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Autore: oOLeylaOo    01/01/2008    1 recensioni
Grace Brine è un adolcescente molto particolare, prima di tutto perchè non è affatto un adolescente, poi perchè ha il piccolo difetto di diventare una sirena se finisce in acqua.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saluto l'anno che viene e quello che va con questo capitolo che sepro incontrerà il vostro consenso. Tanti auguri di Buon anno a tutti^^!

Bacioni con affetto la vostra pazza scrittrice XD

 

Capitolo 15
-My friends-

 

Non ci misi molto a cambiarmi e ad asciugare i capelli che erano già quasi asciutti, indossai il più velocemente possibile un vestito bianco con disegnati dei piccoli fiori rossi e con la gonna che arrivava fino al ginocchio, e sopra un cardigan azzurro chiaro. Poi mi infilai un paio di calzini e le scarpe da tennis e uscii portando Julie con me: non mi andava di farla soffrire.
Violette, dopo che ero tornata dicendo di voler andare alla festa mi aveva chiaramente detto che visto che c’era Henry se ne sarebbe stata rinchiusa in camera, a me sembrava un atteggiamento molto infantile, ma non mi importava più di tanto. Corsi quasi per raggiungere la porta del dormitorio mentre Julie alzava gli occhi al cielo con finta esasperazione.
Henry ci aspettava lì, dove l’avevo lasciato, e ci accolse con un sorriso: era perfetto in canottiera. Mi battei un colpo sulla fronte con la mano per la mia disattenzione.
<< Oh, accidenti! Ho dimenticato la tua maglia! Vado a prenderla! >> dissi con rammarico, ma Henry mi fermò afferrandomi un polso prima che potessi fare retro front.
<< Non importa, non fa freddo. >> spiegò con una scrollata di spalle.
<< E poi ora Violette avrà raggiunto un grado di acidità talmente alto da essere equiparabile solo al vetriolo. >>aggiunse Julie con una smorfia.
<< Però… >> feci per protestare, ma Henry mi fermò posando un dito sulle mi labbra. Ero un po’ preoccupata, non  mi andava l’idea che lui se ne andasse in giro con solo una canottiera bianca e aderentissima addosso, ma ultimamente non ero brava a protestare.
<< Andiamo. >>mi invitò mentre la sua mano dal mio polso scendeva in una carezza a stringere la mia.
Gli sorrisi per niente felice all’idea di andare a una festa con lui così … svestito. Una cosa era se l’ammiravo io, un'altra se lo vedevano le altre. Improvvisamente capii la reazione di Henry prima, mentre attraversavo in silenzio la distesa erbosa, verso un sentiero nascosto tra gli alberi che non avevo mai notato, mi avvicinai di più a Henry continuando a stringergli una mano. Forse ero un po’ possessiva … potevo permettermelo?
Tirai finalmente un occhiata ad Henry e mi accorsi che lui mi stava fissando, sorrisi mestamente, un po’ preoccupata. Lui sospirò.
<< Non ti va di andare alla festa, vero? >> chiese con gentilezza, non era arrabbiato o triste, era solo un po’ preoccupato.
<< No, voglio andarci. >> assicurai. Era vero, volevo andarci, Adrian mi piaceva ed ero curiosa di scoprire se avevo visto almeno uno dei suoi famigliari in giro, poi volevo sapere dove viveva.
<< Allora cosa c’è che non va? >>domandò ancora con gentilezza.
Sorrisi e abbassai lo sguardo, guardando dove mettevo i piedi e evitando di rispondere all’imbarazzante domanda che mi aveva posto.
<< Grace. >> iniziò lasciando la mano per cingermi la vita e dandomi un bacio sulla tempia. << Che c’è? Avanti dimmelo! >>
Scossi la testa. << Niente. >>bisbigliai.
Dopo poco che camminavamo per il sentiero si iniziò a sentire una musica lieve, probabilmente ci stavamo avvicinando. Lentamente gli alberi si fecero più radi e ci trovammo davanti a un discreto chalet, a due piani, dal quale veniva della musica pop piuttosto forte, dei ragazzi erano seduti sul portico e bevevano da bicchieri di carta, non ero certa di voler sapere cosa.
