Orgoglio e Dignità
Le mura fredde della villa sembrano chiudersi su di lei, bellissimo angelo biondo. La pioggia scorre rapida e limpida, bagna il prato, rende umida l’aria, scende come un velo grigio su questo mondo. Il suo corpo giace mollemente abbandonato sulla poltrona, avvolto in uno scialle di lana grigio e privo di orpelli. Gli occhi grigi un tempo erano brillanti, ora pare che le troppe lacrime si siano portate via la loro lucentezza. Lunghi capelli di un biondo quasi argenteo scendono liberi sulle sue palle, magre e smunte. Un tempo erano l’invidia di tutte le altre mogli Purosangue. Adesso sono il marchio dell’inganno. Narcissa Malfoy. Un nome potente, una volta, che adesso è sinonimo di traditore. Traditore. Come Lucius. Lucius Malfoy, arrestato anni fa e imprigionato ad Azkaban, come un criminale qualunque. Per Narcissa quell’uomo, quel nome, era tutto ciò che le rimaneva, assieme a suo figlio Draco, e adesso non ha nemmeno quello: il Ministero gli ha portato via Lucius.
«Sposando me, Narcissa, hai lasciato tutto quello che hai vissuto prima di oggi alle spalle. Adesso sarà io le tue radici. Accetti, Narcissa Black?»
Questo le disse Lucius, entrando per la prima volta nel suo talamo. E lei accettò. E adesso che Lucius l’ha lasciata, Narcissa non ha più radici. E senza passato non c’è futuro. Ma Narcissa ha ancora tanto tempo prima che la Morte la colga.
Senza te, senza più radici ormai,
tanti giorni in tasca tutti lì da spendere!
E Narcissa piange, piange lacrime amare. Mai avrebbe immaginato, quando ancora era giovinetta, che un giorno avrebbe rimpianto la libertà, avrebbe rimpianto di non poter seguire Lucius ad Azkaban. I loro processi si sono tenuti separatamente, e mentre lei veniva assolta – grazie all’intervento di Harry Potter – lui veniva condannato. E questo Narcissa, mentre ringraziava Dio per la libertà concessale, ancora non lo sapeva. Quando i suoi occhi si sono riempiti di felicità e speranza, è stato allora che le ha perse tutte. Mentre lei usciva dall’aula del tribunale, Lucius veniva incatenato, e, come ultimo desiderio prima di scomparire per sempre tra le tenebre di Azkaban, chiedeva di vedere per l’ultima volta sua moglie.
«Narcissa»
«Cosa ti hanno fatto, Lucius?»
«Tu sei libera»
«Il mio cuore finirà incatenato ad Azkaban, perché lì ci sarai tu».
«È giusto, Narcissa, sono colpevole»
«Non per questo io devo esserne felice, Lucius».
«Non ti ho chiesto questo. Sii forte per nostro figlio, sii forte anche per me, Narcissa. Sii forte come sai essere»
«Come posso, lontana da te?»
«Sei stata una Black, sei una Malfoy, se tu non troverai il modo, nessuno potrà».
«Lucius…»
«Ci hanno spogliato di ogni cosa, Narcissa, ma non dell’orgoglio, né della dignità, ricordalo sempre».
«E tu non dimenticarlo»
«Mai»
«Lucius… Aspetta… almeno un attimo!»
No! Orgoglio e dignità! Lontano dal telefono, se no si sa!
Eh, no! Un po' di serietà, aspetta almeno un attimo!
«Narcissa…»
«Lucius… non dovresti essere qui»
«Sono il tuo fidanzato, non c’è nulla di sconveniente».
«Secondo mio padre è sconveniente anche che tu mi guardi».
«Dovrà farci l’abitudine: quando sarai mia moglie sarà sconveniente se non ti guardassi».
«…»
«Narcissa?»
«… Moglie?»
«Vuoi sposarmi?»
