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Autore: Horrorealumna    20/06/2013    6 recensioni
"Noi, quali le foglie che la stagione di primavera dai molti fiori genera non appena crescono ai raggi del sole, ad esse simili godiamo per il tempo di un cubito dei fiori di giovinezza, dagli dei non sapendo né il bene né il male; ma già ci stanno vicino le nere Parche, reggendo l’una il termine dell’odiosa vecchiaia, l’altra quello della morte: il frutto della giovinezza dura un attimo, quanto sulla terra si diffonde il sole. Ma quando il termine di questa stagione sarà passato oltre, allora l’esser morto è meglio della vita."
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Caesar Flickerman, Claudius Templesmith, Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You Better Watch Out'
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I Nostri 41esimi Hunger Games

 
 

Terrore, Vendetta e Bugie

“Perfino l’ingegno degli animali si aguzza considerevolmente con il bisogno, cosicché in casi difficili essi fanno cose che ci stupiscono; quasi tutti, per esempio, considerano più prudente non darsi alla fuga, se credono di essere stati visti: ecco perché il coniglio si acquatta nel solco del campo e lascia che il cacciatore lo sfiori nel passare oltre; mentre gli insetti, quando non hanno via di scampo, fanno finta di essere morti”    

Arthur Schopenhauer


La notte del terrore, del sangue e del freddo piombò senza preavviso, dopo un breve e insignificante tramonto scarlatto, proprio come i capelli di Connie Stevenson, la ragazzina proveniente dal Distretto 5. Lo zainetto scarlatto che aveva rimediato alla Cornucopia, proprio sotto i baffi del gruppo di Favoriti, si era rivelato una vera a propria perdita di tempo, ed energie. Quando prese ad esaminarlo, nell’oscurità, illuminata solo dai volti dei Tributi ammazzati, e constatò che era completamente vuoto, maledisse sé stessa e la sua stupidità.
Era corsa in direzione sud, senza voltarsi indietro, ed aveva raggiunto un grazioso boschetto, apparentemente privo di pericoli.
Si era arrampicata su un pino abbastanza basso, ma sicuro, e aveva cercato di sistemarsi come meglio poteva, accoccolandosi su sé stessa per trattenere il calore, con ancora l’inutile zainetto stretto tra le braccia; davanti a lei, un intero ramo cosparso di pigne sembrava chiamarla. Ci avrebbe messo un po’ per raggiungere i pinoli... ma erano pur sempre semi commestibili! Cibo. E la povera Connie aveva davvero fame.
Guardò il cielo, un’ultima volta, quasi a scrutare gli spettatori che in quel momento avevano gli occhi puntati su di lei; poi, scossi i lunghi capelli rossi, si sporse, tendendo le mani verso il ramo.
 
Anche William era in fuga ma, al contrario della compagna di Distretto, non aveva ancora trovato un rifugio sicuro. Aveva infatti scoperto che, procedendo in direzione est, con alle spalle il sole calante, si arrivava in una specie di radura, spoglia ma accogliente. E del tutto scoperta.
Non era certo quello che stava cercando.
Per di più, faceva fatica a camminare.
Aveva le mani sporche ancora di sangue, ma l’arma gli era caduta subito dopo lo scontro con Mike. Non era in lui. Non avrebbe mai fatto del male a quel ragazzino. Non sapeva cosa gli era preso.
Era semplice sete di sangue... o qualcos’altro?” si chiese quando le tenebre si fecero più minacciose che mai; voleva tornare a casa, salvarsi era uccidere. Non avrebbe aspettato che qualche Stratega gli dichiarasse la fine della sua vita, magari con qualche ibrido o qualche strana trappola... ma era il prezzo da pagare se qualcuno avesse avuto l’idea di opporsi alle leggi di Capitol City o agli Hunger Games stessi.
Ogni passo era un avvicinarsi alla vittoria.
Alle sue spalle, la Cornucopia brillava. Il riflesso della luna e lo scoppiettare di un fuoco lontano la designavano come preda ambita, ma già occupata dai Favoriti. Poteva quasi sentirli ridere di gusto, raccontandosi delle vittime mietute quella mattina.
Non riusciranno a vedermi... ma devo stare comunque attento.”
Camminò... camminò... fino allo sfinimento. Fino quando sorse il sole...
Davanti a lui, vi era un intero campo di olivi... e le rovine di una città...
- Cos’è... ?
 
