Capitolo 1: Rifugio
A/N: Ciao, prima di iniziare volevo dirvi che questa fanfiction non l'ho scritta io, l'ho solo tradotta in italiano. L'autrice è Bex-Chan ed è fenomenale! Ho ricevuto il permesso di tradurla per voi, per tutte quelle persone che non hanno mai letto FF non in italiano. Volevo condividere con voi le meravigliose FF inglesi, è la prima volta che ne leggo una e me ne sono subito innamorata. Ecco tutto, buona lettura!! Alice.
Le persone dicono spesso che nei momenti difficili, s’impara ad apprezzare le piccole cose. Nozioni poetiche e stravaganti come i tramonti, il verso degli uccelli e i vari colori dei fiori delicati.
Beh,
Hermione poteva dire con certezza a quelle persone che erano tutte
balle.
Balle.
Balle. Balle.
I
tramonti
erano su per giù uguali ogni giorno, lo starnazzare degli
uccelli era in realtà
molto fastidioso e le causava il mal di testa e non gliene poteva
importare di
meno delle tonalità e delle sfumature dei fiori. Morivano
tutti comunque;
appassivano tutti in brutte forme avvizzite. Specialmente quando
l'inverno
cominciava a far mancare il respiro al mondo.
No,
quando
si vivevano tempi oscuri, ed erano veramente oscuri, ti distraeva da
quasi
tutto il resto. Era tutto irrilevante e distorto, rannuvolato dalla
densità
dell'oscurità.
Hermione
aveva notato che anche le sue lezioni erano diventate prive di
significato, e
la cosa peggiore era che tutti gli altri sembravano sentirsi allo
stesso modo.
Gli
studenti
di Hogwarts stavano affogando nella malinconia. Ognuno di loro.
Certo,
quelli cui era stato permesso di tornare.
Aveva
calcolato che fossero rimasti solamente poco più di un
quarto del solito numero
di alunni e tutti loro erano spaventati; si spostavano per i corridoi
solitari
con espressioni abbattute e parole sussurrate. Ma le lezioni si
tenevano
ancora, così come le partite di Quidditch e gli altri
eventi, anche se era
palesemente ovvio che la maggior parte degli studenti avesse perso la
forza di
competere, socializzare e addirittura di imparare.
La
McGranitt
stava facendo del suo meglio per mantenere le cose costanti e
familiari, ma era
inutile. Hogwarts era una pseudo scuola ormai; solo un guscio con mura
antiche
che le persone una volta credevano sicure. Ma ovviamente, erano tutte
balle
anche quelle.
Era
il primo
di Ottobre e ciò significava che Hermione era tornata a
scuola da un paio di
settimane, ma sembrava un periodo più lungo. Significava
anche che Silente era
morto da esattamente cinque mesi. No, Hogwarts sicuramente non era un
posto
sicuro e lo sapevano tutti. I Mangiamorte avevano fatto breccia nella
loro
scuola, tutto grazie a quel coglione di Draco Malfoy e poi Piton aveva
assassinato il più brillante uomo che Hermione avesse mai
conosciuto.
Voldemort
era tornato. In effetti, era tornato da un paio di anni ormai, ma ora
la
minaccia del suo ritorno stava diventando sempre più forte e
pericolosa con
ogni giorno che passava. Hermione era pietrificata. Proprio
così. Fanculo agli
stereotipi che accompagnavano i suoi colori Grifondoro, certe volte era
una
cosa razionale essere spaventati.
Di
certo non
aiutava il fatto che quelli che avrebbero dovuto
essere i suoi migliori
amici l'avevano lasciata laggiù tutta sola. Sì,
Harry e Ron in quel momento
stavano scarpinando in giro per tutto il paese in cerca degli Horcrux.
Senza di
lei. Non era sicura del ragionamento che era stato fatto nel prendere
quella
decisione, ma era stato un suggerimento di Lupin. Hermione voleva molto
bene ai
suoi amici, ma se aveva ragione Harry stava probabilmente avendo dei
crolli
mentali ogni ora e Ron stava molto probabilmente inciampando nei suoi
stessi
piedi.
Lei
sapeva
che non era stata una loro decisione ma non poteva fare a meno di
avvertire un
risentimento che si era scavato uno spazio nella sua mente. Se non
altro
avevano l'un l'altro.
