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Autore: Trick    15/01/2008    6 recensioni
AGGIORNATO IL SESSANTOTTESIMO CAPITOLO
Infiltrato nel clan di Fenrir Greyback, Remus Lupin finirà per scontrarsi con quella realtà dalla quale ha sempre tentato di sfuggire. Nel frattempo, a Londra, Tonks non può far altro che cercare di sopravvivere alla guerra che imperversa per la città. Una storia fra umani e licantropi, fra amicizie improbabili e segreti dimenticati, per decidere se sia più forte il richiamo del sangue o quello del cuore.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Diario di un Lupo

in un Branco di Lupi

(Versione riveduta, corretta e ampliata causa insoddisfazione dell'autrice)

CAPITOLO VENTISEIESIMO

Le truppe

°°°°°°°





Il soggiorno del numero 17 di Troops Road non si sarebbe certo potuto definire ''confortevole'' né tantomeno ''accogliente''. O perlomeno, così non lo avrebbe mai potuto definire una persona del genere di Ninfadora Tonks. Tutto quanto era in quella stanza – e la ragazza iniziava a temere anche nell'intera casa – sembrava dannatamente freddo. Sulle pareti non vi era altro che l'illibata vernice bianca con la quale erano state decorate, non un solo soprammobile spiccava sulle mensole della vecchia credenza di ciliegio, non un filo di polvere sul pavimento e non un oggetto fuori posto. Per lei, quel posto sarebbe diventato sinonimi di inferno allo stato puro, ormai ne era tristemente convinta. D'altro canto, sul treppiedi dall'aria piuttosto antiquata vi era una bottiglia del delizioso Whisky delle cantine di Ogden, un bicchiere semipieno e un terzo che non aspettava altro che essere riempito. Be', si disse, se mi permettono di berlo, potrei quasi cercare di sopravvivere. Un mago dall'aria distinta, dai folti capelli scuri trattenuti in un buffo nastro celeste e dal viso attraente, si alzò dalla poltrona sul quale era seduto, si aggiustò sul naso un paio di occhiali da vista che dovevano avere almeno trent'anni e sorrise cortesemente a Tonks.

«Buonasera, signorina» disse, «il mio nome è Charles Savage, ma puoi chiamarmi Charles».

«Brilla di fantasia» sibilò Proudfoot all'orecchio di Tonks, abbastanza forte, tuttavia, perché l'altro potesse udirlo. Difatti, Savage gli scoccò un'occhiataccia.

«Io sono Tonks» si presentò. «Solo Tonks».

Sebbene fosse rimasto piuttosto perplesso, Savage annuì ed Evocò una terza poltrona, invitandola garbatamente a sedersi. Lei accettò volentieri: in fondo, quei due non sembravano logorroici come Dawlish.

«Era inutile che ti presentassi, comunque» le fece notare Prodfoot, afferrando il bicchiere pieno sul treppiedi e guardandola divertito. «Sei piuttosto famosa, non te ne sei accorta?»

Lei lo fissò stranita, poi sorrise comprensiva. «Ah, capisco. Sì, sono il celebre uragano che ribalta ogni cosa che tocca».

Prodfoot ridacchiò. «Ero serio, questa volta» disse. «Dicono che tu sia la prima matricola contro la quale Scrimgeour e Robards si siano dati così tanto da fare».

«Che meravigliosa notizia» ironizzò Tonks.

«Un po' di Whisky?» le chiese Savage improvvisamente, allungandole con eleganza il bicchiere vuoto di prima e riempendolo con un colpo delicato della bacchetta.

«Sì, grazie».

«È ovvio che ce l'abbiano con te» riprese Proudfoot, «dopo la figura che gli hai fatto fare con la storia dell'attacco al Ministero, non poteva che essere così».

Lei trasalì, abbassando rapidamente gli occhi sul liquido ambrato del bicchiere. Il Ministero. Bellatrix Lestrange. Il Velo. Sirius.