Adrian si affacciò alla porta sorridendo, i capelli castani perennemente spettinati. E mi salutò con un cenno della mano prima di dirigersi da Isabelle che se ne stava appoggiata alla ringhiera in legno del portico e parlava con Francesca e Dave. Velocemente mi guardai in torno e mi accorsi che più o meno tutti i presenti erano persone che avevo già visto parlare con Henry, almeno quelli sul portico.
Entrammo dalla porta d’ingresso dopo aver salito tre scalini di legno e aver superato il portico, dove Julie si fermò per salutare alcuni amici. Dentro la casa la musica era molto più forte, il chiacchiericcio insieme al suono proveniente dallo stereo mi faceva venire mal di testa. I ragazzi dentro la casa erano tutti della scuola, solo pochi non li avevo incrociati almeno una volta nei corridoi o in mensa.
Notai che appena entrammo diverse ragazze si voltarono a guardare Henry, la cosa mi infastidì parecchio ma non potevo farci molto così tentai di non appiccicarmi ulteriormente a lui per far capire che stavamo insieme. Ci dirigemmo verso il tavolo con le bibite, io mi versai un aranciata lasciando andare la mano di Henry e ne bevvi un sorso, mentre lui mi guardava, sembrava indifferente agli occhi che (ne ero certa!) si erano fatti più numerosi e non si staccavano da lui.
<< Sembri nervosa. >> mi disse fissandomi negli occhi, indifferente a tutto.
<< Ah, davvero? >>feci bevendo un altro sorso di aranciata e tentando di calmarmi.
Una ragazza particolarmente attraente e con un top così corto che pensai che, visto che c’era, poteva direttamente venire in reggiseno e short, si avvicinò ancheggiando e mise una mano sulla spalla del mio ragazzo.
<< Ciao. >>salutò con tono seducente. Le tirai un occhiataccia ma non dissi niente. << Non ci conosciamo vero? Io sono Sherry. >> si presentò porgendogli la mano, lui la strinse con un sorriso.
Lanciai un occhiataccia anche a lui, ero certa di essere molto scura in volto.
<< Piacere. >> rispose sorridendo << Io sono Henry. >> poi allungò il braccio e mi circondò le spalle attirandomi a se. << E lei è Grace, la mia ragazza. E un piacere conoscerti Sherry. >>
Rimasi spiazzata perfino io e la guardai passare dalla sorpresa all’irritazione, Sherry si girò come un personaggio di un film e se ne andò praticamente sbattendo i piedi.
Henry mi abbracciò da dietro e mi circondò la vita con le braccia, baciandomi il collo.
<< Era questo che ti irritava? >>domandò divertito .
Ancora irritata lo spinsi via con un braccio, lui arretrò e mi fissò negli occhi. << Vatti a mettere una camicia! >> intimai molto seccata.
Lui trattenne a stento una risata e mi attirò a se baciandomi, fece aderire il suo corpo al mio stringendosi a se e per un attimo dimenticai tutto, perfino la rabbia, poi si allontanò da me lentamente, sempre con gli occhi chiusi , e appoggiò la sua fronte alla mia.
<< Vado a mettermi una camicia, la chiedo ad Adrian. Tu intanto perché non vai da Julie? Potresti farti presentare la sorella di Adrian, magari ti starà simpatica anche lei. Non mi va di lasciarti qui da sola, non sono l’unico che ha gli occhi puntati addosso. >> propose guardandomi negli occhi, le nostre ciglia si intersecavano.
Arrossi e feci un cenno d’assenso, poi mi lasciai trascinare fuori, sul portico, raggiungemmo Adrian che parlava spensieratamente con delle ragazze, tenendo il braccio sulle spalle di Isabelle. Lei indossava un aderente abito rosso, con la gonna più corta della mia, e aveva i capelli dorati sciolti, con i boccoli infondo. Non si voltò e continuò a chiacchierare con le ragazze, ignorandoci.
<< Scusate l’interruzione . >> esordì Henry. << Adrian, posso parlarti? >>
Adrian lasciò andare Isabelle per voltarsi a guardarlo e ci sorrise in modo amichevole.
<< Ehy, ragazzi! Certo non c’è problema. >> disse con la sua solita voce profonda, che però aveva sempre quella nota amichevole che ti faceva sorridere. Fece per allontanarsi quando si accorse che Henry si guardava ancora intorno alla ricerca di qualcosa.
