La sua Materializzazione la portò in campagna, fuori dal cancello della Tana. Il giardino era addobbato con fiori e festoni dorati, mentre un centinaio di persone in abito elegante sedeva su sedie d'argento, sotto dei gazebo viola. Non poteva vedere l'altare fiorito in cui i due sposini ascoltavano il mago che li univa in matrimonio, ma sapeva che erano lì.
Spalancò
il cancelletto e corse dentro, con tutte le sue forze. Solo duecento
metri la separavano da George, ma le sembrarono milioni di
chilometri; più si avvicinava, più le figure si
delineavano: il
tappetto rosso che percorreva la navata, lui e Angelina, mano
nella mano, di fronte allo spaventatissimo mago sacerdote, che la
guardava arrivare.
Il
piccolo mago si pietrificò nel bel mezzo del discorso,
finché tutti
non si girarono a guardare cosa lo sconvolgesse tanto, scoprendo una
trafelata Katie fermarsi ansante a pochi metri da loro, la bacchetta
tesa.
“Fermate
questa farsa!” ordinò puntandola sugli sposi.
Alcuni
ospiti trattennero il respiro, altri strillarono, mentre Harry e Ron
si tiravano su, bacchette alla mano.
“Sedetevi,
per favore! Non ho intenzione di fare del male a nessuno. Credimi
Harry” esclamò accorata, girandosi a guardare gli
occhi
dell'amico, perché vi leggesse la sua sincerità.
Lui
la fissò a lungo, sondando le sue intenzioni, poi si sedette
trascinando Ron giù con sé.
Katie
sapeva di avere gli occhi di tutti addosso, che stava interpretando
la parte della donna gelosa che interrompeva il matrimonio dell'ex,
incurante che amasse un'altra. Ah,
se solo avessero saputo quanto fossero lontani del vero.
Angelina
la fissava con disappunto e pena, insieme.
“Katie,
cara, capisco come tutto questo ti sconvolga, ma devi fartene una
ragione. Io e George ci amiamo, non puoi farci nulla” le
disse con
voce dolce, come se stesse parlando con un bambino capriccioso.
“Chiudi
quella dannatissima bocca” soffiò Katie, cercando
inutilmente di
controllare la rabbia, mentre la bacchetta scivolava verso Angelina.
La
donna, stretta nel suo abito da sposa, la osservò sconvolta,
portandosi una mano sul cuore.
“Non
fare così. Mi dispiace, davvero, ma è
successo” pigolò, tenendo
d'occhio la bacchetta.
“Ho
detto: chiudi la bocca. Dato che la usi solo per dire bugie, fammi il
piacere di tacere!” ordinò Katie, iniziando a
spazientirsi.
George
si avvicinò ad Angelina, stringendola con amore, per
proteggerla
dalla bacchetta. Katie
trasse un profondo respiro, l'angoscia sempre più pressante.
“Vogliamo
raccontare a tutte queste squisite persone presenti che stanno
buttando via il loro tempo, a presenziare a questa enorme bugia? Su
Angelina, visto che hai tanta voglia di parlare, racconta a tutti la
verità” esclamò sicura, la mano ben
ferma. La
giovane si girò a guardare i suoi ospiti, scuotendo la
testa,
facendo dei segni per far capire che l'altra era di sicuro impazzita.
Oh
sì, lo vedeva negli occhi degli ospiti, persino in quelli
della
signora Weasley, il dubbio che fosse uscita di senno; e vedeva anche
le mani di Harry, Ron, Charlie e Bill strette sulle bacchette, anche
se ancora seduti, valutando il da farsi.
“Non
vuoi parlare? Allora lasciate che io vi racconti la storia di una
donna, forte, sicura di sé, amata da un uomo straordinario.
Una
storia bellissima, finché l'uomo non muore tragicamente,
lasciandola
sola. Nonostante lei lo amasse profondamente, non poteva far nulla
contro la morte e dovette passare tempi bui e tristi, a piangere
l'amato, senza darsi pace. Fin qui mi avete seguito?”
raccontò nel
silenzio del giardino.
