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Autore: itsteddysheeran    01/07/2013    4 recensioni
“Perché vuoi litigare con me?”
“Dean, conto qualcosa? Sul serio, voglio dire. A me non sembra.” Castiel aveva il viso stravolto dalle lacrime e Dean lo guardava accigliato, con il labbro inferiore tremolante.
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Dean è un pittore, Castiel è un cameriere.
E gli occhi del cameriere colpiranno subito il pittore. Talmente che, in poco tempo, si renderà conto di tenere a Castiel più di quanto dovrebbe.
Una relazione che sarà ostacolata non solo dai giudizi di Sam ma anche dal sogno più grande di Dean.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Castiel si diresse in salotto mentre infilava una maglia bianca a mezze maniche. Erano le nove e trenta, chi diamine poteva andargli a far visita a quell’orario se non qualche vicino che aveva bisogno di qualcosa?
Una volta uscito dal corridoio, vide Dean e Balthazar seduti a tavola. Sbuffò, fermandosi ad un passo da loro.
“Balthazar, che ci fai qui?”
“Buongiorno, Cas. Passavo di qui e ho pensato di fare una visita. Sai, domani ho degli impegni, quindi perché non parlarne ora?” Castiel annuì, sedendosi accanto a Dean.
“Non mi offri nemmeno del caffè?”
“No.” Dean ridacchiò alla risposta di Cas, voltandosi verso Balthazar.
“Allora, Cas mi ha detto che hai bisogno di un locale.”
“Sì, è vero.” Confermò Dean, teso. Si poggiò allo schienale della sedia, incrociando le braccia. Con la coda dell’occhio, vide che Cas fissava Balthazar per chissà quale ragione.
“Ti ho portato alcune foto del locale che vorrei venderti. È grande, luminoso, e c’è una sala dove potresti fare i tuoi disegni. Potresti affittare un appartamento lì vicino, ce ne sono parecchi.” Dean aggrottò la fronte, alzando lo sguardo dalle foto verso Balthe.
Castiel si coprì il viso con entrambi le mani, sospirando un attimo dopo. Lui sapeva, sapeva tutto, ma non gli aveva detto niente, non ci era riuscito.
“Appartamenti?”
“Sì, certo, il locale di cui ti sto parlando è a New York.”
“Non hai qualche locale qui vicino?”
“Quello di New York è il più vicino. Cas, non gli hai detto nulla?” Castiel scosse la testa, alzandosi e avviandosi alla cucina sotto lo sguardo confuso di Dean. Preparò del caffè, cercando di non ascoltare la conversazione. Non voleva litigare di nuovo con Dean e non voleva nemmeno perderlo, ma New York era lontana, troppo lontana.
“Mio padre viaggiava molto, Dean. Ha locali a New York, Seattle, in Canada e alcuni anche in Europa, esattamente in Italia. E tu hai un talento fantastico, lo penso sia io che un mio amico che sarebbe  disposto a prenderti in affari con lui. Ti conoscerebbero tutti.” Dean immaginò il tutto per un momento: andare a New York, aprire un suo negozio finalmente e diventare ricco. Era quello che aveva sempre sognato, sin da bambino. Ma era entrato Castiel nella sua vita e non poteva certamente lasciarlo lì da solo in quella casa così grande. Non aveva senso realizzare il suo sogno e poi perdere il suo Cas. Non sarebbe mai stato felice così.
“Pensaci bene. Hai due settimane di tempo, poi lo venderò ad un’altra persona.”
“Sì, ci penserò. Grazie, Balthazar.” Balthazar gli sorrise, soddisfatto. Si alzò, allora, e andò via dopo aver salutato entrambi con la mano.
Castiel e Dean rimasero in silenzio: uno voltato verso la finestra della veranda, l’altro ancora seduto a tavola, con gli occhi lucidi. Non si dissero nulla, non ebbero nemmeno il coraggio di guardarsi negli occhi. Castiel sapeva che non poteva impedire che quel sogno diventasse realtà dopo tutti quegli anni, si sarebbe sentito in colpa se solo ci avesse provato. E vedere la persona che amava dover rinunciare al proprio sogno per colpa sua gli avrebbe fatto male, l’avrebbe costretto ad allontanarsi e scappar via; Dean, invece, avrebbe dovuto scegliere: Castiel o New York. Loro lì erano felici, Cas aveva un lavoro, guadagnava abbastanza, aveva un tetto sopra la testa ma non c’era niente lì per lui se non Cas, Sam e Jessica. E il suo sogno era a New York, così lontana dalla vita di tutti i giorni.
“Cas, vieni qui, per favore” Lui fece come detto, camminando a sguardo basso fino alla sedia dove era seduto Balthazar.
“Dean, va’ a New York. Fallo per me, ti prego. È il tuo sogno.”
“Posso provare, vedere come va il lavoro, poi tornerò. Starò via per un mese, ma tornerò. Tornerò, Cas.” Gli sussurrò, prendendogli il viso tra le mani dopo essersi alzato. Anche Castiel stava per piangere e avrebbe voluto solamente chiudersi in camera sua e spaccare tutto in quel momento.
“E se gli affari vanno bene? Se l’amico di Balthazar ti offrirà di più?”
