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Autore: Asu chan    26/06/2013    5 recensioni
Lucy Heartphilia, figlia del Duca Jude Heartphilia, orfana di madre, compie diciassette anni entrando in quella che suo padre reputa l'età da marito. E dunque è tempo che incontri un pretendente e pensi al suo matrimonio, riguardo cui lei, ovviamente, non ha diritto di parola. Potrà liberarsi dal fardello della nobiltà, da lei tanto odiato, e vivere come tutti gli altri? Riuscirà a fuggire da un padre tanto autorevole?
[Rating Arancione per ogni possibile evenienza 8D]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levy McGarden, Natsu, Natsu/Lucy, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Levy stava smistando, soprappensiero, alcuni nuovi tomi pronti a essere sistemati nella biblioteca del palazzo. Il sole non era ancora sorto, ma dall’unica finestra incassata sopra gli scaffali della parete alla sua destra si poteva apprezzare il cielo dipinto dall’aurora di un delicato rosa.
Emise un lungo sospiro, si strofinò gli occhi e si lasciò cadere sulla sedia alle sue spalle, quindi posò la guancia sulla copertina rigida di uno dei libri disposti sul tavolo. Come tutti gli altri servitori di casa Heartphilia era stata svegliata quella notte da una grande confusione scoppiata, a quanto pareva, nell’ala riservata alle stanze del Duca.
Secondo i racconti dei domestici che risiedevano nell’area per la servitù contigua, qualcuno si era introdotto nei locali di Jude e aveva tentato di ucciderlo presumibilmente con un pugnale. Era riuscito però a ferire solo di striscio la vittima ed era scappato non appena erano sopraggiunti i servi spaventati dalle urla del padrone, che aveva riportato dei graffi poco profondi. Il problema era che l’arma era avvelenata. Un gruppo di medici erano stati fatti chiamare il prima possibile dalla città per somministrare l’antidoto e medicare al meglio il ferito, ma erano giunti da non più di mezz’ora quando Levy si era rifugiata nella sua amata biblioteca. Sembrava che il Duca stesse soffrendo molto a causa della tossina che gli circolava nel corpo e nessuno era sicuro che sarebbe sopravvissuto. I dottori non erano ancora usciti dalla sua stanza, così come il Conte Dragneel che – pareva - era accorso poco più tardi dei domestici, ancora vestito da notte, per informarsi della situazione e per assistere l’avvelenato.
Tuttavia, la sorte di Jude Heartphilia o la posizione del suo ospite non erano le cose che tormentavano la ragazza, quanto la fuga della sua cara Lucy.
Stando a quanto aveva affermato la giovane domestica che era entrata nella camera della duchessina per verificare che fosse al sicuro, il figlio del Conte Dragneel aveva afferrato la padroncina e si era buttato dalla finestra. La cosa incredibile era che, quando la serva aveva raggiunto di corsa il davanzale, aveva visto i due sani e salvi a terra mentre correvano via. Dopo aver cacciato un urlo che aveva attirato altri servitori, era svenuta e gli altri l’avevano fatta stendere sul letto della figlia del Duca per farla riprendere, quindi avevano ascoltato la sua storia.
Levy arricciò il naso e corrugò la fronte, sbuffando. Come racconto era davvero poco credibile, eppure la giovane Heartphilia non c’era più e lei era terribilmente preoccupata. Era la prima volta che usciva dalla sua tenuta, per di più con un semi sconosciuto. Sentì una fitta al cuore e si pentì di averla incoraggiata e condizionata con i racconti sui Dragneel la mattina precedente.
Che sia anche colpa mia? Si è lasciata influenzare e si è fidata di lui? Magari è un malintenzionato!
Scosse la testa con forza. Lucy era una ragazza molto intelligente e sicuramente non si sarebbe lasciata abbindolare da un malfattore qualsiasi. Era più probabile che fosse stata rapita, costretta a seguirlo contro la sua volontà. Quella era un’ipotesi molto più convincente.
La piccola bibliotecaria sollevò la guancia dal tomo su cui l’aveva appoggiata e vi posò invece la fronte.
Anche così, la cosa che la sorprendeva di più era che fossero arrivati incolumi a terra dopo essersi lanciati dalla finestra della stanza al primo piano. Che la giovane ereditiera fosse stata costretta o meno, avrebbe dovuto come minimo fratturarsi qualche osso insieme al suo accompagnatore. E invece non si erano fatti niente.