Nessuno
osava muovere un muscolo, fare un fiato.
“Anni
dopo, la donna si ricorda di una cosa, di un contratto che l'uomo le
aveva fatto firmare, in cui prometteva di mettercela tutta per andare
avanti in caso della morte di lui, di rifarsi una vita entro i 25
anni, pena la cancellazione dei loro ricordi assieme dalla mente. Ti
ricorda nulla, Angelina?” domandò, mentre la
ragazza sbiancava tra
le braccia di George, gli occhi pietrificati su di lei.
Sostenne
il suo sguardo, fiero. L'aveva in pugno.
George
sembrò intuire la paura di Angelina, perché
d'improvviso si staccò
da lei e si avvicinò a Katie; non osò colpirlo,
così vicino,
osservando il viso tanto amato. L'uomo
alzò un pugno, repentino, e lo calò forte sul suo
viso, mandandola
a schiantarsi
al suolo, vicino alle sedie, mentre puntini gialli le invadevano la
mente e il cervello sbatteva nel cranio. Sentì centinaia di
urla, ma
lei, troppo sconvolta, non aveva emesso un fiato.
Un
dolore pulsante le invase la testa, mentre con un occhio aperto
vedeva George avvicinarsi minaccioso.
Prima
che potesse reagire un incantesimo scudo si frappose tra lei e il suo
aggressore, bloccandone la furia; la mano di Charlie la
aiutò ad
alzarsi.
“Cosa...lasciami
andare!” urlò il fratello, divincolandosi.
Charlie
fece apparire delle corde che lo avvolsero, mandandolo al tappetto,
mentre ancora provava a liberarsi in preda alla furia.
“Sono
curioso di sapere cosa ha da dire! E dopo questa aggressione
immotivata lo voglio ancora di più”
esclamò Charlie, sciogliendo
l'Incantesimo Scudo.
“Qualcuno ha da obiettare?” chiese
guardandosi attorno. Gli ospiti scossero la testa; Molly osservava
tenendosi le mani al petto, ansiosa; i genitori di Angelina al suo
fianco, erano sconvolti e non sapevano che fare.
Katie lo ringraziò con un sorriso, mantenendosi al suo braccio. Si avvicinò ad Angelina che indietreggiò, spaventata, anche se lei non aveva la bacchetta tesa.
“La donna, non volendo dimenticare l'uomo, pensa ad uno stratagemma e l'unica idea che le viene alla mente è sposare il gemello dell'uomo che amava. Vogliamo dare dei nomi ai protagonisti? La donna si chiama Angelina, l'uomo si chiamava Fred, il suo gemello George. Ma come fare a sposare il gemello? Aveva una fidanzata, da molti anni. E così Angelina, preda della pazzia, evidentemente, cambia il vecchio contratto, grazie ad un vecchio libro di incantesimi illegali, e lo fa pervenire ad uno studio notarile, facendo credere sia un contratto di matrimonio richiesto da Fred. Mentre quel pover'uomo, al quale viene data tutta la colpa, non ha mai pensato niente di così orribile in tutta la sua vita!” continuò a raccontare Katie.
“Sei
pazza! Pazza! Sei impazzita dalla gelosia, è
così! George mi ama”
gridò Angelina, guardandosi attorno in cerca di aiuto.
“Mi
sono bevuta davvero la storia di George. Di come si fosse innamorato
di te, ma l'avesse soffocato. Dovevo sapere che era una bugia. George
mi chiese di sposarlo, il giorno stesso in cui cambiò! E
sono certa
che te l'abbia detto! E' stato quello a spaventarti? A convincerti ad
agire? A costringerti a somministrargli l'Amortentia mentre lui si
prendeva gentilmente cura di te?” urlò Katie
arrabbiata, il corpo
scosso dai tremiti, sfiorando distrattamente la collana per
richiedere forza.
