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Autore: Lady R Of Rage    11/06/2013    10 recensioni
Dawn non rispose. Si limitò a prendere un coltello di piccole dimensioni, e a passarlo impercettibilmente sul proprio dito. Un sottile taglio si era aperto in corrispondenza del dito.
-E questo cosa sarebbe?- domandò Scott. Cominciava a chiedersi se Dawn fosse del tutto sana di mente.
Ma Dawn sorrise, placida, e si passò sul dito la miscela di erbe. In pochi attimi, la ferita era scomparsa.
-Lo vedi?- domandò la ragazza a uno Scott ammutolito e senza parole.
-Non basta saper uccidere, per vincere.-

Ventiquattro ragazzi innocenti sono stati sorteggiati, come ogni anno, per combattere negli Hunger Games, il reality infernale dove per vincere bisogna uccidere.
Dovranno lottare contro i loro nemici e contro le avversità, ma soprattutto contro loro stessi.
Saranno vincitori o saranno vinti.
E uno solo sopravviverà.
[AU| Crossover Total Drama/Hunger Games | Pairing: un po' tutti]
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Capitolo 3 - prima

 

Distretto 1
 
Sam e Dakota sapevano bene che, in quanto tributi del distretto 1, avevano dalla loro un discreto numero di ammiratori a Capitol City. Quello che non si aspettavano, invece, era quella folla smisurata che attendeva all’esterno del loro vagone del treno. Uomini e donne multicolori che, simili a grossi e grotteschi uccelli, si affollavano contro i vetri salutando e giubilando.
Sam non si voltò a guardarli. Non avrebbe mai stretto la mano ai suoi futuri assassini.
Dakota, invece, si sedette vicino alla finestra del treno, espose il suo miglior sorriso, e agitando i lunghi capelli biondo oro si mise a salutare, mandare baci e sbattere le ciglia con aria civettuola
-Perché gli sorridi così?- domandò Sam perplesso. –Quelli applaudono la tua morte.-
Dakota si voltò appena verso il compagno per rispondergli. –È tutta una tattica.- spiegò con l’aria di chi la sa lunga. –Piacere al pubblico è fondamentale.-
Sam sospirò. Pensava alla sua casa, al suo distretto, ai familiari che aveva congedato in maniera sbrigativa, con un addio mascherato malamente da arrivederci.
-Sono certo che ti adoreranno, Dakota.- disse; un po’ per troncare la questione, un po’ perché vi credeva veramente. Ogni minuto che trascorreva con lei, Dakota gli sembrava sempre più attraente. E non solo per il suo aspetto, o per la sua capacità nel combattimento.
Quell’inaspettato complimento addolcì Dakota.
-Questo è quello che so fare meglio.- rispose, quasi con aria di scusa. –Piacere alla gente.-
Poi, il suo sguardo si fece più duro. –Sarà la mia arma vincente.- dichiarò con voce ferma. –Spunterò tutti i coltelli con il mio fascino.-
Sam non poté fare a meno di pensare che, forse, ci sarebbe riuscita.
Intanto, nella sua stanza del treno, Lightning si stava ingozzando avidamente di proteine. Le mangiava a cucchiaiate bramose, con gesti che facevano pensare a un maiale che grufolava nel fango. E mentre mangiava, parlava tra sé e sé.
-Ho giurato a me stesso che sarei stato un mentore esemplare per quei due ragazzi, papà, come lo sei stato tu con me.- pronunciò con la bocca piena di droga. –E lo sarò. Il distretto 1 avrà un vincitore.-
E mentre prometteva, strinse il cucchiaino tra le dita così forte da spezzarlo in due.
 
