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Autore: Manu5    12/06/2013    18 recensioni
-“Sei veramente un’idiota!!!”
- “E tu una petulante ragazzina!!!”
- “Non ti permettere sai…”
-“Altrimenti che mi fai?” “Sto’ tremando di paura guarda…” mi disse con tono spavaldo.
- “Questo!!!” E presi dal corridoio il cestino vicino ai distributori con dentro ogni sorta di schifezze tirandoglielo addosso.
Walter e Monica proprio non si sopportano, il diavolo e l'acqua santa li chiamano ridendo a scuola. Ma cosa succederrebbe se un preside un po' strampalato li costringesse con l'inganno a fingersi una coppietta felice per vincere una scommessa?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 12 I MISTERI SI SVELANO

POV MONICA

Dove stavo andando? E soprattutto chi mi ci stava portando? Avevo bevuto decisamente troppo ed avevo la mente annebbiata ma ero lucida; cioè non proprio lucida nel vero senso della parola, però percepivo tutto quello che mi accadeva intorno…. Più o meno.
Perché avevo bevuto così tanto? Perché ero una stupida. Ecco perché! E perché quell’egocentrico di Molinari mi aveva provocata ed io come una perfetta idiota  c’ero caduta dentro con tutte le scarpe.
E adesso stavo vagando per quell’enorme casa tra le braccia di “non sapevo bene chi” che probabilmente mi stava portando in un luogo appartato per approfittarsene ed io non avevo la forza necessaria per reagire e tirare fuori le palle.
Ma le sensazioni che percepivo erano dolci e stavo davvero bene. Un profumo intenso di uomo mi solleticava le narici, un torace duro cullava il mio viso dal quale potevo udire un battito cardiaco accelerato e due braccia forti mi stavano sorreggendo. Finalmente avevo trovato un po’ di pace in quella folle serata. 
Cominciai a preoccuparmi sul serio però quando il sottofondo musicale diventò sempre più basso e lontano. E più ancora quando udii chiaramente una porta chiudersi alle mie spalle.

  • “Ce la fai a stare in piedi da sola?” mi chiese una voce abbastanza irritata. Oddio una voce…quella voce. No!!!  Per tutto l’oro del mondo…no!!!  
  • “Certo che la faccio brutto babbuino.” risposi scattando a terra come se  avessi preso la corrente elettrica ma traballando sui miei stessi passi.
  • “Bel modo di ringraziare chi ti ha appena salvato le chiappe!”
  • “Ma per favore; non venire qui a fare il cavaliere senza macchia e senza paura con me. Prima mi fai ubriacare, e poi fai il salvatore del mondo?”
  • “Non mi pare di averti puntato una pistola alla tempia dicendo: Bevi!”
  • “Già, ma la stupida regola di non servire bevande alcoliche è stata tua.”
  • “Scusa se alla mia festa di compleanno, per  giunta in casa mia faccio quello che voglio” sputò con tutto il veleno che aveva in corpo “ per di più non mi sembra di ricordare di averti invitata..”
Ecco qua. Colpita e affondata. Impacciata per non sapere come rispondere, mi concessi il lusso di guardarlo.
Era bello!! Accidenti se era bello quella sera. Niente di curato, niente di particolare solo un semplice paio di jeans che gli fasciavano le gambe ed una camicia bianca arrotolata sulle braccia, ma su di lui questo mix faceva un effetto devastante.  Sembrava un angelo, un diavolo mi corressi subito. Già un diavolo tentatore. Probabilmente ero ancora annebbiata dall’alcool per pensare quelle cose di Walter Molinari e credo che il modo in cui mi fermai imbambolata a fissarlo fece preoccupare anche lui.  
Ma qualcosa era cambiato in quella camera, la tensione era salita alle stelle e non ero sicura che fosse dovuta solo al nostro litigio. Volevo sentirlo ancora vicino, volevo sentire ancora il suo profumo addosso.
Cazzo, ero attratta da lui! Questa consapevolezza mi terrorizzò a morte. La scacciai immediatamente consapevole che l’alto tasso alcolico mi faceva fare pensieri contorti. Probabilmente lui o un altro in quel momento non avrebbe fatto differenza. Almeno così speravo.
Quando però finita questa radiografia accurata della sua persona incrociai il suo sguardo smeraldino ed i suoi occhi liquidi di –desiderio?- mi domandai come si potesse voler così tanto strozzare una persona e volerla baciare subito dopo.
Ma Walter, - oddio quando avevo iniziato a pensare a lui utilizzando il suo nome di battesimo? –non mi diede il tempo materiale di rispondermi perché lo ritrovai con la bocca sulla mia e mio malgrado, ricambiai quel bacio quasi con disperazione. Più ne avevo, più ne volevo.
Non mi lamentai quando molto dolcemente, mi fece indietreggiare fino a farmi scontrare le ginocchia con il bordo del suo letto, non mi lamentai quando delicatamente mi fece sedere sullo stesso e poi sdraiare sistemandosi sopra di me. Le sue mani erano attente e premurose sul mio corpo, non volgari ed impertinenti come supponevo. Cavoli era eccitante da morire. Mi rimbombarono nella testa le parole di Valeria sul conto delle doti amatorie di Molinari e mi ritrovai ad essere completamente d’accordo con lei.  

