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Autore: Peep    19/06/2013    9 recensioni
«Io... Voglio davvero ricordarmi di te, Harry. Se è così importante, voglio ricordarti.»
~
Dopo essere stato coinvolto in un incidente stradale, Louis, risvegliatosi da un breve coma, si ritrova con ricordi molto sbiaditi e nessuna delle persone che gli è intorno sembra avere nulla di familiare. Col tempo, però, pezzi frammentari della sua memoria cominciano a ricomporsi e tutto diventa più nitido.
Tutto tranne il ragazzo dagli occhi verdi che gli è costantemente accanto e che continua a ribadire di essere il suo fidanzato.
Harry, dal canto suo, tenta in tutti i modi di aiutare Louis a ricordare, ma sembra non esserci nulla da fare.
A quanto pare, l’unico metodo utile, è rifare tutto daccapo, a partire dal loro primo incontro.
~
larry au | amnesiac!louis | ziam (side)
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le cose non la smettono più di lasciarti. Forse lo fanno perché sanno che devi procedere leggero, cercano di farti un favore.


«Posso chiederle una cosa, Jim?»
«Certo, ragazzo.»
Louis si torturò le unghie coi denti.
Il cielo, fuori dal finestrino appannato del taxi in cui si trovava, era di un grigio plumbeo, nuvole dense di pioggia incombevano rabbiose sulla frenesia della città e dei suoi abitanti, mentre occasionali lampi illuminavano il traffico londinese.
«Come... si parla ad un estraneo? Intendo dire, qualcuno che prima si conosceva, ma che improvvisamente sembra essere diventato un estraneo.»
«Oh.» Il tassista parve vagamente interdetto. «Io non saprei...»
«Non fa nulla, dimentichi quello che le ho chiesto.» borbottò in fretta Louis, agitando leggermente la mano, e tornò a mordicchiarne le unghie già corte.
Quando scese dall’auto e si avvicinò cautamente al numero diciassette di St. Mary’s Road, notò subito che la porta d’ingresso era appena socchiusa e la spinse silenziosamente.
Un ragazzo dai capelli ricci – lo stesso che aveva visto in ospedale, probabilmente – gli dava le spalle, accovacciato sul divano con un libro sotto agli occhi. Forse nemmeno aveva notato il suo ingresso, prima che Louis inciampasse nei suoi stessi piedi sulla soglia di casa, facendo un gran baccano.
«Oh, Lou» Harry si alzò subito in piedi, raggiungendolo, e lo aiutò a rimettersi in piedi. «Sei già qui. Non... non pensavo che oggi fosse... beh, oggi.» borbottò mentre riponeva la borsa di Louis sul tavolo.
Louis si limitò a sorridere e si strinse nelle spalle. Si sentiva stranamente a disagio, come se si trovasse a casa di qualcuno che non conosceva. Ed effettivamente, forse, era così.
Si torturò le dita, mentre Harry tornava verso di lui.
«Hai fame? Sete? Voglia di qualcosa in particolare?» si informò il riccio con premura, mentre aiutava Louis a sfilarsi la giacca.
«No, grazie. Sto... bene così.»
Come si parla ad un estraneo?
Harry portò in fretta la giacca all’appendiabiti e tornò da Louis. Si chinò su di lui, fece per baciarlo sulle labbra, ma quello, come a causa di un riflesso condizionato, voltò il capo, lasciando che le labbra di Harry si posassero sulla sua guancia fredda e rossa. Il riccio lo guardò quasi con incredulità. Louis vide scivolare un velo grigio di malinconia nei suoi occhi smeraldini, prima che questi gli rivolgesse un mezzo sorriso debole.
