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Autore: LaGraziaViolenta    20/06/2013    9 recensioni
Stufi dei soliti cliché di Harry Potter? Annoiati marci dalle fantastiche avventure sentimental-sessuali di tre generazioni di Serpeverde? Vi sentite smarriti e frustrati di fronte a dei Grifondoro codardi e dei Corvonero dal QI in singola cifra?
Serena Latini è quello che fa per voi. Le avventure di una sfigata Tassorosso alle prese con incantesimi, fanfiction, pony, cucina inglese e delle sue relazioni coi figli dei personaggi che tanto abbiamo apprezzato.
Zuccherosità, storielle amorose e di amicizia, figure da quattro soldi e battute demenziali attendono una povera Tassorosso made in Italy.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dove si scopre perché questo Halloween rimarrà per sempre impresso nella memoria di Serena Latini. No, Jack Skellington non darà spettacolo in mezzo alla Sala Grande, mi dispiace. Parte 1.
 


Arrivò infine il giorno di Halloween e arrivò anche Il Pacco. Con rifornitura doppia, perché sospettavo che ci sarebbero stati molti dolcetti da distribuire. Scesi in Sala Grande di buon mattino, prelevai Il Pacco, lo disfeci in dormitorio e poi tornai a fare colazione.
Siccome in Italia Halloween non si festeggiava per me non era una festività molto sentita, ma a Hogwarts pareva riscuotere un certo successo. Paese che vai, usanza che trovi.
Tollerare un’usanza non mia mi sembrava un gesto di disprezzo: si tollerano le cose che si ritengono sbagliate, quindi dire di tollerare la festività di un’altra cultura mi sembrava offensivo. Io non tolleravo l’usanza, la rispettavo, quindi in segno di rispetto promisi a me stessa che quel giorno non avrei studiato.
Ma al rispetto non potevo unire l’entusiasmo. Avrei voluto davvero organizzare una festa, però Jeanie mi aveva definitivamente convinta che non era possibile. Mi misi il cuore in pace e mi sedetti al tavolo della colazione. Forse però ero stata troppo mattiniera. Colpa del Pacco. C’era ancora poca gente nella Sala Grande e il chiacchiericcio diffuso anziché risultare allegro sembrava un cupo mormorio. In linea con Halloween, dovevo ammetterlo.
«Dolcetto o scherzetto!»
Mi girai, gli occhi ancora impastati di sonno. Tre arzille Tassorosso, una spilla a forma di zucca applicata sulla cravatta, tendevano la mano verso di me.
Ecco, il primo assalto era arrivato.
«’giorno, cucciole» biascicai. Sbadigliai e frugai nella borsa. Diedi a ciascuna un quadretto di Hanuta, dopodiché annegai nel caffelatte.
Avrei trascinato la giornata in attesa del banchetto di Halloween, decisi.
Poi, d’un tratto, mentre bevevo il mio caffelatte, udii la conversazione di alcune mie compagne.
«Sai che oggi è il trentun ottobre, vero?»
«Certo che lo so… E allora?»
La ragazza abbassò la voce. Anche se era accanto a me sentii a stento. «Oggi non è solo Halloween. Oggi è il giorno di una morte.»
Una morte? La morte di Jack, pensai. Immaginai Jack Skellington camminare per la Sala Grande con la zucca in testa. Sarebbe stato uno spettacolo sopraffino.
Anche la voce dell’altra ragazza si fece più bassa. «Quale morte? È morto qualcuno?» Nel suo tono si sentiva una nota preoccupata.
«Sì… James e Lily Potter.»
Sputai a spruzzo il caffelatte nella tazza, che traboccò e mi finì addosso. Le mie compagne sobbalzarono e mi guardarono sconvolte. Io le guardai, sbattei le palpebre, poi tornai a fissare la tazza bianca. Il mio maglione era fradicio. La camicia bagnata attaccata pelle mi fece venire un brivido. Dalle mie dita colava caffelatte. James e Lily Potter… Morti?
Mi alzai in piedi e guardai il tavolo dei Grifondoro. Chelsea non c’era ancora. Ma non vidi neanche nessun Potter e nessun Weasley. Certo, era presto, non è che fossero tutti mattinieri come me… Però…
Morti?
Mi accorsi di avere addosso gli occhi di tutta Tassorosso, e anche le poche persone sedute agli altri tavoli iniziarono a indicarmi. Mi sentii a disagio. Il mio stomaco si contorse.
Prima di fare qualsiasi cosa mi imposi di cambiarmi. Non potevo andare in giro grondando caffelatte. Trascinai i piedi verso i sotterranei e rientrai a Tassorosso. Il mio stomaco non rinunciava a sciogliere il nodo e minacciava di rigettare il suo scarso contenuto.
James e Lily… Morti? A Hogwarts? Possibile? Cosa poteva essere successo?
Mi chiesi se la Signora Grassa mi avrebbe detto qualcosa. Se fosse successo qualcosa di sicuro la famiglia non sarebbe andata a fare colazione con nonchalance, quindi aspettare in Sala Grande era inutile.
