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Autore: aresian    04/01/2008    4 recensioni
Non è facile per un portiere del Sol Levante "sfondare" in Europa. Lo sa bene Benji, ma quest'occasione non vuole proprio lasciersela scappare. Amburgo, l'ultima chance prima di dover dire addio ai sogni di gloria...
Finalmente l'ho portata a termine. Inseriti il cap. 8 e 9 più l'epilogo.
Genere: Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'Autore: Thanks a chi ha letto il 2° Capitolo. eos75 lo so che questa fanfiction ti piace e ti ringrazio perchè non ti stanchi di recensirla. Fe85 grazie di avermelo fatto notare, ho inserito il cognome di Karl nel correttore automatico ... con l'errore, quindi mi saltava fuori senza che me ne accorgessi. Da questo capitolo lo riporto corretto...hehe!!! In realtà per il character dei personaggi mi rifaccio non solo all'anime ma anche al manga, che a tratti si discosta un po'. Buona lettura!!!

Desclaimer: Capitan Tsubasa, Tsubasa, Wakabayashi, Hiyuga e gli altri personaggi, sono proprietà di Yoichi Takahashi e della Shueisha Inc. Tokyo e per la versione italiana Edizioni Star Comics. Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

THE BEST GOALKEEPER
By Aresian

CAPITOLO 3
(Un difficile inizio)


Erano rimasti tutti sorpresi da quelle parole. Con nessun’altro Schneider era sceso in campo. Si era sempre limitato ad osservare silenziosamente la prestazione di tutti.
“Questi sono i termini della prova. Io farò dieci tiri. Ti sfido a riuscire a pararne almeno uno” disse tranquillo il Kaiser.
Gli occhi scuri di Price furono attraversati da un lampo di determinazione e d’orgoglio. Non chiedeva di meglio. Se pensava di averlo intimidito si sbagliava di grosso.
“Vieni. Sto aspettando” rispose tranquillo posizionandosi perfettamente al centro della porta, gambe leggermente divaricate e ben piantate a terra e lo sguardo fisso sulla palla e i piedi dell’avversario.
^Certo, amico. Ma non ti piacerà^ pensò Schneider prendendo la rincorsa e sfoderando all’istante uno dei suoi terribili Fire Shot.
Benji fece appena in tempo a vedere partire il pallone che già lo riceveva violentemente in pieno petto, finendo con esso dentro la porta, mentre annaspava cercando l’aria che, improvvisamente, era mancata ai suoi polmoni.
“Merda, l’ha centrato in pieno” sussurrò uno dei presenti, scosso. Era palese come quella fosse stata l’intenzione del tedesco.
Frastornato, Benji si mise lentamente a sedere. Faceva ancora fatica a respirare tanto l’impatto con il pallone era stato violento.
“Ti arrendi già? Guarda che ne devo calciare ancora nove” disse imperturbabile Schneider. La sua inflessibilità era nota a tutti i compagni di squadra. Che non si sorpresero più di tanto per il suo atteggiamento.
Benji strinse i denti. Dannato spaccone, l’aveva fatto apposta a centrarlo ne era certo. Ma se pensava di averlo dissuaso si sbagliava. Lentamente si levò in piedi, raccogliendo il capello impolverato e rimettendoselo in testa. Il tedesco osservava attento le sue mosse e, tutto sommato, rimase compiaciuto nel leggere il lampo di sfida negli occhi neri del nipponico. Aveva carattere allora…
“Preparati, arriva il secondo” disse pratico prendendo la rincorsa. Questa volta il Fire Shot era diretto all’angolo alto sinistro. Nonostante ne avesse intuito la traiettoria, Benji non riuscì a fermarlo, era in ritardo.
“Merda” bofonchiò contrariato rimettendosi in piedi. Quel maledetto lanciava delle bordate tremende e per lo più cariche d’effetto. Al confronto i tiri di Lenders sembravano passaggi da calcetto.
“Ne rimangono otto” disse semplicemente il tedesco prima di sfoderare un altro dei suoi micidiali tiri.
Niente da fare, anche questo era finito nella rete senza che nulla potesse fare per fermarlo. Calma doveva pure esserci un modo. Non doveva innervosirsi. La freddezza è una dote fondamentale per un portiere, lo sapeva benissimo e si era sempre vantato di possederla. Doveva cercare di capire il modo con il quale calciava il pallone, questo gli avrebbe fatto intuire la traiettoria un istante prima che il tiro partisse, era l’unico modo per riuscire ad anticiparlo.
“Ecco il prossimo” disse Schneider tranquillo. Pareva non fare assolutamente alcuno sforzo eppure la potenza che sprigionava il suo calcio era impressionante.
I successivi cinque tiri finirono tutti nel sacco. Sotto lo sguardo perplesso dei presenti e vagamente divertito dei titolari. Certo che il Kaiser stava dando una bella lezione al nipponico. Così se ne sarebbe tornato a casa, pensò malignamente qualcuno.
All’ottavo tiro Benji era riuscito a capire come calciava l’avversario ma da lì a fermare quel dannato pallone ce ne passava ancora. Nonostante avesse nuovamente intuito la traiettoria, non era riuscito ad anticipare abbastanza il tuffo.
“Ne mancano due, Price” disse implacabile il giovane capitano dell’Amburgo.
“So contare” fu la pronta risposta di Price.
^Beh, bisogna ammettere che la tenacia non gli difetta. Forse un altro si sarebbe già arreso^ pensò il tedesco.
“Eccolo”…
^A sinistra^ pensò Price buttandosi una frazione di secondo prima che Schneider colpisse la palla. Questa volta, riuscì a sfiorarla con le dita, anche se fu tutto quello che ottenne. La piccolissima deviazione non impedì, infatti, al pallone di entrare in porta.
Un lampo attraversò gli occhi azzurri di Schneider. Forse gli altri non se n’erano accorti, ma lui aveva notato quella impercettibile deviazione.
Picchiando i pugni a terra, contrariato, Benji si diede dell’idiota. Così non avrebbe mai fermato il tiro di Schneider. Dannazione non era abbastanza reattivo, quello era il problema.
“Se sei stanco possiamo smettere” si sentì proporre e questo lo indispettì notevolmente. Quello spaccone teutonico cominciava realmente ad irritarlo.
“Se non ce la fai più a tirare per me non ci sono problemi, Schneider” disse ironico rimettendosi in piedi e sfidandolo ancora.
Gli occhi del tedesco divennero ancora più freddi e determinati.
“Come vuoi” rispose pacatamente prima di prendere, per l’ultima volta, la rincorsa.
^Adesso^.
Più per intuito che per tecnica, Price, si gettò d’anticipo alla sua destra e allungandosi verso l’angolo alto intercettò il pallone deviandolo contro la traversa. Mentre, sbilanciato, cadeva rovinosamente a terra il pallone, la cui violenza aveva fatto tremare i pali della porta, rimbalzava docile verso il centro dell’area di rigore. C’era riuscito, alla fine aveva parato il tiro dell’Imperatore.
“Che cavolo, hai visto Strauss. L’ha parato!” esclamò stupefatto il terzino.
“Solo fortuna” obiettò qualcuno alle loro spalle. Già probabile, ma intanto ci era riuscito.

