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Autore: Shadowhunter    16/06/2013    3 recensioni
Dalla sua nascita Ryan Stone vive con la sorella maggiore nel quartier generale degli Esclusi, finché un giorno si offre di andare in missione. Il suo compito è di intrufolarsi nella sede dei Livelli Superiori e partecipare alla Cerimonia della Scelta, dimostrando che gli Esclusi sono uguali agli abitanti delle fazioni.
Si dimostrerà una missione suicida oppure il primo passo della ribellione?
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'Autrice:
Prima di leggere il capitolo, volevo avvisarvi che è sotto il punto di vista della Pacifica che Ryan/David incontra nei Livelli Superiori.
Grazie per le recensioni :)

Shadowhunter
 

La Cerimonia della Scelta
Becca

 

È passato un giorno dal test attitudinale ed io, Rebecca Harris, sono pronta a prendere la decisione che designerà il resto della mia vita. Non sento la pressione della mia famiglia sulle spalle, perché so come renderli orgogliosi di me. Prima di lasciarlo, voglio dimostrare al mio fratellino Hanry che tutto è possibile se lo desideri.
Abbandonarlo è la parte peggiore, però devo farlo. Da oggi in poi non sarò più una Pacifica, quindi dovrò lasciare la mia fazione e la mia famiglia per sempre.
“Becca, sei pronta?” mi sussurra la mia migliore amica Ashley all’orecchio. “Non sono l’unica con i nervi a fior di pelle, vero?”
Scuoto la testa.
Ashley mi ha detto che ha intenzione di rimanere fra i Pacifici. Io avrei potuto scommetterlo, perché lei è lo stereotipo fatto persona della nostra fazione. Ha i capelli biondo miele che s’intonano perfettamente con la divisa rossa e gialla e ha sempre un sorriso dolce stampato sul volto. Inoltre, adora occuparsi del giardino dei suoi genitori.
Sono sicura che sarà una Pacifica da prendere come esempio.
“Non riesco ancora a credere che oggi tu lascerai la nostra fazione. Sappi che nel mio cuore rimarrà sempre un posto per la nostra amicizia. Inoltre, ti raccomando di rimanere con gli occhi aperti durante la tua iniziazione. Ho sentito dire che è una bella gatta da pelare.”
Annuisco lievemente e le faccio segno di stare in silenzio perché uno dei capifazione degli Eruditi ha appena preso la parola.
“Benvenuti alla Cerimonia della Scelta. Io sono Mark Matthews e presiederò questo evento. Di fronte a me ci sono sessanta ragazzi che oggi sceglieranno con saggezza la propria strada nella vita.”
Fa una breve pausa, mettendosi a posto gli occhiali, e comincia a descrivere la storia delle fazioni e le caratteristiche di ognuna. Rimango interessata soltanto da una fazione, quella in cui vivrò. Appena conclude il discorso, tutti applaudono e noi futuri iniziati sorridiamo nervosamente. Subito dopo vengono chiamati i primi nomi.
Seguo passivamente quello che succede in seguito, perché non m’interessano molto le decisioni degli altri. Nel momento in cui viene chiamato il nome di Ashley, sposto l’attenzione su di lei e vedo che il suo sangue cade nella coppa dei Pacifici.
Ovviamente.
“Rebecca Harris.”
Mark esclama il mio nome e un silenzio assoluto mi avvolge mentre cammino con passo sicuro verso le coppe. Nel gruppo dei Pacifici vedo Ashley con un sorriso d’incoraggiamento stampato sul volto e i miei famigliari mi fanno segno che va tutto bene. Henry, seduto sulle gambe di mio padre, mi saluta con la mano.
Impugno il coltello e sposto lo sguardo alle coppe. Appena vedo quella che m’interessa, passo il coltello sul braccio, provocandomi un taglio poco profondo, e vedo il mio sangue cadere a piccole gocce nel fuoco.
Sono appena diventata un’Intrepida.
Mentre prendo posto fra gli altri iniziati, vedo che la mia famiglia continua a sorridermi, anche se sono appena diventata una trasfazione. Loro sono fatti così, sempre contenti e orgogliosi di me.
Gli altri iniziati degli Intrepidi mi fissano ed io riesco a capire quello che gli frulla per la testa. Una Pacifica fra gli Intrepidi? Il mondo è diventato improvvisamente piatto? La faremo fuori subito.
Un nome mi distoglie dai miei pensieri, un nome che ho già sentito.
“David Morgan.”
Mi giro e vedo il Candido che ho conosciuto il giorno prima di dirigersi verso le coppe. I suoi capelli castano scuro viaggiano da tutte le parti e sotto quelle luci la sua cicatrice sul mento sembra più vivida di ieri. I suoi vestiti bianchi e neri sono sgualciti e le sue scarpe sono leggermente sporche di fango.
Mark gli consegna il coltello fra le mani e David si fa un taglio sul braccio. Il sangue esce dalla ferita e gocciola lentamente sul pavimento. Il Candido si gira verso di me ed io gli faccio un sorriso d’incoraggiamento.
Spero che scelga di diventare Intrepido.
Risponde al mio sorriso con un cenno del capo e, poco convinto, stende il braccio. Il suo sangue gocciola nell’acqua rossastra. Ha scelto gli Eruditi.