«Più di ogni altra cosa» aggiunse Savage, «temo li abbia irritati il fatto di non essersi accorti del tuo coinvolgimento con l'Ordine della Fenice». Il suo tono era tranquillo, e se Tonks avesse sollevato lo sguardo su di lui, lo avrebbe trovato a sorridere.

«A nessuno dei due piace Silente» commentò amaramente Proudfoot. «Ho sempre detto che erano uno più svitato dell'altro».

«Phil, sii obbiettivo per una volta» lo riprese Savage. «Scrimgeour e Robards sono indubbiamente due eccelsi maghi e meritano il nostro rispetto. Tuttavia, sono entrambi troppo concentrati sull'opinione pubblica, piuttosto che sugli effettivi sviluppi di questa guerra. Fra i pregi di Silente c'è sicuramente il modo in cui si disinteressa di ciò che pensa o non pensa la gente, e questo, al Ministro non piace».

«Avevo visto giusto, allora» intervenne Tonks, sollevando debolmente gli occhi su di loro e soffocando i ricordi dell'ultima battaglia alla quale aveva partecipato. «Al Ministro dà fastidio che collabori attivamente per Silente».

Savage annuì portando il bicchiere alle labbra. «Sei stata fortunata» disse poi.

«Fortunata?»

Fu Proudfoot a risponderle. «Be', guarda le carte in tavola. Tu sei solo una fra le matricole del Dipartimento, eppure, sotto al naso di tutti, sei riuscita a farla franca. Prima che il Ministero si decidesse cha Tu-Sai-Chi è tornato, far parte dell'Ordine della Fenice equivaleva alla parola 'terrorista'; riesci a immaginare la faccia di Scrimgeour quando ha scoperto che due dei suoi Auror erano dalla parte di Silente da mesi e boicottavano il suo lavoro dall'interno?»

«È per questo motivo che Kingsley tiene d'occhio il Primo Ministro Babbano» continuò Savage. «Vogliono mettere Silente in condizione da non poter far altro che chiedere l'ausilio delle forze ministeriali, e di conseguenza, svelare i propri piani a Scrimgeour».

«Anche Arthur Weasley è nella vostra stessa condizione, non dubitarne».

«Ma Arthur è stato promosso» lo interruppe Tonks, scuotendo la testa. «È Direttore dell'Ufficio Intercettazione e Confisca di Incantesimi Difensivi e Oggetti Protettivi Contraffatti. Ha dieci dipendenti, ora, che-»

«Che lo tengono d'occhio» concluse con un sorriso mesto Proudfoot. «Per conto del Ministro. Il nome Davorin Chorster ti dice qualcosa?»

Tonks scosse il capo.

«La famiglia di sua madre, gli Smith, sono imparentati con i Robards. E... indovina?»

«Davorin Chorster ora lavora con Arthur?» tentò la ragazza.

I due maghi annuirono. Tonks si coprì il viso con un mano e gettò stancamente il capo indietro. «Maledizione...» biascicò. «Non è possibile...»

«Te lo dicevamo che sei stata fortunata» riprese Proudfoot.

«Lo siete stati tutti quanti».

«Se non fosse stato per Silente, stai certa che a quest'ora vi ritrovereste tutti disoccupati. O ad Azkaban, nelle peggiore delle ipotesi».

«Ma se non vogliono che io abbia contatti con Silente, perché mai dovrebbero mandarmi proprio a due passi da Hog-» iniziò convinta Tonks, ma s'interruppe improvvisamente, sgranando gli occhi per la rivelazione. «Oh, no... Mr. Ghiacciolone».

«Chi è costui?» s'informò interessato Savage.

«Il nuovo, delizioso soprannome di Archie. Archibald Ghiacciolone» spiegò Proudfoot, imitando alla perfezione il tono di voce pedante e cadenzato di Dawlish. Tonks scoppiò a ridere, e seppur a malincuore, anche Savage si ritrovò a ridacchiare.

