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Autore: Kilian_Softballer_Ro    18/06/2013    2 recensioni
(Sequel di "School,friends...and family")
Shadow è tornato nella città dove frequentava il liceo, e quando a una cena rincontra i suoi vecchi amici di allora, sembra che nulla, figli a parte, sia cambiato...Ma è davvero così?
Quattordici anni prima qualcos'altro era successo, e rivangare il passato potrebbe non essere piacevole. Cosa accadrà? Scopritelo qui!
***GRANDE RITORNO A SORPRESA PER TUTTI. ANCHE PER ME.***
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Meike corse e corse, fino a non sentire altro che i tonfi dei piedi sull’asfalto e il battito sordo del cuore nel petto. Mentre correva, piangeva, e le lacrime le riempivano le guance.
Andò avanti fino a che non ce la fece più, poi si lasciò cadere su una panchina scrostata e si raggomitolò su sé stessa. Non sapeva nemmeno dove fosse, ma non gliene importava niente.
Continuò a piangere, con la fronte appoggiata alle braccia che stringevano le gambe.
Si sentiva la testa in tumulto. Non era il semplice sfogo di un’adolescente contro i suoi genitori, come tanti, oh no. Era di peggio.
Aveva odiato i suoi davvero. Le balle della madre e le botte del padre l’avevano ferita sia dentro che fuori. Da bambina e da ragazzina li aveva odiati, ma ora? Li detestava ancora?
Suo padre sì, senza dubbio. Se anche aveva pensato per un attimo che potesse essere cambiato, ora si dava della stupida. Era sempre lo stesso. Ma sua madre? La sua mamma? Lei, la odiava?
Un po’. Non riusciva a darsi una risposta migliore. Aveva rinunciato a lottare, nonostante avesse due figli che dipendevano da lei. Però ci aveva provato, no? All’inizio. Non molto, ma aveva provato a difendersi. Solo che poi ci aveva rinunciato. Ecco, non sapeva davvero cosa pensare della madre.
Era così persa in questo miscuglio di domande e mezze risposte da non accorgersi che non tutta l’acqua che la stava bagnando veniva dalle sue lacrime. Si era messo a piovere, no meglio, a diluviare. Il solito temporale estivo inaspettato. Non si era nemmeno resa conto di essere fradicia, né che c’era qualcuno davanti a lei.
-         Meike? Stai bene? – Era Tails. Sotto un ombrello. La volpe aveva un’aria preoccupata.
-         Oh…Ciao Tails…. – La ragazza si schiarì la voce, quando si rese conto di averla così rauca. – Sì, credo…Credo di sì. Sto bene.
-         Sicura? Hai…Hai l’aria di una che ha pianto per secoli.
Per qualche ragione tutta quella preoccupazione la fece infuriare. Chi era lui per farsi gli affari degli altri? – Sto bene, okay? – Esclamò schizzando in piedi. Lui si ritrasse intimorito.
-         Okay, okay…Stavo solo….Cercavo solo di aiutarti…
La rabbia della ragazza si sgonfiò in fretta com’era venuta. In quegli occhi azzurri c’era davvero preoccupazione. All’improvviso le venne di nuovo voglia di piangere. – Scusa, è…E’ una giornata di merda.
-         Vedo. – Tails le tese la mano libera. – Ascolta, non so se posso fare qualcosa per aiutarti, però non voglio lasciarti qui sotto la pioggia. Ti verrà un accidente. Posso riaccompagnarti a casa?
-         Penso…Penso di sì. – Meike tastò intorno al suo fianco e sulla panchina bagnata. – Merda. – Disse fra sé.
-         Che succede?
-         Ho lasciato la borsa a casa di mio fratello.
-         Oh, capito. Vuoi che andiamo da…
-         Non posso andare da lui. E’ lì tutta la merda di questa giornata. Capito? – Sentì che si stava di nuovo innervosendo e si costrinse a calmarsi. Tails non era tenuto a sopportare tutti i suoi sbalzi d’umore.
-         Capisco. – La volpe si strinse nelle spalle, facendo dondolare la borsa da lavoro che aveva a tracolla. – Beh, magari penserai che sono pressante, ma se non hai un posto migliore dove andare, vorrei che venissi a casa mia. Non è il massimo,ma almeno è asciutta.
