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Autore: zia Molly    16/06/2013    5 recensioni
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" ALLORA RESTA! Se mi vuoi bene davvero resta! "
Bellatrix non ricordava neanche più l’ultima volta che aveva pianto, anzi credeva di non averlo mai fatto prima, ma quelle lacrime correvano così veloci che sembrava liberala di ogni cosa, di ogni peso che le abitava lo stomaco.
" non posso… "
" Non voglio sposarmi con Lestrange, Sir… " mormorò a mezza voce facendo un passo indietro e ritrovandosi di spalle al muro.
" il tuo destino è già scritto …non puoi cambiarlo "
Bellatrix scosse la testa e lo osservò, lo vide avvicinarsi
" il nostro destino vive dentro di noi, bisogna soltanto avere il coraggio di cambiarlo " mormorò lei a mezza voce, lui si avvicinò ancora e la bloccò per i fianchi.
" cambialo allora... "
a quel punto ...mancava solo l’ultima carta da giocare
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Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Il tempo sta correndo troppo velocemente

 

Tutto sembrava congelato.
Una gelida quiete avvolgeva le campagne inglesi, mentre la pioggia invernale martellava sul terreno e scioglieva la neve che pochi giorni prima si era posata leggiadra.
I terreni erano ricoperti di fanghiglia e il laghetti che durante il tragitto che l’Hogwarts Express incontrava  erano ancora quasi tutti ghiacciati.
La pioggia tamburellava sui finestrini del treno e le nuvole cariche di pioggia, scure come non mai coprivano completamente il cielo, impedendo al sole di illuminare quel  truce pomeriggio.
Sembrava tarda sera, quasi notte forse, ma se si posava l’occhio sull’orologio erano soltanto le cinque e mancava circa un’ora e mezza all’arrivo a Londra.
Lo sapeva bene Harry Potter che aveva appena chiesto che ora fosse a Hermione.
Quello scompartimento era terribilmente silenzioso senza Ron..e soltanto ora, Harry e la sua migliore amica se ne rendevano conto. Solitamente Hermione leggeva e i due ragazzi chiacchieravano, ma ora che il rosso Weasley  era tornato a Londra con i fratelli per assistere Arthur  non era la stessa cosa.
Di tanto in tanto i due scambiavano due chiacchiere, ma in un viaggio lungo quattro ore avevano parlato davvero poco e forse la cosa non era dispiaciuta a nessuno dei due, d’altronde Hermione era concentrata nella lettura e Harry perso nei suoi pensieri.
Era il momento della verità!
Ora sarebbero tornati a Grimmauld Place e avrebbero saputo… avrebbero scoperto quanto bastava, avrebbero avuto la conferma sui loro sospetti, la risposta alle loro domande:  Sirius e Bellatrix avevano una relazione segreta? Lei era innamorata ancora di Lui? E lui? …la mangiamorte aveva un piano?
E mentre Harry ricapitolava tutte quelle domande un lapsus, un flash improvviso lo riportò alla realtà, sgranò gli occhi e scattò a guardare Hermione, poi si guardò attorno e estrasse la monetina dell’Es, il loro mezzo di comunicazione!
Ora che ci pensava, ora che rifletteva..nonostante avesse seguito innumerevoli lezioni con i ragazzi, soltanto ora si rendeva conto che mancavano alcuni volti!
Marietta ad esempio, l’amica di Cho, non faceva parte dell’ES!
Era a scuola ma non ne faceva parte!
Sorrise pensando ciò, ciò significava che la Umbridge, forse, non li avrebbe scoperti; d’altronde l’anno prima era stata proprio l’amica di Cho a fare la spia!
Sorrise e roteò la monetina tra le dita soddisfatto e scoccò uno sguardo a Hermione, che ricambiò con un’espressione interrogativa e accigliata, ma Harry si limitò a sorriderle.
Era normale che i due comunicassero con uno sguardo! …ora mai si capivano anche solo con quelli, si conoscevano benissimo!