«Ti consiglio di fare davvero molta attenzione, Tonks» le disse d'un tratto Savage, serio. «Dawlish non ti renderà la vita facile».

«Già la rende poco sopportabile a noi, non oso pensare come potrebbe trattare una giovane donzella come te».

«Non gli conviene prendermi sotto gamba» esordì senza preavviso Tonks. «Ormai non ho più niente da perdere, potrei non rispondere delle mie azioni».

Proudfoot e Savage le sorrisono.

«Lo ripete sempre, Kingsley, che sei sprecata per gli archivi».

°°°°°°°



«Rouge mi ha parlato di te» mormorò Chilone, girando attorno a Lupin e studiandolo intensamente. A giudicare dalla larghezza delle spalle, quel vecchio era stato sicuramente un giovane incredibilmente possente e – immaginò Lupin – considerando la devozione che Rouge sembrava provare nei suoi confronti, doveva essere fra i membri anziani il più stimato.

Lupin guardò di sottecchi la donna. «E cosa ti ha detto?»

«Innanzitutto che eri disgustosamente educato, qualità che gradirei tu sfruttassi maggiormente in mia presenza. Pretendo che tu mi tratti con l'adeguato rispetto, intesi?»

Scioccato da una risposta così fuori luogo, Lupin annuì. «Perdonatemi» tentò di rimediare, «ma dopo mesi trascorsi qui non è più un comportamento che mi viene natural-»

«Non ne dubito» lo interruppe bruscamente. «Il popolo di Jura è diventato niente più che una sozza e volgare marmaglia, la mera presa in giro della sofisticata civiltà che è stata una volta» sospirò tristemente. «Sono davvero terminati i tempi d'oro di quest'isola... cos'è successo al tuo viso?» domandò con un tono improvvisamente più diretto.

Lupin portò istintivamente una mano all'occhio sinistro. Sebbene fossero passati diversi giorni dalla riunione a Casa Riddle, le traccie dei colpi di MacNair – e il successivo destro di Greyback, una volta sceso dal dorso del Pegaso – erano ancora ben visibili.

«Ehm... la mia diplomazia ha avuto un attimo di incertezza» rispose evasivo.

«La diplomazia non è un pregio, giovanotto, ricordatelo» disse con voce stanca Chilone. «È semplicemente ciò che permette agli uomini di fare le cose peggiori nei modi migliori».

Rouge aveva sorriso brevemente a quelle parole, prima di rivolgersi a Lupin. «Ti avevo detto che era un grand'uomo. Chilone è il più anziano del branco: devo a lui tutto ciò che so».

«Più che altro» la corresse il vecchio, «devi a me il fatto di non esserti trasformata in una selvaggia creatura priva di intelletto».


«Diversi anni or sono» iniziò Chilone, scrutando intensamente il volto tumefatto di Lupin, «il nostro popolo viveva isolato, come lo era dalla notte dei tempi, dal mondo che gli uomini aveva costruito per loro stessi. Nulla di loro entrava in contatto con Jura, e nulla di Jura, di conseguenza, entrò mai in contatto con loro. Era dai primordi della nostra specie che questa pacata separazione preservava incontaminata la purezza dei nostri nascituri» scoccò un'occhiata di sottecchi in direzione di Rouge, che ribatté piccata:

«Vi sareste estinti senza noi Clandestini, Chilone, non ricominciare». Guardò Lupin e spiegò con tono insofferente. «Chilone è della vecchia generazione. Non gli è ancora andato giù il fatto che la maggior parte del branco, ora, discenda dalla razza umana. E non si rende conto» continuò con un sorriso divertito, «che siamo stati la salvezza di Jura».

Lui alzò gli occhi al cielo.