  • “Finalmente Cazzo!!” lo sentii proferire tra un bacio e l’altro. Oh sì. Finalmente cazzo. Oh no! Un momento…
  • “Cosa significa Finalmente Cazzo?” chiesi allontanandolo da me.
  • “Niente… non …farci ..caso…” rispose continuando a dedicarsi al mio corpo
Che diavolo voleva dire “ Finalmente Cazzo???” In queste occasioni non dovevano uscire frasi un po’ più romantiche? Che ne so’….. “Sei bellissima” “Mi fai impazzire”. O.k. Il ragazzo ci sapeva fare, ma era proprio un buzzurro.
Mi ritrovai comunque a pensare sbalordita a come fosse possibile che le sue carezze avessero quell’effetto sul mio corpo nonostante non mi avesse ancora toccata veramente nelle “parti sensibili”.  Ma conclusi, che con tutte le ragazze che aveva avuto, sapeva bene dove e come toccare una donna per farla sciogliere come creta nelle sue mani. E questo pensiero mi infastidì. Ecco un altro segno dell’alcool in eccesso.
Dovevo andarmene da lì, dovevo uscire da quella stanza o sarei stata perduta. Un’altra gallina nel suo immenso pollaio. No, io  non potevo e non dovevo fare quella fine.
Eppure non ci riuscivo a staccarmi da quelle labbra perché una parte di me lo voleva. Perché lui era bello, eccitante e baciava da Dio. Ed io ero inesperta e curiosa; e volevo imparare dal migliore su piazza. Ero nella tana del lupo, ma io ero davvero la pecorella smarrita?
Si, sarei andata fino in fondo, alla faccia del mio orgoglio, del fatto che lo avevo insultato praticamente ogni giorno della mia frequentazione scolastica. Perché volevo per una volta levarmi l’etichetta della ragazza perfetta, della secchiona che pensa solo ai bei voti, e perché contro ogni logica razionale lo desideravo. Oddio ma sarebbe stata la mia prima volta, con Molinari??? Per dieci minuti di follia mi sarei odiata per l’eternità. Avevo decisamente bevuto troppo.
La soluzione a tutte le mie seghe mentali, me la diede Molinari stesso staccandosi bruscamente  da me.

  • “No, invece. Cazzo no!” esordì al massimo della frustrazione, osservandomi con occhi torbidi.
  • “Ma che ti prende?” domandai ansimando.
  • “Non così, cazzo!! Non con te, non in questo modo.”  
E si alzò dal quel letto allontanandosi dal mio corpo e da me.  Prese a misurare a grandi passi il pavimento della sua camera e quando le nostre iridi si scontrarono nuovamente un profondo imbarazzo calò su di noi. Abbassai subito lo sguardo e probabilmente diventai paonazza. Non sapevo più da che parte guardare e quel silenzio mi riempiva di ansia. Avrei dato qualsiasi cosa per riuscire ad allestire uno dei nostri soliti battibecchi, ma avevo la gola secca e le parole non ne volevano sapere di uscirmi dalla gola.
Forse non più in grado di sostenere quella situazione, Molinari si diresse verso la porta.