Ma quel gioco di sguardi, d’improvviso, fu interrotto.
Il ragazzo dai capelli brizzolati, neri come la pece, gli occhi azzurro cielo, con variabili sfumature, un gran sorriso e il volto dai tratti marcati aveva appena aperto la porta scorrevole del loro scompartimento.
<< Mark! >>
esordì Hermione salutandolo, sorridendo.
<< Granger!  Harry! >>
li salutò entrando e sedendosi accanto a Harry, sorridendo al ragazzo, che ancora una volta lo guardava sbigottito e accigliato: tutt’ora Harry non riusciva a capacitarsi della presenza aggiuntiva o la mancanza improvvisa di alcuni studenti di Hogwarts… per altro si chiedeva com’era possibile! D’altronde lui aveva solo influenzato le vite di Sirius e Bellatrix, cosa c’entravano gli altri?
<< come ve la passate? >> domandò il ragazzo guardandoli, giocando con Grattastinchi che immediatamente era balzato dalle gambe di Hermione a quelle del ragazzo.
<< Bene…  tu? >>
Domandò Harry incrociando velocemente il suo sguardo, confermandosi, ancora una volta che a lui, quel ragazzo ricordava qualcuno.
<< bah bene… andare via da Hogwarts è angosciante! Dovrò tornare in collegio… e detesto quel posto! Quand’ero bambino credevano che fossi pazzo… ma poveri babbani, non sapevano che ero un mago >> esordì scoppiando a ridere, lasciando che sui volti di Hermione e Harry comparisse un lieve sorriso.
<< non sapevo che vivevi in un collegio… >> mormorò Harry guardandolo.
<< come non lo sapevi? …credevo di avertelo detto …>> sussurrò il ragazzo sbigottito, accennando un piccolo sorriso interrogativo.
Ma Harry e Hermione si scoccarono uno sguardo: era evidente che Hermione avesse inteso che probabilmente, nel passato, nell’anno che aveva vissuto Harry quel ragazzo non c’era, chissà quante altre cose mancavano!
<<  perdonami… devo averlo dimenticato >> si giustificò Harry accennando una piccola risata.
<< Tranquillo Harry… Beh ora vado,  Dean mi aspetta! Ciao! >> esordì  smaterializzandosi d’avanti ai loro occhi, svanendo in un sonoro “POP”, lasciando Harry perplesso.
Se Mark si era appena smaterializzato significava che era più grande di loro, sicuramente andava qualche anno avanti, probabilmente era un coetaneo di Fred e George.
<< Harry… lui non c’era vero? >> domandò Hermione guardando l’amico.
<< No… prima che io ripetessi quest’anno, lui e tanti altri non c’erano… >>
e detto ciò Hermione fece una smorfia e gli scoccò uno sguardo preoccupato.
<< Hermione… cosa sai di Mark Turner?>>
l’amica lanciò un sospiro e chiuse il libro dopo aver messo il seno, poi, lo guardò << Beh … da quel che so, non ha mai conosciuto i suoi e sul suo stato di sangue non si sa nulla… è stato abbandonato quand’era appena nato!  E’ molto abile nella trasfigurazione, dicono abbia tutte E … ed è un talento naturale in pozioni>> mormorò sbigottita, quasi stizzita, infastidita forse.
<< ma… allora perché è un Corvonero? >>
<< non so… è il capello che decide Harry … e poi va bene solo in quelle di materie, nelle altre scarseggia >> disse accennando un sorriso compiaciuto, ancora una volta il lato competitivo nell’ambito scolastico emergeva in Hermione.
<< capisco … >> mormorò il ragazzo tornando a guardare fuori il finestrino.
E così cadde nuovamente il silenzio fino all’arrivo a Londra.