Hermione
era
stata lasciata lì ad assistere la McGranitt nel trasformare
Hogwarts in un
rifugio. Un luogo sicuro. C'erano alcuni altri membri dell'Ordine come
Seamus e
Dean, e Ginny stava aiutando con il resto degli altri professori. La
più
giovane degli Weasley era abbastanza simpatica, ma non si avvicinava
nemmeno a
riempire il vuoto con cui l'avevano lasciata i ragazzi. Per la maggior
parte
del tempo, Hermione si sentiva significativamente sola.
Le
era stato
dato il titolo di Caposcuola ovviamente, probabilmente di modo che
potesse
avere una sua stanza privata per aiutare con i piani dell'Ordine. O
forse era
perché potesse essere libera di chiudersi in biblioteca la
sera, con la
speranza di assistere la causa. O magari era perché era
tristemente famosa per
essere la migliore amica di Harry Potter e tutti si aspettavano che
fornisse un
simbolo di speranza alle anime tristi che stavano popolando Hogwarts.
Qualunque fosse la ragione tra queste, Hermione era felice di poter
aiutare, ma
avrebbe preferito rimanere con Ron ed Harry.
Micheal
Corner era l'altro Caposcuola, ma Hermione non aveva mai davvero capito
perché
era stato scelto. Probabilmente perché era stato un Prefetto
ed un membro
dell'Esercito di Silente, ma dubitava che stesse facendo molto dal
punto di
vista della preparazione per l'Ordine. Avrebbe potuto chiederlo a lui,
certo, o
anche tentare di fare conversazione con uno qualunque degli altri
studenti, ma
l'unica persona con cui parlava in quei giorni era la McGranitt.
Era troppo impegnata.. Troppo immersa nella sua disperazione per
aiutare.
Il
suo
dormitorio di Caposcuola era vuoto. Cupo.
Vicino
alla
Torre dei Grifondoro c'era la sua camera da letto, un piccolo angolo
cucina, un
piccolo salotto, il bagno ed un'altra camera da letto. Il letto che
Harry
avrebbe probabilmente occupato se fosse stato scelto come altro
Caposcuola.
Corner aveva il suo dormitorio da Caposcuola vicino alla Torre dei
Corvonero e
di questo Hermione era grata. Se doveva essere arrabbiata e in ansia
per la
situazione del mondo, non voleva che nessuno al di fuori di Harry e Ron
lo
sapesse.
Ma,
come
aveva notato così tante volte, loro non c'erano. Mandavano
una lettera ogni due
settimane, attenti a non mandare altri gufi in caso allertassero
Voldemort
della loro caccia agli Horcrux.
Perciò,
sì.
La situazione era brutta. Notevolmente brutta.
Così
brutta
che le parole davanti a lei stavano scivolando nella sua mente e
fuggendo dalla
sua attenzione. Doveva essere appena passata mezzanotte quando si era
incamminata verso la biblioteca per cercare di nuovo informazioni sugli
Horcrux, spronata dalla sua travolgente insonnia.
Erano
facilmente già le due di notte ormai. Il posto era
ovviamente vuoto e solo il tenue
bagliore del suo incantesimo Lumos dava un segno
di vita fra i labirinti
degli scaffali pieni di libri. Strofinò i suoi occhi
insonnoliti e provò a
concentrarsi sulle lettere e sulle forme sfocate, ma era difficile.
"Bene,"
borbottò tra sé, passando la punta del suo dito
sotto la frase per fissare il
suo sguardo su di essa. "Il primo mago conosciuto a creare un Horcrux
fu
Herpo il Turpe e possono essere solamente.."
Accidenti..
Aveva
già
letto quella frase due volte.
"Tu
sei
pazzo," sputò il ragazzo duramente, fermandosi sui suoi
passi. "Non
so quale delle tue pozioni assurde hai tracannato, ma io là
dentro non ci torno
per nessuna ragione al mondo."
"E
suppongo che tu abbia un'idea migliore?" Piton si girò
lentamente per
fronteggiare il suo compagno, fissando impaziente il giovane.
"Hai
dimenticato che cosa abbiamo fatto lì dentro?" chiese lui,
alzando le sue
mani tremanti dalla rabbia per indicare la scuola debolmente
illuminata.
"Mi uccideranno all'istante se metto un piede in quel posto!"
