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Autore: Lallywhite_Lady Norris    17/06/2013    5 recensioni
Finalmente dopo un viaggio lungo due mesi, Ranma è riuscito a cambiare molte cose di se e soprattutto a capire una cosa molto importante. Purtroppo però si troverà a combattere ancora una volta..e ancora una volta dovrà difendere con le unghie e con i denti tutto ciò che ha di più caro al mondo: Akane! Vincerà anche questa battaglia o questa volta sarà la fine di Ranma Saotome??
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ranma si era catapultato in ogni stanza della casa e svegliando tutti i suoi amici, li aveva costretti a ritrovarsi tutti in sala. Doveva parlare con loro immediatamente.
Decisamente assonnati e non capendo le intenzioni dell’amico, tutti i presenti lo guardavano piuttosto confusi, poi Mousse si era deciso a chiedere le tanto e sospirate spiegazioni.
«Allora, Ranma..si può sapere che diavolo succede?»
«So dove trovare Akane!!!»
Tutti erano rimasti a bocca aperta, completamente sbalorditi.
«Cosa????»
«Avete capito bene! So dove trovare mia moglie! Finalmente mi è apparsa in sogno e il bracciale ha fatto il suo dovere. Mi ha detto che Haikiri si è diretto verso la Cascata delle Tre Rocce!»
Ryoga aveva sbarrato gli occhi e Ukyo si era accorta immediatamente del cambiamento del suo viso.
L’eterno disperso conosceva molto bene quel posto a causa di uno dei suoi tanti viaggi e, ovviamente, era finito in quel luogo per puro caso, scoprendone il mistero che lo avvolgeva.
Vedendo il timore negli occhi del fidanzato, la cuoca di okonomiyaki si era sporta verso di lui e guardandolo fisso negli occhi, aveva sussurrato:
«Ehi, tesoro..tutto bene?»
Al suono di quelle parole, tutto il gruppo si era girato verso l’amico, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Ryoga, deglutendo, si era fatto coraggio e aveva iniziato il suo racconto.
«Dovete sapere che qualche anno fa, mi sono imbattuto nel luogo che ha menzionato Ranma. E non ne porto un bel ricordo.»
Il codinato lo aveva guardato decisamente sorpreso. Non era da Ryoga, essere così spaventato.
«Ryoga, che diavolo sai su quel posto! Avanti dimmelo! Ogni secondo che passa è solo tempo sprecato e io devo fare in fretta! Devo riprendermi Akane!»
Ranma non riusciva più a placare la rabbia che conteneva dentro di se. Era decisamente al limite e i temporeggiamenti dell’amico di certo non lo aiutavano.
«Il luogo che Akane ti ha nominato Ranma, è un luogo bellissimo e incontaminato. Un vero paradiso. Ma nasconde una terribile insidia.»
«Dannazione Ryoga! Ti decidi ad essere più chiaro e soprattutto ad evitare di perdere tempo prezioso temporeggiando inutilmente? Che diavolo nasconde la cascata di così terribile?»
«Un mostro a sei teste. Argo.»
«Eh beh? Cos’ha di particolare rispetto a quelli che abbiamo sconfitto in passato?»
«Ha di diverso che possiede cento occhi e non li chiude mai tutti insieme, perciò è sempre vigile. Inoltre nessuno l’ha mai sconfitto prima d’ora. Quel giorno che sono capitato li davanti, ho visto quello che è in grado di fare, e credimi Ranma se ti dico che fa venire i brividi. Gli uomini che l’hanno affrontato si sono ritrovati morti e fatti a pezzi. È una cosa disumana!»
Tutti erano rimasti sbigottiti dal racconto dell’eterno disperso e non sapevano cosa dire. Cercare Akane era la cosa fondamentale, ma rischiare la propria vita contro un mostro del genere, faceva venire decisamente la pelle d’oca.
Il gruppo si era voltato verso Ranma e tutti lo fissavano con uno sguardo truce e piuttosto serio. Quali erano le intenzioni del giovane giapponese?
Assottigliando gli occhi e guardando seriamente tutti quanti nelle loro pupille, aveva sussurrato semplicissime parole, così da far capire a chiunque la sua scelta.
«Io non ho tempo da perdere. Affronterò questo Argo e oltrepasserò la barriera che mi porterà da quel maledetto. Arriverò da Akane, costi quel che costi. Niente e nessuno mi fermerà.»
Ranma era deciso. Akane era in pericolo e Dio solo sa cosa sarebbe successo ad Haikiri se avesse avuto solamente l’intenzione di sfiorarla semplicemente con un dito. Il giovane ne era certo. Lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani. Poco ma sicuro.
Dietro alle sue spalle, Mousse aveva appoggiato su di lui una mano in senso di conforto e gli aveva sussurrato:
«Andiamo a riprenderci Akane, Ranma!»
Seguendo il giovane cinese, tutto il gruppo aveva guardato il ragazzo con il codino e tutti insieme avevano dato il loro appoggio. Senza più nessun dubbio, gli amici avevano dato a Ranma l’ennesima spinta, sostenendolo fino in fondo.
 