Meike ci rifletté su un attimo. Effettivamente, posti migliori dove andare non ne aveva. E poi Tails era un amico. Si stava comportando davvero gentilmente. Non era una brutta idea.
-         Okay – disse alla fine. – Sempre se non rompo….
-         Ma va. Sono sempre solo in casa.
-         Andata.
La gatta si infilò sotto il suo ombrello e lo seguì. Mentre camminavano, rimasero più che altro in silenzio. In realtà nessuno dei due sapeva cosa dire. Non erano mai stati molto legati, vuoi per la grande intelligenza di Tails che lo separava sempre un po’ dagli altri ragazzi, vuoi perché avevano due gruppi di amici diversi, insomma, si conoscevano troppo poco per cominciare una conversazione. Però in quel momento Meike era molto grata della compagnia, anche se notava che le guance del ragazzo erano stranamente rosse…Si chiese come mai.
Camminarono a lungo, fino alla periferia della città, finché non capitarono davanti a una piccola casa sbilenca. – Siamo arrivati – disse Tails.
Meike la guardò incuriosita. Sembrava costruita in due mondi diversi. La metà di destra era moderna, di cemento, mentre quella di sinistra era stata costruita alla buona, con travi di legno.
La volpe la guidò verso la metà di destra, aprendole una porticina. – Benvenuta a casa Prower – scherzò.
Beh, chiamarla “casa” era un po’ esagerato. Era più che altro un’unica stanza. In un angolo c’era un letto con le coperte buttate all’aria, nel mezzo un divano e un televisore, separati da un tratto di pavimento pieno di fogli di carta scarabocchiati, e all’angolo opposto una minuscola cucina con in mezzo un tavolo di legno sormontato da una pianta in vaso. Su questa stanza si aprivano tre porte, di cui una era quella di ingresso.
-         Mettiti comoda – disse Tails chiudendo l’ombrello. – Anzi, anche se suona un po’ ridicolo, fai come se fossi a casa tua. Anche se… - La squadrò da capo a piedi – Ti servono dei vestiti asciutti?
Meike abbassò lo sguardo sui suoi abiti. Erano fradici. Una piccola pozza d’acqua si stava formando intorno ai suoi piedi. – Oh.
-         Sì, direi che ti servono. – Il ragazzo arrossì e le indicò una delle porte. – Vai di là, io..ecco..ti porto qualcosa da metterti.
La gatta annuì e si infilò dove lui le aveva indicato. Era un piccolo bagno, dove si sfilò la maglietta e i jeans bagnati e li lasciò cadere a terra.
Dopo pochi minuti, la porta si aprì di pochi centimetri e una mano si infilò dentro, reggendo alcuni vestiti che finirono anch’essi a terra. – Fai con calma.
Meike scovò un asciugamano e si strofinò sommariamente i capelli e la pelliccia, poi si infilò gli abiti di Tails. I bermuda e la maglietta dei Transformers le andavano piuttosto larghi, ma pazienza.
Uscì dal bagno a piedi scalzi e trovò la volpe intenta ad accendere il fornello sotto un bollitore. – Ho pensato di preparare un po’ di tè – disse a mò di spiegazione.
-         Hai pensato bene. – La ragazza si sedette al tavolo di cucina. Cadde un altro momento di silenzio, durante il quale non trovò di meglio da fare che giocherellare con le foglie della pianta. Non en aveva mai vista una simile. Tre grandi foglie si aprivano alla base, mentre una specie di piccolo bocciolo si trovava proprio nel mezzo. – E’ molto bella – mormorò tanto per dire. – Dove l’hai trovata?
Tails appoggiò una tazza sul ripiano, più bruscamente di prima. – Me l’ha data…un’amica – borbottò. La gatta non sapeva cosa avesse detto di così sbagliato, ma decise di non insistere. Si limitò a prendere la sua tazza quando lui gliela porse, e bevvero insieme in silenzio per qualche minuto. Poi fu la volpe a riprendere il discorso.
-         Dimmi…Cosa facevi in giro con questo tempaccio? -  Non appena ebbe pronunciato queste parole incrociò lo sguardo scazzato dell’altra e si affrettò a continuare. – Voglio dire, so che non sono affari miei, però non mi sembra la giornata ideale per andarsene in giro o….starsene seduti su una panchina….