"Non
abbiamo tempo per questa discussione, Draco," rispose brusco l'ex
professore, afferrando il retro del colletto del giovane mago. "Ho
fatto
Voto di proteggerti e questo è l'unico luogo in cui sarai al
sicuro-
"Levami
le mani di dosso!" sibilò il ragazzo, lottando contro la
presa mentre
Piton marciava verso Hogwarts. Provò a piantare i piedi per
terra e togliere la
mano dell'uomo dai suoi vestiti, ma fu tutto inutile. "Maledetto
traditore
del tuo sangue schifoso!"
Piton
fermò
i suoi lunghi passi e aggiustò la sua presa sui vestiti di
Draco per portare la
sua faccia vicina a quella del giovane. Non si poteva notare sul suo
viso, ma
Malfoy sì sentì improvvisamente molto diffidente
dello sguardo pericoloso negli
occhi del mago, anche se non indietreggiò. Piton era un
traditore del suo
sangue. Era un dato di fatto.
Lui
e Piton
si erano nascosti nei mesi successive agli.. eventi della Torre di
Astronomia.
Draco non era stupido. Sapeva che il suo fallimento avrebbe avuto delle
conseguenze, ma non avrebbe mai potuto immaginare la loro grandezza. Il
Signore
Oscuro lo voleva morto.
Non
aveva
parlato con i suoi genitori da quella sera e non aveva idea di che cosa
fosse
loro capitato. Aveva appena abbandonato una baracca nelle Shetland, con
come
suo unico compagno l'uomo unto e inquietante che attualmente lo stava
fissando
promettendogli tortura. E aveva anche una taglia sulla sua testa.
Entrambe le
parti lo volevano morto. Eccezionale.
E
poi Piton
gli aveva detto di essere una spia; che li aveva traditi tutti e che
era uno di
loro. Draco aveva vomitato gli avanzi a mala pena
digeriti che erano
riusciti a recuperare quel giorno e aveva passato il resto della serata
cercando di scappare dal loro nascondiglio scozzese.
Ma
dove
sarebbe potuto andare?
Se
non fosse
stato per il fatto che Voldemort lo voleva Avadakedavrato il
più presto
possibile, avrebbe divulgato la rivelazione per qualche guadagno
personale. Ma
non c'era più spazio per lui fra i Mangiamorte, cosa che lo
lasciava
sostanzialmente fottuto; costretto a seguire in giro il traditore del
suo
sangue che gli aveva detto di non poterlo più proteggere.
Porca
puttana.
E
ora Piton
lo aveva portato a Hogwarts.
Aveva
provato a fare delle domande riguardanti il suo grado di coinvolgimento
con
l'Ordine, ma l'idiota pazzoide gli aveva detto il minimo
indispensabile. Draco
si era chiesto se se la follia avesse definitivamente avuto la meglio
sull'uomo; che tutta la storia dell'essere una spia fosse solo il
balbettare
isterico di un uomo che non c'era più con la testa. Aveva
assassinato Silente
dopotutto. Ma allora perché lo avrebbe portato ad Hogwarts
se non avesse avuto
nessuna influenza sulla McGranitt e sull'Ordine?
Tutte
quelle
domande e l'ansia martellavano contro le sue tempie e pulsavano insieme
ad echi
di raccomandazioni nella sua testa. Ma lui non aveva risposte. Non
aveva
promesse. Non aveva niente. Lasciato a ribollire in un limbo che faceva
male e
a chiedersi quando tutto era diventato così complicato.
Cinque
mesi
in un capanno cadente in una qualche desolata isola delle Shetland, con
solo il
brusio delle pecore a spezzare il silenzio, lo aveva lasciato a dir
poco..
teso. Certo, sapere che il mago più potente sulla Terra era
a caccia del suo
cadavere non aiutava.
Che
settimana di merda. Che mese di merda. Che anno di merda.
"Sto
cercando di proteggerti, Draco," disse bruscamente l'uomo sinistro,
serrando la sua presa sugli abiti di Draco. "Questo è
l'unico posto dove
sarai al sicuro-
"Non
sarò al sicuro qui," ringhiò il biondo,
arricciando le labbra con
disgusto. "Sono il loro fottuto nemico-
"Sei
nemico di entrambi le parti adesso," gli fece notare Piton, continuando
a
camminare verso Hogwarts e trascinando l'erede dei Malfoy con
sé. "Ma ci
sono meno probabilità che questa fazione ti uccida. La
Professoressa McGranitt
ha già acconsentito."
