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Autore: Writer98    11/06/2013    12 recensioni
Un amore travagliato, tormentato. Un amore senza pace. Ma così forte, da superare qualunque ostacolo. Lacrime, pianti, rabbia, sorrisi. Solitudine, nessuno con cui sfogarsi, nessuno con cui parlare. Droga, alcool, autolesionismo. La storia di due ragazzi completamente diversi, così tanto da innamorarsi. Non vivranno una vita facile, per niente. Cosa succederà alla fine? lo scoprirete solo leggendo.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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dssdsddssdasasasas


dss Ivy.   saasas
 Jessie.   asasas Sam.                                                  ssaas Alex.   asasas Perrie Edwards (fidanzata di Zayn).




2.

Jill era in piedi, fissando dalla finestra dai vetri appannati, la neve che cadeva su New York. Faceva così freddo in quella casa. Lei non poteva permettersi i riscaldamenti. Ma aveva dimenticato qualcosa, qualcosa di molto importante perché, proprio quell'oggi, sarebbe passato il padrone di casa a ritirare i tre mesi arretrati dell'affitto. Non aveva un soldo, nemmeno un dollaro per pagarlo. Tutto quello che le rimanevano erano venti dollari, ma le servivano per comprare altri dieci grammi di cocaina.  

La sagoma di un uomo vestito di nero apparì sfocata dai vetri appannati, era quasi irriconoscibile, ma Jill ormai, lo conosceva molto bene. Era il padrone di quella catapecchia che cadeva a pezzi. Aprì la porta, facendosi coraggio, cercando di trovare un'altra buona scusa per rimandare di un altro mese.

 
«Te lo dico per l'ultima volta, se non ti decidi a pagare l'affitto ti caccio, mi devi tre mesi di arretrata» disse il padrone di casa. Nonostante vivesse nel ghetto, l'affitto doveva pagarlo, anche se non era abbastanza caro.
«Si, si, ho capito. Sono tre mesi che torni qui a dirmelo, ti ho detto che ho capito! Appena trovo un lavoro ti pago» disse Jill sbuffando, mentre cercava di trattenersi per non dirgli parolacce. Lo odiava, era così odioso e di solito, i mesi di affitto glieli faceva pagare portandola a letto.
«Beh, allora sarà meglio che ti sbrighi, se entro il mese prossimo non mi paghi, ti caccio! Anche se devo dire che...mi dispiace perdere una ragazza come te. Se non hai i soldi per pagare...possiamo sempre usare l'altro metodo» disse ancora l'uomo, mentre rimetteva la giacca. Jill lo fissò impaurita, quell'uomo le faceva schifo e non vedeva l'ora di pagargli tutto così, non sarebbe più tornato.
«Al prossimo mese, allora» concluse uscendo dalla porta.
«Porca puttana!» esclamò Jill coprendosi il viso con le mani, era esasperata esasperata. Era arrabbiata. Arrabbiata con il mondo, con se stessa, arrabbiata con Dio. Se Dio è così buono allora perché capitavano tutte a lei? perché le aveva tolto la famiglia, gli amici, la dingnità, perché le aveva tolto tutto?.
Doveva trovarsi un lavoro, altrimenti sarebbe dovuta andare avanti a scopate, e quando era stanco, l'avrebbe mandata a dormire sotto i ponti. Non le piaceva l'idea di dover collaborare con altre persone. Sbuffò ancora una volta, e dopo averci pensato e ripensato, uscì per cercarsi un lavoro.