Chloe era stata designata come sentinella per tutta la notte. Ciò voleva dire che aveva passato la nottata vigile e pronta all’attacco, mentre i suoi alleati dormivano sogni tormentati.
E non aveva mai smesso di piangere.
E quando i suoi singhiozzi svegliarono Alexandra, che si offrì gentilmente di prendere il suo posto anche se il sole era già sorto, lei rifiutò, agitando la testa; non era stata mai molto legata a Mike Salt, ma era pur sempre un suo alleato. E vederlo morire per salvare un’amica le aveva letteralmente spezzato il cuore.
- Potevo salvarlo, capisci?! - pianse silenziosamente, confidandosi con l’alleata, nel silenzio del bosco, all’alba.
- Saresti morta - cercò di spiegarle la ragazza del Distretto 4, non facendo altro che suscitare ulteriori singhiozzi - Mi ha salvata... ha cercato di salvarmi.
Si erano accampati in una grotta naturale, scoperta sotto un letto di foglie secche. Le pareti di pietra garantivano protezione e frescura. Dopo aver visto i volti dei morti, gli alleati si addormentarono, ognuno procurandosi un proprio spazietto e cercando di far assomigliare quell’ammasso di foglie, sporcizia e sassi ad una specie di giaciglio... ad eccezione di Rose e Nicholas che dormivano abbracciati l’uno all’altro, caldi e tranquilli, e Elizaveta e Jay che sprofondarono nel sonno tenendosi per mano.
Per cuscini avevano zainetti e funi.
Non era certo il massimo, ma almeno erano al sicuro.
E fino a quando sarebbero stati al sicuro, quella sarebbe stata la loro tana.
- Anche Elizaveta ci è rimasta malissimo, per Mike - continuò Alex, sentendo movimenti dietro di sé, e provando un briciolo d’invidia per i suoi compagni - Ma dobbiamo andare avanti.
- Credi che... ce l’avrà con noi?
- Di cosa ti preoccupi? - rispose con tono composto l’altra, mostrando una grossa cicatrice all’altezza della tempia - Sono io quella che ha ricevuto un sasso in testa... e che si è fatta un nuovo letale nemico.
Chloe tremò lievemente a quell’affermazione, osservando Jay mettersi in piedi e stiracchiarsi.
- Sono di-strut-to! - disse forte dopo aver salutato le mattiniere, aver afferrato uno zaino; rivolto poi ad Alexandra aggiunse - E ho sognato il tuo compagno di Distretto. Quello strano.
Le orecchie di Alexandra si drizzarono, come quelle dei gatti:
- Xaber?
- Sì. Ho sognato che girava in tondo come un pazzo... non so per quale motivo... mi ha ricordato molto quella del 6... Katherine... - ammise il biondino, ridacchiando - E’ stato abbastanza divertente.
 
E in effetti, dalla parte opposta dell’Arena della quarantunesima Edizione degli Hunger Games, Xaber Davis stava davvero saltellando in cerchio. E sembrava parecchio confuso.
Felix e Mezzanotte lo osservarono con finto stupore: cose del genere non erano assolutamente inusuali per un ragazzo come lui. Ma questa volta sembrava serio.
- Non le sentite? - continua a dire, girando come una trottola.
-Cosa!? -gli chiese Mezzanotte esasperata.
- Le voci! - rispose il ragazzo sicuro di sé - Mi stanno chiamando.
Camminavano su resti di case e su colonne bianche come la neve, distrutte dal tempo e dalle intemperie. Erano sulle rovine di un’antica città che, a giudicare dall’aspetto delle case e dalla desolazione che li circondava, doveva essere stata, un tempo, bella, grande e florida.
Ora sembrava vuota... ma nessuno di loro avrebbe giurato che un paio di occhi verdi erano puntati su di loro.
- Possiamo andare? -chiese ingenuamente Felix all’alleata - Questo posto non mi piace.
- Chiedilo a lui - rispose lei indicando Xaber e muovendo qualche passo in direzione opposta.
- Là! Mezzanotte! Là -tuonò il ragazzo indicando un punto proprio al fianco della ragazza - Le voci arrivano da quella parte.
Mezzanotte lo squadrò per benino, non pienamente convinta della sua sanità mentale, quando, improvvisamente, la terra cominciò a tremare. I sassi e i mattoni in pietra oramai distrutti presero a danzare a ritmo di quella spaventosa “melodia”. Felix si era aggrappato alla sua compagna, guardandosi intorno con preoccupazione.
- Si sono arrabbiati! - urlò Xaber, finalmente raggiungendo il gruppo, terrorizzato - Li sento. Le sento...
 