«Allora, sicuro che non hai fame?» domandò Harry, una nota spezzata nella voce. Si avvicinò alla cucina, mentre Louis chiudeva la porta d’ingresso, ed aprì il frigorifero. «Oh, ecco, ci sono ancora le fette di torta che...» si interruppe bruscamente. Louis lo raggiunse e lo osservò mentre deglutiva rumorosamente. «le... fette di torta che ti avevo lasciato prima del... insomma, lo sai.» concluse sbrigativo. Estrasse il piatto con le torte e lo gettò tutto nell’immondizia. Si voltò verso Louis e si sostenne con le mani al piano cucina alle sue spalle. Lo guardò per qualche istante che sembrò eterno, prima di emettere una risatina che aveva un che di isterico.
«Saranno andate a male, ormai.»
Il più grande annuì, ma non disse nulla.
Harry sospirò pesantemente prima di scattare in avanti e stringerlo fra le braccia, e Louis non ebbe il tempo né di respingerlo, né di ricambiarlo.
«Scusami, Lou.» bisbigliò solo al suo orecchio. Piegando leggermente le ginocchia, appoggiò la fronte sulla sua spalla e chiuse gli occhi. «Scusami.»
Louis non seppe cosa rispondere, rimase immobile stretto nel suo abbraccio.
«Per cosa?» mormorò dopo un po’, difficilmente udibile anche a se stesso.
«Se faccio così e... ed è colpa mia, tutto questo. Sta-vamo parlando al telefono e...»
Harry sussultò quando avvertì le piccole mani di Louis sulla schiena e le sue braccia stringerlo con delicatezza, zittendolo.
«Non devi dire così. Non è stata colpa tua, Harry.» Notando che non replicava, Louis continuò: «Adesso non ricordo granché, ma vedrai che col tempo migliorerò. Non sarà così per sempre» esitò un attimo, prima di aggiungere sottovoce: «Spero
Harry si morse forte un labbro, in un gesto involontario. Baciò delicatamente la fronte di Louis per poi separarsi da lui.
«Speriamo.» Abbozzò un sorriso.
Louis annuì e lasciò che Harry preparasse del tè, senza dire una parola. Si sedette sul tavolo, con gli occhi fissi sulla testa riccioluta che aveva di fronte. Chi era? fu la domanda che gli balenò in mente. Davvero, chi era? Chi era quello che, proprio davanti a lui, si teneva occupato fra pentolini e acqua, intento a preparare del tè? Il ragazzo che lo aveva baciato in ospedale? Il ragazzo che lo trattava con tanta premura? Chi era?
Ma, soprattutto, improvvisamente, si ritrovò a pensare chi sono io? Oh. Chi era Louis?
«Harry.» lo richiamò in un sussurro.
Harry si voltò lentamente, ancora indaffarato con l’acqua che già bolliva. «Sì, Lou?»
«Chi sono?»
Il minore si bloccò, con la teiera a mezz’aria in una mano, e la bustina di tè nell’altra. Alzò lo sguardo stupito su Louis. «Cosa?»
«Voglio dire, chi sono io? Non so nulla, solo la mia età ed il mio nome. So che probabilmente col tempo questa cosa della perdita di memoria si affievolirà, ma sento comunque il bisogno di sapere chi effettivamente sono.» farfugliò nervosamente Louis. «Se è un tasto dolente non importa, posso capirlo.» si affrettò ad aggiungere, arrossendo sulle gote.
Harry sorrise e scrollò le spalle. «Sei la persona più importante della mia vita.» Lo disse con una spontaneità tale che Louis non ebbe nemmeno il tempo di articolare una replica. «Sei la persona che amo più di qualunque altra cosa, sei... sei la mia vita, Louis.» continuò Harry. Versò il tè in due tazze, una bianca e una azzurra. Asciugò col taglio della mano le poche gocce che aveva rovesciato sul piano della cucina e sorrise ancora a Louis, che, non riuscendo a sostenere il suo sguardo, abbassò gli occhi e si mordicchiò imbarazzato il labbro inferiore.
«Ti ho messo in imbarazzo, vero?» Harry gli porse una delle tazze e sorseggiò il tè dalla propria, per poi rivolgergli un sorriso di scuse. «Scusami, non volevo.»