  • “Ehi, aspetta. Dove vai?” gli urlai sgomenta.
  • “A prendere il caffè che quelle due cretine ancora non hanno portato.” Sbraitò lui di rimando.
E uscì sbattendo la porta, lasciandomi sola, umiliata, frustrata e purtroppo per me anche “bagnata”fradicia.

POV WALTER 

Oltre quella porta, fuori da quella stanza, lontano da lei finalmente ripresi a respirare regolarmente.
Vederla lì così bella, così sensuale pur nella sua innocenza, così disinibita, così arrendevole, così provocante con quel vestito mantenendo comunque una sorta di purezza, mi aveva mandato in pappa il cervello. Da quanto avevo sognato di vederla così?
Se non fossi uscito subito da quella stanza mi sarei approfittato di lei. Aveva ragione quando mi dava del maniaco che ragionava solo con le parti basse. Ripresi nuovamente fiato e mi diressi a grandi passi verso la cucina.

  • “Dove cazzo è finito questo caffè?” sbraitai entrando in cucina, dove Valeria e Patrizia lo stavano preparando.  
  • “Calma bello. Adesso arriva.” Sbottò Patty indignata.
  • “Ale e Yuri?” domandai
  • “Sono fuori in veranda. Yuri lo sta’ calmando.” Mi rispose Valeria. Merda, probabilmente l’aveva presa male.
Poi un altro pensiero mi balenò in mente.
  • “Senti Valy…” la fermai prima che uscisse dalla cucina con la tazzina di caffè “per quanto riguarda stanotte…”
  • “Io dormo con il tuo amico Ale.” Mi freddò prima che continuassi a parlare.
Già il nostro accordo. Alla fine della serata  Ale e Yuri sarebbero rimasti a dormire da me. La casa era grande e spaziosa e poteva ospitare tutti comodamente. Ognuno poteva scegliersi a proprio piacimento una gentil donzella che l’avrebbe allietato durante la notte. Era scontato che Yuri dormisse con la sua ragazza, mentre io e Ale potevamo spaziare liberamente. Entrambi aspiravamo ad un nuovo punto per il nostro gioco, ma potevamo anche ripiegare su un appagante bis.
  • “Il che significa che tu dormirai con lei.” Squittì maliziosa riportandomi alla realtà. 
  • “Cosa? Ehi no … aspetta un attimo.”Ma non riuscii a fermarla nuovamente perché era già sparita oltre la soglia.
Merda, non potevo passare la notte con lei. Ne sarei uscito a pezzi. Con questi pensieri in testa mi diressi anch’io verso la veranda sperando di trovarvi ancora i miei amici. Avevo un’altra questione da risolvere.
  • “Che cazzo credevi di fare brutto stronzo?”
Alessandro mi colse di sorpresa strattonandomi con forza per il colletto della camicia e trascinandomi in giardino dove mi lasciò andare in malo modo.
  • “Ma sei scemo o cosa? ”soffiai imbufalito.  
  • “Parla chiaro amico, cosa succede tra te Monica Laboni?
  • “Oddio, è per quella pazza che sei così  incazzato?” chiesi cercando di apparire il più rilassato possibile.
Non volevo lasciar trasparire il tumulto di sensazioni che stavo vivendo. Io ero quello spavaldo, sempre sicuro di me stesso. Lo stronzo per eccellenza. Ma il pugno che mi arrivò dritto sotto lo zigomo sinistro mi lasciò completamente interdetto. Non era umanamente possibile che Ale mi colpisse in quel modo. Forse lo pensava anche Yuri poiché rimase pietrificato forse più di me.
  • “Walter, ma tu pensi sul serio che siamo due cretini?” proseguì con foga. “Credi davvero che non ci siamo accorti di come sei cambiato negli ultimi giorni? Che non abbiamo notato come la guardi, come le sbavi addosso?”
  • “Io non le sbavo addosso!” affermai stizzito “ E poi senti da che pulpito? Proprio tu che ne sei cotto perso…”
  • “Io almeno non la insulto o la provoco tutto il tempo come un bambino deficiente che tira le treccine alla bambina che gli piace.”
  • “Ma come cazzo ti permetti brutto coglione.” Urlai restituendogli il pugno appena ricevuto.
Cominciammo così a litigare di brutto come non succedeva da che eravamo due ragazzini. Fu Yuri ad intervenire immediatamente per separarci.  
  • “Adesso basta!” gridò mettendosi in mezzo “Ma siete impazziti? Che vi prende a tutte e due ?”
  • “Andiamo Yuri… non fare il finto tonto. So’ benissimo che te ne sei accorto anche tu, ma non hai detto nulla perché temevi questo momento. Sei preoccupato da quando quella ragazza si è messa tra noi” sbraitò ancora Ale mentre Yuri cercava di trattenerlo.
Ero incazzato, sudato e trafelato ma quando incrociai gli occhi di quest’ultimo una nuova consapevolezza mi pervase. Possibile che fosse così evidente?
  • “Cosa c’è tra te e Monica Laboni?” mi incalzò ancora Alessandro.
  • “Niente”
  • “Ma Vaffanculo….forza sputa il rospo brutto bugiardo.”
