Trio dimentica per cinque minuti tutti i propri guai.



Quella notte dormii male. I sensi di colpa si fecero sentire.
Avevo trattato male Potter serpe, e per di più il giorno prima della partita di Quidditch. Sicuramente lui era nervoso a causa della partita, e io non lo avevo aiutato. Probabilmente non avrebbe centrato neanche un anello con la Pluffa, per colpa mia.
Ma, insomma, da quando ero diventata così superba? Di certo non ero così importante nella sua vita da condizionarlo tanto.
Non mi ero comportata bene, comunque.
Passai la notte a girarmi e rigirarmi nel letto come una trottola. La mattina ero talmente avvolta nelle coperte da sembrare un kebab in una piadina.
In realtà del Quidditch non me ne importava niente, quindi andai a far colazione con l’entusiasmo di un bradipo. A rianimarmi fu solo l’incontro con Jeanie e Chelsea.
«Mi dispiace non poter andare in tribuna tutte insieme» mormorai.
«Verrei con te, ma è contro il regolamento» disse Jeanie,
«Madame Corvonero userebbe il campo da Quidditch come latrina, se il regolamento lo imponesse» sghignazzò Chelsea.
Jeanie arricciò il naso e sistemò gli occhiali. «Non vedo perché dovrebbe esserci una regola tanto assurda. Le regole esistono per un motivo, e questa non ne avrebbe nessuno.»
«E se tutti i bagni del castello fossero intasati?»
Jeanie sbatté le palpebre, poi sulla sua fronte comparve una ruga di preoccupazione.
Chelsea sorrise. «Via, tranquilla. In verità ho un’attività più interessante da proporvi.»
Mi grattai la punta del naso. Riflettei. «Non è difficile trovare qualcosa di più interessante del Quidditch.»
«Ma saltare la partita non è permesso» scattò Jeanie.
Chelsea si fregò le mani. «Alla partita ci andremo. È solo nel pre-partita che vi offrirò uno spettacolo gustoso. Vi darà da pensare per molto, molto tempo. Seguitemi, truppa.»
Non sapevo perché, ma prevedevo guai. Io e Jeanie la seguimmo. «Vuoi andare a saccheggiare le cucine per caso?»
«No no» rise Chelsea.
«Ti avverto, Chelsea Shields, se Corvonero perde un solo punto per colpa tua, o peggio, se mi beccherò una punizione…»
«Preferirei avere a che fare con dei Mangiamorte piuttosto che metterti nei guai, Jeanie. Temo le conseguenze.»
Mangiamorte? E che era? Alzai gli occhi al cielo, scavando nella mia memoria. No, mai sentita questa cosa. Forse era un dolce dei maghi, tipo gli Scarafaggi a grappolo. Immaginai un bastoncino di liquirizia scolpito con la simpatica faccina della morte. Avrei potuto provare a chiederlo a Mielandia.
Chelsea si diresse fuori dal castello, seguendo altri studenti che si avviavano già verso gli spalti. Il freddo mi pungeva le narici. Avvolsi più stretta la mia sciarpa.
«Stiamo semplicemente andando in tribuna, Chelsea» fece notare Jeanie. «Per tanto così potevamo restare ancora al castello e digerire al caldo la colazione!»
«Malfidata» rispose Chelsea. «Aspetta e vedrai. Eccome se vedrai, anche senza i tuoi occhiali le vedrai certe cose.»
Entrammo in un corridoio che portava alle tribune. O almeno credevo: questo non aveva le scale. Al contrario, era in piano e sembrava più lungo. Era buio e umido. Vedevo a malapena le sagome di Chelsea e Jeanie. Afferrai Jeanie per un braccio in modo da non perderla e poterla seguire.
«Ecco, fate silenzio adesso, e tendete le orecchie» sussurrò Chelsea. «Tra poco inizierete a sentire qualcosa… Voce bassa, mi raccomando.»
Arrivammo a una porta di legno socchiusa da cui usciva un filo di luce. Tesi la mano per afferrare la maniglia, ma Chelsea l’afferrò e mi fece di no con la testa. Si avvicinò alla porta e sbirciò dentro. Il raggio di luce le illuminò il viso. Il suo sorriso assunse un che di inquietante.
Tesi le orecchie, e ascoltai.
Risate.
Colpi.