Lavinia urlò per la sorpresa, mentre riposava tranquilla all’interno della cornucopia che prese a muoversi gravemente:
- Diego! Sophia! Sophia!! Terremoto!
Si mise a gattoni, setacciando ancora assonnata i morbidi zaini e qualche barattolo pieno di strisce di carne secca, la loro cena, frutto della caccia alle provviste del giorno prima, tagliandosi anche un dito al contatto con il suo pugnale.
Temette davvero per la propria vita, quando si rese conto che i suoi compagni erano vittima di un sonno troppo profondo per essere interrotto dagli scossoni dell’Arena.
Il primo che individuò fu Diego; si avvicinò a lui e cominciò a prenderlo a schiaffi, dopo avergli saggiamente strappato via la spada di mano, per evitare un “incidente”:
- Qui crolla tutto! SVEGLIA! - urlò la bambina - SALLEN!
Brandon fu messo in piedi dal calcio ben assestato della compagna, dritto al petto. E dopo un breve attimo di smarrimento strascinò l’ancora assopito Tributo del Distretto del Lusso fuori dalla Cornucopia, seguito da Lavinia che gridò:
- Sophia! Sophia?!
- Doveva stare lei di guardia! - le rispose Bran - Ma è sparita!
Rannicchiati l’uno accanto all’altro, sembravano tornati i bambini spaventati che avevano varcato per la prima volta i cancelli dell’Accademia: guardavano il cielo, udivano boati infernali e il canto spaventato di mille pennuti. Il sole brillava alto e cocente, affannando i Tributi.
Lavinia cercò le braccia di Brandon. Era preparata a tutto, uccidere, nascondersi, imbrogliare e incantare la gente... ma in quell’istante non sapeva cosa fare.
Diego, finalmente ripresi completamente i sensi, si lasciò scappare una brutta parola, preso dalla sorpresa e dal panico, e cercò di aggrapparsi al suolo; afferrò l’erba, graffiandosi le mani e sporcandosi le curate unghie di terra, nel tentativo di trovare equilibrio e di non muoversi troppo.
La terra continuava a tremare.
- E ora? - sussurrò Lavinia ai compagni. Aveva ancora gli occhi lucidi di sonno, ma era sveglia come non mai.
- Giuro che quando quella pazza ritorna qua... se ritorna... l’ammazzo! - borbottò Diego, guardando il cielo cercando di non pensare alle scosse sotterranee.
- Smettila! - gli rispose Brandon, intimandogli il silenzio - Sophia avrebbe fermato il terremoto se fosse rimasta?!
- Ma è andata a caccia senza di noi! E se fosse rimasta ci avrebbe svegliati in tempo! - gli fece il verso l’altro.
La Cornucopia sembrava muoversi verso di loro... sempre più lentamente... sempre più lentamente... fino a quando, dopo diversi minuti di rombi e tremiti, la terra si fermò insieme all’oggetto dalle dimensioni gigantesche, che brillò, come prima, di sangue ed oro. Tutto tornò come prima. I cinguettii delle ghiandaie ritornarono a farsi sentire.
I tre Favoriti si misero in piedi, guardandosi intorno con aria smarrita e col terrore ancora dipinto sui volti.
Quel posto era maledetto...
Ma loro avevano la Cornucopia, avevano cibo e armi...
 