  • “Senti Walter” prese parola Yuri più serio e pacato “ se non vuoi dirlo va bene perché sono cazzi tuoi, però è palese che tra voi due sta’ succedendo qualcosa di diverso dal solito. Inoltre è la prima ragazza che varca la soglia di camera tua”  
  • “L’ho baciata. O.k.?”
  • “Questo l’abbiamo visto tutti.”
  • “No, non stasera.” Sputai a denti STRETTI“ ci siamo già  baciati quando siamo stati legati.”
  • “E quindi? Che cazzo c’è tra voi due? Te la sei portata a letto? Complimenti campione. Hai vinto! Ti sei scopato la principessa. Sei il migliore. “
  • “Piantala anche tu.” Sbottò Yuri anch’egli adirato dalla situazione creatasi “Le avete fatte voi le regole di quello stupido gioco e lei non è certo la tua ragazza quindi non ha fatto nulla di male se lei c’è stata. Sapevi fin dall’inizio che prima o poi sarebbe successo. Perché adesso ti  scaldi tanto? Tu stanotte andrai a letto con la sua migliore amica.”
  • “Non me la sono scopata cazzo!” urlai esasperato “L’ho solo baciata e poi tutto è tornato come prima. Io e Monica Laboni caratterialmente non riusciamo a tollerarci. Siete soddisfatti adesso?”
  • “Ma piantala di dire stronzate! Sappiamo benissimo che sfrutterai l’occasione.”
  •  “Senti stammi bene a sentire perché adesso mi hai davvero rotto i coglioni” risposi pieno di rabbia “Non ci sono andato a letto insieme e non ci andrò nemmeno stanotte perché contrariamente a quanto pensi non sono un animale. E’ ubriaca santo cielo. Non sa’ neppure quello che fa e già mi sembra di sentirla starnazzare domattina quando e SE si renderà conto di ciò che ha fatto. Comunque anche se fosse tu non hai nessun diritto di venire qui a  farmi la morale. Non sono stato io ad averla eletta come trofeo per il vincitore. Eravamo in 15 all’epoca, e mi sembra di ricordare che tra quei 15 ci fossi anche tu. Se ti piace così tanto diglielo….dichiarati e falle mettere in fronte un bel cartello con scritto – proprietà privata - . Ma fino ad allora non farmi mai più una piazzata del genere perché giuro che non risponderò più delle mie azioni. “
Parlai tutto d’un fiato e dopo quella che mi parve un’eternità lo sentii sospirare pesantemente e calmarsi.
  • “D’accordo. Hai ragione. Scusami ho perso la testa.” affermò accennando un mezzo sorriso
  • “Di nulla fratello.” Sopirai rispondendo al suo sorriso tirato.
  • “Hai un bel gancio sai? “ sbuffò massaggiandosi la parte offesa.
  • “Anche tu.”
  • “Allora è tutto apposto… fra noi due intendo….”  Cominciò titubante lui.
  • “Certo amico…certo!” Infatti nonostante tutti i nostri scazzi, non sarei riuscito a pensare alla mia vita senza la costante presenza di Alessandro Ravelli tra i piedi.
  • “Meno male.” S’inserì anche Yuri sorridendo adesso decisamente più calmo. “Per un attimo avevo pensato che…. Beh lasciamo stare”
  • “Dai torniamo dentro. C’è una festa che deve ancora entrare nel vivo e una donzella da salvare  nel tuo letto.”
  • “Aspettate un attimo” sospirai “a tal proposito c’è un’altra cosa che dovrei dirvi…” Dovevo dirglielo se volevo evitare altri casini. Inoltre se le cose andavano secondo i piani la cosa sarebbe diventata presto di dominio pubblico.
  • “Sarebbe?”
  • “Dunque,” e presi un bel respiro preparandomi mentalmente a ricevere un altro cazzotto “è vero che tra noi due non c’è e non ci sarà mai niente, ma…
  • “Ma?” intonarono in coro visibilmente interessati. Cazzo, sembravano due comari pettegole che aspettavano i particolari sconci.
  • “Ma presto diventerà la mia ragazza.” Affermai tutto d’un fiato. Via il dente, via il dolore. Mica si dice così.
  • “Cosa? …”
  • “Come?...”
  • “Perché?...” Balbettarono sotto shock. La scena aveva del ridicolo, dovevo ammetterlo. Neanche se avessi detto che volevo buttarmi sotto un treno sarebbero stati così allucinati.
  • “Cosa…l’avete capito bene. Vi prego non fatemelo ripetere. Come….non ne ho la più pallida idea. Ci inventeremo una scusa…. E perché?? Perché mio padre è più scemo di me deduco!”E sorrisi ancora una volta delle loro facce stralunate.
  • “Ci stai prendendo per il culo per vendicarti delle accuse di poco fa?”
  • “Purtroppo no. Anche se mia piacerebbe.” Sbuffai.
E finalmente mi liberai la coscienza raccontando per filo e per segno tutto il casino che aveva combinato quel pazzo di mio padre mettendo in mezzo me e la svitata. Dal motivo di quell’assurda punizione di tenerci ammanettati per testarci, al ricatto per farci mettere insieme fino a scoprire la verità celata dietro quel gesto.
Non tralasciai neppure l’episodio del bacio poiché avevo capito che per non uscirne completamente fuori di testa o commettere un omicidio, avevo un disperato bisogno del sostegno dei miei amici.  

