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Autore: MissShinigami    01/07/2013    2 recensioni
La storia si svolge in Inghilterra, almeno all'inizio, dei Mezzosangue che non sanno la verità sui propri genitori, altri che sono stati inviati in missione, altri ancora che combinano casini.
Due ragazzi vogliono sovvertire l'ordine del mondo, facendo cadere gli dei ... almeno si pensa ... ma qualcuno gli metterà i bastoni fra le ruote!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Filler è un termine inglese che significa "riempitivo" e che, nel mondo dei media indica una parte di un'opera che non è coerente, o che lo è solo debolmente, con il resto della stessa. questo capitolo perciò non è fondamentale per la storia, è solo per riprendere le vicende di un personaggio che non appare da un po'.



Aprii gli occhi senza mettere bene a fuoco ciò che vedevo. Era strano: ero circondata dal grigio scuro e dal marrone terroso, non vedevo forme, solo colori.
Sospirai, ma non lo feci realmente.
Un terrore cieco mi attanagliò la gola e in breve capii di essere stesa a terra, non perché sentissi fisicamente il pavimento duro sotto di me ma perché realizzai di star osservando il soffitto di una caverna.
Mi alzai. No, mi sollevai da terra senza muovere un muscolo. Poi rimasi scioccata da ciò che vidi: il mio corpo a  terra, svenuto.
Ero io, stessi capelli biondi , stesso volto, anche la maglia del Campo, di quell’arancione che sembrava più un cazzotto in un occhio che un colore, al polso la catena con Steel …
Dormivo? No … ero sveglia, ero cosciente ma dormivo.
Mi allungai per sfiorare la civetta d’acciaio ma la trapassai: non avevo più un corpo, non potevo toccare qualcosa di fisico, ero puro intelletto, ero solo la mia mente, la mia volontà … poi capii: ero un ombra, ma non ero morta, ero solo … un anima con un corpo che non si svegliava …
Ma cos’era successo? Non ricordavo niente, solo qualcuno … Phil? Che urlava qualcosa in proposito alla caccia alla bandiera.
Mi portai una mano alla testa, capii che potevo entrare in contatto con ombre e con tutto ciò che era originario di quel posto. Iniziai a cercare l’uscita della grotta in cui giaceva il mio corpo. vidi una spaccatura come creata da un colpo di ascia da qui trapelava una luce aranciata. Doveva essere l’uscita.
Ma dove mi trovavo? Perché era tutto marrone e grigio? Terra e roccia …
Dall’uscita arrivava anche un suono forte di tamburi, delle voci alte e sonore ma non sicuramente intonate.
Uscii all’aperto.
“Nessuna razza,
io non sostengo nessuna razza a vostra altezza,
zero sassi contro i lapidati della piazza,
sul labbro soltanto un po’ d’amarezza
per chi mi ha giudicato con asprezza.”
Davanti a me si stendevano le pianure del Tartaro. Ero agli Inferi ed ero esterrefatta, capii perché la mia ombra fosse potuta uscire dal corpo.
“Nessuna razza,
ma un posto a sedere in una carrozza che schizza
fango nei sentieri di un bosco che terrorizza,
chi è fuori dal branco conosce con fermezza
ogni insicurezza.”
Scheletri bardati con pezzi di armature greche, romane e delle guerre mondiale teneva trombe, tamburi, chitarre, bassi, piatti giganti: la banda degli Inferi mi sfilò davanti cantando e suonando; aprivano la fila tre scheletri vestiti come majorette che facevano i loro esercizi.
Le rincorsi e urlai per superare il frastuono: “In che zona degl’Inferi siamo?!”
O non mi sentirono o non ero degna di risposta, io decisi di seguire tutta la banda mentre nell’aria riecheggiavano dei potenti: ‘Dagli all’Untore! Dagli all’Untore!’. Forse non sapevano neanche loro dove si trovavano.