Una volta giunti a Londra, come sempre, furono i signori Granger a risparmiare a Harry uno scomodo viaggio in autobus, d’altronde i Dursley non si erano mai preoccupati di accompagnarlo o andarlo a prendere in stazione, e sin da quando era piccolo lo mandavano da solo …cosa che non stupiva affatto Harry, ma per sua fortuna c’erano i Weasley che si occupavano di lui.
Il tragitto fu breve, d’altronde Grimmauld Place non distava molto dalla stazione.
Quando arrivarono furono accolti calorosamente, la signora Weasley si preoccupò di abbracciarli come sempre e chiedergli ogni dettaglio del viaggio, Fred e George comparirono d’improvviso e Harry sorrise nel vedere Sirius andargli incontro e abbracciarlo.
Si strinse a lui e dopo aver chiacchierato brevemente Ron comparve alle loro spalle.
Sul suo volto però non c’era l’espressione felice che si aspettavano, anzi… era alquanto spaventato e preoccupavo, il volto era rosso, molto più dei suoi capelli e la smorfia contratta in una di spavento e inquietudine.
L’ultima volta che Harry l’aveva visto così era al secondo anno, quando dinanzi a loro Aragog progettava mille e più modi per mangiarli.
<< Ronald, tutto bene? >> domandò  Hermione guardandolo, dopo averlo salutato con un delicato abbraccio.
<< Ron, cos’hai? >> domandò anche Harry dopo averlo salutato.
<< H-Harry … c’è B-B-Bell…>>
ma le parole di Ron furono interrotte dalla signora Weasley, che si avvicinò a loro.
<< ragazzi scendete di sotto, è pronta la cena! Sarete stanchi! …e poi Harry! C’è Arthur che vuole salutarti! >> disse con tono materno la donna accarezzando delicatamente i capelli del moro Potter che intanto aveva gli occhi verdi sbarrati dietro gli occhiali, l’inizio delle parole di Ron non promettevano bene.