  • “Wow…” fu l’unico commento che udii una volta terminata la mia filippica.
Alzando lo sguardo però mi resi conto che quei due stavano cercando di trattenersi a stento dal ridere.
  • “Siete davvero due imbecilli!” sbottai. E la risata dilagò coinvolgendo anche me.
  • “Non vorrei disturbare le vostre profonde riflessioni sull’origine dell’universo” ci interruppe ad un tratto la ragazza di Yuri “ma dentro c’è una festa in corso e molti si stanno chiedendo dove cazzo sia finito il festeggiato, soprattutto dopo la bella scenetta di poco fa. Anche se lo immaginano tutti. “ sorrise maliziosa. “Quindi se vuoi smentire quanto credono, ti conviene farti vedere e sfoderare tutte le tue armi di seduzione Don Giovanni!!”
  • “Certo tesoro” ammiccai “ Adesso arrivo.”
  • “Eccola!!!” esclamò ad un tratto Yuri andandole incontro “ Amore sei un genio!”Poi voltandosi e scrutando le nostre facce perplesse aggiunse: “Non avete capito? “
  • “No”
  • “Questa è la scusa perfetta per risolvere il tuo grattacapo..”
  • “Ma di che parli?”  
  • “Torna in camera tua e restaci un po’,  farete credere a tutti che siete stati a letto insieme . Poi lunedì farai il carino con lei, o per lo meno ti comporterai nella maniera più civile che riesci, qualche mezza frase, qualche insinuazione non troppo velata e tutta la scuola crederà che vi siete messi insieme. Non è geniale?” sorrise compiaciuto.
  • “Ma sei scemo?” sbraitai allarmato.
  • “Senti bello da quanto ci hai appena raccontato hai a malapena dieci giorni per procurarti una scusa per giustificare il vostro “avvicinamento” e questa mi sembra perfetta! Il destino te l’ha servita su di un piatto d’argento”esclamò entusiasta della sua trovata. 
  • “Non pensate che dovreste chiedere anche il suo parere?” s’intromise una voce alle nostre spalle.  Voltandoci tutti scorgemmo la figura alta e slanciata di Valeria venire verso di noi.  
  • “Oh bene.” Sbuffai “Perché già che ci siamo non organizziamo un comizio pubblico sui fatti miei?”
  • “Non solo tuoi” sottolineò piccata “e comunque Moni me l’aveva già raccontato.”
  • “Come sta?” chiese Patrizia. “Quando vi ho lasciate era piuttosto conciata.”
  • “Meglio, ma era molto confusa. Vaneggia parole tipo bacio….stronzo…puttaniere…. Credo stia parlando di te.” Sogghignò osservandomi attentamente.
  • “Di bene in meglio.”
  • “Mi sono permessa di prendere degli abiti dal tuo armadio e cambiarla.”
Annuì impercettibilmente. Meglio così, rivederla in quel vestitino succinto mi avrebbe fatto passare l’intera notte sotto il getto dell’acqua gelata della doccia.
  • “Hai detto che è piuttosto confusa?” affermai improvvisamente con una certa malizia sottointesa.
  • “Sì. Perché?”
  • “Bene ragazzi, allora io vado.” Sorrisi .
  • “Dove?” chiesero incuriositi da questo improvviso cambio di atteggiamento.
  • “In camera mia. Potrei sempre unire l’utile al dilettevole. Dopotutto quella di Yuri non è una cattiva idea.” E mi incamminai verso l’interno della casa.
  • “Walter!!??” urlarono tutti per ammonirmi.
  • “Tranquilli, sto’ scherzando. Ma vi immaginate domani mattina la sua faccia quando le farò credere che siamo stati a letto insieme?”
  • “Sei proprio uno stronzo.”
  • “Già.” Ammisi. Ma nonostante i rimbrotti vidi chiaramente che su ognuno di loro aleggiava un sorriso divertito. Alessandro compreso.
 