Dopo qualche minuto e qualche altra rimata canzone, raggiungemmo un ponte largo di legno e pietra, era perfettamente costruito. Rimasi stupida davanti alla straordinaria capacità dell’architetto di aver arrangiato una tale struttura con quei pochi materiali che aveva trovato laggiù. Mi sporsi dal parapetto per vedere il ‘fiume’ (era più che altro era qualcosa che andava a fuoco, non capii che) mentre lo facevo uno scheletro che suonava una gran cassa mi prese per una parte del suo strumento urtandomi con il pezzo di legno che usava per colpirla. Caddi in avanti e riuscii a rimanere aggrappata al parapetto con una mano. Ora la notizia positiva è che avevo scoperto che potevo toccare ed essere toccata dalle cose nate nel Tartaro, quella cattiva era che per scoprirlo ero dovuta rimanere sospesa su un fiume di fiamme roventi, ma una domanda mi attanagliava le viscere: se fossi stata risucchiata da quel posto e mi fossi comportata come un’ombra dannata laggiù sarei morta definitivamente?
Sudavo freddo, teoricamente parlando e non fisicamente ma la sensazione era quella.
“Oh, di nuovo!”
Una mano mi prese di peso e mi sollevò.
“Devo fare i parapetti più alti.” la voce era di un uomo muscoloso con i capelli e gli occhi grigi.
Rimasi a bocca aperta.
“Salve piccola, io sono Dedalo e mi scuso per aver fatto questo ponte così insicuro.” fece un piccolo inchino con il capo.
Annuii velocemente. “Mi potrebbe mettere giù … adesso?”
Mi mise a terra, io mi sistemai i ‘vestiti’.
Lui mi osservava divenuto silenzioso. “Sei nuova di qui? Una mezzosangue morta così giovane …”
“No, non sono morta!” lo fermai subito sentendo il dolore nella sua voce. “Non sono morta …” ripetei: era vero?
Mi squadrò per bene. “Allora cosa sei?”
“Io … credo … non lo so.” sospirai. “Il mio corpo è dentro una grotta, non lontano da qui, è vivo ma la mia ombra se ne è distaccata …”
“Può capitare.” ora era lui a voler tranquillizzare me. “Se il sonno è tanto profondo da farlo accadere.”
Guardai il fiume: che diavolo era successo? Non ricordavo assolutamente niente.
Dedalo mi posò una mano sulla spalla. “Senti io devo andare, ti consiglio di andare in riva allo Stige. Chissà! Di là passano persone vive, alle volte.” sorrise.
Annuii ancora, poco convinta, ma era così gentile con me, sorrisi leggermente.
“Ma chi sei? Da dove vieni? Perché sei finita qui?” mi chiese.
“Mi chiamo Fran. Era al Campo Mezzosangue inglese … non so perché sono qui, non ricordo …”
Dedalo mi accompagnò fino ad un ponte traballante, disse che stava ancora lavorando ad un progetto particolare per nuovi ponti, poi mi indicò la strada almeno due volte. Lo ascoltai bene o male, so di non avere molto orientamento e di solito è Steel che compensa questa cosa, ma non riuscivo a non pensare al mio vuoto di memoria. Mi incamminai per le vie, strade con terra rosso sangue, del Tartaro cercando di ricordare.
Non ci riuscii.
Un cartello di legno mezzo smangiucchiato mi apparve davanti, ero così distratta che per poco non ci crollai sopra. C’erano delle scritte rosse ripassate più volte.
Esclamava: STIGE BEACH; ero arrivata. Sotto continuava: vietato l’ingresso ai mortali, ai cani (soprattutto Cerbero) e gli struzzi, rispettare l’ambiente, sono vietati gli schizzi e gli schiamazzi e per favore! Indossate il costume.
Rimasi basita ma per poco: gli scheletri che cantavano Caparezza avevano alzato il livello del mio ‘sorpresometro’.
In giro c’erano poche ombre e scheletri, mi sedetti vicino alla battigia, sulla sabbia fredda e nera. Sembrava davvero la fine del mondo: forse non ero morta ma ero un ombra e non sapevo perché; era come non esistessi più sulla terra, anche se qualcuno mi fosse venuto a riprendere il mio corpo avrebbe continuato a dormire senza che l’ombra ci tornasse dentro e ‘resuscitasse’. Mi girava la testa. Chiusi gli occhi ed inspirai l’odore di zolfo bagnato, mi concedetti di farmi piacere quell’odore.
Un parlottio un po’ animato mi raggiunse alle spalle.
“Io credo che tuo fratello alla fine debba …”
Cessò di colpo. Silenzio e rumore di passi sulla sabbia.