Markus era il Tributo che si era più addentrato verso i confini dell’Arena, sempre sotto gli occhi degli Strateghi. Camminare in direzione ovest... ecco cosa aveva fatto per tutto il tempo. Teneva nella mano una rudimentale accetta, costruita da lui stesso con un pezzo di legno e un pietra affilata, legati da un piccolo elastico per capelli blu. All’inizio, quando se lo era ritrovato attaccato alla propria giacca a vento, non era pienamente sicuro di come gli fosse capitato tra le mani... solo una volta alle porte di quella “città fantasma” e decadente e, dopo aver adocchiato il vecchio scheletro di una fontana in pietra, vuota, ricordò di averlo visto addosso ad Alexandra Ranger.
Era stata la ragazza che lo aveva storpiato.
Sì.
Storpiato.
Pensava di averla avuta in pugno. L’aveva già colpita. Al Bagno di Sangue, era vicinissimo dall’ucciderla.
Eppure, non ricordava di come fosse avvenuta la loro colluttazione: rimembrava solo i suoi capelli biondi riflettere il sole, di averla vista raccogliere provviste e scappare... e di averla fermata.
Perché per vincere bisognava uccidere.
E lei sembrava la preda perfetta: sola, spaesata quanto gli altri e sensibile.
Ma lei... la Ranger... lo aveva distratto e aveva portato le dita fino al suo volto, spingendo gli occhi del ragazzo verso l’interno del cranio. E ci era riuscita, per metà: Markus, al posto dell’occhio destro, aveva una massa di gelatina scarlatta e informe. Invece il sinistro era rimasto intatto.
 L’elastico di Alexandra doveva esserle caduto quando il ragazzo prese a colpirla con le pietre... anche lui le aveva fatto male...
Per tutta la durata del terremoto, Markus si era rifugiato tra i resti della città, in un piccola abitazione di rudimentali mattoni, sistemato in un angolino sicuro.
Continuava a vederla...
Poteva sentirne il profumo del mare e della loro terra. Un odore, a detta di molti, piacevole e inebriante. Ma che il ragazzo non aveva mai conosciuto. Sapeva che il mare nascondeva pericoli... un qualcosa di nascosto, dietro il dolce profumo e il rumore delle onde.
Lui invece conosceva la foresta, i cervi, gli scoiattoli e gli alberi.
 Mare e boschi...
Alexandra...
Rise, il ragazzo, ripensando a quello che le aveva procurato. Senza un occhio, avrebbe pianto solo per metà. In un certo senso, le aveva fatto un favore: il cervo, anche se ferito, continua ad attaccare il nemico.
- Presto... l’acqua si colorerà di rosso - ridacchio, avvertendo il terremoto diminuire di intensità e forza. Roteò l’ascia, fendendo l’aria, l’occhio verde ben spalancato.
 
Beatriz osservava l’immenso lago che si presentava, fresco e invitante, davanti a lei. Strani fiori rosa e bianchi galleggiavano sulla superficie placida e immobile, profumando l’aria di un odore pungente ma dolce ed eccitante allo stesso tempo.
Si era spinta troppo ad est, lo sapeva, e quel luogo non era riparato abbastanza: se fossero arrivati i Favoriti, l’avrebbero circondata e fatta fuori in meno di un minuto, ma quella era una strana visione per la ragazza. Fresco... ci voleva proprio con quel caldo...
Ma...
- Forse mi sto immaginando tutto - rimuginò perplessa muovendosi verso l’acqua. Prima di berla, forse, avrebbe dovuto purificarla bollendola. Ma accendere un fuoco avrebbe potuto farla scoprire.
E quando la punta degli scarponcini toccò la superficie, creando strani cerchi e muovendo il liquido, non resistette: si tolse la giacca, poggiandola su una roccia, insieme alle scarpe e ai calzini, in modo che rimanessero asciutti.
Perché ci hanno dato tutti questi vestiti? Giacche, pantaloni pesanti, scarponi... ? Di certo non soffriremo il freddo”.
I fiori, simili a quelli di loro, sembrarono brillare di luce propria.
La ragazza sospirò di sollievo quando i polpacci furono completamente immersi nell’acqua; il fondale era composto da ciottoli lisci e levigati...
Non c’erano ruscelli. O fiumi.
Probabilmente la sorgente era...
- ... sotterranea?
Il Tributo sapeva benissimo che l’acqua pura è quella della sorgente:
- Che ci sia qualcosa sotto l’Arena? Forse... la causa del terremoto?
 