Distretto 2
 
Dopo tutti i trattamenti del Centro Benessere, Heather si sentiva al settimo cielo.
Si sentiva incredibilmente rilassata, libera, e straordinariamente potente. Una vera vincitrice.
“Tutto sta nel procurarsi un coltello” pensava mentre scendeva le scale. “Una volta che ne avrò uno… beh, il caro Alejandro potrà solo implorare pietà”.
Era così assorta in quei pensieri sanguinari, che quasi non si accorse che lo stesso Alejandro stava procedendo nella direzione opposta, rischiando così di scontrarsi con lui.
-Sei talmente occupata a preparare il tuo necrologio da non guardare dove vai?- domandò il ragazzo con voce beffarda.
-Veramente stavo lavorando al tuo.- rispose la ragazza. –Piuttosto… quel tuo simpatico fratello, che doveva farci da mentore, che fine ha fatto?-
-Non gliel’hanno permesso.- quasi sbottò Alejandro. –Dicono che visto che è mio fratello potrebbe favorirmi.-
Detto questo, tacque. Il suo addio da Carlos e Josè era stato molto duro per tutti e tre i fratelli, anche se Alejandro, ovviamente, non lo avrebbe mai ammesso. Entrambi lo avevano subissato di consigli su come sopravvivere, combattere, e ovviamente anche su come accattivarsi il pubblico.
“Noi Burromuerto abbiamo la seduzione nel sangue” avevano detto prima di andarsene.
E ovviamente, mai Alejandro avrebbe ammesso di essersi lasciato andare, e di aver concesso anche al ripugnante Josè un abbraccio di saluto. Specialmente di fronte a Heather.
-Ti vedo preoccupato, Al.- sogghignò placida Heather. –Paura di morire?-
-Lasciami in pace, Heather.- rispose Alejandro, troncando di netto la conversazione. E detto questo scese verso la stanza del suo stilista.
“Non lasciare che quella ti confonda” pensava. “Sei un vincente. La corona è già nelle tue mani.-
Aprì la porta. Un ragazzo basso e dallo sguardo disorientato sedeva su un panchetto, talmente intento ad esplorare la propria cavità nasale con la punta del dito per accorgersi che Alejandro era entrato.
-Eccoti qui.- disse quando si rese conto di non essere solo. –Hai perso tempo a chiacchierare con Heather?-
-Chiudi il becco, Ezekiel.- imprecò il favorito in risposta. Si sedette su un secondo sgabello, e squadrò con circospezione lo strano ragazzo. Josè gli aveva detto che era uno dei migliori stilisti in circolazione, ma probabilmente scherzava.
-Mio padre dice che le ragazze non servono a nulla.- disse Ezekiel con fare comprensivo. –Non lasciarti incantare da Heather: l’unica cosa che conta è la gloria del distretto 2.-
Alejandro annuì. Ezekiel era sicuramente sconnesso, ma aveva detto qualcosa di vagamente giusto.
Anche se, nella mente di Alejandro, Heather cominciava a essere ben più che una scomoda avversaria.
 
Distretto 3
 
L’arrivo a Capitol City era stato, per Harold, un vero e proprio trauma.
Appena aveva visto che aspetto grottesco avessero gli abitanti della città, era stato colto da un vero e proprio attacco di fifa, finendo per nascondersi dietro a Leshawna pur di evitare quella torma multicolore.
Ora si trovava in una stanza vuota, in attesa che il suo stilista gli venisse incontro e cominciasse a prepararlo per la parata dei tributi.
Ecco, la porta si aprì. Uno spiraglio di luce filtrò attraverso la fessura.
Ma non era lo stilista. Era Leshawna.
-Salute, Leshawnina.- proclamò subito Harold, appena vide la ragazza varcare la soglia della stanza.
La sola visione della ragazza, che tanto amava, rappresentava un barlume di conforto.
Ma Leshawna non sembrava più tanto spumeggiante e vivace. Era abbacchiata, con le spalle curve, e gli occhi neri e luminosi davano chiari segni di lacrime versate.
-Per quale ragione la mia dolce ragazza sta piangendo?- fu la cosa più sensata che riuscì a uscire dalla bocca di Harold, che non aveva MAI, e ripeto mai, visto Leshawna piangere.
-Prova a indovinare. È facile.- rispose la ragazza, secca.
Harold le mise un braccio intorno al collo gentilmente. –Sta tranquilla.- disse. –Ti proteggerò io.-
Leshawna, che pure sapeva che non sarebbe stato possibile, rispose comunque con una discreta quantità di tatto:-Speriamo di sì.- E alzò le spalle.
-Non ti abbandonerò mai, Leshawna.- esclamò d’impulso Harold. Poi le si avvicinò, e le stampò un grande bacio sulle labbra. Leshawna, improvvisamente aveva dimenticato gli Hunger Games, e si strinse forte al petto del compagno, in cerca di tenerezza e diritto alla vita.
-Come siete dolci!- esalò in quel momento una terza, sconosciuta voce.
Harold e Leshawna si voltarono di scatto. Di fronte a loro stava la ragazza più buffa che avessero mai visto. Era bassa, grassottella, con un corto caschetto marrone e un cerchietto rosa con un fiocco in testa. Indossava un abito rosa antico, che sui suoi fianchi larghi e sul suo diametro imponente aveva lo stesso effetto della marmellata sul maiale.
-E tu chi sei?- domandò Leshawna.
-Lei è la nostra stilista, signorina?- domandò Harold con certamente più gentilezza.
-Mi chiamo Staci.- rispose la donnetta. –E ja, sono la vostra stilista.-
Si sedette su un panchetto, esibendo cosce non proprio sottili, e declamò:
-Ja, il mio pro-pro-prozio era un acclamato stilista di Capitol City. È stato lui a ispirarmi, ja. Mentre la mia bis-bis-bis nonna…-
Prima di sapere cosa avesse fatto la sua ava, Leshawna scattò. Afferrò la stilista per il colletto, la spinse contro una parete e urlò:
-Non mi interessa un bel niente della tua famiglia. Ora vedi di farci apparire gradevoli, oppure ti farò sperimentare gli Hunger Games in prima persona.-
Harold trasecolò. Normalmente Leshawna non era certo così scorbutica. Se aveva avuto quell’attacco di rabbia, la colpa era solo degli Hunger Games.
 
