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Autore: Silny    29/06/2013    8 recensioni
"...Ma avrei dovuto capirlo
Dal tatuaggio sulla sua gamba sinistra
E la giarrettiera su quella destra
Che aveva la carta per atterrarmi
se l’avesse giocata bene
Aveva il jack, aveva il jack..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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In the end
E alla fine...
Jason
"Christelle?"
Nessuna risposta.
"Christelle amore, dobbiamo andare!"
La trovai nel nostro letto matrimoniale ancora svestita. Dormiva candida e splendida come sempre e i suoi lunghi capelli biondo cenere le coprivano il volto e le spalle. Stava rannicchiata su un lato come a voler occupare meno spazio possibile. Mi avvicinai senza fare rumore, mi sdraiai al suo fianco e le diedi un bacio sulla fronte.
"Christelle, svegliati amore mio..."
Finalmente aprì gli occhi, quei suoi grandi occhi verde petrolio. Era la creatura più bella al mondo ed era mia. era mia figlia
"La mamma ci sta aspettando."
Dopo che anche Aurelì ebbe finita la scuola, decidemmo di rendere ufficiale il nostro rapporto, di andare a convivere, lontano da lì e di costruire il nostro futuro e la nostra vita insieme. In realtà non avevamo grandi progetti in mente, a quei tempi sapevamo soltanto che volevamo stare insieme e assecondare la direzione in cui ci avrebbe spinti il vento. Ci trasferimmo a Domfront nella Francia tanto amata da Aurelì. Io imparai a gestire l'attività di mio padre anche da quel posto e lei riprese i suoi corsi di danza per aprire una scuola tutta sua come sognava da sempre. Dopo tre anni di convivenza venne inaspettatamente Christelle, ricordo ancora il giorno in cui me lo annunciò...

"Eccomi! Andiamo a casa?"
Ero andato a prenderla dopo il lavoro come tutti i pomeriggi, da un po' di giorni non parlavamo molto, si comportava in modo strano, segni che io non ero stato in grado di cogliere. Quella mattina in modo particolare era uscita più strana del solito.
"...sì..."
"...ok... facciamola finita con questo mutismo ostinato. Dì un po' cosa c'è che non va?"
Non lo dissi irritato, ma preoccupato perché da quando aveva smesso di parlare avevo iniziato a pensare che fossi io il problema.
"Io? Niente..."
"No! Non è vero, sono giorni che non mangi, non dormi, non parli... non sorridi più, piangi e basta. Non so, se sono io il problema vorrei che tu me lo dicessi, se ti fossi resa conto che questa vita non è la vita che desideri sarò disposto a farmi da parte, ma non sopporto vederti così, se vuoi che me ne vada allora io..."
"No! Non è questo il problema...credimi."
Mi disse prendendomi le mani, mentre le lacrime iniziavano a solcarle il viso.
"E allora ti prego, ti scongiuro, dimmi perché soffri così..."
"Io non soffro Jason... io, sono incinta!"
Non seppi rispondere subito, le braccia mi caddero inermi lungo il corpo e lo sguardo si perse nel vuoto. La notizia mi attraversò il petto lasciandomi solo un retrogusto di terrore nelle vene e quando Aurelì se ne accorse distolse lo sguardo per poter far scivolare le sue lacrime silenziose e amare.
Quando i suoi sussulti mi riportarono alla realtà, presi il suo volto tra le mani con la stessa foga di chi ha trovato la risposta alle sue domande, sollevato che non mi avesse detto di lasciarla andare per la sua strada.
"Spero che queste tue lacrime siano di gioia, perché altrimenti non me le spiego!"
Rimase forse stupita dalla mia risposta, ma quando le dimostrai di essere felice per quella notizia allora sì, la vidi piangere di gioia. Una gioia disperata, sofferta, la stessa gioia che si cerca a lungo, ma che una volta trovata fa tanta paura. Non si sentiva all'altezza, aveva paura che l'avrei lasciata sola, ma mai avrei permesso che si ripetesse quello che mio padre fece con me. Così attendemmo insieme quella gravidanza, crescendo ogni volta un po' di più, aspettando con cura e premura, con impazienza e amore. Alla fine nacque Christelle, che fino ad allora credevamo un maschio. Ci ritrovammo immersi nel blu quando invece venne alla luce una femmina...se non altro quel colore si addiceva a quello chiaro dei suoi capelli!
Da quel momento le cose non fecero altro che migliorare, potendoci definire finalmente una famiglia. Di fronte a quella nascita anche mio padre cambiò e decise di farsi da parte lasciandoci la villa in collina, ma noi ci rifiutammo, non volevamo nulla di sfarzoso e vistoso, la nostra modesta casa a Domfront ci bastava per essere felici. Intanto Christelle cresceva sana e splendida e ogni giorno assomigliava sempre di più, con mia grande gioia, a mia madre. L'amavo, come amavamo Aurelì e come amavo la mia vita da quando l'avevo conosciuta. Non potevo chiedere di meglio, anche se il meglio veniva ogni giorno, come ora che Aurelì era di nuovo in attesa e io mi ritrovavo a prendermi cura da solo di Christelle. Avremmo avuto due gemelli, ma se maschi o femmine lo avremmo scoperto solo al momento della nascita: Aurelì amava l'effetto sorpresa!