Joy non poteva più resistere.
Aveva seguito di soppiatto Beatriz, non avendo idea di dove andare, e quando aveva visto scappare il gruppo di Xaber verso la sua direzione aveva optato per continuare da sola. E ora anche lei si trovava sulla sponda del lago opposta a quella di Beatriz.
Riusciva a vederla: si stava rinfrescando, dopo il terremoto, bagnandosi i polsi e i polpacci quasi con foga, cercando di rinfrescarsi. In effetti, l’acqua ai suoi piedi era invitante e pulita. Era coperta da un cespuglio di mirto, grande abbastanza per nasconderla agli occhi della nemica.
Comunque, era finito il tempo di riposo. Invidia...
Voleva rinfrescarsi anche lei, dato che la bottiglietta che aveva accaparrato nel Bagno di Sangue, insieme a dei fiammiferi, era finita da un pezzo. Si sporse di qualche centimetro, tendendo la mano destra verso l’acqua e con la sinistra stretta al cespuglio.
Era piacevole... l’acqua la fece rinascere e Joy sorrise, senza quasi accorgersene.  Giocherellò, muovendo la mano a destra e a sinistra, facendola sguazzare come un animaletto, e schioccando le dita, così che gli schizzi le bagnassero il viso sudato ma rilassato. Fu un toccasana.
Chiuse gli occhi e assaporò quel momento, fino a quando qualcosa di soffice e morbido le sfiorò le sue dita bagnate, ancora immerse: un bellissimo fiore rosso le era capitato nella mano, trasportato forse dalle dolci onde che lei aveva creato. Era strano... non aveva scatenato una tempesta, ed era sicura che il fiore si trovasse dalla parte di Beatriz.
Rosso come il sangue, dalle sfumature bianche e rosa, i petali grandi quando la sua mano erano delicati come pochi. Profumava. Era un qualcosa di bellissimo... piacevole quanto l’acqua su cui si era posato.
Sembrava invitante e persino commestibile.
Perché no?” pensò la ragazza, accarezzando il fiore. Ricordava di averne visto uno molto simile al Centro d’Addestramento di Capitol City. Non avendo armi, cacciare poteva rivelarsi più complicato del previsto.
Buttò un occhio verso Beatriz. Era uscita dall’acqua, felice e non ancora vestita. Era impossibile non adocchiarla con quella sua chioma viola, tanto vivida e luccicante.
Poi... Beatriz alzò lo sguardo. La vide! Vide Joy col fiore in mano!
Furono entrambe prese dal panico. Mentre Beatriz cominciò a rimettersi i vestiti ad una velocità sconvolgente, scambiando la scarpa sinistra con quella destra e viceversa, Joy tornò dritta, lasciò la povera pianta di mirto e corse lontana da lei.
E solo quando pensò di essere al sicuro, stremata, priva di energie per la notte passata senza cibo, senza pensarci, staccò il petalo più grande del fiore e lo infilò in bocca. Lo masticò per bene, assaporandolo e continuando la fuga: era dolcissimo...
Buono, quasi caramelloso. Melenso...
Joy non aveva mai assaggiato qualcosa del genere.
Sentiva Beatriz correrle dietro...
Dolce più di qualsiasi ciliegia, dolce quanto una caramella...
Joy chiuse gli occhi, con la pancia che le brontolava, il fiore stretto al petto, e prima che se rendesse conto cadde a terra. Ma il cannone non si fece sentire.
 