<< Puoi prestarmi una maglia o una camicia? >>chiese sovrappensiero.
<< Non c’è problema, amico. >> rispose con un alzata di spalle. << Che c’è? Chi cerchi? >>gli domandò poi  passandosi una mano tra i capelli.
<< Julie non è qui intorno? >> domandò preoccupato.
<< No, è andata con mia sorella nel garage. Aveva trovato un libro che piaceva ad entrambe e se le conosco bene ora staranno insieme, sedute sull’auto a leggerlo, litigando per voltare pagina. >>raccontò con un sorriso divertito.
<< Oh… >>mormorò Henry, poi si fece pensieroso.
<< Vai, io ti aspetto qui. >> dissi incrociando le braccia al petto.
Lui mi lanciò un occhiata, poi il suo sguardo si posò su Isabelle che lo fissò seccata e scosse la testa.
<< Perché non le raggiungi in garage? >>mi propose << Io arrivo subito, non ti annoierai troppo. >>
Sorrisi: si preoccupava per me. << Henry, non importa, sto bene anche qui. >> asserii con un sorriso. Per niente convinto se ne andò via con Adrian mentre Isabelle mi fissava con un espressione indecifrabile.
Le ragazze con cui stava parlando si alzarono; non le avevo mai viste, ma erano molto attraenti: una indossava un paio di jeans che le fasciavano le gambe e una camicetta bianca alla cinese, che però lasciava completamente scoperta la pancia; l’altra aveva una minigonna di jeans e una maglia rossa, tutte e due aveva i capelli neri e si assomigliavano molto, forse erano sorelle. Se ne andarono lanciandomi occhiate di fuoco e io le fissai sorpresa, chiedendomi il perché di quell’atteggiamento.
<< Che succede? >>domandai a Isabelle, che guardandomi assunse un espressione indecisa, come se non sapesse che rispondere.
<< Forse è meglio che tu non lo sappia. >>disse in fine con un alzata di spalle, fece per andarsene, ma la bloccai afferrandole piano il polso.
<< Aspetta un attimo per favore. >>la pregai con gentilezza.
Lei si voltò, era calma e imperscrutabile.
<< Possiamo parlare? >> domandai con una punta di paura, visto che c’ero tanto valeva affrontarla.
Lei sospirò, poi si mise a sedere sul dondolo, stirandosi la gonna corta dell’abito rosso che indossava, mi fece cenno di raggiungerla. Mi accomodai accanto a lei e mi lasciai andare indietro sullo schienale.
<< Io non ti piaccio molto. >>esordii. In realtà nemmeno lei mi piaceva molto, ma era amica di Henry, una cara amica, solo un amica, e volevo andarci d’accordo.
Lei non disse niente, si limitò a fissarmi, forse aspettando che continuassi.
<< Vorrei sapere perché. >> azzardai.
Lei si alzò e, dopo aver fatto alcuni passi in direzione dalla ringhiera in legno sul portico, si voltò verso di me appogiandocisi.
<< Tu non sei … ciò che sembri. Io lo so, me ne rendo conto, so che lo ferirai Grace. So che lui ferirà te. Non voglio immaginare quello che succederà dopo. >>
Detto ciò se ne andò e io mi ritrovai a fissare il punto, ormai vuoto, dover era prima. Dentro di  me l’unico pensiero che avevo formulato è che gli ermetici erano più chiari, ma pensai anche che avrei dovuto chiedere spiegazioni ad Henry al più presto.
Il vento mi accarezzò il viso, scostandomi i capelli dal corpo, mi sentii improvvisamente molto stanca e chiusi gli occhi.
<< Sembri pensierosa. >> bisbigliò una voce dolce, lieve, come le onde del mare quando è calmo.
Senza aprire gli occhi appoggiai la testa sulla spalla della persona dalla quale proveniva quella voce, poi sentii il suo braccio avvolgermi le spalle e la mano riavviarmi indietro i capelli, accarezzandomi.
<< Sapevo che ti avrei visto entro breve. >>bisbigliai.
<< Il messaggio non era mio. >> rispose << Lo sai che amo le improvvisate. >>
Sorrisi sempre con gli occhi chiusi. << Manca ancora qualcuno. >> sospirai non sapendo se prenderla bene o male.
<< Non per molto. >> assicurò con voce tranquilla.