Rimango delusa dalla sua decisione, anche se non dovrei. Dovrei essere felice per lui, ma semplicemente non riesco a esserlo. Appena in quel momento mi rendo conto quanto volevo che lui scegliesse gli Intrepidi. Cerco di ripetermi che l’ho conosciuto appena ieri e che non posso in alcun modo essere triste della sua scelta, invece lo sono e non posso farci niente.
Osservo la sua schiena mentre si posiziona fra gli iniziati degli Eruditi che lo accolgono con un’alzata di spalle. Jeanine butta le braccia intorno al suo collo e, dietro le spalle di David, mi fissa con uno sguardo minaccioso. Sbuffo e mi giro dall’altra parte.
Mark Matthews, il padre di Jeanine, continua a chiamare i nomi degli altri ragazzi e tre Eruditi e due Candidi si uniscono al gruppo degli Intrepidi. Nella folla un figlio degli Intrepidi mi spinge e mi scontro contro uno dei tre ragazzi Eruditi, quasi finendo distesa sul pavimento.
“Sta attenta” esclama, sorreggendomi e aiutandomi a riposizionarmi in piedi.
Ha i capelli dello stesso colore della paglia e gli occhi azzurrissimi dietro le lenti degli occhiali. Le sue braccia sono calde e confortanti e il suo sorriso è terribilmente adorabile. Mentre lo osservo, noto che il blu della sua divisa risalta il colore dei suoi occhi.
“Scusami” dico.
Lui non riesce a sentire le mie scuse, perché degli Intrepidi che hanno deciso di rimanere nella loro fazione esultano ed escono dalla stanza. Decido di seguirli e nella confusione perdo di vista il ragazzo.
Scendiamo velocemente giù per le scale, spingendoci per vedere chi raggiunge per primo il piano terra. Le mie gambe battono contro gli scalini di cemento e i muscoli delle gambe cominciano a bruciarmi.
Solitamente i Pacifici hanno le braccia muscolose perché lavorano molto tempo in campagna, però non possono dire lo stesso delle gambe. Infatti, finisco con l’essere una delle ultime del gruppo insieme a un’Intrepida più bassa di me con i capelli rossi. Ha i capelli così ricci che le rimbalzano sulle spalle ogni volta che fa un passo.
“Come ti chiami?” mi chiede quando siamo fuori dall’edificio e ci dirigiamo verso i binari del treno.
“Rebecca, però puoi chiamarmi Becca.” Le parole mi escono difficilmente dalla bocca a causa del fiatone.
All’improvviso sentiamo il fischio del treno che si sta avvicinando. Ha i vagoni colorati di rosso e le porte sono spalancate affinché gli Intrepidi ci montino sopra. Le luci sui lati lampeggiano così forte che quasi mi accecano.
Delle macchioline nere mi vorticano intorno agli occhi e non riesco a mettere a fuoco quello che si trova di fronte a me. Sento vicino a me dei rumori di passi: probabilmente gli Intrepidi stanno montando sul treno. Il cuore comincia a battermi all’impazzata dal timore di non riprendere la vista in tempo per saltare e di diventare un’Esclusa.
Stupide luci.
“Afferra la mia mano” grida qualcuno, però non riesco a capire se si stia rivolgendo a me oppure a qualcun altro.
Comincio a correre alla cieca, sperando che la direzione che ho preso sia giusta, e sento una mano stringersi intorno alla mia spalla e a spingermi verso l’interno del vagone. Appena metto un piede sulla superficie di legno, cado distesa e faccio dei respiri profondi. Lentamente le macchioline nere scompaiono dalla mia visuale e mi giro verso la persona che mi sta ancora stringendo la spalla.
È il ragazzo biondo.
Sposta la mano dal mio corpo nel momento in cui vede la mia espressione confusa e si siede in fondo al vagone, il più possibile lontano da me. Non capisco perché abbia voluto salvarmi, però gli sono veramente debitrice.
Mi metto seduta vicino a un gruppetto di figli degli Intrepidi che stanno parlando fra loro e sorrido verso la sua direzione. Lui non mi vede, oppure non vuole vedermi, e continua a fissare il pavimento di quercia con un’espressione seria. Il vento gli scompiglia i capelli e sembra che lui abbia un’aureola intorno alla testa.
Il treno comincia a prendere velocità e un altro fischio fende l’aria, quasi distruggendomi i timpani. Attraverso le porte aperte, osservo la città in tutto il suo splendore. Il sole illumina gli alti palazzi di vetro e crea degli strani giochi di luce. Dietro gli edifici, riesco a vedere i grandi campi e gli alberi che mi hanno fatto da casa per sedici anni.
La sede dei Pacifici.
Penso ai miei genitori e all’espressione orgogliosa stampata sui loro volti quando ho deciso di diventare un’Intrepida. Probabilmente adesso stanno cercando di spiegare a Henry perché la sua sorellona non è tornata a casa insieme a loro. Spero con tutto il mio cuore che lui capisca e spero che loro siano fieri di avere una figlia come me.
Una figlia coraggiosa. Intrepida.
  
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