Meike sospirò. – Ho avuto….dei problemi con la mia famiglia.
-         Tuo fratello?
-         I miei genitori.
-         Pensavo fossero in Norvegia.
-         Senti, ma a te che te ne frega? – Sbottò lei, dando una manata sul tavolo – Okay, ti ringrazio per avermi ospitato e dato dei vestiti asciutti e tutto il resto, ma se io non avessi voglia di raccontarti ogni fottuto briciolo della mia vita?
-         Il punto è che hai voglia. –Tails le mise una mano sulla sua, contatto che li fece arrossire entrambi. – E se anche non ne avessi voglia, ne hai bisogno. Tenersi tutto dentro non fa bene.
-         E tu che ne sai?
-         Stai tranquilla che ne so.
E andò a finire che gli raccontò tutto. Non appena aprì bocca, la gatta cominciò a parlare senza praticamente prendere fiato e non riuscì più a fermarsi. Non era mai riuscita a dire tutto in una volta cosa provava, nemmeno a Roxy, ma adesso lo stava facendo.
Tails la ascoltò in silenzio, e quando lei terminò, ansante, le strinse la mano che ancora teneva. – Hai visto? Va meglio ora?
-         Sì – ammise lei. – Va molto meglio.
-         Bene. Funziona parlarne, sai? Io mi tenevo dentro tutto, e ogni giorno era peggio.
-         E’…successo qualcosa di brutto anche a te?
Lui distolse lo sguardo. – Un po’ di tempo fa, sì.
-         Ne vuoi parlare?
-         Suppongo che te lo debba, dopo che tu ti sei confidata con me. Giusto?
-         Possibile. – Meike girò la mano e stavolta fu lei a stringere la sua. – Se però non vuoi…
-         No, hai ragione. Bisogna che ne parli anch’io, prima o poi. – Prese fiato, poi continuò.
-         Vedi, qualche tempo prima che tu venissi qui per la prima volta, quando eravamo piccoli…Io, Sonic e gli altri ci ritrovammo a combattere contro dei nemici, i Metarex. Con noi c’era anche un ragazzino umano, Chris….E Cosmo, che invece era una Seedrian.
-         Una…Seedrian?
-         Una pianta che cammina e parla. Probabilmente non ne hai mai vista una, lei era l’ultima della sua specie a quell’epoca. Aveva la mia stessa età ed eravamo….molto amici.
-         Eravate innamorati?
-         Chi può dirlo? Sì, probabile. Dopo aver passato tanto tempo insieme, forse lo eravamo. Comunque, ti risparmio tutta la storia. In sostanza durante la battaglia finale contro questi Metarex Sonic e Shadow non riuscivano a sconfiggerli, e Cosmo aveva questo potere che invece le avrebbe permesso di riuscirci, così……si sacrificò. – Tails continuava a parlare con voce atona, gli occhi fissi sulla pianta, come se stesse solo riportando ciò che era successo senza provare sentimenti. Doveva essersi abituato a quel dolore, pensava Meike, in…quanti erano? Quattordici, quindici anni? – Più di preciso esplose,e, in un modo che non so, spedì migliaia di semi della sua specie in tutto l’universo. E a me di lei è rimasto solo un seme, quello di questa pianta.
-         E’…è una storia molto brutta – mormorò lei. Intuiva che la volpe non le avesse raccontato tutto, ma andava bene così. Non voleva mica costringerlo. – Pensi spesso a lei?
-         Fino a poco tempo fa sì…Però ultimamente ho conosciuto un’altra ragazza, e adesso riesco a pensare più spesso a lei e a conservare Cosmo come un ricordo.
Meike si chiese da dove venisse quella velocissima fitta di gelosia che aveva provato. Tails era rimasto solo per un sacco di tempo e poteva essere solo felice che finalmente avesse trovato qualcuna….no? No?
Un bip ripetuto li tirò entrambi fuori dai loro pensieri. Tails si alzò di scatto e attraverso la stanza di corsa. – Finalmente!
-         Finalmente cosa? – Meike si alzò a sua volta e lo seguì. Il ragazzo si era inginocchiato vicino al mucchio di fogli di carta e ora ci frugava dentro, alla ricerca di qualcosa. – Che succede?