«Se non avete così di buon occhio la razza umana» disse infine Lupin, guardando accigliato l'anziano mannaro, «perché volete parlare con me

«Perché fra Fenrir Greyback e Albus Silente non c'è troppa differenza. Per noi, la battaglia è persa in qualunque modo».

Lupin strinse con forza i pugni. «Come potete pensare una cosa del genere?» sibilò tremante, cercando con tutte le sue forze di moderare l'irritazione che si era appena accesa. «Albus Silente è l'unico che potrebbe aiutarvi. Grazie a lui potreste finalmente liberarvi dal giogo di Voldemort. Mi chiedo soltanto cosa stiate ancora aspettando per-»

«Per ribellarci, Damerino?» lo interruppe sarcastica Rouge. «Credi sia così semplice? Da quando Greyback ricopre il ruolo di indiscusso leader del clan, la priorità massima di tutti quanti sembra essere diventata quella di sopraffare gli umani. Siamo tutti contro di voi, non ci sei ancora arrivato?»

«Noi?» ripeté sorpreso. «Devo forse ricordarti che anch'io sono un mannaro?»

Lei sbuffò. «Come no».

«Perché Silente ti ha mandato qui? Rischi la vita con Greyback a due passi» incalzò con voce cadenzata Chilone. «E, per inciso, saresti già morto se al tuo arrivo lui fosse stato a Jura. Fortuna vuole che sia stata Rouge a riceverti. Non sarai stato così sciocco da credere di averla ingannata, spero».

Il vago rossore che improvvisamente tinse il volto di Lupin avrebbe smentito qualunque affermazione. «Se avevate dei sospetti su di me da quest'estate» incalzò, «perché mai vi siete mostrato solo oggi, a distanza di mesi?»

«La domanda più intelligente che dovresti porti, ragazzo, è perché mai non ti abbiamo consegnato a Greyback».

Nonostante Lupin avesse a riguardo motivi più che evidenti, si disse che il semplice affermarli ad alta voce lo avrebbe posto in una posizione decisamente sconveniente; si limitò a chinare il capo con educata perplessità. Se le sue supposizioni erano fondate almeno la metà di quanto sperava, non doveva far altro che attendere che Chilone facesse la prossima mossa.

«Per quanto mi riguarda, signore» disse, «non sono convinto che molti mannari accetterebbero di loro spontanea volontà di aiutare coloro che ritengono... alla stregua di un umano».

Chilone sorrise. «Ti stai riferendo a te... o a Fenrir?»

«Mi rendo conto dell'equivocità delle mie parole, ma sono convinto che voi abbiate capito perfettamente».

«Fenrir è potente e stolto» decretò. «Una miscela pericolosa».

«Non avete ancora risposto alla mia domanda» riprese Lupin. «Perché oggi? Perché non un mese fa, perché non quando Rouge vi ha riferito del mio legame con Silente?»

«Quante domande, Damerino» buttò lì Rouge.

Chilone le lanciò un'occhiata in tralice prima di rivolgersi nuovamente a lui. «Ero curioso» rispose con calma, quasi stesse pesando con circospezione le proprie parole, «di vedere quali erano davvero i tuoi obiettivi. Preferisco essere franco, con te, giovanotto. Non avevi la mia fiducia il giorno in cui sei arrivato, e ancora non sono convinto se la tua presenza qui sia un bene o meno. Sei spuntato dal nulla con quel tuo ridicolo atteggiamento da intrepido e stoico vagabondo e con un puzzo di umano addosso rivoltante. Poi scopro che sei in rapporti con Silente, che sei qui su suo preciso ordine... e l'unica domanda alla quale non sono ancora riuscito a trovare risposta è per quale motivo

«Per quale motivo...?» ripeté confuso. «Non credo di capire. Silente mi ha chiesto di ottenere informazioni e appoggi dall'ambiente di-»

«Per quale motivo sei così intenzionato a gareggiare in una guerra umana? Perché mai vuoi proporci di allearci proprio a coloro che la storia e la natura ha voluto nostri nemici?»