"Stupida
vacca," abbaiò Draco, cosa che gli procurò uno
strattone che lo fece quasi
soffocare. "Quindi devo affidare la mia sicurezza a quella megera
pazzoide?"
"Non
hai scelta."
Le
sue
proteste cessarono.
Hermione
rabbrividì.
L'Autunno
si
era insinuato nel castello troppo velocemente e aveva sparso il freddo
giù per
la sua nuca. Il respiro le usciva dalla sua bocca in morbide nebbie e
la
ragazza si sistemò nel pugno il tessuto del maglione per
proteggere le dita.
Hermione
balzò dalla sedia quando sentì la porta della
biblioteca aprirsi, seguita da
passi strascicati. Afferrò la sua bacchetta, terminando
silenziosamente
l'incantesimo Lumos e ascoltando attentamente i
tonfi dell'intruso sul
pavimento. Respirò più sommessamente che
poté, riuscendo ad alzarsi dalla sedia
senza fare il minimo rumore.
Si
fece
strada attraverso gli spazi fra gli scaffali, cercando di intravedere
qualcosa
che fosse fuori posto. Tutte le ombre si mescolavano in una massa quasi
nera,
così si concentrò sui rumori. Chiunque fosse
indugiava ancora sulla porta, ma
stava lentamente addentrandosi nella biblioteca. La mano di Hermione si
strinse
attorno alla sua bacchetta.
"Signorina
Granger?" la chiamò una voce familiare e le sue spalle si
rilassarono.
"È qua dentro?"
"Lumos,"
sospirò la strega, mentre i suoi piedi seguivano quel tono
amichevole.
"Sono qui, Professor Lumacorno."
"Oh,
eccola qua," sorrise l'uomo agitato quando la vide. "L'ho cercata
ovunque, sa. Non dovrebbe essere fuori così tardi, anche se
è Caposcuola."
"Va
tutto
bene?" chiese lei, ignorando il suo commento.
"La
Professoressa McGranitt vorebbe parlarle," disse semplicemente,
facendole
strada fuori dalla biblioteca. "La troverà nel suo ufficio."
"C'è
qualcosa che non va?" le sue sopracciglia si inarcarono per la
preoccupazione.
Perché la McGranitt avrebbe dovuto avere bisogno di lei alle
due del mattino?
"Non
so
che cosa stia succedendo, signorina Granger," ammise con una scrollata
di
spalle. "Sono sicuro che sia tutto a posto, altrimenti ci avrebbero
informati."
"Suppongo
che lei abbia ragione," annuì Hermione assente, infilando le
mani nelle
tasche. "Sembra solo un po' strano".
"In
tempi come questi, signorina Granger," mormorò e Hermione
poteva sentire
quanto l'uomo fosse stanco. Erano tutti così stanchi. "Sono
sorpreso che
riesca a trovare ancora qualcosa che non sia normale."
"Ha
ragione."
"La
accompagnerò fino all'ufficio," le disse, con la voce
gracchiante per la
fatica. "Vuole che aspetti fuori per assicurarmi che lei torni nella
sua
stanza senza alcun rischio?"
"Non
è
necessario," lo congedò Hermione scuotendo la testa
brevemente. "La
mia stanza è poco lontana dall'uffico della McGranitt. E
poi, mi sembra molto
stanco, Signore."
"Sono
stato svegliato in modo alquanto improvviso," confessò lui,
soffocando uno
sbadiglio. "E lei stava leggendo in biblioteca. Sta dormendo bene,
signorina Granger?"
"Abbastanza
bene," mentì lei.
"Posso
consigliarle un po' di Pozione Soporifera?" suggerì
Lumacorno, lanciandole
un'occhiata significativa. "Potrei preparagliene un po' per domani."
"No,
grazie," Hermione gli offrì un debole sorriso. "Ho dei
sonniferi
Babbani che prendo quando ne ho davvero bisogno, ma sto bene,
Professore.
Davvero."
"Se
lo
dice lei, signorina Granger," cedette lui, fermandosi quando
raggiunsero
la porta del passaggio che portava all'uffico della McGranitt. "La
lascio
qui allora."
"La
ringrazio, Professor Lumacorno," Hermione annuì
educatamente, aspettando
che il mago sparisse lungo il corridoio prima di borbottare la parola
d'ordine.