“Hei, tutto ok?”
Era la voce di una ragazzina, non tanto grande, forse della mia stessa età. Non avevo molta voglia di parlare con altre … persone? Ombre?
Sbuffai.
“Non vuole essere aiutata, avanti andiamo?” un’altra voce più brusca della prima, sempre di una ragazza.
“Zoe, smettila! Sarà morta da poco e confusa!”
“Bhé anche noi siamo state morte da poco ma non eravamo confuse.”
Ci fu uno strano silenzio.
“Zo, sei indecente.”
Risi piano a quell’uscita così spontanea.
“Ma allora ci senti …” fece la voce gentile.
Alzai lo sguardo: davanti a me c’era una ragazzina dagli occhi marroni e i capelli castani, sorrideva.
Sorrisi di rimando.
“Allora … come … come ti senti?”
“Bianca, come vuoi che si senta? È morta!”
A questo punto, Bianca, si alzò e diede un pugno sulla spalla dell’amica, una ragazza alta dai capelli neri. “Zoe, taci.”
Lei, Zoe, fece una smorfia e si tenne il punto colpito con una mano.
Bianca tornò da me. “Se vuoi possiamo farti fare un giro per farti … ecco ambientare.” mi porse la mano.
“No …” le guardai: Zoe sembrava sul punto di sbuffare, forse Bianca faceva così con tutte le ombre in crisi che vedeva. “Io … non sono morta …”
Rimasero a bocca aperta.
“È impossibile. Sei un’ombra ...” Zoe era categorica.
Tornai a concentrarmi sullo Stige. “Sto … dormendo …”
Non seppi la reazione delle due alla mia confessione ma il silenzio che seguì fu lungo.
Poi Zoe mi poggiò una mano sulla spalla. “Vieni con noi, conosciamo un posticino …”
Non so bene perché ma le seguii senza farmelo ripetere due volte.
“Io sono Zoe Nightshade.”
“Io Bianca Di Angelo.”
“E tu bell’addormentata?”
“Oh … io mi chiamo Fran Owl.”
Continuammo a parlare fino ad arrivare al ‘posticino’ che intendeva la ragazza dai capelli neri: era un piccolo baracchino gestito da uno scheletro con una barba finta e una benda sull’occhio.
“Hola Ciro! Tre special!”
“Arrivano, chicas!”
In breve riempì tre bicchieroni di ghiaccio e uno strano succo rosa, poi li frullò. “Tre special per le mie chicas preferite! Ma un momento! Chi è la nuova, qui?” chiese indicandomi.
“Lei è Fran, rimarrà con noi per un po’.”
“Ma forse non per tanto.”
Lo scheletro sembrò essere felice per me e mi porse uno dei bicchieroni.
Ci mettemmo a sedere ad uno dei tavolinetti lì vicino.
Le altre due avevano già iniziato a bere ma io ero un po’ titubante, cioè di beveroni ne avevo già assaggiati, con  mia nonna che ne preparava di continuo ed io che ero la sua cavia preferita,però questo era … rosa … non sono mica Ginny io!
“Tutto bene?” mi chiese Bianca.
“Hem … sì.” risposi distogliendo lo sguardo ed i miei pensieri dal beverone.
“Dai assaggia, non è così terribile come sembra.” mi incoraggiò Zoe.
Allora presi la cannuccia e bevvi un po’ … era buono sapeva di: “Mango?”
“Giusto!! Batti cinque!” Zoe alzò la mano pronta per ricevere la mia.
La guardai un attimo storto poi la assecondai.
Ma un attimo prima che si scontrassero, lei riunì tutte le dita insieme e toccò il centro del mio palmo urlando: “Pollo!”
Rimasi a dir poco shockata mentre lei se la rideva da matti.
Bianca si tratteneva a stento dall’imitarla. “Zo, sei una bastarda.”
“Aahaha!! Se mi sto divertendo da matti.”
Io mi guardai il palmo della mano ancora confusa.
“Tranquilla, te ne insegnerò moooolti altri!”
Bianca tossì leggermente.
“Quindi …” sorso di frullato. “ … tu sei viva.” fece Zoe.
“In teoria.”
“Allora devi conoscere mio fratello!!” schizzò su la ragazza dagli occhi marroni.
