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Autore: GoldFish27    14/06/2013    1 recensioni
In questa raccolta affronterò svariati temi, a cominciare da quelli più cari agli studenti ... vi lascio indovinare quali.
Ogni capitolo è costruito come un trattato scientifico, ma non fatevi ingannare: sotto questa maschera si cela uno stile mirato a far ridere e sorridere, dove l'unica grande legge è l'IRONIA!
Enjoy it!
Genere: Comico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'INTERROGAZIONE

D:

 

 
“Siamo in ballo! Defilarsi dall’altro lato!!”
(Sergente Horvat in "Salvate il soldato Ryan", dopo essere stato interrogato in storia dell’arte).
 
Questo grande male, da dove viene? Come ha fatto a contaminare il mondo? Da quale seme, da quale radice si è sviluppato? Chi è l'artefice di tutto questo, chi ci sta uccidendo, chi ci sta derubando della vita e della luce prendendosi beffa di noi, mostrandoci quello che avremmo potuto conoscere? La nostra rovina è di sollievo alla terra? Aiuta l'erba a crescere, il sole a splendere? Questa ombra oscura anche te? Tu hai mai attraversato questo buio?”
(Soldato Edward Train in "La sottile linea rossa" parlando delle interrogazioni)
 
“Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Fallisci ancora. Fallisci meglio.”
(Samuel Beckett sulle sue esperienze scolastiche)
 
 

Benvenuti in questo nuovo capitolo.
Stavolta ho deciso di iniziare con stile, inserendo frasi famose (più o meno) pronunciate da gente altrettanto famosa (per o diviso) in merito al quest’altro interessante argomento: l’interrogazione.

 

Lo so, fa paura solo a nominarla.
 
Ma veniamo al dunque.
 
Ogni interrogazione è preceduta da un momento tanto terribile quanto inevitabile: la selezione dell’interrogato.
Questa può essere di due tipi:
 

1.      Selezione ad occhio
2.      Selezione quantistica

 
 

SELEZIONE AD OCCHIO
 

L’interrogazione tramite selezione ad occhio si verifica con il verificarsi di due eventi: 1) lo sguardo del prof incontra il tuo e 2) lo sguardo del prof incontra il tuo nome sul registro.
 
Non è semplice evitare la condanna al patibolo se non si è allenati a sufficienza ad eludere lo sguardo del prof e a fingersi invisibile.
Ci sono giunte testimonianze di alunni che hanno sviluppato poteri telepatici in grado di dirottare gli occhi del prof verso quelli della prima fila. La tecnica ha funzionato finché quelli della prima fila non hanno sviluppato una tecnica altrettanto potente di difesa. Il risultato sono ore intere di battaglie mentali e prof strabici.

 
Un altro metodo di elusione è quello di fingersi interessati ad altro.
Per cui, quando il prof inizia a sondare il terreno alla ricerca della vittima, uscite dallo zaino la colla, il cartoncino, i pennelli e le forbici dalla punta arrotondata e dedicatevi ad un po’ di bricolage.
Se sarete abbastanza bravi il vostro sguardo assorto disorienterà il prof (a meno che dietro la cattedra non ci sia Giovanni Muciaccia).

 
Parlando di tecniche infallibili, c’è la cara vecchia pratica del nascondersi dietro qualunque cosa sia a portata di mano, dal porta-mine del compasso al panino gigante del compagno di banco.

Di recente, la SCICAM (Sondaggi Come I Cavoli A Merenda) ha pubblicato un sondaggio sul quotidiano “L’angolo del giustiziato” in merito ai nascondigli privilegiati dagli studenti. Il sondaggio, effettuato su un campione di 10.000 studenti italiani, ha evidenziato i seguenti risultati:

 

23,3% - in bagno
14,7% - sotto il banco
11,2% - dietro i giubbotti
10,5% - dietro lo zaino
7,8% - dietro un compagno
6,1% - dietro la sedia
4,6% - dietro la lavagna
3,9% - nell’armadio
2,2% - fuori dalla finestra (percentuale più alta se si considerano quelli che non hanno potuto raccontarlo)
1,7% - dietro un quaderno
1,2% - sotto la cattedra
0,9% - dietro il borsellino
0,5% - nel borsellino
0,2% - travestiti da bidello
0,1% - sul crocifisso

 
Da quanto si evince dai risultati, il quoziente intellettivo degli studenti italiani è pressoché basso.
 