H. 5.30 CAMERA MIA

Era andato tutto secondo i piani con la sola eccezione che dopo essere tornato in camera mia ed averla vista beatamente distesa sul mio letto con addosso i miei vestiti ero andato in bagno a farmi una sega e lì ero restato per un bel po’ evitando di tornare in quella stanza per non cedere alla tentazione di fare davvero quello per cui avevo scherzato con i miei amici.
Era stato frustrante e umiliante. Cazzo era più di un anno che non mi “arrangiavo” da solo, ma non potevo certo scendere e procurarmi qualcuna che ci stava; sarebbe saltata tutta la copertura.
Poi dopo un tempo ragionevole, ero finalmente andato di sotto e avevo fatto baldoria, avevo bevuto, ballato, fatto il cretino ma non avevo rimorchiato nessuna, lasciando intendere che già una persona speciale mi aveva rilassato a dovere e che l’avrebbe fatto per molto tempo. La notizia si era diffusa alla velocità della luce e dovunque mi girassi vedevo capannelli di ragazzi che ne parlavano.
Adesso, alle 5.30 di mattina quando quasi tutti erano andati fuori dai coglioni e la mia casa era completamente sottosopra me ne stavo lì seduto sulla sedia della mia scrivania come un coglione a contemplare Monica Laboni dormire nel mio letto.
Se solo qualche ora prima ero stato grato a Valeria di averla cambiata, ora come ora la stavo maledicendo in tutte le lingue del mondo perché vederla nel mio letto con addosso i miei vestiti era forse peggio del vederla con quell’abitino striminzito con cui si era presentata quella sera. Era tutto troppo largo e troppo in movimento. Ogni volta che si muoveva scopriva parti generose del suo corpo. Parte delle natiche perché i pantaloncini si arrotolavano sulle cosce o il profilo del seno poiché la mia canottiera da basket aveva il giromanica troppo largo per lei.
Molto probabilmente quella stronza della sua amica, aveva intenzionalmente evitato di coprirla ed io avevo fatto altrettanto perché avvicinarmi a quel letto era una continua tentazione. Anche stendermi accanto a lei era impensabile perché ero arrivato ad uno stato di eccitazione folle. Ero proprio un coglione, ma ormai negare che la desideravo era da idioti. Almeno con me stesso potevo concedermi il lusso di essere sincero, e la verità era che continuavo a fissarla come un coglione appunto.
Lei era la realizzazione del mio impero scolastico, la regina della torre, quella a cui tutti i ragazzi ambivano ma con cui nessuno ci poteva provare.
Avevamo inventato questa specie di “videogame” circa tre anni prima un pomeriggio in cui proprio non sapevamo che cazzo fare.  
Eravamo finiti in punizione in massa per aver provocato una rissa durante le gare divise per classi della giornata sportiva perché io e quel cretino di Francesco Moreschi come ogni volta che ci trovavamo a respirare la stessa aria avevamo dato vita ad un’accesa discussione finita poi nel peggiore dei modi. E come al solito, il mio stimato padre non aveva esitato un attimo ad affibbiarci uno dei suoi “rimedi punitivi esemplari”.
Ci aveva messi tutti sotto chiave nell’aula di chimica a tempo indeterminato o fino a quando non ci saremmo chiesti scusa a vicenda, con la minaccia di non rompere assolutamente nulla.
Eravamo in 15 ovvero le due fazioni più in vista della scuola. Io con i miei amici totale: 10. Lui con la sua banda, totale 5.  Per la prima mezz’ora nessuno esalò un fiato. Poi la punizione del nostro caro preside diede i suoi frutti.