« I Dragneel non devono essere gente comune » si disse ad alta voce, battendo i palmi sul tavolo e alzando il capo dal libro. Magia. Ecco cosa doveva averli aiutati: non c’era altra spiegazione. « Lo dicevo che quelle leggende erano vere! »
Si ripromise di ricordarlo a Lucy e farci una bella risata sopra. Sperava tanto stesse bene e si chiese dove potesse essere fuggita insieme al suo pretendente. Le sembrava difficile che due fuggiaschi di tale levatura potessero facilmente rifugiarsi in città, dove potevano essere riconosciuti. E nemmeno avrebbero potuto riparare a casa Dragneel. La cosa le puzzava. Perché il figlio del Conte avrebbe dovuto portare via con sé Lucy? Chi aveva tentato di eliminare Jude Heartphilia?
Tutto questo non ha senso… O forse i nostri ospiti non sono realmente chi dicono di essere.
Le sue riflessioni furono interrotte da un fruscio sospetto alle sue spalle.
« Chi c’è? »
Non ottenne risposta. Percepì il cuore accelerarle, ma invece di farsi prendere dal panico cercò di mantenere i nervi saldi e la mente fredda. Si alzò in piedi di scatto e tentò di girarsi, ma fu bloccata da un paio di braccia grandi e muscolose, troppo forti per lei che era una ragazza e oltretutto molto minuta. In una frazione di secondo una mano enorme le tappò la bocca, mentre l’altra le tenne ferme le braccia dietro la schiena. L’aggressore doveva essere molto più alto di lei, perché si ritrovò sollevata di diversi centimetri da terra. Mugolò contro il palmo della mano nemica e si divincolò con forza cercando di liberarsi, ma ottenne solo che la stretta che la imprigionava si facesse più forte. Sentì un fruscio lieve e morbido e alcune ciocche di capelli neri e disordinati le caddero vicino al viso, quindi percepì il fiato caldo dell’uomo solleticarle l’orecchio destro. Ebbe un brivido.
« Non ti conviene giocare con me » mormorò una voce profonda e caldissima che le penetrò nel cervello facendola rabbrividire di nuovo. Aveva un tono divertito che la irritò da morire. « Adesso ti lascio andare, piccoletta, ma se provi a urlare o a fuggire giuro che ti ammazzo. »
Non che abbia molta scelta.
Annuì piano, con riluttanza, e fu posata a terra lentamente, come graduale fu il rilascio della stretta sulle sue braccia e sulla sua bocca. Non appena fu libera, si voltò di scatto per vedere in volto il suo assalitore. Per qualche motivo rimase impressionata.
Come aveva immaginato era parecchio più alto di lei e doveva sollevare il viso per poterlo guardare in faccia, in più aveva le spalle larghe ed era molto muscoloso. Portava una sorta di soprabito nero senza maniche che gli scendeva fino alle ginocchia e nella parte anteriore si divideva a metà all’altezza della vita, dov’era chiuso con una cintura borchiata. Indossava inoltre dei calzoni bianchi e larghi, che avevano formato diverse pieghe dove erano stati infilati negli stivali neri che l’aggressore della ragazza aveva ai piedi. Dopo averne studiato il vestiario, Levy sollevò lo sguardo per indagare il volto dell’altro. Aveva un aspetto giovanile e lei calcolò che doveva avere più o meno la sua stessa età. Aveva occhi dal taglio allungato e iridi rosso rubino che la fissavano in un misto fra il divertito e il malizioso, caratteristica che si leggeva anche nel ghigno che gli piegava la bocca mostrando dei canini insolitamente appuntiti. Aveva capelli lunghi, neri e spettinati che gli ricadevano sulla schiena e diversi piercing sul volto: sei di questi formavano, a gruppi di tre, le sopracciglia dello sconosciuto.
« E tu chi saresti? » domandò alla fine sospettosa dopo averlo squadrato a dovere.
« Sono quello che è stato pregato di venirti a salvare » commentò lui senza cambiare espressione. « Sai, una biondina ha praticamente implorato che tu fossi portata via di qui. »
Levy si illuminò.
« Lucy sta bene? Dov’è? Come mai tu l’hai vista? » esclamò tempestando il malcapitato di domande, sporgendosi verso di lui dopo essersi alzata sulle punte dei piedi. Questo inarcò un sopracciglio e le mise una mano in testa costringendola a posare nuovamente i talloni a terra.
« Sta’ calma, gamberetto » sbuffò. « Nessuno mi ha detto che fossi così asfissiante. »
La bibliotecaria gonfiò le guance e lo guardò storto.