Vi spiego perché:
Conoscete il famoso detto “il modo migliore per nascondere qualcosa è metterla sotto gli occhi di tutti”? Ebbene, può essere applicato benissimo in questo caso: il modo migliore per nascondersi da un prof è quello di sedersi al primo, primissimo, primerrimo banco della classe, proprio sotto i suoi occhi. Il prof vedrà di sfuggita la vostra chioma, e sarà molto più attratto dalle masse corporee dietro di voi. Provateci.

 Non vi garantiamo il corretto funzionamento della procedura, per cui ci riteniamo esenti da possibili imprevisti, come un’impreparazione. E non venite a lagnarvi se il prezzo dei kiwi è salito.

Anche questo metodo è, però, inutile quando il prof punta gli occhi sul magico librone, cioè il suo registro. Su questo particolare testo sono riportati vita, morte e miracoli di ciascuno degli alunni. Se vi manca un voto, se vi siete dimenticati il quaderno a casa o se avete parcheggiato il motorino in doppia fila, a lui non sfugge.
Sul registro trovi tutto, ma proprio tutto, e allo stesso tempo niente: guardando le sue pagine un alunno non vede altro che un’accozzaglia di numeri che sembrano buttati a caso o in qualche precisa combinazione traducibile con un qualche codice Da Vinci.
Quando guarda il prof, invece, riesce ad estrarti qualunque informazione utile a distruggere le tue capacità memoniche.

 
Ecco, dunque: il prof ha deciso di guardare sul registro.
 

La sua testa è piegata sulle pagine, con l’elenco dei nomi bene in vista. I suoi bulbi oculari vanno su e giù, su e giù, e poi ancora su e ancora giù.      C’è chi riesce ad indovinare l’alunno interrogato in base alla direzione dello sguardo, ma non bisogna fare troppo affidamento a questo metodo: numerosi prof, infatti, controllano illusoriamente i nomi con gli occhi, mentre mentalmente scorrono la lista al contrario.

 

Nella classe, nel frattempo, silenzio totale. Nemmeno nello spazio più profondo si sente lo stesso silenzio. Le mosche smettono di ronzare, le formiche indossano le ciabatte, le api schiacciano un pisolino, i moscerini volano dritto. In un silenzio del genere, è logico che anche il rumore più insignificante non passi inosservato. Ed ecco, allora, che i chewin-gum smettono di essere masticati, la saliva smette di essere deglutita, l’aria smette di essere respirata. Il tempo medio che un prof impiega per scegliere la vittima è di circa 1.4 minuti; per fortuna, nessun essere umano può morire per asfissia prima dei 2.

 

In questo clima di profondo terrore e di angosciosa attesa, l’unica nota dolente sono i secchioni che, al contrario di tutti gli altri mortali, recitano interi rosari nella speranza di essere gli eletti del giorno.

Da un momento all’altro, quando nessuno se l’aspetta, le labbra del prof pronunciano il fatidico nome; il primo ma quasi mai l’ultimo.

 
Termina così questa prima fase dell’interrogazione. Adesso arriva il bello!
 


SELEZIONE QUANTISTICA
 

La selezione quantistica è chiamata così perché si basa sulla fisica quantistihttp://www.efpfanfic.net/stories.php?action=editorca, sulla termodinamica, sull’algebra applicata al grado di conoscenza di un argomento e sul PIL della Mongolia (più altre innumerevoli variabili).