«Non so quanti maghi e streghe abbiate conosciuto, signore, ma Albus Silente svicola da qualunque categoria; non è per interesse personale se mi ha chiesto di fare tutto questo. Il vostro appoggio potrebbe diventare la pietra su cui costruire un futuro di coesione civile fra uomini e licantropi».

«Non mi sembri convinto di ciò che dici» esordì con un ghigno vittorioso Chilone. «Non raccontarmi frottole alle quali non credi nemmeno tu, ragazzo».

°°°°°°°




Correva.

Correva più velocemente di quanto non avesse mai corso.

Correva senza sapere per quale motivo lo stesse facendo.

Scappava, forse?

Da cosa?

Si disse che non era importante, ma tuttavia non voleva smettere di correre.

Non doveva.

Ansimava, le mancava il fiato.

Sentiva le ginocchia cedere balzo dopo balzo, la milza ardere di dolore nel ventre...

Voleva solo fermarsi, voleva solo sedere un istante a terra, in tempo appena sufficiente a riprendere il respiro.

Ma non poteva. Non poteva o lei sarebbe arrivata prima.

Avrebbe perso la gara più importante della sua vita, e non poteva permetterselo.

Non avrebbe avuto una seconda occasione.

Non ci sarebbe stata una rivincita, nessuna opportunità di riprovare una seconda volta.

La partita, maledizione, era unica e decisiva.

Strinse i denti.

Avrebbe vinto.



«Milady?»

Mmh...

«Milady...?»

«Cinque minuti...»

Il ritratto di Tarbis il Mercenario inarcò pesantemente le grosse sopracciglia rosse e incrociò le mani al petto vigoroso.

«Se aveste detto al Conte di Cornlane di rimandare il corno della guerra di cinque minuti, state cerca che il vostro corpo avrebbe oscillato alla forca per giorni».

«Mmh... che ore sono?» biascicò Tonks da sotto le coperte, portando una mano al viso e strizzando gli occhi indispettita.

«Le sei, Milady».

«E si può sapere perché mi hai... chi sei?» domandò improvvisamente, sollevando la testa verso il ritratto appeso alla parete e studiandolo perplessa. «Sono il Duca di Wenchrift, probo cavaliere del re Edoardo III, insignito di ben tre medaglie in seguito ad eroiche e leggendarie vicen-»

«Non ti ho visto ieri sera».

Il ritratto parve trovare quell'interruzione piuttosto seccante. «C'ero eccome» affermò con piccata altezzosità. «Siete voi a non esservene accorta, Milady».

«Be'... mi spiace» si scusò rapida Tonks, imbarazzata. «Ero stanca, non ti ho fatto caso. Ehm... come hai detto che ti chiami?»

Lui sgranò gli occhi indignato, strinse le labbra e fissò con fiera alterigia la ragazza scarmigliata davanti a sé.

«Tarbis di Wenchrift, figlio di Nolan di Wenchrift, nipote di Eneld di-»

«Wenchrift?»

«Quanta maleducazione in uno spirito così inesperto...» sussurrò inviperito, illudendosi di non poter essere udito. Tonks lo guardò divertita.

«Messer Dawlish, Messer Savage e Messer Proudfoot la attendono nelle cucine, Milady» tagliò corto. «E ora, vogliate perdonarmi, ho importantissime questioni da discutere con Lady Helen di Innsedge».

«Un'amante?» s'informò curiosa Tonks.

Il ritratto la squadrò sdegnoso, per poi svanire con un borbottio scocciato oltre la cornice dorata. Tonks ridacchiò, afferrando i jeans che aveva gettato a terra la sera prima e infilandoseli in fretta.

Che buffa sveglia.

°°°°°°°







«Buongiorno, signorina Tonks» squillò divertito Proudfoot, alzandosi galantemente dal tavolo tondo della cucina per scostarle la sedia. «Hai passato una notte sufficientemente riposante?»