“Che?!”
Zoe annuì poi riprese a ridere.
“Va bene …”
“Ma prima se la tua ombra è libera di girare per l’Ade significa che il tuo corpo è qui.” congetturò Bianca.
Annuii. “In una caverna un po’ distante da qua.”
“Lo hai lasciato lì?” domandò la nera.
“Non si vede l’apertura della grotta da fuori e sinceramente ci ho messo un po’ anche da dentro …” finii il mio beverone.
“Allora andiamo!” propose l’altra.
La guardai ancora con la cannuccia in bocca.
“Giusto, ottima idea.” Bianca pagò i tre special.
Arrivammo prima di quanto mi aspettassi alla caverna ed entrammo: il mio corpo era sempre lì.
Zoe lo osservò seria. “Sei proprio tu e stai proprio dormendo.”
“Ve l’avevo detto.”
“Ma come hai fatto a finire qui?”
Abbassai lo sguardo. “Non lo ricordo. Non ricordo niente da dopo l’inizio della Caccia alla Bandiera.”
“Campo Mezzosangue?”
“Ad Ipswich, Inghilterra.”
Bianca guardò Zoe. “Hanno mantenuto la promessa.”
La nera sorrise leggermente.
Rumore di passi.
“Nascondiamoci.” la reattività della ragazza mi sorprese, avrei dovuto chiedere di più sul loro conto.
Ci sistemammo dietro a delle stalagmiti dalla base larga e attendemmo.
Qualcuno entrò nella grotta con passi lenti.
Zoe e Bianca si sporsero per vedere chi fosse.
“Quello è un ragazzo?”
“Hei ma è vivo …”
Il mio cuore perso un battito. Mi tirai su di scatto ed osservai la scena
Mason stava avanzando verso il mio corpo steso a terra, aveva il volto scavato, la solita barbetta più lunga del solito e delle profonde occhiaie scure, non l’aveva mai visto così.
Sospirò. “Tu non ti muovi di qui, vero?” sorrise ma era triste. Si sedette accanto a me.
“Che razza di …” sussurrò Zoe, era su tutte le furie.
Ma Bianca la fermò. “Guarda.”
Mason si tirò le ginocchia al petto, sembrava un ragazzino sperduto. “Mi dispiace … mi dispiace tanto …” con voce rotta iniziò a piangere piano ed in silenzio.
Osservai tutta la scena con il cuore spezzato. Sarei voluta andare da lui, ma non sarebbe servito a niente, lo avrebbe solo fatto soffrire di più. Scivolai a terra dietro le stalagmiti e mi rintanai come avevo fatto sulla riva dello Stige e piansi anche io, fui scossa da singhiozzi anche dopo che Mason se ne fu andato dalla grotta.
“Fran … se n’è andato.”
Non risposi, annuii soltanto.
“Dovremmo andare anche noi …” Bianca si alzò in piedi.
Riaprii gli occhi lentamente, mi sentivo davvero stanca ma seguii comunque le due ragazze.
Non parlammo per tutto il tragitto che facemmo. Quando mi guardai intorno vidi che eravamo di nuovo alla Stige Beach, pensai che quella sarebbe stata la mia casa per molto tempo … volevo rivedere Mason. Perché non l’avevo seguito?! Stupida! Ma dov’erano le ragazze? Stupida ancora! Sarebbero arrivate, certo che sarebbero arrivate!
La spiaggia era ancora deserta a parte per una figura  seduta su quella che sembrava una gondola, poco dietro a questa ce n’erano delle altre ed un cartello: ‘Ormeggio gondole Caronte, canzoni tipiche escluse.’
Ci stavamo dirigendo proprio verso la figura seduta.
Bianca accelerò il passo. “Nico!”
Era un ragazzino forse della mia stessa età ed era vivo, in carne ed ossa.
La ragazza lo salutò calorosamente, doveva essere suo fratello. “E lei è Fran!!” mi presentò allegra.
“Piacere.” lui mi porse la mano.
Mi riscossi e la strinsi: poteva toccarmi. Rimasi sorpresa.
“Oh, già dimenticavo di dirti che noi siamo figli di Ade, per cui lui può toccarci e fare su e giù dagli Inferi quando vuole.”