Frugò
nella tasca, togliendo l'ampolla che aveva contenuto la pozione che
Angelina, giorno dopo giorno, aveva somministrato a George, come le
aveva visto fare nel pensatoio. La
boccetta brillò nel sole del pomeriggio, stretta nella mano
di
Katie, mentre gli ospiti mormoravano, sussurravano, facendo
supposizioni, domande.
Angelina
la fissò dapprima incredula, poi con una risata folle
estrasse la
bacchetta dal corpetto e la puntò su di lei, nello sconcerto
generale.
“Dimmi
perché? Credevo fossimo amiche, perché mi hai
fatto, ci hai fatto,
una cosa simile?” chiese sgomenta, guardando con la coda
dell'occhio George a terra, stretto nelle corde, che si dibatteva per
raggiungere Angelina, ancora sotto l'effetto della pozione.
“Non
era giusto! Non era giusto!” esplose in un urlo la donna.
“Non
era giusto che tu potessi avere George al tuo fianco, mentre io avevo
perso Fred! Non era giusto che nonostante fossero identici, la morte
avesse preso il mio, ma avesse lasciato il tuo! Non era giusto che tu
continuassi ad avere quei meravigliosi occhi azzurri a guardarti
innamorati, mentre i miei erano chiusi per sempre, sotto terra.
Perché tu potevi avere George, mentre a me era stato
strappato via
Fred? Perché?” gridò follemente
Angelina, scoppiando a piangere.
Katie
abbassò la bacchetta, il cuore gonfio di tristezza
nell'osservare
l'amica, ma quella ne approfittò per lanciarle un
incantesimo. Charlie
lo parò, dissolvendolo, e puntò la bacchetta su
Angelina.
“No,
Charlie, grazie. E' una questione tra me e lei” disse
cortese,
scostandosi dall'uomo. Le
due giovani si studiarono, l'una di fronte all'altra, le bacchette
puntate al petto.
“Sì,
va bene! Vediamocela tra noi!” sussurrò Angelina,
ridacchiando
piano.
Rimasero
a fissarsi per un po', studiando il respiro, tenendo d'occhio anche
il minimo movimento involontario dell'altra, in attesa.
Katie
sapeva che il gesto di Angelina era quello di una preda disperata,
che messa alle strette si avventa sul cacciatore, ben conscia di
quanto sia inutile; non c'era modo che riuscisse a scappare, anche se
l'avesse battuta: ogni Weasley aveva la mano stretta sulla bacchetta,
deciso a intervenire nel caso le cose fossero andate male.
Angelina
scattò, gli stessi pensieri nella mente; ormai non aveva
nulla da
perdere.
Katie
attaccò un decimo di secondo dopo, cercando al contempo di
scartare
il fiotto di luce rossa che le arrivava addosso. Quello la
mancò, di
un soffio, spostando solo l'aria; barcollò appena. Quando
ritrovò
l'equilibrio, Angelina era a terra; la sua bacchetta, volata via, era
stata presa al volo da Charlie.
La
osservò tirarsi su, furiosa, ancora senza pace. Si
avvicinò a lei, riponendo la bacchetta in tasca e, tra lo
sgomento
generale, l'abbracciò.
Angelina
urlò, si dibatté, la graffiò e le
riempì la schiena di pugni, ma
nulla convinse Katie a lasciare la presa.
“Va
tutto bene” mormorò invece, stringendola
più forte.
L'amica
si accasciò infine tra le sue braccia, piangendo; anche
Katie si
lasciò andare ad un pianto liberatorio, per scacciar via la
tensione
accumulata. Rimasero
abbracciate, piangenti, mentre Angelina continuava a singhiozzare
scuse.
Quando
si fu calmata Harry la prese con sé, per portarla
all'ufficio Auror,
per farle alcune
domande. I suoi genitori accorsero per sostenerla, scusandosi con
tutti loro.
Katie
guardò i quattro allontanarsi dal matrimonio, ormai
annullato, con
viso triste.
George
si dibatteva, urlando e scalciando, dicendo di voler andare con
Angelina. Nemmeno il brusio creato dagli ospiti riusciva a coprire le
sue urla. Si inginocchiò vicino a lui, guardandolo con amore.