Scesero a cena e mentre gli altri e il resto dell’Ordine si sedeva ai soliti posti, Harry si avvicinava ad Arthur.
<< Signor Weasley!  >> Esordì Harry sentendo le mani sudare, mentre si avvicinava e lo salutava, mentre l’uomo, seduto su una sedia a rotelle, si avvicinava a lui e gli porgeva la mano per stringerla.
<< Harry Potter! Ragazzo mio ti devo la vita! >> disse sorridendogli.
Ma mentre Harry tentava di sorridere alla stessa maniera un brivido gli percuoteva la schiena, mentre la fronte veniva lacerata da un acuto dolore alla cicatrice.
Era impressionante vederlo dopo quell’incubo, era orribile incrociare il suo sguardo dopo aver provato la sgradevole sensazione di esser stato lui in prima persona ad aggredirlo.
<< ma no… insomma io non ho fatto nulla! >> disse Harry sorridendogli.
<< Modesto, come sempre! Avanti Harry siediti!  >> la voce di Sirius lo attirò con se, seduto a tavola, aiutandolo a congedarsi da quella brutta sensazione che lo aveva travolto mentre parlava con Arthur Weasley.
Il ragazzo sorrise incrociando il sorriso del padrino, che di tanto in tanto gli scoccava uno sguardo, ritrovando in lui molte somiglianze con suo padre e sua madre, con il cugino di James.. con i Potter.
Si accomodarono e mentre si sedeva Harry scrutava Sirius, come di tanto in tanto aveva fatto lui.
Il solito sorrisetto beffardo abitava sulle sue labbra, contornato dal pizzetto. Ma quel sorriso aveva qualcosa di diverso, un retrogusto amaro, un rivolto preoccupato.
Osservò i suoi occhi.
Grosse borse abitavano sotto di essi… per non parlare delle numerose rughe sulla fronte.
Era evidente che non passava notte tranquille da molto…
Fece una smorfia il giovane Potter e chinò il la testa sul piatto, iniziando a mangiare mentre ancora analizzava il padrino di tanto in tanto, scorgendo piccoli segni rossi e viola che sbucavano da sotto il colletto della camicia.
E quelli cos’erano?
Si domandò mentre un lieve chiacchiericcio si alzava.
Alzò lo sguardo e incrociò quello di Ron che lo osservò e fece una smorfia, seguì quello di Hermione.
Era evidente che entrambi stavano cercando delle tracce, degli indizi che rispondessero alle loro domande e perplessità.
Ma fu durante quello scambio di sguardi che la voce di Alastor tuonò e attirò l’attenzione di tutti.
<< dovremmo avvertire il ragazzo >> grugnì facendo roteare freneticamente l’occhio di vetro.
A quelle parole Molly Weasley si alzò e boccheggiò, guardando Sirius e sperando nel suo buon senso, mentre intanto Harry guardava i membri dell’Ordine con le orecchie tese.
<< …Si, hai ragione Alastor …>> incominciò piano Sirius, prendendosi delle piccole pause per calibrare bene le parole, per pensare a cosa dire.
Detestava dover dare lui comunicazioni simili, soprattutto se tali comunicazioni lo costringevano a parlare di sua cugina.
In quei  due giorni che era stata lì non era mai uscita dalla sua stanza, non aveva accettato nulla da mangiare, a malapena beveva e, ovviamente come tutti immaginavano, non aveva aperto bocca per professare parola.
Ne con Sirius. Ne con Minerva. Ne con Remus. Ne con Alastor. Ne con Silente. Con nessuno.
Bellatrix si era chiusa in un silenzio di tomba. Non avrebbe mai tradito il suo Signore, come tutti avevano immaginato.
E infatti molti dell’Ordine si domandavano ancora perché Silente aveva deciso di tenerla lì.
<< …vedi Harry i mangiamorte invadono le strade, Voldemort ti cerca e semina il panico … e l’altra sera ..>>
Ma le parole di Sirius morirono all’improvviso perché Molly Weasley scattò vicino a Harry e poggiò, con un gesto materno le mani sulle sue orecchie.
<< no! Sirius… è solo un ragazzo! Portiamolo alla Tana! Lo metterete solo più in difficoltà… no! >> trillò imperativa, maternamente.
Molly desiderava solo proteggerlo, tenerlo all’Oscuro della presenza di Bellatrix a Grimmauld Place l’avrebbe solo protetto, tenuto alla larga da altre preoccupazione, tenuto lontano da altro odio.
<< Molly! Non è tuo figlio!>>
controbatté Sirius, dando un pugno nervosamente sul tavolo.
Detestava quando la moglie di Arthur si metteva in mezzo, Silente aveva deciso così e così avrebbero fatto!
Ma intanto il sangue correva velocemente nelle vene di Harry, la testa scoppiava e le orecchie fischiavano.
Una rabbia irrequieta lo avvolgeva e i muscoli pian piano tiravano.
Odiava esser trattato come un bambino! Qualsiasi cosa avrebbero dovuto dirgli dovevano farlo! D’altronde era lui che aveva visto il ritorno di Voldemort, lui l’aveva combattuto, lui aveva assistito alla morte di Cedric Diggory! Lui era il prescelto!
Scattò in piedi e obbligò Molly a fare un passo indietro per non cadere.
<< Cosa c’è? >>  ruggì con rabbia, scoppiando.
Tutti tacquero e gli occhi balzarono su Harry.
Il silenzio cadde e l’unico rumore nella stanza divenne il solo ticchettare delle lancette dell’Orologio.
Ma l’occhio di Malocchio guizzava su e giù e l’uomo rimuginava sonoramente, nervosamente, mentre scattava in piedi.
Sirius si voltò a guardarlo e in quel momento il rumore delle lancette non divenne l’unico a scandire il tempo.
Il rumore dei tacchi sul parquet vecchio scandiva i minuti che passavano assieme alle lancette dell’orologio.
Ogni passo verso la cucina era scandito da quel martellante rumore.
Harry, Ron e Hermione si guardarono.
Sul volto di Ronald comparve la smorfia di poco prima.
Gli sguardi di Sirius, Remus e Alastor, che già teneva la bacchetta in mano, si incrociarono e Molly si pietrificò incrociando lo sguardo di Nimphadora.
Fred e George restarono stranamente pietrificati e Ginny fece scattare la mano sulla coscia di uno dei gemelli, afferrandogli la mano.
Tutto si era congelato al rumore di quei tacchi.
Ma Harry e Hermione non capivano il perché!?
Si guardarono e fu quando i loro sguardi si incrociarono che Bellatrix Lestrange comparve in cucina, con un sorriso sulle sue labbra, consapevole che non potevano farle nulla se non accoglierla a tavola, perché a loro lei serviva viva!
Non potevano portarla ad Azkaban perché loro desideravano sapere.
Si lasciò scappare una risata infantile e ghignò , passando accanto a Sirius, al quale scoccò uno sguardo carico d’odio, facendosi strada tra Alastor e Molly, la quale la osservò schifata e infine fermandosi proprio alle spalle di Hermione, la quale socchiuse gli occhi e li riaprì guardando Harry che la osservava con le pupille sbarrate.
Non se lo aspettava.
Così come non se lo aspettavano Ron e Hermione.