“Sì, giusto.” fece Nico un po’ distratto.
“Allora che ne dite di fare un giro in gondola? Offro io.” saltò su Zoe dando una gomitatina d’intesa a Bianca.
“Certo!” fece lei.
Fu così che mi ritrovai su una gondola per due con Nico Di Angelo e non seppi neanche per bene come ci finii. Le nostre conversazioni non duravano molto e quasi tutte finivano con un: ‘Hem … sì … cofcof’
Eravamo penosi.
“Figlia di?”
“Atena … e tu … Ade, he?”
“Già.”


“Insomma non abbiamo molte cose da dirci …”
“Proprio no!”
Ridemmo.
Quando fummo a riva, Nico disse qualcosa tipo: “Se mi combini un altro appuntamento al buio giuro che ti tolgo la parola! E ora torno in superficie!” poi se ne andò.
Alla fin fine mi stava simpatico quel ragazzo, mi aveva aiutato a non pensare molto a Mason. “Ragazze … credo che io me ne tornerò alla grotta … almeno per un po’ …”
Loro annuirono.
“Ci vediamo da Ciro.” disse Zoe.
Annuii poi me ne andai.
Non arrivai mai alla grotta, forse sbagliai strada, comunque non ci avevo prestato molta attenzione. Sta di fatto che mi ritrovai in una piccola piana dalla terra rossa; c’erano, qua e là, delle casette mezze sfasciate. Vi passavo accanto continuando a non prestare attenzione.
“Devi capire che non puoi! È una guerra lo capisci!?!”
L’avevo già sentita quella voce, era irritante e triste: Alec. Mi avvicinai alla casetta alla mia sinistra e mi portai sotto una finestra.
“Io adesso devo controllare la Spirale poi andrò ad assistere all’ultima Prova, tenterò di fermarle o di rallentarle ancora. Non devono arrivare qua!” era agitato.
“Sì.”
Mason.
Alec stava per uscire, per fortuna ero dal lato opposto, non poteva trovarmi.
“Tu come farai con Selena?”
Silenzio.
“Non puoi nascondermi questa cose. Sono il figlio di Eros, conosco quei sentimenti. Cosa vuoi fare?”
Ancora silenzio.
“Non sono affari tuoi!” uscì.
Mason rimase da solo.
Non potevo restare lì o mi avrebbe scoperto. Scivolai via e lentamente compresi ciò che avevo appena sentito: non potevo fare niente per il piano di Alec, però avrei potuto far arrivare qui le ragazze … Nico conosceva sicuramente qualche passaggio segreto o scorciatoia per arrivare all’Ade. Mi misi a correre alla ricerca del ragazzo.
Trovai Bianca e Zoe da Ciro, come avevano detto, sembrava che non ci fosse altro da fare in tutto il Tartaro che bere frullati al mango!
“Ragazze ho bisogno di Nico! ORA!”
“Ha fatto colpo!”
“Non dire sciocchezze Zo!” la riprese Bianca. “È salito ma puoi aspettarlo a palazzo, ti ci portiamo subito.”
Mi sentivo stanca, confusa, preoccupata, frastornata e incredibilmente fuori luogo e non sapevo nemmeno da quanto tempo era che giravo per quelle lande desolate su e giù, destra e sinistra, comunque arrivammo davanti un palazzo gigantesco tutto nero e spaventoso, ci sarei potuta arrivare anche da sola che quello era il palazzo di Ade, giusto … se solo lo avessi visto …
Le ragazze non mi seguirono, in fondo chi glielo faceva fare e Bianca non voleva rivedere suo padre, erano in strani rapporti.
Bussai forte.
La porta di aprì piano rivelando una splendida donna alta, aveva lunghi capelli neri mossi e gli occhi verdi come un prato in primavera.
“Proserpina …” rimasi di stucco, mi ero dimenticata che lei era la moglie di Ade. Ma chi pensava che avesse aperto lei la porta? Quando mai gli dei aprono le porte!? Ma che gli prendeva a tutti!?!?
“Oh, figlia di Atena … bella addormentata, che ci fai qui?”
Stava diventando un soprannome? “Hem … cercavo Nico e …”
“Ora non c’è ma puoi aspettare dentro se vuoi, il nostro divano è molto comodo.” entrò senza lasciarmi il tempo per rispondere.