« Per tua informazione ho un nome, sbruffone, ed è Levy. Levy McGarden. »
« Se è per questo anche io ho un nome, e non è “sbruffone”. Mi chiamo Gajeel, gamberetto » replicò il giovane con un sogghigno che si trasformò in una breve risata appena la ragazza gli lanciò un’occhiata di fuoco.
« Non che mi interessi, sbruffone. Invece di fare il pallone gonfiato, dimmi di Lucy! »
Gajeel espirò pesantemente e alzò gli occhi al cielo mentre sollevava la mano dal capo di Levy.
« La tua amichetta sta bene, quel tonto dai capelli rosa l’ha portata in salvo stanotte. »
Il “tonto dai capelli rosa” non poteva essere altri che il giovane Dragneel.
« Come conosci il figlio del Conte? E soprattutto dove si trovano? »
L’interrogato fissò la piccola bibliotecaria con uno sguardo indecifrabile.
« Senti un po’, pensi davvero che io sia qui per rispondere alle tue domande inutili? » le chiese secco, facendola irritare. « Ti ho già detto anche troppo. Tutto quello che sono venuto a fare è prenderti come mi è stato chiesto. »
« Be’, mi scusi, signor “sono venuto a rapirti e tu devi stare zitta e seguirmi”! Sei stato tu a parlare di Lucy per primo, quindi è giusto che io voglia sapere della mia amica! »
Il moro la fissò per diversi istanti prima di scoppiare a ridere.
« Sei davvero divertente, piccoletta. Nonostante la taglia hai grinta da vendere! Chi diavolo si metterebbe a discutere così con uno tre volte più grande di lei e che per giunta è venuto a rapirla? » si asciugò gli angoli degli occhi con gli indici. « Sei interessante. Potrei divertirmi con te. »
Per qualche motivo quella frase risultò alle orecchie della ragazza molto ambigua, e la cosa la fece arrossire istantaneamente come un peperone e le causò un’accelerazione improvvisa del battito cardiaco. La sua reazione non sfuggì al giovane che la guardò divertito con un lampo di malizia nello sguardo.
« Co-come ti permetti, brutto energumeno? » balbettò lei abbassando il volto e cercando di mascherare l’imbarazzo. « Mi stai prendendo in giro? »
« Ero serio. E dal tuo bel colorito devo dedurre che tu l’abbia intuito. »
L’affermazione non fece altro che alimentare il disagio di Levy, che avvampò maggiormente.
« N-non ho nessun bel colorito » affermò tenendo gli occhi incollati al tappeto che ricopriva il pavimento.
« Ma bene, ci mettiamo anche a dire le bugie adesso? »
La voce di Gajeel le sembrò più profonda di prima, così alzò di scatto il viso per verificare l’espressione del moro. Il suo cuore perse un battito quando si ritrovò a un soffio dalla sua faccia e istintivamente, per la sorpresa, fece un piccolo balzo indietro, scontrandosi con il tavolo. Il ragazzo sogghignò e allungò entrambe le braccia ai lati della bibliotecaria, poggiando le mani sul ripiano di legno e bloccandole ogni via di fuga. Per tutta risposta la giovane dai capelli azzurri tentò di evitare lo sguardo dell’altro, ma ne era come magnetizzata e si sorprese con gli occhi castani incatenati a quelli rossi del suo molestatore, che si fece il più vicino possibile. Ormai Levy ne era sicura: il suo volto doveva aver preso realmente fuoco da tanto era caldo. Iniziava a faticare persino a respirare.
« Forse sei arrossita, invece, perché hai frainteso la mia affermazione? »
La ragazza non rispose.
« …o forse ne hai capito il reale significato, eh? »
Il cuore della piccola donna si fermò per un lungo istante.
« C-che cosa dici? » ansimò, palesemente in difficoltà. E lei odiava essere messa in difficoltà. « E allontanati un po’, s-sei irritante! »
Sollevò una mano e tentò di stamparla in faccia a Gajeel, ma lui fu più rapido a bloccarla stringendole il polso.
« Dopotutto potrei davvero divertirmi con te, nanetta » commentò sogghignando di nuovo e, prima che Levy potesse reagire in qualsiasi modo, la afferrò per le cosce e se la caricò su una spalla come un sacco di patate.
La poveretta si ritrovò così a testa in giù, cominciando a sbattere contro la schiena muscolosa del moro non appena questo prese a camminare a grandi falcate verso l’uscita.