Forse per orgoglio maschile, forse per sfida o probabilmente per stabilire il migliore una volta per tutte, partorimmo un vero e proprio gioco a punti su chi si scopava più ragazze.  
Quella che doveva essere una stronzata, nei giorni successivi si tramutò in un vero e proprio “videogame reale” con regole precise e stabilite .
Ogni ragazza era un punto, due se fidanzata, quelle più brutte arrivavano a tre punti, più punti aggiuntivi per ragazze più grandi o di altre scuole. Libertà di scelta o di possibilità se farsene sei carine o due cesse. E mentre mio padre pensava che avevamo appianato i nostri dissidi, noi stavamo catalogando tutte le ragazze della sua scuola.
Per avanzare nel punteggio l’avvenuta consumazione del rapporto doveva essere provata con video, fotografie, sms, parole registrate all’insaputa dell’interessata, ecc… ecc…
Infine era arrivato il turno dell’elezione della principessa. Ci serviva una ragazza decisamente bella, seria e pulita. Una NON facile.
Le avevamo passate in rassegna tutte quante fino a quando i nostri occhi si posarono su di lei. Una primina dall’aria saccente, senza troppi fronzoli per la testa ma bella da far invidia a molte e all’apparenza molto determinata a diventare il nostro futuro Presidente della Repubblica. Io sapevo già della sua esistenza essendo l’unica figlia di Alberto, grande amico di mio padre. Non che la conoscessi bene, ma l’avevo già vista.
Si era deciso all’unanimità che una primina era troppo giovane. L’avremmo tenuta d’occhio fino al suo terzo anno; l’ultimo per noi! E solo i primi tre in classifica avrebbero potuto attentare alla sua virtù e vincere, sempre che lei ci fosse stata.  
Di quei 15 eravamo rimasti in 11, poiché tre, tra cui anche Yuri, si erano fidanzati seriamente e uno aveva cambiato scuola. 
Sfortunatamente la nostra principessa si era rivelata anche una petulante, acida sputasentenze. Aveva un carattere impossibile specialmente con me, che a quanto pare non le andavo proprio a genio.
La cosa mi infastidiva e mi intrigava in egual misura, perché ero abituato a fare un effetto completamente diverso sulle donne.  Sorrisi scrutandola nuovamente mentre si agitava fra le mie lenzuola.
Pochi minuti o forse ore dopo, osservai con meticolosa attenzione le sue palpebre alzarsi ed i suoi occhi smarriti scrutare tutta la stanza fino a quando si posarono su di me.
Come un libro completamente spalancato lessi chiaramente tutto ciò che passò per quella zucca bacata, dalla confusione nel trovarsi in un posto sconosciuto, allo sgomento nel ricordarsi di essere nella mia camera da letto fino all’irritazione palpabile nel vedere il sottoscritto osservarla attentamente e per ultimo il momentaneo scompenso cardiaco che avvertì quando con il mio sorriso migliore le dissi:

  • “Ciao Amore mio. Hai dormito bene?”
 
 
NOTE DELL’AUTORE:
E’ d’obbligo a questo giro ringraziare tutti coloro che mi hanno supportata, incoraggiata e sostenuta.  Grazie anche a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di aspettarmi e a tutte le meravigliose ragazze che hanno sprecato il loro tempo prezioso per recensirmi.
P.S.: Non uccidetemi per il finale.
Alla prossima Manu

 
  
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