Si sedette sul tavolo accanto a lui. Esitò un istante prima di avvicinarsi di più e lasciargli un bacio leggero sulla guancia. «Mi... sei mancato.» disse infine, riportandosi il tè alle labbra.
«Ti manco ancora.» commentò Louis, nascondendo il viso nella tazza.
Harry lo guardò perplesso. «Sei con me ora.»
Il maggiore prese un gran sorso della bevanda calda che aveva fra le mani. «Ma non è la stessa cosa, giusto? Adesso che non ricordo niente è diverso. Ti manco ancora.» concluse, con un breve sospiro.
Non lasciò ribattere Harry. Balzò giù dal tavolo, posò la tazza sul bordo del lavandino ed uscì dalla cucina.
«Dove vai?»
«A fare una doccia. Posso?»
«O-ovvio che puoi.»
Harry lo guardò allontanarsi e ci mise cinque minuti buoni prima di riuscire ad alzarsi anche lui e riporre la tazza vuota nel lavello.
Mi manca ancora? Appoggiò le mani sull’orlo del piano cucina ed oscillò lievemente, spostò il peso da una gamba all’altra. Louis mi manca ancora?
Un nodo bruciante si formò in fondo alla sua gola. Si massaggiò le tempie con una mano, poi si decise a smuoversi. Raccolse la borsa di Louis che aveva lasciato sul tavolo e fece per entrare nella sua stanza per riporvela. Non appena mise piede nel corridoio, però, il suo sguardo cadde distrattamente sulla figura di Louis, seduta a terra con le ginocchia strette al petto.
«Lou?» bisbigliò Harry.
Gli si avvicinò, abbandonando la borsa a terra con un tonfo sordo, e si accucciò davanti a lui.
«Lou?» ripeté.
Scostò i capelli dalla sua fronte e gli rivolse un sorrisetto debole, poco prima di notare i suoi occhi arrossati.
«E-Ehi Lou, che succede?»
Louis tirò su col naso e scosse la testa.
«Non so dov’è il bagno.» sussurrò.
Harry sollevò le sopracciglia
«Ma... ehi, non c’è bisogno di piangere per questo, vieni.»
Si alzò e gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi, ma Louis non si mosse.
«Non è questo il punto, Harry.» sbottò invece, battendo forte un pugno a terra. «Non so dov’è il bagno, non so dov’è la mia stanza, non so dove sono io. Sono completamente perso. E... e fa schifo. Fa schifo, Harry. Riesco a malapena a controllare le mie azioni, non so più fare la metà delle cosa che sapevo fare prima autonomamente. Ma soprattutto, Harry, sto facendo del male a te.»
«Non...» tentò Harry, improvvisamente incupito, ma Louis lo riprese prontamente.
«E non dire che non è vero, perché lo vedo benissimo che non stai bene. Ce l’hai scritto in faccia.»
Silenzio.
Harry sospirò per l’ennesima volta, poi improvvisamente portò le mani sotto le ascelle di Louis e lo fece sollevare, aiutandolo a sostenersi sulle sue proprie gambe, facendo infine scivolare le dita sui suoi fianchi stretti.
«Ssh.» sibilò, e piegò le labbra in un sorriso. «Adesso fatti una doccia e lascia perdere, okay?»
«Non posso solo lasciar perdere, io...»
«Ssh.»
Louis evitava il suo sguardo, ed Harry ne approfittò per sollevare i bordi della sua t-shirt, sfilandogliela completamente in un gesto fluido.
Quanto poteva essergli mancato quel corpo? Il suo addome piatto, la pelle calda e liscia, i tatuaggi scuri che sembravano fremere ogni volta che li sfiorava, quanto gli era mancato tutto quello? Quanto gli era mancato Louis?
«Harry...» La voce di Louis fuoriuscì in uno squittio dalle sue labbra, mentre lui indietreggiava spiazzato verso la parete alle sue spalle. «Senti, per favore...» Portò i palmi delle mani sul petto di Harry, che però fu più forte e veloce, e si abbassò a baciare il suo collo, rubandogli un sussulto di sorpresa.