<< Credo di essermi innamorata. >> farfugliai cambiando argomento.
Silenzio, almeno da parte sua perché qualcuno aveva alzato il volume della musica dentro: che baraonda!
<< Lui è un ragazzo della mia scuola. >>continuai, un po’ incerta, un po’ insicura.
<< Non è quella che si può dire un ottima idea. >>disse la voce, dolce, dopo un attimo, poi rimase zitta di nuovo e alla fine sospirò. << Almeno è un bravo ragazzo? >> mi chiese, la sentii sorridere.
<< Si, è un bravo ragazzo. >>assentii con il sorriso che, ne ero certa, mi arrivava da un orecchio all’altro.
<< Come si chiama? >>domandò ancora.
<< Henry. Henry Ororo. >> risposi. La sentii irrigidirsi e aprii gli occhi, mi allontanai da lei per guardarla. Aveva i capelli corti, di un biondo così chiaro da essere praticamente bianchi, gli occhi blu di una tonalità talmente scura da ricordarmi le profondità del mare, dove non arriva la luce, il volto, incorniciato dai capelli, era quasi fanciullesco e incredibilmente bello. Sul corpo minuto ma tonico portava un ampia maglia a maniche lunghe, blu con sfumature azzurre, dei jeans chiari dall’aria consumata e delle scarpe da ginnastica.
Si appoggiò allo schienale e mi fissò pensierosa.
<< Henry Ororo. >> ripeté con la sua bellissima voce, come riflettendoci su. << Questo potrebbe essere un problema. >>
<< Perché? >> domandai sorpresa.
<< Grace! >>la voce che mi chiamò da dietro vibrava di rabbia. Voltandomi vidi Henry infuriato, la sua furia però non era rivolta a me e ne fui felice e un po’ rammaricata perché era rivolta verso la persona accanto a me.
<< Henry! >> sorrisi voltandomi a guardarlo.
<< Interrompo qualcosa? >> domandò socchiudendo gli occhi.
<< No, stavamo solo chiacchierando. >> risposi con un altro sorriso.
Lui si avvicinò a noi con un passo decisamente sinuoso che mi ricordava un predatore che si prepara ad affrontare un nemico mortale, aveva addosso una camicia a quadri e sembrava un po’ uno dei village people, ma non era il caso di dirglielo, almeno non in quel momento.
<< Quindi tu sei… Hanry Ororo… >> lo splendido tono di voce proveniente dalle mie spalle era pensieroso, distratto, valutativo. Sapevo che se mi fossi voltata avrei incrociato due occhi freddi che fissavano Henry con distacco e calcolo, in modo analitico.
Lui si limitò ad annuire con un cenno secco e si accostò al dondolo, mettendomi una mano sulla spalla con fare possessivo. Non riuscii a trattenere un sorriso che mi si disegnò sulle labbra, non so perché ma non riuscivo a impedirmi di sorridere a Henry. Sentii che gli occhi della persona accanto a me passavano da lui a me più e più volte, poi la sentii sospirare.
<< Capisco. >> si limitò a dire, rimanendo poi in silenzio per un po’. << Dovremmo parlarne poi con calma, suppongo. >> aggiunse come valutando qualcosa. Non si presentò e non strinse la mano ad Henry, era come se non gli parlasse o non lo considerasse, il che era strano in un certo senso.
Mi volai a fissarla quando si alzò agilmente dal dondolo. I suoi capelli chiari alla luce della luna sembravano d’argento. << Torno in camera, ci vediamo dopo. >> e così dicendo saltò oltre la ringhiera e sparì nell’oscurità.
Henry mi guardò con fare indagatore. << Chi era quello? >> domandò, sempre con una vena di rabbia.
Gli feci posto sul dondolo, invitandolo a sedersi, poi appoggiai la testa alla sua spalla fissando il punto dove prima era scomparso nel nulla “quello”.
<< Era un familiare. >> mi limitai a rispondere. Ma dietro a quella risposta c’erano  cento altre domande che ancora non aveva posto.
<< Vuoi dire che quello… era tuo fratello? >> domandò incredulo Henry.
Sorrisi divertita, conscia dell’errore che veniva sempre fatto, ma senza dir nulla, sapevo che Crystal aveva i suoi tempi.