Benji si mise in ginocchio, era sfinito, sia fisicamente che emotivamente. Fece per alzarsi quando si accorse di avere qualcuno al fianco. Un po’ sorpreso levò lo sguardo per incontrare quello di Schneider.
“Studiare la tecnica dell’avversario è sempre un ottimo metodo per prevenirne gli attacchi. Raccogli la tua roba e presentati domani mattina alle sette al campo. La divisa dell’Amburgo l’hai ottenuta ora dovrai guadagnarti il posto in squadra” detto questo gli voltò le spalle.
“Proseguiamo con il numero quarantatre” disse il vice-allenatore un po’ sorpreso per la piega presa da quella selezione.
Benji si alzò in piedi, frastornato per quella risposta lapidaria e decisa del Capitano. Riscotendosi, uscì lentamente dal campo, raggiungendo la sacca che aveva lasciato a terra, sotto lo sguardo carico di invidia degli altri ragazzi. Dopo avere sistemato le sue cose riportò l’attenzione al Kaiser che imperturbabile proseguiva nella cernita dei nuovi arrivi. Ancora stentava a crederci. C’era riuscito. Ora era un calciatore dell’Amburgo. Ma Schneider era stato chiaro, il posto in squadra avrebbe dovuto guadagnarselo e a giudicare dallo sguardo astioso rivoltogli da alcuni di loro, ebbe la netta sensazione che non sarebbe stato facile….

- continua -
  
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