Elizaveta aveva rinunciato a mangiare gli schifosi pezzi di carne essiccata. Non erano semplicemente per lei, così aveva deciso di uscire insieme a Jay, in cerca di selvaggina. Compito che non ottenne abbastanza consensi dai compagni: Nicholas e Rose decisero di restare nella grotta, cercando di capire come usare l’acciarino, Alex preferì restare a riposare, con la testa ancora dolorante, e Chloe era troppo debole persino per muoversi di qualche metro.
La grotta li teneva in ombra, al riparo, ma una volta usciti i due vennero catapultati in un forno. Nemmeno le fronde degli alberi potevano mantenerli al sicuro dal sole e dai suoi raggi forti e bollenti.
- Ancora nessun morto, nonostante quella scossa di prima - commentò Jay aiutando la ragazza a districare una trappola venuta male.
- E non so se esserne contenta o meno... - commentò Eliza, sprezzante.
- Katherine... Mike... quel bambino... ehm, Tom, sì... - contò lui - I Giochi...
Una volta finita l’opera, Elizaveta alzò lo sguardo, il volto teso; se fosse stato un cane le sue orecchie si sarebbero rizzate per la curiosità:
- Jay... ? Senti anche tu? Li senti? Le voci?
- No. Che ti prende? - le chiese il ragazzo cingendole le spalle con fare affettuoso. La ragazza scosse la testa, con noncuranza, supponendo di essersi immaginata di sentire strane voci di bambini. Si guardarono negli occhi, sempre stretti l’uno all’altro... ma non andarono oltre, e una volta sciolto l’abbraccio ritornarono a concentrarsi sulla foresta.
- Se acchiappiamo un coniglio sarò la ragazza più felice del mondo. Almeno monterò la guardia a pancia piena - commentò con un sorriso la ragazza, in cerca di tracce di animali - E non farò la fine di Chloe.
Era sicura di sentirsi osservata. Osservata, però, da un essere umano, oltre Jay naturalmente.
- Poveraccia...
- Mike era mio compagno di Distretto, Jay - riprese lei - Come credi mi sia sentita quando ce lo ha detto ieri mattina? E quando ho visto il suo volto, stanotte?
Silenzio.
- Aveva le carte in regola per vincere... - continuò Eliza con voce incrinata dall’emozione. Il suo ricordo più felice era quella di Mike, vestito come lei, sul carro, col sorriso in volto e il pubblico che lo adorava.
Jay la guardò accovacciarsi per terra e iniziare a scavare una buca nel terreno.
- Stasera, quando comincerà a fare buio, posso andare a vedere se la trappola ha funzionato - cmabiò velocemente discorso il ragazzo, avvicinandosi.
Elizaveta gli sorrise, mettendosi in piedi con un energico balzo:
- Allora torniamo dagli altri, alla grotta. Questo posto non mi piace.
- E chi lo scuoia, poi, l’animale?
- Io!
Si avviarono verso il rifugio, asciugandosi il sudore con la manica della loro tuta aderente, col numero di Distretto stampato sopra. Ma prima di lasciare quel luogo, Eliza si voltò, ricominciandosi a sentire osservata. E scorse due occhi, grandi, belli e blu fissarla da dietro un albero.
Era sicura di sapere di chi fossero.
Ma si sentì confusa...
Perché non l’ha fatto... ?” continuava a rimbombarle nel cervello, ma il suo alleato non poteva certo saperlo.
Erano stati appena stanati.
 