Mi cambiai la divisa e iniziai a camminare verso la torre. Strada facendo incontrai un paio di studenti di Grifondoro e Corvonero, nessuno però dava particolari segni di turbamento. Anzi, ridevano e scherzavano.
«Dolcetto o scherzet-»
Mi voltai. Una Corvonero con le trecce scure mi tendeva la mano e mi fissava, la bocca aperta. Sembrava scioccata. La riconobbi: era la ragazzina a cui io e Chelsea avevamo chiesto di cercare Jeanie Joy.
«No, scusa… Non fa niente.» Mi diede le spalle e scappò.
Rimasi immobile a fissare il punto dove un momento prima c’era la ragazzina. Mi sfiorò vagamente il sospetto che avesse paura di me. Non ci feci troppo caso. Dovevo scoprire la verità su James e Lily.
Il mio stomaco si strinse ancora di più e la mia gola si chiuse. Certo, non erano amici miei. Anzi, per la verità non mi ispiravano simpatia. Ma da qui a volerli morti ce ne passava. Se fossero morti veramente… James Potter non l’avevo mai neanche salutato, nei corridoi. Avevo sempre lasciato che lo salutasse Chelsea. Lily il Giglio… Neanche lei la salutavo. Pensai alle mille volte in cui, mentalmente, avevo mandato all'inferno il loro fratello. Un paio di volte anche James Potter, a dire il vero.
Il mio senso di colpa cresceva man mano che camminavo e le mie scarpe ticchettavano sulla pietra. Forse ero stata ingiusta. Quante gentilezze e cortesie avrei potuto fare loro! Non lasciare che il sole tramonti sulla tua ira. Sagge parole, signora Alcott. Era tardi, però. Ora le avrei ricordate per sempre.
Raggiunsi la Signora Grassa. Guardai il ritratto. La stazza era maggiore di quella di Chelsea, ma neanche di troppo. Tossicchiai.
La Signora Grassa mi guardò con aria amorevole. «Sì?»
«Ehm.»
Non sapevo cosa chiedere. Improvvisamente il nodo alla gola mi chiuse il respiro. Boccheggiai. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime. «Lei non… Non può farmi entrare, vero?»
La Signora Grassa sembrò dispiaciuta. «Temo di no, cara. Sei una Tassorosso. Mi dispiace. Hai bisogno di aiuto? Oh, aspetta, devo lasciar passare…»
Il ritratto si aprì. Con mio grande sgomento comparvero Rose e Hugo Foscolo. «Oh!» esclamò Rose.
La vista mi si offuscò. Sbattei le palpebre e li rimisi a fuoco. Rose e Hugo Foscolo mi guardarono perplessi, poi finalmente uscirono. Io indietreggiai. «Scusatemi…» mormorai. Mi chiesi perché mi stavo scusando. Non seppi darmi una risposta.
«Hai saputo?» chiese Rose.
Mi sembrò che il mio cuore si fermasse. Allora era vero. Mi morsi il labbro per impedirgli di tremare.
Cosa dovevo dire a Rose? Erano suoi parenti, dopotutto. Condoglianze? Chiederle com’era successo? Offrirle aiuto? Il senso di colpa mi strinse il cuore.
Dietro di lei, Hugo Foscolo tirò su col naso. Mormorò qualcosa, Rose annuì, e poi il ragazzo si avviò lungo il corridoio.
Non reggeva. Probabilmente se n'era andato perché non riusciva a parlarne. Sentii le lacrime spuntare dagli occhi e colarmi sulle guance.
«Settimana prossima… Ma che fai, piangi?»
«James e Lily!» singhiozzai. A ogni respiro sentivo il cuore saltarmi in gola. Faceva su e giù ogni volta che tiravo una boccata d’aria.
«Cosa c’è?» fece Rose preoccupata. Si avvicinò a me e mi posò una mano sulle spalle. La abbracciai. Sentii il suo corpo tiepido e rigido contro il mio.
«Oddio» mormorò Rose. «Senti, se fai così mi preoccupo… James e Lily cosa? Ti hanno fatto qualcosa?»
Mi avevano fatto qualcosa? Certo che no, semmai ero io ad essermi comportata da perfetta stronza con loro. Cosa mi avrebbero mai potuto fare due cadaveri?
Appunto, cosa mi potevano fare? Mi venne il sospetto di aver equivocato qualcosa.
Mi staccai da Rose e la guardai negli occhi azzurri. «Lily e James…» Sentii il naso colare e tirai su. «Lily e James stanno bene?»
Le sopracciglia rosse di Rose, già invisibili sulla sua pelle chiara, scomparvero sotto la frangia. «Certo che stanno bene… Perché non dovrebbero?»
Improvvisamente lo stomaco si sciolse. Un secondo dopo si riannodò, non appena mi resi conto di aver fatto una figura di merda.
«È successo qualcosa, Serena?»
Scossi il capo con energia. I miei capelli corti mi frustarono le guance.
Santa polenta. Ora sì che mi trovavo in un bel guaio. Come cavolo spiegavo la situazione?
Il ritratto si aprì un’altra volta e comparve Chelsea. La fissai sgomenta. Rose seguì il mio sguardo e si voltò.
«Serena?»
  
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