Distretto 4

Blaineley entrò nel vagone, traballando sulle decolleté troppo strette. Se le sarebbe tolte più che volentieri, ma la posta in gioco, il rischio cioè che qualcuno vedesse i suoi piedi poco curati, era troppo alta.
Si sedette su una sedia, e squadrò con aria di superiorità i due tributi.
Geoff sedeva su uno sgabello, giocherellando con una forchetta; Bridgette, persa ogni volontà di muoversi, fissava senza parlare la finestra.
Blaineley prese un rossetto dalla borsa:-Fossi in voi, sarei più che felice.-
Bridgette voltò la testa verso l’accompagnatrice. Aveva gli occhi cerchiati di rosso, come se li avesse lungamente strofinati.
-Non sei tu quella che deve morire, se non sbaglio.-
La Capitolana si ripassò il rossetto vermiglio, disinteressata.
-Avete l’occasione di fare qualcosa che verrà ricordato per sempre.- disse con aria distaccata. –Non è una piccola cosa.-
Cominciò a fissarsi le unghie, con la tipica espressione della bimba gelosa. Geoff si alzò in piedi, improvvisamente ripreso. Si avvicinò a Bridgette, e le prese le mani.
-La vecchia strega ha ragione.- articolò sempre più concitato. –Dobbiamo fare qualcosa che quelli non dimenticheranno tanto facilmente.-
Bridgette lasciò andare uno sguardo timido al compagno, e gli sorrise.
 
Distretto 5

Nel treno, Owen sembrava molto più felice. Questo per via del succulento cibo che aveva trovato all’interno del vagone pranzo: pomodori rubicondi, arrosti grondanti di salse dolciastre, e gigantesche torte salate.
Izzy entrò nel vagone pranzo, a passi tranquilli. Sul viso, non l’ombra di una lacrima.
-Dov’è Noah?- chiese sorridente.
Owen alzò gli occhi dal pollo che stava mangiando. –Noah si è chiuso in camera.- rispose mestamente. –Ha detto che non vuole essere disturbato.
Ed era vero: Noah, dopo la mietitura, era sparito nella propria cabina e non aveva più lasciato notizie.
Izzy strisciò fino a Owen, e gli afferrò gli angoli della bocca torcendola in una specie di sorriso.
-Andiamo, Panciowen! Un sorriso!-
Il ragazzone posò la coscia del pollo, e spinse via le braccia di Izzy.
-Non hai paura, Izzy?- domandò.
La ragazza non accennò di averne.
-Paura?- chiese – Sono eccitata! Sarà favoloso! Vedremo un nuovo mondo, con nuove cose da provare e nuove persone da conoscere! Potremo vedere da vicino le bacche più velenose di Panem, e saremo intervistati da Josh in persona! E potremo…-
Owen non l’ascoltava più. Aveva capito quale fosse il vero piano di Izzy.
Lei non pianificava di sopravvivere, o di impressionare il pubblico con il suo talento nell’uso delle armi.
No, lei pianificava di godersi ogni singolo secondo della sua vita rimanente, e andarsene con un po’ di soddisfazione.
E improvvisamente si sentì molto fortunato di essere con lei.
 