Il sole brillava alto nel cielo. La sua proiezione era perpendicolare al suolo, quindi doveva essere circa mezzogiorno e le pance dei Favoriti cominciarono a brontolare. Lavinia aveva lasciato la Cornucopia, in esplorazione e ben armata; il suo obiettivo, naturalmente non era semplice voglia d’avventura: lasciare quei pazzi si era rivelato migliore per la sua sanità mentale e la sua pazienza, e poi aveva tanta voglia di rincontrare quello strano ragazzino... Felix.
Lo sentiva in difficoltà e, chissà perché, sentiva che lui doveva restarle vicino.
La ricerca, si era comunque rivelata vana e stressante. Così, per quel momento, la bambina si era seduta sotto un cespuglio verde, al fresco, non molto lontano dalla Cornucopia, quando vide arrivare incontro una figure ben nota.
La bionda Favorita si era finalmente decisa a tornare.
- Ma guarda chi si vede... - canticchiò Lavinia, accarezzando i suoi pugnali.
- Visto un fantasma, Harmonia? - le chiese Sophia, sarcastica.
- Ti stanno aspettando... pronta per il benservito?
Non le rispose più. Sophia accelerò il passo, verso la Cornucopia e i suoi compagni. Brandon, seduto all’ombra, aveva in grembo almeno tre zainetti pieni, e ne esaminava il contenuto; comunque, quando la vide arrivare, si fermò e le urlò:
- Bentornata!
Sophia gli sorrise, alzando la mano e posando la propria sacca. Reggeva un arco nella mano...
- Ci eravamo messi d’accordo, se non sbaglio? - continuò Brandon, alzandosi - Quell’arco... quelle frecce... sono mie. Ho la mira migliore e lo sai. I tuoi coltelli e le tue spade sono là dentro.
Sophia tirò le armi addosso al ragazzo:
- Tieni! - sbottò lei.
- Credi sia un gioco? Stiamo giocando a fare i bravi bambini? O no? - gli urlò il compagno, parecchio infastidito. Stringeva l’arco e la faretra tra le braccia.
- Sì!
- Dovevi rimanere di guardia! Cosa sarebbe successo se ci avessero fatto fuori?!
Sophia non aveva voglia di litigare, soprattutto contro quello strano ragazzo, e stava per gettare la spugna e non dargli più conto  quando si sentì spingere fino all’incandescente Cornucopia. Infatti Diego, dietro di lei, l’aveva messa alle strette, tanto che oramai non aveva più via di scampo. Non fece in tempo a schivare un primo poderoso schiaffone che il compagno di Distretto gliene assestò un altro sulla guancia sinistra.
Quell’ultimo colpo fu talmente forte da farla vacillare e lo schiocco sembrò essere mille volte più forte del normale.
Sophia boccheggiò, incredula; Diego prese parola:
- Divertita? O non hai sentito la terra tremare? Ci hai lasciati scoperti, addormentati. Mentre tu!? Andavi in giro alla ricerca di... ?
Sophia lo guardò in cagnesco, un rivolo di sangue che le colava dalla bocca:
- Non azzardarti a toccarmi ancora... o giuro che sarà l’ultima cosa che farai in vita tua! - ringhiò a voce altissima.
Allungò la mano. Fu lei, questa volta, a colpirlo. Ma Diego non si smosse: accettò il colpo, senza nemmeno battere ciglio e continuò, ancora più furioso:
- Non ho sentito nessun cannone sparare! Questo vuol dire che ti sei fatta una passeggiata... o magari cospiri contro di noi.
- Vai tu! Valli a prendere. Fai una strage! - lo sfidò la ragazza, rossa in viso. Non perdeva facilmente le staffe; non avrebbe mai fatto queste cose, ma quei tipi la rendevano così. O forse era il caldo. O il cinguettare delle ghiandaie imitatrici, sopra di lei - So più cose di te!
Brandon si intromise:
- Che vuoi dire?
- Ha trovato qualcuno... chi?! - chiese agitato Diego, lasciandola muovere liberamente, indietreggiante.
- Non so quanti ne ho trovati... - spiegò la biondina, asciugandosi il sangue - So che sono molti. E si nascondono a nord. Nel bosco a nord. Ho visto il ragazzo del 10... e poi... poi...
Diego continuò, riflettendo, cogliendo la strana esitazione della compagna:
- Starà insieme a quella dodicenne... quella dell’11...
- Diciottenne... - lo corresse Bran.
- Come se me ne importasse davvero qualcosa!! Non li hai uccisi. Perché?
- Perché, se ne avessi ucciso uno, con l’arco, l’altro sarebbe già scappato... se è sangue quello che ti interessa vai a prenderli... ma senza di me non li troverai - si giustificò Sophia, abbassando lo sguardo.
Diego prese a camminare velocemente verso la Cornucopia urlando:
- Non hai capito che io cerco di tornare a casa?!
Brandon, sicuro che Diego non fosse alla portata delle loro parole, le sussurrò piano:
- La foresta del nord. Ti hanno visto?
Sophia non gli rispose. Camminò verso Lavinia, ad avvisarla. Qualcuno sarebbe dovuto restare di guardia alla Cornucopia, alle provviste e alle armi. Non sapeva se Diego avrebbe cominciato la caccia... ma era meglio frenare strani pensieri e riflettere coscienziosamente: li aveva trovati... lo avrebbero saputo... sarebbero scappati... e la vera sfida sarebbe iniziata.
O forse, pensavano di sconfiggere i Favoriti?
Avrebbero avuto tutti loro... la ragazza del 4, o del 10, e i loro compagni... ma l’11 era sua. Forse.
 