Cominciò a passeggiare per le strade che ormai, erano una distesa bianca sulla quale camminare. Il freddo le faceva bruciare i tagli sui polsi, che con l'aiuto delle maniche dell'unica felpa che aveva, cercava di coprire, ma senza risultato. Così dovette lasciar bruciare le ferite che lei stessa si procurava ogni giorno. Sfogando tutto il suo dolore sulle sue esili braccia, sui suoi polsi ormai coperti di tagli. E una volta che aveva finito, una volta che si era sfogata, realizzava che non c'era ancora nessuno lì con lei. A parte una lametta sporca di sangue. E continuare a camminare,  in cerca di un cartello con su scritto 'Cercasi commessa'.
«Scusi lei cerca qualcuno che le dia una mano in negozio?.» domandò entrando in una boutique. Una di quelle boutique dove entrano solo le persone ricche, che possono permettersi abiti costosi. Non avrebbero di certo dato il lavoro a una pezzente di quell'aspetto, come Jill.
«No, mi dispiace», questa fu la risposta che ricevette Jill, in qualunque negozio entrasse, non cercavano alcuna commessa o aiutante. O almeno, nessuna che avesse vestiti sgualciti e capelli in disordine. Cercavano una ragazza bella, in tiro, con capelli lisci che cadevano lungo la schiena, ordinati. Mentre lei, i suoi capelli lisci non erano affatto stati pettinati da un parrucchiere, ma dalla sua vecchia spazzola, in bagno.
Dopo aver fatto tanto cammino,  entrò in un ristorante italiano, l'ultima speranza che le era rimasta era proprio quel piccolo locale in cui era appena entrata.
«Buonasera, cerca per caso una cameriera? o lavapiatti, boh, mi va bene tutto!.» disse tutto d'un fiato Jill, con un tono che quasi supplicava. Supplicava di darle quel lavoro perché era stanca di elemosinare, di pagare in un'altro modo il padrone di casa, per farlo stare buono anche solo per una settimana, un mese.
«Sei arrivata in tempo mia cara!» disse la signora dietro il bancone, la quale portava una targhetta attaccata al maglione rosso sul quale c'era scritto il suo nome, 'Amelia'. Jill lesse per poi sorridere a quella donna che continuò il suo discorso dopo essersi schiarita la voce, «Da poco si è licenziata la cameriera, il ristorante è grande, abbiamo bisogno di un'altra persona che ci aiuti, e tu sei capitata proprio al momento adatto!» Amelia sorrise, Jill ricambiò.
«La ringrazio! Allora sono assunta?» disse Jill, facendo quasi i salti di gioia. 
«Certo, oh, per la paga non preoccuparti, trecento dollari a settimana, vanno bene?.» domandò Amelia a Jill, mentre la faceva passare dietro il bancone.
«Certo, va benissimo! Quando posso iniziare?» Jill sorrise soddisfatta, finalmente avrebbe potuto pagare l'affitto. Quei soldi non erano nemmeno la metà dell'affitto che gli doveva,  e magari se le sarebbe rimasto qualcosa, avrebbe anche potuto comprare più cocaina, alcool e sigarette.
«Beh, sono le otto e mezza, tra poco apriamo, arrivano anche le altre ragazze, inizi da ora! Su, su, metti questa!.» esclamò la donna dandole una divisa dal colore bianco e nero, Jill la indossò, aspettando con ansia dietro il bancone di iniziare il suo primo giorno di lavoro. Dopo mezz'ora, arrivò 'lo staff'.
«Ragazzi, lei è nuova, servirà ai tavoli assieme a Jessie e Sam, Jill, loro sono i tuoi 'colleghi'» disse Amelia facendo una risata sull'ultima parola, poi scappò nel suo ufficio a sbrigare chissà quali faccende.
«Ciao, io sono Sam!» esclamò una voce radiosa e squillante alle spalle di Jill, che balzò voltandosi verso di lei.
«Oh, io sono Jill» disse sorridendo, un po' a disagio. Sam le porse la mano, mentre Jill cercò di nascondere i tagli che arrivavano fino ai polsi, e per fortuna lei,  non fece caso a quelli.
«Oh, io sono Jessie! poi c'è Alex, che prende le ordinazioni, adesso è impegnata in cucina, poi te la presenterò meglio... poi c'è Ivy, che è alla cassa, non sopporta nessuno, è antipatica, snob, e viziata, in pratica...una puttana.» disse Jessie con sarcasmo e poi, presentò tutti a Jill, che però in quel momento aveva bisogno solo di strafarsi di cocaina, erano ore che non si faceva. 
«Ragazze, io vado un secondo in bagno.» disse Jill cercando di nascondere la bustina contenente cocaina dietro la schiena, poi corse in bagno. Chiuse la porta, lasciandosi scivolare lungo di essa. Era agitata, tremava con le mani e sudava freddo. Aprì velocemente la bustina e cominciò a farsi fino a sentirsi ''bene'', fino a far smettere il tremolio alle sue mani, fino a far cessare la caduta del sudore sulla sua fronte. Dopo che l'effetto smise, Jill ritornò in sala, facendo finta di nulla.
«Eccomi, allora qual'è il primo tavolo?» domandò Jill a Sam, che scriveva su di un taccuino alcune ordinazioni.
«Quello, ehm...il numero quattro!» disse indicando il quarto tavolo a sinistra della sala, quello più isolato da tutti.
«Okay» disse Jill prendendo il vassoio, contenente cibo per due persone, pollo, pasta e roba varia, poi si avvicinò al tavolo, cercando di non far cadere il vassoio. Era tesa e aveva paura di sbagliare tutto
«Ecco a voi.», sorrise incerta, quando il ragazzo, che teneva la mano a un'altra ragazza dai capelli biondi, si voltò, era lo stesso ragazzo con la quale aveva condiviso il riparo dalla pioggia. La guardò e le sorrise, probabilmente quella ragazza con i capelli biondi era la sua fidanzata. In ogni caso a Jill non importava. Non le importava come non le importava del resto del mondo che ormai, stava andando a rotoli. Non le importava come non le importava della sua inutile vita. Non le importava come non le importava di nulla. E così, si voltò con il vassoio vuoto e continuò a servire agli altri tavoli. 

 
Continua.
 

SPAZIO AUTRICE.


Beeene, questo è il 2° capitolo!
Che cosa ne dite? c: Spero vi piaccia! 
Anche perché è un genere diverso da 'Dangerous Past', 
e lo capirete se andrete avanti leggendo questa storia!
Grazie mille per le recensioni, spero che aumenteranno.
Penso che abbiate capito che la ragazza con cui pranzava Zayn,
era la sua fidanzata Perrie. Le icons, sono le immagini delle ragazze! c:
E appunto, c'è anche Perrie LOL.
Nel primo capitolo ci sono Jill e Zayn.
Beh...ora mi dileguo. Byeeeeeeeeeee!
Fatemi pubbliciààà, vi prego :3.
Lots of love, Writer xx.

  
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