Voci maschili.
«Ehi, stai sbagliando. Prima volta?»
«Eh, sì…»
«Va afferrato così. Capito?»
«Mh.»
«Nato babbano, immagino. Ricordi quelle due palle? Ecco, con quelle devi avere paura, oh sì… Ma tu questo non mollarlo mai, altrimenti sono cazzi.» Risata. «Per così dire.»
Il cuore mi balzò il gola. Possibile che fosse…
«La prima volta è sempre complicata, ma vedrai, te la godrai in pieno.»
Una conversazione yaoi!
«E le volte dopo saranno ancora meglio.»
«Jeanie!» pigolai, stringendo il suo braccio. Chelsea si voltò verso di noi e ci fece cenno di avanzare. Cedette il suo posto a Jeanie, così sbirciò anche lei dallo spiraglio della porta.
«Oh!» fece. La luce illuminò il rossore del suo viso.
«Non potrai più farne a meno. Non ti preoccupare, i guai li teniamo lontani noi. Tu pensa a fare centro.»
«Il primo centro non si scorda mai, come la prima volta.»
Una risata roca. Jeanie sussultò e si tolse dalla porta. «Ridicolo» mormorò. Si sistemò di nuovo gli occhiali. Era ancora rossa. «Veramente ridicolo… Chelsea, nemmeno da te mi aspettavo tanto…»
Chelsea ridacchiò e mi spinse verso lo spiraglio di luce.
Il cuore mi batteva a più non posso. Un nodo mi chiudeva la gola e sentivo i palmi delle mani sudati. Mi accostai alla porta.
Delle panche di legno erano ricoperte da maglioni e da pantaloni delle divise. Alcune sciarpe blu e bronzo erano appese a dei ganci. Dei ragazzi a torso nudo, o in mutande, vagavano per la stanza. Uno con gambe lunghe e magre si sedette su una panca e si infilò del calzoni.
Capii. Era lo spogliatoio di Quidditch di Corvonero.
Trattenni il respiro. Un ragazzo con dei gran bei bicipiti entrò nella mia visuale. Sgranai gli occhi.
Il respiro caldo di Chelsea mi sfiorò l’orecchio. «E chi ci pensa a Malfoy dopo una roba del genere, eh?»
Mi morsi le labbra per costringermi a tacere. Rischiavo di essere scoperta. Ripresami dallo shock, guardai ancora il resto della squadra: in realtà, a parte mister bicipite, gli altri erano tutti magrolini. Addirittura c’era un ragazzino del primo anno, un bambino in pratica, che si passava la scopa da una mano all’altra. Un ragazzo più grande col volto butterato gli si avvicinò.
«Ti ho mostrato prima come si tiene.» Prese la propria scopa e ci salì a cavalcioni. «Così.»
«Così» ripeté il ragazzino. Era pallido in viso.
Mi tolsi dalla porta e guardai Chelsea, sconvolta. Nella penombra ebbi l’impressione che stesse sorridendo. Fece cenno di seguirla.
Ripercorremmo il corridoio al contrario e alla fine tornammo all’aria aperta.
«Be’, che ne dite?» fece Chelsea portandosi una mano al petto. «Onore e lode a me per aver scoperto questa meraviglia!»
Jeanie tirò un sospiro. Le sue guance erano ancora rosse. «Dovresti vergognarti, invece… Spiare così una squadra di Quidditch, negli spogliatoi. È roba da maniaci!»
«Non mi sembravi tanto dispiaciuta» disse Chelsea. Il colorito rosso di Jeanie si fece più intenso. «Il battitore più figo di tutto il campionato è quel Corvonero. A furia di dar mazzate ai bolidi! Premio aggiudicato. E poi se la porta dello spogliatoio è difettosa e non si chiude bene non è colpa mia. Hai visto, Serena, che braccia?»
Non ero sicura di riuscire a tirar fuori una voce da persona normale, in quella circostanza. Mi limitai ad annuire.
«Cribbio, i battitori di Grifondoro hanno le braccia flaccide, a confronto…»
«Chelsea!» esclamò Jeanie. «Quindi sei andata a spiare anche i Grifondoro?»
Sorrisi, l’aria fredda di ottobre che mi sferzava il viso. Dopotutto, Chelsea e Mirtilla Malcontenta avevano qualcosa in comune.
  
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