"Gatto soriano."
Draco
era
seduto in una sedia troppo grande per lui, digrignando i denti e
mordendosi la
lingua. I due professori stavano battibeccando di fronte a lui e c'era
voluto
tutto il suo autocontrollo per non urlargli contro. Se la McGranitt non
avesse
stretto la sua bacchetta sulla difensiva, avrebbe probabilmente
già lanciato
una fattura ad entrambi o almeno alcuni incantesimi Silencio per
bloccare i loro toni aspri.
"Ho
accettato di incontrarti, Severus," disse duramente la strega. "Non
ho mai promesso che lo avrei effettivamente fatto restare qui."
"Non
c'è nessun altro posto," affermò Piton calmo,
guardando Draco per un
momento. "Se il Signore Oscuro lo trova lo ucciderà,
Minerva."
"E
vorresti che io mettessi il resto degli studenti in pericolo?"
sbottò lei
con il suo marcato accento scozzese e ricordando a Draco la sua vile
permanenza
nel Nord. Sempre a nascondersi..
"Stai
cercando di proteggere gli studenti," disse il mago scontroso. "Lui
ha bisogno di protezione più di chiunque-"
"Questo
ragazzo è la ragione per cui questo posto è stato
attaccato!" urlò lei,
puntando un dito accusatore verso il giovane. "Questo ragazzo-"
"È
un
bambino,"la interruppe Piton, ignorando il grugnito offeso che provenne
dall'altrimenti silenzioso adolescente. "È stato traviato,
Minerva."
A
quelle
parole, gli occhi di Draco si spalancarono e scrutò l'uomo
di cui una volta si
era fidato con scetticismo. Era bizzarro e degradante venire difeso da
qualcuno
che oramai disprezzava.
"Sapeva
ciò che stava facendo,"disse piano la Preside, tornando al
suo tono
prudente. "E se non fosse stato così sciocco, le cose
sarebbero molto
diverse-"
"Il
Signore Oscuro sarebbe comunque una minaccia,"ragionò lui
con attenzione.
"Sai che Albus-"
"Non
osare corrompermi con il suo ricordo!" lo avvertì lei,
mentre la sua voce
raggiungeva un tono che disturbava le sue stesse orecchie. "Non osare,
Severus-"
"Sai
che ho ragione," disse Piton con una forza sottile. "Sai molto bene
quanto fosse determinato ad assicurarsi che Draco non seguisse quella..
strada."
L'erede
dei
Malfoy sentì la sua mascella rillassarsi. Un sacco di
domande gli riempirono
inevitabilmente la testa e si fece passare dell'aria tra i denti. Il
vecchio
allocco si era interessato a lui? Aveva voluto tenerlo lontano dal
sentiero
oscuro? E Piton lo sapeva? Solo altri segreti; alter scheggie nella sua
mente.
"Che
diavolo-"
"Ti
avevo detto di tenere la bocca chiusa,"strascicò Piton,
senza nemmeno
disturbarsi a gettare uno sguardo su di lui. "Minerva, sai che Albus lo
avrebbe lasciato rimanere-
"Beh,"
sospirò lei, massaggiandosi la fronte con le sue mani
raggrinzite dall'età.
"La benevolenza di Albus potrebbe essere considerata la sua caduta,
insieme al suo desiderio di vedere del buono in tutti quanti."
Piton
emise
un suono di accordo."Ad ogni modo," borbottò sottovoce. "Il
mio
tempo sta scadendo. Ha bisogno di un posto lontano dal Signore Oscuro."
L'anziana
strega tese le labbra e spostò il suo sguardo saggio sul
più giovane occupante
della stanza. Draco provò a sostenere lo scambio ma si
ritrovò a fissare il suo
grembo, le sue palpebre pesanti per la fatica. Non era riuscito ad
avere una
notte di sonno decente dal primo di Giugno, quattro giorni prima del
suo
diciassettesimo compleanno. Forse per il freddo che si insinuava tra le
fessure
del loro nascondiglio, o per i dolorosi morsi della fame che aveva
dovuto
soffrire per cinque mesi, o forse per i fragili resti della sua
coscienza.
Il
sonno era
un lusso ormai dimenticato, così come un pasto decente. E un
letto. E una
doccia. E il calore...