Distretto 6

Per Jo, ogni momento dell’estrazione era stato ricco di emozione. Ma il momento migliore rimaneva l’incontro con la sua musa, Eva.
L’aveva vista entrare nel vagone sbattendo la porta, senza guardare in faccia nessuno, e aveva sentito un’esplosione nello stomaco, quella che sentono tutte le adolescenti alla vista dei loro idoli.
-Ehi, come butta?- chiese.
-Cerca di stare al largo.- rispose Eva.
Jo non si era fatta intimidire: -Cavolo, tu sì che hai stile. Ce ne vorrebbero di più come te: dure e sode.-
Quello strano complimento addolcì Eva.
-Vedo che anche tu hai stile, pivella.- disse con tono più tranquillo sedendosi. –Sarà un piacere aiutarti a vincere questi stupidi giochi.-
Le due ragazza si guardarono fisse negli occhi, ammirandosi tra di loro. Eva era per Jo un mito vivente, una donna da ammirare; Jo era per Eva una discepola, qualcuno che l’ammirava e non la vedeva come il mostro omicida del distretto 6.
-Mi sono perso qualcosa?-
Brick entrò nel vagone, con addosso dei nuovi pantaloni puliti di almeno una taglia più larghi.
-No, Bricco di Latte.- disse Jo facendogli posto. –Eva è qui per spiegarci come si sopravvive nell’Arena.-
Lanciò uno sguardo invasato all’altra. –Spara, sorella.-
Eva puntellò i gomiti sul tavolo, noncurante delle strida dell’accompagnatrice in favore del bon ton.
-C’è una sola cosa da sapere riguardo al pubblico.- disse con voce monocorde.
-Quelli di Capitol City sono come dei bambini piccoli che chiedono la pappa. Il vostro compito è quello di ingozzarli fino a che non scoppiano.-
A quella descrizione, Brick rabbrividì. Jo, invece, pareva invasata.
-E… cosa succede quando ci riusciamo?- balbettò Brick.
Eva parve sorridere:-A questo punto avete vinto.-

 
Angolo Autrice
Ciao!
Scusate il ritardo… avevo perso l’ispirazione. Mi perdonate, vero?
Visto che alcuni tra voi avevano fatto notare che i capitoli erano troppo lunghi, io ho deciso di ridurne la lunghezza; inoltre ho deciso che d’ora in poi metterò i distretti sei a sei per accorciare.
Spero vi sia piaciuto…
Ecco con che criterio ho associato accompagnatori, stilisti e mentori ai vari distretti.
Distretto 1: Lightning mi piaceva nei panni del favorito strafatto. Poverino… non fa tenerezza?
Distretto 2: ricordate la puntata di TDWT “Aerei, treni e macchine volanti”?: Ecco, è da quella che mi sono ispirata per la scelta di Zeke come stilista del 2. Mi affascinava il rapporto tra lui, Heathy e Cretinandro.
Distretto 3: Stacy non c’entra nulla con Harold e Leshawna, lo so, ma mi divertiva l’idea di vedere Leshawna che le urlava contro (e tra parentesi, io sono una grande fa di Stacy).
Distretto 4: andiamo, chi non ama le litigate tra Blaineley e la coppia Bridgette/Geoff?
Distretto 5: qui non c’era partita. Owen, Izzy e Noah formano un terzetto esplosivo (o meglio… explosivo).
Distretto 6: Jo è un po’ come la nuova Eva. Ci sono autori che scrivono FF in cui Eva e Jo si odiano, e io dico: MA PERCHÉ? Sono così carine come migliori amichette!
Ora:
Ho scritto tre OS sui Black Eyed Peas. Ora ve le presenterò, e chi vuole le legge e le recensisce, OK?
“Momenti Nascosti”: ho fatto una flash introspettiva per ogni membro della band. Un classico.
“Senza Parole”: il primo incontro tra un Will.i.am annoiato e infastidito e un Apl.de.ap sradicato brutalmente dalla sua terra d’origine. Pieno di lacrime!
“I Just Don’t Wanna Be Forgotten”: la mia preferita. Will.i.am ha paura che i fan lo dimentichino, di svanire per sempre. Allora, un giorno, compie un’azione disperata per non farsi dimenticare.
Poi: qualcuno potrebbe CORTESEMENTE farmi un banner?

A presto!
MiticaBEP97
  
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