"Io... ho ancora sonno..."
"Ma la mamma ha bisogno di noi adesso, dobbiamo vestirci e fare presto."
"Io voglio dormire!"
Stava seduta sul lettone a braccia conserte mostrandomi il suo sguardo contrariato e un po' impiastrato dal sonno. Allora mi sedetti vicino a lei e le spiegai esattamente la situazione.
"Allora... vuoi dirmi perché non vuoi andare a trovare la mamma?"
"Perché lei sta male, e a me non piace quando la mamma sta male!"
"Ma non sta male è solo stanca."
"E perché?"
"Perché tiene i tuoi fratelli al sicuro dentro la pancia."
"E Perché li tiene lei e non tu che sei più forte? E quanto ci mettono ad arrivare questi fratelli?"
Impegnata a porsi tutte queste domande quasi non si accorse che avevo già quasi terminato di vestirla.
"Anche se non lo vedi la mamma è molto forte, forse più di me, ecco perché li tiene lei, come ha tenuto anche te e poi non vuoi esserci anche tu quando nasceranno i tuoi fratelli?"
Distolse lo sguardo dal mio e rispose con un mugolio che voleva dire sì ma che per orgoglio voleva farti credere il contrario.
"Perfetto! Allora infiliamo le scarpe e andiamo in ospedale a trovare la mamma e il nonno che ci stanno aspettando, siamo già in ritardo... e se poi ci rimarrà del tempo ci prendiamo anche un gelato ci stai?"
"Andata!"
Era una bimba intelligente, buffa e testarda come sua madre e dovevo scendere a compromessi per farmi dare ascolto. La presi in braccio e insieme uscimmo di casa.
"E adesso dammi un bacio!"
Questo non me lo negava mai, era l'unico ordine a cui non servivano compromessi.  

Aurelì
Me ne stavo in quel letto d'ospedale per la seconda volta. I dolori erano forti, ma se ripensavo alla gioia che avrei provato a breve il dolore quasi svaniva, non poteva reggere il confronto. Pregavo perché Jason e Christelle riuscissero ad arrivare in tempo anche se mio padre e mio fratello Thomas erano arrivati da un po'.
"Hei sorellona, agitata?"
Thomas aveva sedici anni, era cresciuto sotto la mia costante osservazione anche se negli ultimi anni aveva vissuto solo con mio padre. Anche lui era invecchiato, non troppo, ma abbastanza per sentirsi orgoglioso nel portare il nominativo di nonno. Nove mesi prima io Jason e nostra figlia siamo tornati in Inghilterra a far visita alla mia famiglia:
"Ecco la mia nipote preferita!"
Aveva esordito lui quando siamo arrivati.
"Spero ne farete degli altri perché questa creatura ha bisogno di sfogare la sua energia con qualcuno!"
La sua era una frase ironica, lo aveva detto per alludere alla vivacità di Christelle.
"Beh, se avete voglia di aspettare tra nove mesi ne arriverà un altro!"
La mia però era pura serietà e questa volta annunciai così la mia gravidanza. Jason rimase sconcertato almeno quanto la prima volta, ma io non ero più tanto preoccupata, sapevo che non si sarebbe tirato indietro e entrambi sapevamo che non sarebbe stata l'ultima volta.
Mio padre insisteva dicendo che tre figli potevano bastare, ma sapevo che ce ne sarebbero stati altri... almeno due! Il ruolo di madre mi si addiceva molto di più del ruolo di insegnante, molto di più della danza, del disegno più di tutte quelle cose che avevano tormentato la mia adolescenza. Ero sempre alla ricerca di qualcosa che mi rendesse orgogliosa di me stessa, non ero mai riuscita a trovarla con tutto che mi impegnavo ogni singolo istante, per scoprire poi che mi bastava una così semplice cosa per essere felice, mi bastava essere amata e poter amare... mi bastava avere la mia famiglia.
Jason si rivelò un padre migliore di quanto egli avesse immaginato e Christelle la figlia che tanto avevo sognato. Nemmeno io potevo chiedere di meglio per il semplice fatto che di meglio non esisteva.