<< noto che ti sei degnata di scendere >> Sibilò Sirius alzandosi e guardandola, divorandola.
Detestava quando si comportava come una bambina capricciosa, quando faceva la sostenuta e quando assumeva quell’aria altezzosa.
La odiava in quei momenti.
Alle parole di Sirius, Bellatrix fece una smorfia e fece calare la mano nel piatto di Hermione, al quale rubò una patatina.
La mangiò e poi chinò il volto vicino all’orecchio della ragazza, la quale si irrigidì.
<< spero non ti dispiaccia, lurida Mezzosangue >> ghignò per poi accennare una risatina isterica.
A quel punto Harry estrasse la bacchetta e Ron scattò in piedi con la mano sulla tasca dei Jeans pronto a fare lo stesso.
<< non osare!! >> sibilò “il-ragazzo-che-era-sopravvisuto” difendendo quella ragazza che per lui era come una sorella.
Sapeva quanto Hermione detestava esser chiamata in quel modo, ma in quel momento manteneva contegno, non faceva avvertire il peso di quell’insulto a Bellatrix che come una ragazzina viziata si concedeva un’altra patatina dal suo piatto.
<< metti via quella cosa Potter! Non sai neanche come si usa …moccioso insolente >> Harry trattenne l’istinto di schiantarla, per quanto l’odiava e strinse forte la bacchetta.
<< mettila via Harry >> sussurrò piano Remus, al quale Harry obbedì, tornando seduto e rinfoderando la bacchetta.
Cosa  ci faceva Bellatrix lì?
Perché l’Ordine non aveva fatto nulla quando era entrata?
<< cosa ci fa lei qui?? >>  sibilò Harry Potter voltandosi a guardare Sirius, fulminandolo. Immediatamente pensò che stessero insieme, che nel presente, ora erano sposati, che forse avevano modificato troppo il passato…. Che fosse accaduto qualcosa di impensabile!
<< L’Ordine l’ha catturata …>> mormorò Nimphadora dalla parte opposta del tavolo, a quelle parole a Hermione scivolò dalle labbra un sospiro di sollievo e Harry lo trattenne.
Intanto Bellatrix stringeva le mani in un pugno dal nervoso e si limitava a far comparire sul suo volto un broncio, simile a quello di una bambina viziata al quale avevano tolto lo zucchero filato d’improvviso e avevano negato una giostra bellissima in una splendida giornata al Luna Park con mamma e papà.
<< Allora Lestrange sei qui per dirci qualcosa o preferisci che ti spedisca ad Azkaban per farti parlare? >> ruggì Alastor fulminandola.
Era evidente che lui non appoggiava la sua presenza a Grimmauld Place e desiderava, come molti altri, qualcosa di peggiore per lei.
Bellatrix incrociò lo sguardo con quell’uomo e ghignò, per farlo innervosire ancora di più, si allontanò da Hermione e arricciò le labbra, levando  di poco il mento, altezzosamente.
<< sono scesa per fame… ma immagino che grassone come sei, Moody, tu non ne soffra >> ghignò la donna burlandosi di lui dinanzi a tutti, avvicinandosi a Sirius e poggiando una mano sulla sua spalla, mentre faceva vagare l’altra nel suo piatto e prendeva un pezzetto di pollo.
Sirius alzò il volto e la guardò accigliato: credeva fosse arrabbiata …e infatti confermò che lo era quando lei affondò le sue unghie nella sua spalla, neanche la stoffa della camicia attutì il dolore che provò per via dei graffi.
D’improvviso si allontanò e svanì nuovamente, tornando di sopra.
Era evidente che erano restati tutti gelati e perplessi.
Nessuno si aspettava che scendesse a cena, quella sera.
IL silenzio calò sulla tavola e quando Bellatrix sparì Molly si preoccupò di cambiare il piatto a Hermione, non permettendole di  mangiare dove aveva messo le mani quella lurida vipera.
Dopo cena Hermione, Harry e Ron si ritrovarono nella loro stanza mentre i “grandi” discutevano di quanto successo in cucina.
<< Tenere Bellatrix a Grimmauld Place! perché mai??! Non potevano spedirla ad Azkaban? >> domandò Ron incrociando le braccia al petto, mentre Harry osservava il pavimento pensoso e Hermione camminava avanti e indietro nervosa.
<< avrà insistito Sirius, avete visto i segni che ha sul collo? >> sbottò Harry per  poi vedere Hermione sgranare Ron sgranare gli occhi.
<< e avete notato come l’ha provocato quando gli ha rubato del pollo dal piatto? Lui non ha fatto nulla per togliersela di dosso!! >> sbottò Hermione palesemente innervosita e sbigottita, sorpresa.
Doveva ammettere che non credeva ai suoi occhi.
Ron intanto faceva guizzare il suo sguardo da Harry a Hermione, incredulo.
<< ...devo scoprire cosa ha in mente, ne vale la vita di Sirius! >> mormorò Harry.