-         Ma dove cazzo….Ah! – Con un verso di trionfo, Tails estrasse dal cumulo un computer portatile, acceso. – Ecco! I parametri!
-         Che parametri? – La gatta gli si sedette di fianco, interessata come sempre a ogni questione informatica.
-         I parametri relativi alla zona del fiume Mercury e a quelle circostanti.  Risultati dalle analisi dei satelliti, riscontri delle onde radio….
-         Anche analisi del suolo?
-         Già. – Tails si mise a ticchettare freneticamente sui tasti. – Da qualche tempo nessuno di questi parametri è più in regola.
-         Come mai?
-         Non lo so. E’ come se ci fosse un campo di forza che devia le onde radio e allo stesso tempo cambia le caratteristiche del territorio. Volevo andare a fare una ricognizione oggi che pioveva e non ci sarebbe stato nessuno al fiume, ma poi…
-         Ma poi hai incontrato me e ti ho sballato tutti  i piani. – Meike gli appoggiò la testa sulla spalla, gli occhi sempre fissi sullo schermo. – Vorrà dire che quando smetterà di piovere ti accompagnerò lì. Sarò la tua schiava fedele.
E non notò, o finse di non notare, quanto diventarono rosse le guance di Tails a quella proposta.
 
Blaze si ripromise di spedire i bambini a casa degli zii la prossima volta che avesse piovuto nel bel mezzo dell’estate.
L’intero pomeriggio era stato un disastro. Prima Beverly e Iron avevano deciso di fare a botte in camera da letto ( ovviamente aveva vinto Bev: Roy era più piccolo e aveva ereditato la capacità di combattere corpo a corpo di Silver, ovvero una capacità praticamente inesistente), dopodiché dopo essere stati costretti a fare la pace si erano separati. Adesso il minore faceva più fracasso di prima, chiuso in camera con un trenino elettrico, mentre Beverly era semplicemente appoggiata al davanzale della finestra a guardare la pioggia che cadeva.
In realtà Blaze era un po’ preoccupata per la figlia. La gattina era sempre stata più seria e tranquilla del fratello, anche se più coraggiosa. In questo somigliava più che altro a lei che non a Silver. Ma negli ultimi tempi sembrava essersi chiusa ancora di più in sé stessa. E la madre non voleva sbagliare, ma questo era cominciato a succedere più o meno nei giorni in cui avevano scoperto del potere di Iron.
Fu con questi pensieri che le si avvicinò sorridendo. Doveva finalmente capire il perché di questo cambiamento. – A che pensi tesoro?
-         Penso – fu la laconica risposta. Beverly non aveva nemmeno distolto lo sguardo dalla finestra.
-         Oh. E….sono pensieri belli o brutti?
-         Non lo so.
-         Capisco.
Ci fu una fase di silenzio, e Blaze stava quasi per rinunciare al suo intento, ma poi fu proprio la figlia a ricominciare.
-         Mamma?
-         Sì tesoro?
-         Tu e papà siete arrabbiati per quella cosa che ha fatto Roy con la terra?
-         Cosa? – La gatta spalancò gli occhi, poi si affrettò a continuare. – Oh, no, no, Bev. Non siamo affatto arrabbiati. E’ solo…un potere in più, come quelli che sapevate già di avere. – Si sentiva sollevata dal fatto che il problema fosse solo quella preoccupazione…Ma era davvero solo quello?
-         Oh. – Seguì un altro minuto di silenzio,poi: - Quindi non c’è niente di male ad avere quei poteri?
-         No, piccola. Assolutamente no. – Adesso le stava crescendo un sospetto, un sospetto a cui non avrebbe voluto dare voce. – Perché me lo chiedi?
Beverly non rispose, ma si limitò a fissare ancora la finestra. Blaze seguì il suo sguardo e rimase paralizzata.
Le gocce di pioggia sul vetro non scivolavano in verticale come al solito, ma seguivano il contorno del viso della bambina, lasciando uno spazio vuoto al centro, come un oblò. Un oblò fatto apposta per lei.
O da lei.

Okay. Qui c'è un sole che spacca le pietre e io faccio piovere. Senza senso.
Questa settimana per una volta non ho niente da dire...Anche perché scopro oggi se mi bocciano oppure no, quindi su quel fronte non ho novità.
A presto!
Ro =)
  
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