Rose era seduta al confine della grotta e osservava Nick raccogliere strani fiori viola e bacche blu. Li intrecciava l’uno con l’altro per poi lanciarli alla compagna, creando una strana corda floreale, bella ma fragile, profumata di fresco e primavera.
- Così, stanotte, ti legherai i capelli con questi. Ho visto molte ragazze della mia classe farlo, e sembra che funzioni - le suggerì lui, sorridendole.
- Fantastico - sussurrò Rosalie, sfinita dal caldo e dal misero pranzo - Avrei voluto uscire a caccia anche io.
- Perché non l’hai fatto? Elizaveta te lo ha chiesto, no?
- Forse la rallenterei... e poi sono insieme a te.
Nicholas le si avvicinò e le accarezzò i capelli. Uno sbuffo, alle sue spalle, confermava la presenza di Alexandra, che si girò dall’altro lato, e continuò a parlare con Chloe.
Anche Roselie la notò e ridacchiò divertita, innocentemente, dallo strano comportamento dell’amica che si limitò a sussurrare lievemente alla coppia:
- Ok. Fate come se non ci fossimo!
Rosalie gli stampò un timido bacino sulla guancia, guardandolo negli occhi per poi iniziare a giocherellare con quella “corda di fiori”. Accarezzò le corolle campanulate, contando per ciascun fiore cinque petali; sfiorò anche le bacche, ma decise che era meglio non affidarsi troppo ai frutti di quello strano bosco.
Proprio in quel momento, scorse la muscolosa figura di Jay e quella di Eliza di ritorno, a mani vuote, ancora, dalla caccia. Lei sembrava aver visto un fantasma. La salutò con gentilezza, ma lei non le prestò ascolto.
Doveva essere successo qualcosa...
 

ANGOLO AUTRICE (quanto mi mancava T_T ) ( "Vai Snow, attacca!" *we are the champions dei Queen in sottofondo* u__u, "grazieee, ora torna nel trailer di Catching Fire")
Sìììì, perchè non sono morta :) Non so che dire... la scuola, negli ultimi mesi soprattutto, mi ha sfiancata come non mai. E ora si è messo pure questo caldo... quindi se nel capitolo avete trovato continui rimandi al caldo, al sudore, e allo sfinimento, sappiate che sono anche miei, non solo dei Tributi. XD 
E sono stata buona, anche se non tanto.
Non ho ucciso nessuno, ma non potevo fare un capitolo tutto rose e fiori... i misteri, i tradimenti e cose così ci sono sempre. E mi è anche dispicaciuto... anche per voi, mentori, autori e tributi... perchè abbiamo tante alleanze, ancora TAAANTi colpi di scena e tanti... tanti...
Ahahah, ok, vedrò di non farvi andare in panico prima del tempo xD Altrimenti è troppo.

Ah, miei Strateghi... se ci siete battete un colpo! Appena posso, devo mandarvi una mappa di questa Arena. Non sono il massimo in disegno, ma ci proverò quindi aspettatevi qualche mio messaggio molto presto. E state attenti a non farvi "sgamare" ;) tutto via personale! :)
Allora... come sapete, grazie alla lista dei prezzi che vi ho mandato, tutti gli oggetti sono aumentati di prezzo. 10 $ in più :)
Tutto nel messaggio che vi mandai... quella che sembra la lista della spesa. Anzi, credo di averla chiamata proprio così...
Vabbè :) Grazie ancora a tutti quelli che leggono, recensiscono e recensiranno. Fatevi sentire :) Questa Edizione andrà avanti! :D E avrà un o una vincitore o vincitrice!
A presto! :D Vi aspetto... confusi, credo, dopo questo capitolo ;)
Baci, bacini e bacetti :*

PS: Ecco i guadagni relativi ai vostri Tributi. La lista potrebbe aggiornarsi da un momento all'altro, dateci un'occhiata ;)
Elizaveta guadagna 20$
Alexandra guadagna 10$
Connie guadagna 10$
Beatriz guadagna 5$
Felix guadagna 5$
Xaber guadagna 15$
Lavinia guadagna 5$
Mezzanotte guadagna 5$
Jay guadagna 5$

   
 
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