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Autore: LaGraziaViolenta    14/06/2013    6 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove Serena Latini e Jeanie Joy subiscono un’altra volta la Maledizione della Biblioteca. Ovvero, non possono studiare in santa pace.
 
 
 
Le esigenze scolastiche imponevano che, nonostante i miei buoni propositi, io dovessi frequentare regolarmente la biblioteca. Cosa evitabile se dovevo scrivere un tema di Babbanologia. Cosa inevitabile se dovevo fare versioni per Antiche Rune. Immaginai i miei poveri compatrioti italiani a sudare sul Castiglione Mariotti per le versioni di latino. Sinceramente li invidiai. Tradurre da una lingua morta alla propria lingua madre è un conto, tradurre da una lingua morta a una lingua barbara come l’inglese era atroce. Invocai il compatimento della mia patria e con Jeanie mi misi a tradurre.
«Jeanie Joy, come si traduc-»
«Dovrai tradurre dal braille se mi chiami ancora così.»
Mi morsi il labbro inferiore. «È che ho bisogno di…»
«Non mi chiamare Jeanie Joy. Per la millesima volta.»
Arricciai il naso. «Ok…»
Abbassai lo sguardo sulla mia pergamena. Gli occhi mi si offuscarono, ma sbattei le palpebre e rimisi le lettere a fuoco. O Jeanie Joy era in fase premestruale o non mi spiegavo tanto nervosismo.
Sentii la sedia grattare. Jeanie si era alzata. «Vado in bagno. Lascio qui le cose.»
«Tranquilla» risposi. Jeanie si allontanò.
Forse era proprio mestruata. 
Continuai a sfogliare il dizionario di Antiche Rune alla ricerca della traduzione, ma non la trovai. Con la coda nell’occhio intravidi la pergamena di Jeanie.
Be’, una sbirciatina non sarebbe stato proprio copiare. Era un aiutino. Un aiutino piccino picciò.
Tenni la pagina del dizionario aperta, per nascondermi dietro nel caso Jeanie mi avesse vista. Il suo spirito stacanovista Corvonero si sarebbe indignato se lo avesse saputo.
Sbirciai la pergamena. Notai che, a matita, aveva tracciato delle righe da seguire. Non pensavo che fosse concesso.
Mi avvicinai un po’ di più e cercai di leggere. Molte lettere era scritte singolarmente, non attaccate alle altre, e le parole erano molto staccate tra loro. Scorsi il testo, alla ricerca della frase che mi interessava.
Rimasi perplessa. Non mi sarei mai aspettata di trovare degli errori di grammatica in uno scritto di Jeanie. Eppure c’erano, e frequenti. Lei, sempre così precisa e meticolosa. Ripresi a cercare la frase.
Mi accorsi con stupore che, nonostante avesse occupato più pergamena di me, lei era molto più indietro con la traduzione. Sembrava che avesse scritto di più perché scriveva più grosso. Ora capivo perché i suoi temi erano sempre molto lunghi.
Non trovai la frase, così mi misi a cercarla di nuovo sul mio dizionario. In realtà fissavo le parole stampate senza vederle. Il mio cervello vagava altrove.
Ora avevo capito che problema aveva Jeanie. E capii anche perché Biondo Serpe aveva detto che Jeanie aveva difficoltà a leggere ad alta voce. Certo che da parte sua non era stato solo scortese, ma anche vigliacco. Proprio una malignità gratuita.
«Ehi!»
Sobbalzai e mi buttai sulla pergamena di Jeanie, per nasconderla. Solo in un secondo momento alzai gli occhi.
Era Rose Weasley. Mi fissò e sbatté le lunghe ciglia rosse. «Ehm. Tutto ok?»
«Oh…» Boccheggiai. Sentii che il viso mi si faceva accaldato. Chi cavolo avevo pensato che fosse, per dover nascondere le cose di Jeanie? Fissai Rose Weasley e ricordai che dovevo rispondere. «Ehm… Sì. Normale, grazie.»
Sembrava stessi ordinando un caffè. Notai che Rose aveva la borsa a tracolla e un libro in mano.
«Ok. Posso sedermi, per favore? Gli altri tavoli sono tutti occupati.»
Impiegai qualche secondo a registrare le sue parole. «Sì… Sicuro.» Ero ancora stravaccata sulla pergamena di Jeanie. Mi raddrizzai e scostai le mie cose. Rose prese una sedia e si sedette di fronte a me.
«Chelsea? Anche tu qui?»
La Weasley si voltò e io guardai alle sue spalle. Jeanie avanzava, gli occhi ridotti a due fessure. Teneva gli occhiali in mano e li puliva con una manica.
No, se avesse iniziato a parlare pensando che fosse Chelsea avrebbe rischiato di fare una brutta figura. «Jeanie…» iniziai a mezza voce, ma la Weasley in quel momento si alzò in piedi.
«Scusa, c’è un equivoco. Non sono Chelsea.»
Nell’udire una voce nuova Jeanie si rimise gli occhiali. Quando mise a fuoco la Weasley le sue spalle si irrigidirono.
«Sono Rose Weasley.» La Weasley tese la mano.
Senza un sorriso, Jeanie tese la propria. «Jeanie Joy.»