"Molto
bene," mormorò infine la McGranitt, alzando lievemente la
testa mentre
parlava. "Può restare. Ma ho le mie condizioni, Signor
Malfoy, e se anche
solo una di esse viene violata, verrà lasciato a
sé stesso."
Draco
alzò
lentamente gli occhi per guardare la donna con uno sguardo agitato. Chi
era lei
per stilare una lista di regole? Come se gli stesse facendo un favore.
Lui non
voleva stare lì. Non aveva bisogno del suo maledetto aiuto.
Poteva infilarselo
su per il-
"La
sua
bacchetta, signor Malfoy"chiese la McGranitt calma, allungando la mano.
Lui
sbuffò.
"Via dalle palle," mormorò freddamente, ma sentì
qualcosa al suo
fianco muoversi e guardò con occhi furiosi come la sua
bacchetta lasciava la
sua tasca per atterrare sul palmo della strega.
"Non
le
sarà permesso di partecipare alle lezioni con il resto degli
studenti,"gli
disse bruscamente. "Credo che le ragioni siano piuttosto ovvie.
Dovrà
passare inosservato e sono sicura che non verrebbe riaccolto dagli
altri
studenti comunque sia."
Draco
alzò
gli occhi al cielo. Odiava le persone che trovavano necessario ribadire
l'ovvio.
"Non
lascerà la stanza che gli verrà
assegnata,"continuò lei duramente, le
labbra serrate per lo stress. "Se mette anche solo un piede fuori da
Hogwarts senza il mio permesso non le sarà permesso di
rientrare. Mai
più."
Draco
si
strofinò il mento e guardò Piton, che lo stava
osservando con quel familiare
sguardo impaziente. Avrebbe voluto dire ad entrambi di andare a
fanculo; di
farsi gli affari loro, ma sapeva che questa offerta non era opzionale.
Ricordò
a sé stesso ancora una volta che non aveva nessun altro
posto dove andare.
Quello era il suo destino. Un'altra prigione succhia-sanità
mentale. Che
Merlino lo aiutasse a salvare il suo spirito.
"Resterà
qui?" chiese Piton, rompendo il silenzio. "Con te?"
"Ho
troppe cose in ballo per fare l'accompagnatrice, Severus,"
spiegò la
strega con un tono tagliente. "Ho in mente qualcun altro che lo tenga
d'occhio."
Piton
aggrottò le sopracciglia. "Lumacorno?" provò ad
indovinare. "Uno
degli altri professori?"
"Sai
per esperienza personale che non avrebbero tempo per questo," rispose
lei
con un sopracciglio alzato. "Viste le circostanze, Severus, ci sono
solo
una manciata di persone di cui mi fido completamente, e se vuoi che la
postazione dei signor Malfoy rimanga segreta, allora rimarrà
con la signorina
Granger."
Dracò
sgranò
gli occhi e la sua gola si seccò. "Quella fottuta
Mezzosangue-
"È
meglio per lei che moderi il linguaggio, signor Malfoy," lo
minacciò lei
col suo tono tagliente "Credo di aver detto chiaramente che la sua
permanenza qui presuppone delle condizioni-
"Lei
crede che gettarmi in una stanza con lei sarà sicuro?"
domandò lui con una
faccia incredula. "Se c'è qualcuno che mi vuole morto oltre
al Signore
Oscuro è la Mezzosangue-
"Smetta
immediatamente di usare quella parola," ribadì la strega
riproverandolo
con un dito. "Sono certa che la signorina Granger è in grado
di gestire
questa.. situazione in modo maturo."
Draco
emise
un latrato privo di umorismo e scosse la testa. "Lei è fuori
di
testa."
"A
quanto pare," concordò lei. "Ma se fossi in lei, non mi
incoraggerei
a riconsiderare questa sistemazione."
Draco
strinse gli occhi e si voltò verso Piton con un'espressione
di puro disgusto.
"Questa è la tua idea di protezione?" sputò a
denti stretti. "Consegnarmi
a questi idioti-"
"Basta
così," lo zittì lui tranquillamente, continuando
a fissare la McGranitt
con un'espressione incuriosita. "Sei sicura che la Signorina Granger
sia
l'opzione più saggia, Minerva?"
"È
l'unica opzione," affermò lei risoluta. "È
l'unica studentessa di cui
mi fido completamente."