Nel palazzo di Haikiri, nel frattempo, il ragazzo dagli occhi grigi, si stava dirigendo verso la sala, dove stava aspettando impazientemente l’arrivo di Akane. Purtroppo una giovane serva, si era presentata al suo cospetto, facendogli presente che la piccola Tendo non sarebbe scesa per colazione.
Decisamente infuriato, Haikiri si era diretto a grandi falcate verso la stanza della ragazza e una volta arrivato di fronte, l’aveva spalancata furiosamente.
La giovane era sobbalzata per lo spavento e una volta messo a fuoco l’autore di quel gesto, subito il suo sguardo si era fatto totalmente malinconico e privo di qualsiasi emozione.
Dal canto suo, Haikiri voleva rimanere calmo e così cercando di essere il più gentile possibile aveva chiesto ad Akane spiegazioni.
«Perché non scendi a fare colazione?»
Akane lo stava guardando dritto negli occhi, in silenzio. Poi era scoppiata in una sonora risata.
«Ahahahahah…»
Haikiri si stava innervosendo. Decisamente. Ma ancora voleva controllarsi.
«Sono contento che tu sia allegra questa mattina. Se ti va di dirmi il motivo di tanta spensieratezza, magari rido anche io!»
Akane lo guardava sempre più divertita. Patetico. Ecco quello che era ai suoi occhi.
«Vuoi sapere cosa c’è di così divertente?»
«Si.»
«Tu. Tu e la tua arroganza. Sei qui a crederti il padrone dell’universo e speri di convincermi a concedermi a te, ma sai benissimo che non lo farò mai e poi mai! Dovrai passare sul mio cadavere e su quello di Ranma! Perché sai benissimo che presto sarà qui e allora si che ne vedremo delle belle! Ti prenderà a calci nel sedere e io sarò in prima fila a godermi lo spettacolo, gioendo come mai prima d’ora! Sei solo un meschino e un farabutto! Mi fai pena.»
Al sentire quelle parole, gli occhi del giovane si erano dilatati e ora erano accecati dalla rabbia.
Con un balzo si era fiondato su Akane, che sorpresa da quel gesto, non era riuscita a controbattere, finendo schiacciata contro la parete, con le mani di Haikiri che stringevano troppo forte contro le sue braccia, facendola gemere per il dolore. Ma la cosa che incuteva più timore era senza dubbio quello sguardo grigio e perverso che faceva venire i brividi.
«Che c’è Akane..ora non ridi più? Hai capito che forse hai scherzato un po’ troppo con il fuoco?»
Aveva sussurrato quelle parole con le sue labbra quasi attaccate a quelle della ragazza e, bloccandola con i fianchi contro il muro, riusciva a sentire il dolce profumo di vaniglia che emanava. Inalandolo a pieni polmoni, si era sporto verso di lei e le aveva lasciato un bacio sulla guancia, per poi dirle le ultime parole:
«Sarai mia, Akane! Che tu lo voglia o no, riuscirò a possederti! Vorrei tanto che tu la smettessi di pensare a quello stupido ragazzino e che ti concedessi spontaneamente a me, ma so che non lo farai. Ma ti assicuro che il tuo principe azzurro non riuscirà mai ad arrivare fin qui e io allora, avrò campo libero con te. Ancora sei giorni. Sei giorni solamente. Ricordatelo.»
Detto questo l’aveva liberata dalla sua stretta e con uno sguardo carico di malizia, si era voltato e se n’era andato.
Sbigottita per quanto era accaduto, Akane si era lasciata cadere sul pavimento, con la schiene che scivolava lungo la parete e poi calde lacrime avevano cominciato a rigargli il viso.
Mentalmente continuava a ripensare al suo adorato e poi aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai più permesso ad Haikiri di avvicinarsi a lei così tanto. Lo avrebbe aggredito se fosse successo ancora.
 