<< Si chiama Crystal. >> mi limitai a dire con un alzata di spalle. << E si, siamo imparentate. >>
<< Davvero? >> indagò alzando un sopracciglio. Sorrisi e mi decisi ad aprire gli occhi per guardarlo: era così bello, mi persi nei lineamenti del suo viso e nei suoi occhi.
Gli accarezzai una guancia senza quasi accorgermene, lui sorrise afferrandomi la mano e portandosela alla labbra, baciò il dorso della mano sfiorandolo appena con le labbra.
Sospirai fissandolo negli occhi.
<< Stai bene con quella camicia. >>farfugliai, non esattamente il massimo, ma meglio di niente. La mia mente si era un po’ persa.
<< Ah-a. >> assentì lui avvicinandosi per baciarmi.
<< Grace! >>mi chiamò Julie.
Mi allontanai da Henry con un salto e lo vidi fare una smorfia mentre Julie mi raggiungeva dal corridoio a lato del dondolo.
<< Oh, ho interrotto qualcosa? >> domandò dopo aver guardato Henry poi sorrise divertita << Va bene, pace! La sedurrai un'altra volta. >> fece scrollando le spalle. Henry le tirò un’occhiataccia che avrebbe congelato anche uno spirito di fuoco. << Mi avevano detto che mi cercavate. >>aggiunse con indifferenza
<< Ormai non servi a niente! Vattene! >>le disse Henry con malo garbo, sbuffando.
Scoppiai a ridere.
Una ragazza raggiunse Julie da dietro e si appoggiò alla ringhiera, fissandoci a distanza, forse aspettando che qualcuno la presentasse. Era alta un po’ più di me, aveva i capelli castano scuro e lunghi, ondulati, che le ricadevano lungo il corpo, arrivandole alla vita. Gli occhi erano grigi e brillanti, la carnagione abbronzata, il corpo attraente e slanciato, indossava un semplice paio di jeans e una camicetta.
Intercettai il suo sguardo e le sorrisi, lei lo ricambiò e si fece avanti un po’ timidamente.
<< Io sono Elle du Loup , la sorella di Adrian, piacere di conoscerti. >>si presentò allungando la mano.
La strinsi incrociando di nuovo i suoi occhi che avevano un che di caldo, come quelli di suo fratello.
<< Piacere, sono Grace Brine. >> mi presentai.
<< Oh, la ragazza che Adrian ha trovato nella foresta priva di sensi. Ora come stai? >> si informò preoccupata.
Henry mi accarezzò la schiena con fare protettivo, mi voltai a sorridergli prima di risponderle. << Sto bene grazie. >>
<< Mi fa piacere. >> disse in tono gentile, tirando un occhiata a Henry << Sembra che non ci si debba più preoccupare per te. >> commentò poi con tono scherzoso.
<< Non ce ne è più ragione. >> assentì Henry abbracciandomi. << Non permetterò a nessuno di toccarla. >>
Arrossii e nascosi la faccia nel suo petto mentre lui mi accarezzava la schiena.
<< Mi sa che siamo di troppo. >>fece Julie spazientita. << Potremmo tornare al nostro romanzo. >>
<< Al mio romanzo vorrai dire.>>la corresse Elle con una smorfia. << E non pensare di leggertelo da sola! >>l’ammonì con tono seccato.
Mi voltai in tempo per vedere Julie sospirare seccata.
<< Mica lo leggevo da sola! È che tu eri lenta! >>si lamentò.
<< Non ero lenta! Sei tu che leggi come Reed di Crimnal Minds. >> rispose seccamente Elle, facendole la linguaccia.
Sorrisi, decisamente mi stava simpatica!
<< Era su una pagina dal tempo in cui Maometto scrisse il corano! >> ribatté lei.
<< Non ero neanche nata e nemmeno tu! >> rispose offesa.
Scoppiai a ridere. << Siete piuttosto buffe voi due! >> dissi per scusarmi quando mi guardarono sorprese.
Elle si buttò sul dondolo e con uno strattone mi tirò via dalle braccia di Henry e iniziò a farmi il solletico. Julie si unì subito a lei mentre Henry sgattaiolava via dicendo che non si voleva mettere in mezzo a queste “cosa da ragazze”. Mentre ridevo a crepapelle compresi una cosa: avevo trovato una nuova amica.

 

  
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