In genere questo metodo selettivo è d'uso comune per quei prof matematici o per quelli più scaramantici.
 
Il metodo si basa sulla scelta casuale di un numero al quale, secondo l’elenco, corrisponde un alunno.
Ho evidenziato “casuale” perché quella che può sembrare una casualità in realtà è qualcosa di prevedibile. Ripeto: basta qualche nozione basilare di fisica quantistica o di termodinamica, senza dimenticarci dell’anatomia comparata.

 
La modalità più in voga tra i prof consiste nell’aprire il libro ad una pagina a caso. Tra le altre pratiche utilizzate ci sono quella di prendere la data del giorno, quella di estrarre dei bigliettini, oppure quella di utilizzare un sacchetto con dentro i numeri della tombola (ma solo sotto Natale).
 

Aprire il libro
 
Aprire il libro vuol dire, tecnicamente, sottoporre ciascuna delle pagine ad una torsione dorsale al fine di ruotarle di 180° in direzione della mano che compie il gesto.
 
Bene, appurato ciò procediamo col dire che lo scopo di questa torsione è di vedere il numero che contrassegna ciascuna pagina.
 

Alcune considerazioni: i numeri raramente cominciano con l’1. Queste pagine sono introvabili nei testi scolastici e sono quasi sempre sostituite dai vecchi e gloriosi numeri romani.

Il numero più alto della pagina dipende sostanzialmente dal tipo di libro, dalla materia trattata, dal programma annuale riguardo quella materia e dal numero di aerei di carta che hai sotto il banco.
In genere un’antologia raggiunge le 600 pagine, ma non è detto: può averne molte di più.

Questo perché i libri di italiano sono assemblati in modo tale da disorientare lo studente: in alcune edizioni ogni 20 pagine i numeri tornano indietro di 3 unità, in altre sovente si incontrano pagine con il medesimo numero. Fortunatamente questi libri sono molto semplici da individuare: sono gli unici volumi, infatti, in cui puoi trovare i numeri di pagina dispari a sinistra.
 

Il secondo passaggio, dopo aver aperto il libro, consiste nel sommare le cifre del numero di pagina incontrato.
In questo ogni professore si differenzia: c’è chi somma le cifre tra loro; c’è chi somma l’ultima cifra al numero formato dalle prime due (soprattutto per le centinaia); c’è chi moltiplica le cifre, c’è chi le divide e chi utilizza le frazioni, chi i radicali, chi i numeri irrazionali e chi il pi greco; c’è chi non si accontenta e prende anche le cifre della pagina a fianco e c’è chi prende il numero così come sta (“ehm … venga il numero 269, per favore. Su, non costringermi a metterti un impreparazione!).
C’è anche chi moltiplica il numero ottenuto per la massa del sole o per il PIL della Mongolia (come vi avevo accennato).

 
E gli alunni? Stanno a guardare? Certo che no!
 
I più intraprendenti sostituiscono i libri del prof con copie esatte in cui al posto dei numeri in scala decimale compaiono numeri assurdi in codice binario, tant’è che il prof impiega tutta l’ora per sommare le cifre (molto meno per moltiplicarle, ma tanto se compare uno zero il risultato è sempre zero, no?).
 

Altri che non hanno tali mezzi a disposizione convengono di aprire un conto corrente in Mongolia.
 

Altri ancora tentano di ingannare il prof facendogli pensare ad un numero da 1 a 9, facendoglielo moltiplicare per nove e poi facendogli sommare le cifre del numero ottenuto.

Il prof guarda il risultato sul registro.
 

Il numero 9, ovviamente, è assente.
 


Comunque, qualunque metodo di selezione il prof utilizzi non ha molta importanza, ne’ importa quanto tu abbia studiato o quanti abbiano il voto.
Il prof … scusate, il carnefice ha già scelto la sua prossima vittima:
 




SEI TU!!

 

   
 
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