Il gruppo era arrivato nel famigerato luogo della cascata e ora restava da capire come riuscire ad aprire il varco che portava nella dimensione di Haikiri. Inoltre c’era anche il problema “Argo” che non andava sicuramente sottovalutato.
«Per adesso sembra tutto tranquillo. Tu che dici Ryoga?»
«Sembrerebbe anche a me, ma quel mostro, Ranma, ricordati che non dorme mai. È probabile che lui ci abbia già notati.»
E senza finire la frase, ecco che un rumore assordante e piuttosto acuto si era fatto sentire, rimbombando in tutta la vallata. Un ombra da dietro la cascata si stava avvicinando. Argo aveva fatto notare la sua presenza.
«Fantastico. Ora si che siamo fritti!»
Ma Ranma non aveva dato minimamente ascolto alle lamentele di Ryoga e voltandosi verso i due millenari, aveva chiesto:
«Obaba, Happosai, possibile che non ci sia un modo per eliminare questo dannato essere?»
I due anziani stavano pensando a come poter eliminare Argo, o per lo meno a come distrarlo per ottenere un tempo sufficiente per aprire il varco. Poi Happosai aveva avuto l’illuminazione.
«Ranma, se non ricordo male, gli esseri come questo, hanno un punto debole. Bisogna tagliare la testa centrale, quella che da il comando alle altre. Però non sono sicuro!»
«Beh, tanto vale tentare. Ci provo subito! Ho giusto voglia di sfogarmi contro qualcuno!»
«Ranma aspetta! Non puoi sgozzarlo a mani nude! Ti servirà qualcosa di tagliente. Usa una delle mie lame!»
Con una lunga spada sottile e piuttosto maneggevole, Mousse si era diretto verso l’amico, consegnandogli l’arma.
«Sapevo che prima o poi sarebbero tornati utili i tuoi “coltellini multiuso”.»
«Ahahahah..vedi? Tutto torna sempre utile! Ora, fallo fuori! Ma stai attento! Ricordati cos’ha detto Ryoga! Nessuno l’ha mai eliminato!»
«Tranquillo! Credo di poter radere una città al suolo con tutta la rabbia che ho in corpo e quel serpentone troppo cresciuto sarà la mia valvola di sfogo.»
 
Con un salto che solo Ranma poteva fare, si era diretto al cospetto del mostro. Il primo scontro aveva inizio.
 
La creatura piuttosto abominevole, stava guardando Ranma con estrema cattiveria. Cibo. Sarebbe stato un ottimo spuntino a quell’ora del mattino e il resto della compagnia avrebbe riempito quel vuoto che sentiva allo stomaco.
Ranma non era certo da meno, per quanto riguardava occhiatacce e con un tono di voce decisamente alto, avevo urlato:
«Ehi bestione! Io e te ora ci divertiremo un po’! Sei un ostacolo del tutto fastidioso che si pone tra me e Akane! Fatti sotto!»
E senza attendere un secondo di più di era fiondato su Argo, con la spada prontamente agguantata.
 