«Oh… oh Lucius… sì»
E da quel momento Narcissa si è sentita amata, tanto amata, e voluta, e protetta. Lui era considerato senza cuore, ma forse lo ritenevano tale perché lo aveva donato interamente a Narcissa. E lei lo ha sempre custodito con grande cura, perché amava Lucius, e lo ama ancora, e prova dolore a saperlo così lontano da lei. Si alza dalla poltrona e si avvicina alla finestra. Ricorda bene i tramonti che ha visto da quell’apertura, avvolta dalle braccia di Lucius. Tramonti rosso sangue o rosa pesca, con le nuvole viola o dorate, e il cielo appena tendente al blu. E ricorda quando osservavano il piccolo Draco correre libero per il prato, e lui la baciava dolcemente, con gli occhi grigi pieni d’adorazione. E ricorda le violente liti consumate in quella stanza, e i giorni di silenzio ostile che regnavano tra loro, e che sempre terminavano con lenzuola sfatte e abiti gettati a terra. Perché si amavano, e Narcissa si sentiva piena, viva, circondata di attenzioni. E adesso che lui è lontano, i ricordi scavano un profondo vuoto nella sua anima.
Narcissa lo ha ascoltato, ha seguito le sue volontà, e ad adornarla, mentre vaga per i corridoi della grande villa, non ci sono più le perle o i diamanti, non c’è più la seta e il damasco, c’è l’orgoglio, l’orgoglio e la dignità, più vive che mai in un’anima disperata. Ed è stata forte, Narcissa, è stata forte per tutti questi anni. Per Draco è stata madre, e padre. È stata forte, e Draco, pian piano, è riemerso dall’incubo che aveva ammantato tutta la sua giovinezza. Ha dimenticato, e dopo tutti questi anni il ricordo del passato è sbiadito, sostituito da una vita nuova, più bella. Ha trovato una moglie, ha avuto un figlio, e Narcissa ha gioito, perché i desideri di Lucius sono stati esauditi. Adesso Draco è un uomo, e Narcissa è nuovamente sola. Sola come prima non è mai stata. Suo nipote le fa visita frequentemente e regolarmente, la ama, la chiama nonna, ma Narcissa è legata a un altro mondo, a un altro tempo, a un tempo scintillante d’oro, pieno di balli fastosi, di occhi grigi come i suoi che la osservavano ammaliati, di bracciali argentati donati nel cuore di una notte stellata
Ma perché adesso senza te
mi sento come un sacco vuoto, come un coso abbandonato?
«Lucius …»
«Non parlare, ti prego …»
«Se Draco entrasse»
«Shhh»
«No, Lucius … oh …»
«Vediamo se riesco a zittirti così»
«Mhmm … Lucius … oh …»
«…»
«Lucius, no, non adesso, aspetta almeno che Draco esca, aspetta almeno stasera, controllati:hai quasi cinquant’anni…»
«Ed è più di una settimana che noi non…»
«Puoi aspettare altri dieci minuti»
«No, non credo»
«Oh… oh…oh, Lucius…»
«Vuoi ancora aspettare?»
«No, no, d’accordo, hai vinto… come sempre… oh… oh Lucius»
Com’è vivo questo ricordo nella sua mente. Risale a quasi vent’anni fa. L’ultima volta in cui ha sentito il corpo di suo marito caldo e fremente contro il proprio. Era la sera prima del processo. Quella notte è stata memorabile, a posteriori, la più bella della sua vita, la più densa d’amore. Una notte come non ne ha mai più vissuto da quel giorno. Per sempre fedele a Lucius, mai ha più rivolto uno sguardo interessato a un uomo: troppo amore ha provato perché possa provarne ancora, e si sente sola, Narcissa, perché il respiro di Lucius più non le solletica la nuca, le sue labbra non sfiorano le sue, i suoi occhi non la guardano con amore.
Perché nell'aria più non c'è quel mistero affascinante
che eccitava la mia mente?