«Stai lontano da lei, Phil» lo riprese Savage senza alzare lo sguardo dalla Gazzetta del Profeta. «Potrebbe essere tua nipote».

Tonks trasalì a quelle parole e guardò il collega più anziano in tralice.

Lui la guardò con un sorriso divertito, trattenendosi dallo scoppiarle a ridere in faccia. «Non credergli» disse. «Potresti essere almeno la mia bis-nipote».

Afferrando un piatto con due fette di pane che Savage le stava garbatamente offrendo – senza distogliere la propria attenzione dal giornale: incredibile – Tonks fece un sorriso a trentadue denti. Savage e Proudfoot, intuendo sicuramente quanto grande potesse essere il suo imbarazzo iniziale, avevano fatto di tutto per metterla a proprio agio in quella casa dall'aspetto lugubre e triste.

«Novità?» s'informò, lanciando un'occhiata interessata a Savage.

«Nulla di nuovo».

«Il tuo turno è fra mezz'ora, Tonks, ti senti abbastanza carica da stendere Dawlish?»

«Dawlish?» ripeté sconvolta lei. «Il mio turno è con Dawlish? Così, di prima mattina, il primo giorno, così, senza preavviso?»

Proudfoot ridacchiò. «Charles, guardala... come possiamo farle questo?»

«Mi stai prendendo in giro?» gli disse Tonks, con un sorriso sghembo a tradire il proprio divertimento.

«Phil, non infierire. Non la invidio per nulla».

«Puoi ben dirlo» mormorò abbattuta Tonks. «Un'intera mattinata con Mr. Ghiacciolone Dawlish, l'uomo più simpatico e affabile che il Ministero abbia mai avuto. Giuro, preferirei dormire una settimana intera nella Foresta Proibita piuttosto che trascorrere metà della mia giornata con quella sottospecie di stitico carciofo».

«Eh-ehm».

Proudfoot strinse le labbra per non ridere. Savage s'inabissò ancora di più nella Gazzetta. Tonks lanciò un'occhiata speranzosa ad entrambi, scuotendo incredula il capo, prima di avvertire il cadenzato rumore di passi alle proprie spalle.

«Dimmi che non era dietro di me» sillabò silenziosamente a Proudfoot. Lui annuì impercettibilmente.

«Merda...» imprecò a bassavoce.

«Agente Tonks, è pregata di farsi trovare pronte fra ventidue minuti dinanzi alla porta d'ingresso» asserì con quella sua stressante voce piatta e indifferente Dawlish. «È già stato sufficientemente snervante essere costretti a svegliarla attraverso il ritratto di Tarbis il Mercenario. Probabilmente non se ne è accorta, agente, ma questa non è una vacanza offertale dal Ministero. Lei è qui per svolgere un compito ben preciso, che è tenuta ad ottemperare con la massima dedizione. Agente Savage, agente Proudfoot» concluse, «rinnovo gli ordini di tutelare la zona circostante in mia assenza. Buona giornata».

Tonks attese qualche secondo prima di parlare.

«Le parolacce sono più che accette» tentò di rallegrarla Proudfoot.

«Merlino» gemette Tonks, sbattendo la testa contro il bordo del tavolo. «Uccidimi, se ancora mi vuoi bene».



°°°°°°°







«Affare fatto, Remus Lupin» concluse Chilone con un gesto solenne del capo.

«Ti aiuteremo, se tu ci aiuterai».




°°°°°°°















Oddio... questo capitolo fila ad incrementare la lista dei capitoli più complessi da partorire di tutto il ciclo, e di cui non mi sento nemmeno troppo sicura. Dettagli, l'importante è alzare il capo e andare avanti senza troppi indugi.

Mmh... dovevo dirvi qualcosa d'importante, ma al momento mi è scappato dalla testa. Si vede che non era poi così importante...