Lo scontro era piuttosto duro e sfiancante. Ranma cominciava a capire che Argo non era decisamente da sottovalutare e doveva trovare al più presto una strategia per riuscire a tagliare la testa principale che impartiva ordini a tutto il corpo. L’unico problema era che tra le sei teste che padroneggiavano, Ranma ancora non aveva capito qual era quella che doveva eliminare, visto che non c’era nessun segno particolare che la distinguesse.
Ancora una volta aveva cercato aiuto nei due anziani.
«Come dannazione faccio a capire qual è la testa che devo affettare? Datemi un aiuto!»
Invece dei due millenari, la voce che si era sentita era quella del cinese. Wang, che fino a quel momento era rimasto in silenzio per esaminare al meglio la situazione, ora aveva deciso di prendere parte a quel momento.
«Ranma, cerca qualcosa di diverso rispetto alle altre teste!»
«Bella novità! Secondo te non è quello che ho fatto finora?»
Quella distrazione gli era costata cara, perché semplicemente con la coda, Argo si era voltato su se stesso, colpendo in pieno Ranma che si era distratto a parlare con l’anziano cinese, ed ora era immerso nell’acqua.
«Maledetto lucertolone un po’ troppo cresciuto! Mi bevo tutta l’acqua della cascata se non riesco ad affettarti la testa come un melone entro un’ora! Ride bene chi ride ultimo. Ricordatelo!»
 
Poi Wang aveva notato qualcosa di insolito e subito l’aveva fatto notare al codinato:
«Ranma guarda la testa centrale! Ha gli occhi di un colore diverso rispetto alle altre! Forse è quella!»
Con uno scatto felino si era voltato e aveva appena fatto in tempo ad evitare l’ennesimo colpo che voleva infliggergli il mostro.
Guardando con attenzione, aveva notato che gli occhi di quella testa erano argentati, mentre gli altri erano neri come la pece. Sicuramente era quella la testa giusta da decapitare.
Mousse e company nel frattempo erano rimasti in disparte ad osservare l’amico e aspettando il momento giusto nel caso avessee avuto bisogno di loro. Nel momento in cui Ranma aveva capito qual era il giusto obiettivo, subito di era lanciato in un lungo salto con l’intenzione di atterrare direttamente sulla parte che gli interessava, ma non si era accorto dell’altra testa che lo stava raggiungendo.
A Mousse non era sfuggito quel dettaglio e così prontamente aveva cominciato a correre più forte che poteva e con una delle sue lame, si era diretto verso quei dentoni che stavano per aggredire l’amico.
Con un colpo netto, aveva sgozzato la gola.
Ranma rimasto colpito dal gesto dell’amico, gli aveva sorriso, ringraziandolo con gli occhi.
Purtroppo però non si erano accorti che il mostro aveva in serbo per loro una bella sorpresa e con un’altra delle sue teste si era diretto verso di loro, che continuando a combattere contro le altre non avevano notato.
Con una testata secca, aveva preso in pieno i due giovani, scaraventandoli violentemente.
Ranma era volato per l’ennesima volta in acqua e una volta riemerso, aveva respirato cercando di riprendere ossigeno, ma poi aveva sentito un urlo lancinante.
«MOUSSSEEEEEEE!!!!»
La voce terrorizzata e piangente apparteneva a Shampoo e quando si era voltato per vedere cosa fosse accaduto, per poco il cuore non gli si era fermato.
 
Mousse giaceva inerme per terra svenuto, con un ramo conficcato nel fianco.
“Non è possibile” pensava il giovane codinato.
 
 

 
   
 
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