«No, ascoltami...» insistette Louis allarmato.
«Ti prego, Lou.» lo supplicò Harry. Avrebbe voluto fermarsi – o forse no? – ma, in ogni caso, oramai non ci sarebbe più riuscito.
Si tolse frettolosamente la camicia e cominciò a slacciare la cintura dei pantaloni di Louis, il viso affondato nell’incavo fra il suo collo e la spalla. Baciò la pelle fresca e morbida delle sue spalle e portò una mano fra i suoi capelli lisci, sospirando di sollievo nell’avvertire finalmente la sensazione del corpo di Louis contro la propria pelle nuda.
«Harry, senti, smettila. Cosa... che stai facendo?»
Le poche forze di Louis ed il fatto che fosse dimagrito parecchio dall’incidente non poterono nulla contro la forza delle braccia muscolose di Harry e la sua bramosia.
Il riccio, seppur fosse in qualche modo abituato all’avere di fronte agli occhi il corpo nudo del compagno, rimase col fiato spezzato in gola nel momento in cui fece scivolare a terra i pantaloni lungo le sue gambe esili e tremule.
Prendendolo per i fianchi, fece per guidarlo verso la camera da letto, ma quando aprì la porta della stanza, Louis colse l’occasione per sgusciare via dalla stretta delle sue braccia ed allontanarsi di qualche metro da lui.
«Harry, basta. Te lo sto chiedendo per favore.» mugolò, lievemente ansante.
Harry lo fissava spiazzato, la schiena premuta contro la tappezzeria colorata, poi gli si avvicinò nuovamente e tentò di baciarlo ancora, ma Louis lo schivò per l’ennesima volta. Il minore si bloccò. Sospirò, fece mente locale, e scosse la testa.
«Scusami.» Arretrò di qualche passo. «Scusami, sono un idiota. Non succederà più.»
Si portò una mano sulla fronte.
Sono un idiota.
Harry sapeva che non avrebbe dovuto forzare Louis a venire a letto con lui, ovviamente lo sapeva ed era stato un idiota. Ma da un lato non si aspettava nemmeno la sua reazione, forse. Quel misto di paura e perplessità nella sua espressione, il suo totale rifiuto, le sue suppliche affinché lo lasciasse andare, il suo “che stai facendo?
Harry davvero non se l’aspettava, ma a dire il vero non si aspettava nemmeno le parole che pronunciò poco dopo Louis.
«Preferisco dirtelo ora, senza troppi giri di parole o altro. È meglio per entrambi.» Il più grande annuì solennemente, come dando ragione a se stesso. «All’ospedale... Quando facevo quella terapia inutile, i medici mi hanno detto qualcosa che temo possa essere vero.»
Esitò.
«Cosa?» incalzò Harry, sottovoce.
Louis serrò forte la mascella, prima di riprendere a parlare.
«Hanno detto che, con la perdita della memoria e tutto il resto, dovrò ricominciare daccapo. Ed è possibile che le mie preferenze sessuali siano... cambiate? Sì, ecco, cambiate. Quindi, se prima dell’incidente ero il tuo ragazzo, temo che non... Ora non lo sarò più.»
«Che... che cosa?»
«Non credo sia giusto essere il tuo ragazzo quando non ricambio i tuoi sentimenti.»
Il cuore di Harry perse un battito.

 

 
  

Ciao a tutti!
Finalmente ho partorito questo capitolo questa cosa.
So benissimo che non è un granché, e il finale fa schifo ed è tutto molto confusionario, ma avrò bisogno di qualche capitolo di passaggio, prima di arrivare alla parte buona della fic. ♥
In ogni caso, mi piacerebbe sapere che ne pensate. Fatemelo sapere se fa esageratamente cacca. ç_ç
Per ora vi mando un bacione e vado a completare il terzo capitolo, così la prossima volta non vi faccio aspettare secoli. ùù
 
A prestissimo! :)
Peep.

 

  
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