"Ma
sarebbe più appropriato scegliere uno dei professori."
"I
professori stanno già avendo abbastanza problemi cercando di
sorvegliare gli
altri studenti,"disse la Preside con una punta di impazienza. "La
Signorina Granger è perfettamente in grado di occuparsi
della questione e si da
il caso che abbia una stanza libera nel suo alloggio-
"Dev'essere
uno scherzo," grugnì Draco, arricciando il naso con
disprezzo. "Mi
rifiuto di stare con quella-
"Non
ti
dirò di nuovo di stare zitto," ghignò Piton,
facendo un lungo passo per
schaffeggiargli la nuca.
"Farà
ciò che le è stato detto, Signor Malfoy," lo
avvertì rigidamente la
strega. "Otterrà una sola offerta d'aiuto da parte nostra e
se non dovesse
funzionare, verrà lasciato a sé stesso."
Draco
sentì
il bisogno di sfidare la strega salirgli sul per la gola,
solleticandolgi le
tonsille, ma era così stanco.
Hogwarts era molto più calda del capanno e il calore era
come un sedativo. Per
quanto cercasse di ignorarlo, la sedia imbottita lo stava assorbendo.
L'odore
di cibo aleggiava nell'aria e stava svegliando il suo stomaco vuoto.
"Devo
prendere il suo silenzio come un assenso alla nostra offerta?"
Offerta.
Draco sbuffò. Non era un'offerta che gli stava facendo e
tutti quanti in quella
stanza lo sapevano. Era un ultimatum. Stare con il nemico o rischiare
la morte.
La voglia di vivere batteva di poco il suo orgoglio. Va bene, lascia
che ti
diano da mangiare e che ti forniscano un antico tetto sopra la tua
testa. I suoi
genitori lo sarebbero venuti a cercare. Suo padre avrebbe convinto il
Signore
Oscuro a chiudere un occhio sul suo.. incidente. Forse.
"Accetta,"
parlò Piton al suo posto, lanciando al suo ex alunno
un'occhiata severa che lo
sfidava a protestare.
"Così
sia," sospirò la McGranitt, con tutto il terrore di un'
anima che aveva
fatto un patto con il Diavolo. "Ha qualche effetto personale?"
I
suoi occhi
si spostarono nuovamente sul suo grembo. La semplice risposta era no.
No, non
aveva una maledetta cosa da chiamare sua. Solo i vestiti malconci e
ripetutamente puliti con l'incantesimo Gratta e Netta
che Piton gli
aveva dato. Era stato privato di tutti le prove della sua ricchezza; i
simboli
che rappresentavano il suo nefando patrimonio e lui odiava quella
condizione.
"No,"
borbottò velocemente, serrando gli occhi.
"Allora
dirò agli Elfi Domestici di trovare qualcosa per lei," gli
disse la
McGranitt, con un tono non più delicato di prima."Li
farò mandare nella
stanza della Signorina Granger ad un certo punto della giornata di
domani."
"E
la
Signorina Granger ha acconsentito all'accordo?" chiese il mago
più anziano
con un tono scettico.
"Non
ancora."
Le
sopracciglia dorate di Draco si inarcarono. Non ancora? Quella
donna
stava scavando la sua tomba più velocemente di Voldemort.
Hermione
strisciò le punte delle sue dita consumante dall'ansia sui
vecchi mattoni del
muro mentre trascinava i piedi giù per il corridoio, l'altra
mano impegnata a
stringere la sua bacchetta illuminata per indicarle la strada. Aveva
capito perché
la McGranitt l'aveva convocata ora. C'era una sola
possibilità.
Cattive
notizie.
Qualcuno
era
morto. O era stato ferito. Forse i piani di Harry e Ron erano stati
scoperti.
Forse la scuola era di nuovo sotto minaccia. O magari Voldemort aveva
trovato il
quartier generale dell'Ordine.
C'erano
centinaia di possibilità, ed erano tutte brutte.
Aveva
nostalgia del suo ottimismo; desiderava che non gli fosse stato rubato
dall'oscuro ricordo della Torre di Astronomia e dall'assenza dei suoi
migliori
amici. I suoi pensieri tristi sfumarono quando la voce distorta della
McGranitt
tintinnò attraverso il passaggio, e non appena l'eco
svanì, un'altra voce si
unì alla sua. La voce di un uomo.