Si strinsero le mani, la Weasley con un sorriso accennato, Jeanie rigida e seria. Lanciò un’occhiata alle cose sul tavolo. «Ti sei messa qui?»
Il tono di Jeanie era inespressivo. Non avrei saputo dire se disapprovava o meno. Sperai che si comportasse in maniera gentile. Più che per riguardo nei confronti della Weasley era perché non avevo voglia di discutere.
«Sì. Gli altri tavoli sono occupati. Spero di non disturbare.»
«No.»
Jeanie fece il giro del tavolo e tornò a sedersi vicino a me. Prese il suo dizionario e non disse più una parola.
La Weasley lanciò un’occhiata a Jeanie, poi aprì il suo libro. Se era rimasta spiazzata, la capivo: io avevo fatto amicizia con Jeanie solo al quarto anno, al corso di Babbanologia. Prima era sempre stata invisibile, come una parte del muro. Mi ci era voluto del tempo per capire che la sua freddezza in realtà era solo timidezza e paura di lasciarsi andare.
Ricominciai a tradurre, ma ora il treno che correva sui binari dei miei viaggi mentali era deragliato. Mi sembrava di avere la testa troppo piena: un emisfero del cervello era in ansia perché di fronte a me c’era Rose Weasley, e l’altro emisfero era in ansia perché avevo capito quale fosse il problema di Jeanie.
Per un arco indefinito di tempo si sentirono solo le pagine che frusciavano e il grattare delle penne.
«Traducete Antiche Rune?»
Alzai gli occhi. La Weasley guardava il dizionario aperto. Jeanie la ignorò e continuò a scrivere.
Mi dondolai sulla sedia. Era ovvio che avessi sentito la domanda della Weasley, e se Jeanie non rispondeva avrei dovuto farlo almeno io. Non volevo essere scortese. «Sì. Abbiamo una versione per domani.»
«Al secondo anno ero indecisa se scegliere Antiche Rune o Artimanzia. Ho scelto la seconda, e un po’ mi pento. È interessante il corso?»
«Abbastanza, se ti piace tradurre.»
Jeanie, di fianco a me, borbottò qualcosa. Si mise un ciuffo di capelli dorati dietro l'orecchio.
«Capisco. Artimanzia non è brutta, però è davvero impegnativa. A mia madre ai tempi la materia piaceva, quindi a casa ho molti libri. Ho provato a leggerne qualcuno da bambina, mi incuriosivano, anche se erano ancora troppo difficili.»
«Ah sì?» risposi. Perché la Weasley aveva tutta questa voglia di chiacchierare? Cercai di ricordare la parola che dovevo tradurre, invano. La ricontrollai.
«Tu come mai hai scelto Antiche Rune?»
Mi accorsi che stavo per sbuffare e trattenni il respiro. «A… A caso, più o meno.»
La Weasley spalancò gli occhi e le sue sopracciglia rosse scomparvero sotto la frangia. «A caso
Mi strinsi nelle spalle e annuii.
«Non c’era qualcosa che ti interessava particolarmente? O qualcosa che pensavi fosse utile per un futuro lavoro?»
Lavoro. Sì, certo. «La mia è una famiglia babbana, non ho mai pensato veramente a trovarmi un lavoro da strega.»
«E allora perché sei a Hogwarts?»
Silenzio.
Abbassai lo sguardo sulla mia pergamena. Strinsi il bordo della gonna, quasi come se avessi bisogno di aggrapparmi a qualcosa. Improvvisamente mi chiesi se Weasley fosse una Purosangue. Mi sentii punta nel vivo.
«Perché, Hogwarts non è per tutti?»
La Weasley si sporse verso di me. «No, non in questo senso. Non che non sia giusto che tu sia a Hogwarts. Sei una strega, è giustissimo così. Avrai pensato a una carriera, a qualcosa per il futuro… No?»
«Prevedo un futuro molto poco roseo» intervenne Jeanie, «se Serena non finirà presto quella versione.»
La Weasley rimase attonita. Dopo qualche secondo disse: «Ah, be’… Hai ragione. Forse è meglio lavorare. Anche io ho qualche compito da fare.»
Ripresi la penna d’oca e la intinsi nell’inchiostro. Non osai guardare Rose Weasley. Sapevo che aveva ragione, non avevo un futuro di strega davanti a me. La stessa cosa che era saltata fuori dalla conversazione con Longbottom. Nonostante l’imbarazzo non potevo non sentirmi grata nei confronti di Jeanie per avermi tolta d’impiccio.
Mi chiesi se il comportamento di Rose Weasley avesse un secondo fine anche questa volta. La nostra mi era sembrata una conversazione normale, un po’ impacciata forse, ma alla fin fine normale.
E allora perché non riuscivo a rilassarmi?
 
 
 
 
Nota dell’autrice: a causa di impegni scolastici da ora in avanti e fino a fine luglio temo che non potrò più garantire un aggiornamento regolare. Mi scuso con tutte le lettrici e tutti i lettori. Farò del mio meglio per aggiornare il più rapidamente possibile! Buon inizio di vacanze a tutti… Se fate vacanza. Se avete esami: condoglianze. Pensatemi, siamo sulla stessa barca.
  
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