E dopo quel breve scambio di battute i tre furono costretti ad andare a letto, quando Molly Weasley li richiamò, ricordandogli che erano le undici passate.
Il terrore di chiudere gli occhi e addormentarsi, tormentata Harry, il quale, nell’ultimo periodo, era solito fare incubi, non riuscire a dormire tranquillo.
Si sentiva strano quella sera, nervoso, irrequieto.
Ma doveva dormire, ne sentiva il bisogno.
Così iniziò a rivoltarsi nel letto, fu quasi una lotta contro le coperte: nonostante facesse freddo sudava, non faceva altro che sudare e avvertire il caldo infuocargli la pelle.
Più Morfeo lo attirava a se e più Harry sudava e si dimenava nel sonno agitata.
I nervi erano tesi, la testa scoppiava e nella sua mente vibrava quella fastidiosa sensazione, quel malefico sibilo.
Un enorme serpente strisciava per i corridoi dell’Ufficio Misteri.
Il suo serpeggiare lo faceva imbestialire.
Conosceva benissimo quei corridoi oscuri, quel pavimento nero a specchio, quelle mura nere.
D’improvviso però comparve dinanzi alla sua profezia ed ecco che l’urlo straziante di Sirius lo percosse.
Lord Voldemort lo stava cruciando, lo stava torturando lui stesso pur di ricavare informazioni su di lui, su Bellatrix.
Lord Voldemort  sapeva.
Ecco la cosa che fece rabbrividire Harry nel sonno.
Voldemort sapeva che Bellatrix, la sua devota seguace si trovava lì. Tremò.
Perché se sapeva che lei era lì era ovvio che ci fosse anche lui e il resto dell’Ordine.
Tremò e appena la flebile e maligna voce del Lord sibilò ancora quel malefico cruciatos Harry urlò nel sonno, sentendo le viscere combattere per non rigettare la cena.
Desiderava svegliarsi ma era impossibile, non ci riusciva.
Un lacerante dolore alla cicatrice gli squartava la fronte, quasi sentiva che sanguinava ma no, non lo stava facendo.
Il respiro era affannato e il corpo nuotava in un bagno di sudore e dolore.

Ma quella notte non era solo Harry Potter che lottava contro gli incubi, contro atroci dolori.
Bellatrix era nella stessa situazione.
Il respiro affannato, il sudore freddo che bagnava i folli boccoli corvini, inumidiva la fronte e colava sino alla tempie, raggelando il collo e facendola tremare le mani.
I muscoli tiravano, gli occhi desideravano aprirsi ma non ci riuscivano, le unghie graffiavano le lenzuola per sfogare quel dolore, il sangue correva veloce nelle vene e dalla bocca non riusciva a emettere suoni, si limitava a boccheggiare e a cercare di prendere aria, che lentamente sembrava mancare.
Un sibilo serpeggiava nelle sue orecchie.
Lo conosceva bene quel sibilo, quella voce sottile.
<< se Potter è solo non è un problema >>
L’avrebbe riconosciuto tra mille quel sussurro, quel fruscio serpentino.
<< uccidi Sirius Black e il ragazzo si indebolisce >>
La voce del suo Signore, quell’imperativo ordine che la spaventava.
Quasi temeva quando sarebbe giunto quel momento.
Ma lei l’avrebbe fatto, perché l’albero genealogico Black andava potato, perché i traditori meritavano quello, perché lei lo odiava,  lo odiava perché l’aveva fatta innamorare e l’aveva tradita, perché Sirius Black si era sempre burlato di lei.
Gemeva nel sonno, soffriva mentre si trovava a combattere contro quella fastidiosa sensazione, contro quell’opprimente calore.
Sia Harry che Bella si sentivano oppressi, chiusi in una scatola, bloccati in una vampata di tepore incessante.
Ma d’improvviso poi, tutto cessò.