“Verrai a New York con me, compreremo una casa lì.”
“Ma la mia casa è qui, Dean. Il tuo sogno è a New York. Sii felice, fallo per me. Tornerai, no? Poi decideremo cosa fare. Pensaci, ma fa’ quel che è giusto per te e non per me o per noi due.” Castiel si alzò e andò via, chiudendosi in bagno, lasciando affondare i pensieri nella vasca da bagno.
Vedere Dean felice avrebbe reso felice anche lui, anche se non fossero stati nella stessa casa per un po’. Si sarebbero telefonati, si sarebbero scambiati messaggi e non avrebbero sentito la mancanza l’uno dell’altro. Sarebbe andato tutto bene, disse a se stesso, anche se non ne era pienamente convinto. Sapeva solamente che Dean meritava la felicità che gli avevano offerto su un piatto d’argento.
Un mese non sarebbe stato poi così tanto, un mese passava in fretta.
“Cas?” Lo chiamò Dean bussando alla porta.
“Tutto bene?” Domandò ancora, provando ad aprire la porta del bagno, invano.
“Dean, lasciami in pace.”
“Volevo dirti che vado da Sam, vorrei parlargliene.
“Okay.”
“Allora io vado. Ci vediamo stasera.” Castiel aspettò di sentire la porta di casa sua chiudersi, poi uscì dalla vasca da bagno e si asciugò per bene. Indossò il pigiama, decidendo che non sarebbe uscito da casa quel giorno.
Si diresse in veranda appena fuori dal bagno, guardando tutte le tele di Dean che erano state posate sul pavimento con cura, una vicina all’altra. Castiel sorrise, abbassandosi per prenderne una tra le mani. Non sapeva cosa rappresentava esattamente, ma ricordava che Dean l’aveva fatta dopo il loro litigio e che aveva gettato la pittura con rabbia sulla tela. Gli cadde dalle mani senza volerlo e lui decise di lasciarla lì senza sistemarla.
Era quasi strano pensare che, dalla settimana successiva, non avrebbe avuto più quei quadri in casa, di cui Dean si prendeva altamente cura. Stava attento a non rovinarli, a tenerli in ordine, li trattava come figli, e un Dean versione padre fece sorridere immensamente Castiel. Un sorriso che si trasformò in lacrime un attimo dopo.
Da quando l’aveva incontrato, non aveva mai immaginato un futuro senza il suo amato pittore nella sua vita. Forse, senza di lui, non avrebbe avuto mai un futuro. Se ne sarebbe stato chiuso in casa tutto il giorno, magari leggendo oppure avrebbe passato le giornate lavorando al chiosco, cercando di cancellare la macchia blu e così il ricordo di un Dean troppo lontano.
Non era giusto, si disse.
Non era giusto, non lo era affatto, non lo era per lui. Non era giusto trovare l’amore della sua vita e poi vederlo dover scegliere tra lui e il suo sogno più grande. Chiunque avrebbe scelto la seconda, pensò, e quindi anche Dean se ne sarebbe andato, lasciandosi tutta la loro storia alle spalle. Sarebbe andata così, e non si sarebbero più visti.
Ridacchiò, isterico, per poi calciare la tela davanti ai suoi piedi. Ne cadde un’altra, allora, e Castiel calciò anche quella, per poi crollare a terra, sulle sue ginocchia.
Pianse, allora, guardando il guaio che aveva combinato. Dean si sarebbe arrabbiato, lo sapeva, ma a chi importava? Dean gli perdonava sempre tutto. L’avrebbe abbracciato come al solito e poi si sarebbero baciati. Andava sempre così, lui lo sapeva.
“Non è giusto.” Sibilò, stendendosi sul parquet e fissando il soffitto. Pianse, ancora, pianse fin quando non iniziò a sentirsi meglio, più leggero. 
Pensò alle fragole, allora, ai biscotti al cioccolato e ai pancakes. Era da tanto che non andavano al parco e che non mangiava le fragole. Era da tanto che non si divertivano da morire ed era da fin troppo che Dean non gli preparava i suoi biscotti al cioccolato dove metteva sempre troppo sale e lui gli diceva che erano perfetti, mangiandoli uno dopo l’altro fino a finirli.
“Non è giusto!” Urlò Castiel, piangendo ancora di più, consapevole che il suo pittore sarebbe volato a New York per un mese o anche di più.
Pianse, pianse, pianse e poi si addormentò tra le tele di Dean.
Probabilmente, dormì fino a quella sera. Ricordava che qualcuno l’aveva sollevato per poi portarlo in camera sua, posandolo sul letto. Erano state delle mani forti, mani che gli avevano accarezzato il viso tante volte, quelle che avrebbe riconosciuto sempre. Sorrise, bisbigliando il nome di Dean mentre lui lo sistemava sotto le coperte.


note. 
penso che mi odierete dopo questo capitolo, a meno che non lo facciate già
~
scrivere di Cas che piange ed è triste mi spezza il cuore, me lo immagino come un pulcino che cerca la mamma e non la trova çWç
spero vi piaccia, nonostante sia di una tristezza unica.
ne approfitto per fare gli auguri alla Wary siccome oggi è il suo compleanno
  
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