Spero che vi piacciano i miei nuovi personaggi, avevo bisogno di dare un po' di brio o rischiavo di non riprendermi più dalla noia. Quasi sicuramente questa sarà la prima e ultima storia a capitoli che scriverò... è da masochisti fare una cosa del genere, me ne sono accorta solo dopo ventisei capitoli.

Rainsoul: certo che sono fantastica, era sottinteso. Sono bella, intelligente, spiritosa e così piena di sauarfer da poter riempirci tutto il Duomo di Ferrara. E non ho ancora iniziato a decandare la mia innata modestia... Posso scegliere questa come teoria che sarai costretta a concordare?^^ Un bacione giga-affettuoso!

KyleMalfoy: ti ringrazio infinatamente e scocco un bacione di gratitudine sperando che ti piaccia anche questo capitolo!

SakiJune: eh-ehm... dunque... «...in questa versione della storia, Silente ha perso la mano nello scontro contro Voldy perché Remus non venisse riconosciuto? Quindi la storia dell'anello dei Gaunt non c'entra un tubo?». Hai scoperchiato il mio problema in tre secondi, ma come cavolo ci sei riuscita^ Sì, diciamo che nella mia versione ho dovuto rigirare la vicenda a modo mio (non sono più IC: aaaaaaaah!) o Remus sarebbe morto a Casa Riddle, Tonks probabilmente si sarebbe suicidata e non sarei riuscita a continuare il Diario senza i due protagonisti. Ho dovuto mettere da parte tutta la storia degli Horcrux, o non sarei riuscita a fare incastrare i pezzi. ...è una piccola licenza trascurabile, no? Per quanto riguarda Dawlish, condivido in pieno. Lo detesto. Probabilmente gli farò venire presto un attacco di diarrea. Un bacione gigantesco!

Debby 93: Charles Savage, anni (ehm... non ci ho pensato. Più o meno cinquanta, direi). Londinese di nascita, Auror, amante del jazz, porta un 46 di piedi, il suo piatto preferito è il sushi e hanno smesso di produrre i suoi occhiali nel 1985. È l'icona del londinese classico. Pedante e galante, garbato e posato. Un bacione gigante.

Kikkina90: Silenzio stampa su Calima, tutto a tempo debito. Ho sempre pensato che così come i maghi e le streghe siano sempre stati prevenuti nei confronti di Lupin, anche Lupin sia sempre stato prevenuto nei confronti di sé stesso e dei licantropi 'selvaggi'. Probabilmente ho dato di Jura una connotazione eccessivamente leggera e poco 'brutale', ma la preferisco così. Pericolosa, certo, ma anche spensierata. Un bacio.

puciu: povera stela, come si fa ad andare in montagna e beccarsi la febbre...? Hai tutta la mia comprensione (come facevi a sapere che avrei alzato gli occhi al cielo?^^). Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo 24, non ne ero molto convinta. Mi pareva di averlo trascurato un po', il contenuto forse avrebbe meritato più attenzioni che un unico capitolo. Ma sto cercando di stringere, non potevo fare altrimenti. Non linciarmi, ma non ho grande simpatia per Avril Lavigne. Ero in macchina quando ho avuto l'ispirazione per la scena sul Nottetempo di Tonks, e la radio suonava quella, indi, meritava perlomeno di essere citata quale 'musa'. Sì, i capitolo 24 e 25 capitolo potrebbero essere definito come i capitolo cruciali. Ho aperto qualche piccola domanda, che richiuderò... quando avrò voglia? Posso farlo? Adoro la pappetta di mela e poi fa bene al cervello! (Non è vero, lo dico solo per sollevarti l'umore...) Un bacione infinito.



Grazie a tutti quanti stanno seguendo la storia, siete davvero un mucchio... sono così commossa che infilerei un dito nel barattolo della Nutella.

Trick







   
 
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