La
stretta
sulla sua bacchetta si fece più stretta mentre accelerava il
passo, il rumore
dei suoi piedi sempre più alto fra gli altri suoni. Non
riusciva a distinguere
le parole specifiche e non riusciva nemmeno a capire se ci fosse una
terza voce
che vibrava lungo i muri adesso.
Con un movimento del polso e mentre sussurrava nuovamente la parola
d'ordine
sottovoce, la porta spessa si aprì di scatto. Hermione
sgranò gli occhi mentre
assorbiva la scena che le si parò davanti.
Piton.
Qui.
Ad Hogwarts.
Non
fece
nemmeno caso a Malfoy.
Tre
teste si
voltarono a guardarla, ma lei ne vide solo una. Lui. L'uomo che aveva
ucciso la
persona migliore che avesse mai conosciuto. Sentì un fuoco
bruciarle nel petto.
"Tu,"
soffiò, i suoi lineamenti allungati per un attimo
dallo shock per poi fare
spazio alle linee arrabbiate sul suo viso. Con un movimento agitato del
gomito
Hermione stese il braccio della bacchetta e i suoi occhi marrone scuro
si
strinsero in pericolose fessure. "Impedimenta!"
Piton
bloccò
il suo incantesimo senza sforzi, e la cosa la fece infuriare ancora di
più. La
sua rabbia le martellava nelle orecchie, coprendo le richieste della
McGranitt
di calmarsi. La sua magia stava pulsando nella punta delle sue dita,
pronta per
la vendetta. Lanciò uno Stupeficium, ma
venne deviato come il suo ultimo
attacco.
Draco
osservò il duello in silenzio con i suoi occhi calcolatori,
chiedendosi perché
Piton stesse effettivamente partecipando. Sicuramente un veloce Petrificus
avrebbe
messo la Mezzosangue ficcanaso al suo posto. Non si era accorta di lui;
non
aveva nemmeno una volta sollevato lo sguardo dall'altro mago. Avrebbe
scommesso
la fortuna della sua famiglia che notare la sua presenza non avrebbe
calmato la
sua collera nemmeno un po' in quel momento.
Piton
squadrò la ragazza con calma e lanciò un
silenzioso incantesimo disarmante
nella sua direzione, decidendo che la cosa migliore era mettere fine
alla cosa
prima che gli sfuggisse dalle mani.
Impressionato, Piton alzò un sopracciglio quando si rese
conto che
l'incantesimo non aveva avuto effetto, e vacillò quando un
altro dei suoi
anatemi lo fece barcollare. La ragazza aveva fatto pratica. Quando
aveva
imparato a lanciare l'Incantesimo Scudo senza pronunciare la formula?
"Basta
così!" cercò di intervenire la McGranitt, ma gli
occhi di Hermione si
posarono appena sulla donna. "Signorina Granger, si calmi e mi lasci
spiegare-
La
giovane
strega non batté ciglio. "Confrin-
La
bacchetta
le volò via dalla mano, e la ragazza spostò il
suo sguardo tradito e confuso
sulla Preside. Sentì delle corde incantate che la
avvolgevano per limitare i
suoi movimenti, e lacrime di frustrazione scesero a rigarle le guance.
La
strega più anziana le lanciò uno sguardo pieno di
scuse prima di agitare
nuovamente la sua bacchetta e Hermione sentì i suoi piedi
alzarsi dal pavimento
per poi volare dentro ad un armadio.
La
porta si
chiuse dietro di lei con colpo secco e lei rimase immobile nel buio,
stordita
per un momento prima di cercare di liberarsi e gridare
finché la sua gola non
cominciò a bruciare.
Perché la McGranitt stava facendo questo? Hermione emise un
singhiozzo indignato
e ricacciò indietro l'urlo bloccato nella sua trachea.
Che
cosa
diavolo stava succedendo?
Dall'altra
parte della porta, Draco si buttò indietro sulla sedia,
alzando gli occhi al
cielo. Guardò i due professori mentre si scambiavano
un'occhiata scettica e
resistette al bisogno di scuotere la testa o di ridere alla loro
stupidità.
Come potevano essere onestamente sorpresi che lei avesse reagito
così? Era
davvero circondato da dei maledetti idioti.
"Beh,"
commentò, con una voce stridula ma sempre traboccante di
sarcasmo. "È
andata bene."