« Lasciami andare, barbaro! » protestò sconvolta e piccata la giovane battendo i pugni sul corpo del rapitore. Almeno così poteva evitare il suo sguardo e si sentì sollevata. « Non si porta così una donna! »
« Gamberetto, mi stai sul serio dando ordini su come rapirti? »
Si trovavano ora nella stanza che costituiva l’ingresso alla biblioteca: la ragazza riusciva a scorgere dalla sua scomoda posizione l’orologio a pendolo che si allontanava. Fu proprio davanti alla porta che Gajeel si fermò di colpo, facendo sbattere la rapita contro la sua schiena.
« Ahi! » squittì lei. « Non è che ti sto dicendo come rapirmi. Questo dovrebbe essere un salvataggio, no? Hai detto tu che Lucy ti ha chiesto di portarmi in salvo. »
Il moro sbuffò e poi sogghignò.
« Così vorresti essere trattata come una principessa? Qui sono io che detto le regole, piccoletta » la informò. « Non sarebbe divertente. »
E tanto per rimarcare il concetto, con uno scrollone sistemò meglio Levy sulla sua spalla e si premurò di migliorare la sua presa, spostando però la mano sul suo sedere. Alla bibliotecaria mancò il respiro per un istante e arrossì violentemente.
« I-idiota di un Gajeel! Non tenermi così! »
Il giovane rise di gusto senza accennare a cambiare posizione, nonostante il suo adorabile peso si divincolasse e prendesse a pugni il suo corpo.
« Finalmente di sei decisa a chiamarmi per nome, Levy. »
Sentire il suo nome pronunciato a quel modo glielo fece suonare stranamente dolce.
« Comunque ti conviene smetterla di agitarti, gamberetto. Mi fai solamente il solletico. Inoltre con tutto questo casino ci farai scoprire, e non potrai rivedere la tua amichetta. »
Questo bastò ad acquietare la ragazza. Per quanto trovasse terribilmente imbarazzante e irritante quella situazione, desiderava raggiungere la sua amica ed accertarsi che stesse bene e anche chiarire quella situazione complicata.
Mugugnò qualcosa, ma alla fine stette zitta. Sentì Gajeel ridacchiare.
« Brava bambina. »
Per una ragione a lei sconosciuta, a quelle parole Levy sentì, con un misto fra la lusinga e il disappunto, le proprie guance andare nuovamente a fuoco mentre il moro, senza aggiungere altro, apriva la porta silenziosamente e sgattaiolava fuori dalla biblioteca.
Che diavolo le stava succedendo?




Angolo dell'autrice
Konnichiwaa~! Lo so, faccio schifo per aver pubblicato così tardi e un capitolo così corto D: Stavolta se volete potete anche lanciarmi pomodori, uova marce, eccetera. Vi do il permesso çAç Sono incorreggibile T^T Non so proprio come farmi perdonare, posso solo sperare che il capitolo vi sia piaciuto D: L'IC spero di averlo preso almeno un po', è la prima volta che mi capita di scrivere qualcosa di INTERAMENTE GaLe. ç////ç Adesso smetto di fare scenate e parlo del capitolo. Scusate. T^T
Dunque! Come promesso ecco arrivato il tanto decantato capitolo dedicato a Levy e Gajeel! Finalmente il nostro morettone preferito ha fatto il suo ingresso, siete felici? <3 Ho cercato di renderlo almeno un po' teatrale, ditemi che ci son riuscita D: Come vedete Levy non sa resistere al fascino selvaggio di Gajeel (come biasimarla 8D), ma neppure al suo essere incredibilmente irritante. XD Da ragazza bassina la capisco.
Essendo oltretutto una ragazza molto acuta, ha già capito che qualcosa non va nei nostri ospiti! Ora sappiamo che Gildarts è ancora a palazzo, e presto ci sarà spazio anche per lui! Ho già qualche idea per il prossimo capitolo, in cui la scena tornerà a Lu-chan! Ha la giornata per decidere se rimanere a FT, ricordate? (è passato così tanto tempo.............)
Beh, se avete domande siete liberi di farle! Gli insulti potete farli, ma vi prego di essere un po' gentili nel farlo çAç è che avevo in ballo anche la fict per lo ShikaTema Day, che pubblicherò a giorni (spero, a leggerla mi par sempre un obbrobrio D:)!
Al prossimo capitolo *-*/! (ormai m'astengo da dire "a presto".)

Asu no Baka! (Fede sa.)
   
 
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