Il fresco che avvolgeva l’ufficio Misteri accarezzava le loro pelli.
La luce bluastra delle profezie illuminava la sala, e l’ansia mozzava i respiri dei sei studenti che tenevano le bacchette puntante contro le quattro uscite degli scaffali.
Harry aveva appena aperto gli occhi ed era tornato a respirare quando si rese conto di trovarsi lì.
Cos’era successo?
Il respiro era veloce, come se provenisse da una corsa durata ore, come se avesse corso al massimo della velocità e senza mai prendere fiato, senza fermarsi, come aveva fatto la notte che Sirius sarebbe morto.
Deglutì e voltò di scatto la testa guardandosi attorno confuso e frastornato.
Come era possibile?
Era accaduto nuovamente?
Avevano viaggiato nuovamente nel tempo…  era già giunta l’ora di rivivere quel tragico momento?
Tremò avvertendo il nervoso invaderlo.
Non era possibile, lui aveva programmato tutto! Aveva deciso che Sirius non sarebbe morto, che l’avrebbe salvato, che quando Voldemort l’avrebbe tratto in inganno lui non sarebbe corso lì.
Avrebbe avvisato subito l’Ordine… ma… ora era lì!
E tutti i suoi piani erano andati in fumo.
Respirò lentamente e vide il suo respiro condensarsi dinanzi ai suoi occhi mentre Lucius Malfoy lentamente avanzava verso di loro per farsi dare la profezia.
Era come rivivere tutto, ciò perché stava accadendo: non stava più sognando, stava accadendo d’avvero.
Deglutì e si guardò le mani.
L’aveva tra le mani, quella piccola sfera di luce blu che racchiudeva il suo futuro, che diceva che
nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive”; la profezia .
Harry sapeva cosa diceva, Silente glie l’aveva detto… ma comunque doveva tacere e fingere che tutto fosse normale.

Intanto Bellatrix si risvegliava nella penombra dell’ufficio Misteri.
Fu come tornare a respirare d’improvviso, come quando si emergeva dall’acqua dopo esser stati in apnea troppo all’ungo e aver rischiato di morire annegato.
Sobbalzò quando vide dove si trovava e trattenne un lieve urlo di sorpresa.
Era successo ancora.
Quando avrebbe smesso con quei viaggi nel tempo?
Da cosa dipendevano?
….ma forse tutte quelle domande che tormentavano la sua mente erano seconde ad altri mille pensieri.
Trovarsi all’ufficio misteri, in quel momento, quella notte …significava soltanto una cosa: dover uccidere Sirius.
Ma dannazione, avrebbe trovato la forza di uccidere quel maledetto bastardo su due piedi? Senza preavviso? A sangue freddo come se davvero lo odiasse? …dopo tutte le cose che erano accadute?
Il nervoso e la rabbia la tormentavano: stava impazzendo.
 
 


SdA
 
Bene cari lettori, perdonatemi se ho caricato molto tardi ma per tutto questo tempo ho avuto problemi al pc e quando finalmente è stato riparato sono caduta in crisi.
Non sapevo come organizzare il capitolo.
Anche perché tra poco partirò per le vacanze e non avrò il pc ..quindi se avessi organizzato il capitolo diversamente la storia si sarebbe allungata e voi, tra qualche mese, vi sareste ritrovati ancora ad attendere il seguito, perché avrei caricato a settembre.
Per tanto, mi dispiace se d’improvviso mi sono ritrovata a scrivere l’imminente finale… perché sì, cari lettori il finale si avvicina…
Avrei desiderato inserire altre parti comiche, perché vi giuro che ne avevo in mente moltissime… ma il tempo è poco, quindi o le inserirò in un’altra Fan Fiction oppure nessuno si farà mai due risate con quelle parti che avevo pensato e che purtroppo ho dovuto tagliere.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non desideriate cruciarmi per aver caricato tardi <.<
purtroppo non dipende da me ma dal pc rotto D:

Cari saluti, buone vacanze
Zia Molly
   
 
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