“Presto
sarà tutto finito” gli mormorò
emozionata, ignorando gli insulti
che le rivolgeva.
Aiutò
i Weasley a congedare gli ospiti, chiedendo di non rivelare
ciò
avevano visto e sentito, per salvaguardare Angelina; poi rimase
seduta vicino a George, a guardare il signor Weasley far sparire i
gazebo e le sedie con l'aiuto dei suoi figli.
“Stai
bene?” le chiese Ginny, sedendosi al suo fianco.
“Adesso
sì, grazie! Non sai come sono sollevata, che
serenità ho nel
cuore!” le confessò, gioendo del benessere che
provava.
Ginny
sorrise.
“Eravamo
molto preoccupati. George ci ha dato la notizia del matrimonio solo
ieri e ne siamo rimasti scioccati. Ci ha raccontato una storia in cui
tu l'avevi tradito e lui avesse deciso di sposare Angelina, del quale
si era innamorato. Sapevo che non avremmo dovuto credergli!”
Angelina
aveva architettato tutto fin nei minimi dettagli, pur di non
dimenticare Fred.
“Non
era in sé. E non me la sento di giudicarla. Non posso
immaginare
quale dolore si provi nel vedere l'uomo che ami morire. Io ho creduto
di aver perso George e solo quel dolore mi ha quasi portata alla
pazzia. Non la invidio, per niente” sussurrò,
guardandolo,
sollevata nel sapere che l'avrebbe presto riavuto indietro.
Rimasero
tutti lì fuori, mentre la notte era ormai scesa, seduti su
divanetti, attorniati da magiche candele fluttuanti.
“Quando
tornerà normale?” chiese Bill, osservando il
fratello che si
comportava da posseduto.
“Nel
pensatoio ho visto Angelina dargli l'Amortentia ogni notte a
mezzanotte meno cinque. Ormai mancano solo dieci minuti”
rispose
Katie guardando l'orologio.
E
quegli ultimi pochi minuti sembravano essere i più lunghi.
Stava
pensando a cosa dire a George, alla sua faccia una volta esaurito
l'effetto della pozione, all'emozione di poterlo stringere e baciare.
“Vorrei
diventare un vermicolo, per quanto mi faccio schifo”
sussurrò
George nel silenzio generale, il viso chino a guardarsi i piedi.
Si
voltarono tutti verso di lui, increduli.
“Sì,
sono tornato normale. Per quanto io possa esserlo. Sono cascato nella
sua trappola come un idiota. Come un troll. Come una caccabomba.
Volete slegarmi o volete che mi riempia ancora di insulti?”
Tra
risate, domande, tutti lo accerchiarono, sciogliendolo dalle corde.
“Katie...mi
dispiace. Io...” incominciò a dire, interrotto
dall'abbraccio di
lei. Si era immaginata mille discorsi, ma niente usciva dalla sua
bocca, se non il nome di George.
“Non
è colpa tua. Ho visto tutto, ho sentito tutto. Anche se ti
ho odiato
quando non sapevo nulla, sappilo!” mormorò Katie,
cercando di non
piangere di felicità.
Si
strinsero forte e si baciarono, senza imbarazzo anche se attorniati
dalla famiglia; dal salotto arrivarono i rintocchi della mezzanotte,
che si portarono via quel giorno terribile.
George
si staccò da lei, con riluttanza, per guardarla negli occhi.
Katie
lo fissò stranita e anche imbarazzata.
“Chi
sei?” domandò sconvolta, guardandosi poi attorno,
spaventata.
Note:
Eccoci
alla svolta! Ed ecco spiegato tutto il mistero attorno al contratto
magico: il nostro Fred in realtà non aveva colpe. Poverino,
accusato
ingiustamente.
E
quando sembra tutto risolto, un nuovo problema sorge: l'ultima
domanda di Katie non è proprio normale, no?
Vedremo!
Vi
mando un abbraccio! Grazie come sempre!
Mimì