«Padrona, è arrivata una lettera dal Ministero» Narcissa si volta e prende dalle mani dell’elfo un’anonima lettera che reca il sigillo del Ministero. La apre
Londra, lì 17 febbraio 2021
Gentilissima Signora Malfoy,
La informiamo che suo marito, Lucius Abraxas Malfoy, è deceduto questa mattina alle ore 11.07 nel carcere di Azkaban. Le porgiamo le nostre più sentite condoglianze.
Il Ministero della Magia
Narcissa fissa la lettera, incredula. Non c’è ancora dolore nei suoi occhi: quello giungerà dopo, assieme alla consapevolezza. Adesso c’è solo una grande voragine scura, che risucchia i pensieri, le sensazioni, le emozioni. Si accascia sulla poltrona, mentre la bocca si schiude e pian piano le lacrime affiorano, rendendo lucidi gli occhi. Il mento si contrae, i lineamenti si distorcono, le labbra lasciano uscire il primo lamento. Porta una mano alla bocca, mentre le guance vengono solcate da sottili rivoli argentei. Lui… Lui non ci sarà più. Non pronuncerà mai più il suo nome nelle profonde celle di Azkaban, non lo sussurrerà al silenzio di quelle mura. Non ci sarà più nessuno che l’amerà come ha fatto lui. Solo adesso scopre che sempre aveva nutrito, nel profondo del cuore, la speranza di poterlo riabbracciare libero. Anche quella è morta per sempre. Perché è questo il fardello che i morti lasciano ai vivi: doversi abituare a una vita che ha perso una parte molto importante di sé. Nel suo cuore nasce una nuova determinazione, dovuta alla disperazione, perché la disperazione nasce quando la speranza che c’era prima è stata annientata. Il silenzio di questa casa è pesante, i marmi sono freddi, i colori scuri. Non c’è gioia, in questa casa. La portavano loro, con i loro sorrisi, e Draco, con i suoi occhi grigi, specchio di quelli dei genitori.
Perché allegria più non c'è!
Forse è un poco di paura che precede l'avventura!
A lungo Narcissa ha pensato che nulla sarebbe stato più importante della sua vita. A lungo ha errato. Prima Narcissa voleva vivere una vita piena di speranza, e adesso che questa è scomparsa, Narcissa non vuole più vivere. Da tempo sfiorava l’idea di entrare nel vuoto e attendere Lucius nelle tenebre, ma, si sa, la donna non attende mai l’uomo: solitamente è il contrario.
E adesso Lucius la sta aspettando.
Narcissa deve solo credere che la morte sia un salone da ballo, in cui Lucius è già entrato e, dopo un pomeriggio di separazione, la sta attendendo con la mano tesa, pronto a condurla nelle danze. Lucius la sta attendendo, e Narcissa deve raggiungerlo. Aspettava solo un segno, un piccolo segno, che la spingesse tra le braccia di un agognato vuoto, dove avrebbe potuto ritrovare Lucius. Adesso quel segno è arrivato: Lucius è morto, ha fatto il primo passo, come sempre, e attende, e spera che lei non l’abbia dimenticato. A breve avrà la sua risposta.
Le lacrime bagnano ancora il suo volto.
Le mani stringono quelle poche righe che hanno spento anche gli ultimi residui di un fuoco, divampante in passato come l’Inferno.
Toglie lo scialle, una semplice veste verde la fascia.
Si avvicina alla finestra.
Si siede sul davanzale.
Inspira, e sente la vita scorrere per l’ultima volta in sé.
Basta un piccolo movimento del busto, e Narcissa precipita nel vuoto, con il volto di Lucius, sorridente e pieno d’amore, negli occhi.
Perché ha compito quel gesto estremo?
Perché l’ha amato troppo, per vivere senza, e non si è pentita, perché quando non si ama troppo, non si ama abbastanza.
Nella morte ha ritrovato la speranza: Lucius la attende.
Ella non sarà più qui e ora, ma altrove e ieri, per sempre.
Eppure io ero stanco e apatico,
non c'era soluzione, ma sì che ho fatto bene.
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