Sentii bussare alla porta.
"Siamo arrivati."
Era Jason con mia grande fortuna.
"Come ti senti?"
"Bè..diciamo che potrei sentirmi meglio e che preferirei si sbrigassero ad uscire!"
Ogni volta mi stupivo della mia capacità di ironizzare ogni situazione.
"Com'è andata con Christelle questa mattina?"
"Diceva di non voler venire perché non vuole vederti star male... e che secondo lei dovrei portarli io i bambini in pancia e non tu!"
Ridere fu una cosa scontata, anche se il respiro mancava sempre di più.
"Adesso è di là con tuo padre, il medico ha detto che tra un po' verranno a monitorare la situazione..."
Rimasi in silenzio e sospirai.
"...preoccupata?"
"Abbastanza..."
Mi prese per mano e mi diede un bacio.
"Andrà tutto bene..."
Era così infatti, sapevo che sarebbe andato tutto bene, ma volevo che me lo dicesse, volevo che stringesse la mia mano quando sarebbe arrivato il momento, volevo che stringesse la mia mano in qualsiasi situazione... per sempre. Lo aveva fatto, lo fece e lo fa ancora. Senza che io debba chiederglielo, senza che io debba ricordarglielo. Lo amo perché è così, lo amo per quello che non sa di essere, lo amo ogni giorno perché mi è vicino senza richieste perché so che mi ama a sua volta. Il fatto che saremmo stati insieme era per me una certezza... è una certezza, nella consapevolezza che un giorno sempre insieme che ne saremmo andati silenziosi.
Perché all'amore così come alla morte, non c'è via di scampo.

-The end-

Largo ai protagonisti________________________________________________________________________________________________________________

Aurelì: Viva il lieto fine...

Jason: Già... non mi sembri entusiasta però!
Aurelì: Beh, la nostra storia è finita, non ci vedremo più.
Jason: ...Avevo immaginato questa tua frase con manifesti appesi, spumante alla mano e stelle filanti!
Aurelì: Sì, in fondo non ci siamo sopportati molto dall'inizio della storia ma...
Jason: Ma....?
Aurelì: Mi mancherai ok?
Jason: ... Cosa odono le mie orecchie?!
Aurelì: Già mi mancherai, l'ho detto e non farmi cambiare idea!!!
Jason: E la qui presente Aurelì Jensen si arrende anch'essa al mio fascino!
Aurelì: ...
Jason: Perché hai tirato fuori la mazza? Hai detto che ti mancherò a cosa ti serve quella?
Aurelì: C'è sempre tempo per un ultimo pestaggio!!! ...Idiota!




Eccomi... arrivo al fondo della mia storia, sono arrivata a cifra tonda con questo ventesimo capitolo e posso quindi considerarla terminata. Ho trattato di un amore singolare ed eterno, ma quanti amori sono ancora così? Pochi... talmente pochi che ho voluto scriverne uno, ho voluto inventarlo e sognare con esso. Mi sono divertita nel farlo, come mi sono divertita a rispondere a chi con pazienza ha voluto seguire questa storia.
Non so nemmeno come concludere... credo che questo capitolo non sia uno dei migliori, ma ci tengo particolarmente per il semplice fatto che rappresenta bene quello che sogno della mia vita, quello che immagino almeno.
Un modo diverso e indiretto di dire "Ti amo!" un ti amo che non voglio si sappia, che desidero rimanga soltanto mio e che esca allo scoperto solo quando sarà veramente maturo.
 Poi la vita ci riserba tante cose diverse, cose che immaginarle diventa quasi impossibile perché la vita è tutta un imprevisto. Siamo spaventati da ciò... io lo sono, ma alla fine sognare ci rende tutto migliore, tutto più semplice. Credo non ci sia cosa migliore che scrivere raccontando di questi sogni e io lo farò!

Concludo ringraziando tutti coloro che mi hanno seguita fin qui, colore che hanno cambiato idea a metà strada.
Quelli che condividono i miei pensieri e quelli che non li approvano, ai primi un grazie speciale perché mi hanno fatto sorridere e dato la voglia di continuare, ai secondi un grazie più importante perché mi hanno fatto crescere con le loro critiche e dato la voglia di continuare migliorando.
Grazie anche ai lettori silenziosi che non hanno mai lasciato un commento, ma che sono arrivati a questo fondo pagina, stanno leggendo e hanno sempre fatto numero.
Un grazie di cuore a tutti voi!
La vostra Silny love




...E giusto perché non vi libererete di me così facilmente vi lascio con questa "nuova storia" del tutto differente... ma pur sempre di sogno ;)

...Amore e morte non sono altro che sinonimi...
"Hai svegliato il demone che speravo avessi ormai sconfitto

siamo affondati nel rosso cremisi diecimila volte per poi perdere...
Mi hai tenuto stretto e io ero al tuo fianco, senza potere
Ti ho visto distruggerti e ti ho dato la caccia
C'è un vuoto in me che le parole non possono riempire
-Non sapremo mai cosa sarei diventata senza di te...-"


 
  
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