“Grazie …” potei solo dire.
In … casa? … aleggiava una musica forte carica di bassi e colpi di batteria … conoscevo quella canzone …

“I never wanted to say this
You never wanted to stay
I put my faith in you, so much faith
And then you just threw it away!!”

Entrai nel loro salotto. “For a pessimistic, I’m pretty optimistic …”
“Esatto!!! Dieci punti per te!!”
Un uomo vestito totalmente di nero saltò giù da una poltrona con una chitarra rosso sangue a tracolla.
“E tu chi sei?” mi chiese.
Lo shock non mi fece neanche aprire bocca: ero davanti ad Ade, a quell’Ade! Il dio della morte in persona, re degl’Inferi e tutti gli altri epiteti che potessero venirmi in mente.
“Sì, faccio quest’effetto.” si vantò. “Ma adesso scantati e dimmi chi sei!”
“M-mi chiamo … Fran O-owl.”
“Ah! Vero vero!! La bella addormentata!”
Rise alla mia espressione.
“Non ti piacerà ma ti si addice. E che ci fai qui?”
Parlo con il dio della morte come se niente fosse … “Aspetto che Nico torni dalla superficie …”
“Allora, sei benvenuta. Accomodati avanti!”
Mi sedetti.
Lui continuò a suonare e canticchiare altre canzoni, alcune le conoscevo altre no, ma me le insegnò lui. Gli piaceva che avessimo gli stessi gusti musicali.
Quando passò Follow me dei Muse, io iniziai a canticchiare a mia volta, non ero molto brava però.
Ade iniziò a suonare la chitarra da vero maestro. “Su, su … ragazza, non sbavare. Ti insegno, se vuoi …”
Non potei dire di no … un po’ perché mi spaventava l’idea di rifiutare una sua offerta poi soprattutto perché volevo davvero imparare. Col senno di poi non seppi se era davvero voglia oppure se ero stata plasmata da quella voce melliflua e suadente.
Le ore passarono, da ombra non ci facevo molto caso, non avevo bisogno di dormire o mangiare, e avevo imparato molte basi quando Ade decise di prendersi una pausa, ero un po’ dispiaciuta che se ne andasse.
“Va bene se resto qui a provare?” domandai.
“Certo certo! In fondo finché non torna il mio figlioccio puoi rimanere.”
Mi misi subito a fare qualche giro di accordi a caso, venne fuori qualcosa di carino: una specie di jazz-country dal ritmo strano.
“Hei, Fran! Niente male!” Ade era rimasto ad osservarmi. “Sai una cosa? Mi stai davvero simpatica, ti regalerò quella chitarra! È tua! Io la chiamo Ascia, ma fa pure tu!” poi il dio della morte mi sorrise e non lo vidi mai più.
Nico entrò nella stanza che stavo provando a seguire una canzone punk senza molto successo. “Che diavolo ci fai qui?”
Mi fermai e lo guardai un po’ sorpresa poi ricordai. Saltai giù dalla poltrona e con Ascia sulla schiena lo afferrai per le spalle: “Devi farmi un favore enorme!!”



Eccoci, non sono morta ... sto solo dormendo ... no basta!
Davvero dovevo solo finire gli esami, sono passata, non so con quanto e non mi interessa alla fine, comunque sia adesso devo riprendere a studiare per i vari test di ammissione a varie università -.-'' non ne posso più! La buonissima notizia è che ora non devo farlo più tutte le ore di tutti i giorni!
Capitolo filler! Spero sia piaciuto! :D Diciamo che è una caramellina per farvi avvicinare felici e contenti al finale ... sì, siamo quasi alla fine, haimè! Il viaggio sta per finire ... non odiatemi.
Detto questo ecco alcune canzoni citate in questo capitolo:
- Caparezza, Nessuna razza:
 http://www.youtube.com/watch?v=EugiTe8ecxo
-
 Paramore, For a pessimistic, I'm a pretty optimistic: http://www.youtube.com/watch?v=RBacON8vGIE
-
 Muse, Follow Me: http://www.youtube.com/watch?v=Qiu3rvYveSg
C
ome avrete capito, la musica è fondamentale per la mia scrittura ^_^
  
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